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Autore: Rumaan    25/11/2020    4 recensioni
Il secondo semestre dell’ottavo anno ad Hogwarts inizia col botto grazie al ritorno di Draco Malfoy, appena rilasciato da Azkaban. Qualcosa però non va in lui e la Caposcuola Hermione Granger non riuscirà ad evitare di rimanerne invischiata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Cap 30

Riconciliazione

 

“Sicuro di volerlo fare?”, chiese per la quinta volta Ron.

“No”, rispose Harry. “Odio ammetterlo ma Malfoy ha ragione. Abbiamo trattato malissimo Hermione e dovremmo scusarci e fare pace con lei”:

“Dannazione, Harry, ti ha lanciato un Imperio mentre eravate soli?”.

Harry fece una smorfia. “Sto iniziando a chiedermelo anche io. Non riesco a credere di doverlo fare”.

“Non sono sicuro di dovertelo permettere”.

Harry si fermò ed afferrò Ron per un braccio. “Sei d’accordo che questa sia la cosa giusta, no?”.

Ron sembrò indeciso. “Non lo so. Cioè, le stiamo per dare la nostra benedizione e non mi va giù ma non possiamo neanche continuare così”.

“Lo so e anche io sono indeciso. Parliamo di Malfoy, dopotutto”.

“Sì, ma anche di Hermione e non mi piace non esserle amico quindi facciamolo prima di perdere la pazienza”.

I due ragazzi si fermarono di fronte alla porta di Hermione, presero un respiro profondo e bussarono.

Hermione era sola. La stanza sembrava stana senza la presenza di Draco e, mentre una volta l’avrebbe trovata piacevole e rilassante, adesso l’avvertiva silenziosa e fredda. Era così abituata a coccolarsi con Draco a fine giornata. Di solito ripassavano assieme prima che lui riuscisse a distrarla e la trascinasse a letto riempiendola di baci. In quel momento, invece, era con la sola compagnia dei libri e la cosa non le piaceva.

Sospirò, conscia di essere ridicola. Non potevano passare assieme tutto il tempo. Anche lui aveva degli amici e lei, beh, li aveva una volta. Ricacciò sul tavolo il libro di Antiche Rune e si accasciò sui cuscini del divano. Ora che Draco non era lì a tentarla, erano tornate anche tutte le sue paure riguardo alla sua amicizia con Harry e Ron.

Ginny le aveva assicurati di starci lavorando con Harry, ma ci stava mettendo troppo. E se quei due non l’avessero mai perdonata e non le avessero più rivolto la parola? Non credeva di poterlo sopportare e chi poteva essere sicuro che Draco ci sarebbe sempre stato? Quante relazioni duravano per sempre? Si strofinò gli occhi. Ecco perchè non avrebbe dovuto lasciarla sola, diventava pazza, però non avrebbe potuto di certo andare a cercarlo e pretendere che lasciasse qualsiasi cosa stesse facendo con Blasie per rimanere con lei, anche se era davvero tentata.

Il rumore di qualcuno che bussava la fece sussultare, dato che non aspettava nessuno. Se fosse stata Ginny, sarebbe stata già dentro. Forse volevano qualcosa da lei come Caposcuola. Al momento le sarebbe andata bene qualsiasi distrazione.

Scattò in piedi e raggiunse la porta, aprendola di scatto. Si bloccò quando vide gli occhi verdi e quelli blu dei suoi due amici.

 

Draco si trascinò alla sala comune dei Serpeverde, ignorando le occhiate che lo seguirono. Dopo la sua scenata con Theo, qualche giorno prima, nessuno aveva più osato dire nulla sulla Granger né provato a mormorare Sanguesporco vicino a lui. Avevano troppa paura della sua possibile reazione. Poteva anche non essersi ricoperto di gloria come Mangiamorte ma aveva dimostrato di essere imprevedibile se punzecchiato.

