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Autore: Il cactus infelice    15/09/2019    2 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il ministro della magia e il parco da skate 

 

Il Ministro della Magia, Ferdinand Sigismund Lutz, guardava quei cinque volti che ora gli sedevano di fronte nel suo ufficio come se vedesse dei fantasmi. Il che in un certo senso poteva essere vero. 
Era arrivato alla veneranda età di 65 anni ma mai aveva potuto vedere qualcosa di simile nella sua vita; mai aveva pensato di poter vedere qualcosa di simile. Cinque persone che tornano in vita: un miracolo o una pazzia. 
Si ricordava bene - dopotutto lui all’epoca aveva una quarantina d’anni, ma non aveva preso parte alla guerra contro Voldemort - della triste vicenda di Lily e James Potter e del piccolo Harry che aveva sconfitto Lord Voldemort salvando l’intero mondo magico. Per ben due volte. 
E ora proprio quel Salvatore del Mondo Magico sedeva nel suo ufficio, sul bracciolo del suo divano bianco e lo guardava con un’espressione indecifrabile. Quell’uomo gli aveva sempre messo una certa soggezione e lui era il Ministro della Magia. Poco distante da lui c’era anche Hermione, a capo dell’ufficio dell’applicazione della legge sulla magia. 
“Per ora, l’unica soluzione che posso darvi è di stare al sicuro a casa del signor Potter”, disse il Ministro massaggiandosi la radice del naso. “Come avete fatto. Cerchiamo di non farvi scoprire, altrimenti la stampa impazzirà. E non sarà una bella cosa”. 
“Ma per quanto tempo?” chiese James, la voce quasi lamentevole. 
Merlino, quanto era giovane!, riusciva solo a pensare Ferdinand Sigismund Lutz.
“Ovviamente è una soluzione a breve durata, me ne rendo conto. Ma ora come ora non c’è molto che possiamo fare. Voi dovete stare al sicuro e noi… capire cosa è successo. D’accordo?” 
James scrollò le spalle e si buttò contro lo schienale della sedia. Il Ministro li congedò e si dovettero rassegnare ad abbandonare l’ufficio senza aver ricevuto alcuna sostanziale risposta. 
“Potter, Granger, ho bisogno di parlare con voi ancora un attimo”, disse l’anziano guardando verso i suoi due dipendenti. 
“Aspettatemi qui fuori”, disse Harry ai cinque che abbandonarono l’ufficio. 
Hermione e Harry tornarono a fronteggiare il Ministro. 
“Questa cosa è… Incredibile”, disse Ferdinand senza guardare i due. Da come si torturava ancora la radice del naso sembrava fosse in procinto di sviluppare un mal di testa.
Non arrivò alcuna risposta dagli altri due.  
“Non so se dobbiamo considerarla positiva o negativa”. 
Harry corrugò il viso appoggiandosi sul bracciolo della poltrona prima occupata da James. 
Finalmente il Ministro alzò lo sguardo sui due e notò subito l’espressione del capo degli Auror. 
“Voglio dire… Non è mai accaduta prima d’ora e… Non sappiamo esattamente cosa sia. Potrebbe trattarsi di magia oscura”. 
“Lo sappiamo, Ministro, stiamo concentrando tutte le nostre forze su questo avvenimento”, gli rispose Hermione. Harry fissava il pavimento. 
“Dobbiamo aspettarci… qualcun altro che torna dai morti?” 
“Non lo so, Ministro. Purtroppo non abbiamo alcuna idea”. 
“D’accordo. Potete andare allora. E cerchiamo di tenere questa cosa lontana dalla stampa, almeno per ora”. Sapeva bene, il Ministro, che era impossibile tenere qualcosa lontano dalla stampa, e un avvenimento del genere non sarebbe mai passato in sordina. 
“E tenetemi aggiornato”. 
Dopotutto, Lutz era ormai alla fine del suo mandato e, qualsiasi cosa fosse accaduta, ci avrebbe pensato il prossimo Ministro in carica, chiunque egli fosse stato. 
Harry ed Hermione uscirono dall’ufficio e ritornarono dagli altri che li avevano aspettati tutto quel tempo in corridoio. 
“Vi accompagno a casa”, disse Harry in un tono che gli era uscito più stanco di quello che avrebbe voluto. 

