Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: HermioneJeanGranger97    27/09/2019    4 recensioni
"Vi starete chiedendo chi io sia, bene è la stessa domanda che mi pongo io da quando sono qui."
Questa è la storia di come l'amore possa distruggerti e salvarti.
Di come l'amicizia non sia solo un legame di conoscenza.
Di come le persone migliori possono diventare le peggiori e viceversa.
L'importante è non mollare mai, perché nella vita Never Say Never (mai dire mai).
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo
Due mesi dopo


-Io Ron Bilius Weasley riprometto di amarti e onorarti finchè morte non ci separi-
-Io Hermione Jean Granger riprometto di amarti e onorarti finchè morte non ci separi-

E attraverso le lacrime che mi offuscano gli occhi, il prete acconsente mio padre a baciare mia madre.
Questi ultimi due mesi sono volati, tanto che mi sembra di aver varcato l’uscita di quel fastidioso Ospedale solo ieri.
Tutta la famiglia Weasley e Granger mi ha accolto a casa come se fossi una sopravvissuta, tuttavia riconoscere ogni piccola e insignificante sfaccettatura su ogni viso di ogni componente mi ha fatto sentire finalmente a casa.
Abbracciarli, ridere con loro, riconoscere ogni loro movimento come se fossimo riuniti in un giorno qualunque e non per il mio ritorno, mi ha fatto sentire leggera, spensierata, felice.
Sono riuscita, dopo aver passato delle ore a piangere ininterrottamente, a sentirmi meno male e meno sola.
Poi sono ritornata a casa dei miei e ho passato l’ultima settimana di scuola ad Hogwarts.
Scorpius, le mie cugine e i gemelli Scamander mi hanno aiutata tantissimo a recuperare tutto lo studio che mi ero persa, ma nonostante questo con la Preside Mc Granitt abbiamo deciso che i M.A.G.O. lì terrò a fine Agosto.
Tutti hanno cercato di non farmi pressione, di non domandarmi nulla, di non nominare Eve neanche per sbaglio. Hanno cercato tutti di proteggermi.
Nei rari momenti in cui sono rimasta sola con me stessa, non sono riuscita comunque a far altro che piangere.
Davanti alla mia famiglia, ai miei amici, a Scorpius ho fatto esattamente come hanno fatto loro, ho cercato di proteggerli dal mio dolore.
Nonostante siano passati due mesi dal mio ritorno, non riesco ancora a sentir meno la mancanza di Eve. Anche oggi, mentre i miei genitori rinnovano le loro promesse, non riesco a bloccarmi nel cercare tra la folla il suo volto dolce, mentre ride con Lily e Roxy, abbracciata ad Al magari.
Non sono riuscita neanche a togliere la sua roba dalla nostra stanza, o meglio dalla mia stanza.
Per quanto il dolore sia forte, talvolta accompagnato dalla rabbia, non riesco a smettere di pensare che magari un giorno Eve potrà ritornare a far parte della mia vita, potrà ritornare ad essere la mia migliore amica.
In caso non fosse così, sono più che consapevole che rimarrà sempre un vuoto incolmabile in me e nella mia vita.

Tra gli applausi felici scorgo il volto di Scorpius che mi sorride. Non che mi sorprenda, dato che ogni volta che ho girato gli occhi su di lui, l’ho ritrovato a fissarmi, quasi con sguardo estasiato.
In questi due mesi è stato fondamentale per me. Nei momenti peggiori è sempre stato il primo ad accorgersene, quasi come se mi leggesse nella mente e sapesse cosa provassi, soprattutto quando cercavo di non farlo vedere.
Subito dopo esser uscita dall’Ospedale è venuto a trovarmi a casa. Imbarazzante.
Mamma l’ha trattato come se fosse un figlio, papà l’ha minacciato di morte prematura ogni cinque minuti, più o meno. Lenta e dolorosa, ha più volte specificato.
Mi è venuto a trovare ogni giorno e alla fine papà ha smesso di minacciarlo e hanno iniziato a parlare, di Quidditch principalmente, ma hanno comunque iniziato a parlare no?
Ovviamente i miei l’hanno capito subito cosa ci fosse tra me e Scorpius, anche e soprattutto senza che dicessi nulla. Meglio così, mi hanno evitato un’altra e più imbarazzante situazione.
Mi hanno comunque entrambi fatto capire quanto siano felici di me e di Scorpius e che è davvero un bravo ragazzo.