Aprì la porta del dormitorio e grugnì quando lo trovò pieno. Sia Theo che Blasie erano lì, assieme a Pansy.

“Draco!”, esclamò Pansy. “Che ci fai qui?”.

“Finalmente la Granger ha visto la luce ed ha scaricato le tue patetiche chiappe?”, chiese Theo.

Draco gli lanciò un’occhiataccia ma lo ignorò e si lasciò cadere sul letto.

“È il mio dormitorio, Pansy. Non ho il permesso di stare qui?”.

“Certo che s’, pensavo solo saresti rimasto con Hermione”.

“Ogni tanto possiamo anche separarci”.  

“Sì, lo ha sicuramente scaricato”, commentò Theo.

“Sta zitto, Theo!”, urlò Pansy.

“Non lasciare che ti faccia arrabbiare, Pansy. Le sue idee non contano nulla e, comunque, non l’ho mai visto con una ragazza. Quanto tempo hai passato attaccato alla gonna di Daphne? Ah già, ma lei ha gusti migliori”.

Theo lo fissò e rimase in silenzio.

“Allora, dov’è Hermione?”, chiese Pansy.

“Probabilmente a fare pace con Potter e Weasley”.

“Cosa? Come è successo?”.

“Potrei aver fatto l’impensabile ed essere andato a parlare con il Prescelto Idiota”.

“Davvero?”, chiese sorpreso Blasie.

“Ormai la cosa era ridicola. A vedere il comportamento di Potter sembrava gli avesse annunciato di aspettare un figlio da Voldemort”.

Blasie rise. “Beh, sarebbe sicuramente uno scandalo”.

Pansy lo ignorò. “Che ha detto lui?”.

“All’inizio era aggressivo ma penso di avergli fatto capire qualcosa. Gli ho dato il permesso di picchiarmi se mai dovessi spezzarle il cuore”.

Pansy si sedette e gli si lanciò addosso, strangolandolo in un abbraccio. “Sono così fiera di te”, risse singhiozzando.

“Pansy, non riesco a respirare!”.

La ragazza allentò la stretta ma continuò ad abbracciarlo. “Non è poi chissà che”, si lamentò.

“Sì, invece. Hai fatto qualcosa di incredibilmente altruista per Hermione”.

“Per Salazar, siete diventati tutti troppo melensi”, si lamentò Theo dal suo letto.

Gli altri tre iniziarono a fissarlo. Theo sbuffò e si mise un cuscino in faccia. “Chiederò a Lumacorno di cambiare stanza. Gli ormoni qui dentro mi soffocano”.

 

“Ciao”, disse esitante Hermione.

“Ciao”, dispose incerto Harry. “Possiamo entrare?”.

“Certo”, rispose Hermione, facendosi da parte.

I tre si guardarono nervosamente e la tensione riempì la stanza.

“Lo dirò subito e basta”, iniziò Harry. “Abbiamo sbagliato a trattarti così negli ultimi giorni. Può anche non piacerci Malfoy ma questo non scusa il modo in cui ci siamo comportati”.

Hermione li fissò con gli occhi spalancati. “Dici sul serio?”, chiese scioccata.

“Sì”, replicò Ron.

“Che cosa vi ha fatto cambiare idea?”.

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata prima di tornare a guardarla. “Malfoy è venuto da me”, ammise Harry.

“Cosa?”.

“Malfoy è venuto a cercarmi per parlare di questo”.

Hermione indietreggiò fino a trovare il divano e si sedette lentamente, cercando di assimilare il tutto. “Davvero?”.

“Per quando mi dolga ammetterlo, sì”.

“Non prima di mandarmi via come un bambino”, disse lamentandosi Ron.

Hermione rise isterica. “Non sarebbe Draco se non provasse ad irritare almeno uno di voi”.

“Ci è voluto un po’ rima che riuscissimo a decidere se mantenere un tono civile oppure affatturarci a vicenda”, disse Harry.