 

Teddy stava guidando sulla superstrada che conduceva da Cardiff a Londra. Era partito da mezz’ora e lo aspettavano ancora un paio d’ore di strada, se il traffico non lo tradiva. Ma il traffico britannico tradiva sempre. 
La sua Chevrolet Impala del ’67 procedeva a passo spedito, facendo lo slalom ogni tanto tra le auto che procedevano più lentamente; il ragazzo si stava lasciando cullare dall’aria condizionata e dalla cassetta dei Green Day che aveva messo nel mangianastri - una band che non ascoltava da un po’ ormai - e guidava quasi senza far troppo caso alla strada, perso com’era nei propri pensieri. 
Era arrivato il momento di smettere di rimandare e di incontrare i suoi genitori. Lo voleva e sapeva che anche loro lo volevano. Sua nonna glielo aveva chiaramente fatto intendere quando gli aveva telefonato per dirgli che aveva avuto la sensibilità di un Erumpent a non essersi presentato alla cena. 
Aveva una paura terribile - non sapeva nemmeno lui di cosa esattamente - che si mescolava all’emozione e tutto quel cocktail di sentimenti lo agitava in una maniera assurda.
Ancora non gli sembrava vero. Non aveva smesso di pensarci, nemmeno alla conferenza che lo avevano costretto a seguire nell’ospedale babbano di Cardiff sulle cellule staminali. Per fortuna aveva registrato col cellulare così la poteva riascoltare perché di certo il suo capo avrebbe preteso una relazione. 
Teddy sospirò e sorpassò un camion che trasportava sottaceti. 
La vita era proprio assurda. Ma a volte assurda in maniera piacevole. 

 

