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Autore: Nao Yoshikawa    19/09/2019    10 recensioni
Crowley e Azraphel si erano trovati a metà strada fra il buio e la luce, nel confine dove entrambi potevano coesistere. E poi era successo. Era successo che la luna si era innamorata del calore del sole e che il giorno aveva ceduto alla bellezza della notte. Nel momento in cui entrambi lo aveva realizzato, avevano anche capito che un grave peccato era stato commesso. Aleggiava sulle loro teste la disperazione, ma la consapevolezza non era bastata. Sapevano che prima o poi sarebbero stati separati.
Cap 2:
Come faceva la luce ad esistere nel buio? Demoni ed angeli erano rispettivamente cattivi e buoni, senza eccezioni. Ma Azraphel sapeva che come in Crowley esisteva uno spiraglio di luce, in lui esisteva una punta di oscurità. L’aveva capito nel momento in cui si erano incontrati. Forse loro erano l’eccezione. Forse erano la frase sbagliata scritta nella storia del mondo, che qualcuno avrebbe poi cercato di cancellare.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8
Seimila anni prima, Inferno
 
Esistevano tanti demoni, alcuni più potenti di altri, alcuni con poteri più particolari d’altri. Belzebù era forte, dopotutto era pur sempre la portavoce del Loro Signore, nonché capo elle armante, tuttavia c’erano delle cose che sfuggivano anche lei. Per il demone Crowley non era preoccupata, a preoccuparla era più che altro il delicato equilibrio del loro mondo, che in quella situazione risultava compromesso. Un demone che legava così tanto con un angelo era un paradosso. Questo lo pensava anche Gabriel, il quale ancora non sapeva del perché si fosse tanto disturbato di avvertire Azraphel. Era chiaro che quest’ultimo non lo avrebbe ascoltato, così com’era chiaro che qualcosa di molto più profondo e pericoloso lo legasse a quel demone. Gabriel odiava l’inferno e per ovvi motivi non poteva soffrire i demoni, l’unica che riusciva a tollerare era proprio Belzebù. E proprio quest’ultima, appena poche ore prima che tutto cambiasse, che la pioggia si scatenasse e che la luna e il sole cadessero, ebbe un’idea. Alcuni dei demoni più potenti erano capaci di vedere tutto il futuro e tutto il passato di quello e di altri mondi. Amon, uno dei demoni al servizio di Satana, aveva questa capacità. Belzebù non gliel’avrebbe mai chiesto, se solo non fosse stato importante, perché per nessuno, umani e non, era mai un bene conoscere troppo del futuro. Convincere Amon a venire con lei non era stato difficile. Contrariamente alla maggior parte dei demoni, era schivo, apatico e tremendamente imparziale, la maggior parte delle volte. E poi, probabilmente, doveva già sapere.
«Possiamo fare in fretta? Ma soprattutto, lui chi è? Noi non dovremmo neanche essere qui.»
C’era un punto, tra Paradiso e Inferno, dove vi era il nulla. E poiché nessuno dei due osava arrivare fin dove stava l’altro, si erano incontrati a metà strada.
«Amon, uno dei demoni più forti al servizio di Satana. Lui sa.»
«Lui sa?»
«Io so», sospirò il demone stancamente, mostrando gli occhi di un’innaturale trasparenza, come se fossero stati d’acqua. «So bene cosa volete chiedermi, ma vi prego di astenervi. Io non posso parlare con chiunque del futuro, sapere non è un bene.»
«Fammi capire, tu sai tutto quello che succederà?» domandò Gabriel.
«Io so tutto quello che può succedere. Pensi che esista solo un possibile futuro? Troppo semplicistica, come cosa…»
«Basta chiacchiere, Amon», lo zittì Belzebù. «Non vogliamo sapere tutto quello che succederà, non ci interessa. Ma ad una domanda devi rispondere. Il demone Crowley e l’angelo Azraphel verranno scoperti? Verranno puniti con la morte?»
Amon alzò lo sguardo al cielo. Quelle erano due domande, in verità. Conoscere tutto, passato, presente e futuro, con annesse ramificazioni, era un peso che avrebbe reso stanco e apatico chiunque.
«Ah, il demone Crowley», sussurrò. «Intendi l’angelo caduto che ha creato le stelle sopra le nostre testa? Sì, ho presente. Ad ogni modo, mi chiedete un’ovvietà. È chiaro che verranno scoperti. Tuoni e pioggia si scateneranno in Paradiso e le due fazioni malediranno l’angelo e il demone nel modo peggiore possibile.»
«Uccidendoli?» soffiò Belzebù.
Amon la guardò.
«Vuoi sapere troppo. Vi basti sapere che moriranno sì, non una, non due, non cento volte, ma infinite volte, fin quando il mondo esisterà.»
Gabriel si fece avanti, spazientito.
«Dovresti essere più chiaro! Perché succede tutto questo?»
«Davvero me lo chiedi, Arcangelo? Mi sembra chiaro. Perché quella cosa strana, e che non comprendo, l’Amore, porta a fare follie. Non pensate di salvarli. Sarà inutile.»
Gabriel avrebbe voluto aggiungere che a salvarli non ci pensava neanche. Che non era di certo un problema suo se quello sciocco angelo si era infatuato di un demone e se adesso avrebbe affrontato un duro destino.
Imparziale. Con tutto e con tutti.
«E adesso che sta succedendo?» Belzebù alzò gli occhi al cielo. Aveva avvertito qualcosa nell’aria, un cattivo presagio.
Amon chiuse gli occhi, assonnato.
«Ah, bene. Li hanno appena scoperti. Vedete, non dovete crucciarvi. Capirete ben presto ciò che volevo dire.»
 
