Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: ely_comet    04/06/2020    6 recensioni
“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”
“Bene, questa volta sarai cintura nera!”
“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..”
[..]
“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
Sana e Akito non sono più acerbi ragazzini alle porte dell'adolescenza. Ormai sono adulti, frequentano l'università di Tokyo, ma nonostante tutto le loro vite rimangono comunque intrecciate da un legame indissolubile. Saranno i sentimenti mai confessati o la forza distruttiva del tempo ad incrinare un equilibrio fin troppo precario?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

7. When We Were Young - Adele

 

<< Everybody loves the things you do,

From the way you talk

To the way you move.

Everybody here is watching you,

‘cause you feel like home,

You’re like a dream come true >>

 

 

Non appena il film di Sana uscì nelle sale giapponesi, il successo fu enorme. La straziante storia di un padre e sua figlia sordomuta, interpretata dalla giovane, aveva fatto breccia nei cuori di tutti gli spettatori e la fama di Kurata era al suo vertice. Arrivavano così tante proposte che Rei era costretto a declinarne sempre di più. Una mattina di inizio estate, dopo il servizio fotografico per una linea di costumi da bagno, l’agente aveva ricevuto una mail da un grosso produttore di Hollywood, con allegato un copione di un’altra storia drammatica. 
“Ma Sana è un’opportunità stupenda! Avrai una visibilità mondiale!” continuava a ripetere Rei. L’attrice non era così convinta che andare oltreoceano, di nuovo per di più, fosse una buona idea. Erano stati mesi molto stressanti e non vedeva l’ora di andare in vacanza: sua madre le aveva proposto un giro in Europa, un grand tour delle capitali e Sana ne era rimasta entusiasta. 
“Rei, non lo so. Stare via così tanti mesi e così lontano non mi convince.”
“Ma Sana! Sei già andata in America, quale sarebbe il problema adesso?”
Non voglio scappare di nuovo da lui, aveva pensato la ragazza.
Non poteva fuggire di nuovo a causa di Akito. 
I loro rapporti si erano chiusi totalmente dopo che lui si era aperto con Sana e lei non era più riuscita a vederlo nemmeno per sbaglio, dato che le rare volte che era uscita con i suoi amici, Hayama aveva fatto in modo di non esserci. Era successo proprio la sera precedente: Sana era arrivata direttamente dagli studi televisivi, ancora truccata e bellissima nel locale dove c’erano Tsuyoshi, Aya e Hisae ma di Akito nessuna traccia. 
“Il problema è che non ho la forza di girare un altro film senza prima riposarmi.” disse Sana risolutiva. “E poi non ci pensi al tuo matrimonio?! Le riprese finirebbero qualche giorno prima!”
“Asako capirebbe..” disse Rei, mentendo spudoratamente. La sua futura moglie era diventata una di quelle spose assalite dalla preoccupazione per la cerimonia perfetta, era intrattabile e di certo una notizia del genere l’avrebbe portata sull’orlo del crollo nervoso. 
“Rei, non mi sembra una buona idea. Se Sana ha deciso di riposarsi, datti pace. E vedi di iniziare a rilassarti anche tu. Guarda che faccia che hai! Sembri un morto che cammina!” disse la signora Kurata.
L’agente sbuffò, forse aveva veramente bisogno di una vacanza. Il matrimonio si avvicinava sempre di più e prima di immergersi di nuovo nello stress, doveva staccare la spina. 
“Quindi quando partiamo Mama?”





 