“Come al solito”.

“Senti”, continuò lui. “Non sono sicuro sia la cosa giusta o meno, e neppure se ti interesserà, ma hai la nostra benedizione”:

Hermione iniziò a spostare lo sguardo tra i due. Ne avevano passate così tante insieme e la distanza che si era creata nell’ultima settimana l’aveva distrutta, ma non era certa le piacesse l’idea di ricevere la loro approvazione.

“E dovrei esservi grata? Non ne ho certo bisogno”.

Il suo amico con gli occhi verdi strisciò nervoso i piedi. “Lo capisco e so che siamo stati pessimi a riguardo”.

Hermione incrociò le braccia, poco impressionata. Non li avrebbe certo perdonati con quelle scuse inconsistenti. Voleva sapessero quanto l’avevano ferita con la loro reazione.

“Non mi aspettavo sareste stati felici e lo avrei accettato ma mi avete trattata come se all’improvviso fossi diventata un’emarginata sociale”.

Harry si passò una mano sul colletto della camicia, come se avesse voluto allentarlo. “È stato uno shock”, si difese.

“Non è una scusa valida”.

“Lo so. Penso di averlo saputo da un pezzo ma avevo bisogno di tempo per accettarlo. Però ora l’ho fatto, capisco che è una tua decisione e che non posso controllare i tuoi sentimenti o che non puoi sopprimerli per far felici i tuoi amici”.  

“Mmmm…”, mormorò lei, stringendo le labbra e guardandolo seria prima di voltarsi verso Ron. “E tu che dici? Sembra sia solo Harry a scusarsi, qui”.

“Non posso dire che mi piaccia il fatto tu stia frequentando il furetto ma immagino sia una decisione tua, alla fin dei conti”.

Non furono le scuse più belle del mondo ma Hermione comprese, dalle loro espressioni insicure, che erano costate molto. Probabilmente tanto quanto era costato a Draco avvicinarsi ad Harry.

Si alzò di scatto e attraversò la stanza per abbracciarli.

“Grazie”, disse in lacrime.

Loro la strinsero forte, prima di lasciarla andare. “Solo perché tu lo sappia, se farà qualcosa per ferirti mi riservo il diritto di maledirlo”, la avvisò Harry.

Hermione rise. “Dovrai aspettare il tuo turno”.

Ron le scompigliò i capelli. “Ecco la mia ragazza. Non permettere a Malfoy di farti del male”.

“Adesso quasi mi dispiace per quel perdente”, aggiunse Harry.

Si strinsero tutti e tre sul divano, con Hermione al centro. Sembrava che, adesso che avevano fatto pace, fossero determinati a non permettere a nulla di mettersi tra loro, nemmeno un cuscino.

“Non riesco a credere che Draco sia venuto a parlarti”, disse incredula.

“Nemmeno io. È stato strano quando mi si è avvicinato chiedendomi di fare due parole”.

“È andato tutto bene, almeno?”, chiese preoccupata.

“Non ti mentirò dicendoti che non ci siamo insultati o che adesso siamo amiconi o qualcosa del genere, ma siamo riusciti a discutere senza violenza”.

“E ti sta bene che stiamo insieme?”.

Ron fece una smorfia. “Ad essere onesto, anche se vederlo toccarti mi fa venire da vomitare e cercare la bacchetta, se è questo ciò che vuoi io mi adatto”.

“Almeno non li hai beccati praticamente nudi”, disse Harry scrollando le spalle.

Hermione arrossì. Quell’incidente l’aveva mortificata.

Lui la guardò serio. “Non mentirci ancora, però”.

“Sì, papà”.  

“Sono serio, Hermione. Non sto dicendo che non avrei provato a tenerti lontana da Malfoy, quindi capisco perché lo hai fatto, ma penso abbiamo tutti imparato qualcosa da questo litigio”.

