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Autore: Voglioungufo    03/05/2020    2 recensioni
Raccolta multishipping | Canonverse | Soulmate!AU
1. TobiKaga: "Se non fossi stato un Uchiha avrei potuto amarti".
2. SakuHina: "Una volta Kurenai-sensei mi ha detto che vediamo solo l'amore che vogliamo accettare."
3. ObiNaru: Sakura si corrucciò, ma poi si sciolse in una risata. “È buffo, ma incontrerai la tua anima gemella poche ore prima del tuo diciassettesimo compleanno”.
4. GaaLee: Gaara non sapeva cosa significasse piangere. Almeno finché non incontrò lui.
5. SaiIno: “Tu sei molto più bravo a esprimere le tue emozioni con i tuoi quadri” spiegò. “Perché non lo fai anche ora? Dipingi sul tuo braccio, così le trasmetterai qualcosa di te stesso”.
6. ObiNaru: “Astronauta?” ripeté esterrefatto ed esasperato insieme. “Perché in ogni tua dannata vita devi avere un sogno megalomane?!”
7. ShiIta: Sono shinobi, c’è solo un modo che conoscono per esprimere il proprio cuore: con la guerra.
[Questa storia partecipa alla #TheWritingWeek di Fanwriter.it ]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Shisui/Itachi | Coppie: Sai/Ino
Note: AU, Missing Moments, Raccolta, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Prompt: Microchip Filo Rosso.
Pairing: Shisui/Itachi.
Contesto: Canonverse.
Rating: arancione.
Avvertimenti: No happy ending, lime.
Descrizione: Si possiede filo rosso, legato solitamente al mignolo, che è legato all’anima gemella (mito giapponese/asiatico)
Note: Omg siamo arrivati all’ultima. Le considerazioni generale sulla raccolta le rimando a fine capitolo, per ora mi limito a parlare di questo. Gli ShiIta :c non ne ho mai scritto tanto e soprattutto mai come principali, cosa che voglio rimediare ultimamente visto che mi è ristoppiato l’amore per loro! Questa, come quasi tutte le altre, è strettamente legata al canonverse… quindi è una tragedia >.<
Il titolo viene dalla canzone “Hunger” dei Florence + The Machine.
 
You make a fool of death with your beauty


 
Era stata sua nonna a dirglielo, quando aveva quattro anni e aveva sviluppato lo sharingan. Insieme all’iride cremisi aveva visto comparire un sottile filo rosso legato al suo mignolo, con un nodo così stretto che non era riuscito in nessun modo a slegarlo. Per un folle momento aveva pensato perfino di provare a tagliarlo con un kunai, giusto per vedere cosa succedeva. Sua nonna lo aveva fermato prima che compiesse l’irreparabile. Facendolo sedere sulle sue ginocchia, gli aveva preso la mano e gli aveva parlato seriamente, come se fosse un adulto.
“Shisui, tesoro mio, quello è il filo del tuo destino”.
“Il mio destino?”
“Ogni essere umano è legato a un altro essere umano dal destino, così hanno deciso gli dei. Questo filo rosso ci collega a chi siamo destinati, seguendolo saremo in grado di trovarlo”.
“Ma perché lo vedo solo ora? Perché non vedo il tuo?”
Gli aveva lisciato canticchiando i capelli ribelli in un tentativo di ordine prima di rispondere.
“Normalmente gli uomini non sono in grado di vederlo, ma noi Uchiha possiamo farlo nel momento in cui manifestiamo il nostro sharingan. I nostri occhi rossi ci permettono di vedere quello che altri non possono, compreso il nostro destino. Ma possiamo vedere solo il nostro filo, non quello delle altre persone. Siamo autorizzati a conoscere solo il nostro destino”. Fece una smorfia seria e piena di rimprovero. “È un modo carino degli dei di dirci di tenere il naso nei nostri affari”.
Shisui sapeva che stava rimproverando lui, perché era sempre stato troppo curioso e per questo si era sempre messo nei guai.
“Quindi, nonna, il tuo filo era collegato al nonno?”
Appunto: troppo curioso.
Sua nonna non rispose, si limitò a lanciare un’occhiata sulla foto sbiadita di Uchiha Kagami al fianco del Nindame, poi lo mandò a giocare.
Shisui avrebbe capito solo molti anni dopo quello che intendeva con quel silenzio: non sempre incontri il tuo destino.
 
