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Autore: vielvisev    26/02/2021    6 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Vestibolo del dramma.

 

Fanny guardava i due ragazzi con interesse, la testa piumata piegata leggermente di lato come se stesse riflettendo su qualcosa di complicato ed Emma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, affascinata dal piumaggio colorato e dagli occhi estremamente acuti e intelligenti dell'animale, simili a due tizzoni scuri.
 “È bellissima vero?” domandò in un soffio, mentre il rapace gonfiava il petto cremisi con un certo orgoglio.
 “Già. Bellissima” mormorò Harry Potter, seduto al suo fianco, l'aria perennemente concentrata su altro.

  Cadde di nuovo il silenzio. I due ragazzi erano seduti in attesa da almeno dieci minuti sulle due seggiole di fronte alla scrivania del preside. Un imbarazzo velato a nutrire la tensione tra loro.
 Silente non si era ancora presentato, anche se Emma aveva la curiosa sensazione di essere osservata e già due volte si era guardata intorno attenta, scrutando le pareti colme di libri  e strumenti, come se si fosse aspettata di incrociare lo sguardo del preside.
Potter invece era visibilmente nervoso e tamburellava con le dita della mano destra sul bracciolo della sedia, il ginocchio sinistro che si muoveva veloce a tempo con i suoi pensieri e ogni due minuti si agitava insofferente sul posto, nel tentativo vano di trovare una posizione più comoda. La ragazza provò a ignorarlo, prendendo un grosso respiro e ordinando i suoi pensieri. Non sapeva cosa aspettarsi.
Fino a quel momento non avevano parlato molto, vagamente a disagio, entrambi consapevoli che era la prima volta che si trovavano in una stanza completamente soli e che su di loro gravava quello che era successo nel bagno di Mirtilla Malcontenta e di cui non avevano ancora discusso. Emma stessa, solitamente piuttosto pacata, non si sentiva ben disposta nei confronti del Grifondoro.
 “Come sta... Malfoy?” azzardò lui dopo qualche minuto di silenzio, lanciando un'occhiata incerta alla ragazza.
 “Bene” rispose secca l'emoor, lisciandosi le pieghe della gonna della divisa con improvviso interesse.
 “Bene. Meno male” esalò lui con sollievo, grattandosi la testa, con il risultato di arruffare ancora di più i capelli neri e vedendo il suo volto contratto di ansia e dispiacere, così grondante di scuse che non riusciva a esternare, a Emma sfuggì un sorriso, ma non disse nulla.
 Prima però che il silenzio tra loro rischiasse di diventare di nuovo fonte d'imbarazzo, Silente entrò nella stanza, passando da una stretta porta dietro la scrivania.
 Indossava un'elegante veste color rosa pallido e non sembrò far caso alla tensione evidente tra i due, ma al contrario si sedette di fronte a loro con aria quasi allegra, scrutandoli attentamente da dietro i suoi occhialini a mezzaluna.
“Ah. Eccoci qui, la nostra prima lezione tutti insieme, come state?” chiese bonario, luminoso quasi.
 “Bene!” risposero entrambi nello stesso momento, incerti e Silente fece un piccolo sorriso, studiandoli con distaccata gentilezza.
 “Ne sono contento, ne sono contento” bofonchiò “Anche perché quello che affronteremo oggi ha bisogno di molta concentrazione da parte di entrambi. Di tutte le lezioni che abbiamo fatto insieme questa sarà probabilmente la più importante, ma, temo di dovervi avvisare, anche quella con meno risposte.”
“Parleremo del nostro legame?” chiese subito Emma, senza riuscire a trattenersi, decisa ad arrivare in fretta al nocciolo della questione.
 “Sempre la prima con la curiosità” ridacchiò lui, prendendola bonariamente in giro “in parte sì. Ne parleremo”
 L'emoor sorrise mesta, ma Harry invece rimase con la testa quasi incassata nelle spalle, lanciando solo un'occhiata pallida all'uomo.
 Il preside non vi diede però peso e poggiò le mani sulla scrivania con un movimento elegante, sedendosi più comodo e facendo un respiro profondo, come a raccogliere i pensieri.