Giugno era arrivato e con lui, finalmente, l’estate. Gli studenti avevano finito le lezioni, le piscine avevano riaperto e tutto sembrava più leggero e splendente. 
“Si, si, Hisae verrò con te oggi pomeriggio, stamattina devo studiare ma— si, va bene, ti compro le sigarette.” Fuka chiuse la telefonata. Nel suo minuscolo appartamento faceva un caldo insopportabile e lei non aveva che un semplice ventilatore. Stava facendo colazione e accese la televisione.
“Chissà se trovo qualcosa di decente da guardare a quest’ora” fece un veloce zapping tra i canali ma l’unica cosa che trovò fu un talk show che parlava di Sana.
“A quanto pare la nostra attrice preferita tra poco partirà per l’America, giusto Arise?” disse la conduttrice alla sua ospite in studio che Fuka riconobbe subito: era Arise Tomokoi, la regina dei giornali scandalistici, che avrebbe venduto persino sua figlia per una storia succosa. 
“Non abbiamo nulla di confermato ma sappiamo che Sana Kurata ha ricevuto un’allettante proposta di lavoro da un noto regista hollywoodiano!”
Ancora? pensò Fuka, Sana vuole davvero partire per gli Stati Uniti?
Intuiva che era successo qualcosa tra lei e Hayama, ma non sapeva cosa. La sua amica non si era confidata ma era chiaro come il sole. Ogni volta che c’era la possibilità che l’attrice potesse raggiungerli, magari per una birra dopo cena, Akito si dileguava più in fretta possibile e il solo sentirla nominare, gli faceva assumere uno sguardo da cucciolo ferito. 
Fuka afferrò il telefono e compose il numero di Sana, questa volta doveva avere le risposte dalla fonte stessa, peccato che squillò a vuoto. 
Magari è già partita. No, impossibile, me l’avrebbe detto, sono la sua migliore amica!
Scrisse un messaggio a Hisae dicendole che non sarebbe riuscita ad andare in piscina con lei nel pomeriggio.
Arrivò di fronte alla villa in stile occidentale in meno di mezz’ora ma non c’era l’ombra di Sana, anzi sembrava che la casa fosse deserta. Fuka iniziò a inondarla di messaggi e riempì la sua segreteria telefonica con insulti di tutti i generi, fino a che la diretta interessata la richiamò.
“Fuka si può sapere che problemi hai?!” le urlò al telefono.
“Tu che problemi hai?! Andare in America senza dire niente a nessuno! Bell’amica!”
“In America? Perché dovrei andare in America scusa!” disse Sana al telefono. 
“Ma stamattina ho sentito che saresti partita per girare un film di Hollywood..”
Fuka sentì un profondo sospiro dall’altro lato del telefono.
“Dove sei?” le chiese.
“Sono fuori da casa tua ma..” in quell’istante il grande cancello in ferro si aprì improvvisamente e Fuka entrò. 
Sana se ne stava reclusa da qualche giorno, non facendo altro che dormire e fare docce fresche, era quella la sua idea di vacanza.
La casa era sigillata, c’erano scatole di cibo d’asporto ovunque e una puzza di umidità molto forte. 
“Da quant’è che sei chiusa qui dentro, anni?” le disse Matsui, tappandosi il naso.
Sana scese le scale, era in accappatoio e aveva una maschera, di quello che Fuka presupponeva, fosse argilla. 
“Molto divertente.. Mi sto solo ristabilendo. Sono stata così indaffarata con il lavoro che ho totalmente dimenticato la sessione di esami.”
“Ma l’America? E’ vero che partirai tra poco?”
Sana scosse la testa. Era stata la domanda che l’aveva perseguitata in quei giorni, tutti i rimpianti e i dubbi sull’accettare o meno la proposta di Hollywood, ma in cuor suo sapeva che non doveva tirare troppo la corda o persino la sua salute ne avrebbe risentito. 
“No Fuka, non vado da nessuna parte.”
“Per fortuna” le rispose l’amica. “Non avrei sopportato un altro teatrino come quello di anni fa. Avresti spezzato il cuore a tutti.”
“Ma non dire sciocchezze.. ormai vi siete abituati al mio lavoro!” rispose Sana tentando di sorridere. Fuka però rimase impassibile.
“Sana, che è successo tra te e Hayama?”
“Non so di cosa tu stia parlando..”
“Non prendermi in giro. E’ ovvio che sia successo qualcosa, non fate altro che evitarvi e la questione sta diventando ridicola. Dimmi che è successo, sono la tua migliore amica”
L’attrice sospirò, forse parlarne le avrebbe fatto bene.
“Io e Akito siamo finiti a letto insieme.” disse sottovoce. Fuka strabuzzò gli occhi.
“Che cosa?! Quando?”
“Quasi due mesi fa.. e non è tutto. Una settimana dopo.. beh, quello, è venuto qui e mi ha chiesto spiegazioni, spiegazioni che non ho saputo dargli e non ci parliamo da allora. Io sono stata molto presa dal lavoro quindi non sono più riuscita a vederlo, però onestamente non saprei cosa dirgli.”
E’ incredibile come questi due idioti non siano ancora riusciti a dirsi quello che provano, pensò Fuka.
“Sana, è normale che lui voglia spiegazioni, siete finiti a letto insieme, porca miseria! Non è di certo una cosa che fai con tutti, giusto?”
La ragazza annuì.
“Il sesso non è una cosa da nulla, ormai hai più di vent’anni, dovresti saperlo. Ogni nostra azione corrisponde a una reazione e ha delle conseguenze ben precise. Perché ci sei finita a letto insieme te lo sei chiesta?” Ma prima che Sana potesse risponderle la sua amica continuò. “Sicuramente Hayama si sarà fatto mille paranoie e probabilmente è convinto che tutto questo sia colpa sua, come al solito. Sana mi devi dire tutto, ti sei andata a infilare in una situazione difficile e devi muoverti con molta cautela o entrambi soffrirete molto.”
“Su questo non c’è pericolo, ho già il cuore a pezzi.” asserì tetramente Sana. Aveva passato le ultime settimane cercando di scordare tutto, la notte passata insieme, i mille baci rubati, le litigate e l’ultimo confronto che aveva avuto con Akito, ma non era servito a nulla se non a farle più male che mai. Non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che fosse tutto sbagliato, che da quando Akito se n’era andato quella sera lasciandola sola, il mondo avesse iniziato a girare in senso opposto e lei aveva totalmente perso la bussola.
“Sono convinta che anche lui ha sofferto molto.” disse Fuka, avvicinandosi a Sana e stringendola in un abbraccio.

