La Disfatta
di Piton
Rinvasare la
Fiamma del Drago era stato più semplice di quanto Hermione si fosse immaginata,
probabilmente perché lei e Neville avevano lavorato assieme così tante volte
negli anni che si erano abituati alla reciproca magia. Riuscirono presto a
risistemare la pianta nella sua nuova e più grande dimora ed a rimetterla a
distanza di sicurezza, rilasciando poi l’incantesimo scudo.
“Dammi il
cinque!”, disse Hermione alzando una mano.
Fu solo
quando Neville la guardò come se fosse pazza che si rese conto di come alcune
cose non potessero essere comprese nel mondo magico ed il cinque era una di
quelle.
“Ehm.. niente,
non importa. È una cosa babbana”, mormorò un po’ imbarazzata.
Diede uno
sguardo alla serra e cercò di trovare il coraggio. Doveva davvero dire a
Neville la verità riguardo la loro “relazione”, ma era più semplice a dirsi che
a farsi. Ad ogni modo, Ginny aveva ragione, più avesse tirato la corda più probabilmente
avrebbe ferito Neville e distrutto la loro amicizia. Prese un respiro profondo
e stava per parlare quando percepì delle dita tra i suoi capelli. Fece un salto
e guardò il ragazzo, concentrato mentre le toglieva qualcosa dalla chioma.
“Ecco”,
disse tenendo in mano una foglia. “Era intrappolata”.
“Oh, grazie”,
disse lei ma si bloccò quando lo vide rimetterle a posto una ciocca dietro l’orecchio.
“Ehm…
Neville, riguardo noi due…”.
Dovette fermarsi
di nuovo, perché lui si stava ovviamente abbassando per baciarla. Avrebbe dovuto
sapere che quel momento sarebbe arrivato e prepararsi all’eventualità.
Dopotutto, si frequentavano ormai da quattro giorni ed era sempre riuscita a
scamparla. Non riuscì a non andare un po’ nel panico, muovendosi all’indietro
ed andando a sbattere contro il tavolo dietro di loro. Lui la seguì e cercò nuovamente
di baciarla quando la porta della serra si aprì con un tonfo.
Neville fece
un salto indietro ed Hermione alzò lo sguardo, vedendo un infuriato Caposcuola
sull’uscio con la bacchetta sguainata.
“Malfoy, che
cosa credi di fare?”, chiese lei.
“Allontanati
da lei”, ordinò il Serpeverde, ignorando la domanda.
Neville
sembrò confuso ma continuò a starle vicino. A quanto sembrava, quello fu troppo
per Malfoy.
“Ho detto di
allontanarti da lei!”.
“Hai perso
la testa? È la mia ragazza! Perché dovrei starle lontano?”.
Il
Caposcuola iniziò ad avvicinarsi, la bacchetta sempre alzata, fino a
raggiungerli ed afferrarla per un polso, tirandola poi verso di sé. “Diglielo, Hermione!”.
“Dirmi cosa?”,
chiese Neville mentre le prendeva l’altro polso per cercare di riconquistarla.
“Ok, potreste
smetterla di tirarmi? Hai perso il cervello, Malfoy? Che cosa dovrei dire esattamente
a Neville?”.
“Chiedi a me
se sono pazzo quando tu hai iniziato a frequentarlo per errore?”.
Neville iniziò
a tossire. “Hai mangiato qualcosa di andato a male, Malfoy? Cosa ne sai della
nostra relazione? Giusto, Hermione?”.
Lui la
guardò e strinse gli occhi quando la vide arrossire. Sapeva di avere un’espressione
colpevole ma non poteva farne a meno. Tra l’altro, non capiva neanche come
facesse Malfoy ad essere a conoscenza della situazione ma il fatto che avesse
detto la verità non poteva essere negato.
“Davvero mi
frequenti per sbaglio?”.
“No, non è
proprio così, Neville”, disse debolmente.
“Che
intendi? Com’è allora?”, le chiese lasciandole il polso.
Sfortunatamente,
dato che lui e Malfoy stavano ancora cercando di tirarla ognuno dalla propria
parte, quando un lato venne liberato lei cadde addosso a Draco. Il Caposcuola
perse quindi l’equilibrio e volò all’indietro, dritto dritto sopra l’appena
rinvasata Fiamma del Drago.
La pianta,
che non sarebbe mai stata docile nemmeno nei suoi momenti migliori, reagì come
se si fosse trovata sotto attacco e con un sonoro schiocco rilasciò i tentacoli
sputando una pericolosa combinazione di ceneri incandescenti, gas e lava.