James Sirius aveva mantenuto la promessa alla sorellina e l’aveva accompagnata al piccolo skatepark vicino casa e James senior e Sirius avevano deciso di unirsi a loro. Non c’era nessuno a parte loro, ma probabilmente nemmeno quella calda ora incoraggiava: anche Londra stava diventando abbastanza calda. 
Il giovane Potter aveva preso possesso dello skate e del casco di Lily e si stava facendo diversi giri da una parte all’altra della piattaforma, atterrando perfettamente sul bordo della due parti e girandosi con le ruote per riprendere la scivolata. Bilanciava il corpo in maniera perfetta per riuscire a stare in equilibrio. Era come andare sulla scopa, diceva sempre, un gioco di equilibrio semplicemente.
Sirius e James lo guardavano affascinati dal bordo, mentre Lily reggeva in mano il telefono del fratello che le aveva chiesto di fargli un video. 
Continuò così finché il ragazzo non si sbilanciò e finì quasi carponi in mezzo alla piattaforma con un grugnito. 
Il ragazzo però si rialzò subito facendo capire che non si era fatto nulla e ritornò a piedi dagli altri, restituendo lo skate e il casco alla sorellina e riprendendosi il proprio telefono. 
“Sei bravo”, gli disse il James più grande. 
“Grazie. Ma ci sono altre cose che vorrei imparare. Tipo alcuni tricks”.
“I tricks?” 
“Acrobazie. Ce ne sono davvero di fighe. Magari vi faccio vedere dei video”. 
Sirius e James si chiesero che diavolo fosse un video, ma si limitarono a starsene in silenzio mentre si allontanavano verso l’altra parte del parco, quella con una piattaforma liscia e piatta con degli ostacoli più piccoli. Lily indossò il casco e cominciò a fare qualche giro lento. 
James si sedette sul bordo del marciapiede affiancato subito dai due adulti. 
“Posso chiederti una cosa?” chiese James senior dopo qualche istante di silenzio, rivolto al suo giovane omonimo. Il ragazzo annuì semplicemente senza togliere gli occhi dalla sorella che stava andando sempre più veloce sul suo skate.
“Com’è tuo padre? Intendo… come persona e come padre”. 
Qualche altro istante di silenzio passò prima che James senior aggiungesse di nuovo velocemente. “Scusa, è una domanda un po’ strana. Lascia perdere se non vuoi rispondere”. 
“No, va bene!” si affrettò a rispondere il ragazzo. Poi sospirò. “Be’ è… come tutti i padri dovrebbero essere, no? Probabilmente non glielo dirò mai ma è un bravo papà. Gli voglio bene”. 
James Sirius scrollò le spalle con nonchalance, strizzando gli occhi infastiditi dal sole. 
Sirius e l’altro James si ritrovarono a sorridere anche se con una certa amarezza. 
“Sapete, il vostro ritorno”, continuò Jim. “è una cosa abbastanza folle. Non so come la stia prendendo papà, non è uno che parla tanto di queste cose… di sentimenti, intendo, o di quello che prova. Io… conosco la vostra storia, ho sentito tante cose su di voi, sulla guerra, perlopiù dalla mamma e zia Hermione e zio Ron, ma capisco cosa siate stati per papà e cosa avete fatto”. 
Il ragazzo finalmente si voltò a fronteggiare gli altri due notando un certo tremolio negli occhi di James senior. I due potevano praticamente essere fratelli, quasi coetanei vista la poca differenza di età che li divideva. Anche per quello tutta quella situazione era folle. Non avrebbe mai potuto considerare quell’uomo suo nonno. 
“Papà comunque non ha mai parlato tanto della sua infanzia, qualche accenno, quindi io non ne so tanto. Dovrete chiedere a lui”, concluse il ragazzo interrompendo quello scambio di sguardi. Quella conversazione lo stava mettendo a disagio; non era davvero sicuro su come comportarsi con quelle persone che erano suoi parenti, di cui portava pure il nome; aveva deciso che avrebbe cercato il più possibile di essere sé stesso, ovvero simpatico, scherzoso e tranquillo, ma era una situazione strana persino per lui. 
“E quanto è famoso tuo padre?” chiese Sirius allora; il mago supponeva che ora Harry fosse ancora più famoso di quanto non lo fosse stato da giovane. 
“Parecchio”, rispose James Sirius. “Ricordo una volta che siamo andati a cena fuori, io, lui, la mamma e Albus… le persone continuavano a chiedergli l’autografo e le foto. Alla fine non ce la faceva più e ha iniziato a confonderli ogni volta che vedeva qualcuno avvicinarsi al nostro tavolo”. 
I due adulti scoppiarono a ridere. 
“Ma immagino che sia così quando sconfiggi un pazzoide assetato di potere che vuole sterminare mezza popolazione. E poi, se non è lui a essere riconosciuto, è la mamma”. 
“WoW! Deve essere dura andare in giro”. 
“Dipende. A un certo punto la gente si abitua a vederti in giro anche se sei famoso. E poi, alcuni si limitano a fissare senza avvicinarsi”. 