Quel giorno parlarono a lungo, si confrontarono su molte cose cercando di chiarire tutto ciò che provava Sana per Akito, cosa che da sola non sarebbe stata capace di fare ma con la sua migliore amica accanto riuscirono a far luce su quell’enorme matassa di sentimenti confusi, a tratti contraddittori e molto complicati. Fuka l’aveva convinta ad andare a parlare con Akito il giorno stesso, anche perché Sana sentiva quanto le pesassero i suoi sentimenti adesso che li aveva destati. Percepiva un fiume agitato pronto a gettarsi in mare e quel mare era Hayama. 
Salutò la sua amica e si diresse verso casa del ragazzo, era impaziente di vederlo. Le settimane passate a rimuginare su di lui erano state tremende, le era mancato moltissimo. Arrivò di fronte al palazzo e guardò l’orologio: erano quasi le sei. Sana trovò la porta del condominio aperta e salì con l’ascensore fino al quindicesimo piano. Non riusciva stare ferma, era pervasa dall’ansia.
Okay, stai andando a dire al tuo migliore amico che sei innamorata di lui dai tempi delle scuole elementari, va tutto bene, pensa a respirare, si era detta mentre le porte si aprivano. Sperava con tutta se stessa che fosse a casa, che avesse ancora qualche scatola di noodles secchi e quel tè al gelsomino che le aveva fatto l’ultima volta. Suonò il campanello ma non rispose nessuno. Ci riprovò altre due, tre, sei volte ma nulla. 