Neville le si gettò addosso, così che potessero entrambi allontanarsi dalle
fiamme.
A causa
della reazione tra l’aria umida e la mistura nociva, ci fu una potente
esplosione. L’ultima cosa che Hermione vide furono milioni di schegge di vetro
vorticarle intorno.
Riacquistò
coscienza in infermeria e sbattè più volte le palpebre per la luce troppo
forte.
“Grazie a
Merlino stai bene”, disse una voce al suo fianco.
Si voltò e
riconobbe i capelli di Ginny Weasley, affiancata da Ron ed Harry.
“Quanto sono
rimasta svenuta?”, gracchiò.
Accettò
grata il bicchiere di acqua che Harry le aveva allungato e prese qualche sorso,
lavando via il sapore amaro della cenere.
“Almeno un
paio d’ore”.
“Che è
successo? L’ultima cosa che ricordo è Neville che mi spingeva a terra”.
“La serra vi
è crollata addosso. Ci sono voluti quattro professori per tirarvi fuori”.
“E Malfoy?
Sta bene?”, chiese nel panico, ricordando l’immagine di lui immobile sul
pavimento a causa dell’incidente durante la lezione di Pozioni.
“Sta bene”,
dice una voce. “È ancora incosciente perché ha avuto la peggio ma Madama Chips
dice che si riprenderà”.
Hermione girò
la testa e vide Neville seduto sul letto vicino, con il volto fasciato e
qualche graffio ancora visibile. Si sentì in colpa ancora una volta. Si era
così preoccupata per Malfoy che non aveva nemmeno pensato di chiedere di
Neville, il ragazzo che l’aveva protetta.
Ginny, molto
più sensibile all’atmosfera tesa rispetto agli altri amici di Hermione, si
abbassò e le accarezzò una guancia. “Comunque, ora che sei sveglia, noi ce ne
andiamo. È quasi l’ora del coprifuoco e siamo già rimasti abbastanza”.
Harry e Ron
la seguirono, non prima di averla stretta in un abbraccio, ed Hermione si ritrovò
presto sola con Neville e Malfoy.
“Dobbiamo
parlare”, disse Neville.
Lei sospirò.
Non voleva davvero riprendere la conversazione, consapevole di essersi
comportata in modo atroce nei suoi confronti, cosa che davvero non meritava
“Lo so”,
disse pacata, sistemandosi le coperte.
“Perchè?”, chiese semplicemente lui.
Hermione non
cercò di indorare la pillola. “Non sapevo come dirti che non provo le stesse
cose. Eri così felice da Madama Piediburro che non volevo far scoppiare la tua
bolla”.
“Ma ad un
certo punto avresti dovuto dirmelo”.
“Lo so, ma
non avevo ancora scoperto come. E volevo davvero vedere la Fiamma del Draco”,
confessò piena di vergogna.
Lui rise
appena e cadde il silenzio.
“Che succede
tra te e Malfoy?”, le chiese dieci minuti dopo.
“Niente!”,
replicò sulla difensiva.
“Ma ti piace?”.
Parlare di
certe cose con il suo ex da appena cinque minuti le pareva davvero sbagliato ma
doveva sapere la verità.
“Sì”,
mormorò.
Lui sorrise
amaramente. “Grazie per non aver mentito. Non ti avrei creduto se lo avessi fatto.
È stato lui la prima persona di cui hai chiesto notizie”.
Hermione
arrossì. “Lo so e mi dispiace. Sei stato tu a mettermi al sicuro e ti sei
ferito per questo”.
Non poté continuare
a parlare perché Madama Chips entrò dalla porta. “Ah, Signorina Granger, si è
svegliata. Bene”.
L’infermiera
iniziò a compiere qualche incantesimo di diagnosi ed alla fine la dichiarò
sana. “È davvero stupefacente”, commentò.
“Grazie a
Neville che mi ha protetta”.
Madama Chips
sorrise al ragazzo, uno dei suoi preferiti. “Il Signor Paciock è stato
fortunato a cavarsela con qualche graffio. Adesso può andare”, disse
guardandolo.
“Io invece?”,
chiese Hermione.
“Mi
dispiace, dovrai rimanere per la notte. Hai preso un brutto colpo in testa”, le
rispose posizionando un pigiama pulito ai piedi del letto.
Neville esitò.
