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Autore: StewyT    18/11/2020    4 recensioni
"In fine, X, non posso incontrarti.
Non so chi tu sia eppure so più di te che di me stesso.
Ma non posso incontrarti, so che non funzionerebbe.
Ti lascerei scivolare via come sabbia al vento. Così come è successo al mio primo amore.
Cercavo di aggrapparmi a lui eppure si è lasciato andare, o forse io l’ho lasciato andare.
Io appartengo a lui ma un po’ anche a te. Eppure non sarò mai di nessuno dei due.
Sono una stella nera: simile ad un buco nero, ipotetico, reale o forse no.
Un paradosso.
E non voglio risucchiare anche te.
J."
~~~~
Sedici anni dopo il loro primo incontro, Wei Wuxian e Lan Zhan si ritrovano entrambi di nuovo alla Gusu University, lì in quella biblioteca dove tutto è iniziato e tutto continua, indipendentemente dal loro volere.
Lì dove si raccontano l'un l'altro non sapendo di farlo. Lì, dove ancora una volta, si innamorano.
Lì, dove ancora una volta, scappano via l'uno dall'altro.
Perchè l'uomo ha il libero arbitrio, certo, ma si muove sempre all’interno di una tela tessa dal destino.
E molto spesso ha una trama più complicata di quanto ci si aspetti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dear Heart~


7_ Stone.
[Jaymes Young]
So give me all your pain
And love will set you free
Give me all your shame
Put all your weight on me
And i'll be the stone that you need me to be

Alle cinque in punto, come ogni altro giorno, come se non fosse stato sveglio quasi tutta la notte, Lan Zhan si svegliò. E capì di aver combinato l’errore più grande della sua vita. Lì, stretto ai suoi fianchi, il viso poggiato sul suo petto, il corpo completamente attaccato al suo, cera Wei Wuxian.
L’uomo che amava. L’uomo che amava un altro.
TI prego, Lan WangJi. Ti prego, Lan Zhan. Baciami. Usami. Toccami. Toccami come se fossi l’uomo di cui parlava J. Fa l’amore con me come se fossi l’uomo che ami. Ti prego.
Gli aveva sussurrato qualche ora prima e lui non aveva avuto il coraggio di dirgli che si sbagliava, che non doveva fingere perché lì, tra le sue braccia, c’era proprio l’uomo che amava. Ma non avrebbe mai potuto farlo. Nelle sue parole c’era così tanta disperazione, così tanti rimorsi, da fargli venire quasi da piangere, solo a ricordarle. Wei Wuxian lo aveva implorato di fare l’amore con lui per dimenticare, sebbene solo per qualche ora, l’uomo che amava. L’uomo che non era Nie Huaisang né Jiang Cheng. L’uomo che non poteva avere.
E lui se ne era approfittato. Aveva approfittato di lui. Lo aveva baciato. Lo aveva sfiorato. Lo aveva assaporato. Lo aveva prosciugato come se fosse stato fonte di acqua preziosa nel deserto. E lo aveva fatto amandolo ma distruggendolo.
Lo aveva fatto per sé stesso, in un puro atto di egoismo.
Ed è forse quello, l’amore?
Chi ama non può essere egoista.
E lui lo era stato.
Si era detto che se lo meritava: per una volta, un’unica misera volta sarebbe stato giusto prendersi quello che desiderava. Non sarebbe stato sbagliato essere felice per una volta. Ma quell’unica volta era andata a discapito di Wei Ying che lo stava stringendo come se non esistesse cosa migliore al mondo.
Ma lui lo sapeva. Lan Zhan lo sapeva. Al risveglio sarebbe stato torturato, distrutto, schifato anche solo dalla sua presenza. E lui non avrebbe potuto sopportare quello sguardo. La freddezza che di sicuro sarebbe stata tra loro due.
Non poteva vedere odio negli occhi di chi amava.
Era bellissimo; con quel poco di luce che li circondava era ancora più bello mentre dormiva sul suo petto. Avrebbe voluto fermare il tempo per trascorrere tutto il resto della sua esistenza lì, al suo fianco, a guardarlo e pensare che era il suo miracolo personale.
Ma non poteva.