Riesco a fare le congratulazioni a mamma e a papà, giusto in tempo prima di essere sommersa dagli auguri e dalle urla della famiglia Weasley.
-Hai capito il piccolo Ron-Ron- lo schernisce la voce di zio George.
-Non osare chiamare così mio marito- urla di scatto la mamma.
-Dai Herm, non sarai di certo ancora gelosa eh?- ribatte in lontananza la voce divertita di zio Harry, ma non riesco a capire come finisce, dato che raggiungo finalmente il portone che mi porta sulla Terrazza.
Prendo un lungo respiro.
Amo la mia famiglia e il frastuono che riescono a combinare tutti insieme ha attutito il flusso di pensieri che, volente o nolente, mi ha travolto il cervello in questi ultimi mesi. Alcune volte però ho bisogno di una pausa e calmarmi.
-Hey, ti ho trovata finalmente- sento alle mie spalle la voce di Scorpius.
È sempre stato incredibilmente bello, ma oggi con il suo smoking grigio perla ha qualcosa che lo rende ancora più affascinante.
-Prendevo una boccata d’aria- gli sorrido, mentre accolgo le sue braccia sulla mia vita.
La splendida location che i miei avevano scelto per oggi, ha una magica terrazza in pietra levigata che percorre lungo il lato sinistro. Ti permette di ammirare il tramonto, che sembra riempire di rosso aranciato le colline intorno alla villa, che ci sta ospitando.
-Non stai bene?- mi domanda Scorpius preoccupato.
-Si, si, sto bene, non preoccuparti- ribatto velocemente, cercando di stamparmi un bellissimo sorriso sulla faccia.
Lo sguardo dubbioso con cui mi guarda mi fa capire di non esser stata troppo convincente, ma da Scorpius, il quale credo talvolta mi legga nella mente, non potevo aspettarmi altro.
Mi giro tra le sue braccia per riportare lo sguardo verso il sole striato di arancione. Con le mie braccia stringo forte le sue e appoggio la schiena sul suo petto.
Rimaniamo per un po’ in silenzio, rapiti forse dal paesaggio magico davanti a noi, o forse perché alcune volte il silenzio vale più di mille parole.
-Ti ricordi quando avrei voluto portarti sulla Terrazza Wonders per farti vedere il tramonto?- mi domanda piano Scorpius.
Sorrido annuendo.
-Si avvicina molto a questo- continua lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi rigiro lentamente tra le sue braccia, sorridendo ampiamente -Avevi ragione allora. È stato davvero uno spreco che quella sera lì piovesse-
-Un vero peccato- conferma sorridendo anche lui.
Se mi fermo a pensare, non riesco più a sentire stranezza nei nostri abbracci, nei nostri baci, nelle nostre carezze.
Ormai è familiare, naturale e se dovesse un giorno venire a mancare la possibilità di sentire il suo forte profumo di cioccolato … bhe non ci voglio neanche pensare, perché appunto è impensabile per me una vita senza di lui ormai.
E so per certo che per lui è lo stesso, dato che i suoi occhi grigio ghiaccio sono sempre e costantemente riscaldati dalle sue famose pagliuzze dorate.
Non è più lo Scorpius glaciale e freddo che conoscevo prima ed io non sono più la Rose saccente e irritante. Siamo cambiati e lo abbiamo fatto insieme.
-Approfitto per parlarti di una cosa- inizia allontanandosi un po’ da me, senza smettere di sorridere, anche se negli occhi sfocia una  piccola goccia di preoccupazione.
-Certo, dimmi pure-
Con un ultimo sorriso nella mia direzione, abbassa gli occhi per puntarli sulla tasca destra del pantalone, dalla quale fa fuoriuscire un piccolo mazzo di chiavi, con un ciondolo a forma di rosa.
-L’altro giorno mentre passeggiavo per le strade di Londra con Al, ci siamo fermati davanti ad un cartello con scritto vendesi. In quel momento ho pensato a come potrebbe essere se vivessimo tu ed io … insieme- continua lasciando scappare l’ultima parola in un tremolio.
Sono sorpresa, tanto che non riesco a fare altro che tenere la bocca aperta e alternare lo sguardo tra il suo viso sempre più preoccupato e ansioso e la sua mano che tiene tra le dita il piccolo mazzo di chiavi, che oscillano leggermente.
Dentro sono esplose contemporaneamente una miriadi di emozioni: gioia, adrenalina, ansia, felicità, paura.
Il cuore batte furiosamente, mentre la mia bocca continua a non voler spiccicare una parola.
-Rose, che ne dici?- mi domanda Scorpius, abbassando la mano che contiene le chiavi, con tono sempre più preoccupato.
-Non ci credo- riesco solo a sussurrare, prima di buttargli le braccia al collo e baciarlo forte.
-Assolutamente si- urlo quasi, mentre nel contempo gli lascio tantissimi baci a stampo.
Lui risponde prima sospirando, quasi avesse davvero paura di un mio possibile rifiuto. Dopodichè mi prende tra le braccia e mi fa volteggiare, chiaro e forte il suono delle nostre risate felici in sottofondo.

