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Autore: Severa Crouch    30/01/2021    4 recensioni
Hogwarts. 2021. Ci sono giochi che sono pericolosi.
Il Torneo Tremaghi sembra esigere, anche questa volta, il suo tributo di sangue, come impareranno Louis Weasley e James Sirius Potter. I giochi di potere rischieranno di far precipitare il mondo magico in una partita a scacchi, come scopriranno Teddy Lupin e Roland Lestrange. I sentimenti, tuttavia, sono il gioco più pericoloso che si possa giocare e sarà una lezione appresa da Scorpius, Rose e Albus. Infine, ci sono giochi innocenti che rischiano di trasformarsi in tragedia. Chiedete agli Scamander.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 1
Ritorno a Hogwarts
 
 

 
Ministero della Magia, 25 agosto 2021


 
“Ti mancavo? Ammettilo che non sai starmi lontano. Quant’è passata dall’ultima volta che ci siamo visti?”
“Tre mesi.”
“Caspita, Lupin, tre mesi,” ripeté lentamente. Alzò lo sguardo verso la collega di Teddy, Victoire, le mostrò un ghigno divertito e aggiunse: “Weasley, fossi in te inizierei a ingelosirmi, sai? È evidente che tuo marito non riesce a starmi lontano.”
Roland ridacchiava, divertito dal modo in cui ogni volta riusciva a innervosirli. Era un dono che aveva fin da quando le loro strade si erano incrociate. Lupin era così permaloso che farlo arrabbiare era un gioco da ragazzi. Soprattutto quando non poteva reagire, come in quel momento. Roland si trovava privo di bacchetta e rinchiuso da mezzora nella sala interrogatori del Dipartimento Auror al Secondo Livello del Ministero della Magia.
Doveva sbrigarsi, o suo padre gli avrebbe rinfacciato il ritardo. Come se farsi beccare dagli Auror fosse stato nei suoi programmi.
“Piantala, Lestrange, lo sai perché ti abbiamo fermato,” gli disse Victoire Weasley che lo osservava con i suoi occhi chiari, le braccia conserte e l’espressione per nulla divertita da quella battuta. A quanto pareva, lei era la sola in grado di disinnescare Lupin e per questo li avevano messi in squadra insieme. 
Roland alzò gli occhi al cielo, annoiato per quel banale contrattempo. “Suppongo che sia per quella partita di pozioni che sta girando. Lo so, il San Mungo è pieno di gente intossicata, ma io non c’entro niente!”
“Non c’entri niente come l’ultima volta?” domandò Lupin con un sopracciglio scetticamente alzato.
“Oh, andiamo! L’ultima volta sono stato incastrato, è quel maledetto di Goyle che ce l’ha con me! Vuole farmi fuori dal mercato insieme agli altri pozionisti! Da quando mi sono messo in proprio tutti vogliono i miei filtri perché sono il migliore! Gliel’ho detto ai ragazzi, che bisogna lavorare sulla qualità degli ingredienti ma loro non mi danno retta, tagliano le pozioni per risparmiare ed ecco i risultati! Non che mi lamenti, alla fine un quarto del mio fatturato è costituito dalla vendita degli antidoti ai casini che creano loro, il San Mungo mi ha assunto come consulente esterno… Insomma, questa storia mi frutta un bel po’ di Galeoni, ma direi che guadagnerei molto di più, e lavorerei molto di meno, se la gente comprasse i miei filtri invece di rivolgersi a quei ciarlatani.” Avrebbe dovuto affatturare, o neutralizzare definitivamente, quell’idiota di Goyle alla prima occasione. Altro che lasciarlo andare in giro.
“Come facciamo a sapere che non c’entri niente?” Lupin lo guardava con le braccia incrociate e il fascicolo aperto di fronte a lui. Roland gettò un occhio per vedere cos’avessero in mano, anche al contrario riusciva a leggere i risultati del laboratorio del Ministero della Magia. Sorrise. “Che cos’hai da ridere?”
Puntò il foglio che guardava Lupin ed esclamò: “Questa pozione è opera di Goyle, solo lui taglia la Belladonna con il veleno di Billywig. Ti basta andare a perquisire il suo laboratorio e trovi tutto, ma non devi andare in quello che ha sotto il negozio, ma quello che dedica ai suoi traffici più riservati. Si trova a Hogsmeade, ai margini del villaggio, due vicoli oltre la Testa di Porco. Salutatemelo quando lo butterete dentro.”
Lupin e la Weasley si scambiarono un cenno, Roland vide Victoire alzarsi e lasciare la sala interrogatori, la fermò prima che uscisse dalla porta. “Weasley,” esclamò divertito, “Ti fidi a lasciarci da soli? Vuoi scoprire se ti è fedele?”
“Piantala, Lestrange. Sei in fermo fino a quando non torno.”
Fuori dalla stanza la sentì parlare con Hestia Jones, chiamò McLaggen e Bones e poi si allontanarono lungo il corridoio. Roland riportò gli occhi su Lupin che continuava a sfogliare il suo fascicolo. “Sai, Lestrange, ti avvicini sempre di più ad Azkaban.”
“Sì, certo, dici sempre così… In realtà, come vedrai, sono innocente come un agnellino. Siete voi del Ministero ad essere prevenuti nei miei confronti.”
“Ti piace tanto fare la vittima o è la coda di paglia? Tuo fratello non ha avuto problemi a inserirsi al Ministero della Magia e Orion è in lizza per una promozione all’Ufficio Misteri. Non mi sembra che il Ministro sia prevenuto, come non lo erano i prof a Hogwarts.”
“Oh, andiamo, non vorrai paragonarmi a Roddie e Orion, spero? Dopo tutto quello che c’è stato tra noi?”
“No, hai ragione, ma ti ricordo che tra noi ci sono stati ben tre arresti…”
“Di cui ho pagato la multa,” precisò. Erano stati due stupidi incidenti, suo padre aveva detto che era tutta esperienza per non sbagliare dopo. Sua madre e Lucile, invece, erano andate in ansia e ogni volta lo tormentavano di domande.
“Due condoni,” aggiunse Lupin continuando a sfogliare quello che doveva essere la sua fedina penale, il passato dei rapporti con l’Ufficio Auror.
“Quelli non contano,” puntualizzò immediatamente.
“E le confische di materiale proibito? Sei un trafficante di pozioni illegali, un contrabbandiere di merci classificate e un mago oscuro,” sintetizzò Lupin chiudendo la cartelletta sul tavolo che li separava.
