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Autore: CrisBo    01/04/2020    2 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18 ~ Mai abbastanza

 


 
Una volta a casa, tra alti e bassi e soste ad un piccolo supermercato notturno, Jin decise di cucinarci dei noodles al pollo semplici e indolori davanti ad una birra fresca e ad un canale che stava facendo le repliche di un anime giapponese dove un insegnante molto giallo e gommoso tentava di farsi uccidere dai propri studenti. Lo conoscevamo, Jimin e Tae ne andavano matti, tanto che ci avevano obbligato a guardarlo. In realtà erano i nostri consulenti in fatto di anime da sempre, una volta Tae mi aveva obbligato a pre-ordinare una collezione limitata di un manga in giapponese, rilegata, placcata e incelofanata. 

Io, lui e Junk eravamo rimasti svegli tutta la notte per accaparrarci una delle edizioni con ogni mezzo digitale e tecnologico a disposizione acceso sul bollettino che conteggiava alla rovescia alla messa in vendita.  Con la mano più veloce del west Tae era riuscito a comprarne una versione, e dopo sette caffè, cinque chili di zuccheri e un'ininità di energy drink al ginger come minimo ci aspettavamo i numeri coperti d'oro con anche banconote di won dentro come ringraziamento.

Fu una delle giornate più strane della mia  vita, il pacco sarebbe stato spedito solo in una fumetteria di una fazione lontano casa e tu, con un numero specifico, potevi andarlo a ritirare pagando la dogana alla consegna. La fumetteria era in un vicolo losco, ero sicura che saremmo stati uccisi da qualche organizzazione criminale, ritrovandoci in questo sgabuzzino torbido e ammuffito di una piccola bottega che vendeva prodotti giapponesi, fumetti e anche tisane rilassanti.  Il proprietario pensava che Tae avesse un numero di ordine fasullo, fu una lotta all'ultimo sangue per mostrare tutte le email, i bonifici, le schedule, una lettera personalizzata di avvenuta vendita e, alla fine, dopo maledizioni indigenti eravamo riusciti a ottenere questo famosissimo e atteso pacco dell'edizione limitata di questo manga.

La fantomatica edizione limitata era un numero bonus, una specie di extra, disegnato dall'autrice originale ma re-visionato da una compagnia diversa. Si trattava di un libricino triste di cinque pagine, su un personaggio secondario di cui non fregava niente a nessuno. Tae per poco non si scartavetrò i capelli in diretta, Jungkook voleva strozzarlo, io avevo imparato più maledizioni in giapponese che altro e stavo sfoggiando il mio nuovo vocabolario sperando che quel posto venisse risucchiato negli inferi della carpa.

Per riprenderci da quella delusione letteraria eravamo andati a mangiare del tiramisù, che non ci tirò su proprio niente ma almeno era buono.

Pensare a quello mi fece sorridere da sola, tanto che Yoongi mi diede una spallata.

«Stai impazzendo per caso?»
Tornando alla realtà mi resi conto che Jin era intento a portare il pentolone di noodles al centro del tavolino brutto, mentre Junk passava ciotole e bacchette a tutti.  Monie, quel giorno, aveva deciso di donarci attenzioni virtuali da lontano, accovacciato su un cuscino apposito per lui. Jimin gli aveva messo davanti una ciotola di avanzi ma l'aveva snobbata: lui non mangiava avanzi, lui mangiava solo prelibatezze.
Eravamo seduti un po' in cerchio, mentre la televisione parlava, gracchiava e suonava in sottofondo; il mio pensiero andò, come al solito, alla nostra santa vicina e alla sua sopportazione affettuosa verso di noi. 

«Jin leva quel sedere da lì.»
«Oh mi dai un attimo? Già vi ho preparato la cena, un po' di gratitudine.»
«È il tuo dovere, sei il più grande.»
«Ma è casa tua, dovresti fare tu gli onori di casa.»
«Ma se consumi più tu quando vieni che io vivendoci.»

Quel teatrino tra Yoongi e Jin finì nel momento in cui quest'ultimo sbuffò, smanacciando via un ciuffo dalla faccia, mentre con mosse marziali era riuscito a insinuarsi proprio tra me e Yoongi, sedendosi su uno dei cuscini che avevamo posto per terra. 

«Ehi ragazzi» Nam tirò su la bottiglia di birra, guardandoci tutti «a Tae
Alzammo tutti la bottiglia facendola scontrare tra di loro prima di bere un sorso, in silenzio. 
Non avevo idea se volessero parlare di Tae, io mi ero ammutolita, continuavo a guardare il telefono sperando che Yurim scrivesse qualche novità. Aveva smesso di rispondere ai messaggi da una mezz'ora, sintomo che si era sicuramente addormentata. 

«Dai mangiamo, ci siamo nutriti solo di caffè e disperazione oggi.»
Nonostante la tradizione volesse che fosse sempre Junk e dividerci le porzioni, imitava sempre qualche asso del kung-fu nel farlo facendoci morire dal ridere, fu Jin di nuovo a prendere le redini, dividendo le porzioni per tutti. Mi si scaldò il  cuore vederlo prendersi cura di noi, anche in quel frangente, nonostante avesse il cuore pieno di tormento esattamente come tutti. 
Avrei voluto baciarlo in quel momento e il pensiero mi fece imbarazzare come una demente; per fortuna faceva caldo e quel vapore del brodo aiutava con l'allargamento dei pori e il rossore della pelle, quindi tutto giustificato.

«Pensate che ci odi?»

