Riconciliazione
“Sicuro di
volerlo fare?”, chiese per la quinta volta Ron.
“No”, rispose Harry. “Odio ammetterlo
ma Malfoy ha ragione. Abbiamo trattato malissimo Hermione e dovremmo scusarci e
fare pace con lei”:
“Dannazione,
Harry, ti ha lanciato un Imperio mentre eravate soli?”.
Harry fece una smorfia. “Sto iniziando a chiedermelo anche io. Non riesco a credere di doverlo fare”.
“Non sono
sicuro di dovertelo permettere”.
Harry si
fermò ed afferrò Ron per un braccio. “Sei d’accordo che questa sia la cosa
giusta, no?”.
Ron sembrò
indeciso. “Non lo so. Cioè, le stiamo per dare la nostra benedizione e non mi
va giù ma non possiamo neanche continuare così”.
“Lo so e
anche io sono indeciso. Parliamo di Malfoy, dopotutto”.
“Sì, ma
anche di Hermione e non mi piace non esserle amico quindi facciamolo prima di
perdere la pazienza”.
I due ragazzi
si fermarono di fronte alla porta di Hermione, presero un respiro profondo e
bussarono.
Hermione era
sola. La stanza sembrava stana senza la presenza di Draco e, mentre una volta l’avrebbe
trovata piacevole e rilassante, adesso l’avvertiva silenziosa e fredda. Era così
abituata a coccolarsi con Draco a fine giornata. Di solito ripassavano assieme
prima che lui riuscisse a distrarla e la trascinasse a letto riempiendola di baci.
In quel momento, invece, era con la sola compagnia dei libri e la cosa non le
piaceva.
Sospirò,
conscia di essere ridicola. Non potevano passare assieme tutto il tempo. Anche lui
aveva degli amici e lei, beh, li aveva una volta. Ricacciò sul tavolo il libro
di Antiche Rune e si accasciò sui cuscini del divano. Ora che Draco non era lì
a tentarla, erano tornate anche tutte le sue paure riguardo alla sua amicizia con
Harry e Ron.
Ginny le
aveva assicurati di starci lavorando con Harry, ma ci stava mettendo troppo. E se
quei due non l’avessero mai perdonata e non le avessero più rivolto la parola? Non
credeva di poterlo sopportare e chi poteva essere sicuro che Draco ci sarebbe
sempre stato? Quante relazioni duravano per sempre? Si strofinò
gli occhi. Ecco perchè
non avrebbe dovuto lasciarla sola, diventava pazza, però non avrebbe potuto di
certo andare a cercarlo e pretendere che lasciasse qualsiasi cosa stesse
facendo con Blasie per rimanere con lei, anche se era davvero tentata.
Il rumore di
qualcuno che bussava la fece sussultare, dato che non aspettava nessuno. Se fosse
stata Ginny, sarebbe stata già dentro. Forse volevano qualcosa da lei come
Caposcuola. Al momento le sarebbe andata bene qualsiasi distrazione.
Scattò in piedi e raggiunse la porta, aprendola di
scatto. Si bloccò quando vide gli occhi verdi e quelli blu dei suoi due amici.
Draco si trascinò
alla sala comune dei Serpeverde, ignorando le occhiate che lo seguirono. Dopo la
sua scenata con Theo, qualche giorno prima, nessuno aveva più osato dire nulla
sulla Granger né provato a mormorare Sanguesporco vicino a lui. Avevano troppa
paura della sua possibile reazione. Poteva anche non essersi ricoperto di
gloria come Mangiamorte ma aveva dimostrato di essere imprevedibile se punzecchiato.
Aprì la
porta del dormitorio e grugnì quando lo trovò pieno. Sia Theo che Blasie erano
lì, assieme a Pansy.
“Draco!”,
esclamò Pansy. “Che ci fai qui?”.
“Finalmente
la Granger ha visto la luce ed ha scaricato le tue patetiche chiappe?”, chiese Theo.