**

Shisui aveva provato a lungo a cercare la propria anima gemella, ma qualsiasi suo tentativo terminava in un fallimento. Aveva provato a seguire il filo come se si trovasse all’interno di un labirinto, ma non ne trovava mai il capo. La maggior parte delle volte finiva per incastrarsi nello stesso e inciampare nei suoi stessi passi. Percorrere la strada a ritroso non era la soluzione.
Poi erano arrivate le missioni. Avevano iniziato a salutarlo come l’Uchiha più dotato dei suoi tempi e il filo rosso del suo destino si era confuso con il rosso del sangue del suo migliore amico che gli imbrattava le mani, morto per colpa sua. Il risveglio del Mangekyo sharingan aveva portato gioia nella sua famiglia, convinti che sarebbe diventato così forte da superare perfino suo nonno Kagami, e vergogna nel cuore di Shisui. Non aveva mai avuto il coraggio di rivelare come avesse risvegliato quell’occhio maledetto.
Ero così geloso di lui che ho lasciato morisse.
La guerra era finita da un anno e Shisui aveva solo otto anni.
 
**
 
Il filo cominciò a tirare, a esercitare una piccola pressione che lo tendeva tra i dedalo di Konoha. Shisui lo osservò curioso e sperimentò. Provò ad allontanarsi verso la direzione opposta e scoprì che poteva farlo: il filo sembrava tentare di trattenerlo, ma poi si allungava magicamente permettendogli di allontanarsi.
Shisui ci pensò attentamente, ma poi decise di assecondare chiunque stesse tirando dall’altro capo.
Camminò per tutto il distretto Uchiha mentre il filo si accorciava, uscì nel Villaggio e arrivò all’Accademia, entrò e uscì da una classe e poi si diresse verso il bosco dei campi di allenamento Uchiha. Si spostò fra gli alberi fino ad arrivare a una piccola radura.
Sul tronco di un albero caduto c’era un altro bambino.
Shisui continuò a seguire il filo che si accorciava finché non gli fu davanti. Il bambino aveva un gomitolo di filo rosso in grembo, dove continuava ad arrotolare meticoloso. Si fermò solo quando all’ultimo giro sentì una forte resistenza e alzò il viso, trovandosi davanti a Shisui.
Era molto carino, anche se i suoi occhi erano molto stanchi. Sembravano gli occhi di un adulto, anche se doveva essere più piccolo di lui.
Fissò il gomitolo e fece un piccolo sorriso per l’ingegnosità.  Nemmeno lui aveva pensato di provare a trovarlo tirando il filo invece che seguirlo, come aveva fatto fallendo.
“Sei molto intelligente” considerò. “Sei il figlio di Fugaku-sama?”
“Itachi” si presentò, la voce ancora molto infantile. “Tu sei Shisui del teletrasporto?”
Annuì e poi si sentì in impaccio. Sua nonna gli aveva raccontato delle anime gemella, ma non gli aveva spiegato come fare se si incontravano.
Shisui era uno shinobi, c’era solo una cosa in cui era addestrato e sapeva fare bene.
“Potrei vedere il tuo Mangekyo, per favore?” chiese con tono educato Itachi.
Gli sorrise ancora e scoprì che gli veniva semplice sorridergli. Non erano quegli stiramenti di labbra formali, senza sentimento e mai troppo sbilanciati. Era un vero sorriso.
Alzò la mano con l’indice e il medio uniti al mento.
“Se riesci a mettermi in difficoltà, te lo mostro” promette e gli occhi onice di Itachi si illuminano al riconoscimento.
Sono shinobi, c’è solo un modo che conoscono per esprimere il proprio cuore: con la guerra.
 
