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Autore: Soul Mancini    26/12/2020    4 recensioni
Due coinquilini, due amici che condividono tutto: ansie, risate, faccende domestiche, battibecchi, camera da letto, cibo e momenti indimenticabili.
Conor, Dom, un appartamento troppo piccolo e un milione di motivi per sorridere.
DAL CAPITOLO 2:
“Hai steso tu questa roba?” gracchiò lui. [...]
“Qui ci abitiamo in due: se non sei stato tu, sarò stato per forza io.”
“Ecco, lo sapevo! Ma è possibile che alla tua età non sai nemmeno stendere?” sbottò indignato. [...]
Aggrottai le sopracciglia. “Cos’ho fatto questa volta? Se non faccio niente in casa ti lamenti, se mi adopero per fare qualcosa di utile ti lamenti…”
Lui prese a sventolare la maglietta bianca davanti al mio viso e vi batté sopra con la mano. “Avresti dovuto posizionare meglio la roba: ora è tutta piena di pieghe!”

[Spin-off della mia long "Ten friends, one big mess", ma leggibile senza conoscere la suddetta storia.
- Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da me.
- Il secondo capitolo è dedicato a Carmaux ♥
- Il terzo capitolo si è CLASSIFICATO PRIMO, ha vinto il premio speciale "Smarties Colorati" al contest "StoryCake" indetto da Laila_Dahl e partecipa alla "Real life challenge" indetta da ilminipony sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conor Mason, Dominic Craik
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tanti piccoli disastri, un'unica grande amicizia'
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[Dom]




“Conor?” chiamai a gran voce il mio coinquilino, affacciandomi alla porta della zona giorno.
La stanza era vuota e dal mio amico non giunse nessuna risposta.
Aggrottai la fronte e lanciai un’altra occhiata al display del mio cellulare, dove campeggiava l’email aperta che avevo appena ricevuto.
In poche falcate raggiunsi la porta della nostra camera e vi sbirciai dentro: come sospettavo, Conor era sdraiato sul suo letto, teneva lo sguardo fisso su un enorme volume di Letteratura del Seicento e portava un paio di enormi cuffie alle orecchie.
Da quando gli si erano rotti gli auricolari, per studiare utilizzava sempre quegli enormi affari per ascoltare musica; avendo entrambe le orecchie inondate di musica e isolate dall’ambiente circostante, più di una volta non aveva sentito i miei richiami.
Cercai di attirare la sua attenzione con una serie di ampi gesti. Quando, qualche istante dopo, si accorse della mia presenza, sobbalzò spaventato e si affrettò a mettere in pausa la musica. “Che c’è?” domandò distrattamente, tenendo il segno sulla pagina con una matita.
“Oggi dovrebbe arrivare l’ordine che ho fatto su Amazon, è in consegna. Quindi, per favore, fai attenzione se qualcuno suona al campanello, e se arriva il corriere ritira tutto tu.”
“Okay” rispose il mio amico, scribacchiando qualche parola sul quaderno degli appunti.
“E, mi raccomando, non aprire il pacco per nessuna ragione al mondo: ci sono i regali di Natale dentro” aggiunsi, inchiodandolo con lo sguardo e assumendo un tono vagamente minaccioso.
“Sì, tranquillo” ribatté ancora lui, voltando pagina e afferrando un evidenziatore giallo.
Aggrottai le sopracciglia, dubbioso. “Ma mi stai ascoltando?”
“Sì, certo, guarda che quello distratto tra i due sei tu! Adesso mi lasci in pace? Sono nel bel mezzo di un paragrafo, mi fai perdere il segno!” mi liquidò, trattenendo un sospiro e accennando al libro.
Mi strinsi nelle spalle. “Va bene, me ne vado, non ti incazzare… e attento al corriere!” conclusi, dirigendomi verso l’ingresso.
Ultimamente, complice la nuova ondata di esami che si faceva sempre più vicina, il mio coinquilino era piuttosto distratto e scontroso, preso com’era dallo studio; un po’ mi preoccupava vederlo così, prendeva molto a cuore l’università e in prossimità delle sessioni cominciava a dare di matto e farsi prendere dall’ansia.
Forse però era meglio reagire come lui piuttosto che temporeggiare come facevo io – ci eravamo iscritti insieme, ma io non avevo dato neanche la metà degli esami che avrei dovuto.
Sospirai e cercai di scacciare via quei pensieri ben poco rassicuranti mentre, immerso nell’aria frizzante di metà dicembre, mi dirigevo verso la fermata del bus. Una nuova giornata lavorativa mi attendeva, dovevo focalizzare la mia attenzione su quello.