“Ma di quest’ultima affermazione il Ministero non ha le prove.”
“Esatto, altrimenti saresti già ad Azkaban.”
“Solo perché siete ottusi mentalmente.”
“Solo perché abbiamo a cuore la sicurezza. Hai visto cos’ha combinato la tua amichetta lo scorso anno?”
“Lo so, lo so, Delphi ha fatto un casino, ma ti ho già detto la teoria di mia madre: non bisognava intromettersi con la Profezia. Siamo stati alla larga e voi siete di nuovo i salvatori del mondo magico.”
“Fammi capire, voi mandate la figlia di Voldemort a Durmstrang a imparare le Arti Oscure e poi siamo noi a dover fare tutto il lavoro per fermarla? Comodo, eh!” Sembrava che Lupin iniziasse a rilassarsi. Quello era diventato il loro modo di vedersi, nella sala interrogatori del Dipartimento Auror, a intervalli regolari, o in altri luoghi più riservati quando occorreva dare una mano al mondo magico con discrezione. Questo, però, era una cosa tra lui e Lupin di cui nessuno era al corrente, altrimenti suo padre l’avrebbe radiato dall’albero dei Lestrange.
Dopo quanto era accaduto con Delphi, Roland aveva iniziato a dare una mano a Lupin passandogli alcune informazioni o dicendogli se alcune piste di indagini potevano avere senso o no. Era un modo come un altro per eliminare la concorrenza e per sapere cosa attirasse l’attenzione degli Auror. Forse non era particolarmente etico per un mago oscuro collaborare con gli Auror, ma di quei tempi l’etica doveva andare a farsi benedire, visto che per sei anni avevano vissuto con l’incubo di poter svanire per colpa di Delphi e di vedere la loro intera linea temporale alterata. I vecchi ex Mangiamorte, a partire da suo padre, non potevano fargli alcun tipo di predica, avevano perso ogni diritto. Sbuffò: “Voi non conoscevate la Profezia, noi sì, e se ci fossimo intromessi, la profezia si sarebbe avverata! Prendi Voldemort che ha tentato di boicottare la Profezia su di lui ed è rimasto secco entrambe le volte! Era convinto di dover essere lui a uccidere Potter, mentre in realtà poteva essere chiunque altro tranne lui. Solo tirandoci indietro avremmo dato modo a voi di sistemare le cose!”
“La tua teoria non mi convince, Lestrange.”
“Figurati se potrebbe convincerti, Lupin. Non mi aspetto che tu ci arrivi, ma forse il Ministro Granger prima o poi ci arriverà.”
“Cosa c’entra il Ministro, adesso?”
“C’entra, perché è colpa sua se il mercato nero è pieno di pozioni che fanno schifo. Lei e la sua mania dei controlli sui filtri. Ha riempito di burocrazia i pozionisti al punto che persino il San Mungo è costretto a ricorrere a canali… alternativi per recuperare degli antidoti e degli ingredienti in tempo.”
“E tu sei in grado di procurarli?”
“Per il giusto prezzo.” Osservò la curiosità crescere sul volto di Lupin. Aveva creato delle aspettative, sapeva per certo che anche lui, come tutti, aveva un lato oscuro. Lo provocò ancora: “Ti serve qualcosa, Lupin?”
“Piantala, sono un Auror, non ricorro a certi mezzi.”
“Sì, certo…” gli fece un occhiolino complice. Forse quell’ingenuo di Lupin aveva il salame sugli occhi, ma Roland aveva venduto una pozione per dormire ad alcuni suoi colleghi, persino quell’impiastro di McLaggen che ora era con la Weasley da Goyle.
Hestia Jones aprì la porta e disse a Lupin: “Puoi rilasciarlo, Victoire ti aspetta di là per l’interrogatorio di Goyle. Era lui a tagliare le pozioni con la Belladonna.”
Roland alzò le sopracciglia divertito e disse: “La prossima volta, dammi retta, Lupin, risparmieremo entrambi un sacco di tempo.” Osservò Lupin alzare gli occhi al cielo e sbuffare mentre raggiungeva il suo capo. Roland si alzò con calma, si sistemò il mantello e recuperò la borsa, firmò i documenti per il rilascio e finalmente tornò a impugnare la sua amata bacchetta: 13 pollici in sicomoro, come sua madre, e corda di cuore di Drago, come suo padre.
In ascensore incontrò Orion che stava salendo dal Nono Livello. “Ehi, cosa ci fai qua? Non ti sarai cacciato di nuovo nei guai?”
“Nah, oramai sono quasi un Auror,” scherzò scoppiando a ridere. Orion l’osservò perplesso mentre le porte si aprivano sull’Atrium. “Mi fermerei a pranzo con te, Orion, ma papà mi aspetta e sono in ritardo.”
“Salutamelo!”
“D’accordo! Salutami Sybil e i bambini,” disse incamminandosi velocemente verso l’uscita. Orion lo richiamò: “Roland!” Si voltò verso il fratello e lo guardò perplesso. Orion gli disse: “Stai attento e non metterti nei casini.”
“Non ti preoccupare, io sto attento, sono i casini che trovano me, di solito!” Fece un cenno del capo al fratello e si Smaterializzò. La prima cosa che vide non appena riapparve a casa fu l’espressione corrucciata di suo padre: “Sei in ritardo.”
“Lo so, mi hanno fermato gli Auror,” si giustificò.
“Che vogliono?”
“Ah, stanno indagando su Goyle, sai che taglia i filtri con la Belladonna? Pare che il San Mungo si sia riempito di gente intossicata e loro hanno pensato che fossi io, ma gli ho detto che ci tengo alla salute dei miei clienti e, a meno che non mi chiedano un veleno, io vendo solo roba buona.”
Rodolphus ridacchiò: “E dopo questa confessione ti hanno rilasciato?”
“Certo, non hanno prove contro di me e tutto quello che dico senza avvocato posso ritrattarlo.”
“Conosci le regole. Hai trovato il sangue di Drago?”
“Sì, eccolo, un Nero delle Ebridi, fresco fresco di prelievo. È arrivato proprio oggi.”
 
***
 
Le accuse a Goyle erano state formalizzate, lui era stato fermato e spedito ad Azkaban. Da quando Kingsley aveva eliminato i Dissennatori non c’era più bisogno di tenere i maghi fermati nelle celle del Dipartimento Auror, potevano mandarli ad Azkaban e l’indomani sarebbero tornati per l’udienza di convalida e l’incontro con il loro difensore. Goyle aveva nominato Blaise Zabini.