Forse è ad allenarsi da qualche parte.
Stava per arrendersi al fatto che sarebbe dovuta ripassare, ma la porta si aprì di colpo.
“Kurata.. cosa fai qui?” disse Akito, visibilmente sorpreso.
“Akito! Oh bene, sei in casa! Possiamo parlare?” rispose la ragazza sorridendo. “Posso entrare?”
“Non credo che sia una buona idea” al sentire quella frase il sorriso di Sana si congelò immediatamente.
Prima che potesse aggiungere altro, con orrore si accorse che Hayama non era solo. Sul divano c’erano dei vestiti fin troppo piccoli per essere del ragazzo, sul tavolo c’erano diversi piatti per una persona sola e poteva chiaramente sentire il rumore della doccia accesa. Poi una voce chiamò Akito e Sana si sentì morire. Doveva andarsene subito da lì o l’umiliazione sarebbe stata troppo grande.
“Quindi?” disse il ragazzo dopo un lungo silenzio. “Che cosa c'è?”
Devo inventarmi qualcosa alla svelta, non posso rimanere di certo qui a fissarlo come un’idiota.
“Rei mi ha detto di ricordarti che sei invitato al suo matrimonio.” Sana parlò con un tono così freddo che nemmeno si riconobbe. 
“Ah, si mi sembrava di aver ricevuto l’invito.” rispose lui con indifferenza.
Cosa? Allora Rei l’ha invitato sul serio, maledizione! 
“Altro?”
Sana scosse la testa. Quella conversazione così anomala per loro non aveva fatto altro che buttare sale sulla ferita. Lui accennò un saluto e chiuse la porta. La ragazza sbuffò forte, sentiva le gambe pesanti e i sentimenti non confessati stavano diventando insopportabili. Tremava dalla testa ai piedi e voleva andare a casa. Non se la sentiva proprio di chiamare Fuka e raccontarle tutto, era troppo a pezzi, così decise di fare un’altra telefonata e di partire per Hollywood appena possibile.

 





 

Il giorno della cerimonia era finalmente arrivato. 

Asako e Rei avevano deciso di celebrare le nozze in una chiesetta fuori Tokyo, in una bellissima giornata di fine estate. La luce dorata del sole inondava il paesaggio verde intorno alla chiesa, facendo brillare l’erba come giada. Faceva ancora caldo, ma l’afa era calata e il vento rinfrescava l’aria. Gli invitati, tutti vestiti di rosso e oro, stavano prendendo posto mentre la sposa trafficava nella cappella accanto con il maestoso vestito bianco.
“Dove diavolo è Sana?!” sbraitava Asako, mentre le sue damigelle le trotterellavano intorno cercando di calmarla. Aveva i capelli biondi avvolti nei bigodini, il trucco non era ancora pronto e la damigella d’onore doveva ancora arrivare. Afferrò il telefono e compose il numero del suo futuro marito, urlandogli che doveva correre a casa Kurata e trascinare l’attrice anche per le caviglie se fosse stato necessario.
“Certo tesoro! Tutto quello che vuoi tesoro!” aveva risposto Rei montando in macchina con addosso lo smoking da cerimonia. Aveva guidato di tutta fretta fino a Tokyo ed era finalmente arrivato davanti alla casa in stile occidentale. 
“SANAAAAAA!” urlava Rei suonando il clacson dal viale della villa.
Uscì la signora Kurata, con il suo kimono cerimoniale e il suo ventaglio bizzarro e si mise a strillare SANA insieme all’agente.
Dopo qualche minuto finalmente l’attrice uscì: indossava un abito ciliegia a portafoglio, lungo fino a terra con uno spacco vertiginoso che saliva fino alla coscia*, dei sandali dorati con il tacco a spillo e una stola leggera rosso fuoco. Aveva raccolto i lunghi capelli in uno chignon e lasciato il viso quasi privo di trucco, tranne per le labbra carnose tinte di un rossetto color melograno. 
“Sana, sei bellissima!” le disse la madre salendo in macchina di Rei.
“Grazie Mama” rispose lei arrossendo. “Ma Rei, tu non dovresti già essere in chiesa?”
“Anche tu!” le urlò lui, sgommando a tutta velocità.