Feci il mio ingresso in cucina e mi lasciai sfuggire un sonoro sbadiglio. Non appena inquadrai la scena che mi si presentava davanti, tuttavia, non potei che sgranare gli occhi e tutta la stanchezza della delirante giornata di lavoro al bar venne rimpiazzata da perplessità e confusione.
“Ciao” mi salutò Conor che, in piedi sopra il tavolo della cucina, stava legando un oggetto non meglio identificato al lampadario.
“Ma cosa cazzo ci fai lassù?” lo interrogai, sempre più confuso. Solo a una seconda occhiata mi accorsi delle decorazioni natalizie sparse per la stanza e lo sbilenco e spelacchiato alberello stipato in un angolo, accanto alla portafinestra.
“Non dirmi che hai cominciato ad addobbare la casa senza aspettarmi!” sbottai allora, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
“Mi annoiavo! E poi è già da una settimana che avevo intenzione di addobbare, ma tu non c’eri mai o eri troppo stanco” si giustificò lui, mentre raddrizzava il pendente a forma di fiocco di neve che aveva appeso al lampadario.
“Ma l’albero volevo farlo anch’io!” mi lamentai teatralmente, anche se in realtà non ero davvero arrabbiato. Mi avvicinai all’abete sintetico ed esaminai con fare critico le fioche lucine – alcune già fulminate – che lampeggiavano a intermittenza.
“Spalanca le braccia, fatti crescere le radici e stai zitto: così puoi fare l’albero” rispose Conor ironico, mentre scendeva con cautela dal tavolo.
“Che spiritoso…” lo rimbeccai. “Ti perdono soltanto se hai ritirato il pacco di Amazon.”
Lui schioccò le dita e sorrise. “Ecco cosa mi stavo dimenticando! Certo, è arrivato stamattina, poco dopo che te ne sei andato! Vado a prenderlo” affermò, prima di uscire dalla stanza e sparire in corridoio. Tornò qualche istante più tardi con un enorme cartone quadrato tra le braccia.
Senza dargli il tempo di aggiungere altro, glielo strappai di mano e corsi in camera da letto, chiudendomici dentro; dovevo assolutamente aprirlo e controllare che ci fosse tutto e che gli articoli ordinati corrispondessero alle mie richieste. E Conor non poteva assolutamente assistere all’apertura del pacco, visto che l’ordine includeva anche il regalo per lui.
Poggiai la scatola sul mio letto e mi adoperai per aprirlo; tuttavia, dopo qualche istante, mi resi conto che qualcosa non andava.
“Ma il pacco non è sigillato…” borbottai tra me, notando che l’imballaggio aveva ceduto troppo facilmente ed era già danneggiato in alcuni punti. Aggrottai le sopracciglia, ripresi il pacco tra le braccia e tornai nella zona giorno, dove il mio amico stava combattendo con una ghirlanda rossa e dorata.
“Conor?”
“Sì?”
“Quando hai ritirato il pacco, hai controllato che fosse tutto a posto?”
Lui si voltò a guardarmi e sbatté un paio di volte le palpebre. “Mmh… in che senso?”
Accennai allo scatolone. “È come se qualcuno l’avesse già aperto prima di me. Non vorrei che il corriere avesse fatto qualche stronzata e mi avesse fottuto qualcosa… perché, se così fosse, vado a incendiargli il camion” dissi, cominciando ad alterarmi. Avevo sempre ricevuto un buon servizio da Amazon, non mi era mai capitata una cosa del genere.
“Ah sì? Beh… e come fai a dire che non era ben chiuso? Però non guardare me, io ho controllato ed era tutto okay!” farfugliò con voce troppo acuta ed esitante per risultare credibile, poi distolse lo sguardo e prese ad armeggiare nuovamente con la ghirlanda.
A quel punto un terribile sospetto si fece strada dentro di me e istintivamente compii qualche passo verso il biondo. Non era affatto bravo a mentire, tantomeno con me.
“Conor, sei stato tu ad aprire il pacco?” lo incalzai, trucidandolo con un’occhiata.
“Io?!”
“Dimmi la verità, altrimenti ti appendo all’albero di Natale e ti ci lascio per tutte le feste!”
Lui inclinò appena il capo di lato e ridacchiò nervosamente. “Ecco, può essere… ma solo una sbirciatina…”
Mi battei una mano sulla fronte. “Ma io ti ammazzo, sei un deficiente!”
“Dai, non è così grave! Apriamo sempre i pacchi l’uno dell’altro quando arrivano!” cercò di minimizzare, mettendo su un sorriso innocente.