 
**
 
Atterrò acquattato sull’erba, un movimento silenzioso e fluido mentre afferrava la manciata di shuriken dal borsello. Ruotò sulle punte dei piedi, le ginocchia ancora piegate e la coda lunga che disegnava un cerchio attorno a lui. Teso e pronto allo scattò vago con gli occhi rossi tra gli alberi che lo circondavano. I tre tomoe roteavano come impazziti, cogliendo ogni più piccolo dettaglio della foresta che lo circondava. Scattò con il braccio e gli shuriken volarono nell’aria, dando l’impressione di seguire il bersaglio.
Itachi percepiva Shisui saltare sui rami, nascondersi fra le fronde. Vedeva il sottile rosso arrampicarsi sugli alberi, srotolarsi tutto attorno a lui.
Gli shuriken si conficcarono sulle cortecce e tagliarono foglie senza nemmeno sfiorare il loro bersaglio. Maledetto shunshin. Ma non importava, il suo sharingan gli aveva mostrato abbastanza.
Tese i muscoli pronto al balzo, gli occhi che continuavano a seguire i velocissimi movimenti sugli alberi. Afferrò l’ultimo kunai rimasto e concentrò la giusta quantità di chakra sui piedi. Saltò in aria più in alto di quanto avrebbe potuto normalmente e intercettò Shisui nella metà di un balzo, prevedendo lo spostamento.
Shisui era stato veloce a reagire, usò le piastre dell’avambraccio per frenare il colpo di kunai e ne approfittò allo stesso tempo per calciarlo via.
Ancora a mezz’aria si separarono, atterrando ai lati opposti dello spiazzo erboso. Itachi scattò nel momento esatto in cui i piedi toccarono terra, consapevole di non poter dare nemmeno un secondo di vantaggio a Shisui. Ma a quanto pare il cugino si era stancato di scappare e nascondersi dai suoi attacchi, perché fronteggiò l’attacco a sua volta.
Sharingan contro sharingan era sempre uno scontro basato sulla previsione e la sorpresa. I tomoi ruotavano nell’iridi vedendo con chiarezza ogni più piccola mossa, se solo Itachi si fosse permesso di distrarsi avrebbe potuto contare le ciglia di Shisui.
Il sospiro affrettato dalla fatica dei muscoli era coperto dallo scontrarsi del metallo e dall’impatto dei corpi. Danzavano in cerchio, i piedi che si muovevano veloci a ogni passo studiato. I filo rosso si muoveva con loro, stringendoli di più a ogni piroetta. Non era una vero intralcio, sapevano entrambi che era puro chakra intangibile, ma entrambi cominciarono istintivamente a muoversi come se rischiassero di inciampare sulla corda tesa. Fu l’errore fatale di Itachi, che nel tentativo di non aggrovigliarsi, abbassò momentaneamente la guardia.
Così non si trovò a ruzzolare per via di un inciampo al filo del destino, ma per uno sgambetto furtivo della sua anima gemella.
Soffiò fuori l’aria dei polmoni mentre atterrava di schiena e Shisui, fulmineo ovviamente, lo cullava alla nuca con il palmo per impedirgli di sbattere sul terreno e farsi male. La gentilezza non gli impedì però di appoggiare il ginocchio sulla sua cassa toracica, in posizione di dominanza.
“Vittoria”.
Itachi accennò un piccolo sorriso mentre lo pungolò al fianco scoperto con il kunai che non aveva mai lasciato andare.
“Parità” corresse.
