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Autore: SweetLuna    14/09/2020    0 recensioni
Mettete per un attimo da parte vampiri e lupi mutaforma, e immaginate un contesto in cui i personaggi di Twilight sono tutti umani. Se Renesmee e Jacob fossero stati entrambi umani, se l'imprinting non fosse esistito, le loro strade avrebbero trovato ugualmente il modo di incrociarsi?
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Renesmee ha diciotto anni e vive a Jacksonville con i suoi giovanissimi genitori, Edward e Bella. Un'occasione speciale, il matrimonio di suo nonno Charlie, la porterà a rinunciare ad un viaggio con i suoi amici per trascorrere due settimane a Forks. Lì farà la conoscenza di Jacob Black, un ragazzo della tribù Quileute più grande di lei e terribilmente affascinante.
Ma come reagirà Renesmee nello scoprire che Jacob anni prima era stato innamorato di sua madre?
E come reagirà Jacob nello scoprire che Renesmee è proprio la figlia della ragazza che gli aveva spezzato il cuore?
Leggete e scopritelo!
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N.B. Poiché la storia è una Alternative Universe che si svolge in un futuro non raccontato nella Saga di Twilight, alcuni personaggi potrebbero essere lievemente OOC.
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Twilight e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 3
 
Una volta entrata nel pub, mi accorsi che c’era un piccolo palco allestito con degli strumenti musicali. Sapevo che Seth se ne intendeva di musica, ma non ricordavo se mi avesse mai parlato dei Black Wolves.
Mi voltai nuovamente in cerca di Jacob, che mi raggiunse all’istante. Desiderai che mi mettesse un braccio attorno alle spalle, ma non lo fece: forse voleva capire meglio quali fossero le mie intenzioni, senza fare mosse azzardate di fronte ai suoi amici. E, quasi sicuramente, Jacob aveva capito che dovevo essere molto più piccola di lui. Ero certa che avrebbe chiesto a Seth quale fosse la mia età.
‒ Perché vi chiamate Black Wolves? ‒ domandai a Jake. ‒ Cioè… Wolves è per le leggende sui lupi, ma Black? E’ il tuo cognome, no?
‒ Be’, siamo stati Seth ed io a mettere su la band. Ma sai com’è, “Clearwater Wolves” suonava davvero male, e così abbiamo optato per Black. Sono il cantante, e suono anche la chitarra. La classica e quella elettrica. Ecco perché prima sono rimasto molto sorpreso quando mi hai detto che ti piace cantare ‒ mi rispose. In effetti, ero sorpresa anch’io: lo conoscevo da poche ore, eppure avevo già scoperto di avere una passione in comune con lui.
‒ Se hai qualche canzone da propormi, domani pomeriggio potremmo provarle insieme ‒ mi disse. ‒ Ti va? ‒ Certo che mi andava. E nonostante non avessi esattamente i gusti tipici di una qualunque diciottenne, non ero certa che Jacob conoscesse i miei artisti preferiti.
‒ Sarebbe bello. Conosci Spotify? Posso passarti le mie playlist.
‒ Ehi, certo che lo conosco. Vivo nella Riserva, non su Marte! ‒ Sorrise e mi fece l’occhiolino, dopodiché fu richiamato dai ragazzi. Non tutti suonavano, perché Sam era rimasto accanto a Leah. Anche Paul e Jared erano rimasti con noi, li raggiunsi. Sul palco, a quel punto, c’erano solo Seth, Jake, Quil ed Embry.
‒ Che genere di musica fanno? ‒ domandai a Leah.
‒ Rock, per lo più. Ma potrebbero sorprenderti… Fanno sia brani originali che cover. ‒ Quando iniziarono l’esibizione, mi accorsi che stavano suonando un brano originale rock. Jacob, dal palco, mi lanciava delle occhiate… ed io ricambiavo quegli sguardi. Non credevo nel colpo di fulmine, prima di quella sera. Sperai che la differenza di età non fosse un ostacolo insormontabile, in fondo non ero più minorenne. Mi stavo decisamente facendo dei film mentali, dei film degni di un Premio Oscar. Mi ero sempre detta che non mi sarei mai messa nelle condizioni di avere una storia a distanza, eppure la voglia di conoscere Jacob era più forte di qualunque cosa.
 