Teddy si stiracchiò e diede un bacio a Victorie: “Ottimo lavoro, Vic!”
“Sai che senza Lestrange non saremmo arrivati a Goyle così velocemente? Lui si è tolto un concorrente e noi abbiamo chiuso un caso. Si può essere contenti e infastiditi al tempo stesso?”
“Sì, perché lui è decisamente irritante, ma Hestia è contenta e questo è ciò che conta,” le sussurrò perdendosi nei suoi occhi chiari. Si allontanarono l’uno dall’altra sentendo dei passi nella loro direzione.
“Lupin, Weasley, il Ministro ci vuole nel suo ufficio,” disse Hestia. La seguirono senza fare domande temendo che fosse accaduto qualcosa di grave, qualcosa che li avrebbe distolti dalla loro routine. L’ultima volta in cui Hermione aveva indetto una riunione era stata per avvertirli che Voldemort aveva una figlia e che aveva rapito Albus e Scorpius e si era nascosta nel tempo. L’ansia di Teddy, pertanto, era più che giustificata.
“Grazie per essere venuti,” esordì Hermione con un sorriso. Nella stanza del Ministro della Magia c’era anche Rodolphus Lestrange, il fratello di Roland, e il Direttore dell’Ufficio Cooperazione Magica Internazionale, un tale Roger Davies, c’erano anche Oliver Baston, Direttore dell’Ufficio Giochi e Sport Magici e il suo assistente, Hawk Flint che, guarda caso, era il miglior amico di Roland Lestrange. Teddy inspirò profondamente lottando contro la sensazione di essere tornato a Hogwarts.
“Vi ho convocato per annunciarvi che quest’anno Hogwarts ospiterà una nuova edizione del Torneo Tremaghi e, prima che mi rappresentiate le vostre obiezioni, sappiate che le ho già rappresentate anch’io alla preside McGranitt. Tuttavia, quanto accaduto lo scorso anno rende assolutamente necessario la cooperazione a livello europeo tra le scuole di magia e i rispettivi ministeri. Non è possibile che la figlia di Voldemort abbia studiato a Durmstrang e noi ne fossimo all’oscuro!” esclamò.
“Quindi per dare la caccia ai Mangiamorte organizziamo un Torneo mortale tra gli studenti di Hogwarts?” obiettò Davies guardando Hermione, “Non credo che ti debba ricordare com’è finita l’ultima volta…”
“No, Roger, ricordo perfettamente com’è andata e per questo motivo ho acconsentito solo a condizione che una squadra di Auror controlli l’andamento del Torneo. Ci saremo tutti alle prove, ma voglio una pattuglia stanziata a Hogwarts che controlli che tutto vada bene.”
“Ministro, ma questo toglierà energie da casi ben più importanti!” obiettò Hestia.
Teddy non si sentiva di dar torto al suo capo, erano pieni di arretrati, le indagini andavano a rilento in quegli ultimi tempi perché alcuni avevano lasciato la squadra, accettando incarichi meno rischiosi, mentre i giovani dovevano ancora uscire dall’Accademia. Erano costretti a fare gli straordinari e il Torneo Tremaghi era un intoppo che avrebbe mandato all’aria il precario equilibrio di tutto il Dipartimento.
“Lo so, Hestia, e mi dispiace, ma non possiamo assolutamente permettere che il nostro ministero si dimostri incapace di proteggere i più giovani. Hai idea di cosa mi sono sentita dire dal ministro francese e da quello scandinavo? Il Torneo avrà la precedenza su tutti i casi del Dipartimento Auror, a parte le urgenze. Non mi interessa nulla dei pozionisti di contrabbando, o di quei trafficanti di oggetti oscuri, voglio i migliori uomini a Hogwarts.”
“Sarà fatto, Ministro.” Teddy osservò il modo in cui Hestia fu costretta a incassare l’ordine che arrivava dal Ministro della Magia in persona.
“Noi cosa dovremo fare, dunque?” domandò Roger Davies.
“Voglio che uno dei tuoi resti a Hogwarts per tutto il periodo del Torneo. Lestrange va bene, visto che conosce il francese e ha il fratello che insegna a Durmstrang. Voglio che faccia in modo che le scuole non abbiano di che lamentarsi e verifichi la correttezza dello svolgimento delle operazioni. Vale anche per te, Baston.”
Oliver Baston sospirò: “Annulleranno il Quidditch a Hogwarts, mia figlia non la prenderà bene… Hawk, mi sa che ti tocca tornare a scuola!”
Roger Davies guardò Rodolphus e gli disse: “Quindi torni a scuola, niente missione nel sud-est asiatico!” Lestrange si strinse nelle spalle e a Teddy sembrava impossibile capire se fosse contento o dispiaciuto di restare in Inghilterra. Doveva essere una seccatura anche per lui.
Hermione continuò: “Se ho chiesto la partecipazione di Teddy e Victoire… ehm… di Lupin e Weasley,” si corresse. Teddy sorrise imbarazzato, Hermione faticava ogni volta a scindere il piano personale da quello professionale, così che si comportava da Ministro a casa e sembrava una zia al ministero. “Insomma, se vi ho convocato è perché voglio che siate voi due gli Auror applicati a Hogwarts.”
“Mi togli i migliori, Hermione,” protestò Hestia.
“Sai che non possiamo correre rischi, Hestia,” disse Hermione scuotendo la testa e togliendo davanti ai suoi occhi i ricci che le erano scivolati sul viso. “La preside McGranitt vi aspetterà verso il venti ottobre, una decina di giorni prima dell’arrivo delle delegazioni delle altre scuole per controllare che tutto sia a posto e organizzare al meglio l’inizio delle operazioni. Per ora è tutto.”
Uscirono dall’ufficio e Rodolphus esclamò: “Ci rivediamo a Hogwarts, Lupin, non farti mettere in punizione anche questa volta!” Flint ridacchiava accanto a lui.  
“Vai al diavolo, Lestrange!” Fortunatamente, Rodolphus era un tipo di poche parole che non aveva menzionato con i colleghi quanto era accaduto durante l’ultimo anno di scuola. Quella era una storia vecchia e ancora oggi rappresentava la più importante lezione da Auror che Teddy avesse mai imparato.
Uscito dal Ministero della Magia, Victoire gli propose di fare un salto al Paiolo Magico per una birra. L’idea di tornare a Hogwarts l’aveva eccitata oltremodo e non vedeva l’ora di tornare nella scuola di cui aveva ottimi ricordi.