I tre rimasero in silenzio per qualche altro istante, osservando Lily fare piccoli slalom con lo skate. 
“E Hogwarts? Com’è?” chiese James senior guardando il più giovane. 
“È figa. Ma papà dice che non è cambiata dai suoi tempi, penso sia sempre rimasta più o meno la stessa. Ma ci sono dei passaggi segreti in più, credo che si creino da soli. Li ho dovuti aggiungere alla Mappa”. 
“La Mappa?” fece Sirius, una strana improvvisa consapevolezza che gli brillava negli occhi. 
“La Mappa del Malandrino. Adesso ce l’ho io”. 
“Quindi quell’oggetto esiste ancora”, disse James senior più a sé stesso che agli altri. 
“Ovvio. È molto utile, specialmente quando devo scappare da Gazza dopo il coprifuoco”. 
James senior ridacchiò tra sé e sé lanciando un’occhiata malandrina a Sirius; quel ragazzo era molto simile a loro due, il degno erede dei loro nomi. C’erano un sacco di aggettivi contrastanti che si potevano usare per descrivere quella situazione; scoprire di essere morti e poi tornare in vita, anni dopo, quando il mondo e la vita delle persone care è andata avanti, era abbastanza traumatico e sconvolgente, ma c’era anche del fascino. James e Sirius pensavano che almeno ora avrebbero potuto stare accanto ad Harry e alla sua famiglia ed essergli di supporto se glielo avesse permesso; anche se l’idea di stare nascosti - di nuovo - non piaceva troppo a nessuno dei due. 
James junior lanciò un’occhiata all’orologio che teneva legato al polso sinistro e con un fischio richiamò la sorella. 
“Andiamo a casa, tra poco è ora di cena”. Il ragazzo si alzò con un colpo di reni ma nel farlo gli cadde dalle tasche dei jeans strappati una piccola bottiglietta di plastica piena di qualcosa che sembravano caramelle bianche e rotonde. James si piegò per raccoglierla al volo e rimetterla in tasca. 
Solo dopo qualche istante si accorse degli sguardi sottilmente curiosi e confusi degli altri due. 
“Sono per il diabete”, rispose il ragazzo con una scrollata di spalle mentre si incamminava verso casa. 
“Diabete?” fece Sirius aspettando qualche spiegazione in più. 
“Una malattia cronica, quando hai troppo glucosio nel sangue”. 
Nel frattempo Lily li aveva preceduti correndo sul suo skateboard.  
“In pratica ho troppi zuccheri in corpo e il mio pancreas non riesce ad assimilarli come nelle persone normali. Quelle pillole lo aiutano. Tutto qua. Papà non ve lo ha detto?” 
Il ragazzo si infilò le mani in tasca proseguendo la camminata e guardando dritto lungo la strada. Lo metteva un po’ a disagio parlare della sua malattia, non perché se ne vergognasse ma perché… perché mostrava che anche lui aveva un punto debole.
Il suo omonimo più grande scosse il capo. “Ed è grave?” 
“Non proprio. Può esserlo se non ci sto attento. Diciamo che l’esercizio fisico e una dieta corretta aiutano. Devo solo evitare troppi zuccheri. E prendere quelle pillole una volta al giorno. Nulla di terribile. Almeno non devo fare le iniezioni. Quelle erano terribili”. 
“E lo hai da tanto?” 
“Da quando ho nove anni”. 
Lily fermò il suo skateboard e aspettò che gli altri la raggiungessero. James lanciò un’occhiata ai due adulti che gli camminavano affianco e mostrò loro un mezzo sorriso. 
“Avete un bel po’ di cose da recuperare, mi sa”. 
“Decisamente”. Sirius annuì. 
Il resto della passeggiata proseguì tranquillo e James senior riuscì a farsi prestare lo skateboard da Lily per provarlo, con Sirius che se la rideva alla grande, soprattutto quando ad un certo punto l’amico finì col culo a terra. 
Quando arrivarono a casa aveva tutto il retro dei jeans sporco di terra. Nel momento in cui attraversarono il cancello di casa, Harry stava uscendo dalla macchina parcheggiata nel vialetto. 
“Dove siete stati, ragazzi?” chiese al gruppetto non appena li adocchiò. 
“Al parco da skate”, gli rispose il figlio. 
“D’accordo ma non allontanatevi troppo”, rispose Harry fissando gli occhi sul padre e sul padrino mentre lo diceva. Poi si voltò verso la casa e senza aggiungere altro li precedette dentro. 
Lily gli corse dietro. 

 

*** 

 
Non so se qualcuno lo ha colto, comunque sì, Teddy guida un’Impala, proprio come quella di Dean Winchester in Supernatural XD Vi metto una foto giusto per farvela vedere. 
Fatemi sapere con qualche commentino, anche i lettori più silenziosi :)

Kiss,
C.

P.S. ho riesumato il mio profilo tumblr se qualcuno volesse seguirmi o suggerirmi i propri profili (o altri) da seguire. Se sono a tematica Harry Potter ancora meglio. Mi chiamo The Unhappy Cactus.

 

   
 
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