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Autore: Fiamma Erin Gaunt    19/03/2020    8 recensioni
[STORIA A OC - ISCRIZIONI CHIUSE]
L'anno accademico 1978/1979 è un anno veramente particolare per Hogwarts. Nel mondo magico infuria la lotta tra i Mangiamorte e l'Ordine, ma all'interno della scuola i fratelli e le sorelle degli appartenenti alle due fazioni operano una divisione non meno netta e potenzialmente distruttiva.
Hogwarts riuscirà a non soccombere al conflitto che si svolge sia dentro che fuori dalle sue mura?
[NB: I Malandrini sono già diplomati, per cui appariranno (forse) solo in modo marginale nel corso della storia. In linea temporale ci troviamo all'ultimo anno di Regulus]
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Prologo 2.0

 

 

 

 

Come promesso, eccoci qui con il nuovo “secondo” prologo.

Spero che vi piaccia e invito chi lo desidera a iscriversi. C’è ancora posto, perciò non siate timidi e fatevi sotto ;)

 

 

 

 

 

 

30 agosto 1978,

Cornovaglia,

Residenza estiva dei Lestrange

 

 

 

 

Barty osservò il salone dei Lestrange, decorato in uno stile barocco che superava di gran lunga il semplice arredamento di casa sua, e storse appena il naso. Proprio non riusciva a capire perché si dovesse sprecare una tale quantità di Galeoni per un castello e tutti i fronzoli necessari a riempirlo.

E dire che i Lestrange passavano lì un solo mese all’anno.

Afferrò uno dei calici, portati dalla schiera di elfi domestici che si affaccendavano con vassoi di bevande e cibarie, e ne sorseggiò lentamente il contenuto.

Se non altro il vino elfico era di un’ottima annata, considerò cercando sua madre tra la folla d’invitati.

La trovò impegnata in una fitta conversazione con Druella Rosier e Walburga Black. Da quando suo marito era apparso come il più papabile futuro Primo Ministro, Celine Crouch era entrata nella cerchia più ristretta delle matrone Purosangue dell’alta società. Eppure aveva mantenuto quel suo modo di fare gioviale, sincero e affettuoso, che continuava a differenziarla. Anche in quel momento, immersa in chissà quale conversazione, risaltava come un candido fiore in mezzo a tutta quell’arrogante oscurità.

La vide sorridere mentre Druella Rosier accennava con il capo in direzione di Narcissa e Lucius.

La coppia felice continuava a stare l’uno vicino all’altra, quasi fossero indivisibili, e si destreggiavano tra un invitato e l’altro; sembrava, infatti, che non ci fosse nessuno in quel castello che non fosse smanioso di conoscere ogni dettaglio del loro emozionante viaggio di nozze in Oriente.

Si divertivano con poco, non c’era che dire.

Quanto a lui, aveva partecipato solo per fare da accompagnatore a sua madre e per avere l’occasione di rivedere i suoi compagni. Tuttavia, passare un po’ di tempo in tranquillità con Regulus si era rivelato quasi impossibile.

Theodosius Nott, infatti, aveva monopolizzato il futuro genero e non sembrava intenzionato a lasciarlo andare tanto presto.

Fece per prendere l’ennesimo sorso di vino, ma si accorse che il calice era già vuoto. Mosse rapidamente la mano verso uno degli elfi domestici, invitandolo ad avvicinarsi, e strinse le dita sottili sul fuso dell’ennesimo calice.

Stava per portarlo alle labbra quando venne interrotto.

- Dovresti andarci piano con quello, non vorrai finire con l’ubriacarti. –

La voce era condita da un pizzico di ironia e tremendamente familiare.

Si voltò verso la sua proprietaria, incontrando un paio di occhi color ghiaccio che scintillavano con un accenno di divertimento.

Rhaenyra gli si era avvicinata a passo felpato, sorprendendolo, e si era fermata accanto a lui.

Inclinò appena il capo verso di lei, le labbra stirate in un sorriso sardonico.

- Ti preoccupi della mia salute? Che pensiero gentile, Nott. –

- Non proprio -, lo corresse sottraendogli il calice e sorseggiandolo al posto suo, - ma non credo che sia saggio ubriacarsi a neanche metà della serata. –

Ritrovatosi ormai a mani vuote, non gli restò che incrociare le braccia al petto e inarcare un sopracciglio.