“Non pensi a tutto l’arretrato che accumuleremo?” domandò Teddy preoccupato per ciò che avrebbero trovato al ritorno. Victoire si sporse verso di lui con gli occhi luminosi e disse sottovoce: “Il Torneo Tremaghi! Ma ci pensi? Mia madre è stata campionessa per Beauxbatons! Sono veramente curiosa di vedere con i miei occhi questa competizione che ha dell’incredibile! Sarà felicissima di sapere che organizzano un’altra edizione.”
“Visto che l’ultima volta un campione è morto e sua sorella ha rischiato di morire affogata, non credo che Fleur abbia dei bei ricordi, a parte l’aver conosciuto Bill, ovviamente,” le ricordò Teddy.
Il fatto che Victoire fosse costantemente predisposta verso il futuro e avesse imparato a lasciarsi alle spalle il passato era tra gli aspetti che preferiva di lei, perché lo spingevano a progettare e guardare la vita con ottimismo, senza lasciare che il passato lo risucchiasse. Così, grazie a lei, erano andati a vivere insieme e da un anno erano felicemente sposati. Al mondo era sembrato assurdo che si fossero sposati in quel folle 2020, ma a loro era sembrata la cosa più naturale da fare e non c’era giorno in cui entrambi non fossero felici della scelta fatta. “Andiamo a casa, Vic,” le sussurrò, “voglio approfittare di ogni istante che ci rimane per stare con te!”
 
***
 
Casa Weasley – Granger, Devon, 1° settembre, 2021

 
Rose non aveva nessuna voglia di tornare a Hogwarts. Lo credeva fermamente mentre osservava Hugo salire e scendere le scale. Suo fratello arrivò in cucina con una pergamena in mano e una piuma mentre finivano di fare colazione. “Mamma, mi firmi il permesso per Hogsmeade?”
Hermione sollevò gli occhi dalla tazza di tè e sorrise divertita al figlio: “Perché non lo chiedi a tuo padre?”
“Perché la preside mi sorride sempre quando vede la tua grafia!” rispose Hugo con uno sguardo furbetto. Gli occhi azzurri che si illuminavano di malizia sotto la cascata di ricci rossi.
Hermione corrugò la fronte e domandò incuriosita: “E quando vede quella di papà?”
“Beh, alza gli occhi al cielo un po’ scettica. Insomma, tu sei anche il Ministro della Magia!” Hugo provava sempre a lusingare la mamma su quell’aspetto, ma non fortunato. Rose aveva imparato che sua madre non amava le gerarchie ed era una fiera sostenitrice dell’uguaglianza e della responsabilità. Hugo sbagliava approccio e anche quella volta Hermione sospirò: “Lo sai che qua sono solo tua madre, proprio come tutte le altre mamme, quindi vai da tuo padre e fatti firmare il permesso. Io non lo faccio.”
Hugo alzò gli occhi al cielo, esasperato, si trascinò verso Ron che stava finendo il cruciverba presente sulla Gazzetta del Profeta e gli passò il permesso per andare a Hogsmeade. Ron lo guardò e firmò. “Mi raccomando Hugo, sei l’ultimo Weasley che non è stato bandito a vita da Zonko, io, George e Fred contiamo su di te!”
“Cercherò di non farmi bandire. Dovrò entrare con un cappello in testa per nascondere i miei ricci rossi,” esclamò mentre finiva di chiudere il baule.
Rose si avvicinò alla madre. “Anni di emancipazione femminile, doppio cognome e poi dici a Hugo di chiedere al papà di firmare il permesso per Hogsmeade?”
“L’emancipazione non significa che tutto il lavoro debba passare necessariamente da me,” le disse con un sorriso, “ma che cos’hai? Non sembri felice di tornare a Hogwarts.”
“No, mamma, non lo sono. Sono furiosa con Karl, che non mi ha calcolato per tutta l’estate! Ho persino passato non so quanto tempo a visualizzare le sue storie su Instagram. Ogni tanto mi mandava qualche emoticon, che razza di idiota!” Rose si agitava mentre parlava, i capelli rossi le cascavano sulla fronte per la foga con cui si muoveva. In quei momenti, suo padre le sorrideva e diceva che era identica a Hermione. Questa cosa la mandava in bestia perché lei non voleva essere vista in funzione dei suoi genitori: che fosse la passione per le Cioccorane come suo padre o i capelli cespugliosi presi da sua madre. Lei era un essere a sé, unico e speciale, non la somma di pezzi di altre persone.
Sua madre le disse paziente: “Sai come sono fatti i ragazzi…”
Rose si indispettì ancora di più: “No, mamma, non voglio sentire di quanto hai dovuto aspettare prima che papà si accorgesse di te, non mi interessa! Io non voglio essere presa in giro! Se non fosse stato per Albus e Scorpius quest’estate sarebbe stata un incubo.”
Non avrebbe aspettato che quell’idiota di Karl Jenkins si ricordasse dell’arrivo del primo settembre per scriverle o tornare da lei presentandosi sul treno come se nulla fosse. Poteva essersi divertito a fare lo scemo con i suoi amici per tutta l’estate, era certa che potesse continuare a fare l’idiota anche per il resto dell’anno per quanto le riguardava. Approfittò del fatto che sua madre fosse tornata con lo sguardo su alcuni documenti del ministero e andò in camera a prendere le ultime cose.
“Adesso dobbiamo proprio andare,” disse suo padre dal fondo delle scale. Hugo si precipitò con la grazia di un tornado, lasciando al suo passaggio una scia di figurine delle Cioccorane, modellini di giocatori di Quidditch e la sciarpa di Grifondoro che Rose raccolse per non inciampare. Scese trascinando il baule e appese la sciarpa al collo del fratello. “Dimentichi questa!”
“Uh, grazie!” esclamò rivolgendole un sorriso. Rose si limitò a sorridergli. Sua madre li stava fissando sospettosa sul perché non iniziassero a discutere tra loro, ma lei non aveva voglia di rimproverare Hugo per il casino che aveva lasciato in giro, avrebbe aspettato che i suoi lo scoprissero e gli mandassero una Strillettera. In fondo, non era lei la madre, come suo fratello amava ricordarle ogni volta che lei gli faceva notare il rischio di una punizione.
Si infilarono in macchina in direzione Londra, e riuscirono ad aggirare il traffico grazie alle modifiche che il papà e nonno Arthur avevano apportato all’auto, una berlina comoda e spaziosa. I nonni Granger avevano chiesto a nonno Arthur di modificare anche la loro auto babbana, ma affidare un oggetto magico, clandestinamente modificato, a una coppia di Babbani sembrava un attentato allo Statuo di Segretezza di tale portata che nemmeno l’essere i genitori del Ministro della Magia avrebbe giustificato. Così, i nonni Granger avevano dovuto rassegnarsi alle loro auto babbane e sorbirsi il traffico londinese.