Shisui dovette ammetterlo con una risata esasperata. Abbandonò la rigidità dei muscoli e rilassò gli arti, scivolando dolcemente al lato di Itachi sul terreno. Il minore però non permise che si allontanasse troppo da lui, continuò a premere contro di lui e intrecciò le loro gambe mentre si spostava di lato a sua volta. Aveva ancora lo sharingan attivo, ora poteva contare le sue ciglia, soffermarsi sull’arrossamento della pelle e distinguere ogni ciocca di capelli sudati e ribelli. Si avvicinò ancora provando sollievo nel toccarlo, nel sentire l’odore del sudore sulla pelle.
Shisui lo assecondò socchiudendo gli occhi, alzò una mano ad afferrare l’inizio della coda sulla nuca, un gesto ormai così abituale fra loro che spinse Itachi a far sfiorare il suo viso fino all’incontro delle labbra socchiuse.
Avevano sperimentato i baci fin da subito, anche se quando erano bambini era solo contatti innocenti sulle guance e la fronte. Era stato solo nei dieci anni di Itachi, quando un tredicenne Shisui aveva avuto l’impulso di premere per qualche secondo le loro labbra insieme. Da quel momento era stato un processo graduale che aveva portato entrambi a essere a loro agio con quel gesto, a sentirlo familiare e semplice come respirare.
Ma quella volta, probabilmente complice l’adrenalina che il cuore ancora pompava nelle vene come una droga che amplificava ogni percezione, si sentì pronto a osare –desiderare – di più.
Circospetto alzò le mani sul viso di Shisui, sfiorandogli con i polpastrelli i lineamenti più marcati degli zigomi, fino a immergersi le punta sui ciuffi ribelli delle basette corte. Shisui continuò ad assecondare i movimenti della bocca socchiusa e ciò diede la spinta a Itachi di continuare. Avvicinò maggiormente i loro visi, esercitando più pressione con la bocca e allungando la lingua a leccare il bordo delle labbra dell’altro.
Quel gesto fece irrigidire brevemente Shisui, ma non si spostò né tentò di allontanarlo. Aprì solo gli occhi osservandolo curioso mentre faceva i suoi tentativi ed esplorava attento. Si scostò solo quando Itachi provò a spingere la lingua a incontrare la sua.
“Aspetta, ‘Tachi…” mormorò ansante.
Ma lui sembrò non ascoltarlo, la sua mente concentrata nel sentire il corpo caldo vicino. Voleva esplorare ancora, sperimentare ancora. Assecondò il desiderio che lo spingeva a premere con il viso sulla gola di Shisui, baciò il collo incuriosito dal trovare piacevole quel calore, dal sentire le sue viscere agitarsi nel saggiare con la lingua il sapore salato della pelle morbida. Il gemito che uscì strozzato da Shisui e che fece rabbrividire tutto il suo corpo gli provocò una fitta al basso ventre, spingendolo a cercare maggiore contatto.
Ma a quel punto Shisui si fece più incisivo e sgusciò via dalla sua presa mettendo delle distanza fra loro. Aveva il viso acceso di rosso, come gli occhi che sembravano ribollire lava da quanto erano liquidi.
“Che stai facendo?” domandò ansioso, il fiatone che non aveva più nulla a che fare con lo sforzo fisico del loro piccolo sparring.
Itachi non rispose subito verbalmente, alzò solo la coscia incastrata fra le sue gambe fino a spingere contro una durezza all’inguine.
“Sei eccitato” gli disse con il cuore che si agitava di aspettativa e desiderio di spingersi oltre a quello che erano soliti fare. “Anch’io lo sono”.