Draco gli lanciò
un’occhiataccia ma lo ignorò e si lasciò cadere sul letto.
“È il mio
dormitorio, Pansy. Non ho il permesso di stare qui?”.
“Certo che s’,
pensavo solo saresti rimasto con Hermione”.
“Ogni tanto
possiamo anche separarci”.
“Sì, lo ha
sicuramente scaricato”, commentò Theo.
“Sta zitto, Theo!”,
urlò Pansy.
“Non
lasciare che ti faccia arrabbiare, Pansy. Le sue idee non contano nulla e,
comunque, non l’ho mai visto con una ragazza. Quanto tempo hai passato
attaccato alla gonna di Daphne? Ah già, ma lei ha gusti migliori”.
Theo lo fissò
e rimase in silenzio.
“Allora, dov’è
Hermione?”, chiese Pansy.
“Probabilmente
a fare pace con Potter e Weasley”.
“Cosa? Come
è successo?”.
“Potrei aver
fatto l’impensabile ed essere andato a parlare con il Prescelto Idiota”.
“Davvero?”,
chiese sorpreso Blasie.
“Ormai la
cosa era ridicola. A vedere il comportamento di Potter sembrava gli avesse annunciato
di aspettare un figlio da Voldemort”.
Blasie rise.
“Beh, sarebbe sicuramente uno scandalo”.
Pansy lo
ignorò. “Che ha detto lui?”.
“All’inizio
era aggressivo ma penso di avergli fatto capire qualcosa. Gli ho dato il permesso
di picchiarmi se mai dovessi spezzarle il cuore”.
Pansy si
sedette e gli si lanciò addosso, strangolandolo in un abbraccio. “Sono così
fiera di te”, risse singhiozzando.
“Pansy, non
riesco a respirare!”.
La ragazza
allentò la stretta ma continuò ad abbracciarlo. “Non è poi chissà che”, si
lamentò.
“Sì, invece.
Hai fatto qualcosa di incredibilmente altruista per Hermione”.
“Per Salazar,
siete diventati tutti troppo melensi”, si lamentò Theo dal suo letto.
Gli altri tre iniziarono a fissarlo. Theo sbuffò e si
mise un cuscino in faccia. “Chiederò a Lumacorno di cambiare stanza. Gli ormoni
qui dentro mi soffocano”.
“Ciao”, disse
esitante Hermione.
“Ciao”, dispose incerto Harry. “Possiamo entrare?”.
“Certo”,
rispose Hermione, facendosi da parte.
I tre si
guardarono nervosamente e la tensione riempì la stanza.
“Lo dirò
subito e basta”, iniziò Harry. “Abbiamo sbagliato a trattarti così negli ultimi
giorni. Può anche non piacerci Malfoy ma questo non scusa il modo in cui ci
siamo comportati”.
Hermione li
fissò con gli occhi spalancati. “Dici sul serio?”, chiese scioccata.
“Sì”,
replicò Ron.
“Che cosa vi
ha fatto cambiare idea?”.
Harry e Ron si
scambiarono un’occhiata prima di tornare a guardarla. “Malfoy è venuto da me”,
ammise Harry.
“Cosa?”.
“Malfoy è
venuto a cercarmi per parlare di questo”.
Hermione indietreggiò
fino a trovare il divano e si sedette lentamente, cercando di assimilare il tutto.
“Davvero?”.
“Per quando
mi dolga ammetterlo, sì”.
“Non prima
di mandarmi via come un bambino”, disse lamentandosi Ron.
Hermione rise
isterica. “Non sarebbe Draco se non provasse ad irritare almeno uno di voi”.
“Ci è voluto
un po’ rima che riuscissimo a decidere se mantenere un tono civile oppure
affatturarci a vicenda”, disse Harry.
“Come al
solito”.