Jimin prese le redini di un discorso che, sapevo, non sarebbe finito bene. Era quello che più mi sembrava tormentato dall'accaduto, e non dicevo in maniera interna, ma visibilmente. Non aveva parlato molto da quando era successo, si era prosciugato a furia di piangere ed era l'unico leggermente in disparte rispetto a tutti. In tutto ciò non era più riuscito a parlare con Yoongi, quindi si stava portando dietro altri fardelli personali.
«Non ci odia, che dici?» Rispose Nam, guardandolo storto. «Tae è solo molto sensibile, sai anche tu com'è con Yurim, con la scuola, con quei dementi che frequenta quando non sta con noi.»

I famosi dementi, come diceva Nam, erano dei suoi amici di corso completamente privi di spessore. Erano due ragazzi dediti a passare le loro giornate a sbavare sulle ragazze, a fare shopping e a tormentare ogni locale con la loro presenza. Non erano cattivi ragazzi, erano solo... 

dementi, già.

«Sì, facile dare la colpa alle frequentazioni. Diciamola tutta, Nam, Tae non è mai stato un asso nel parlare dei propri problemi. Ti devo ricordare di quella volta che è scoppiato a piangere, senza alcun tipo di motivo, perché è stato rimandato ad un test di matematica? Era un corso privato, non c'era bisogno di fare mille storie ...ma lui si incaponisce lo sai, pensa sempre di dover dare il meglio su tutto e di non avere il diritto di lamentarsene, o di sfogare la frustrazione.»
«Sì Min, siamo tutti così, ma c'è chi si fa schiacciare da queste cose e chi no.»
«Siamo i suoi migliori amici ma siamo dei fottuti egoisti come chiunque nel mondo, come Yurim, come anche la sua famiglia. C'è chi è fortunato e se ne accorge, chi no, ecco cos'è.»

«Dai Yoongi, non potevamo prevederlo, tutti facciamo una vita impegnata. Per fortuna Yu lo ha trovato in tempo, c'è chi non può vantarsi di questo.» Hoseok prese parola, guardando Minno con aria un po' grave. Non avevo nominato la famosa chiamata della mattina, forse stava cominciando a pensare che non fosse responsabile della sorte di Tae. 
Un po' mi sollevai, ma durò circa un secondo.
«Sì, lo so.»

Di nuovo silenzio tombale, si sentivano solo le bocche masticare, i sospiri e la tensione. Io ero spiaccicata contro Jin e avrei solo voluto sparire. Di solito, messa alle strette, sono brava nel trovare le parole, giuste o sbagliate che fossero, per alleggerire i momenti ma credevo di averle finite tutte ormai. Il fatto è che, in momenti come questi, così delicati da rompersi con un tiro di troppo, ero sicura che io sarei stata solo una lama molto tagliente. 

«So che non lo dico mai, che magari sembra che sia scontato ...ma vi voglio bene ragazzi. Davvero tanto.»

Jungkook spezzò il silenzio, ci voltammo tutti a guardarlo con aria un po' trasognata.
No, non lo diceva mai, nessuno di noi lo diceva mai. Eravamo amici da anni, chi più chi meno, ma era raro che trovassimo dei veri momenti in cui esternare quanto fossimo importanti l'uno per l'altro. Provai un nodo alla gola, mentre mi venne da sorridere. 
Jungkook era davvero saggio, per la sua età, insieme a Jimin erano un lenitivo perfetto per noi vecchiardi dal cuore più duro.

«Anche io vi voglio bene.» Si accodò Namjoon, guardandoci tutti, più seriamente.
«Sì, anche io ve ne voglio. Magari un po' meno a Junk.» Jin si accodò subito dopo, abbozzando un sorriso.
«Ma se senza di me saresti perso, ammettilo.» Borbottò l'altro, imitando stranamente la stessa voce di Jin.
«Sì, forse.»
«Aaahn, forse, ma pensa te.»
«Anche io ve ne voglio, siete ...siete davvero importanti per me.»  Pigolai io, interrompendo quella diatriba tra i due, ma senza nemmeno guardarli in faccia, «Se non ve lo dico mai è perché con le parole non sono brava, io sono più brava coi regali per dimostrare il mio affetto.»
«Regali? Come lo spazzolone da bagno a forma di cigno che mi hai fatto a Natale?» Intervenne Yoongi, guardandomi.
«O quel cerchietto coi lustrini e due razzi spara coriandoli?» Continuò  Jimin.
«Ragazzi era per ridere.» Provai a giustificarmi io, sventolando le mani per aria.
«Oppure quel posacenere a forma di naso?» Namjoon.
«Mi hai regalato un reggiseno per il mio compleanno, te lo ricordo.» Jin, fissandomi sbieco.
«Sììì ma ecco, insomma, sicuro avevamo litigato dai.» Provai di nuovo. Forse non ero così brava coi regali come credevo.
«Che strani regali.» Intervenne Hoseok, facendo una smorfia. «A me fa solo regali meravigliosi, come quella felpa a toppe che desideravo da una vita. Oppure le cuffie della casa Marley, sono una bomba!»
Hoseok stava per rivelare il fatto che a lui, sì, avevo sempre fatto regali meravigliosi perché ci tenevo alla sua reazione.  Non che agli altri non ci tenessi ma, ecco, c'era bisogno di spiegarlo?
Quel momento stava prendendo una piega inaspettata, così mi voltai verso Jungkook come salvezza.
«Ehi, a te ho regalato quell'ammorbidente, te lo ricordi? Uno scatolone di dodici bottiglioni, eri felice come un leprotto.»
«Oh sì, è vero!» Jungkook piantò le mani sulle gambe, salvandomi da quel momento. «Adoro l'odore di quell'ammorbidente.»
«A Tae gli avevi regalato quella camicia originale di Armani, l'avevi pagata con gli straordinari.» Intervenne Jin, di nuovo, guardandomi di sbieco.
«Quali? Gli straordinari gratis che faccio ogni volta?»
«Era così contento, però. L'ha indossata per giorni, senza mai cambiarla, ormai gli si era incollata alla pelle.» Ridacchiò Hoseok, stringendo i denti nel labbro.