Seth mi riaccompagnò a casa intorno alle due di notte, avevo passato una serata magnifica. Dopo l’esibizione dei ragazzi restammo a ballare per un po’, e trovai il tempo di stare ancora da sola con Jacob. Avevo bevuto solo un drink, e ballare mi piaceva. In materia di feste e divertimento ero molto diversa dalla mamma, papà si metteva sempre a ridere quando mi raccontava che per portarla al ballo della scuola aveva dovuto insistere svariate volte. Mamma non amava particolarmente le feste, mentre per me a fare la differenza c’erano essenzialmente due cose: la musica e la compagnia.
‒ Seth, ricordati l’ora e… la scusa, per domani ‒ gli dissi. Mi ero messa d’accordo con lui per poter uscire con Jake in tranquillità, tanto sapevo che gli zii sarebbero arrivati lunedì, insieme a papà, e che quel giorno sarebbe stato tutto dedicato a nonno Carlisle e nonna Esme. Per non parlare degli ultimi preparativi del matrimonio… Conoscendo zia Alice, avrebbe senza ombra di dubbio provato a coinvolgermi.
‒ Certo… ‒ mi rispose Seth. ‒ All’una, per un pomeriggio in spiaggia a La Push. A proposito, Jake mi ha chiesto la tua età ‒ aggiunse. Ero certa che lo avrebbe fatto.
‒ Che c’è, si è spaventato? ‒ Mi misi a ridere.
‒ E’ rimasto un tantino sconvolto, credeva che fossi più grande. Ma vuole comunque uscire con te ‒ mi rassicurò.
‒ Sei un ottimo complice, Seth. Ti adoro. Allora buonanotte, ci vediamo domani.
‒ Buonanotte, Ness. ‒ Lo salutai con un bacio sulla guancia ed entrai in casa. Nonno Charlie era ancora sveglio, mi disse che la mamma era molto stanca e che era andata a dormire. Meglio così, per il momento non volevo dirle che avevo effettivamente fatto colpo su uno dei ragazzi della Riserva.
‒ Ehi tesoro, ti sei divertita a La Push? ‒ mi domandò il nonno. Dalla sua espressione intuii che aveva davvero parlato con Seth, sicuramente gli aveva chiesto di tenermi d’occhio affinché non facessi sciocchezze. In fondo, mia madre alla mia età gli aveva dato diversi grattacapi…
‒ Molto, nonno. Scusami se ti sono sembrata arrabbiata, non lo sono più. Sono stata bene con gli amici di Seth, e con i ragazzi della Riserva.
‒ Spero che tu riesca comunque a posticipare il tuo viaggio, Ness.
‒ Nei prossimi giorni, i miei amici mi faranno sapere. Grazie nonno, Buonanotte… Ora vado, sono molto stanca anch’io. ‒ Salutai il nonno e andai nella mia stanza, la stanza degli ospiti.
Mi buttai sul letto a peso morto, con il cellulare in mano. Jake ed io ci eravamo scambiati il numero, e quando guardai i messaggi mi accorsi che mi aveva scritto qualcosa su WhatsApp:
Buonanotte Renesmee, conoscerti è stato bellissimo. Non vedo l’ora che sia domani.
 
Gli risposi: Lo stesso vale per me, Jake. Buonanotte, a domani.
 
Ero troppo su di giri per rispondere ai messaggi dei miei amici, avevo bisogno di starmene un po’ per fatti miei. Dopo essermi lavata e messa il pigiama, provai ad addormentarmi.
 