- Bartemius Crouch junior non si ubriacherebbe mai in pubblico -, replicò sfoggiando la migliore delle sue imitazioni paterne, - non metterebbe mai in imbarazzo la famiglia in un modo così sfrontato. –

- Bartemius Crouch junior dovrebbe smettere di parlare di sé in terza persona -, sorrise Rhaenyra, - perché comincia a sembrare leggermente pazzo. –

Proruppe in una risata bassa, prima di ammiccare: - Non lo siamo forse un po’ tutti? –

Rhaenyra finse di pensarci su per qualche secondo, poi increspò le labbra tinte di rosso in un sorriso sornione.

- Pazzi, intendi? Salazar, lo spero proprio, perché almeno giustificherebbe le nostre azioni. –

Barty non riuscì a capire a cosa si stesse riferendo con precisione, ma sospettava che non glielo avrebbe mai spiegato anche se le avesse chiesto di farlo.

Era tipico di lei, buttava in mezzo frasi all’apparenza indecifrabili e poi si chiudeva in una sorta di gelido mutismo.

Era difficile comprenderla, ma probabilmente anche quello era parte del suo fascino.

Rimasero in silenzio ad osservare la folla, studiando i ballerini che si affaccendavano sulla pista. Si muovevano tutti con un’armonia pressoché perfetta, come se fossero sincronizzati a ogni singola altra coppia presente.

La musica cambiò al termine dell’ultimo giro di pista, lasciando il posto ad un ritmo più incalzante e decisamente più giovanile.

Si arrischiò a guardare in direzione di Rhaenyra, trovandola a fissarlo a sua volta.

C’era un curioso mix di sarcasmo, impazienza e chissà cosa dipinto sul suo viso.

- Hai bisogno di un invito scritto per deciderti a chiedermi di ballare, Crouch? –

- Credevo volessi aspettare Regulus –, osservò di rimando, - e io non sono questo gran ballerino. –

Anzi, a onor del vero, evitava sempre di ballare per non rendersi ridicolo. Sapeva perfettamente di non possedere la grazia armoniosa di Regulus, al quale sembrava che danzare e fare il damerino riuscisse del tutto naturale; quando si muoveva lui sembrava di assistere al folle spettacolo di uno spaventapasseri ubriaco, qualcosa a cui nessuno avrebbe voluto prendere parte.

- Regulus è ostaggio di mio padre, dubito che riuscirò a ballare con lui. Perciò, fintantoché non mi pesti i piedi, credo proprio che ti toccherà farmi da cavaliere. –

Non gli piaceva proprio la direzione che stava prendendo quella conversazione. Non sapeva nemmeno come, ma a quanto sembrava lo stava incastrando.

- Potrei sempre rifiutarmi. –

- Certo, ma non credo che ti convenga. –

Rhaenyra aveva la tendenza a diventare pericolosamente impulsiva quando non otteneva ciò che si era messa in testa. Perciò, tutto sommato, Barty era d’accordo con la sua osservazione: indisporla non conveniva a nessuno.

Le porse il braccio, come il migliore dei cavalieri, e la condusse sulla pista. Fu Rhaenyra a imporre il ritmo in modo discreto, guidandolo quanto bastava a non fare una figuraccia, e al terzo giro di danza Barty cominciò a capire quanto bastava per arrischiarsi a muovere qualche passo in autonomia.

Rhaenyra parve capire ciò che gli stava passando per la testa, perché si aprì in un sorriso compiaciuto.

- Non è stata poi un’esperienza così tremenda, no? –

– No, ammetto che l’hai resa meno peggiore di quanto avessi temuto. –

Si separarono sul finire della canzone, individuando Regulus ai margini della pista. Li osservava, sorseggiando del vino, con un vago accenno di sorriso sul volto.

Barty non aveva alcun contratto matrimoniale siglato, suo padre non si era mai preoccupato d’ingraziarsi le altre Sacre Ventotto quanto bastava per assicurargli una futura moglie prestigiosa, ma non riusciva comunque a capire come Regulus potesse essere tanto rilassato nel vedere la propria fidanzata danzare con un altro.

Certo, lui e Regulus erano amici dal viaggio d’andata sull’Espresso del primo anno, ma era certo che lui al suo posto non sarebbe stato comunque tranquillo.

Forse dipendeva dal fatto che lui, al contrario di Barty, era sempre stato circondato dall’amore e dall’apprezzamento della sua famiglia. Barty senior, invece, si era sempre premurato di ricordare quanto le sue aspettative potessero essere deluse da un momento all’altro dal suo unico figlio.

Essere amati doveva dare una sicurezza tutta diversa.

- Non riesco a credere che tu sia riuscita davvero a convincerlo a ballare – disse Regulus, riportandolo alla realtà.

- Dovresti sapere che, se mi metto in testa qualcosa, riesco sempre a ottenerla – replicò disinvolta Rhaenyra.