Al binario Rose vide Albus, gli corse incontro per abbracciarlo: “Ho finito il romanzo che mi hai consigliato, è bellissimo!” esclamò entusiasta. Sentiva il bisogno di parlare dei personaggi e di quel mondo che faticava a lasciare.
“Poco prima di Natale uscirà il nuovo volume!” le disse Albus, “Io e Scorpius non vediamo l’ora, se vuoi facciamo una rilettura di gruppo!”
Rose alzò un sopracciglio perplessa: “Tu pensi che nell’anno dei G.U.F.O. avremo il tempo per una rilettura dei tre volumi precedenti?” Albus alzò i suoi occhi verdi al cielo e si scompigliò i capelli scuri con l’espressione incerta. Scorpius li raggiunse poco dopo esclamando: “Albus! Rose! Ho trovato uno scompartimento vuoto!”
Rose osservò il modo in cui Scorpius si immobilizzò imbarazzato e poi salutò i suoi genitori: “Ministro… ehm… mamma di Rose… ehm… Hermione, Ron, è un piacere rivedervi!”
Hermione sorrise: “Ciao Scorpius! Tuo padre è già andato via?”
“Granger! Weasley!” la voce di Draco Malfoy arrivò alle loro spalle.
“Draco!” esclamò Hermione allegra. Ron, invece, lo salutò con un più formale: “Malfoy.” Si sorrisero imbarazzati. Rose osservò la scena e si scambiò uno sguardo perplesso con Scorpius. Non capivano il senso di quella tensione.
Dopo quanto accaduto l’anno precedente, quando Scorpius e Albus avevano seguito la figlia di Voldemort nel tempo, i Malfoy erano stati invitati persino a trascorrere il Natale con loro. Era stato proprio in quel Natale che lei si era accorta che suo cugino e Scorpius non fossero proprio dei casi senza speranza e che erano simpatici nonostante fossero dei Serpeverde che odiavano il Quidditch.
“Lasciamoli perdere,” le sussurrò Scorpius e le fece cenno di raggiungere Albus sul treno. Rose annuì pensando che non invischiarsi nelle storie dei genitori fosse una buona idea.
“Beh, allora noi andiamo!” esclamò per avere l’attenzione degli adulti. Abbracciò i genitori, salutò Draco, e mentre andava verso il treno si fermò a salutare anche zio Harry e zia Ginny. Non c’era nessuna traccia di zio Bill e zia Fleur. “Chissà che fine ha fatto Louis, spero che non sia in ritardo!” disse a Scorpius mentre faceva levitare il baule sul treno. Nello scompartimento trovò Hugo e Albus che avevano iniziato a scambiarsi le figurine delle Cioccorane.
“Tieni, ti regalo un Harry Potter,” Hugo disse ad Albus ridacchiando. Albus si passò una mano tra i capelli disordinati ridendo: “Ma io ho il vero Harry in casa, cosa me ne faccio della figurina?”
“Beh, così se ti manca papino puoi guardarlo!” Hugo rispose con uno dei suoi sorrisi sghembi. Albus gli restituì lo stesso sorriso: “Lo prendo solo se tu in cambio ti prendi una Hermione Granger! Così se ti manca mammina puoi guardarla!”
Rose e Scorpius ridacchiarono tra loro alla vista di quella scena. La porta dello scompartimento si aprì dietro di loro ed entrarono Louis e James. “Per Godric, Albus, hai quindici anni e scambi ancora le figurine delle Cioccorane con Hugo?” sbottò James.
“Papà dice sempre che le Cioccorane non hanno età,” intervenne Hugo, “lui continua a collezionare le figurine e a volte ruba le mie!” Rose ridacchiò al pensiero delle polemiche che seguivano ogni ritorno da Hogwarts, quando Ron e Hugo avevano il loro momento di scambio di figurine.
“Ecco. Vuoi diventare come zio Ron?” domandò James sarcastico.
“Cos’ha che non va zio Ron? È divertente!” esclamò Albus per difenderlo. Ron era stato comprensivo con Albus per la storia di Delphi e questo lo aveva reso lo zio preferito di Albus. Ron si era così spaventato per il nipote che era stato il primo ad accettare l’amicizia tra Albus e Scorpius. Tutti sapevano che odiava il papà di Scorpius fin dai tempi di Hogwarts e probabilmente nonno Arthur non sopportava il nonno di Scorpius, ma loro stavano mettendo fine a quella stupida faida tra i Weasley e i Malfoy e tutto ciò era meraviglioso secondo Rose.
“Dov’è Lily?” domandò Hugo dopo aver preso la carta di Hermione e averla inserita nel mucchio dei doppioni. James scrollò le spalle e gli sorrise: “Due scompartimenti dopo questo, con le sue amiche e i gemelli Scamander.”
Hugo fece per muoversi. Impazziva ogni volta che vedeva Lorcan e Lysander, sembrava quasi che quei due potessero tirare fuori il lato più folle di suo fratello (o almeno quello più folle del solito). Rose dovette trattenerlo: “Dopo che il treno sarà partito e tutti si saranno sistemati!”
“Ma perché?” si lamentò Hugo.
“Perché devi occupare il posto. So che quell’idiota di Karl mi sta cercando e voglio che lo scompartimento sia tutto pieno. Non voglio fare il viaggio con lui.”
“Da quando Karl è diventato quell’idiota?” domandò Louis divertito. “Comunque puoi andare, Hugo, ci sta raggiungendo Andrew, il tuo posto è già prenotato.” Hugo non se lo fece ripetere due volte e uscì di corsa dallo scompartimento per raggiungere la cugina e gli Scamander. Rose, invece, si abbandonò sul sedile con le braccia incrociate, offesa per l’abbandono da parte del fratello. Cercò di consolarsi pensando alla Strillettera che presto sarebbe arrivata a Hugo. Spostò lo sguardo su Louis e James che la osservavano attenti: “Cosa ti ha fatto Jenkins?” domandò James, Louis aggiunse: “Possiamo buttarlo fuori dalla squadra di Quidditch? Finora abbiamo esitato perché uscivate insieme…”
Rose sorrise, scosse la testa e disse: “Mi ha ignorato per tutta l’estate, quindi se pensa di venire e sedersi accanto a me perché non sa con chi fare il viaggio, beh, si sbaglia di grosso!”