La cerimonia fu perfetta: Asako aveva un incantevole vestito da sposa che la faceva sembrare una principessa, Rei aveva scritto dei voti toccanti e tre quarti degli invitati si era commosso. Sana, accanto alle altre damigelle, guardava con le lacrime agli occhi il momento in cui si scambiarono gli anelli. Era felice per loro. Era felice di essere lì quel giorno. Era felice come non lo era da un pezzo.
L’estate passata a lavorare in America l’aveva tenuta concentrata, ma ora che era tornata a casa si sentiva più che mai in balia delle emozioni che aveva tentato di sopprimere in tre mesi. Buttò rapidamente un occhio sul resto degli invitati, di Akito nemmeno l’ombra ed era meglio così. Non voleva vederlo in un contesto cosi sentimentale, era convinta che se l’avesse incontrato sarebbe crollata come un castello di carte. Aveva sentito le sue amiche durante l’estate che le avevano raccontato gran poco su Hayama, anche perché a quanto pare era sparito dalla circolazione.
Meglio così, si era detta Sana, se non ne sento parlare magari riuscirò a dimenticarlo. Ma si sbagliava di grosso: spesso le appariva anche in sogno, come un fantasma dal quale non riusciva a liberarsi. 
Gli invitati uscirono dalla chiesa e mentre gli sposi scattavano le ultime foto con la famiglia, Kurata si diresse verso la macchina di Rei ma venne paralizzata dalla vista di sua madre che parlava allegramente con Hayama. I loro occhi si incontrarono per un secondo e Sana sentì tutto il suo amore e odio - era arrivata persino ad odiarlo - che cercava di uscire dal vaso dove lei l’aveva chiuso. Si allontanò il più velocemente possibile.
Non sarà facile evitarlo oggi.

 



Akito aveva passato un’estate miserabile.
Dopo la sessione di esami che non era andata come aveva previsto, la partenza di Sana l’aveva turbato ancora di più e non riusciva a smettere di pensare al giorno che era passata a casa sua. C’era qualcosa che gli sfuggiva, un pezzo del puzzle che non si infilava nel quadro generale, ma d’altro canto non avevano più il rapporto di un tempo, perciò non poteva nemmeno porsi troppe domande perché sarebbero rimaste senza risposta. L’aveva vista subito quel pomeriggio al matrimonio di Sagami, stava aiutando la sposa a sistemare il lungo strascico bianco. Akito l’aveva trovata bellissima e chiunque accanto a lei, svaniva totalmente. L’abito che aveva quel giorno le risaltava la pelle dorata, lasciandole nuda tutta la schiena. Il ragazzo si era sentito mancare la terra sotto i piedi, Sana sembrava uscita dalla scena di un film. E poi quando l’aveva incrociata fuori dalla chiesa, il suo sguardo gli era sembrato così strano, così tristemente innamorato e di nuovo si era posto mille domande, senza però arrivare ad una risposta.

“Sei davvero affascinante oggi, Hayama.” disse la signora Kurata, interrompendo i suoi pensieri. La donna indossava un kimono rosato con dei disegni floreali, diametralmente opposto dallo stile della figlia.
“Grazie signora. Le andrebbe di venire in macchina con me per andare al ricevimento?” 
“Certo! Sarà divertente!” disse la donna, aggrappandosi al braccio del giovane.