- E pensi di avere ancora abbastanza energie per qualche altro giro di pista? –

- Sempre – asserì.

Regulus si voltò verso l’amico.

- Non ti dispiace se ti lasciamo di nuovo solo, vero? –

Barty accennò gruppo di ex Serpeverde dall’altro capo della sala. Rosier, Wilkes e Piton chiacchieravano fittamente insieme ai coniugi Lestrange. Dal modo da cospiratori che avevano, era evidente che stessero parlando di qualcosa che riguardava il Signore Oscuro. Il che accese immediatamente la sua curiosità.

- Andate pure -, assicurò, - credo di aver trovato un modo per occupare il tempo. –

Raggiunse il gruppetto, che si irrigidì nel veder avvicinarsi un estraneo. Messa a fuoco la sua identità, comunque, Wilkes battè una mano sulla sua spalla e asserì che si poteva continuare a discutere dei dettagli in un secondo momento.

Poi puntò le iridi blu oltremare in quelle di Barty e disse: - Sarà un anno particolarmente proficuo per te e i tuoi amici, Crouch. –

Non disse a cosa si riferiva, né fornì dettagli importanti, ma da come lo guardava Barty lo capì lo stesso.

Forse, finalmente, lui e Regulus avrebbero avuto un vero banco di prova.

 

 

 

*

 

 

 

31 agosto 1978,

Londra,

Diagon Alley

 

 

 

- Brian, giuro che ti uccido! –

Marlene scattò in avanti, rincorrendo suo fratello minore lungo tutta la strada che, a partire dalla Gringott, conduceva alla Gelateria di Fortebraccio.  

I suoi genitori erano impegnati nella ricerca della bacchetta adatta per Clarisse, che quell’anno avrebbe cominciato Hogwarts, e le avevano chiesto di tenere d’occhio quel piccolo scalmanato. Perché poi non l’avessero lasciato a casa con la nonna, era un mistero a dir poco insolubile per lei. Almeno quanto quello che li aveva spinti a decidere di affidarlo a lei.

Marlene non era esattamente la persona più paziente e, di sicuro, era una delle meno adatte a fare da babysitter a un moccioso insopportabile di nove anni. Rimpiangeva gli anni in cui si univano a loro anche i gemelli. Florian e Gregory, entrambi diplomatisi a Hogwarts due anni prima, erano gli unici a riuscire a convincere Brian a comportarsi come si doveva.

- Voglio solo un gelato -, protestò il ragazzino quando riuscì finalmente ad agguantarlo, - ma tu continui a fermarti fuori dalla vetrina di ogni singolo negozio. –

- Punto primo, non è affatto vero. Punto secondo… ehi, dove scappi di nuovo? –

Brian si districò dalla sua presa e scattò verso la coppia seduta al tavolo esterno della gelateria con un sorrisone gigantesco.

Si arrestò a un paio di metri da loro, sforzandosi di darsi un contegno, e disse: - Ciao, Amelia. –

Marlene si passò una mano sul viso, incredula davanti all’improvviso cambio di comportamento del fratellino.

Aveva una cotta per Amelia fin dalla prima volta che l’aveva vista e, a quanto sembrava, quell’estate si era convinto inspiegabilmente di poter avere qualche chance con lei.

- Ciao, Brian – gli sorrise, a sua volta, la Tassorosso.

Tuttavia il piccolo sembrava già essersi già adombrato, perché si era soffermato sul ragazzo seduto accanto a lei.

- E lui chi è? –

Il ragazzo si sporse verso di lui, tendendogli la mano.

- Benjamin Fenwick, sono un amico di Amelia e di tua sorella. –

Come illuminato da un’improvvisa consapevolezza, Brian gli strinse la mano allegramente.

- Certo, tu sei il compagno di Casa di Marley… quello che papà ha detto che è innocuo, perché non gli piacciono le ragazze. –

Se possibile, Marlene avrebbe voluto cucire la boccaccia di suo fratello con un qualche incantesimo sigillante impossibile da rimuovere.

Specialmente perché Benjy, solitamente timido e introverso, era diventato dello stesso colore di un pomodoro maturo.

- Brian! Questa volta giuro che… -

Non riuscì a finire la sua minaccia, perché il fratellino individuò Clarisse e i genitori a qualche metro di distanza. Si congedò, gridando che li avrebbe raggiunti, e la lasciò con un palmo di naso.

Desolata, sedette accanto a Benjy.

- Scusalo, mio fratello è davvero inopportuno, ha ripreso dai gemelli. –

- Nessun problema -, disse tornando a un colorito normale, - lui non è davvero un problema. Piuttosto, a quanto pare, anche Satana ama il gelato. –

Amelia e Marlene si sporsero verso di lui, aggrottando la fronte, decisamente perplesse dal suo commento.