Dunque, nel modo più silenzioso possibile, si alzò, indossò i vestiti che la notte prima nella foga del momento erano stati sparsi in disordine alle loro spalle, prese un foglio ed una penna, alzò il cappuccio per nascondere i capelli disordinati, prese la chiave di scorta nascosta nell’armadio e corse.
Corse quanto più velocemente possibile.
Perché, nonostante quello che dicessero di lui, Lan Zhan, Lan Wangji, Hanguang-Jun, in quel momento si sentiva un codardo. E i codardi sanno solo correre.
__
Quando la luce fu troppo forte da sopportare, si stiracchiò, un enorme sorriso sulle labbra all’idea di aprire gli occhi e ritrovarsi la spettacolare presenza del suo Lan WangJi al suo fianco. Aveva deciso. Poco prima di addormentarsi dopo aver fatto l’amore tutta la notte, era rimasto qualche minuto ad osservare l’uomo che amava e aveva deciso che lo avrebbe fatto: gli avrebbe detto tutto.
Probabilmente lo avrebbe perso. Ma non gli interessava. Era giusto così. Era giusto che Lan Zhan sapesse che era lui il solo, l’unico. Che era sempre e solo stato lui.
Che ci credessero o no, Lan Zhan era stato messo sulla sua strada dal destino e anche se avesse dovuto perderlo e avesse dovuto imparare a sopravvivere anche alla sua assenza, non gli importava. Gli bastava averlo avuto per un po’ nella sua vita. lo avrebbe voluto per sempre. Avrebbe voluto svegliarsi ogni giorno al suo fianco. Andare a dormire ogni sera stretto tra le sue braccia. Sentirsi sempre in quel modo. Ma non poteva e doveva farsene una ragione. Avrebbe avuto per sempre quella notte e non l’avrebbe lasciata scappare via.
Aveva ancora un po’ prima di vedere quella notte scomparire via, però; aveva ancora un po’ per guardare Lan Zhan; aveva ancora un po’ per potergli chiedere di fare di nuovo l’amore con lui. Perché aveva bisogno di vederlo alla luce del sole.
Perché aveva bisogno di altri ricordi per poter andare avanti a vivere una vita senza di lui.
Si stese e allargò le gambe, ma il sorriso scivolò via dalle sue labbra così come ci era arrivato: le lenzuola scomposte erano fredde, il letto era vuoto, lui era solo.
“Lan Zhan?” mormorò, aprendo gli occhi, conscio del fatto che non lo avrebbe trovato.
Non sono ubriaco. E lo voglio, se tu lo vuoi.
Gli aveva sussurrato la notte precedente, un attimo prima che le loro labbra si sfiorassero ancora. E lui lo aveva pregato di fare l’amore, di baciarlo, di amarlo come se fosse stato l’uomo che amava. Ma non lo era. E Lan Zhan lo aveva messo in chiaro lasciandolo da solo quel mattino.
Lan Zhan. La possibilità che potesse esserci qualcosa. Il desiderio di un futuro assieme. Tutto fittizio. Tutto un sogno che non si sarebbe mai potuto avverare.
Tutta una sua fantasia.
Non voleva essere arrabbiato con Lan Zhan. Non lo aveva usato. Era stato lui a chiederglielo, certo. Eppure. Eppure una rabbia incandescente gli ribolliva nelle vene. Perché doveva sempre fare così? Perché doveva scomparire e lasciarlo di nuovo a brancolare nel buio tra cani randagi?
Ma andava bene. Le cose erano chiare. Non doveva continuare ad illudersi.
Aveva il diritto di dirgli come stavano le cose e Lan Zhan aveva il diritto di ignorarlo.
Ma quella, decise alzandosi dal letto, quella era la fine tra loro.
Avevano iniziato con uno sguardo, avrebbero finito con un bacio.
E andava bene in quel modo.
Non era uno capace di portare rancore, non lo odiava, non lo avrebbe mai odiato.
Ma non poteva più sopportare l’idea di vederlo; di guardarlo negli occhi e sapere che, mentre il suo cuore non desiderava altro, Lan Zhan desiderava un altro.
Comica questa cosa che oltre ad un loop ed un vuoto, siamo entrambi accomunati dallo stesso tipo di amore avverso alle stelle, no?