-
 
«Amon, perché ti trovi qui, adesso?» Belzebù aveva fatto caso a come il demone stesse cercando di non perdere di vista Crowley.
«Te l’ho detto, io mi nutro del dolore suicida, ma questo lo sai già. Lui sta per porre fine alla sua vita, com’è giusto che sia.»
«Tu lo sapevi anche allora. Sapevi che saremmo stati coinvolti anche noi, in tutto ciò», disse Gabriel velenoso, al che Amon lo guardò stupito.
«Vegliare su quei due per millenni vi ha resi forse troppo umani? Questo è sorprendente. Gabriel, pensavo che per te lo meritassero.»
«Lo hanno meritato infatti. Ma sono millenni che li vediamo morire ogni volta nella maniera peggiore. Ora diccelo. Dicci come va a finire la storia. Seimila anni fa ci hai detto che non esiste solo un futuro, che esso ha più diramazioni. Quali sono le opzioni?»
Amon alzò gli occhi al cielo. Avvertiva che Crowley era lontano, ma comunque avrebbe trovato in seguito il modo di raggiungerlo.
Assunse un’espressione concentrata.
«Uno dei loro futuri, che sarebbe quello più probabile, è che la maledizione vada avanti fino alla fine dei tempi. Ma nemmeno io so quando essa arriverà, non posso sapere proprio tutto. L’altra è che  la maledizione si spezzi… per lo stesso motivo per cui è stata loro lanciata.»
«Sei troppo criptico, vuoi essere più chiaro?!» sbottò Belzebù impaziente.
«Lo avete visto anche voi. È sempre la stessa storia, cosa succede, ogni volta, prima che muoiano?»
Gabriel ci pensò qualche istante, per poi guardarlo.
«Crowley dichiara il suo amore…»
«E Azraphel non riesce mai a rispondere», rifletté Belzebù, capendo finalmente.
«Avvicinarsi senza mai incontrarsi veramente. Essere ad un passo dalla felicità senza mai averla. È questa la maledizione.»
Belzebù scattò in avanti.
«E come si fa, allora?»
«L’angelo dovrebbe ricordare. Oh.. forse adesso capisco perché ci tenete tanto. Voi siete come…»
«Taci, demone!» lo zittì l’arcangelo. «Non posso credere di startelo chiedendo, ma tu devi… devi fare qualcosa.»
«Io sono imparziale, cosa che voi non siete.»
«Nessuno merita questo!»
Gabriel si stupì di se stesso. Forse era vero che con gli anni si era rammollito e che adesso non era più tanto in grado di nasconderlo. Guardò Belzebù, la quale a sua volta non riuscì a nascondere un’espressione sorpresa.
«Te lo sto chiedendo. Solo per questa volta non essere imparziale. Mi prenderò io tutta la responsabilità.»
«Io non morirò, nel mio futuro non c’è scritto. Ma il futuro non è mai certo, con tutte le sue variabili. Quindi chissà… chissà cosa succederà realmente…?»
 
