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Autore: Rumaan    02/11/2020    4 recensioni
Quando la sua classe viene distrutta a seguito dell'ennesimo litigio tra Hermione Granger e Draco Malfoy, Severus Piton esplode e spedisce la Caposcuola nell'ufficio di Silente. Il Preside decide quindi di scommettere su quella coppia irritante ma non passerà molto tempo prima che Piton debba mettere in campo tutte le sue armi per evitare il peggio.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Contesto generale/vago
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Capitolo 6 - Epilogo

La Disfatta di Piton

Rinvasare la Fiamma del Drago era stato più semplice di quanto Hermione si fosse immaginata, probabilmente perché lei e Neville avevano lavorato assieme così tante volte negli anni che si erano abituati alla reciproca magia. Riuscirono presto a risistemare la pianta nella sua nuova e più grande dimora ed a rimetterla a distanza di sicurezza, rilasciando poi l’incantesimo scudo.

“Dammi il cinque!”, disse Hermione alzando una mano.

Fu solo quando Neville la guardò come se fosse pazza che si rese conto di come alcune cose non potessero essere comprese nel mondo magico ed il cinque era una di quelle.

“Ehm.. niente, non importa. È una cosa babbana”, mormorò un po’ imbarazzata.

Diede uno sguardo alla serra e cercò di trovare il coraggio. Doveva davvero dire a Neville la verità riguardo la loro “relazione”, ma era più semplice a dirsi che a farsi. Ad ogni modo, Ginny aveva ragione, più avesse tirato la corda più probabilmente avrebbe ferito Neville e distrutto la loro amicizia. Prese un respiro profondo e stava per parlare quando percepì delle dita tra i suoi capelli. Fece un salto e guardò il ragazzo, concentrato mentre le toglieva qualcosa dalla chioma.

“Ecco”, disse tenendo in mano una foglia. “Era intrappolata”.

“Oh, grazie”, disse lei ma si bloccò quando lo vide rimetterle a posto una ciocca dietro l’orecchio.

“Ehm… Neville, riguardo noi due…”.

Dovette fermarsi di nuovo, perché lui si stava ovviamente abbassando per baciarla. Avrebbe dovuto sapere che quel momento sarebbe arrivato e prepararsi all’eventualità. Dopotutto, si frequentavano ormai da quattro giorni ed era sempre riuscita a scamparla. Non riuscì a non andare un po’ nel panico, muovendosi all’indietro ed andando a sbattere contro il tavolo dietro di loro. Lui la seguì e cercò nuovamente di baciarla quando la porta della serra si aprì con un tonfo.

Neville fece un salto indietro ed Hermione alzò lo sguardo, vedendo un infuriato Caposcuola sull’uscio con la bacchetta sguainata.

“Malfoy, che cosa credi di fare?”, chiese lei.

“Allontanati da lei”, ordinò il Serpeverde, ignorando la domanda.

Neville sembrò confuso ma continuò a starle vicino. A quanto sembrava, quello fu troppo per Malfoy.

“Ho detto di allontanarti da lei!”.

“Hai perso la testa? È la mia ragazza! Perché dovrei starle lontano?”.

Il Caposcuola iniziò ad avvicinarsi, la bacchetta sempre alzata, fino a raggiungerli ed afferrarla per un polso, tirandola poi verso di sé. “Diglielo, Hermione!”.

“Dirmi cosa?”, chiese Neville mentre le prendeva l’altro polso per cercare di riconquistarla.

“Ok, potreste smetterla di tirarmi? Hai perso il cervello, Malfoy? Che cosa dovrei dire esattamente a Neville?”.

“Chiedi a me se sono pazzo quando tu hai iniziato a frequentarlo per errore?”.

Neville iniziò a tossire. “Hai mangiato qualcosa di andato a male, Malfoy? Cosa ne sai della nostra relazione? Giusto, Hermione?”.

Lui la guardò e strinse gli occhi quando la vide arrossire. Sapeva di avere un’espressione colpevole ma non poteva farne a meno. Tra l’altro, non capiva neanche come facesse Malfoy ad essere a conoscenza della situazione ma il fatto che avesse detto la verità non poteva essere negato.

“Davvero mi frequenti per sbaglio?”.

“No, non è proprio così, Neville”, disse debolmente.

“Che intendi? Com’è allora?”, le chiese lasciandole il polso.