Aveva scritto in una delle loro lettere, sorridendo. Ma non aveva idea di quanto stava succedendo attorno a lui mentre scriveva. Il loro amore era diverso.
Lan Zhan avrebbe potuto avere ancora una possibilità. Lui no. quella notte era stata la sua unica possibilità.
Si avvicinò alla scrivania di Lan WangJi e, prendendo il primo foglio che gli capitò sotto mano, scrisse le uniche parole che avrebbe potuto scrivere.
Poi si chiuse la porta alle spalle. E così anche Lan WangJi. Non il ricordo di quella notte. Non l’amore spropositato che provava per lui. Non le belle memorie che avevano condiviso assieme. Non il desiderio di poterne vivere altre con lui.
Semplicemente la speranza di poterlo fare.
___
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Wei Wuxian.
Vorrei poterti dire queste cose guardandoti negli occhi ma non ne sarò mai capace.
Questa storia è iniziata così e finirà così. È giusto.
Ricordo di aver cercato il significato della parola “amore” la prima volta che ti ho visto e lo stomaco mi si è riempito di farfalle; avevo sedici anni e mi chiedevo cosa fosse davvero l’amore. Così ho chiesto all’unica persona a cui potevo chiedere.
E Lan Xichen mi ha sorriso e mi ha mormorato che amare qualcuno significa tenere a quella persona oltre ogni tipo di razionalità, a tal punto da volere che abbia tutto quello che desidera, indifferentemente da quanto tu possa soffrire.
E Quando ami qualcuno davvero, non ti fermi. Non potrai mai fermarti, continuerai ad amarlo nonostante tutto e tutti.
E anche se potessi farlo non lo faresti, perché in quel caso non sarebbe amore. Questo diceva sorridendo, avendo già capito a chi mi riferissi mentre gli facevo questa domanda e questo mi sono reso conto con il tempo di provare.
Questo, Wei Wuxian, è amore. E dopo sedici anni sono ancora qui perché ti amo.
Mi costa ammetterlo. Mi costa scriverlo. Mi costa pensare di essere arrivato sedici anni dopo ancora nelle stesse condizioni di quel sedicenne idiota.
Ma mentre ti sfioravo, ti guardavo negli occhi e vedevo tutto quello che voglio dalla vita, mentre mormoravi il mio nome, mentre ti sentivo attorno a me, mentre facevamo l’amore…
Mi sono reso conto che non potrà cambiare.
Non sai quanto l’abbia desiderato.
Ma non ci sono mai riuscito e mai ci riuscirò.
Non ho il coraggio di dirti queste cose perché so che ami qualcun altro; mi farebbe ancora più male guardarti mentre vieni a sapere che l’uomo con cui hai fatto sesso questa notte cercando di scappare almeno per una volta dalla tua realtà, con te non stava facendo solo quello. Questa notte stavo facendo l’amore con te. E ti ho usato. Ho usato una tua fragilità per sentirmi felice almeno una volta nella vita.
Dopo l’anno più bello della mia vita a sedici anni, questa notte mi hai dato il ricordo più bello della mia vita e non potrei essertene più grato.
So che non mi ricambierai; so che sarà difficile restare ancora nella mia vita; so che potresti odiarmi. Ma ti prego, Wei Wuxian, Resta.
Sarei perso senza di te nella mia vita.
Senza la consapevolezza di poter sapere che ci sei ancora, nonostante la distanza.
Come amico, come fratello, come nemico. Non mi interessa. Ma resta.
Non ti sto chiedendo di restare a Gusu. So che hai una vita fuori da queste mura a differenza mia. Ti sto chiedendo di restare nella mia vita. Di non lasciarmi andare.
Ti prego, Wei Wuxian.
Resta.
__
 
Sei tu, Lan WangJi.
Sei l’unico. Sei sempre stato tu. Sarai sempre tu. Saresti sempre stato tu.
___
 
“Lan Zhan”.
Quella voce. Era così diversa da quella che avrebbe desiderato sentire.
Eppure gli portò comunque conforto. Era arrivato. Non era più solo.
“Lan Xichen” mormorò, girandosi verso di lui, le guance bagnate, il viso sconvolto. Ma non aveva timore alcuno di mostrarsi nel modo in cui non si sarebbe mostrato a nessuno, Lan Xichen era suo fratello, la sua unica spalla, la sua roccia in quel momento. Lo guardò sedersi al suo fianco e poggiargli una mano sulla spalla, stringendola abbastanza da obbligarlo a guardarlo negli occhi.