“Questa volta ti avevo detto di non farlo, per nessuna ragione al mondo!”
“Davvero? Quando?” cadde dalle nuvole lui.
Sbuffai, mi sedetti sul divano e presi a frugare con movimenti bruschi e frenetici dentro lo scatolone. Perlomeno c’era tutto ed era in condizioni perfette.
“Dai, Dom, non ti incazzare! Lo sai che sono troppo curioso, non ho resistito!” ruppe il silenzio Conor con voce implorante, rivolgendomi un’occhiata da cane bastonato. Ancora con l’addobbo rosso e oro appeso al braccio, prese posto accanto a me e fissò lo sguardo nel mio, facendomi gli occhi dolci.
Quanto era tremendamente cretino! In quel momento lo detestavo perché era riuscito a rovinare tutto, ma non potevo davvero prendermela quando metteva su quell’espressione da bimbo pentito dopo aver combinato una marachella.
Gli lanciai un’occhiata in tralice. “E invece mi incazzo perché volevo farti una sorpresa e tu hai mandato tutto a puttane.”
Lui si accostò e recuperò all’interno del pacco una confezione in cartone contenente un paio di nuovi auricolari bluetooth. “Questo è il regalo per me, vero?”
Sbuffai rassegnato. “Sì. E tieni giù le mani, ci manca solo che abbiano pure il prezzo sopra” gli intimai, strappandogli l’oggetto dalle dita e rimettendolo al suo posto.
Forse me l’ero presa un po’ troppo a cuore, ma ci tenevo tantissimo a fare delle belle sorprese ai miei amici, soprattutto ora che avevo uno stipendio e potevo permettermelo; il regalo per Conor era il mio asso nella manica quell’anno, dato che non aveva mai avuto degli auricolari bluetooth e ripeteva sempre che li avrebbe voluti provare.
Dopo qualche istante di silenzio, Conor mi batté una pacca sul braccio. “E dai, Dom, smettila di tenermi il muso! Facciamo finta che io non abbia visto niente: tu fai il pacchetto e il 25, quando apriremo i regali, fingerò di essere sorpreso! Ti va bene questa faccia?” propose, per poi spalancare occhi e bocca in un’espressione che voleva sembrare sbalordita, ma in conclusione non era per niente credibile.
I miei sforzi per trattenere le risate non valsero a nulla, perché nel vedere quella smorfia scoppiai a ridere all’istante e gli diedi una leggera spinta all’indietro. “Che pezzo di merda, per colpa tua non posso neanche incazzarmi come dovrei!”
Conor scoppiò a ridere a sua volta, si sfilò la ghirlanda dal braccio e me la lanciò addosso. “Su, coinquilino: non hai detto che volevi aiutarmi ad addobbare la nostra casetta?”
Scansai la decorazione di lato e mi misi in piedi. “Un attimo, metto via questo” affermai, accennando alla confezione di cartone sempre più disfatta.
Conor si alzò a sua volta e mi sfiorò un braccio per attirare la mia attenzione. Gli lanciai un’occhiata stranita e notai che aveva un sorrisetto dipinto sul viso – le fossette sulle guance e i capelli disordinati lo facevano sembrare proprio un bambino.
“Comunque volevo dirti grazie. È il miglior regalo che potessi ricevere” cinguettò, ampliando ancora di più il suo sorriso.
Piegai appena la testa di lato e lo scrutai curioso. “Le cuffie bluetooth, intendi? Ci credo, è da quando ti conosco che rompi le palle per…”
“No” mi interruppe, saltandomi improvvisamente al collo e intrappolandomi in un abbraccio. “Intendevo un amico come te!”
Risi e ricambiai la sua stretta, facendogli poggiare il mento sulla mia spalla e scompigliandogli affettuosamente i capelli. Anche io mi sentivo estremamente fortunato ad avere un amico dolce, divertente, generoso e sincero come Conor, e gli volevo un mondo di bene così, anche con tutti i suoi difetti.
Senza lasciarlo andare, mi allungai a prendere una pallina rossa che stazionava sul tavolo, in attesa di essere posta sull’albero, e la appesi all’orecchio di Conor.
“Che coglione” commentò lui con una risata.
“Smettila di insultarmi e approfittarti della mia bontà, altrimenti il tuo coinquilino preferito ti butta fuori di casa e ti fa passare le feste per strada” gli sussurrai all’orecchio, poi sciolsi l’abbraccio e gli battei una scherzosa pacca sul sedere. “Forza, decoriamo questo fottuto abete di plastica!”