Shisui lo fermò dallo strofinarsi contro di lui.
“È ovvio” borbottò in imbarazzo. “Abbiamo appena combattuto, l’adrenalina ha circolato e tu mi hai toccato”.
“Voglio toccarti ancora”.
“Itachi” lo richiamò come se volesse riportarlo alla ragione. “Abbiamo detto che aspettiamo i tuoi sedici anni per quello” gli ricordò.
In quel momento due anni di attesa gli sembravano infiniti. Voleva di più e lo voleva ora.
“Ci sono altre cose che possiamo fare nel frattempo” osò facendo resistenza al suo tentativo di allontanarlo ancora.
Shisui lo fissò con il fiato bloccato in gola e si sentì estremamente debole davanti allo sguardo di Itachi. Se quello era un suo tentativo di volgere gli esiti dello scontro a suo favore… ci stava riuscendo egregiamente.
Itachi approfittò del suo momento di esitazione per spingere ancora a strofinare il viso sul collo, che si trovò a esporre ancor di più con un sospiro soddisfatto. Non aveva mai immaginato che un gesto del genere potesse riempirlo di così tanti brividi, agitargli lo stomaco e indebolirgli le gambe. La forma delle labbra sulla pelle sensibile, che solitamente tendeva a proteggere e non offrire, gli stava facendo vedere le stelle.
Usò le briciole della sua forza di volontà per afferrarlo alle spalle e allontanarlo ancora. Ormai erano entrambi seduti contro un albero.
“Ma tu vuoi farlo?” fu l’unica cosa che riuscì a dire. “Ti senti pronto?”
Ricevette un’occhiata seria e meditabonda, come se Itachi stesse valutando le proprie capacità per la riuscita di una specifica missione, ma poi annuì.
“Tu?” rigirò la domanda.
Shisui desiderava intimamente Itachi da quando era entrato ufficialmente nell’adolescenza e si sentì un po’ spaesato nel ricevere quella domanda a sua volta. Nella sua mente si era sempre considerato lui il maggiore da dover tirare un freno per lasciare spazio e tempo a Itachi. Non si aspettava che la situazione potesse volgersi al contrario, con lui che spingeva Itachi a trattenersi.
“Sì” disse con un piccolo sorriso emozionato, le dita che formicolavano.
Itachi ricambiò il sorriso sereno e gli tornò vicino, questa volta senza trovare resistenza. Continuò la sua esplorazione afferrando il colletto alto della classica uniforme Uchiha per tornare a concentrarsi sul suo collo.
Shisui canticchiò in apprezzamento, rilassandosi nonostante i continui brividi per quell’attenzione, e allungò le mani sulla sua testa per accarezzargli i capelli. Pettinarlo era un gesto che lo rasserenava sempre. Tornò ad agitarsi di nuovo, però, quando Itachi spinse i fianchi contro i suoi e dondolo, mandandogli una fitta inequivocabile. Non sapeva perché si sentisse così preoccupato, ma gli dava la sensazione che tutto stesse andando troppo veloce e gli sfuggisse dalle mani. Quando quella mattina era uscito di casa non si aspettava che giornata finisse in quel modo. Non sapeva se era più spaventato o eccitato all’idea che Itachi continuasse.
“Aspetta…” mormorò fioco, ma Itachi riuscì a sentirlo e quindi si allontanò con un broncio infastidito.