La porta dello scompartimento si aprì e Karl Jenkins con i suoi capelli biondi, gli occhi azzurri e il fisico atletico, comparve. Lo stomaco di Rose fece un balzo ma si disse di rimanere lucida, di non lasciarsi distrarre dal sorriso sexy con cui la fregava ogni volta.
“Mia splendida Rose, posso viaggiare con te?”
“No, Jenkins, smamma.” Albus intervenne alzandosi.
“Oh, Potter tira fuori gli attributi… Cos’è? Aver mandato ad Azkaban la figlia di Voldemort ti ha risvegliato? Resti sempre uno sfigato.”
“Piantala Jenkins.” James si alzò, seguito da Louis che mostrò la spilla di Caposcuola sul mantello della divisa.
“D’accordo, Weasley, ma vorrei sapere perché tua cugina non vuole viaggiare con me.”
Rose alzò le sopracciglia fingendosi sorpresa: “Oh, non ci arrivi? Devo riconsiderare il tuo quoziente intellettivo, allora… Vediamo un po’, sei scomparso per tutta l’estate, mi hai mandato solo due messaggi e stupidi meme, non mi hai nemmeno telefonato e io dovrei aver voglia di fare il viaggio con te?”
“Beh, ti sarò mancato!” tentò con quel dannato sorriso sexy. Rose, però, si scoprì insensibile a quel fascino, Scorpius ghignava accanto a lei e Albus le fece un cenno di incoraggiamento. Incrociò le braccia e sostenne lo sguardo di Karl: “Per nulla! Sparisci e torna dai tuoi amici!”
“Hai sentito Rose?” domandò Louis, seguito da James, Albus e persino Scorpius si alzò. Imitarono la postura di Rose incrociando le braccia e Jenkins fu costretto a indietreggiare. Dietro di lui, Andrew McLaggen arrivò: “Cosa mi sono perso?”
“Niente,” esclamò James.
“Vieni, Andrew, ti abbiamo tenuto il posto,” disse Louis facendogli segno di entrare. McLaggen si scambiò uno sguardo con Jenkins che andò via borbottando qualcosa. Rose, in quel momento, si sentì sollevata dal pensiero di non averci più nulla a che fare.

 
***

 
“Possiamo approfittare del viaggio per decidere il modo in cui batteremo Serpeverde,” disse James lanciando un’occhiata divertita ad Albus.
“Puoi provare a battere la mia Casa a Quidditch, James, ma Serpeverde avrà onori a scuola, grazie a me e Scorpius.” Albus ribatteva scambiandosi sguardi complici con Malfoy che assisteva cercando di camuffare il suo imbarazzo. James ghignò. Era rimasto sorpreso dalle capacità di suo fratello nel salvare il mondo e aveva dovuto dirsi che, sebbene fosse finito a Serpeverde e fosse amico di un Malfoy, non era poi così male. Si erano avvicinati molto nell’ultimo anno, lui e Albus. James aveva scoperto che lui e suo fratello non erano opposti, come aveva sempre creduto, ma complementari, perché si completavano a vicenda e se James era un asso del Quidditch, Albus era riflessivo e amava leggere. Aveva seguito i suoi consigli di lettura ed era rimasto sorpreso dallo spirito di osservazione di Albus, del modo in cui sapesse leggere dentro le persone. Era stato lui il primo a fargli notare che Anne Thomas aveva un debole per lui.
Non fece in tempo a pensare ad Anne che la porta dello scompartimento si aprì e lei comparve insieme a Ruth Baston e Sarah McDonald.
“Ruth!” esclamò Louis, felicissimo di vederla, “Oh, Capitano! Mio Capitano!”
“Piantala, Weasley!” esclamò incrociando le braccia e riportando l’ordine come avveniva anche durante gli allenamenti, quando Louis si lanciava nelle lodi del loro capitano facendo ridere a crepapelle Andrew e l’intera squadra. Ruth superò tutti loro e raggiunse Andrew per dargli un bacio a fior di labbra.
“Ora che la squadra di Quidditch di Grifondoro è completa, possiamo iniziare a programmare la strategia per il prossimo campionato.” James si alzò per dare un bacio ad Anne, Ruth ne approfittò per rubargli il posto e intrecciare le sue dita a quelle di Andrew. “Grazie, Potter, per aver ceduto il posto al tuo capitano, lo apprezzo molto,” gli disse divertita. “Ma quelli non sono Albus e Scorpius di Serpeverde?” domandò scettica.
“Sì, ma possiamo fidarci. Sono talmente estranei al Quidditch che se anche provassero a riferire i nostri schemi a Serpeverde non verrebbero creduti…” disse James.
“Più che altro è impossibile riuscire a ricordarli,” precisò Scorpius. Albus annuì: “Dopo cinque anni in questa scuola fatichiamo a ricordare i ruoli.”
“E le palle, come si chiamano? Buffa?” domandò Scorpius.
Rose alzò gli occhi al cielo: “Pluffa! Si chiama Pluffa e, per la cronaca, non siamo tutti, manca Hugo!”
“Va beh, ma Hugo è una recluta, lo aggiorneremo,” disse James pragmaticamente, “Voglio iniziare a progettare il campionato non solo perché è il nostro ultimo anno, ma anche perché Corvonero lo scorso anno ha fatto entrare quei nuovi Battitori che ci hanno messo in difficoltà.”
“Per non parlare di Frederiks e Bowker di Serpeverde,” aggiunse Ruth. Il viaggio trascorse pianificando nel dettaglio l’intero campionato di Quidditch, ricordando i punti di forza e quelli di debolezza delle altre squadre e quando arrivarono alla stazione di Hogsmeade erano certi che quest’anno la Coppa del Quidditch sarebbe stata di Grifondoro. Continuarono la conversazione dividendosi tra le carrozze mentre una pioggia sottile accoglieva il loro ritorno a scuola.
“Ah, il sublime clima scozzese!” esclamò Louis stendendo un braccio attorno alla spalla di Sarah che ridacchiava. Sarah spostò la treccia castana e domandò: “Ti era mancato?”
“Ah, non puoi capire quanto!” scherzò. Ruth e Andrew ridacchiavano tra loro e si scambiavano dei baci.
“Capitano, basta amoreggiare!” la rimproverò Louis che non perdeva occasione per vendicarsi di tutte le volte in cui Ruth aveva tentato di riportare l’ordine nello spogliatoio.
“Louis, piantala,” disse Andrew.