Per un secondo l'atmosfera si allentò davvero,  facendo rimanere tutti leggermente più sereni, davanti a quel ricordo.
«Anche io vi voglio bene ragazzi, siete la mia seconda famiglia,ma non c'è bisogno neanche che ve lo dica, insomma lo so che lo sapete, lo sapete meglio di chiunque.» Intervenne Hoseok, masticando un noodles ballerino dalle labbra.
«Invece ce n'è bisogno, non bisogna vergognarsi di farlo.» Jimin prese parola, mentre provai una sorta di batticuore malsano. 

Decisi di affogare quel momento di affetto reciproco quasi ficcando il naso nella ciotola, mentre sbirciavo Yoongi di sbieco, era l'unico rimasto ancora zitto, al momento, riguardo quella condivisione di affetto.

«...non dico quasi mai quello che provo, lo so ve lo faccio capire, come farebbe Tae. Lui ha la mania di abbracciare anche gli alberi, per quanto è affettuoso, e io alle volte lo invidio. E' sempre stato un grande punto di riferimento, come lo siete voi, imparo ogni giorno qualcosa e sono carico di insegnamenti da parte di chiunque. Vorrei dirvelo ogni giorno, quanto siete importanti. Forse se solo Tae lo avesse sentito più spesso ora...»

Jimin continuò quel suo monologo, ma sul finale la sua voce si incrinò drasticamente. Deglutii a vuoto, ritrovandomi a guardare gli altri davanti a quella realtà così meschina e schiacciante, ma così veritiera. Alle volte una parola dolce, un abbraccio in più può fare davvero la differenza, può davvero essere la colla che tiene ben salda la sedia dove ti sei arrampicato. 

«Non voglio più avere paura di provare determinate cose, o di dirle. Non voglio più chiedermi come sarebbe stato, voglio poter sbagliare e poter rimediare, voglio potere avere sempre le mie occasioni per vivere come voglio, per essere chi sono
Si stava per rompere le falangi a furia di toccarsele, aveva la testa china e non ci stava più guardando. Io tornai su Yoongi che sembrava essersi paralizzato. 

«Jimin non ci starai mica per dire che ci ami e vorresti sposarci tutti?» Scherzò Hoseok, alleggerendo per un secondo quel momento, dandogli una spallata semi-divertita. 
Quello rise, o meglio fece un suono che pareva una risata nervosa e imbarazzata, ma quando tirò su la faccia rossa aveva lo sguardo lucido e lo piantò sulla faccia di Yoongi. 
Credo che se avesse guardato così, chiunque altro, avrebbe creato un flusso da cupido immediato, il famoso colpo di fulmine.

«Sì che vi amo, vi amo tutti dal primo all'ultimo. Anche se, lo ammetto, c'è una persona fra voi in particolare che amo in maniera diversa. E non voglio lasciare quella mano mai più.»

Io per poco non mi strozzai con i noodles.
Namjoon fece un verso che non seppi tradurre.
Jin aveva assunto una faccia da gufo tipica.
Jungkook lo guardava con aria stralunata.
Hoseok pure, con la bocca aperta da  chi non stava capendo.
Yoongi, invece, si era finalmente voltato verso di lui. 
Ero sicura si sarebbe rotto il collo visto il movimento a scatto.

Jimin aveva citato una frase della canzone di Yoongi, sperai che Yoongi non se ne fosse accorto ma, visto lo sguardo da  serial killer professionista che mi lanciò ero quasi sicura avesse colto. Incassai il collo tra le spalle, sapendo che per ora la mia vita era salva, non  credo avrebbe mai tentato di uccidermi lì, davanti a tutti, sarebbe stato controproducente.

«Ah» Jimin si sentii sopraffatto da quel momento, tanto che rise da solo imbarazzato come il peccato, mentre si grattava la nuca nervoso. «Smettetela di guardarmi così.»
«Cosa vuol dire: c'è una persona tra voi? Sei innamorato di uno di noi? Qualcuno che non è Suji?» Jungkook, la voce dell'innocenza, smascherò il cuore di Jimin che diventò rosso-lava incandescente.
Io posai la mia ciotola mentre, lestissima, cercavo la mano di Jin. La trovai quasi subito mentre lui intrecciò le dita alle mie, stringendole. Lo facemmo in maniera un po' nascosta e segreta e la cosa mi provocò un brivido strano.

«Sì. Suji e io siamo solo amici, non c'è mai stato realmente nulla tra noi, era ...in realtà diciamo che eravamo fintamente accoppiati. Il mio cuore appartiene a qualcun'altro.» Ammise Jimin, confidando il grande segreto.

Dopo attimi di silenzio partì una specie di ululato strano, un coro fatto di mille versioni, di voci starnazzanti, era un miscuglio "ma che cazzo dici ma quando ma come " "ma chi è ma perché ma come mai non sapevamo" "ma dicci mostrati esponici l'amore" "oh jimin innamorato che caro"
Jimin stava sotterrando dentro al pavimento, sicuro che si sarebbe sciolto, mentre Yoongi ero convinta fosse morto sul colpo. 
Dopo quel momento di baldoria svergognata ci ricomponemmo tutti, Hoseok gli pinzava una spalla strattonandolo in maniera amichevole.
«Non so se posso dirvi chi è, insomma, è ...personale.»