“Cosa è successo?” domandò.
E lui glielo disse. Non gli avrebbe tenuto segreti, non più. Lo vide sospirare e scuotere la testa, indicando la lettera “E quella è per lui?”.
“Mn”. Disse solo. Avrebbe mai avuto il coraggio di dargliela?
Il cellulare di suo fratello squillò, e stranamente – diversamente da ogni volta in cui era con lui ed ignorava completamente il mondo esterno, per dedicarglisi del tutto – lo prese, lesse quello che c’era scritto sullo schermo e si rabbuiò.
“Tutto bene?” chiese e Lan Xichen quasi sorrise.
“Lan Zhan, sei tu quello che sta piangendo” mormorò, poggiandogli una mano sulla guancia, in modo da cacciare via le lacrime “Sei tu quello che dovrebbe smettere di piangere” e poi gli allungò un pezzettino di carta, guardandolo.
“Wei Wuxian sta per partire. Tra un’ora avrà lasciato Gusu” disse, alzandosi in piedi.
Sentì la terra tremargli attorno; era seduto, ma era certo che se non lo fosse stato sarebbe caduto al suolo. Le sue gambe non avrebbero avuto forza di sopportarlo.
Il suo cervello non aveva forza di supportarlo: Wei Wuxian lo odiava a tal punto da scappare. No, non stava scappando via. Era stato lui quello a scappare. A lasciarlo di nuovo senza una spiegazione.
Come aveva fatto sedici anni prima, come aveva fatto J.
“Va via” rincarò la dose Lan Xichen “Ha deciso di continuare il dottorato altrove. Non tornerà più, Lan Zhan”.
Lan Zhan si prese il colpo, annuì, gli occhi bassi, la voglia di scappare via a vomitare.
Non disse nulla. Cosa altro avrebbe potuto dire!
“Sei sicuro che sia la scelta giusta?” gli domandò e lui annuì di nuovo.
“Non avrei dovuto farlo, ma l’ho letto” continuò, indicando il bigliettino che gli aveva dato “Dovresti farlo anche tu e…” sospirò accarezzandogli la guancia nuovamente bagnata “E superare la tua paura più grande”.
Lan Zhan lo guardò, gli occhi strabuzzati, le guance rosse.
“Sappiamo entrambi che perdere Wei Wuxian ti terrorizza più di quanto tu voglia dare a vedere” si alzò di colpo, quasi volendo mettere fine a quella pausa dalla vita reale “E non meriti di vivere per sempre in una paura infondata”.
E così come era venuto, andò via.
Lan Zhan si fidava ciecamente di suo fratello; non esisteva persona al mondo di cui si sarebbe fidato tanto quanto faceva con lui. Quindi lo fece, aprì il bigliettino e lesse la calligrafia scomposta di Wei Wuxian.
Poi il tempo si fermò.
Il tempo accelerò.
Il tempo smise di esistere.
Il tempo iniziò ad esistere.
E lui iniziò a correre.
____
 
Wei Wuxian aprì la porta pronto a lasciarsi ancora una volta Gusu alle proprie spalle; il viso nascosto nel cappuccio, i capelli legati in modo scomposto dal suo nastro rosso fortunato, la valigia in una mano e lo zainetto nell’altra.
Era pronto. Pronto ad iniziare ancora una volta.
Quella volta in fondo, aveva tutto: sua sorella, suo nipote, suo fratello, il suo bambino, i suoi migliori amici. Ce l’avrebbe fatta. Sarebbe stato più facile.
“Wei Ying” sentì e si bloccò sul posto; il sangue gelato nelle vene, la testa vuota e piena contemporaneamente, il tempo diventato uno zimbello.
Aveva un aereo in meno di due ore. Sarebbe tornato a casa tra le braccia di A-Yuan, Wen Ning e Wen Quing, sarebbe andato tutto bene.
Lan Zhan non era lì. Non stava chiamando davvero il suo nome.
Lan Zhan non era lì. Lo aveva abbandonato ancora una volta quella notte.
Lan Zhan non era lì. Lo aveva lasciato tra i cani.