Sfortunatamente, dato che lui e Malfoy stavano ancora cercando di tirarla ognuno dalla propria parte, quando un lato venne liberato lei cadde addosso a Draco. Il Caposcuola perse quindi l’equilibrio e volò all’indietro, dritto dritto sopra l’appena rinvasata Fiamma del Drago.

La pianta, che non sarebbe mai stata docile nemmeno nei suoi momenti migliori, reagì come se si fosse trovata sotto attacco e con un sonoro schiocco rilasciò i tentacoli sputando una pericolosa combinazione di ceneri incandescenti, gas e lava. Neville le si gettò addosso, così che potessero entrambi allontanarsi dalle fiamme.

A causa della reazione tra l’aria umida e la mistura nociva, ci fu una potente esplosione. L’ultima cosa che Hermione vide furono milioni di schegge di vetro vorticarle intorno.


Riacquistò coscienza in infermeria e sbattè più volte le palpebre per la luce troppo forte.

“Grazie a Merlino stai bene”, disse una voce al suo fianco.

Si voltò e riconobbe i capelli di Ginny Weasley, affiancata da Ron ed Harry.

“Quanto sono rimasta svenuta?”, gracchiò.

Accettò grata il bicchiere di acqua che Harry le aveva allungato e prese qualche sorso, lavando via il sapore amaro della cenere.

“Almeno un paio d’ore”.

“Che è successo? L’ultima cosa che ricordo è Neville che mi spingeva a terra”.

“La serra vi è crollata addosso. Ci sono voluti quattro professori per tirarvi fuori”.

“E Malfoy? Sta bene?”, chiese nel panico, ricordando l’immagine di lui immobile sul pavimento a causa dell’incidente durante la lezione di Pozioni.

“Sta bene”, dice una voce. “È ancora incosciente perché ha avuto la peggio ma Madama Chips dice che si riprenderà”.

Hermione girò la testa e vide Neville seduto sul letto vicino, con il volto fasciato e qualche graffio ancora visibile. Si sentì in colpa ancora una volta. Si era così preoccupata per Malfoy che non aveva nemmeno pensato di chiedere di Neville, il ragazzo che l’aveva protetta.

Ginny, molto più sensibile all’atmosfera tesa rispetto agli altri amici di Hermione, si abbassò e le accarezzò una guancia. “Comunque, ora che sei sveglia, noi ce ne andiamo. È quasi l’ora del coprifuoco e siamo già rimasti abbastanza”.

Harry e Ron la seguirono, non prima di averla stretta in un abbraccio, ed Hermione si ritrovò presto sola con Neville e Malfoy.

“Dobbiamo parlare”, disse Neville.

Lei sospirò. Non voleva davvero riprendere la conversazione, consapevole di essersi comportata in modo atroce nei suoi confronti, cosa che davvero non meritava

“Lo so”, disse pacata, sistemandosi le coperte.

“Perchè?”, chiese semplicemente lui.

Hermione non cercò di indorare la pillola. “Non sapevo come dirti che non provo le stesse cose. Eri così felice da Madama Piediburro che non volevo far scoppiare la tua bolla”.

“Ma ad un certo punto avresti dovuto dirmelo”.

“Lo so, ma non avevo ancora scoperto come. E volevo davvero vedere la Fiamma del Draco”, confessò piena di vergogna.

Lui rise appena e cadde il silenzio.

“Che succede tra te e Malfoy?”, le chiese dieci minuti dopo.

“Niente!”, replicò sulla difensiva.

“Ma ti piace?”.

Parlare di certe cose con il suo ex da appena cinque minuti le pareva davvero sbagliato ma doveva sapere la verità.

“Sì”, mormorò.

Lui sorrise amaramente. “Grazie per non aver mentito. Non ti avrei creduto se lo avessi fatto. È stato lui la prima persona di cui hai chiesto notizie”.

Hermione arrossì. “Lo so e mi dispiace. Sei stato tu a mettermi al sicuro e ti sei ferito per questo”.

Non poté continuare a parlare perché Madama Chips entrò dalla porta. “Ah, Signorina Granger, si è svegliata. Bene”.

L’infermiera iniziò a compiere qualche incantesimo di diagnosi ed alla fine la dichiarò sana. “È davvero stupefacente”, commentò.

“Grazie a Neville che mi ha protetta”.

Madama Chips sorrise al ragazzo, uno dei suoi preferiti. “Il Signor Paciock è stato fortunato a cavarsela con qualche graffio. Adesso può andare”, disse guardandolo.