«Personale? Lo hai spiattellato così davanti a tutti, non ti sarai innamorato di Seo no?»
Essendo l'unica ragazza in quel momento dovevo aspettarmelo, Jin prese a stritolarmila mano, e mi ritrovai lo sguardo di tutti addosso.
Non ero sicura di poter tradurre quelle espressioni così subito sventolai una mano.
«Oh ma perché io? Insomma, ci sono Yurim, E-Emily e PeyPey.»
«Yurim e Emily sono più che off-limits. PeyPey è un'insegnante di pilates che ha cinquecento anni, non credo possa esserlo.»
«L'amore non ha età!» Ammisi io, sperando di convincerli con le massime saggezze di Namjoon.

Lo feci, senza sapere come, mentre gli altri si voltarono di nuovo verso di lui. Ma quello non demordeva, stava zitto, morsicando le labbra. Ma finalmente assistetti al miracolo, non so se potevo attribuirlo al fatto che quel giorno era stato pesante, se avevamo avuto paura di perdere uno di noi, o semplicemente se era arrivato il momento, ma Yoongi si alzò dal suo cuscinone, guardandoci tutti.

Tutti lo guardammo, come si guarderebbe un presidente che sta per fare un discorso importante alla nazione.

«Anche io vi voglio bene ammasso di gentaglia.»  Borbottò lui, guardandoci uno per uno, ma quando si fermò su Jimin fece un respiro più profondo. Io pregai in sette lingue diverse che, davanti al coraggio di Jimin, lui avrebbe fatto lo stesso. Chiusi gli occhi per un secondo.
«E anche io ti amo

Non c'era modo di spiegare la reazione degli altri, in quel frangente, se non paragonandolo ad uno scoppio di bomba, fuochi d'artificio e del big-bang nello stesso istante. 






Quella nuova notizia aveva portato un momento di giubilo all'interno del gruppo, in cui persino i cuscini che ci reggevano i sederi stavano volando da una parte all'altra, andando a colpire i due malcapitati. Era stato un fulmine a ciel sereno quasi per tutti, solo Nam e Junk sembravano meno sorpresi, forse le loro doti cognitive erano più evolute. O semplicemente lo sapevano e basta.

Hoseok aveva smesso di respirare a furia di aspirazioni nasali e versi durante quell'esultanza, Jin rideva contento mentre io riuscii a unirmi a quel momento giusto brindando verso i miei due amici, dicendo loro un "e finalmente" abbastanza esasperato. Finimmo di mangiare avvolti dalle domande verso quella nuova presunta relazione. Yoongi aveva messo a tacere tutti dopo tre secondi, dicendo che non c'era bisogno di tutta quella gioia, che si stava deprimendo.

Ma in realtà, lo vedevo, era felice. Sorrideva, era imbarazzato, si era appollaiato accanto a Jimin che, invece, sembrava più propenso a rispondere alle domande nonostante i pugni di Yoongi sul suo braccio per farlo smettere. Finimmo i nostri noodles dimenticandoci per un secondo di tutto quello che era successo, nonostante aleggiasse su di noi in maniera prepotente, come una nuvola scura sulle nostre teste.

Ero sempre stata sicura che non ci sarebbero mai stati pregiudizi, tra di noi. Jimin e Yoongi stavano per rovinare tutto, per colpa di quello e invece si erano finalmente tolti un peso, un enorme peso. In un qualche modo mi ritrovai più leggera anche io, avendo finalmente spartito quel minuscolo grande segreto con tutti. In un momento così nero, quella era una piccola stilla di luce e mi fece sentire molto meglio.

Stappammo tutti un'altra birra per brindare di nuovo e sarà stato il connubio di alcol, risate e sangue più fluido ad aprire di nuovo i rubinetti della confidenza. Era proprio vero che la mente viaggiava e percorreva una strada tutta sua davanti a delle emozioni forti, che fossero brutte o belle.

Questa volta fu Hoseok a prendere parola.

«Ragazzi»

Ci voltammo tutti verso di lui, ero quasi sicura che stesse per fare un annuncio disperato, di quelli che non ti dimentichi, come il suo sposalizio. Aveva la faccia di uno che stava per dirci che sarebbe diventato padre. O che aveva appena scoperto che le puntate di "Sakura lo fa buono lo fa bello" era tutta finzione e non era vero che era lei a fare quegli ottimi mochi a forma di animali. 

«...credo che non mi sposerò più.»

Acqua ghiacciata in pieno viso, per la seconda volta rischiai di strozzarmi, questa volta con la birra. Percepii Jin irrigidirsi in maniera fin troppo vistosa mentre ci fu un coro di "chee?" quasi all'unisono e intonato. Erano pronti per fare i cantanti, appurato.

«Ma sei diventato scemo di colpo?» Namjoon domandò con la sua infallibile gentilezza e discrezione.
«Non posso andarmene, non posso. Emily non vorrà mai trasferirsi qui e io non sono...non voglio andare a vivere in Inghilterra per il resto della mia vita. Non trovo altre soluzioni. Sono mancato un anno e mi sembra di non riconoscere neanche più la mia città, mi perdo i pezzi, siete cresciuti così tanto e io me lo sono perso. Stavo per litigare con tutti voi per questo, vi avrei perso.»

Restammo tutti zitti a guardarlo mentre io mi sentii sbudellare dall'interno. 
Ma allora quel discorso sul ponte non era una dannata fase, stava pensando davvero di lasciarla, di abbandonare la missione, di salire sulla scialuppa. Per un secondo mi sentii frastornata, talmente tanto che ero a rischio nausea ma mi afflosciai con la schiena contro il divano, guardando Hoseok. Jin mi stava fissando, lo notai, ma non riuscivo a togliere gli occhi di dosso dal mio primo ed eterno tormento.