***

Rientrati in sala ci fiondiamo sul buffet, ricco e profumato.
La sala è composta da una serie di volte sul soffitto, abbellite da fiocchi in seta e organza color avorio. Lanterne sono sparse sul soffitto in modo quasi disordinato, le quali però riescono a dare comunque un tocco di magico romanticismo.
Il centro ospita una grande pista da ballo, costeggiata da piccoli e medi tavolini già occupati dagli ospiti, che mangiano, chiacchierano e sembrano davvero divertirsi.
Una persona spicca notevolmente in questa folla gioiosa e festeggiante, un piccolo ma grande puntino nero triste e sconsolato.
Ho cercato egoisticamente di ignorarlo per tutto il tempo, dato che il suo comportamento non aiuta la mia voglia di essere tranquilla, almeno durante il giorno delle promesse dei miei genitori.
Ma, come succedeva spesso, non sono riuscita ad ignorarlo troppo a lungo, dato che è anche l’unico a capire in pieno il dolore che vive nel mio cuore.
-Hey- saluto mio cugino Albus, sedendomi di fianco a lui.
Ha in mano una bottiglia di vino babbano e nell’altra un bicchiere stracolmo di quella bevanda dal forte odore amarognolo. Indossa uno smoking, la cui camicia ha i primi due bottoni slacciati e non vi è traccia né di cravatta né di papillon.
Questo è il meglio che è riuscita a fare zia Ginny probabilmente, dato che all’inizio Al non ci sarebbe voluto neanche venire oggi qui.
Come al solito come saluto ottengo un’occhiata veloce, sta volta accompagnata da un’alzata frettolosa del bicchiere, poco prima di essere svuotato di colpo dalla bocca di Al.
Lo guardo e nonostante abbia riabbassato lo sguardo, nei suoi occhi verdi non splende più quella scintilla che lo caratterizzava. Ha profonde occhiaie e le guance non sono più morbide e paffutelle come prima, bensì scarne e scavate.
Lily e zia Ginny mi han detto di come Al non riesca a fare altro che attaccarsi ad una bottiglia e bere, riuscendo a non toccare cibo per giorni interi, senza uscire dalla sua stanza. La notte lo sentono ancora piangere.
Hanno cercato di aiutarlo, ma tutte le volte in cui sono intervenuti, Al ha reagito male, urlando, sbraitando e lanciando ogni cosa gli si trovasse a tiro.
“Voi non potete capire” , “Sto male”, “Lasciatemi stare”, “Lasciatemi solo”.
-Sembra che si stiano divertendo tutti- dico non sapendo esattamente cosa dire.
In pista tutti ballano, ridono, chiacchierano tra di loro, mentre qui, seduta di fianco ad Al, riesco a sentirmi più vicina al suo stato d’animo che a quello degli altri.
Un po’ come se mi sentissi capita.
-Che si divertano, finchè possono- ribatte secco, riempiendosi di nuovo il bicchiere.
Giro di nuovo lo sguardo verso di lui e la domanda mi nasce spontanea -Come stai?-
So benissimo che sta male, che soffre e probabilmente bere lo aiuta a svuotarsi la mente, ma tanto mi manca la mia migliore amica, quanto mi manca il mio migliore amico.
Ho cercato di lasciargli spazio, il tempo per metabolizzare, per capire o contestualizzare tutto ciò che è successo, ma sembra prendersela comoda e ho paura che si arrivi ad un punto di non ritorno troppo in fretta.