“Io invece?”, chiese Hermione.

“Mi dispiace, dovrai rimanere per la notte. Hai preso un brutto colpo in testa”, le rispose posizionando un pigiama pulito ai piedi del letto.  

Neville esitò. Era ovvio volesse dire qualcos’altro ma non di fronte all’infermiera, che comprese al volo e lanciò loro un’occhiata divertita. “Si assicuri di tornare alla Torre prima del coprifuoco, Signor Paciock”.

Lui annuì e la Chips se ne tornò in ufficio, chiudendo la porta.

Hermione guardò imbarazzata Neville. “Mi dispiace davvero, non volevo ferirti”.

“Lo so”, disse lui, avvicinandosi e prendendole la mano.

“Potrai perdonarmi?”.

Neville sorrise. “Ma certo. Siamo amici e, ad essere onesto, non ho mai avuto una speranza. Questi ultimi giorni sembravano troppo belli per essere veri. Non posso essere arrabbiato”.

“Sei una persona migliore di me”, rispose Hermione.

“Forse”, disse lui. Esitò ancora una volta prima di guardare il biondo addormentato. “Allora, che farai con Malfoy?”.

Lei si morse un labbro. “Non ci ho ancora pensato”.

“Ti consiglio di buttarti. Fatti dire che è meraviglioso quando ottieni ciò che hai desiderato e speravi di non avere mai. Nel tuo caso, non credo si rivelerà essere un’illusione”.

Hermione non riuscì a trattenere le lacrime e lo abbracciò forte. “Sei il migliore Neville e so che troverai una ragazza migliaia di volte migliore di me che ti renderà felice”.

Lui le diede un bacio sulla fronte. “Non preoccuparti, sono più forte di quanto sembri”.

“Lo so ma odio averti reso triste”.

Il silenzio che ne seguì le fece capire di avere ragione e le si spezzò il cuore per il dolore causatogli. Ginny aveva ragione, era stata crudele. Lui le strinse la mano prima di lasciare l’infermeria.


Hermione stava leggendo a letto quando udì un cambiamento nel respiro di Malfoy. Invece che calmo e profondo come nelle ultime ore, era diventato affannato, come se stesse lottando con qualcosa. Il rumore dei lenzuola stropicciate significava anche che si stesse muovendo parecchio.

Infilò i piedi nelle ciabatte, per proteggerli dal pavimento freddo, e zampettò verso il letto di Malfoy. Come sospettava, stava dormendo male, come se stessa facendo degli incubi che lo disturbavano. Non sarebbe stata una sorpresa, considerando ciò che era successo quel giorno.

Gli si avvicinò e gli lisciò la ruga che si era formata tra gli occhi. In qualche modo questo lo calmò, così si sedette di fianco al letto, appellando il libro e tenendogli la mano con quella libera. Qualcosa di quell’atmosfera la calmava, forse la notte od il silenzio che la circondava.

Fu il suono di una scatola di cioccolatini che cadeva dal letto che le fece distogliere lo sguardo dal libro. Alzò la testa verso il comodino e notò che la statuina di Quidditch era stata lasciata lì assieme alle solite confezioni di dolciumi. Il piccolo Draco sembrava essersi appena svegliato e, visto lo stato della divisa, la scatola caduta probabilmente lo aveva schiacciato. Si abbassò per raccoglierla ed allontanarla dalla figura. Il mini Malfoy si accorse della sua presenza e saltò subito sulla scopa per atterrare poi sulla pagina aperta del suo libro. Sembrava molto contento di vederla così lei aprì la mano per farlo salire.

“Non ti ho ancora ringraziato per quella”, disse Draco.

Hermione sussultò ed alzò il viso. La statuina aveva svegliato la versione originale. Se non lo avesse conosciuto, avrebbe detto che stava bene a parte le bende sulla testa. Le fiamme della pianta invece gli avevano bruciato mezzi capelli e lasciato delle bruciature terribili che Madama Chips aveva detto avrebbero richiesto almeno 12 ore per guarire.

“Come fai a sapere che sono stata io?”.

Lui le diede uno sguardo di sufficienza. “Andiamo, Granger, chi altri potrebbe fare una magia del genere? C’è qualcun altro ad Hogwarts? E comunque, guarda quanto ti adora. Di solito succede nei confronti di chi ti crea”.

Lei arrossì ma scrollò le spalle. “Ok, l’ho fatto io. Mi sentivo in colpa per averti quasi ucciso”.