***
 
Il mattino dopo, la mamma venne a svegliarmi. Mi aveva portato del latte con il cioccolato in polvere, proprio come piaceva a me.
‒ Sveglia, dormigliona ‒ mi disse, sedendosi al bordo del letto. Mi stropicciai gli occhi.
‒ Ehi, mamma. Grazie per la colazione. ‒ Le presi la tazza dalle mani, iniziando a bere.
‒ Allora… non hai niente da raccontarmi? Sei stata bene ieri sera a La Push? ‒ mi domandò. Decisi che per il momento non le avrei detto di Jake, in fondo non era successo nulla. Il fatto di avere un segreto riguardante un ragazzo mi fece sentire più grande.
‒ Sì, benissimo. Gli amici di Seth sono simpatici, c’erano anche delle persone della mia età. Ho rivisto anche Leah… Lei e Sam stanno per avere un bambino, lo sapevi?
‒ Sì, Charlie me lo aveva detto. Leah ha rischiato di perdere il bimbo, ecco perché non voleva che si sapesse.
‒ Ora Leah sta bene, mamma. Comunque, volevo dirti che oggi pomeriggio torno alla Riserva. C’è il sole, stranamente… e Seth mi porta in spiaggia. ‒ Provai a non tradire alcuna emozione.
‒ Renesmee… Non è che per caso… ti piace Seth? ‒ mi domandò la mamma, sorridendo.
‒ Ma no mamma, che cosa vai a pensare! Siamo quasi parenti ‒ risposi stizzita.
‒ Sto scherzando! Ricordati che domani vengono papà e gli zii, perciò non prendere altri impegni con Seth.
‒ Sì sì, non preoccuparti ‒ mi affrettai a rispondere. Bevvi un altro sorso di latte, per nascondere la mia espressione.
‒ Ormai sei maggiorenne, ed è giusto che tu abbia i tuoi spazi. Te lo devo, visto che ho stravolto i tuoi piani… Ma ricordati una cosa. Qualsiasi cosa tu faccia, stai attenta. Non sono affari miei, ma stai attenta. ‒ Sapevo a cosa si riferiva. Non voleva diventare nonna a trentasei anni, e, dal canto mio, io non volevo diventare mamma a diciotto. Mamma era una persona dalla mente aperta, complice il fatto che avessimo soltanto pochi anni di differenza. Mi aveva sempre detto di amarmi più della sua stessa vita, ma mi aveva anche detto che non avrei dovuto bruciare le tappe come avevano fatto lei e papà.
Avevo conosciuto Jacob soltanto la sera prima, non ci sarei andata a letto. Ma speravo che quell’appuntamento avesse dei risvolti positivi…
‒ Mamma, non serve che tu mi faccia di nuovo questo discorso. Davvero, non serve. ‒ Non volevo entrare nel dettaglio, ma sperai che la mamma avesse capito.
‒ Va bene, Renesmee. E in ogni caso, sappi che puoi parlarmi di qualunque cosa. Okay?
‒ Okay. ‒ Le diedi un bacio sulla guancia, dopodiché sgattaiolai in bagno per farmi una doccia.
 