“Senti”, continuò
lui. “Non sono sicuro sia la cosa giusta o meno, e neppure se ti interesserà,
ma hai la nostra benedizione”:
Hermione iniziò
a spostare lo sguardo tra i due. Ne avevano passate così tante insieme e la
distanza che si era creata nell’ultima settimana l’aveva distrutta, ma non era certa
le piacesse l’idea di ricevere la loro approvazione.
“E dovrei
esservi grata? Non ne ho certo bisogno”.
Il suo amico
con gli occhi verdi strisciò nervoso i piedi. “Lo capisco e so che siamo stati
pessimi a riguardo”.
Hermione incrociò
le braccia, poco impressionata. Non li avrebbe certo perdonati con quelle scuse
inconsistenti. Voleva sapessero quanto l’avevano ferita con la loro reazione.
“Non mi
aspettavo sareste stati felici e lo avrei accettato ma mi avete trattata come
se all’improvviso fossi diventata un’emarginata sociale”.
Harry si
passò una mano sul colletto della camicia, come se avesse voluto allentarlo. “È
stato uno shock”, si difese.
“Non è una
scusa valida”.
“Lo so. Penso
di averlo saputo da un pezzo ma avevo bisogno di tempo per accettarlo. Però ora
l’ho fatto, capisco che è una tua decisione e che non posso controllare i tuoi
sentimenti o che non puoi sopprimerli per far felici i tuoi amici”.
“Mmmm…”,
mormorò lei, stringendo le labbra e guardandolo seria prima di voltarsi verso Ron.
“E tu che dici? Sembra sia solo Harry a scusarsi, qui”.
“Non posso
dire che mi piaccia il fatto tu stia frequentando il furetto ma immagino sia
una decisione tua, alla fin dei conti”.
Non furono
le scuse più belle del mondo ma Hermione comprese, dalle loro espressioni
insicure, che erano costate molto. Probabilmente tanto quanto era costato a Draco
avvicinarsi ad Harry.
Si alzò di
scatto e attraversò la stanza per abbracciarli.
“Grazie”,
disse in lacrime.
Loro la
strinsero forte, prima di lasciarla andare. “Solo perché tu lo sappia, se farà
qualcosa per ferirti mi riservo il diritto di maledirlo”, la avvisò Harry.
Hermione rise. “Dovrai
aspettare il tuo turno”.
Ron le
scompigliò i capelli. “Ecco la mia ragazza. Non permettere a Malfoy di farti
del male”.
“Adesso quasi
mi dispiace per quel perdente”, aggiunse Harry.
Si strinsero
tutti e tre sul divano, con Hermione al centro. Sembrava che, adesso che
avevano fatto pace, fossero determinati a non permettere a nulla di mettersi tra
loro, nemmeno un cuscino.
“Non riesco
a credere che Draco sia venuto a parlarti”, disse incredula.
“Nemmeno io.
È stato strano quando mi si è avvicinato chiedendomi di fare due parole”.
“È andato
tutto bene, almeno?”, chiese preoccupata.
“Non ti
mentirò dicendoti che non ci siamo insultati o che adesso siamo amiconi o qualcosa
del genere, ma siamo riusciti a discutere senza violenza”.
“E ti sta
bene che stiamo insieme?”.
Ron fece una
smorfia. “Ad essere onesto, anche se vederlo toccarti mi fa venire da vomitare
e cercare la bacchetta, se è questo ciò che vuoi io mi adatto”.
“Almeno non
li hai beccati praticamente nudi”, disse Harry scrollando le spalle.
Hermione arrossì.
Quell’incidente l’aveva mortificata.
Lui la
guardò serio. “Non mentirci ancora, però”.
“Sì, papà”.
“Sono serio,
Hermione. Non sto dicendo che non avrei provato a tenerti lontana da Malfoy,
quindi capisco perché lo hai fatto, ma penso abbiamo tutti imparato qualcosa da
questo litigio”.
“Di uccidere
Malfoy alla prima possibilità?”, chiese speranzoso Ron.
Harry ed Hermione
alzarono gli occhi al cielo. “No, che dovremmo fidarci del giudizio reciproco”,
continuò Harry.