“Avresti dovuto ma ammettiamolo, mi sono quasi ucciso da solo con quella bravata della spina di porcospino”.

Hermione rimase così sconvolta dalla sua ammissione che rimase a fissarlo.

“Cosa?”, soffiò lui.

“Non credo di averti mai sentito ammettere qualcosa prima d’ora”.

Draco imprecò. “Non farci l’abitudine”.

Lei sorrise. “Certo che no”.

“Allora, cos’è successo?”.

Hermione esitò. Non ricordava nulla? Aveva dimenticato anche di averla costretta a rompere con Neville?

“Ehm… sei entrato nella serra mentre io e Neville…”.

“Non ho perso la memoria, Granger”, sbottò lui.

“Come facevo a saperlo? Non hai esattamente posto una domanda chiara”.

“Intendo perché sono qui”.

“Oh beh, sei andato addosso alla Fiamma del Drago, che ci ha attaccati e beh… hai avuto la peggio e sei tutto bruciacchiato”.

Lui si passò una mano in testa e fece una smorfia. Faceva male a toccare anche sopra le bende. Sospirò. “Quando a lungo dovrò rimanerci?”.

“In realtà non ti è andata così male. Mancano sei ore perché l’unguento di Madama Chips finisca di fare effetto”.

Malfoy non ne rimase così sorpreso come lo era stata lei, forse perché era cresciuto nel mondo magico e non aveva esperienza di metodi curativi molto più lenti come quelli dei Babbani.

“Perché tu sei ancora qui? Il tuo ragazzo non c’è”.

Hermione arrossì al modo in cui aveva definito Neville. “Sono sotto osservazione perché ho sbattuto forte la testa. Neville invece è stato dimesso perché aveva solo qualche graffio per via dei vetri”.

Lui annuì e distolse lo sguardo.

“E non è il mio ragazzo”, mormorò lei guardando il libro ancora posizionato sul letto.

“Cosa?”.

“Noi… ehm…. Abbiamo rotto”.

Il Caposcuola strinse gli occhi. “Davvero?”.

Lei scrollò le spalle. “Sì, era un po’ stupido continuare. Ha capito si è trattato solo di un malinteso”.

Per un breve momento, Malfoy non fece nulla. Poi però si alzò di scatto e la colse di sorpresa. Hermione squittì quando lui la trascinò nel letto al suo fianco e la baciò. Rimase in stato di shock per qualche secondo, prima di ricambiare.

Draco alzò la testa e ghignò. Sembrava felice di rimanere a fissarla ed accarezzarle un fianco. Non glie lo avrebbe permesso, voleva una dichiarazione come si deve.

“E questo a cosa lo devo?”.

Il Serpeverde alzò gli occhi al cielo. “Pensavo fosse ovvio”.

“Non proprio, se consideri che abbiamo passato tutto l’anno a cercare di ucciderci”.

“Sentimenti repressi”, mormorò vago.

“Non te la caverai tanto facilmente”.

“In che senso?”.

“Così”, disse Hermione indicando sé stessa. “Visto che io sono finita per frequentare una persona per quattro giorni a causa della mia incapacità di confessargli i miei sentimenti, tu dovrai fare di meglio”.

“Sapevo mi avresti reso le cose difficili”.

Lei sorrise dolcemente. “Quando mai te le ho rese facili?”.

“Hai ragione”, grugnì lui prima di fare un respiro profondo. “Ok, Granger. Mi piaci, voglio frequentarti ed essere il tuo ragazzo”.

Lei gli diede un buffetto sulla guancia. “Vedi? Non era così difficile”.

“Parla per te, non sei tu quella che poteva essere rifiutata”.

“Beh, sei fortunato Malfoy, perché anche tu mi piaci”, gli disse prima di abbassarsi e baciarlo una seconda volta.


Draco aprì gli occhi quando qualcuno iniziò a schiarirsi la gola. Aveva il braccio sinistro completamente intorpidito, che ritornò funzionante solo quando il peso che lo schiacciava venne spostato. Gli faceva male ovunque, era come se avesse avuto migliaia di aghi in ogni parte del corpo.

“Ahia”, mormorò. “Questa è l’ultima volta che divido un letto di ospedale con te, Granger”. Lei si limitò a fissarlo.

“Ben svegliati, ragazzi”, disse una voce ai piedi del letto.

Si voltarono entrambi, colpevoli, verso il Preside che sorrideva.