La villa dove avevano deciso di fare il ricevimento di nozze era immersa nel verde, come tutta quella zona. Il sentiero che conduceva alla sala della festa era un percorso che si insidiava in un boschetto e si apriva in un grande giardino, pieno di fontane e cespugli odorosi. Era tutto addobbato con nastri dorati, luci e candele e persino i camerieri sembravano usciti dal mondo delle favole. Sana arrivò accompagnata dal fratello della sposa, Jiro. Si conoscevano per caso e lui era un ragazzo molto gentile ed educato; aveva frequentato la facoltà di ingegneria e le stava spiegando quanto fossero duri certi esami di matematica.
“Guarda ti credo sulla parola!” gli rispose Sana, già stanca di sentir parlare della materia che odiava di più. “Com’è bello qui!” 
Si guardò attorno, piroettando nella grande sala quasi fosse una bambina. Tutti la guardavano, tutti erano affascinati dalla sua figura e dal suo essere estremamente candida d’animo.
“Sana smettila di volteggiare, non sei un ventilatore!” la rimproverò sua madre, arrivando a braccetto con Akito. I due giovani si guardano un attimo.
“Ciao” disse velocemente il ragazzo, alzando la mano.
Sana gli fece un cenno con la testa e si allontanò. 
Poteva almeno fermarsi a fare due chiacchiere, pensò Hayama.
“Dovresti provare a parlarle” disse la signora Kurata dopo qualche istante di silenzio. Stava guardando la figlia chiacchierare con gli invitati.
“E’ tutta l’estate che sento che ha qualcosa che non va. Ovviamente con me non si vuole confidare ma credo che il fattore scatenante di tutto questo suo continuo nervosismo sia tu, Akito” lo guardò dritto negli occhi color miele. Lei conosceva i sentimenti di entrambi, li aveva visti crescere e sbocciare come un roseto rigoglioso.
Akito fece un segno di assenso e si allontanò; quella donna aveva ragione, lui e Sana dovevano chiarirsi, una volta per tutte.
La serata passò velocemente e dopo una cena molto tesa ed imbarazzata - Sana e Akito avevano scoperto non solo di essere allo stesso tavolo, ma anche di essere seduti vicini - era arrivato il momento delle danze e del taglio della torta nuziale. Gli invitati avevano lasciato la sala della cena e si erano diretti sotto il porticato dove era stato allestito un tavolo decorato con fiori e candele per il dolce. L’orchestra aveva iniziato le danze con un lento dedicato agli sposi, invitando poi il resto delle coppie in sala ad aggiungersi. Sana era seduta su una sedia vicino alla pista, con un bicchiere di vino in una mano e un ventaglio dorato nell’altra. 
Hayama è sparito da un pezzo, pensò guardandosi attorno, magari è andato a casa, dopo la serata penosa che è stato costretto a passare.
In effetti il ragazzo si era trovato in mezzo all’attrice, sua madre e i genitori di Asako, un gruppetto molto rumoroso, che non faceva altro che cantare e urlare agli sposi; non appena aveva potuto Akito si era dileguato. Sana sospirò, domandandosi chissà dove fosse e cosa stesse facendo.

“Vuoi ballare?” le chiese una voce. 