Era ovvio volesse dire qualcos’altro ma non di fronte all’infermiera, che
comprese al volo e lanciò loro un’occhiata divertita. “Si assicuri di tornare
alla Torre prima del coprifuoco, Signor Paciock”.
Lui annuì e
la Chips se ne tornò in ufficio, chiudendo la porta.
Hermione
guardò imbarazzata Neville. “Mi dispiace davvero, non volevo ferirti”.
“Lo so”,
disse lui, avvicinandosi e prendendole la mano.
“Potrai
perdonarmi?”.
Neville
sorrise. “Ma certo. Siamo amici e, ad essere onesto, non ho mai avuto una
speranza. Questi ultimi giorni sembravano troppo belli per essere veri. Non posso
essere arrabbiato”.
“Sei una
persona migliore di me”, rispose Hermione.
“Forse”, disse
lui. Esitò ancora una volta prima di guardare il biondo addormentato. “Allora,
che farai con Malfoy?”.
Lei si morse
un labbro. “Non ci ho ancora pensato”.
“Ti
consiglio di buttarti. Fatti dire che è meraviglioso quando ottieni ciò che hai
desiderato e speravi di non avere mai. Nel tuo
caso, non credo si rivelerà essere un’illusione”.
Hermione non
riuscì a trattenere le lacrime e lo abbracciò forte. “Sei il migliore Neville e
so che troverai una ragazza migliaia di volte migliore di me che ti renderà
felice”.
Lui le diede
un bacio sulla fronte. “Non preoccuparti, sono più forte di quanto sembri”.
“Lo so ma
odio averti reso triste”.
Il silenzio
che ne seguì le fece capire di avere ragione e le si spezzò il cuore per il
dolore causatogli. Ginny aveva ragione, era stata crudele. Lui le strinse la
mano prima di lasciare l’infermeria.
Hermione stava
leggendo a letto quando udì un cambiamento nel respiro di Malfoy. Invece che
calmo e profondo come nelle ultime ore, era diventato affannato, come se stesse
lottando con qualcosa. Il rumore dei lenzuola stropicciate significava anche che
si stesse muovendo parecchio.
Infilò i
piedi nelle ciabatte, per proteggerli dal pavimento freddo, e zampettò verso il
letto di Malfoy. Come sospettava, stava dormendo male, come se stessa facendo
degli incubi che lo disturbavano. Non sarebbe stata una sorpresa, considerando
ciò che era successo quel giorno.
Gli si
avvicinò e gli lisciò la ruga che si era formata tra gli occhi. In qualche modo
questo lo calmò, così si sedette di fianco al letto, appellando il libro e
tenendogli la mano con quella libera. Qualcosa di quell’atmosfera la calmava,
forse la notte od il silenzio che la circondava.
Fu il suono
di una scatola di cioccolatini che cadeva dal letto che le fece distogliere lo
sguardo dal libro. Alzò la testa verso il comodino e notò che la statuina di
Quidditch era stata lasciata lì assieme alle solite confezioni di dolciumi. Il
piccolo Draco sembrava essersi appena svegliato e, visto lo stato della divisa,
la scatola caduta probabilmente lo aveva schiacciato. Si abbassò per
raccoglierla ed allontanarla dalla figura. Il mini Malfoy si accorse della sua
presenza e saltò subito sulla scopa per atterrare poi sulla pagina aperta del
suo libro. Sembrava molto contento di vederla così lei aprì la mano per farlo
salire.
“Non ti ho
ancora ringraziato per quella”, disse Draco.
Hermione
sussultò ed alzò il viso. La statuina aveva svegliato la versione originale. Se
non lo avesse conosciuto, avrebbe detto che stava bene a parte le bende sulla
testa. Le fiamme della pianta invece gli avevano bruciato mezzi capelli e lasciato
delle bruciature terribili che Madama Chips aveva detto avrebbero richiesto
almeno 12 ore per guarire.
“Come fai a
sapere che sono stata io?”.
Lui le diede
uno sguardo di sufficienza. “Andiamo, Granger, chi altri potrebbe fare una
magia del genere? C’è qualcun altro ad Hogwarts? E comunque, guarda quanto ti
adora. Di solito succede nei confronti di chi ti crea”.
Lei arrossì ma
scrollò le spalle. “Ok, l’ho fatto io. Mi sentivo in colpa per averti quasi ucciso”.
“Avresti
dovuto ma ammettiamolo, mi sono quasi ucciso da solo con quella bravata della
spina di porcospino”.