All’una, Seth si fece trovare puntuale davanti casa di nonno Charlie. Mi ero messa il costume da bagno, visto che ufficialmente sarei andata in spiaggia. Non sapevo dove volesse portarmi Jake, ma non volevo far insospettire nessuno.
Il fatto che Jake fosse uno dei migliori amici di Seth era rassicurante. Ero una persona diffidente per natura, e gli uomini della mia famiglia avevano alzato fin troppo le mie aspettative sui ragazzi. Papà e nonno Carlisle sembravano uomini d’altri tempi, a volte. E se Jake e Seth erano così amici, potevo escludere il fatto che il ragazzo con cui sarei uscita fosse un maniaco o un serial killer. Forse, Forks non era il massimo… ma i ragazzi erano decisamente migliori della maggior parte dei miei compagni di scuola.
‒ Torno per l’ora di cena ‒ dissi, prima di uscire. Mamma si era organizzata per rivedere alcuni suoi vecchi amici del liceo.
Seth si fermò a salutare sua madre, dopodiché salimmo in macchina. Sembrava pensieroso.
‒ Che c’è, Seth?
‒ Nulla, Renesmee. E’ che mi sembra di essere tornato ai tempi del liceo, in pratica ti sto aiutando ad uscire con un ragazzo senza che la tua famiglia lo sappia. Sto tradendo la fiducia del vecchio Charlie. ‒ Si mise a ridere, ma sembrava piuttosto nervoso. Non volevo rovinarmi la giornata, ma presto avrei indagato meglio su quale fosse il problema.
Una volta arrivati a La Push, Seth si fermò in un piazzale: riconobbi all’istante Jacob, era venuto a prendermi con una moto. Aveva un casco in più, che ovviamente doveva essere per me. Scendemmo dalla macchina, salutai Seth e Jake mi porse il casco.
‒ Ness, Jake, fatevi trovare qui alle diciotto e quaranta ‒ ci disse Seth. Lui e Jake si lanciarono uno sguardo, era come se Seth gli avesse dato un avvertimento. Ero stufa di essere trattata come una ragazzina da proteggere, ero stata piuttosto chiara con Seth la sera precedente: non mi sarei messa nei guai. Seth ripartì immediatamente, e a quel punto mi ritrovai da sola con Jake.
Si era vestito in maniera molto semplice, con una maglietta nera e un paio di bermuda. Era bellissimo, e mi fece lo stesso effetto della sera precedente.
‒ Ciao, Jake ‒ gli dissi, avvicinandomi alla moto.
‒ Ciao, Ness. ‒ Si chinò per darmi un bacio sulla guancia, ed io mi sentii avvampare. Abbassai lo sguardo, e poi sorrisi come un’ebete. ‒ Salta su, ti porto in spiaggia. Abbiamo un sacco di tempo. ‒ Salii sulla moto, allacciando le braccia attorno alla sua vita. Lo strinsi forte.
‒ Allora, che programmi hai? ‒ gli domandai, prima che mettesse in moto.
‒ Spiaggia e poi scegli tu… Ho dato un’occhiata alla tua playlist, è molto bella. Potremmo cantare qualcosa insieme.
‒ Sì Jake, volentieri. ‒ Mise in modo, il rombo mi ricordava quello delle fusa di un gatto. Quella moto era un gioiellino. Mi accoccolai contro la sua schiena, ma Jake guidava in modo prudente e non eccessivamente veloce. Mi ritrovai a pensare che aveva un buon odore, e questo non aiutava affatto i miei poveri ormoni, già del tutto impazziti. Il vento in faccia era leggero e piacevole, sfrecciavamo su quelle strade circondate da alberi. Non avevo mai apprezzato la bellezza di quei luoghi, ma in quel momento mi sembrava di essere in un film. C’era qualcosa di magico, in quell’atmosfera.
Arrivammo in spiaggia, in un posticino riservato. C’era ancora il sole, e decisi che avrei provato a farmi il bagno. Mi ero anche portata un cambio, nel caso in cui avessi avuto freddo.
‒ Dimmi un po’, ci sono davvero i lupi qui? ‒ domandai, mentre poggiavo la borsa a terra e Jake mi aiutava a stendere il telo da mare.
‒ Sì, certo che ci sono… ma non vicino ai centri abitati, puoi stare tranquilla. Non ti avrei mai portata in un posto pericoloso. ‒ Jake, poi, si tolse la maglietta e i bermuda. Forse stavo sbavando e non me ne rendevo neanche conto… Più lo guardavo, più mi ritrovavo a pensare al fatto che fosse bellissimo. Aveva chiaramente il fisico di uno sportivo, con i muscoli ben definiti…
‒ Renesmee, mi stai ascoltando?
‒ Sì… sì, scusami. Ero soprappensiero. ‒ Mi tolsi anch’io la maglietta e i pantaloncini, riponendoli nella borsa. Ero bianchissima, non mi era mai piaciuto prendere il sole. Avevo ereditato la pelle chiara di mia madre e di nonna Renée, mi piaceva dire di avere un “pallore nobiliare”. Legai i miei capelli in una coda, dopodiché tirai fuori dalla borsa la crema solare.