Azraphel lo aveva chiamato più di una volta, ma il telefono di Crowley risultava occupato.
«Ma dove se n’è andato con questo tempaccio? Ha anche ripreso a piovere!»
Più delle altre volte, non aveva una bella sensazione, ma adesso era così soffocante da non farlo stare tranquillo. Doveva uscire di lì e andare a cercarlo. Sì, doveva farlo prima di impazzire, perché temeva che altrimenti sarebbe successo qualcosa di brutto. Uscì quindi dalla libreria, senza preoccuparsi neanche di chiuderla. Il cielo sopra la sua testa era grigio e la pioggia scrosciava fastidiosamente. Nonostante ciò, aveva visto due persone, un uomo che già conosceva, e una donna, intenti a discutere.
«Dov’è andato Amon adesso? E soprattutto, che stiamo facendo?» chiese Belzebù ad alta voce.
«Perché lo chiedi a me?»
«Perché tu per primo gli hai chiesto si salvarli! Hai sempre finto di essere indifferente alla cosa, ma con me è inutile. Io ti conosco, so chi sei, arcangelo.»
«Fa silenzio! Questo non doveva succedere. La colpa è di quei due, e la colpa è anche tua, demone!»
Belzebù avrebbe voluto ucciderlo. Avrebbe anche potuto farlo, ma si rese ben presto conto che Azraphel li fissava, senza sapere neanche lui perché.
«Scusate, io non…»
«Figurarsi, è andata oramai…» sbottò Gabriel, infastidito e rassegnato. Il demone alzò gli occhi al cielo.
«Va’ da Crowley prima che sia tardi. È corso da quella parte, ma immagino lo troverai comunque», gli disse. Azraphel si spaventò, chiedendosi cosa volesse dire con “prima che sia tardi”. Ma in verità lo sapeva molto bene.
Crowley? Allora avevo ragione? Morirai e morirò anche io?
Ma perché?
Doveva sbrigarsi, raggiungerlo, trovarlo. Salvarlo.
 
Crowley non riusciva più a trovare la sua pace, né a svuotare la mente. Sentiva che questa volta niente avrebbe potuto lenire il suo dolore, neanche l’alcol. Oh, quel dolore che pareva così antico e pesante, come un fardello. Quel delitto che sentiva di aver commesso, tutte quelle informazioni che gli si accalcavano nella mente, confondendolo.
Forse sono sempre stato pazzo. Forse è sempre stato così. Ma sì, sarebbe la soluzione più facile, indolore. Oppure no, no. C’è qualcosa, qualcosa! Ma perché non riesco a collegare?!
Si era tolto gli occhiali, infilandoli in tasca. Tutto gli pareva lontano e ovattato, come se si trovasse dentro un sogno. Ma sì, magari stava sognando davvero, per tutto quel tempo non era mai stato sveglio.
Se questo è un sogno, io posso fare come voglio. Aveva sentito la ragione abbandonarlo ed era entrato nel primo pub che aveva incontrato sulla strada. Aveva preso del whisky, forte e lo aveva tracannato. Dopodiché, con la scusa di cercare un bagno, era salito su, sul bagnata a causa della pioggia. Lì era tutto silenzioso, calmo, vuoto, ed alto.
Sento che un tempo ero in grado di volare, mi chiedo se posso ancora farlo.
Ascoltò il ticchettio dato dalla pioggia, senza badare che questa continuasse a bagnarlo. Se si fosse sporto troppo, avrebbe finito col cadere.
Ma io so volare, voglio volare. Pensando ciò si avvicinò al cornicione, contemplando il silenzio della città in un giorno grigio.
Se adesso io mi gettassi, le mie sofferenze finirebbero o tutto ricomincerebbe ancora una volta? Azraphel mi perdonerebbe? Mi odierebbe? Se non lo avessi conosciuto, non soffrirebbe. E forse non soffrirei nemmeno io.
Allungò una mano, come a voler sfiorare il cielo.
Dio, perché mi odi tanto?
Io cosa ho mai fatto di male, per meritare tutto ciò?
 