 Emma non potè fare a meno di osservare la mano ferita, tesa sul legno di fronte a loro: sembrava morta da tanto era nera. Potter, invece, vi teneva orgogliosamente lo sguardo lontano, come se volesse dimostrare di poter fare a meno della curiosità, ma se il preside si accorse dell'interesse dell'una o dell'ostentato disinteresse dell'altro non ne diede segno, troppo perso nei suoi pensieri.
 “Per iniziare... perché non provate ai descrivermi il vostro legame?” domandò all'improvviso con leggerezza e i due ragazzi si lanciarono un mezzo sguardo, indecisi, come se non sapessero da cosa partire.
 Fu Harry a schiarirsi la voce e parlare per primo, da bravo Grifondoro, pur con le guance rosate e l'aria di chi si sente a disagio.
“Beh, sembra che facciamo entrambi incubi simili, a volte, ma non sempre insieme, ma dormiamo comunque entrambi a fatica.”
 “Ti accorgi quando c'è anche Emma con te?” chiese il preside e il ragazzo annuì contro voglia.
 “È successo solo raramente però, come per esempio quando abbiamo visto l'attacco al signor Weasley.”
 “E tu Emma?” chiese l'uomo con interesse “Te ne accorgi?”
Anche l'emoor annuì lentamente, cercando di pensare a tutte le volte che la connessione tra lei e Potter si era attivata. Era successo prevalentemente nel sonno, ma non solo. Era... strana.
“È vero che è successo piuttosto raramente.” disse quieta “Quando avviene è piuttosto strano. Riesco proprio a percepire la presenza di Harry nel sogno, dal suo punto di vista. A volte siamo una cosa sola, altre volte però avverto la sua persona come fossimo in una stanza, come se negli incubi fosse seduto accanto a me”
“Interessante e gli incubi hanno perso intensità con il tempo?”
Entrambi i ragazzi scossero la testa vagamente afflitti. 
“Stanno peggiorando gli incubi da soli in realtà” disse Harry “Io non dormo affatto, ma non ci siamo più visti. No?”
 Emma fece un leggero segno di assenso verso il ragazzo.
 “D'accordo.” annuì il preside, gli occhi che brillavano attenti e sembrò perdersi per un lungo momento nei suoi pensieri, ma nessuno dei due ragazzi osò intervenire, fino a quando non fu lui di nuovo a spezzare il silenzio.
 “Molto bene, è una partenza immagino, vi faccio un'altra domanda importante: avete mai provato a comunicare nei sogni?”
 Grifondoro e Corvonero si accigliarono leggermente, ma di nuovo scossero la testa nello stesso momento.
 “Invece durante le intromissioni di mente che avete subito durante, per esempio, il Torneo Tremaghi? I momenti in cui siete svegli, ma riuscite a percepirvi?” insistette il professore nuovamente e questa volta Potter scosse la testa, ma Emma annuì sicura.
 “Non solo durante le prove” rispose con enfasi “Ho cercato di usare la connessione per comunicare con Harry in più di un'occasione, ma è come se ci fosse un muro. Durante la terza prova però, nel cimitero, credo che mi abbia percepito, cercavo di far sentire lui la mia presenza. Volevo fargli sapere che non era solo.”
 “E tu riuscivi a percepirla Harry?” indagò l'uomo e il ragazzo parve illuminarsi stupito e assentì con un cenno lieve del capo, gli occhi verdi sgranati che osservavano l'emoor di sottecchi.
“È vero, l'avevo dimenticato.” sussurrò “Anche se mentre ero nel cimitero non sapevo fosse lei. Avvertivo semplicemente un qualcosa, come se qualcuno mi stesse supportando e in realtà anche durante la seconda prova, nell'ultimo tratto a nuoto. L'Algabranchia non funzionava più e credevo di soffocare, ma ho sentito qualcuno, come dentro di me che mi spingeva a nuotare.”
 Emma confermò la versione del ragazzo con un sorriso. 
 “Non ero sicura che te ne fossi accorto”
 “Me ne ero accorto.”
 Il preside unì le due mani e le portò sotto il mento pensieroso, Emma non avrebbe saputo dire se fosse preoccupato, o solo stanco.
 “Bene, molto bene, questo mi solleva.” disse lentamente “Altre volte in cui hai avvertito Emma usare la connessione su di te, Harry?”