-Che cazzo di domande fai?- mi sbotta infatti, continuando a svuotare e riempire quel cavolo di bicchiere.
-Sono la tua migliore amica, è ovvio che mi preoccupi per te Al- cerco di allontanargli la bottiglia di vino che finalmente aveva appoggiato sul tavolino.
Un’occhiata velenosa da parte sua blocca la mia mano dal continuare la corsa.
-Nessuno ti ha chiesto di farlo, mi pare-
Morgana quanto lo prenderei a sberle!
-Non c’è mica bisogno di chiederlo- rispondo seccata allo stesso modo.
-Tu non pu … -inizia la solita manfrina, ma questa volta la tronco sul nascere.
-Cosa Al? IO non posso capire? Hai sul serio il coraggio di dire che IO non posso capire?- domando enfatizzando la parola IO in modo chiaro e deciso.
Sta volta ho tutta l’intenzione di farmi ascoltare.
Allontano con fermezza la bottiglia da lui, appoggiandola sul tavolino alle nostre spalle e mi rigiro nella sua direzione con rabbia.
-Io sono stata avvelenata dalla mia migliore amica, la sorella che ho sempre desiderato mi ha quasi uccisa e mi ha urlato addosso il suo odio, l’ultima volta che l’ho vista. Il mio migliore amico invece sta cercando di uccidersi, alcolizzandosi tutti i santissimi giorni, senza permettere a nessuno di aiutarlo, esattamente come ha pensato di fare Eve. Non sono riuscita ad aiutare lei e ogni giorno mi maledico per non aver capito niente, per non esser intervenuta e ogni giorno sto male non avendola più con me. Cosa ti fa pensare adesso, che io possa rimanere qui a guardarti inerme fino a che non ti ammazzi anche tu?- non so come io abbia avuto la forza di non urlargli in faccia queste parole.
Qualcosa in lui si è mosso finalmente, perché ha abbassato il bicchiere e ha rivolto tutta la sua attenzione su di me.
-Ti manca talmente tanto che non sei mai andata a trovarla, ma hai continuato la tua vita felice con il tuo fidanzato perfetto, senza però degnarla di un pensiero-mi sgrida non lasciando trapelare neanche un’emozione, scandendo fin troppo bene le parole per uno che ha ingoiato non so quanti litri di vino e alcool.
Comunque sia mi ha lasciata di sasso.
-Io la penso tutti i giorni- dico guardando quegli occhi verde ormai spenti, quasi vuoti -Non sono andata a trovarla perché lei mi odia e la mia presenza non le fa bene-
È vero, lei mi odia e questo è ciò che più mi fa male, dato che io non ho smesso di volerle bene esattamente quanto gliene volessi prima.

.La Eve che hai di fronte non ti vuole bene, ti disprezza-

La sua voce rabbiosa mi risale nella mente, ricordandomi che la mia migliore amica era scomparsa e io non so neanche quando è successo di preciso.
-Non dire stronzate- riecheggia forte la voce di Al nelle mie orecchie -ogni volta che la vado a trovare non fa altro che chiedermi di te-
Lo guardo stupita.
-La sei andata a trovare?- domando in un sussurro sorpreso -E chiede di me?-
-Certo che sono andato a trovarla. È la ragazza che amo e non smetterò di farlo per quello che ha fatto. La colpa non è sua se è malata- ribatte con decisione, marcando il concetto sbattendo forte il bicchiere sul tavolo.

La colpa non è sua se è malata.