Itachi aveva sempre un aspetto serio che lo faceva sembrare molto più vecchio della sua vera età, complici i segni di stanchezza che lo segnavano sotto gli occhi, l’espressione meditabonda e il portamento calmo, controllato; perfino i suoi genitori spesso lo trattavano come se fosse un adulto, dimenticando la sua vera età. A Shisui provocava il batticuore pensare che solo con lui Itachi perdeva quella sua tipica compostezza, assomigliando molto di più all’adolescente impaziente che sarebbe dovuto essere. Perciò ingoiò la protesta che gli era affiorata alle labbra e si spinse a baciarlo, osando approfondirlo come poco prima aveva tentato di fare lui. Scivolò con le mani dalle sue spalle ad afferragli i fianchi e lo sentì sospirare direttamente nella sua bocca.  
Nonostante la frenesia l’audacia iniziale di Itachi, continuarono a toccarsi e baciarsi senza osare mai troppo, ancora incerti su quello che stavano facendo. Shisui aveva un po’ la sensazione di camminare su un campo minato e più si approfondiva in esso più rischiava di far scoppiare la mine sotterrate. Baciarlo così a lungo, mordendo le labbra e inseguendo la lingua, e toccarlo con le mani ovunque arrivasse era più di quanto avesse sempre osato fare ed era davvero bello.
Sentiva la pressione dell’eccitazione e l’agitarsi dei suoi ormoni, ma allo stesso tempo era tutto così meraviglioso da farlo crogiolare in quel limbo.
In ogni caso, quando Itachi si fece così audace da tentare di infilare una mano nei suoi pantaloni, pensò fosse il momento di fermarsi lì.
“Sta tramontando, dobbiamo tornare” offrì come spiegazione all’espressione contrita di Itachi.
Molte ciocche corvine era scappate dall’elastico, che pendeva ormai alla base della coda pronto a sciogliersi del tutto, e numerosi fili d’erba di erano incastrati tra i capelli. Shisui sapeva di avere un altrettanto aspetto arruffato.
Gli andò alle spalle sistemando i capelli di nuovo nell’ordinata coda e dividendo nodi.
“La prossima volta” promise e nel farlo si sentì le mani sudare e il cuore battere impazzito. Il che era davvero ridicolo, riusciva a stare tranquillo davanti alla più pericolosa missione omicida, ma si agitava all’idea di quel passo in avanti con la sua anima gemella.
“Mhh” canticchiò Itachi prendendo seriamente la promessa. “I prossimi giorni sono impegnato con la squadra Ro” aggiunse.
“Il Sandaime mi ha convocato” disse a sua volta senza sbilanciarsi troppo.
Aveva promesso a Itachi che si sarebbe occupato lui del colpo di stato, quindi non voleva dirgli del suo piano. Temeva che non l’avrebbe presa bene dal momento che si trattava di manipolare mentalmente suo padre.
“Ci vediamo fra quattro giorni, prima della riunione del clan?” propose alzandosi per recuperare la loro attrezzatura.
Itachi lo seguì. “Solito posto” confermò. Probabilmente suo padre avrebbe voluto partecipasse alla riunione, ma gli avrebbe detto di essere impegnato in missione. Il suo sguardo si oscurò al pensiero della sua famiglia e di quello in cui si stavano invischiando.
Shisui lo afferrò per il codino, tirandolo leggermente come a voler ricatturare la sua attenzione, e gli sorrise rassicurante. Ricambiò il sorriso sereno.
Finché ci sarebbe stato il filo rosso a unirli non doveva temere niente.
 