“Ehm…. Professore, non è come sembra”, mentì la Granger.

“Devo ammetterlo, sono contento che voi due andiate molto più d’accorto dell’ultima volta in cui siete finiti in infermeria”.

“Che posso dire? La Granger ha capito i suoi errori”.

“Malfoy!”, gracchiò lei, colpendolo al braccio sinistro ancora dolorante.

“Attenta”, sbottò lui, massaggiandoselo.

“Idiota”, gli rispose. Lui sorrise e la baciò.

Una risata del Professore li fece fermare. “Vedo che certe cose non cambiano mai. Almeno allieterete Hogwarts in un modo meno esplosivo”.

La Granger arrossì adorabilmente e Draco decise che baciarla di fronte a qualche professore sarebbe stata una cosa molto divertente. Non vedeva l’ora di provarci di fronte al Professor Piton. Non riusciva a decidere di chi avrebbe avuto più paura tra lui e la sua ragazza.

“Ad ogni modo, volevo assicurarmi che i miei Capiscuola stessero bene dopo essere fini qui per l’ennesima volta”, disse Silente con gli occhi scintillanti.

La porta si aprì di colpo e Madama Chips entrò di corsa con una sbracciata di pozioni, unguenti e bende che le fluttuavano dietro.

“Ah, è arrivata Madama Chips. Vi lascio alle sue cure. Sono sciuro ci vedremo più tardi”, disse il Professor Silente.


I mormorii incessanti ed i commenti fecero capire a Severus che qualcosa di scandaloso stesse succedendo ad Hogwarts. Alzò lo sguardo dal suo pranzo e vide i due Capiscuola entrare in Sala Grande mano nella mano.

Gli si rivoltò lo stomaco, all’improvviso nauseato dall’implicazione della scenetta. Strinse gli occhi e si voltò verso Albus, seduto di fianco con gli occhi sbrilluccicosi.

“Beh Severus, hai perso”.

“Si tengono solo per mano, non prova niente. Possono essersi fatti male seriamente od essere legati da un incantesimo andato male”, cercò disperatamente di congetturare.

Il coro di “Bacio, bacio” degli studenti gli fece nuovamente voltare la testa verso i ragazzi.

Draco, quel maledetto, aveva deciso di dare sfogo alla sua natura melodrammatica e, per la gioia di tutti tranne Severus, aveva sollevato la Granger da terra, coinvolgendola in un bacio appassionato.

Il suo sogno di dominio dei Serpeverde si sciolse come neve al sole di fronte a quella disgustosa dimostrazione.

Si alzò in piedi. “Signor Malfoy, Signorina Granger!”, urlò. “Smettetela subito. In punizione, con me stasera alle sette”.

I mormorii contrariati si sollevarono in Sala Grande e Severus imprecò mentre i due piccioncini si separavano per sedersi ai rispettivi tavoli.

“Credo sia stato tu stesso il motivo per cui hanno iniziato a frequentarsi, Severus”, disse Albus con un sorriso tronfio che lo faceva infuriare.

“Cosa? E Come?”.

“Sei stato tu ad organizzare quel piano piuttosto ingegnoso affinché Hermione e Neville Paciock si incontrassero a San Valentino. Non ti chiederò come facessi a sapere della sua cotta ma ti invito a non usare mai più certi metodi in futuro”.

“Non so di cosa tu stia parlando”.

“Ma certo che no, Severus”, disse divertito il Preside. “Comunque, è stato grazie a quella breve relazione tra Hermione e Neville che Draco finalmente ha trovato il coraggio di affrontare i suoi sentimenti per lei.

Dannazione! Come era potuto succedere?

“E devo complimentarmi con te per aver incoraggiato le relazioni tra case. Credo che Blasie Zabini stia frequentando Luna Lovegood. È bello vedere gli studenti andare così d’accordo da buttarsi il passato alle spalle”.

Gli occhi di Severus cercarono Blasie, che al momento stava dando delle pacche a Draco e soffiava baci al tavolo di Corvonero verso Luna Lovegood. Non esistevano più i sottoposti di una volta.

“Immagino domani ti presenterai con delle vesti più colorate. Mi sono preso la libertà di farti consegnare qualcosa direttamente nella tua stanza. Dovresti trovare tutto sul letto”.

Severus strinse le labbra alla vista dello scintillio negli occhi di Albus. Sarebbe rimasto traumatizzato a vita.

  
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