Quanto posso essere stata stupida.
Ha ragione Al. Non è la mia migliore amica ad odiarmi, ma la malattia la fa diventare così e io, come pessima migliore amica, non l’ho capito. Anzi sono rimasta a casa, nel mio rifugio, a crogiolarmi nel mio dolore, senza neanche lontanamente pensare al suo.
Lei è lì rinchiusa, da sola, in una stanza senza finestre, al buio, circondata da persone sconosciute. E se aggiungiamo che tali persone si avvicinano a quell’imbecille dell’infermiere che mi ha accompagnato quel giorno da lei, la situazione peggiora sempre più.
-Come sta?- gli domando in un sussurro, mentre inevitabilmente i miei occhi si riempiono di lacrime.
-Male. Per quanto i medimaghi cercano di aiutarla con le medicine e i psicofarmaci, la malattia diventa sempre più opprimente- risponde con rabbia, forse dettata dal fatto che se fossi andata anche io a trovarla, non avrei avuto bisogno di porla questa domanda.
-Ma io riuscirò a farla uscire da lì- continua Al risoluto, sorprendendomi nuovamente -Sono sicuro che prima o poi a vincere sarà lei e io sarò lì quel giorno- ribatte deciso.
Lo guardo negli occhi e finalmente una piccola scintilla del vecchio Al fa una lieve comparsa.
Per quanto stia male a non averla di fianco a se, non ha mai smesso di lottare per lei e con lei, ed è determinato nel salvarla.
Ammiro Al.
Mi vergogno di me stessa.
Ho abbandonato la mia migliore amica, la sorella che ho sempre desiderato e che ho avuto alla fine. Le voglio un sacco di bene e ciò non mi ha comunque permesso di aiutarla e di lottare con lei.
-Non è tardi comunque- fa capolino nei miei pensieri la voce quasi dolce di Al -Se vuoi lottare insieme a me per lei e con lei, non è tardi-
Non è una domanda, ma un’affermazione chiara e decisa.
Mentre lo guardo negli occhi, felicemente sorpresa per la terza volta da Al in poco tempo, le sue iridi verdi mi trasmettono forza e voglia di combattere insieme a me.
D’istinto mi butto tra le sue braccia e stringo mio cugino, nonché il mio migliore amico, più forte che posso.
Mi è mancato un sacco.
-Assolutamente si Al, voglio combattere con voi- gli sussurro, mentre calde lacrime si infrangono sulle mie guance e sulla sua camicia.