“Scusa, McLaggen, sono il Caposcuola devo far rispettare il decoro qua dentro!”
James scoppiò a ridere, seguito da Anne, da Ruth e tutti gli altri. Nessuno riusciva a prendere sul serio la pretesa di Louis di mantenere l’ordine. James vide Hugo e Lily raggiungerli e prendere il posto di Albus e Scorpius che raggiunsero il tavolo dei Serpeverde per il banchetto di inizio anno.
“Rose!” esclamò Hugo arrivando trafelato insieme a Lily.
James li osservò divertito e domandò: “Cosa avete combinato voi due?”
Lily scosse la testa e trattenne una risata: “Noi niente, ma Lorcan e Lysander sono spassosi!”
“Sì!” esclamò Hugo, “Hanno portato uno Snaso!”
“Cosa?” domandò Rose con la sua posa da Prefetto, “Ma sono ammessi soltanto gufi, gatti, rospi e topi! Il regolamento della scuola non ammette nessuno Snaso!”
“Glielo abbiamo detto,” puntualizzò Lily, “Anch’io volevo portarmi una Puffola Pigmea come quelle che vendono zio George e zio Ron ma la mamma ha detto che non potevo.”
“Chissà dove finiranno!” si domandò James ad alta voce. Lily gli raccontò: “Lorcan ci ha detto che Luna e Rolf hanno scommesso: secondo Luna finiranno come lei a Corvonero, mentre secondo Rolf, seguiranno la tradizione degli Scamander e finiranno a Tassorosso.”
Il professor Chambers, Direttore di Corvonero e Vicepreside interruppe le chiacchiere entrando nella Sala Grande e guidando gli studenti del primo anno lungo il corridoio. Il vociare degli studenti calò immediatamente mentre il Cappello Parlante e lo sgabello venivano posti in fondo alla sala, sotto il tavolo degli insegnanti e proprio di fronte il posto della preside che osservava le operazioni interessata. Quello sarebbe stato il settimo Smistamento a cui James avrebbe assistito, anche se il primo lo aveva vissuto in prima persona e non era certo di poterlo conteggiare. Intravide Lorcan e Lysander tra la folla di primini e li indicò a Hugo che era seduto accanto a lui.
Il Cappello Parlante ricordò le virtù delle quattro Case di Hogwarts e per fortuna non intravide alcun pericolo all’orizzonte. James ascoltava con grande interesse le canzoni del Cappello Parlante, visto che il primo anno aveva predetto guai che puntualmente erano arrivati, quest’anno parlava di speranza e cooperazione, di nuove amicizie e accoglienza.
Il professor Chambers chiamò: “Scamander, Lorcan!” Posò il Cappello Parlante sulla testa di Lorcan e lo si sentì annunciare: “Corvonero!” Il tavolo di Corvonero eruppe in un applauso.
Subito dopo, il vicepreside chiamò: “Scamander, Lysander!” James vide Lysander avvicinarsi timoroso al Cappello Parlante, passarono alcuni secondi di attesa, il Cappello stava parlando con Lysander e lo si sentì esclamare: “Tassorosso!”
Dal tavolo di Corvonero Lorcan sembrò sorpreso della scelta, Lysander invece sorrideva mentre si incamminava verso il tavolo di Tassorosso che festeggiava. James notò che i due gemelli si salutarono scambiandosi un sorriso.
“Beh, almeno adesso non si confonderanno,” disse Hugo, “il Cappello Parlante è stato molto furbo, loro due per tutto il viaggio hanno parlato di studiare la metà delle cose e poi scambiarsi alle interrogazioni, ma se sono in Case diverse non lo potranno fare!”
James scoppiò a ridere scuotendo la testa. “Certo che per noi Grifondoro è un vantaggio avere gli Scamander in due Case: faranno perdere un sacco di punti sia a Corvonero che a Tassorosso! La Coppa delle Case ce la giochiamo noi e Serpeverde quest’anno, quindi vinceremo noi!”
“Ci puoi giurare, James!” disse Louis ingerendosi. “Sto morendo di fame!”
La preside, Minerva McGranitt, batté le mani e le tavole si riempirono delle prelibatezze del banchetto di inizio anno.
“Beh, buon appetito!” esclamò James prendendo una salsiccia. Louis si servì una doppia porzione di pasticcio di carne, patate al forno, pisellini saltati nel burro e poi ancora salsicce e arrosto.
“Zia Fleur non cucina?” domandò Hugo, sorpreso dalla fame del cugino.
“Mia mamma è fissata con la cucina francese,” disse Louis parlando con la bocca piena mentre Sarah e Anne facevano una smorfia disgustata per lo spettacolo che offriva. James lanciò uno sguardo a Rose e la vide parlare in modo concitato con Polly Chapman, la sua compagna di dormitorio, sicuramente le stava raccontando di Karl Jenkins che continuava a guardare Rose con l’aria da cane bastonato.
“Ma la cucina francese di zia Fleur è buona!” obiettò Hugo.
“Sì, ottima, ma non ne posso più di mangiare pesce, mi mancavano le cucine di Hogwarts. È un mese che sogno di mangiare il pasticcio di carne della scuola!” Louis aveva un’espressione tanto estasiata che sembrava voler baciare i piatti.
James si scambiò uno sguardo con Sarah e le disse: “In questo momento ama più la cena di te.”
“Puoi dirlo forte,” confermò Louis mentre Sarah scuoteva la testa sconsolata. “Bene, Louis, penso che potrai pomiciare con le salsicce più tardi…” lo punzecchiò. “Credo che me ne andrò direttamente in dormitorio non appena finisce il banchetto. Anne, mi segui?”
“Assolutamente sì, i ragazzi sono così stanchi del viaggio, vorranno parlare di Quidditch e cibo, io preferisco sistemare il baule.”
“Ma cosa c’entro io?” domandò James ad Anne.
“Solidarietà femminile, Potter,” ridacchiò, “Non sei poi così diverso da Louis.” James fece finta di essere colpito al cuore e affondato mentre strappava una risata ad Anne che nel corso dell’estate era diventata ancora più bella.
“Tu hai portato il telefono?” domandò Sarah ad Anne che scosse la testa. “No, è inutile, non funziona né qua né a Hogsmeade, la magia è troppa. L’ho lasciato a casa.”
“Io l’ho portato per usarlo come macchina fotografica e per fare i video,” disse Sarah, “Sarà divertente.”