“Wei Ying” sentì di nuovo.
Lan Zhan era lì.
Si voltò verso di lui, lì, proprio a pochi passi, una mano ancora alzata quasi stesse per bussare alla porta che lui stesso aveva aperto qualche secondo prima.
Aveva il viso bagnato di lacrime, gli occhi gonfi, i capelli sciolti, la nuvoletta fuori posto. Era diverso. Quasi non sembrava lui. Assomigliava di più al Lan WangJi che gli aveva fatto piangere il suo nome quella notte che a quello che lo aveva lasciato a piangere in un letto quella mattina.
Deglutì, abbassando la testa in segno di saluto.
“Hanguang-Jun” mormorò “Mi dispiace ma..” sospirò, obbligandosi a dire quelle parole. Doveva. Non poteva non farlo. Ma lui? Aveva trovato le sue parole?
Era andato lì per ridergli in faccia? Per dirgli che non sarebbe mai stato possibile? Per dirgli di dimenticarlo?
“No” disse deciso Lan WangJi. Wei Wuxian alzò un sopracciglio in segno di domanda.
“Non partirai” rispose allora lui.
Sorrise leggermente: lo stava prendendo per il culo?
Stava succedendo un po’ troppo spesso negli ultimi tempi e non ne era del tutto felice. Non era il modo in cui preferiva essere preso per il culo.
“Non partirò perché… me lo ordina Hanguang-Jun? L’altissima giada di gusu?” rise, scuotendo la testa “Non metterti contro di me, Lan WangJi, d’accordo? Ho un aereo e una famiglia che mi aspetta. Che non mi lascia in un fottuto letto dopo avermi scopato per tutta la notte, okay? Quindi se permetti…” ma evidentemente non permetteva, lo stava spingendo dentro, stringendogli un braccio. Gli faceva male.
Ma non lo avrebbe detto ad alta voce. Non si sarebbe mostrato debole ai suoi occhi.
“Wei Wuxian” urlò, a sua volta. Non lo avrebbe spaventato. Non lo odiava. Ma era arrabbiato. Non voleva. Eppure trovandolo lì, avanti ai suoi occhi, non avrebbe voluto fare altro che baciarlo. Inginocchiarsi e fargli capire quanto lo desiderava.
“Chi credi di essere, Lan Zhan?” urlò, strattonandolo “Cosa credi di fare?”.
“Chi sono nella tua vita?” contraccambiò con lo stesso tono lui, guardandolo dritto negli occhi. Il foglietto di Wei Wuxian in una mano, un altro foglio nell’altra.
Wei Wuxian strappò il foglio che non aveva scritto lui. Doveva sapere.
Ma non lo lesse. Lo guardò, la rabbia dipinta sul suo volto, mista al desiderio, alla paura, alla speranza. Lan Zhan era sempre stato bravo a nascondere le sue emozioni. Ma in quel momento sembrava essere stato investito da tutte le emozioni che aveva represso nella sua intera vita.
E non poteva, avanti a quello sguardo, avanti alla fragilità che gli stava mostrando, no, non poteva assolutamente mentire. Lan Zhan si meritava la verità, nonostante tutto. Lui si meritava di liberarsi e dire la verità, nonostante tutto.
“Ho sempre pensato a te come alla mia anima gemella”.
Lan Zhan lo guardò, si allargò in un enorme sorriso e annuì.
“Lo sono. Lo sono ancora. Lo sono sempre stato. Lo sarò sempre. Lo sarei sempre stato” mormorò, e poi senza che se ne rendesse davvero conto, si stavano baciando.
Lan Zhan lo stava baciando come se, stringendosi così forte a lui, potesse fargli capire quello che a parole non avrebbe saputo dirgli: che avrebbe voluto trascinare via ogni suo dolore, che avrebbe voluto renderlo libero amandolo, che avrebbe voluto prendere sulle sue spalle ogni momento che Wei Wuxian avrebbe voluto dimenticare. Che sarebbe voluto essere la sua roccia.
Con quel bacio gli stava chiedendo di perdonarlo per aver lasciato la scuola sedici anni prima, per non essergli stato vicino alla morte dei suoi, per non avergli scritto una volta scoperto chi era davvero X, per averlo lasciato solo quella mattina.