“Di uccidere Malfoy alla prima possibilità?”, chiese speranzoso Ron.

Harry ed Hermione alzarono gli occhi al cielo. “No, che dovremmo fidarci del giudizio reciproco”, continuò Harry.

“Che noioso. Mi piaceva di più l’opzione di ucciderlo”, li prese in giro Ron.

Hermione sorrise. “Sono così felice che siamo di nuovo amici”.

Entrambi i ragazzi le misero un braccio sulle spalle. “Ci sei mancata anche tu”, disse Harry.

“Comunque, le occhiate della McGranitt avevano iniziato a spaventarmi”, disse Ron.

Hermione lo osservò. “Vi guardava male?”.

“Sì, e mormorava sottovoce quanto delusa fosse ogni volta che ci incontrava”.

Lei rise. “Almeno non avete dovuto sopportare un’imbarazzante conversazione con lei riguardo alla relazione con Malfoy”.

“Ti ha trattenuta per farti domande?”, chiese Harry.

“Sì, è stato mortificante”.

Ron sghignazzò. “Ancora non riesco a credere che ti sbaciucchi il furetto”.

Hermione si premette una mano contro le guance accaldate. “Almeno io non sono fidanzata!”.

Ron sbiancò. “Non credi ti farà una proposta, vero?”.

Lei si allarmò. “Spero di no! Sono troppo giovane per sposarmi”.

“Ma sei più vecchia di noi”, protestò Harry.

“Sì, ma voi siete pazzi!”.

“Ehi, io avrei da ridire”, disse Ginny dalla porta. Si mise le mani sui fianchi e guardò seria il fidanzato. “Era ora”.

Harry arrossì ed Hermione soppresse un sorriso. Già si immaginava Ginny governare casa Potter.

La rossa sorrise e si avvicinò. “Sapevo che i miei continui discorsi alla fine avrebbero funzionato”.

“Non sei stata tu! Malfoy ci ha teso un’imboscata nell’atrio ed ha parlato con Harry”, gracchiò Ron.

“Cosa?”, chiese Ginny, gli occhi spalancati ed ancora più irritata di quanto sarebbe stata se avesse dovuto scontare una punizione e saltare l’allenamento di Quidditch.

“Sì, si nascondeva nell’ombra come l’inquietante Serpeverde che è”.

“Non riesco a credere che Harry abbia ascoltato lui e non me”, disse indignata.

Harry ed Hermione si scambiarono uno sguardo divertito mentre i fratelli continuavano a bisticciare. Si rilassarono contro i cuscini del divano e rimasero ad ascoltarli.

 

Draco si rigirò nel letto per quella che sembrava essere la centesima volta. Non stava bene. Il letto non era comodo come quello della Granger, oppure non riusciva più a dormire senza di lei. No, di certo si trattava del letto. Ci avrebbe scommesso che Silente non li avrebbe mai arredati con dei suppellettili comodi come quelli dei Grifondoro. Era sempre stato chiaro come fosse di parte.

“Per la barba di Merlino, Draco, vai dalla tua strega se devi continuare così”, mormorò Theo dall’altra parte della stanza.

“Per quanto non mi piaccia concordare con l’arroganza di Theo, il tuo continuo rigirarti mi sta dando sui nervi”, aggiunse assonnato Blasie.

“Ci manca solo uno dei tuoi dannati incubi”, continuò Theo.

Draco si sedette, si tolse le coperte e scese dal letto. “Bene!”, rispose oltraggiato. Ecco perché non gli piaceva dormire con qualcuno oltre alla sua ragazza: diventavano tutti umorali.

Ciabattò per la stanza e raccattò i propri indumenti, prima di sbattersi dietro la porta.

“È proprio delizioso”, disse sarcastico Theo.

Draco si diresse veloce alla torre dei Grifondoro. L’unica volta che le dava un po’ di tempo per fare pace con gli amici finiva per dover litigare con Theo.