«Ma la ami?» S'intromise Jungkook, guardandolo. 
Lui ci mise un po' a rispondere, diresse lo sguardo verso di me e, per un attimo, ci guardammo. 
Ero sicura che mi si fosse gelato il sangue improvvisamente, distolsi lo sguardo quasi subito. 
«S-sì...credo di amarla, sì.»
«Credi.» Riprese Jungkook, sospirando e bevendo un sorso. «Senti io non capirò niente di amore ma vedo i miei genitori, hanno fatto tanti sacrifici, sai mio padre era sposato con un'altra donna prima di incontrare la mamma. Hanno avuto una relazione a distanza per anni, anche dopo di me, perché l'altra donna non gli permetteva il divorzio. Anni, anni in cui non riuscivano a vedere una fine. E invece alla fine è arrivato.»
«Sì ma»
«Non c'è un ma, se la ami troverai dei compromessi e se lei ti ama sarà uguale. Mia mamma ha preso le redini della situazione e, alla fine, lottando con le unghie i denti ha finalmente raggiunto la sua felicità. Non pensare subito al peggio, sii un po' come la mamma della situazione, almeno glielo hai chiesto, gliene hai parlato di queste cose?»

Lui guardò di nuovo verso di me, lo potevo sentire come si sente una lama conficcata nel cuore. Avrei voluto che la smettesse, non potevo pensare che il destino avesse deciso di riportarlo sulla mia strada proprio ora. 
Va bene che il destino era stronzo, ma sul serio, così tanto?

«Non - non ancora. Alla fine è ...insomma ho avuto una crisi qualche tempo fa, volevo lasciar perdere tutto.»

Almeno fammi diventare sorda, o priva di ricordi. 

«Ma pensavo fosse solo l'ansia da prestazione insomma, solo che...»
«Stai per legarti per sempre ad una persona, anche io me la farei sotto.» S'aggiunse Namjoon. «Se le hai chiesto di sposarla è perché, con lei, hai visto un futuro. Altrimenti perché lo avresti fatto?»
«Smettila di pensare, lo capirai da te se la vorrai sposare o no. Quando la rivedrai lo capirai.» Yoongi si cimentò in quella massima. «Comunque, figlio mio, fai pace con il cervello. Sei sempre stato così tu, agisci di pancia e poi te ne penti. Un conto è quando prendi i jeans più brutti dell'universo.»
«Ehi, quei jeans erano una bomba
«Un conto è quando, con le tue azioni, fai danno anche alle persone che ti amano. Le fai soffrire involontariamente perché non ragioni. Quindi, te lo dico per esperienza, smettila di ravanare nella tua testa citrulla e fai cosa dice il tuo cuore. E per l'amor del cielo seguilo.»
«Non voglio farla soffrire, è normale che io non voglia accidenti, so bene a cosa andrei incontro.»
«No, non lo sai. Fai sempre così, prendi e parti ma poi te ne penti e le persone che hanno viaggiato con te si ritrovano con un pugno di mosche. Abbandonate.»

Fulminai Yoongi con lo sguardo, se stava parlando di me non era il momento giusto. Avevano appena ufficiliazzato il loro amore, c'era bisogno di ritornare a rimembrare tutto il dolore che avevo provato io? Avevo ancora in testa Tae, stavo male, non potevo sobbarcarmi anche quello, di nuovo.

«Yoongi hai un modo tutto strano per tirare su di morale una persona.» S'imronciò Hoseok, guardandolo torvo.
«Non sono mai stato famoso per tirare su di morale nessuno.»
«Touchè.»

«Invece di ascoltare questo testone, insomma, pensaci. Non lo risolverai di certo stasera questo problema, vedrai che troverai una soluzione, basta che ne parli con lei. Ormai le decisioni le dovete prendere in due.» Jimin, con la sua voce sottile e gli occhi assonnati, lo aveva calmato di più. Vidi Hoseok sorridergli mentre finiva la sua birra.
«Sì, lo so, dovrò parlargliene, continuo a rimandare forse per paura di quello che mi direbbe.» Ammise scuotendo il capo. 
«Scusate ragazzi, mi sento un imbecille a parlare di queste cose con voi. Giuro che quando vi sposerete farò il vostro consulente completamente gratuito.»
«Sì, aspetta e spera.» Namjoon ridacchiò.

In tutto ciò Jin era rimasto in silenzio violento, avevo paura a guardare la sua espressione così mi limitai a bere e a fingere di interessarmi al nuovo anime che stavano dando, questa volta c'entrava un bambino alieno che viveva con due ragazzini che gli facevano da genitori. 
Anche io ero rimasta silenziosa, alla fine di tutto, ma Hoseok stava attentando alla mia sanità  mentale e io ero già sul brilla andante.

«Anche io devo dirvi una cosa.»

A quanto pare mi volevano morta, perché a parlare fu Jin.
Che avesse deciso di rivelare della nostra relazione in quel preciso momento?

«Partirò per il militare a inizio stagione, da settembre.»

Ci fu un silenzio terribile, come uno schianto mi ritornò alla mente quella lettera. 
L'avevo completamente rimossa, come avevo potuto dimenticarla? 
Mi voltai di scatto verso di lui sentendomi estremamente male, avevo voglia di piangere anche io, per lasciar scivolare via tutta quella dannata giornata ma rimasi solo bloccata a guardarlo senza riuscire a dire nulla.

«Così presto Jin? E l'università?» Disse Namjoon, imbronciandosi.
«Per il dottorato ci metto troppo e non ho voglia di imbarcarmi nel servizio militare all'ultimo momento, ho quasi 30 anni. Lo finirò quando torno.»
«Chi ti ha preso?» Chiese Yoongi.
«Marine.»
Ci fu una lamentela comune, mentre io continuavo nel mio mutismo estremo. Ero pronta per fare il magistrale cinema muto famosissimo negli anni venti, sarei stata perfetta.
«Cazzo Jin, ma così ti perdiamo di vista per più di un anno.» Sempre Namjoon e la sua finezza.
«Due.»