“Lo sai che lo Statuto di Segretezza ci vieta di diffondere le immagini del mondo magico, vuoi finire nei guai?” la rimproverò Louis. “Pensa se qualcuno ti hackera il telefono e diffonde i video di una partita di Quidditch, la McGranitt ha fatto un incantesimo protettivo e rende i telefoni non funzionanti nemmeno per le foto o i video.
Sarah gli rivolse un sorriso furbetto: “Lo vedremo, Weasley, lo vedremo.”
Dopo due porzioni di torta, furono pieni come uova e pronti per andare a dormire. Hugo sbadigliava vistosamente, i Prefetti Rose e Karl e il Caposcuola Louis iniziarono a controllare gli studenti ma furono interrotti dalla Professoressa McGranitt che battendo le mani richiamò le attenzioni di tutti i presenti.
“Prima che andiate a dormire desidero darvi alcuni annunci,” esordì. Il silenzio scese immediatamente nella Sala Grande. “Innanzitutto, benvenuti ai nuovi studenti e ben tornati a tutti gli altri. Questo sarà un anno molto speciale a Hogwarts. Dopo moltissimi anni, la nostra scuola ospiterà una nuova edizione del prestigioso Torneo Tremaghi.”
Un mormorio di eccitazione pervase tutti i tavoli. La Preside mosse la mano facendo cenno di far silenzio e continuò: “Non tutti sanno che il Torneo Tremaghi è una delle più famose competizioni magiche tra le scuole di Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. L’ultima edizione è stata funestata dal ritorno di Lord Voldemort, come alcuni di voi sapranno, e visto che lo scorso anno la figlia segreta, Delphini Riddle, è stata arrestata ed è attualmente detenuta ad Azkaban, abbiamo deciso di rinsaldare lo spirito delle scuole e la cooperazione internazionale dei maghi affinché la pace possa durare.” La preside fece una pausa, si soffermò per un istante ad osservare gli studenti che ascoltavano silenziosi, poi continuò con la spiegazione. “Il Torneo Tremaghi è una competizione molto difficile e, visto che nel corso dei secoli il tributo di morti è stato elevato, il Ministero della Magia ha stabilito che potranno partecipare solo gli studenti che hanno compiuto diciassette anni.” Un mormorio di delusione serpeggiò tra i tavoli, alcuni studenti esclamarono “Non è giusto!”. James, Louis e Andrew si scambiarono un sorriso.
La Preside fece cenno di far silenzio e proseguì: “Il giorno di Halloween arriveranno le delegazioni dalle scuole di Durmstrang e Beauxbatons e mi auguro che sarete accoglienti e gentili con gli studenti che ospiteremo.” James notò il modo in cui sospirò, come se dovesse dare un’altra brutta notizia, qualcosa che le costava molto: “In considerazione dello svolgimento del Torneo, il campionato di Quidditch è purtroppo annullato, ma sono certa che vi divertirete ugualmente.”
“Ma non si può annullare il Quidditch!” La voce di Ruth Baston risuonò forte nella Sala Grande dando voce al disappunto di tutti gli studenti.
“Oh, sì, che si può signorina Baston, l’ho appena fatto!” rispose la Preside, “Sono certa che lei e l’intera squadra di Grifondoro riuscirete a divertirvi lo stesso.”
James, Louis, Andrew, Ruth, Hugo, Rose e Anne si guardarono sconcertati. Avevano passato tutto il viaggio a parlare di schemi di Quidditch, a immaginare tutto il campionato, a organizzare gli allenamenti ed era stato tutto inutile perché la Preside aveva sospeso il Quidditch per uno stupido torneo di magia! Alzò lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde e notò che persino Albus e Scorpius sembravano dispiaciuti per quella novità.
Ruth si sporse verso James, Louis e Anne e disse: “Sentite, non mi importa cosa dice la Preside, noi ci alleneremo lo stesso e credo che dovremo iniziare a selezionare delle riserve per la squadra, perché il prossimo anno rimarranno solo Rose e Hugo.”
“Hai sentito la Preside? Il campionato è sospeso!” esclamò Rose spazientita, mentre Louis esclamava: “Che sfortuna, proprio il nostro ultimo anno!” James sospirò. Il nuovo anno iniziava con un piede decisamente sbagliato.
 
 
 
 
 

 
Note:
Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo progetto sulla New Generation.
Mi era stato chiesto di scrivere ancora di Teddy e Roland e io ci ho pensato a lungo, volevo trovare un’idea che mi piacesse e credo di averla trovata.
Ovviamente, il Torneo Tremaghi non è un’idea originalissima di per sé, ma spero che sia originale lo svolgimento, visto che avremo personaggi conosciuti in Ghosts from the Past anche nelle delegazioni di Durmstrang e Beauxbatons.
Questa storia si pone come sequel di Ghosts from the Past, ma ne è completamente autonoma e non serve averla letta. I riferimenti che Teddy fa al suo ultimo anno è solo un riferimento a quanto accaduto in quella storia, ma finisce qui. Non ci sono altri legami, i personaggi li imparerete a conoscere in questa storia in modo autonomo.
Per i nuovi lettori: Roland Lestrange e i suoi fratelli, Rodolphus e Rabastan, sono i figli di Rodolphus Lestrange e della sua seconda moglie Alexandra Turner. Lei ha avuto un figlio anche da Barty Crouch Jr, prima che partisse per impersonare Moody, Orion Regulus Crouch che lavora nell’Ufficio Misteri. Rabastan, invece, lo incontrerete più avanti.
Accanto agli “adulti” come Teddy, Victoire, Roland e i fratelli, seguiremo le avventure di James Sirius, Louis, Rose, Albus, Scorpius, Hugo, Lily, e i gemelli Scamander che ho deciso di separare lasciandomi ispirare dalle gemelle Patil. Sono super emozionata perché non ho mai mosso personaggi come Rose, Albus e Scorpius e spero che vi piaccia quello che ho in mente per loro. (ehehehhe)
In Ghosts from the past James, Louis e Andrew figuravano come bambinetti del primo anno, adesso li ritroviamo al settimo anno, cresciuti e diventati degli ometti (lacrime da mamma commossa).
Vorrei riuscire ad approfondire tutte le dinamiche delle storie e le relazioni tra i personaggi, soprattutto perché ho un’idea del plot, di cosa deve succedere e come finisce la storia, ma non ho fatto la scaletta precisa dei capitoli, anche perché non tutti i personaggi sono entrati in scena.
Magari più avanti vi saprò dare più info. Nel frattempo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Come sempre, per qualsiasi commento, domanda, sclero, non esitate a scrivermi!
Alla prossima,
Sev
   
 
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