 Il moro scosse la testa “No mi dispiace” mormorò e Silente annuì una volta di più, assorto. 
 “È possibile che il tuo sia un meccanismo di difesa, Harry. Dovremo lavorarci per aggirarlo, la vostra connessione è un vantaggio estremamente positivo ed essenziale"


 Entrambi i ragazzi lo guardarono leggermente perplessi, con una punta di curiosità. Fino a quel momento le intromissioni di mente, le visioni di Voldemort e le possessioni che aveva subito Harry e percepito Emma, non erano mai state considerate positivamente, anzi, l'emoor aveva lavorato duramente con l'Occlumanzia per imparare a gestirle e sapeva che a Potter era stato consigliato di fare lo stesso, pur con risultati disastrosi.
 “È una cosa buona che ci avvertiamo l'un l'altra? Perché con Voldemort non lo era” fece notare la ragazza ed Harry annuì in supporto, mentre il preside le sorrise per non dirle nuovamente che non aveva resistito a fare una domanda.
 “Sì, è una cosa positiva, Emma e vi spiegherò perché tra poco.” 
“Ma quando Voldemort mi entra nella testa...” balbettò Potter.
 “Non ora, Harry” lo interruppe il preside con dolcezza “Ne parleremo dopo. Ora voglio che vi concentriate su quel che vi chiedo. Pensate al vostro legame: sapreste descrivermi una qualche reazione fisica che vi ha provocato la connessione? Non vi è mai successo di avvertire qualcosa al di fuori dalle visioni, o di trovarvi stranamente sulla stessa linea d'onda?” 
 Entrambi i ragazzi si guardarono di nuovo confusi, la verità è che non erano mai stati così tanto insieme per accorgersene e anche quando si erano aiutati a vicenda avevano sempre mantenuto una pacata distanza sia fisica che emotiva tra loro. 
Stavano quindi quasi per negare nuovamente nello stesso momento, quando Emma improvvisamente sgranò gli occhi.

“Io sì” esclamò, forse con eccessivo entusiasmo, facendo sobbalzare il Grifondoro accanto a lei, ma le era tornato improvvisamente in mente il primo incontro che aveva avuto con Potter, la loro stretta di mano formale e quella fortissima sensazione di conoscerlo da tempo, insieme a quello strano sentimento di fiducia cieca. Per non parlare di tutte quelle volte che aveva sentito il feroce istinto di volerlo difendere e si chiese se era quello che intendeva il preside.
 “Harry, la prima volta che ci siamo stretti la mano, ricordi?” disse subito l'emoor e lui annuì incerto. 
 “Sì, mi ero spaventato. Ho sentito come una scossa.”
 “Esattamente. Era la sensazione di conoscerci da tempo, no?”
 “Sì, immagino di sì... Una cosa del genere.”
 Cadde uno strano silenzio durante il quale i due studenti avvertirono lo sguardo di Silente su di loro.
 “Una scossa?” chiese l'uomo con voce pacata.
“Sì” balbettò il ragazzo “come un Deja vu”
 “Che intendete ragazzi?” chiese il preside.

 “A volte è come se ci conoscessimo da sempre” intervenne sicura l'emoor “Stare con Harry intorno mi mette una strana tranquillità, anche se in realtà al di fuori della connessione non abbiamo mai avuto molto a che fare, non siamo propriamente amici. Ma in più di un'occasione di tensione, istintivamente, ho cercato il suo contatto, in maniera irrazionale, come se la mia sola presenza potesse difenderlo dai pericoli intorno a lui.”
 Lo sguardo del preside scorreva attento da uno all'altro.
 “Hai l'istinto di proteggermi?” domandò stupito il Grifondoro, guardandola perplesso e stupito mentre lei annuiva e all'emoor parve che provasse un leggero fastidio all'idea che ci fosse un'altra persona disposta a fare da scudo ai suoi problemi.

“Lei sa la motivazione di tutto questo?” chiese Harry
 “La intuisco” rispose pacato Silente “ma non posso dirvi molto a riguardo, purtroppo, mi spiace”
 Emma trattenne a stento un'espressione di forte delusione, ma Potter si scurì in volto immediatamente, la mandibola tesa.