Benjy aveva spiegato loro che, per i Babbani, si trattava dell’antitesi di Dio, ma non riuscivano proprio a capire a chi si stesse riferendo in quel momento.

Poi li videro.

Barty junior, con tanto di Black e Nott al seguito, puntava dritto verso l’ingresso della gelateria.

Regulus li oltrepassò senza degnarli di un’occhiata, quasi fossero invisibili, e Barty li guardò con sdegno prima di seguirlo a ruota. La Nott fu l’unica a rallentare la sua avanzata. Incrociò lo sguardo di Benjy e gli rivolse un lieve cenno del capo, poi seguì i compagni all’interno.

Rimasti soli, entrambe le ragazze chiesero all’unisono all’amico: - Cos’era quello? –

Benjy tentennò, tornando ad arrossire.

- Un comune saluto. Sapete che entrambi frequentiamo il Club degli Scacchi. –

Marlene continuava a essere sconcertata.

In tanti anni di scuola, Rhaenyra Nott non aveva mai dato il minimo accenno di voler intraprendere una conversazione con lei o Amelia. Figurarsi poi Benjamin che, in quanto Nato Babbano, rappresentava tutto quello che i membri delle Sacre Ventotto detestavano.

- Certo, ma… -

- Sono contenta che la Nott sia gentile con te -, intervenne Amelia, - potrebbe infondere un po’ di saggezza anche a quei trogloditi della sua Casa. –

- Su questo non ci giurerei -, ammise lui, - ma lei è… abbastanza piacevole, suppongo – concluse alla fine.

- Sono certa che lo sia – confermò la Tassorosso, conciliante, prima di alzarsi dalla sedia. – Vogliamo andare? Devo ancora comprare tutti i libri di quest’anno. –

Marlene e Benjy la seguirono, incamminandosi nel fitto dedalo di vie di Diagon Alley, fino a raggiungere il Ghirigoro.

Arrivati lì, l’incontro con i tre Serpeverde e la strana aria che si era respirata tra loro era già un ricordo lontano.

Mentre il commesso si occupava dei loro ordini, Marlene decise di dar sfogo alla sua indole da giornalista e mise sotto torchio il loro povero amico.

- Hai sentito Caradoc di recente, Benjy? –

Amelia sorrise davanti all’imbarazzo del ragazzo, intenerita, e rimbrottò la Corvonero: - Marley, smettila di dargli il tormento o non ci dirà più nulla. –

La bionda sgranò gli occhioni verdeazzurri, incredula, e spalancò la bocca.

- Questo non lo farebbe mai! –

- Oh, io non ne sarei così sicura – insinuò.

- Rispolvererei ogni mia tecnica d’interrogatorio giornalistico se si azzardasse anche solo a pensare di fare una cosa del genere. –

Resosi conto della direzione che stava prendendo quella conversazione, Benjamin si affrettò a correre ai ripari: - Ho incontrato Caradoc qualche volta durante le vacanze, ma era molto impegnato con i test d’ammissione all’Accademia Auror. –

- E? –

- E nulla. Siamo usciti per ferragosto -, rivelò tornando ad assumere il colorito rosso acceso di pochi minuti prima, - ma non è proprio il momento di pensare alle questioni amorose. Lui sarà impegnatissimo per i prossimi tre anni e io… devo concentrarmi su quest’anno e sul prossimo. –

Amelia annuì con convinzione, mormorando la sua approvazione.

- Assolutamente inaccettabile -, replicò invece Marlene, - farò in modo che Sirius e James gli stiano addosso tutto il tempo. Dovrà assolutamente raggiungerti alla prima uscita a Hogsmeade. –

- Lia… -

Il tono supplichevole del ragazzo la convinse ad intervenire.

Puntò un dito contro Marlene e sfoggiò tutta la sua autorità da Prefetto: - Non costringermi a intercettare la tua posta. Lasciali in pace, razza di Cupido da strapazzo. –

- Non lo faresti mai -, asserì, - lì ci sono tutte le confidenze che ricevo alla rubrica di cuori solitari della Gazzetta di Hogwarts. Devo garantire l’anonimato. –

Amelia inarcò un sopracciglio con aria di sfida.

- Ne sei sicura al punto da giocarti la tua credibilità giornalistica? –

Tentennò, poi sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

- Va bene, ma sappiate che siete veramente noiosi. Muoviamoci, quantomeno mi dovrete offrire il pranzo. –

 

 

 

 

 

 

 

  
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