Due anni. 
Se la nausea prima era stata passeggera ora era ritornata potente, facendomi contorcere lo stomaco. 
Si può provare dolore al dolore? 
Non so bene che mischioni fossero ma sentivo il corpo sbriciolarmi da dentro, non era una sensazione proprio carina.

«Sì lo so, sono molti, ho due settimane di vacanze e tornerò qui a trovarvi ogni volta. E poi so che ti lasciano chiamare casa almeno una volta a settimana, non credo siano permessi i cellulari o internet ma ogni volta  che potrò contattarvi lo farò.»

Non riuscivo a dire niente, smisi anche di guardarlo, mentre mi scolavo a goccia tutta la birra senza preoccuparmi del fatto che le bollicine mi facevano bruciare il naso. 
«Ma settembre è fra un mese, perché non inizi la prossima stagione? Dacci il tempo di metabolizzare almeno.» Disse Hoseok, lagnandosi.
«No, non posso Hobi. Davvero, prima comincio e prima me lo levo di torno.»
«Perché non hai scelto il servizio comune? O la polizia? Sei andato a scegliere quello più tosto di tutti, sei tutto matto.» Di nuovo Namjoon.
«Oooh matto, in realtà mi è sempre piaciuto e poi avevo solo provato a mandare la richiesta, non pensavo mi avrebbero accettato.»

«Certo che ti accettano, sei ligio alle regole, sai cucinare, sai rifarti il letto in meno di due secondi e sai stirare. Meglio di così non lo trovano.» In effetti Jimin aveva ragione, Jin avrebbe fatto faville al militare, nonostante il suo carattere un po' infantile, quando si trattava di regole era uno dei migliori a rispettarle. Avere una madre "sergente" aveva aiutato, in fin dei conti.
«Sì, ma ora chi ci cucinerà per i prossimi anni? L'unico decente è Hobi e ci abbandona per una rossa inglesotta, insomma.» Yoongi provò a sdrammatizzare nel peggiore dei modi, tanto che tutti lo guardammo senza espressione. 
«Seo sa cucinare, anche se finge di no.» Disse Jin improvvisamente, guardandomi.

Io lo guardai. 
Non so bene cosa ci stavamo dicendo attraverso gli occhi ma ero sicura che ci fosse una guerra interiore accesa dentro di noi.
«So far bollire l'acqua, sì.» Dissi io, senza molto sentimento. Rise solo Hoseok, che neanche andai a guardare.

«Ragazzi piano con queste rivelazioni stasera, non sono pronto a tutto questo.» Si lamentò Jungkook, buttandosi sul divano già con la sonnolenza andante. «Ora ci manca solo che mi abbandonate per il servizio militare tutti quanti, che vi sposate, che vi innamorate e mi lasciate solo in balia del futuro.»
«Junk non temere, sei il nostro piccolo cucciolo di casa, non ti lasceremo indietro.» Lo prese in giro Jimin, prima di ridacchiare.
«No sul serio ragazzi, altre cose? Perché giuro che non la reggo più sta giornata. Nam? Seo? Voi zero? State morendo? Vi trasferite?»
Io e Namjoon ci guardammo poi scuotemmo il capo.
«No, noi ci potrai sopportare ancora per un po'.» Ammisi io e quello sospirando si posò un braccio sulla fronte. 

L'atmosfera non stava migliorando, Jin aveva amplificato il malcontento generale, tanto che alla fine eravamo rimasti zitti mentre ognuno prendeva posto sul divano e alcuni si afflosciarono sui cuscini, cominciando a perdere energia. Io, per quanto fossi in preda ad una narcolessia feroce, non riuscivo a stare lì. Ero già in procinto di salutare tutti, ficcarmi in stanza e non uscire fino alla fine dell'estate ma mi ritrovai a uscire fuori dal balcone, con una nuova birra in mano, lasciando i miei amici addormentati davanti alla TV. 

Anche Seul stava dormendo, nonostante le luci della città. Non volava una mosca, alcuni grilli e le cicale suonavano la loro sinfonia notturna e io mi immersi in quel torpore con una coperta leggera avvolta sulle spalle e gli occhi vuoti. 
Hoseok non voleva sposarsi. Jin sarebbe partito. I lati della medaglia che scambiavano i loro posti, ancora una volta. 
E poi Tae. Tae che mi bruciava dentro come un fuoco, per la paura provata. Almeno c'era stata una nota positiva, Jimin e Yoongi, davanti a tutti. Non lo avrei mai creduto possibile, ma ero sicura che la reazione degli altri sarebbe stata la medesima. 
Ci volevamo bene davvero, l'apertura mentale, tra noi, era sempre stata l'armonia perfetta di quell'amicizia, il perfetto collante per qualcosa di eterno.
Feci un sospiro più profondo, andando a prendere il cellulare per controllare che Yurim non mi avesse scritto. Ancora nulla: se fosse successo qualcosa ero sicura che sarei stata la prima a cui lo avrebbe detto, quindi cercai di rilassarmi.