**

Shisui era molto in ritardo, cosa insolita.
Non si rassicurò quando finalmente avvertì la sua presenza fra gli alberi, perché non si mostrò e l’unica cosa che disse fu di seguirlo. Fece come gli diceva, seguendo il filo rosso finché non arrivò alla scogliera del fiume Naka. Shisui era sul bordo, che guardava nel baratro con le spalle piegate.
C’era odore di sangue nel vento e proveniva da Shisui. Il suo istinto allenato da shinobi lo fece subito preparare al peggio.
Shisui non si voltò quando iniziò a parlare.
“Ormai sembra che il colpo di stato degli Uchiha sia inarrestabile. E se Konoha iniziasse una guerra intestina, di sicuro gli altri paesi ne approfitterebbero per aggredirci, si scatenerebbe un conflitto globale”.
Itachi si mosse inquieto, chiedendosi perché tirasse fuori quel discorso. Ne avevano già parlato spesso da quando il Sandaime aveva affidato a Shisui il compito di appianare i contrasti, spesso gli aveva chiesto il suo parere in merito. Ma mai il suo tono era stato così inevitabile, come se la catastrofe fosse pronta a scatenarsi nell’immediato.
Provò a dire qualcosa, ma Shisui scelse proprio quel momento per girarsi e tutto, ogni parola e pensiero, soffocarono davanti un orrore gelido. Sangue colava dall’occhio destro di Shisui, chiuso su un’orbita che poteva indovinare vuota.
“Quando ho provato a fermare il complotto usando kotoamatsukami Danzo mi ha rubato l’occhio destro. Lui non si fida di me, preferisce proteggere il villaggio alla sua maniera, senza preoccuparsi delle conseguenze” spiegò.
La mente di Itachi lavorò veloce, raggiungendo subito la veloce conclusione e la comprensione che Shisui voleva usare la tecnica del suo Mangekyo su Fugaku. Era una mossa rischiosa, che avrebbe funzionato solo se anche il Villaggio avesse cambiato modo di approcciarsi agli Uchiha. Non era stupito che Danzo non l’avesse approvata.
“Scommetto che tornerà per impadronirsi dell’altro occhio” aggiunse fronteggiandolo e alzò un mano al viso. Itachi capì cosa aveva intenzione di fare e provò un senso di inquietudine nel vederlo scavarsi l’orbita con le dita, trasppandosi l’occhio rimasto. “Prima che ciò accada lo darò a te”.
La prima sensazione che provò fu un fiotto di disperazione e rifiuto, ma poi si ricordò del suo dovere. Quell’incontro si era appena trasformato in una missione e si fidava della decisione di Shisui.
Avrebbe nascosto il mangekyo di Shisui, perciò lo prese. Il sangue colava su entrambi i suoi zigomi, ma la sua anima gemella stava sorridendo fiducioso.
“Sei il mio unico vero amico e l’unico a cui posso chiederlo” disse. “Proteggi il villaggio e il nome degli Uchiha”.
“Lo custodirò io” promise serio. “Tu ora cosa farai?”
Per Shisui la cosa migliore era nasconderlo dalla scena e trovare un luogo sicuro dove potesse nascondersi. Probabilmente avrebbe dovuto uscire dal Villaggio, trovare una copertura e qualcosa che lo facesse uscire dai radar. Anche se in quel modo c’era il rischio che Konoha lo avrebbe considerato un traditore e con il suo nome nel bingo book molti mercenari lo avrebbero cercato.
Shisui rispose mentre valutava ancora tutte le sue opzioni.
“La mia morte cambierà parecchie cose. Ho lasciato una lettera…”
L’espressione pensosa di Itachi si infranse immediatamente, distorcendosi nell’orrore che fino a quel momento aveva domato dentro di sì. Sgranò gli occhi e si protese verso di lui mentre notava che aveva iniziato a fare passi verso il bordo.
“No, Shisui!” supplicò indovinando la sua intenzione.
“Non fermami, Itachi!” gli ordinò autorevole, i piedi che sfioravano il bordo del precipizio elle sue spalle.
Un solo passo…
Shisui gli sorrise, dolce, come aveva fatto milioni di volte, quel sorriso che era solo loro.
E si sbilanciò all’indietro, offrendosi alla gravità.
Itachi scattò, lo sharingan attivo come se potesse permettergli di afferrare prima che scivolasse oltre. Afferrò il vuoto, le sua dita strinsero il filo rosso che veniva teso.
E in quel momento si spezzò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
E così la #Thewritingweek si è conclusa! È la prima volta che partecipo a un’iniziativa di Fanwriter.it,  a meno che non consideriamo il p0rnfest. Comunque sia è stato bello, permettendomi di cimentarmi nel Soulmate!AU che volevo provare da molto con più coppie che amo. Purtroppo devo dire di non essere molto soddisfatta del risultato. Paradossalmente, le uniche due OS che mi hanno convinta almeno al 60% sono state la prima e l’ultima >.< Va be’, colpa anche mia che tendo sempre a procrastinare e mi sono trovata a scrivere anche per il giorno stesso!!
In ogni caso, spero che a voi siano piaciute tutte comunque nel loro insieme. Vi ringrazio per avermi seguito in questa challenge, soprattutto ringrazio Maryromanziere che ha recensito ogni capitolo della raccolta ^^
 
Vi lascio un bacio, un abbraccio e un augurio e rivederci per nuove storie!
 

 

   
 
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