Hermione
rimase così sconvolta dalla sua ammissione che rimase a fissarlo.
“Cosa?”,
soffiò lui.
“Non credo
di averti mai sentito ammettere qualcosa prima d’ora”.
Draco
imprecò. “Non farci l’abitudine”.
Lei sorrise.
“Certo che no”.
“Allora, cos’è
successo?”.
Hermione
esitò. Non ricordava nulla? Aveva dimenticato anche di averla costretta a
rompere con Neville?
“Ehm… sei
entrato nella serra mentre io e Neville…”.
“Non ho
perso la memoria, Granger”, sbottò lui.
“Come facevo
a saperlo? Non hai esattamente posto una domanda chiara”.
“Intendo perché
sono qui”.
“Oh beh, sei
andato addosso alla Fiamma del Drago, che ci ha attaccati e beh… hai avuto la
peggio e sei tutto bruciacchiato”.
Lui si passò
una mano in testa e fece una smorfia. Faceva male a toccare anche sopra le
bende. Sospirò. “Quando a lungo dovrò rimanerci?”.
“In realtà
non ti è andata così male. Mancano sei ore perché l’unguento di Madama Chips
finisca di fare effetto”.
Malfoy non ne
rimase così sorpreso come lo era stata lei, forse perché era cresciuto nel
mondo magico e non aveva esperienza di metodi curativi molto più lenti come
quelli dei Babbani.
“Perché tu
sei ancora qui? Il tuo ragazzo non c’è”.
Hermione
arrossì al modo in cui aveva definito Neville. “Sono sotto osservazione perché ho
sbattuto forte la testa. Neville invece è stato dimesso perché aveva solo
qualche graffio per via dei vetri”.
Lui annuì e
distolse lo sguardo.
“E non è il
mio ragazzo”, mormorò lei guardando il libro ancora posizionato sul letto.
“Cosa?”.
“Noi… ehm…. Abbiamo
rotto”.
Il
Caposcuola strinse gli occhi. “Davvero?”.
Lei scrollò
le spalle. “Sì, era un po’ stupido continuare. Ha capito si è trattato solo di
un malinteso”.
Per un breve
momento, Malfoy non fece nulla. Poi però si alzò di scatto e la colse di
sorpresa. Hermione squittì quando lui la trascinò nel letto al suo fianco e la
baciò. Rimase in stato di shock per qualche secondo, prima di ricambiare.
Draco alzò
la testa e ghignò. Sembrava felice di rimanere a fissarla ed accarezzarle un
fianco. Non glie lo avrebbe permesso, voleva una dichiarazione come si deve.
“E questo a
cosa lo devo?”.
Il
Serpeverde alzò gli occhi al cielo. “Pensavo fosse ovvio”.
“Non
proprio, se consideri che abbiamo passato tutto l’anno a cercare di ucciderci”.
“Sentimenti
repressi”, mormorò vago.
“Non te la
caverai tanto facilmente”.
“In che
senso?”.
“Così”,
disse Hermione indicando sé stessa. “Visto che io sono finita per frequentare
una persona per quattro giorni a causa della mia incapacità di confessargli i
miei sentimenti, tu dovrai fare di meglio”.
“Sapevo mi
avresti reso le cose difficili”.
Lei sorrise
dolcemente. “Quando mai te le ho rese facili?”.
“Hai ragione”,
grugnì lui prima di fare un respiro profondo. “Ok, Granger. Mi piaci, voglio
frequentarti ed essere il tuo ragazzo”.
Lei gli
diede un buffetto sulla guancia. “Vedi? Non era così difficile”.
“Parla per
te, non sei tu quella che poteva essere rifiutata”.
“Beh, sei
fortunato Malfoy, perché anche tu mi piaci”, gli disse prima di abbassarsi e
baciarlo una seconda volta.
Draco aprì
gli occhi quando qualcuno iniziò a schiarirsi la gola. Aveva il braccio
sinistro completamente intorpidito, che ritornò funzionante solo quando il peso
che lo schiacciava venne spostato. Gli faceva male ovunque, era come se avesse avuto
migliaia di aghi in ogni parte del corpo.
“Ahia”,
mormorò. “Questa è l’ultima volta che divido un letto di ospedale con te,
Granger”. Lei si limitò a fissarlo.
“Ben svegliati,
ragazzi”, disse una voce ai piedi del letto.
Si voltarono
entrambi, colpevoli, verso il Preside che sorrideva.
“Ehm….
Professore, non è come sembra”, mentì la Granger.