🎁 🎁 🎁


Prompt per la challenge “Just stop for a minute and smile”:
24. "Cosa ci fai lassù?"
32. "È il miglior regalo che potessi ricevere!"

Buone feste a tutti e benvenuti nel mio nuovissimo progetto che non potrei affatto permettermi di iniziare XD visto che i miiei OC, dopo avermi guardato male per averli abbandonati, ora stanno piangendo in un angolo e implorando la mia attenzione… MA EHI, quando l’ispirazione chiama chi sono io per obiettare? XD
Sì, questo è il primo capitolo di una raccolta che avrà orientativamente quattro capitoli (i primi due POV Dom, gli ultimi due POV Conor), tutte delle piccole slice of life sulla convivenza di questi due scemotti :3 ho troppe idee per loro!! Non mi stancherei mai di celebrare la loro amicizia (e il loro essere cretini insieme XD) *________*
E il fatto che io abbia deciso di pubblicare questa prima (parecchio sottotono, perdonatemi) scenetta proprio oggi, che è il compleanno di Conor, È UN CASO!!! Quest’anno teoricamente avevo deciso di non scrivere niente per i NBT ma, anche se questa non è una vera e propria storia di compleanno, ho deciso comunque di approfittare dell’occasione per pubblicarla! E, già che ci siamo, AUGUTI CONOR!
Stavolta non ho fatto riferimento a nulla in particolare nella realtà, è una slice of life che ho partorito così, senza motivo XD
Tuttavia lascio qualche piccola noticina per coloro che non conoscono l’AU in cui queste storielle sono ambientate: qui ovviamente i NBT sono dei ragazzi normali (quando mai) e non famosi; Dom e Conor sono amici da tanto tempo, sono molto legati, tanto che hanno deciso di iscriversi all’università insieme (in Lettere) e prendere insieme un appartamentino in affitto. Conor è uno studente diligente, che studia per tutti gli esami e frequenta le lezioni; Dom, decisamente più svogliato e pigro, deve però anche andare al lavoro – è assunto come cameriere in un piccolo bar vicino all’università e deve fare degli orari piuttosto strambi e scomodi, oltre che parecchi straordinari.
E… per il momento mi fermo qui, ulteriori precisazioni le troverete nei prossimi capitoli se sarà necessario!
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e ci sentiamo prestissimo col prossimo capitolo *-*
Ancora tantissimi auguri di buon Natale a tuttiiii!!! ♥

   
 
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