«Crowley!»
Non bastò la voce di Azraphel a farlo rinsavire. Lo aveva sentito, tuttavia si era voltato solo dopo pochi attimi, ritrovandoselo davanti col fiato corto e fradicio per colpa della pioggia che continuava a cadere. Gli sorrise, in modo agghiacciante.
«Angelo, perché mi hai seguito fin qui? Ti ammalerai, non dovresti.»
«Lascia perdere! Torna immediatamente qui, è pericoloso, tu cadrai!»
Protese la braccia verso di lui, come a volerlo afferrare, ma in verità era talmente spaventato da non avere il coraggio di muoversi.
«Cadere? Oh, no. Io volerò, lassù, lassù in alto. Fin ora ho dormito, sto ancora dormendo e tutto ciò è un sogno. Forse se cadessi, mi sveglierei. Ma certo, per forza…»
«Cosa stai dicendo? Se è per quello che ho detto poco fa, perdonami! Tu non sei pazzo!»
«Invece sì!», lo zittì, allargando le braccia. «Io lo sono, è logico. Sento cose che non esistono, è chiaro. Probabilmente io e te non ci siamo mai conosciuti. Ti ho proprio preso in giro, vero?»
Rise e Azraphel si innervosì. Se Crowley avesse compiuto un altro passo, sarebbe precipitato giù. Sarebbe morto.
E probabilmente si sarebbe ucciso con lui, a quel punto.
«Smettila e torna qui, ti prego…»
«Indietro! Rimani lì, angelo! Mi va bene che muoia io, purché tu continui a vivere. Mi lascerò cadere e tu tornerai ad essere felice, come se non fossi mai esistito.»
Azraphel avrebbe voluto dire tante cose, come: “Razza di idiota, non dire certe cose! Se muori tu, muoio anche io!”.
Ma il suo tentativo di esprimere parola fu sovrastato da una persona. Si chiese quest’ultima quando fosse arrivata e nel guardarlo gli diede l’impressione di non essere neanche umano. Amon non era disturbato né dal vento né dalla pioggia, fissava solo Crowley.
«Questa sofferenza… non ne sentivo di così pregiata da tempo.»
«Che cosa?! Chi sei tu?!» esclamò Azraphel nervoso. «Ti prego, aiutami a farlo scendere da lì! Crowley…»
Quest’ultimo indicò Amon.
«Tu! Tu mi sei familiare! Fai parte anche tu del mondo che ho costruito nella mia mente?»
Azraphel li guardò, stravolto.
«Vi conoscete? Ti prego, aiutami!»
Amon non rimase del tutto indifferente al dolore che l’angelo aveva negli occhi. Un dolore così antico e soffocante che avrebbe fatto male a chiunque. A lui, il più imparziale e oggettivo dei demoni, non faceva male. Ma qualcosa gli smuoveva, forse pietà, forse ammirazione?
Il futuro poteva avere tante diramazioni e tante possibilità. Per la prima volta, dipendeva da lui, in prima persona.
Crowley sospirò, guardando prima verso l’alto e poi guardando Azraphel. Sperò di addormentarsi per sempre, di non rinascere, e maledisse tutto, la sua vita e Dio, se davvero esisteva. Nelle sue iridi castane e dorate, c’era dolcezza, dolore e sofferenze. Azraphel ci si perse dentro.
«Perdonami, perdonami. Io ti amo!»
Quello il punto vero e proprio di non ritorno. Azraphel sgranò gli occhi, vedendolo fare un salto indietro.
«NO!»
Non avvertì nulla, in seguito, se non la mano di Amon che si poggiava sulla sua testa, con violenza, quasi a colpirlo.
«D’accordo, angelo Azrphel. Chiunque merita una seconda possibilità.  Quindi svegliati.»