“Devo
ammetterlo, sono contento che voi due andiate molto più d’accorto dell’ultima volta
in cui siete finiti in infermeria”.
“Che posso
dire? La Granger ha capito i suoi errori”.
“Malfoy!”,
gracchiò lei, colpendolo al braccio sinistro ancora dolorante.
“Attenta”,
sbottò lui, massaggiandoselo.
“Idiota”, gli
rispose. Lui sorrise e la baciò.
Una risata
del Professore li fece fermare. “Vedo che certe cose non cambiano mai. Almeno
allieterete Hogwarts in un modo meno esplosivo”.
La Granger
arrossì adorabilmente e Draco decise che baciarla di fronte a qualche professore
sarebbe stata una cosa molto divertente. Non vedeva l’ora di provarci di fronte
al Professor Piton. Non riusciva a decidere di chi avrebbe avuto più paura tra
lui e la sua ragazza.
“Ad ogni
modo, volevo assicurarmi che i miei Capiscuola stessero bene dopo essere fini
qui per l’ennesima volta”, disse Silente con gli occhi scintillanti.
La porta si
aprì di colpo e Madama Chips entrò di corsa con una sbracciata di pozioni,
unguenti e bende che le fluttuavano dietro.
“Ah, è
arrivata Madama Chips. Vi lascio alle sue cure. Sono sciuro ci vedremo più
tardi”, disse il Professor Silente.
I mormorii incessanti
ed i commenti fecero capire a Severus che qualcosa di scandaloso stesse
succedendo ad Hogwarts. Alzò lo sguardo dal suo pranzo e vide i due Capiscuola
entrare in Sala Grande mano nella mano.
Gli si
rivoltò lo stomaco, all’improvviso nauseato dall’implicazione della scenetta. Strinse
gli occhi e si voltò verso Albus, seduto di fianco con gli occhi
sbrilluccicosi.
“Beh
Severus, hai perso”.
“Si tengono
solo per mano, non prova niente. Possono essersi fatti male seriamente od
essere legati da un incantesimo andato male”, cercò disperatamente di congetturare.
Il coro di “Bacio,
bacio” degli studenti gli fece nuovamente voltare la testa verso i ragazzi.
Draco, quel
maledetto, aveva deciso di dare sfogo alla sua natura melodrammatica e, per la
gioia di tutti tranne Severus, aveva sollevato la Granger da terra,
coinvolgendola in un bacio appassionato.
Il suo sogno
di dominio dei Serpeverde si sciolse come neve al sole di fronte a quella disgustosa
dimostrazione.
Si alzò in
piedi. “Signor Malfoy, Signorina Granger!”, urlò. “Smettetela subito. In
punizione, con me stasera alle sette”.
I mormorii
contrariati si sollevarono in Sala Grande e Severus imprecò mentre i due
piccioncini si separavano per sedersi ai rispettivi tavoli.
“Credo sia
stato tu stesso il motivo per cui hanno iniziato a frequentarsi, Severus”, disse
Albus con un sorriso tronfio che lo faceva infuriare.
“Cosa? E Come?”.
“Sei stato tu
ad organizzare quel piano piuttosto ingegnoso affinché Hermione e Neville
Paciock si incontrassero a San Valentino. Non ti chiederò come facessi a sapere
della sua cotta ma ti invito a non usare mai più certi metodi in futuro”.
“Non so di
cosa tu stia parlando”.
“Ma certo
che no, Severus”, disse divertito il Preside. “Comunque, è stato grazie a quella
breve relazione tra Hermione e Neville che Draco finalmente ha trovato il
coraggio di affrontare i suoi sentimenti per lei.
Dannazione!
Come era potuto succedere?
“E devo complimentarmi
con te per aver incoraggiato le relazioni tra case. Credo che Blasie Zabini stia
frequentando Luna Lovegood. È bello vedere gli studenti andare così d’accordo
da buttarsi il passato alle spalle”.
Gli occhi di
Severus cercarono Blasie, che al momento stava dando delle pacche a Draco e
soffiava baci al tavolo di Corvonero verso Luna Lovegood. Non esistevano più i sottoposti
di una volta.
“Immagino
domani ti presenterai con delle vesti più colorate. Mi sono preso la libertà di
farti consegnare qualcosa direttamente nella tua stanza. Dovresti trovare tutto
sul letto”.
Severus
strinse le labbra alla vista dello scintillio negli occhi di Albus. Sarebbe rimasto
traumatizzato a vita.