E Wei Wuxian accettò ognuna di quelle scuse.
Sorrise, stringendoselo più forte al petto, poi, come un lampo a ciel sereno, lo allontanò di colpo e con forza.
“Non ci credo” sussurrò, la voce roca e le labbra già arrossate.
“Sei stato tu, Lan Zhan!” gli strinse una ciocca di capelli, ridendo.
“Sedici anni fa, nel bosco durante la caccia inaugurale di Gusu! Sei stato tu su quell’albero! Sei stato il mio primo bacio!”.
E Lan Zhan si aprì in un sorriso enorme, capace di illuminare persino la notte più oscura.
“Il tuo primo bacio?” domandò, le guance leggermente arrossate, le mani attorno ai suoi fianchi.
“E l’ultimo” confermò Wei Wuxian, avvicinandosi di nuovo per lasciare un bacio a stampo all’angolo delle sue labbra, ma Lan Zhan fece per attirarlo più forte e lui rise, allontanandosi leggermente “Abbiamo aspettato sedici anni, potrai aspettare cinque minuti affinchè legga la lettera che mi hai scritto, no?”.
Lan Zhan scosse la testa, gliela strappò di mano lasciandola cadere e lo spinse sul letto “Posso dirti io tutto quello che ho scritto” sbuffò, aprendo la zip della sua felpa, le labbra già su tutta la sua pelle. Wei Wuxian sorrise, allungandosi per tirare via anche la sua felpa, era giusto che entrambi vedessero qualcosa di incommensurabilmente bello, no?
“Cosa significa?” chiese, toccando il segno nero che aveva visto qualche tempo prima a Cold Spring.
“È un dizi” rispose l’altro, infilando una mano tra i suoi pantaloni; Wei Wuxian si lasciò andare ad un gemito “Dizi?” ripetette, gli occhi luminosi, un groppo di lacrime che gli risaliva in gola.
Chenqing” confermò la sua tesi Lan Zhan “Avevo bisogno di qualcosa che mi ricordasse che eri esistito davvero” e così aveva tatuato sulla pelle, lì dove sotto strati di cute, muscoli e tendini prendeva posto il cuore, lo strumento musicale con cui anni prima Wei Wuxian lo aveva tormentato per mesi, prima di ottenere un
‘ Sì, suonerò il guqin con te ’.
Si sentì quasi stupido a piangere per così poco, ma Lan WangJi asciugò via quella lacrima solitaria che era scesa giù e poi lo baciò.
Wei Wuxian non avrebbe preso quell’aereo, né entro due ore, né mai. Wei Wuxian non avrebbe lasciato mai più il suo fianco e quella volta si sarebbe assicurato di farglielo capire per bene.
“Cosa c’era scritto?” mormorò, ricordandosi dopo poco della lettera, Lan Zhan sorrise di nuovo, gli tirò i capelli, avvicinò i loro visi e guardandolo in quegli occhi grigi che sedici anni prima gli avevano rubato l’anima, mormorò un:
“Che ti amo”.
E dopo fu tutto una voragine di baci, saliva, risate, mormorii, magia.
Si spinse sul suo corpo, Wei Wuxian avvinghiato a lui, la testa buttata indietro mentre lo torturava con la bocca su tutto il corpo e poi velocemente era Wei Wuxian a torturare lui, dandogli finalmente le tanto attese attenzioni che Lan Zhan si sarebbe meritato sedici anni prima, fuori la fattoria. E poi erano ancora capovolti, Lan Zhan sul suo corpo, le loro mani intrecciate, le loro gambe strette, i loro occhi languidi, e Lan Zhan si muoveva di nuovo con forza dentro di lui, beandosi di ogni gemito che usciva dalle sue labbra e gli faceva venire ancora più voglia di spingersi a fondo, fargli piangere il suo nome, implorarlo di non lasciarlo mai.
Perché mai lo avrebbe fatto.
“Lan Ergege” pianse ad un certo punto, quasi sull’orlo della pazzia Wei Wuxian, stringendosi di più a lui “Ti prego, basta. Fermati. Non posso-“ e immediatamente Lan Zhan si fermò, uno sguardo di preoccupazione dipinto sul volto, ma Wei Wuxian stava ridendo, maledetto gremlin.