Imprecò immobile davanti alla porta quando udì delle risate, abbastanza forti da essere sentite anche con il ritratto chiuso. Ottimo! Lui era lì che non riusciva a dormire senza di lei e la Granger si stava divertendo con quegli stupidi. Se non avesse dovuto riaffrontare Theo, sarebbe di certo ritornato nei sotterranei, ma quella poteva essere l’opportunità per cacciare via quegli irritanti Grifondoro. Un sorriso malvagio gli si formò in volto. Pronunciò la parola d’ordine ed entrò.

All’interno, trovò tutto sistemato in comodità. Zuccotti di zucca e Burrobirra circondavano i quattro Grifondoro ed aleggiava un’atmosfera di festa. Il mostro verde tornò in superficie quando vide Hermione rilassata contro Ron ma il suo sorriso enorme quando lo vide preso lo scacciò via.

Si alzò e gli corse incontro, saltandogli tra le braccia. Lui inciampò quando dovette afferrarla. “Ciao”, gli disse dolce.

“Ciao a te. Vedo che tutto va a meraviglia”, le disse indicando con un cenno i Grifondoro che li fissavano.

Lei gli diede un bacio veloce sulle labbra. “Sì, grazie a te, mio impiccione Serpeverde”.

Weasley tossì, chiaramente a disagio per il benvenuto amorevole che gli stava dando. Draco ghignò nella sua direzione e strinse maggiormente la presa sui suoi fianchi. Per aumentare l’effetto, si abbassò e la baciò come si deve.

“Ok, ne ho abbastanza. Smettetela. Solo perché ho detto che puoi frequentarlo non significa io voglia vederti baciarlo”, grugnì Ron dal divano.

Hermione si voltò tra le sue braccia e si accigliò. “Ron, dovrai abituarti a vedermi con Draco”.

“Non puoi fare quelle cose quando non ci sono?”.

“Tu abbracci e baci sempre Hannah!”.

“Penso intendessi che la inala”, commentò maligno Draco.

La Granger gli tirò una gomitata nelle costole, che fece sorridere la piccola Weasley. “Malfoy ha ragione, Ron. Sembra davvero tu voglia mangiarla. Fa un po’ schifo, in realtà”.

“Almeno tu non trovi tua sorella che si fa il tuo migliore amico nel dormitorio. Sei fortunata che non abbia detto nulla a mamma”, la rimproverò lui.

“E almeno voi non avete visto Malfoy in mutande nel letto di Hermione. Mi ha traumatizzato”, commentò Potter con Weasley, che sghignazzò.

Draco osservò la strega ancora tra le sue braccia. Era arrossita come previsto ma non aveva pensato di cambiare la parola d’ordine dopo quel disastro.

“Potrei anche aver traumatizzato te, Potter, ma alla piccola Weasley piace vedermi mezzo nudo”, disse facendo l’occhiolino alla rossa.

“Beh, se hai intenzione di andare in giro per le stanze di Hermione in quel modo, potrei godermi lo spettacolo”, replicò noncurante Ginny.

Draco rise mentre Potter e Weasley sembravano disturbati dal tono che stava prendendo la conversazione. “Quante volte hai visto Malfoy mezzo nudo?”, chiese Potter.

“Solo due”, disse tristemente lei, divertendosi a prenderlo in giro.

“E non dimenticare di raccontargli quella volta che mi hai rapito nei sotterranei”, aggiunse Draco, ghignando verso Potter.

“Devi per caso dirmi qualcosa?”, chiese Potter incrociando le braccia e guadando la fidanzata.

La Weasley lanciò a Draco uno sguardo divertito. “Adesso che non ti metti più ad urlare ogni volta che pronuncio il nome di Malfoy, immagino di poterti dire tutti i dettagli”.

“Sembra un’ottima idea”, disse Draco prima di avvicinarsi alla porta e spalancarla. “Che ne dici di raccontarglielo nella sala comune dei Grifondoro?”.