‒ Mi aiuteresti a metterla? ‒ domandai a Jake con una certa sfacciataggine. ‒ Sì, lo so che sembro una specie di vampiro, ma devo metterla o rischio di prendere una scottatura. ‒ Jake rise.
‒ E così, io sarei un lupo e tu una vampira ‒ disse, continuando a sorridere.
‒ Secondo le tue leggende, dovremmo odiarci ‒ commentai, facendo una smorfia. ‒ Tutti mi dicono che dovrei farmi una lampada, è snervante.
‒ Sei… perfetta così come sei, Ness ‒ mi disse. ‒ Prese un po’ di crema tra le mani e le poggiò sulla mia schiena, facendo bene attenzione a mettere la crema dappertutto. Chiusi gli occhi, il mio corpo aveva avuto un sussulto non appena le sue mani si erano posate sulla mia pelle. C’era una certa tensione tra noi, ed era inutile negarlo. ‒ Ieri sera, quando ho chiesto a Seth la tua età, mi sono sentito in colpa ‒ mi disse.
‒ Be’… sono maggiorenne, non c’è nulla di male ad uscire insieme. Seth ne ha trentadue, non cambia molto. No? 
‒ Forse hai ragione. Non hai pensato male di me, vero? Di solito non chiedo di uscire alle ragazze della tua età.
‒ Jake, se… se non avessi voluto uscire con te, ti assicuro che lo avresti capito ‒ lo rassicurai. Si sentiva davvero in colpa, e la cosa mi faceva sorridere. Eravamo giovani entrambi, non stavo mica uscendo con un cinquantenne.
Dopo qualche minuto, mi feci coraggio e andai di corsa verso l’oceano, bagnandomi i piedi. Jake mi raggiunse, cingendomi finalmente le spalle con il braccio. Mi sentivo minuscola, accanto a lui.
‒ E’ gelido, Jake. Come fate a farvi il bagno qui?
‒ Non sei costretta ‒ mi rispose. ‒ Io ci sono abituato, ma non voglio che tu ti prenda un raffreddore.
‒ Non mi prenderò un raffreddore. Forza, andiamo! ‒ Mi buttai in acqua, senza pensarci. Cazzo se era fredda! Sarei uscita all’istante, ma poi Jake mi raggiunse riemergendo proprio accanto a me. E, di nuovo, mi incantai a guardarlo. I capelli bagnati, gettati all’indietro. Le gocce d’acqua su quel corpo perfetto. Sì, credo che gli sarei volentieri saltata addosso, in quell’istante. Spalancò le braccia, e mi ci buttai a capofitto.
‒ Okay, usciamo. Sto gelando ‒ gli dissi. Mi strinse più forte a sé, per poi prendermi in braccio.
‒ Be’, sei stata coraggiosa. ‒ Uscì dall’acqua con me ancora in braccio, stretta nella sua morsa d’acciaio. Mi adagiò sul telo, per poi poggiarmene un altro sulle spalle e stringermi a sé. Jake emanava calore, avevo una scusa per restarmene in quella posizione.
‒ Ho bisogno di farmi una doccia, Jake. Ho i capelli pieni di sabbia ‒ gli dissi non appena mi fui asciugata un minimo. ‒ Vivi da solo? ‒ gli domandai.
‒ Vivo con papà, ma oggi è andato a pranzo da mia sorella e da Paul ‒ mi disse. ‒ Ti fidi o…
‒ Certo che mi fido, scemo. ‒ Ormai ero entrata in confidenza, e parlare con lui mi riusciva sempre più facile.
Restammo ancora un po’ sdraiati al sole, a parlare.
‒ Insomma, perché sei così misteriosa? ‒ insistette Jake. ‒ Non vuoi proprio dirmi nulla di te…
‒ Abbiamo due settimane di tempo, ricordi? Non sappiamo molto l’uno dell’altra, eppure… mi sembra di conoscerti da sempre ‒ gli dissi, di slancio.
‒ Come fai? ‒ mi domandò.
‒ A fare cosa?
‒ A dire le stesse cose che ti direi anch’io. ‒ Sorrisi, per poi abbassare di nuovo lo sguardo.
‒ Promettimi che continueremo a sentirci, quando tornerò a casa ‒ gli dissi. ‒ Raramente mi capita di stare… così bene con qualcuno.
‒ Con qualcuno o… con un ragazzo? ‒ mi provocò.
‒ La seconda… ‒ A quel punto, Jake si alzò dal telo da mare e mi porse la mano, aiutandomi ad alzarmi. Ormai era tutto così palese, e anche se mi ero ripromessa che non avrei mai baciato un ragazzo al primo appuntamento, desideravo con tutta me stessa che Jake si facesse avanti.
‒ Andiamo? Non voglio sprecare neanche un minuto del nostro tempo, e tu devi farti una doccia. ‒ Aveva sviato il discorso, ancora una volta. Doveva seriamente sentirsi in colpa per quella faccenda dell’età, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Troppo tardi per fingere che saremmo stati soltanto amici.

***
Ciao! Rinnovo il mio invito a farmi conoscere le vostre opinioni, e vi aspetto lunedì prossimo!
Greta
  
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