 “E perché?” chiese duramente, tanto che l'emoor non potè fare a meno di notare della tensione nella sua voce, ma il preside non si scompose e  si limitò a scoccare loro un'occhiata profonda.
 “Perché è una cosa che perderebbe valore se ve la raccontassi ora e, soprattutto, se Voldemort riuscisse ad entrare nelle vostre menti e la scoprisse potrebbe essere un grosso problema”
 “Voldemort non ha più provato a entrare nelle nostre teste” fece notare Harry stizzito, agitandosi sulla seduta.
“Per ora no, ma voi due continuate a fare sogni inquietanti ed a essere connessi, non è vero? E tu e Voldemort siete in collegamento Harry, perché l'Occlumanzia è poco efficace. Giusto?”
 “Beh, sì” ammise nervosamente il ragazzo.
“Allora significa che il canale è aperto e che le vostre menti, per quanto possiate difenderle non sono sicure ed essendo le mie solo delle supposizioni, finché non saranno certezze giudico una buona idea non condividerle apertamente con voi”
 “Professore” intervenne Emma, cercando di sembrare sicura di sé  “Io ed Harry però meritiamo di sapere”
 Lo sguardo del preside si ammorbidì con improvvisa dolcezza, mentre annuiva lentamente verso di lei.
 “Sono certo che meritiate la verità e molto altro, ragazzi miei e prometto che arriverà un momento in cui ogni cosa sarà più chiara, sia per me, che per voi, ma vi chiedo ancora una volta di fidarvi.” 
Scambiò uno sguardo con entrambi e nessuno dei due fiatò. 
 Emma si chiese quante altre volte le sarebbe stato chiesto di riporre cieca fiducia in qualcuno, perché se c'era una cosa che odiava con tutta sé stessa, era non essere messa al corrente di qualcosa.
Eppure Silente li guardava tranquillo come se avesse tutto sotto controllo, come se sapesse che tutti i nodi sarebbero venuti al pettine e non se ne preoccupasse affatto.
 “Cosa dovremmo fare allora?” chiese la ragazza, sforzandosi di essere gentile “In che modo la connessione è così tanto un vantaggio come dice, se non possiamo conoscerla a fondo?”
“Il motivo per cui il vostro peculiare legame esiste deve rimanere segreto il più a lungo possibile, anche e soprattutto a voi due.” rispose l'uomo, pesando con cura le parole “Ma questo non ci impedisce di ragionarci su e di trovarne i punti di forza e i lati positivi. Non dobbiamo, in fondo, obbligatoriamente focalizzarci sul perché, ma può essere utile semplicemente concentrarci sul fatto che la connessione c'è e usarla come un vantaggio appunto.”
 “Beh, il perché a noi importa” tentò di nuovo Harry ed Emma sobbalzò stupita della sfrontatezza del ragazzo.
Lei, nei confronti di Silente, aveva comunque un profondo e timoroso rispetto, anche quando insisteva un po' più del solito per ottenere delle risposte. Harry invece era diretto in maniera quasi irrispettosa, sicuro di sé e spavaldo, gli occhi verdi pieni di una strana determinazione invidiabile ed Emma intuì che quei due dovevano avuto parecchi confronti in passato.
Silente infatti non si scompose per il tono acido del protetto e semplicemente scosse nuovamente la testa, scoccando loro un profondo sguardo che vibrava severo e fermo. 
 “Mi dispiace Harry, ma qualunque cosa tu ed Emma mi diciate non mi convincerete in nessun modo a dirvi il poco che so. Non è mancanza di fiducia nei vostri confronti, al contrario è un'estremo timore nell'avventatezza di Voldemort e della sua mancanza di limiti. La vostra connessione è una di quelle cose che è bene rimangano segrete il più a lungo possibile a Tom Riddle. Vi invito, come detto, a concentrarvi sul fatto che esista e non sulla motivazione. Posso fidarmi di voi?”
Emma annuì immediatamente, imitata da Harry un secondo dopo.
“Bene” sorrise il preside con leggera soddisfazione “allora cerchiamo di fare un quadro della situazione: gli Horcrux.” 
 I due ragazzi parvero tendersi sulle sedie, come se questo potesse aumentare la loro concentrazione a riguardo.