E fu davvero come risvegliarsi da un sonno durato seimila anni. Il demone, attraverso quel tocco, gli mostrò il passato, tutto il passato, dalle loro mille vite insieme. Azraphel rivide loro in ogni epoca, vide il loro amore e nascere e morire ogni volta nel più terribile del modi. E poi rivide l’inizio, loro, dalle ali bianche e nere, in un bellissimo posto che era l’Eden.
Loro, all’inizio e alla fine di tutto, la maledizione che li aveva separati, tutto, ogni attimo, immagine, ogni singolo bacio, abbraccio, ogni “ti amo”, a cui non aveva mai risposto. Era sempre stato Crowley. Era sempre stato lui, in ogni vita. Era sempre stata sua, la promessa di ritrovarsi.
Tutto esplose nella sua mente, in quello che parve un secondo infinito, che in un primo momento lo lasciò sconvolto. Era come se anche il tempo si fosse fermato. E ancor in meno tempo, successe che ritrovò la coscienza di sé, di ciò che era stato e di ciò che era. Sollevò lo sguardo, con una nuova luce negli occhi.
«Crowley!»
Aveva ricordato e lo aveva afferrato. Crowley trattenne il respiro, guardandolo.
«…Cosa…?» sussurrò.
«Non pensare di poter morire di nuovo prima che ti risponda. Ti amo anche io, Crowley. Ho sempre amato solo te!»
Lo gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, dopodiché lo afferrò, lo strinse quasi con prepotenza. E lo baciò, come non aveva mai fatto per tutti quei millenni, perché finalmente era di nuovo lui, con la certezza che fossero sempre stati legati. Crowley sgranò gli occhi quando lo sentì così vicino a sé. Quel bacio era diverso da tutto, gli stava donando una sensazione così calda e familiare, da commuoverlo. E fu anche ciò che aprì la sua mente, portandolo a ricordare, finalmente, ogni cosa. Tutto ciò che era rimasto nella sua testa in modo confusionale, finalmente stava assumendo un senso, finalmente si era svegliato da un sogno troppo lungo.
Il sole si era incontrato con la luna. La luce col buio. Il bianco col nero.
Un’altra volta. Ed erano stati così forti che perfino una maledizione tanto potente si era spezzata.
Azraphel si scostò appena, studiando la sua espressione.
«Lo vedi, Crowley? Hai mantenuto la promessa. Mi hai trovato. Mi hai salvato.»
Lui scosse il capo, lentamente.
«No, angelo. Sei tu che hai salvato me.»
 
Nota dell’autrice
Scrivere questo capitolo è stato un botto difficile. Non so perché, forse perché si trattava di un momento particolarmente intenso e ho dovuto cercare sì di far trapelare tutto, gioia, dolore, ansia, ma anche di non farmi coinvolgere troppo, altrimenti non avrei portato a conclusione niente.
Mi piace pensare che ciò che lega Crowley e Azraphel sia in grado di scaldare il cuore un po’ a tutti (cioè, quasi a tutti), così com’è successo a Belzebù e Gabriel, e ora ad Amon, che con la sua aura da ragazzo apatico degli anime, ha donato la verità ad Azraphel, e si sono ricordati TUTTO.
Questa era una delle poche scene sicure che ho avuto in testa sin dall’inizio, finalmente ho potuto scriverla. E nulla. Un problema è risolto, vediamo ora che succede. Grazie a tutti coloro che sono arrivati fino a qui ^^
 
 
 
   
 
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