«Non riesci a dormire?» La voce di Jin mi fece quasi cascare la birra per terra ma riuscì a tenerla salda.
«No.» Non volevo risultare secca, ma non riuscì proprio a modificare la voce.
«Sei arrabbiata?»
«Jin lo sapevo già. Avrei voluto che me ne avessi parlato in maniera diversa ma, ammetto, che i tuoi colpi di scena li ho sempre trovati particolarmente attraenti.» Risposi io, mentre lo vedevo sedersi accanto a me. Anche lui aveva una birra, pensai che avesse avuto la mia stessa idea, in qualche modo eravamo telepatici pure senza volerlo.
«Hai visto la lettera, eh?»
«Beh sì, non volevo sbirciarla eh, lo giuro. È solo che...solo che»
«È solo che l'hai sbirciata.» Concluse lui. 

Non sembrava arrabbiato, ma era triste.
Il suo sguardo addosso era peggio di quello di un cucciolo bastonato, così decisi di guardare altrove.
«Senti, non ti dirò di non partire ora se è quello che speri. È solo che-»
Di nuovo. Solo che, cosa? Presi una pausa, lui non mi incitò a continuare ma mi guardava, speranzoso che lo facessi.
«Sai, fra me e te ...proprio ora che le cose stavano andando bene io, io non capisco perché di nuovo devo-»
Niente, non riuscivo proprio a esprimermi.

Sentii che si muoveva piano, verso di me, mi sfiorò la spalla con la propria mentre andò anche lui a guardare la nostra città notturna. Qualcuno stava avendo una nottata insonne come la nostra, c'era un lumino acceso nella casa di fronte. Forse una coppia come noi, che guardava la tv, mangiando noodles, ridendo, giocando, amandosi. 
Che schifo, stavo diventando di nuovo smielata.

«Per questo non volevo dirtelo, non ero sicuro nemmeno di accettare in realtà. Ma diciamoci la verità Seo, ti ho vista come hai reagito quando Hoseok ha detto che non si sarebbe più sposato. Ti credo quando mi dici che non sono come lui ma ...il fatto è che lui ci sarà sempre, so che ti sei pentita di non avergli detto che lo amavi quando potevi farlo. Io forse sono ...insomma so che ci tieni a me ma l'ho visto stasera. Lui ti guardava in un modo diverso e tu non riuscivi a nascondere quello che stavi provando.»

L'ennesima acqua ghiacciata, provai l'impulso di andarmene davvero a letto e non uscire mai più ma la sua voce mi bloccava. Era rotta, stava soffrendo per quello che mi stava dicendo e io avrei voluto prenderlo a schiaffi per questo. 

«...è meglio così, per entrambi. È stato un sogno bellissimo e ...davvero, vorrei chiederti di aspettarmi, non hai idea di quanto lo vorrei ma non, non posso. Non posso farti una cosa così, so che sarai in buone mani mentre io non ci sarò, Hobi non ti lascerà sola.»

Non riuscivo neanche a rispondere. 
Mi stava lasciando, mi stava gettando tra le braccia di Hoseok come se fossi un oggetto da scambiare. Ma per quanto la cosa mi mandava in bestia ero anche consapevole che Jin, da un lato, aveva ragione. Lui non poteva fare proprio niente e io non potevo fare proprio niente. 
Il destino beffardo stava decidendo per me, ancora, stava invertendo i ruoli dei due ragazzi più importanti per me. Hoseok finalmente a casa. Jin in procinto di andare via per anni. Maledetto beffardo dosso.

Ma c'era ancora una cosa, l'ultima cosa.

«Oggi avevamo un appuntamento, un qualcosa simile ad un appuntamento per l’appunto. Te l’ho detto stamattina, ricordi?»
Cambiai drasticamente argomento, come se neanche avesse parlato in maniera così seria fino ad ora.  Lui non mi rispose subito, rimase per un attimo a fissarmi interdetto, prima di annuire.
«Ah- s-sì, me lo ricordo.»
«Bene. Domani mattina andiamo da Tae, lo meniamo per indurlo di nuovo in coma per come ci ha fatto preoccupare, poi vai a casa, ti fai bello e ti fai trovare alle sei davanti alla caffetteria True Love. Sai quella dove Junk aveva incontrato quella idol per cui ha una cotta assurda?»

Jin mi stava guardando con l'aria di chi non stava capendo. Avrei voluto dare la colpa al fatto che stavo dormendo dentro e che la mia bocca si muoveva da sola ma ero in uno stato incapibile, era meglio conitnuare così.

«Jin, ho capito, vuoi finire tutto questo prima che diventi troppo pericoloso, o non so cosa diavolo ti sta passando ancora per la testa. Ma ho bisogno di mostrarti una cosa, quindi ti prego dimmi che verrai.»
«Seo io non vog-»
«Dimmi che verrai.» Lo bloccai subito, posandogli due dita sulle labbra.

Lui le schiuse, pensai me le stesse per baciare ma non lo fece, sussurrò un "sì" a bassa voce, prima di prendermi la mano e spostarla dalle labbra. Quel contatto mi fece rabbrividire di nuovo, tanto che chiusi gli occhi. Lui s'avvicinò, poggiando la fronte contro la mia. Stavo di nuovo tremando e lui non faceva che muoversi come un gatto, respirando sulla mia pelle. 

Lo sentii tirare su col naso mentre strizzava gli occhi, andando ad aggrapparsi ai miei vestiti. Li tirò appena, prima di deviare da quella posizione. Conficcò la fronte contro la mia spalla, si era afflosciato su di essa, stringendosi contro di me, mentre avvalorava quell'abbraccio personale.
Quel contatto bisognoso.

«Ho avuto così paura oggi. Non ce la faccio più ...non ce la faccio più, voglio che finisca tutto questo.»
Mi sussurrò quelle parole a bassa voce, mentre lo sentivo tremare appena sotto quella presa. Alzai le braccia per avvinghiargli la testa, stringendogli i capelli scuri, accarezzandolo dolcemente.
«Non devi per forza reprimere quello che senti. Puoi sfogarti con me, lo sai.»
«Voglio che voi stiate bene, sempre. E l'idea che non posso controllare il destino di nessuno, che non posso fare niente per aiutarvi, per aiutarlo mi fa andare fuori di testa.»
Chiusi gli occhi, respirando forte.