***

Questa mattina è la mattina.
Subito dopo quella chiacchierata ci eravamo messi d’accordo per il giorno dopo per andare a trovare Eve insieme.
Sono nervosa, molto nervosa. Non ho la più pallida di come comportarmi con lei, di come lei reagirà alla mia vista.
Se riuscirò ad abbracciarla o, in realtà, se riuscirò semplicemente a parlare e non a piangere e basta.
Sul comodino mi saltano all’occhio le chiavi che ieri Scorp mi ha dato per chiedermi di andare a vivere con lui.
Mi rigiro, con un sorriso dolce sulle labbra, quel metallo sottile tra le dita, soffermandomi sul portachiavi a forma di rosa.
Sto per andare a convivere con il mio acerrimo nemico ai tempi della scuola, chi l’avrebbe mai detto eh?
E, cosa ancora più importante, non vedo l’ora che succeda.
-Quindi non hai cambiato idea- sobbalzo nell’udire quella voce sensuale alle mie spalle.
-Che ci fai qui?- domando, senza trattenere un sorriso. Non riesco a fare altro che ridere ogni volta che lo vedo.
-Sono venuto a vedere come stai- mi risponde, prima di far nascere su di se il suo ghigno, che ormai ho imparato ad amare -Se vuoi me ne vado eh-
-No, no- esclamo velocemente, facendo due passi verso di lui.
Di tutta risposta sorride, prima di allargare le braccia in un invito ad abbracciarlo.
Il suo profumo è delizioso, delicato ma allo stesso tempo forte, mi fa sentire protetta.
Mi abbraccia forte, prima di lasciarmi un bacio lieve sul collo e annusarmi subito dopo.
Inevitabilmente lo stringo più forte, tanto quanto l’esplosione che è nata dentro di me.
-Mi manchi sai- mi sussurra contro la pelle e questo non fa che accentuare i brividi che mi cospargono il corpo.
-Anche tu- sussurro di rimando.
Negli ultimi due mesi non avevamo avuto chissà quante occasioni per stare insieme e, bhe, sotto quel frangente quasi inesistenti, perciò sì mi mancava da morire.
Inizia la corsa di baci per tutto il collo, fino ad arrivare alla mandibola, che bacia anche essa minuziosamente. Una corsa lenta e dolorosamente eccitante.
Averlo così vicino mi destabilizza ogni volta, mi spegne ogni facoltà e ogni possibilità di pensiero. Figuriamoci di parola!
Arriva troppo lentamente, ma allo stesso tempo velocemente, sulle mie labbra, dando così inizio ad un bacio passionale, profondo, desideroso di qualcosa di più non avuto per troppo tempo.
Le mie braccia si attaccano al suo collo per stringerlo ed avvicinarlo a me il più possibile e lui fa la stessa cosa allacciando le sue sulla mia vita.
Ci baciamo con foga famelica, intrecciando le nostre lingue in una danza feroce, dando parola al desiderio che sentiamo dentro.
I miei denti afferrano il suo labbro inferiore, mentre le sue mani mi stringono più forte, sollevandomi di poco dal pavimento.
In questo preciso momento mi rendo conto di quanto averlo con me mi manchi, di quanto abbia voglia di lui e di stringerlo forte a me. Di risentire le nostre pelli a contatto, di avere sotto le mie dita tutto il suo corpo, di afferrarlo e non lasciarlo più. Di avere le sue dita che vagano per il mio corpo, sentirlo bruciare in un fuoco passionale, che solo lui riesce a farmi provare.
Ci stacchiamo dalle labbra uno dell’altro e sento subito nascere in me l’esigenza di avere le sue labbra attaccate alle mie.
Insaziabile, ecco come mi sento.
Continua portando le sue labbra sul mio collo, mentre le braccia e le gambe mi trascinano verso l’indietro. La corsa si blocca solo quando la mia schiena si scontra con il legno duro della libreria.
Ma non mi importa, l’unica cosa che desidero è che lui non smetta di baciarmi e succhiarmi il collo. Io non riesco a fare altro che stringere le mie dita forte nei suoi capelli, vogliosa di sentirlo sempre più su di me.
Le sue mani si insinuano sotto la camicetta che ho deciso di indossare oggi e un sospiro di soddisfazione mi esce dalla bocca.
-Non resisto più- sussurra subito dopo, dando voce anche ai miei pensieri -Ti voglio- continua, prima di staccarsi da me e puntare le sue iridi grigio ghiaccio nelle mie verdi -Adesso-.
Il forte desiderio che sta provando, anzi che stiamo provando, glielo leggo in faccia e questo mi fa rabbrividire ancora di più.
-Adesso- sussurro in risposta, mentre le mie mani si fiondano sull’orlo della sua maglietta, pronte a sfilargliela il più in fretta possibile.
La sua testa sta giusto per spuntare fuori dal buco della maglietta per la fuori uscita della testa, quando veniamo interrotti da qualcuno che ha la fottutissima idea di tossicchiare.