 “Entrambi sapete cosa sono e ne avete, spero, capita l'importanza” riprese Silente “Voldemort pensa di essere stato bravo a nascondere la loro esistenza e questo per noi è un bene. Come, anticipato, Harry, sarei grato se tu volessi darmi una mano a trovarli”
 “Certo signore” disse subito il moro.
 “Emma invece” riprese il preside, sempre guardando il Grifondoro  “per quanto sia importante che insieme a te abbia il quadro completo della situazione, non parteciperà a questa ricerca”
“Oh” fece stupito il ragazzo, corrucciando la fronte “e non la aggiorneremo a riguardo?”
“No” disse candido Silente “ma ritengo che possa essere comunque  una discreta alleata per te, sebbene il suo compito sia un altro”
 Harry fece un'espressione confusa, evidentemente curioso di sapere quale fosse la posizione dell'emoor e la ragazza stese un ghigno.
 “Fondamentalmente devo distrarre Voldemort da te” spiegò.
 “Come?!” esclamò lui, sconvolto “ma è pericoloso”
 “Però Potter, che occhio” disse ironica l'emoor e Silente sorrise.
 “Oh è curioso Harry, perché Emma ha pensato che fosse piuttosto pericoloso che tu ti occupassi da solo degli Horcrux e si è anche offerta di aiutarti in qualche modo.”
“Ma è Voldemort! Io potrò muovermi di nascosto. Non possiamo fare in modo che lei si avvicini a...” protestò il ragazzo.
 “Non così stupito Potter, so quello che faccio” intervenne di nuovo l'emoor, ora leggermente offesa e Silente ridacchiò di gusto, mettendo il Grifondoro ancora più di malumore.
“Ragazzi.” sussurrò il preside e entrambi alzarono il volto stupiti di sentire nel suo tono una nota di dolcezza “Per essere due non propriamente amici tenete parecchio l'uno all'altra. So che siete schiacciati dai timori e dalle troppe informazioni, ma non potete salvarvi perennemente a vicenda, tenetelo a mente. Ho bisogno che costruiate però una salda fiducia tra voi. Una fiducia che resista anche attraverso il dubbio e l'inganno. Avete imparato a vostre spese l'anno scorso che non sempre possiamo fidarci della nostra mente e che siamo corruttibili, senza nemmeno accorgercene.”
 Emma ed Harry abbassarono il capo tristemente, ricordando gli eventi che avevano portato alla morte di Sirius Black e Silente parve concedere loro qualche secondo per ragionare, prima di riprendere a parlare con il suo tono soffice.
“Quello che vi chiedo e il motivo per cui vi dico che la vostra connessione è un cosa positiva a differenza del vostro legame con Voldemort, è che, lavorando insieme e comunicando a dovere, voi potete imparare a riconoscervi, concentrarvi sulla presenza dell'altro durante le visioni, connettendovi. Non è cercando di escludere l'altro da problemi e pericoli che otterremo qualcosa.”
 “In che modo può essere utile tutto questo?” chiese Emma.
 “Sono grato che tu l'abbia chiesto” le disse cortese l'uomo “La mia è solo una riflessione, ma potrebbe esserci in futuro una situazione per cui non potrete confrontarvi, o potreste essere separati e faticherete a fidarvi anche dei vostri più cari amici. Potreste anzi essere, come temo, in fazioni opposte, almeno all'apparenza. Quello sarà un buon momento per affidarvi l'un l'altra e per avere una spalla su cui appoggiarvi nei momenti bui. Se cercherete una rassicurazione, o una risposta, saprete che c'è l'altro.”
 “Un canale segreto di comunicazione” mormorò Emma.
 “Uno con i buoni e l'altra con i cattivi. Pedine” borbottò Harry e Silente sospirò affranto a quella reazione. 
 “Mio caro ragazzo, non pedine, no. Le vostre scelte avranno sempre un grande valore nella strada che deciderete di percorrere, i miei sono consigli. È mio dovere raccontarvi ciò che posso, perché siete sicuramente delle persone le cui decisioni potranno influenzare più di una vita. Per questo vi metto all'erta. Perché per vostra natura, carattere e ruolo, state affrontando questa guerra in modo diverso. Harry, tu hai più di un legame con Lord Voldemort da troppi anni e tutto l'Ordine che ti circonda, pronto a sostenerti, ed anche Emma in parte, ma lei è profondamente legata a Severus come sai e che tu lo voglia o meno, mio caro ragazzo, anche a Draco Malfoy e altre figure e persone di Serpeverde che tu potresti non apprezzare, ma che combattono la stessa guerra.”