“Perché diavolo ti sei fermato” gli urlò contro, dandogli un morso sulla spalla destra “Muoviti” ordinò, e Lan Zhan obbedì, capovolgendo di nuovo la situazione; sorrise soddisfatto quando, riuscì a posizionare Wei Wuxian sopra di lui per spingersi più a fondo nel suo corpo. Wei Wuxian inarcò la schiena, stringendosi di più a lui, le sue unghie che gli entravano nella pelle, le cosce che sbattevano contro di lui, un’espressione di puro piacere sul viso.
“Lan Ergege” sussurrò, effettuando movimenti contrari ai suoi: ecco, si riconosceva, Wei Wuxian stava facendo l’amore con Lan Zhan, ma non come se fosse l’unica e ultima volta; si stava divertendo, stava facendo divertire l’uomo che amava e stava godendo come mai in vita sua.
“Lan Ergege se continui così avremo dodici gemelli per la fine dell’anno” scherzò e Lan Zhan lo guardò, un sorriso dipinto sulle labbra, prima di scendere a mordere un capezzolo, mentre con una mano stimolava l’altro e con l’altra lo masturbava.
“Oh caz- Lan Zhan! Lan Zhan! Lan Zhan, ti amo” gemette Wei Wuxian, scendendo sulle sue labbra. 
A volte penso che non vorrei affatto avere questo nome.
Gli aveva scritto in una lettera; ma quella voce, quello sguardo, il modo in cui Wei Wuxian stava chiamando il suo nome. Lo amava. Wei Wuxian era capace di fargli amare persino il suo nome. E con il tempo sarebbe stato capace di fargli amare anche quel ragazzino insicuro che era stato, quell’adulto stupido che stava rischiando di divenire.
“Lan WangJi, sei così bello che non vorrei mai più staccarmi da te” gli sussurrò all’orecchio, mordendolo leggermente “Ti immagini come sarebbe bella la vita se potessimo restare per sempre così? Ti piacerebbe essere per sempre stretto tra le mie gambe? Ti piacerebbe scoparmi per sempre? Ti piacerebbe baciarmi per sempre?”.
“Mn” gemette lui, quando Wei Wuxian rotolò con forza fianchi.
“Mi piacerebbe averti per sempre al mio fianco” confermò.
“Oh” rise Wei Wuxian “Non lo dico solo perché scopi da Dio, credimi” e confermò le sue parole muovendosi nuovamente contro di lui, lasciando andare alla giada di Gusu i gemiti più volgari che avrebbe mai pensato di poter sentire da lui
“Non andrò mai più da nessuna parte, sono tuo, Lan WangJi”.
Quello, pensò, beandosi della sua vista, avrebbe avuto quello per tutta la vita.
Non aveva più paure. Non aveva più timori. Non aveva più rimpianti.
Aveva Wei Wuxian.
E non desiderava altro.


Spazio autrice.

Okay so che vi ho fatto aspettare più del solito ma: ce l'abbiamo fatta, ecco il finale!
Ovviamente questi due rincitrulliti dovevano essere stupidi fino alla fine, sia santificato Lan Xichen.
Se non c'è angst non mi diverto e devo dire che in questa storia l'angst non è mancato per nulla ed è stato l'aspetto che ho preferito di tutta la creazione - ma solo perchè sapevo da subito come sarebbe finita -.

Eh nada, sono molto affezionata a questa ff, è la mia prima WangXian - non so se ce ne saranno altre ne ho finita una da poco ma non so se avrò mai il coraggio di farla leggere a qualcuno -  e in qualche modo mi ha fatta sentire più vicina a loro e mi ha fatto ritornare la voglia di rivedere per l'ennesima volta il drama e rileggere tutta la novel - Mi mancano troppo anche Wang Yibo e Xiao Zhan, bambini <3 - e sono stra felice che qualcuno l'abbia letta, quindi vi ringrazio dal profondo del cuore per aver deciso di intraprendere questa avventura con la mia mente malata; spero sia stata piacevole per voi la metà della metà di quanto lo è stato per me.
Vi auguro il meglio - sembra stupido dirlo in questo periodo in cui il meglio sembra non poter mai arrivare, lo so - vi e mando tanti abbracci virtuali!
A presto, spero?

StewyT~
 
  
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