“Non puoi cacciarci!”, protestò Weasley.

“Beh, a meno che tu non voglia unirti al club di chi mi ha visto senza vestiti, ti suggerisco di andare adesso”.

“Eww.. adesso mi sento davvero male”.

“Fai a finta che leggano assieme Storia di Hogwarts. Io faccio così”.

“Grazie per il suggerimento, Potter. Mi piace quando la Granger fa la secchiona”.

La Granger ringhiò. “Draco!” obiettò, diventando tutta rossa.

Per tutta risposta, arrossirono anche i suoi amici. L’unica persona che sembrava non soffrirne era la piccola Weasley, semplicemente divertita.

“I tuoi amici hanno già ricevuto abbastanza attenzioni. Ora è il mio turno”.

“Vai a fidarti di Hermione e del suo viziato ragazzo”, borbottò Potter.

“Su, su, Potter, devi imparare a condividere”.

“Ed io non sono un oggetto per cui dovete litigare”, disse Hermione.

La Weasley si alzò e si trascinò dietro il fidanzato. “Andiamo, Ron!”, ordinò. “È il momento di lasciare un po’ di intimità ai due piccioncini”.

I tre Grifondoro uscirono dalla stanza, mentre i ragazzi fissarono Draco per tutto il tragitto. Lui ghignò, sapendo quanto gli sarebbe piaciuto rimanere e fare ad Hermione da balia ma quanto fossero anche troppo impauriti per suggerire una cosa del genere.  

“Finalmente”, mormorò lui. Afferrò Hermione, se la strinse addosso e la fece indietreggiare fino alla camera.

“Non puoi cacciare i miei amici”, iniziò a dire lei.

“Sì che posso. Erano di troppo”, le disse prima di baciarla e farla stare zitta.

Hermione sospirò accoccolandosi al suo fianco, la testa poggiata sulla sua spalla. I momenti di tranquillità che condividevano a letto valevano tutti i problemi che avevano dovuto superare per arrivarci.

“Pensi mai a cosa sarebbe successo se avessi ignorato quel rumore nei sotterranei a gennaio e non avessi trovato te, Blasie e Pansy?”.

Draco iniziò a giocare con uno dei suoi ricci. “Avresti trovato un altro modo per impicciarti. Non riesci a farne a meno”.

“Io non mi impiccio”, obiettò lei.

“Hermione, sei la donna più caparbia che io abbia mai incontrato, inclusa la McGranitt. Non sei contenta finché non dici a qualcuno cosa deve fare”.

Hermione si appoggiò su un gomito e lo osservò. “Non è vero”.

“Non mi sto lamentando. Trovo che questa tua caratteristica abbia i suoi vantaggi”.

“Sei un maiale”.

“Ma tu lo adori”, le disse facendole l’occhiolino.

Hermione sbuffò ma sorrise e lo baciò. “Non ti ho ringraziato per oggi”.

“Pensavo l’avessi appena fatto”.

Lei gli tirò un buffetto sul petto. “Draco, perché rendi tutto così difficile?”.

Lui scrollò le spalle. “Fa parte del mio fascino”.

“Fascino? Quale fascino?”, disse ridendo. “Ma grazie per essere andato da Harry”.

Draco scrollò nuovamente le spalle, come se non fosse stato un problema ma Hermione non ci cascò. Non sarebbe andato da lui per una cosa qualsiasi. L’aveva fatto per lei ed era una dichiarazione di cosa provasse davvero. Quando ripensava alle prime settimane di inizio semestre, non avrebbe mai immaginato che l’anno sarebbe terminato tra le sue braccia. Questo dimostrava quanto potesse essere appagante dare una seconda possibilità a qualcuno, anche contro il parere degli altri.

“Ti amo”, gli disse abbassandosi per baciarlo.

“Anche io, Principessa”, mormorò lui sulle sue labbra.

  
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