-Porco Salazar- si fa scappare chiaro e tondo Scorpius, sbuffando forte al contempo.
-Ringrazialo Salazar che al posto mio non ci fosse zio Ron ad aprire questa porta- ridacchia in risposta Al, mentre sorride sghembo sorretto sullo stipite della porta.
-Ringrazia Salazar che non ti sto prendendo a pugni- ribatte forte Scorpius, facendo nascere su di se uno sguardo serio, che non riesce a nascondere totalmente una lieve sfumatura di malizia e complicità.
-Adesso che abbiamo fatto i dovuti ringraziamenti, ce ne possiamo andare?- domanda Al nella mia direzione, continuando a sogghignare.
Non voglio neanche lontanamente pensare a cosa fosse potuto succedere se, per disgrazia di Merlino, ad aprire quella porta ci fosse stato mio padre.
Ho i brividi solo al pensiero!
-Roooosee- mi sventola una mano davanti alla faccia Scorp, mentre Al ridacchia qualcosa come “Quasi quasi lo chiamo zio Ron, voglio vedere che combinate”.
Brutta serpe che non è altro.
Gli lancio una brutta occhiata, prima di girarmi verso Scorpius.
Ho paura e sono preoccupata di quello che potrà succedere, perciò ho bisogno di sapere che lui ci sarà con me, anche se non fisicamente.
-Io ti aspetto giù- sento dire dalla voce di Al- Ma non fare troppo tardi che a chiamarti ci mando zio Ron questa volta- ridacchia, prima di sbattere la porta dietro di se ed evitare alla grande il libro che gli ho lanciato addietro.
-Da quando è così spiritoso?- domando stizzita.
Non sono proprio stizzita con Al in realtà, me la sto facendo soltanto addosso.
-Vedrai che andrà tutto bene- ribatte Scorpius con un leggero sorriso sulle labbra, mentre mi abbraccia -Ricordati che rimarrà sempre la tua migliore amica, qualsiasi cosa succeda-
-Lo so- sussurro contro la sua spalla, mentre inspiro il suo profumo -Ma se dovesse ancora odiarmi? Se mi dovesse urlare ancora contro quanto mi disprezzi? Non so se ho voglia di sentirlo di nuovo- mi lascio scappare senza volerlo, quasi in tono di lamento.
-Sappi che non è la tua migliore amica a parlare- controbatte deciso, prima di far incontrare i nostri sguardi -Lei ti vuole bene tanto e forse più di quanto gliene voglia tu. Siete cresciute insieme, avete affrontato tempeste e giornate soleggiate insieme. Questa è semplicemente un’altra tempesta, magari la più forte e impetuosa, ma insieme supererete anche questa- continua con decisione -Se ci credi tu, vedrai che ci crederà anche lei-
Lo guardo sorridendogli lievemente.
Ho paura è vero, ma stare con lui questi dieci minuti ha fatto sì che una parte di paura si sia trasformata in forza e determinazione.
Mi fa proprio bene questo ragazzo e, oltretutto ha ragione, superermo anche questa tempesta insieme.
È la mia migliore amica e non ho intenzione di abbandonarla, per quanto la strada sia tortuosa e difficile, affronteremo anche questa.
-E poi, che ne sai, magari rimarrete a parlare ore e ore su quanto Al sia un emerito idiota e su quanto io invece sia fantastico- continua ghignando alla made-in-Malfoy.
-Ma per favore- ribatto spingendolo di lato -Sei sempre il solito Malfoy- continuo dirigendomi verso la porta.
-Hey- mi chiama prendendomi da un braccio -Hai il coraggio di dire che io non sono fantastico e Al un emerito idiota?- domanda fingendosi oltraggiato.
Non riuscendo del tutto a non sorridere ribatto -Assolutamente. Dico che entrambi siete due fantastici emeriti idioti-
-Nessuno aveva mai osato dirmi una cosa del genere- continua avvicinandosi e prendendomi dai fianchi.
-C’è sempre una prima volta- ribatto fiera, prima di baciarlo velocemente e correre fuori dalla porta.
-Mai dire mai nella vita- continuo urlando, mentre scendo le scale velocemente.  Subito dopo sento la sua risposta in una voce divertita -Appena torni sarà peggio per te Weasley-
Come al solito vuole sempre avere l’ultima parola, arrogante che non è altro.
Ma, purtroppo o per fortuna, è proprio per questo che lo amo.

-Pronta?- mi domanda Al non appena esco fuori casa.
-Prontissima- ribatto afferrandolo per un braccio.
Sono pronta a riprendermi la mia migliore amica.






ED ECCOCI FINALMENTE ALL'ULTIMO CAPITOLO!
POSSO PIANGERE?
GRAZIE INFINITE PER ESSERE ARRIVATI FINO A QUI!
RINGRAZIO ED ABBRACCIO OGNUNO DI VOI PER AVER SCELTO DI INIZIARE E FINIRE QUESTA AVVENTURA INSIEME A ME!

PER L'ULTIMA VOLTA, VI CHIEDO DI DIRMI COSA NE PENSATE DELL'EPILOGO E DELLA STORIA IN SE'!
GRAZIE ANCORA TANTISSIMO!

AD UNA PROSSIMA STORIA, SPERO!

UN BACIO,
HERM:*


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: HermioneJeanGranger97