“Che noioso.
Mi piaceva di più l’opzione di ucciderlo”, li prese in giro Ron.
Hermione sorrise.
“Sono così felice che siamo di nuovo amici”.
Entrambi i
ragazzi le misero un braccio sulle spalle. “Ci sei mancata anche tu”, disse Harry.
“Comunque, le
occhiate della McGranitt avevano iniziato a spaventarmi”, disse Ron.
Hermione lo
osservò. “Vi guardava male?”.
“Sì, e
mormorava sottovoce quanto delusa fosse ogni volta che ci incontrava”.
Lei rise. “Almeno non
avete dovuto sopportare un’imbarazzante conversazione con lei riguardo alla
relazione con Malfoy”.
“Ti ha
trattenuta per farti domande?”, chiese Harry.
“Sì, è stato
mortificante”.
Ron sghignazzò.
“Ancora non riesco a credere che ti sbaciucchi il furetto”.
Hermione si
premette una mano contro le guance accaldate. “Almeno io non sono fidanzata!”.
Ron sbiancò.
“Non credi ti farà una proposta, vero?”.
Lei si
allarmò. “Spero di no! Sono troppo giovane per sposarmi”.
“Ma sei più
vecchia di noi”, protestò Harry.
“Sì, ma voi
siete pazzi!”.
“Ehi, io avrei
da ridire”, disse Ginny dalla porta. Si mise le mani sui fianchi e guardò seria
il fidanzato. “Era ora”.
Harry arrossì
ed Hermione soppresse un sorriso. Già si immaginava Ginny governare casa
Potter.
La rossa
sorrise e si avvicinò. “Sapevo che i miei continui discorsi alla fine avrebbero
funzionato”.
“Non sei
stata tu! Malfoy ci ha teso un’imboscata nell’atrio ed ha parlato con Harry”, gracchiò
Ron.
“Cosa?”,
chiese Ginny, gli occhi spalancati ed ancora più irritata di quanto sarebbe
stata se avesse dovuto scontare una punizione e saltare l’allenamento di Quidditch.
“Sì, si
nascondeva nell’ombra come l’inquietante Serpeverde che è”.
“Non riesco
a credere che Harry abbia ascoltato lui e non me”, disse indignata.
Harry ed Hermione si scambiarono uno sguardo divertito
mentre i fratelli continuavano a bisticciare. Si rilassarono contro i cuscini del
divano e rimasero ad ascoltarli.
Draco si
rigirò nel letto per quella che sembrava essere la centesima volta. Non stava
bene. Il letto non era comodo come quello della Granger, oppure non riusciva
più a dormire senza di lei. No, di certo si trattava del letto. Ci avrebbe scommesso
che Silente non li avrebbe mai arredati con dei suppellettili comodi come
quelli dei Grifondoro. Era sempre stato chiaro come fosse di parte.
“Per la
barba di Merlino, Draco, vai dalla tua strega se devi continuare così”, mormorò
Theo dall’altra parte della stanza.
“Per quanto
non mi piaccia concordare con l’arroganza di Theo, il tuo continuo rigirarti mi
sta dando sui nervi”, aggiunse assonnato Blasie.
“Ci manca solo
uno dei tuoi dannati incubi”, continuò Theo.
Draco si
sedette, si tolse le coperte e scese dal letto. “Bene!”, rispose oltraggiato.
Ecco perché non gli piaceva dormire con qualcuno oltre alla sua ragazza:
diventavano tutti umorali.
Ciabattò per
la stanza e raccattò i propri indumenti, prima di sbattersi dietro la porta.
“È proprio
delizioso”, disse sarcastico Theo.
Draco si
diresse veloce alla torre dei Grifondoro. L’unica volta che le dava un po’ di
tempo per fare pace con gli amici finiva per dover litigare con Theo.