Che immenso macigno si portava dietro Jin?  Perché  voleva, a tutti i costi, salvarci? Avrei voluto togliergli quell'onere di dosso, farlo respirare e permettergli di crollare, solo per farsi aiutare. Era sempre pronto a sorreggerci con le sue braccia ma, alle volte, persino il più forte aveva bisogno di venire sollevato da terra per ritrovare un po' di pace.

«Jin, non puoi controllare sempre tutto. Alle volte devi lasciare andare le cose, in un qualche modo si risolveranno. Alle volte non fare niente è la soluzione migliore.»
«Quante volte mi ha chiamato, sfogandosi. Quante volte mi ha chiesto di vederci. Pensavo che portarlo al cinema, aiutarlo con lo studio, accompagnarlo a fare shopping ...sono cose così inutili, non ho mai ascoltato. Ero troppo preso da ...»
«...anche io ero troppo presa da Hoseok. Ascoltavo i problemi di Yurim, non capendo che in quei problemi c'era di mezzo anche Tae. Non mi sono mai azzardata a intromettermi, ho sempre pensato che non fossero affari miei, affari nostri. E forse lui voleva solo prendere un po' a pugni quello che gli stava capitando. Dobbiamo davvero decidere chi ha la colpa in questo? Non è così che funziona

Finalmente alzò il volto. Stava piangendo, ma lo aveva fatto in silenzio, niente singhiozzi. Io ero riuscita a reprimere tutto, ancora, cercando di trattenermi. Mi ero resa conto che non avevo lacrime per quel momento, ero estremamente vuota e sentire che la mia unica certezza stava scivolando via mi fece sentire ancora più piccola, più debole.
Fragile.

«Potrà mai perdonarci?»
Gli presi il volto tra le mani davanti a quella domanda, guardandolo negli occhi.
«Quando ci vedrà, domani, sarà così contento di vederci che gli infermieri dovranno fermarlo perché saltellerà come un pazzo per tutta la stanza.»
Si mise a sorridere,strusciando le labbra tra loro.
«Sì, vero? Lo farebbe.» Sospirò lui.
«Ultimamente stai piangendo un po' troppo davanti a me. Dove le conservavi tutte queste lacrime, eh?» Domandai io, cercando di deviare il discorso, mentre strusciavo i pollici per levargliele dal volto.
«Riesco a farlo solo davanti a te.» Fece una smorfia, nel confidarmi quello, mentre tirava via il muso per pulirsi il volto da solo.
«Che grande onore.» Dissi io, abbozzando un sorriso dolce.

Lui non mi rispose, si limitò a ricomporsi, andando a bere un altro sorso di quella birra ormai dimenticata. Ebbe l'effetto di ricarica, quando tornò a guardarmi gli vidi lo stesso sguardo che aveva la sera prima, su quelle scale, prima di baciarmi. 
«Non hai idea di che effetto stai avendo su di me.»
Sussurrò lui, strizzando appena la palpebre. 

Quella frase mi provocò un batticuore assurdo. Avrei voluto rispondergli, dirgli che per me era lo stesso, ma non ce la feci. Si era insidiata dentro di me di nuovo quella malattia, quella velenosa e pericolosa disfunzione sotto il sangue: la paura. Mi limitai a sorridergli nella maniera più sincera che potevo e lo vidi, nel suo sguardo, un guizzo più lucido. 
Si avvicinò verso di me, imprimendo le labbra contro le mie. Mi baciò con trasporto, spingendomi leggermente all'indietro, mentre mi accarezzava il volto in maniera dolce. Non durò molto, quando scostò le labbra dalle mie rimase qualche secondo a strusciare il naso contro il mio, in silenzio.

Se solo avesse capito che io avevo solo bisogno di questo, di nient'altro, ma invece il portatore ufficiale di ulcere decise di scostarsi, creando di nuovo quella distanza tra di noi.
Io avevo ancora il sapore di quel bacio addosso, sentivo ancora la sensazione delle sue labbra sulle mie.
Perché sembrava così tanto un bacio di addio?

Lo guardai alzarsi, guardarmi un'ultima volta.
«Prova a dormire adesso, Seo. Andrà tutto meglio domani mattina.»
Nonostante tutto, davanti a quella frase, riuscii a ritrovare l'indole primaria di Jin. Quella delle certezze. Quella che vedeva la risposta. Che vedeva la soluzione, nonostante la sola voglia di permettersi di abbassare la guardia e abbandonarsi a tutte le sue insicurezze.
«Buona notte, Jin.» Sussurrai io.
Mi sorrise un'ultima volta e io feci lo stesso con lui prima di vederlo richiudere la porta vetro dietro di sé e sparire, di nuovo, all'interno.
Ero rimasta sola un’altra volta, davanti alla nostra città dormiente.
Di nuovo partita chiusa, di nuovo zero punti.











nda: eee ecco il secondo capitolo di oggi. Con questo mi sono "divertita" (?) di più nonostante tutto, ho voluto smorzare di nuovo un po' i toni nonostante quello successo a Tae, avrò modo di riprenderlo ovviamente più avanti e approfondirlo ma finché il diretto interessato non ce spiega non si può sapere. E per SeoJin, per loro ho tutto un piano prestabilito, giuro che FORSE non mi odierete. Ma non ne sono sicurissima v_v penso che il prossimo capitolo arriverà tra qualche giorno, vi auguro una buonanotte <3 a presto.
  
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