Era Hayama che le porgeva la mano e la guardava in modo estremamente dolce. La giovane sbarrò gli occhi, sorpresa, fece un cenno con la testa e afferrò la presa. 
Perché dovresti voler ballare con lui? la voce nella sua testa aveva fatto la solita domanda odiosa.
Andarono in mezzo alla pista e Akito la strinse a se. 
Al contatto tra i loro corpi, la giovane ebbe mille brividi e resistette alla tentazione di abbandonare la testa sulla spalla del ragazzo. Le balenò nella mente la sensazione che aveva provato quando Akito l’aveva spogliata per la prima volta, le sue dita che le accarezzavano la pelle e lei che se ne stava lì, immobile, troppo immersa nelle  emozioni che Hayama le faceva provare. Si scostò da quel ricordo così intenso, che ormai non le apparteneva più. Ondeggiarono per qualche minuto in silenzio e quando la musica finì, lui la prese per la mano e la portò fuori. Sana si fece trascinare, senza dire una parola, dentro l’immenso giardino della villa. La notte era illuminata da uno sottile spicchio di luna e una coperta di stelle. Il rumore lontano della musica si mescolava al dolce canto dei grilli. La ragazza si guardò intorno, erano avvolti dal bosco; poi posò lo sguardo su Akito, che era sempre rimasto in silenzio. 
“Perché mi hai portato qui?” gli chiese cercando di essere più tagliente possibile.
“Tua madre mi ha detto una cosa strana prima di cena, ha detto che sei stata inquieta tutta l’estate e che la ragione della tua partenza per gli Stati Uniti sarei io. E’ la verità? E questa volta vorrei che fossi sincera, con me e con te stessa.”
“Credevo che avessimo già fatto questo discorso, ti ho già detto tutto quello che penso e non era stato abbastanza, perché ora dovrebbe essere diverso?” rispose Sana duramente. Era arrabbiata per come si era comportato: lei di certo non era stata la migliore a gestire i sentimenti ma lui aveva voltato pagina molto in fretta.
Gelosia? la fastidiosa voce dentro la sua testa parlò.
Figurati se sono gelosa, Hayama non è altro che un donnaiolo.
“Rispondi alla mia domanda, Kurata.”
“Io non rispondo proprio a nulla! E ora se permetti, vorrei tornare alla festa!” disse cercando di allontanarsi ma Akito la afferrò per un braccio. 
“Perché sei così nervosa?”
“Non ti devo nessun tipo di spiegazioni, né del perché sono partita per Hollywood né di altro!” rispose Sana divincolandosi. “Di certo non voglio distoglierti dal cercare di trovare compagnia per passare la notte!”
Akito mollò la presa come se il braccio della ragazza scottasse. Di che stava parlando?
“Non sarai mica gelosa Kurata.”
“Io? Gelosa di cosa?! Di te che vai a letto con chissà chi? Ma non farmi ridere, figurati, cosa vuoi che mi interessi—“ e prima che potesse aggiungere qualche altra bugia creata per nascondere quello che provava, Akito le aveva preso il viso tra le mani e baciata con foga. Sana si staccò, ancora più infuriata.
“No! Puoi sognartelo! Mi hai spezzato il cuore e non puoi comportarti così!” disse spintonandolo.
“Come se tu non l’avessi mai fatto! Ti ricordo che nel momento cruciale tu ti sei comportata nella stessa maniera!” avevano ripreso a urlarsi addosso, sputando parole che erano rimaste così tanto a fermentare dentro e che in quel momento dirle ad alta voce era quasi doloroso.
“Di che accidenti stai parlando?”
“Di Kamura! Quando c’era la possibilità di sistemare le cose tra noi tu ti sei buttata tra le braccia di quell’imbecille! Secondo te io non ho avuto il cuore spezzato?! Non facevi altro che sbattere la tua relazione ovunque!” urlò Akito. Si erano fatti tanto di quel male durante tutti quegli anni che stava iniziando a venire a galla, come il relitto di una nave.
“Akito..” cominciò Sana. La sua voce non aveva più tracce di amarezza. Cercò di avvicinarsi a lui, ma il ragazzo fece un passo indietro.
“No, forse hai ragione tu. Forse non deve andare così” sentenziò con la mano alzata e si allontanò a grandi passi.
Vuoi lasciarlo andar via un’altra volta? urlò la voce nella testa di Sana. 
No, stavolta no. 
Lo inseguì, lo chiamò ma era di nuovo sparito. Si guardò attorno nella boscaglia, cercando di bucare il buio con lo sguardo e poi lo vide. Si stava dirigendo verso il parcheggio. Sana si tolse i sandali e corse, corse, non poteva lasciarlo andar via di nuovo, non riusciva a stare senza di lui. 
Raggiunse Akito, gli prese il viso tra le mani e lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo. Il ragazzo ricambiò subito il bacio, avvolgendola tra le braccia, stringendola sempre più forte: la risposta a tutte le sue domande era quella. Il loro contatto si stava evolvendo in qualcosa di più difficile da contenere e controllare, la forza del loro ardore stava iniziando a bruciare tutte le inibizioni.
“Akito.. non qui..” aveva sussurrato Sana tra un bacio e l’altro, mentre il ragazzo cercava di infilarsi nella sua profonda scollatura. Erano nel mezzo del viale che portava alla sala dove era ancora in corso la festa. Hayama la fissò serio, il respiro affannato e il viso pieno di rossetto. 

“Perfetto. Conosco un posto allora.” disse prendendole la mano e andando verso la sua macchina.






 

*Vestito Sana: 

https://www.thereformation.com/products/callalily-dress?color=Lipstick













Buonasera miei adorati e mie adorate!
Come state? Ho deciso di aggiornare un pochino prima perché ero troppo emozionata per questo capitolo! Era già pronto da un po' quindi ho pensato che non aveva senso farvi aspettare ancora. Posso dire con certezza che è stato uno dei più intensi da scrivere, ci sono molti salti temporali e un finale abbastanza importante rispetto alla fine del capitolo precedente. 
Sana e Akito però non si sono ancora chiariti del tutto, la loro situazione rimane sempre nebulosa, poco definita, ma hanno preso entrambi delle decisioni importanti!
Ringrazio tantissimo chi legge e ancora di più chi trova anche il tempo di recensire, i vostri commenti mi riempono sempre il cuore!
Detto tutto questo, vi ho lasciato il link del vestito della nostra Sana e vi aspetto al capitolo 8!
Baci stellari e stay (always) safe!
Eleo

 






  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: ely_comet