Imprecò immobile
davanti alla porta quando udì delle risate, abbastanza forti da essere sentite
anche con il ritratto chiuso. Ottimo! Lui era lì che non riusciva a dormire
senza di lei e la Granger si stava divertendo con quegli stupidi. Se non avesse
dovuto riaffrontare Theo, sarebbe di certo ritornato nei sotterranei, ma quella
poteva essere l’opportunità per cacciare via quegli irritanti Grifondoro. Un sorriso
malvagio gli si formò in volto. Pronunciò la parola d’ordine
ed entrò.
All’interno,
trovò tutto sistemato in comodità. Zuccotti di zucca e Burrobirra circondavano
i quattro Grifondoro ed aleggiava un’atmosfera di festa. Il mostro verde tornò
in superficie quando vide Hermione rilassata contro Ron ma il suo sorriso
enorme quando lo vide preso lo scacciò via.
Si alzò e
gli corse incontro, saltandogli tra le braccia. Lui inciampò quando dovette
afferrarla. “Ciao”, gli disse dolce.
“Ciao a te. Vedo
che tutto va a meraviglia”, le disse indicando con un cenno i Grifondoro che li
fissavano.
Lei gli
diede un bacio veloce sulle labbra. “Sì, grazie a te, mio impiccione Serpeverde”.
Weasley
tossì, chiaramente a disagio per il benvenuto amorevole che gli stava dando. Draco
ghignò nella sua direzione e strinse maggiormente la presa sui suoi fianchi. Per
aumentare l’effetto, si abbassò e la baciò come si deve.
“Ok, ne ho
abbastanza. Smettetela. Solo perché ho detto che puoi frequentarlo non
significa io voglia vederti baciarlo”, grugnì Ron dal divano.
Hermione si
voltò tra le sue braccia e si accigliò. “Ron, dovrai abituarti a vedermi con Draco”.
“Non puoi
fare quelle cose quando non ci sono?”.
“Tu abbracci
e baci sempre Hannah!”.
“Penso intendessi
che la inala”, commentò maligno Draco.
La Granger
gli tirò una gomitata nelle costole, che fece sorridere la piccola Weasley. “Malfoy
ha ragione, Ron. Sembra davvero tu voglia mangiarla. Fa un po’ schifo, in realtà”.
“Almeno tu
non trovi tua sorella che si fa il tuo migliore amico nel dormitorio. Sei
fortunata che non abbia detto nulla a mamma”, la rimproverò lui.
“E almeno
voi non avete visto Malfoy in mutande nel letto di Hermione. Mi ha
traumatizzato”, commentò Potter con Weasley, che sghignazzò.
Draco osservò
la strega ancora tra le sue braccia. Era arrossita come previsto ma non aveva pensato
di cambiare la parola d’ordine dopo quel disastro.
“Potrei
anche aver traumatizzato te, Potter, ma alla piccola Weasley piace vedermi
mezzo nudo”, disse facendo l’occhiolino alla rossa.
“Beh, se hai
intenzione di andare in giro per le stanze di Hermione in quel modo, potrei
godermi lo spettacolo”, replicò noncurante Ginny.
Draco rise
mentre Potter e Weasley sembravano disturbati dal tono che stava prendendo la
conversazione. “Quante volte hai visto Malfoy mezzo nudo?”, chiese Potter.
“Solo due”,
disse tristemente lei, divertendosi a prenderlo in giro.
“E non dimenticare
di raccontargli quella volta che mi hai rapito nei sotterranei”, aggiunse Draco,
ghignando verso Potter.
“Devi per
caso dirmi qualcosa?”, chiese Potter incrociando le braccia e guadando la fidanzata.
La Weasley lanciò
a Draco uno sguardo divertito. “Adesso che non ti metti più ad urlare ogni
volta che pronuncio il nome di Malfoy, immagino di poterti dire tutti i
dettagli”.
“Sembra un’ottima
idea”, disse Draco prima di avvicinarsi alla porta e spalancarla. “Che ne dici
di raccontarglielo nella sala comune dei Grifondoro?”.
“Non puoi
cacciarci!”, protestò Weasley.
“Beh, a meno
che tu non voglia unirti al club di chi mi ha visto senza vestiti, ti
suggerisco di andare adesso”.
“Eww..
adesso mi sento davvero male”.
“Fai a finta
che leggano assieme Storia di Hogwarts. Io faccio così”.
“Grazie per
il suggerimento, Potter. Mi piace quando la Granger fa la secchiona”.
La Granger ringhiò.
“Draco!” obiettò, diventando tutta rossa.
Per tutta risposta,
arrossirono anche i suoi amici. L’unica persona che sembrava non soffrirne era
la piccola Weasley, semplicemente divertita.
“I tuoi
amici hanno già ricevuto abbastanza attenzioni. Ora è il mio turno”.
“Vai a fidarti
di Hermione e del suo viziato ragazzo”, borbottò Potter.
“Su, su,
Potter, devi imparare a condividere”.
“Ed io non
sono un oggetto per cui dovete litigare”, disse Hermione.
La Weasley
si alzò e si trascinò dietro il fidanzato. “Andiamo, Ron!”, ordinò. “È il
momento di lasciare un po’ di intimità ai due piccioncini”.
I tre
Grifondoro uscirono dalla stanza, mentre i ragazzi fissarono Draco per tutto il
tragitto. Lui ghignò, sapendo quanto gli sarebbe piaciuto rimanere e fare ad Hermione
da balia ma quanto fossero anche troppo impauriti per suggerire una cosa del
genere.
“Finalmente”,
mormorò lui. Afferrò Hermione, se la strinse addosso e la fece indietreggiare
fino alla camera.
“Non puoi
cacciare i miei amici”, iniziò a dire lei.
“Sì che
posso. Erano di troppo”, le disse prima di baciarla e farla stare zitta.
Hermione sospirò
accoccolandosi al suo fianco, la testa poggiata sulla sua spalla. I momenti di
tranquillità che condividevano a letto valevano tutti i problemi che avevano dovuto
superare per arrivarci.
“Pensi mai a
cosa sarebbe successo se avessi ignorato quel rumore nei sotterranei a gennaio
e non avessi trovato te, Blasie e Pansy?”.
Draco iniziò
a giocare con uno dei suoi ricci. “Avresti trovato un altro modo per
impicciarti. Non riesci a farne a meno”.
“Io non mi
impiccio”, obiettò lei.
“Hermione,
sei la donna più caparbia che io abbia mai incontrato, inclusa la McGranitt. Non
sei contenta finché non dici a qualcuno cosa deve fare”.
Hermione si
appoggiò su un gomito e lo osservò. “Non è vero”.
“Non mi sto
lamentando. Trovo che questa tua caratteristica abbia i suoi vantaggi”.
“Sei un maiale”.
“Ma tu lo
adori”, le disse facendole l’occhiolino.
Hermione sbuffò
ma sorrise e lo baciò. “Non ti ho ringraziato per oggi”.
“Pensavo l’avessi
appena fatto”.
Lei gli tirò
un buffetto sul petto. “Draco, perché rendi tutto così difficile?”.
Lui scrollò
le spalle. “Fa parte del mio fascino”.
“Fascino? Quale
fascino?”, disse ridendo. “Ma grazie per essere andato da Harry”.
Draco scrollò
nuovamente le spalle, come se non fosse stato un problema ma Hermione non ci
cascò. Non sarebbe andato da lui per una cosa qualsiasi. L’aveva fatto per lei
ed era una dichiarazione di cosa provasse davvero. Quando ripensava alle prime
settimane di inizio semestre, non avrebbe mai immaginato che l’anno sarebbe
terminato tra le sue braccia. Questo dimostrava quanto potesse essere appagante
dare una seconda possibilità a qualcuno, anche contro il parere degli altri.
“Ti amo”,
gli disse abbassandosi per baciarlo.
“Anche io, Principessa”,
mormorò lui sulle sue labbra.