Il volto del Grifondoro si contrasse appena in una misurata espressione di sprezzo che fece ridacchiare l'emoor sotto i baffi.
 “Sapete però entrambi” continuò tranquillo il preside, sorvolando su quella reazione “che stiamo combattendo contro un nemico comune e vi chiedo di far fede a quella sensazione che avete provato quando vi siete stretti per la prima volta la mano. Fidatevi l'uno dell'altra, non combattetevi.”
 “Signore” disse Harry accigliato “non vedo perché io ed Emma dovremmo combatterci onestamente. Non ci conosciamo bene, è vero, ma so che è diversa da Malfoy e so che è dalla nostra parte”
 “Non si può mai sapere, Harry” disse Silente in un sussurro gentile, scorrendo con lo sguardo da una all'altro, attento e pensieroso “Vi invito ad imparare a riconoscere la mente dell'altro con immediatezza. Imparate a comunicare, a tranquillizzarvi a vicenda all'occorrenza, a guidarvi. Difendete le vostre menti dalle eventuali intromissioni, Emma è un'eccezionale Occlumante, per esempio, che può sopperire alle tue fragilità, Harry. Prendetevi cura l'uno dell'altra anche se a distanza. È fondamentale.”

Harry non rispose e anche Emma sentì il respiro chiuderle la gola. Gli occhi chiari del preside erano velati di lacrime, mentre continuava ad osservarli con un sorriso gentile. Sembrava in sincera difficoltà, come se il semplice fatto che loro due fossero seduti di fronte a lui, uno accanto all'altra, lo commuovesse e destabilizzasse.
 “Professore” mormorò Harry imbarazzato, senza sapere che altro aggiungere, ma la mente di Emma, abituata più a ragionare che ad agire, correva più veloce di quella del moro accanto a lei.
 Lo sguardo accigliato, l'emoor osservò Silente e si chiese quante cose non stesse rivelando loro e quanti segreti ci fossero dietro quelle parole accuratamente scelte per quella lezione. 
E lentamente la prese la consapevolezza che l'anziano li stava mettendo in guardia non da una probabilità, o da eventuali situazioni che il futuro poteva avere in serbo per loro, ma da qualcosa che prevedeva con certezza che sarebbe successo e questa consapevolezza bruciò in un secondo dentro di lei, con violenza tale, che per un breve attimo pensò di lasciare la stanza, il castello e forse l'intero mondo magico per fuggire a quel destino già scritto.
 Silente però si voltò in quell'esatto istante verso di lei e dentro il suo sguardo chiaro Emma vi scorse una scintilla di speranza e fu come guardare negli occhi tutti i suoi amici, come scambiare un lungo sguardo con Remus, Draco, o Severus e seppe con certezza che sarebbe rimasta a qualunque costo e che avrebbe affrontato il suo destino combattendo, se necessario, fino all'ultimo respiro.
 “Lo faremo” disse sicura ad alta voce, ignorando lo sguardo curioso e stralunato che le lanciò Harry “Ci alleneremo a riconoscerci e comunicare. Ha ragione lei. Potrebbe essere utile. Impareremo a sostenerci. Io lavorerò per occupare la mente di Voldemort, Harry avrà le sue cose da fare. Ce la caveremo, professore.”
 L'uomo di fronte a lei continuò a fissarla negli occhi e annuì lentamente ed Emma fu sicura di scorgere in quello sguardo una scintilla di orgoglio e di profonda fiducia.

*

Emma si avvicinò a passo spedito al Tavolo della Sala Grande che nei pranzi apparteneva a Serpeverde e si sedette accanto a Artemius con un sorriso morbido che le illuminava il volto. Emily e David alzarono lo sguardo su di lei interrogativi.
 “Sei di buon umore?”
“Più o meno.” rispose l'emoor, la mente che sfarfallava al bacio che Draco le aveva rubato in cortile “Scusate il ritardo comunque”
“Tu non sei mai in ritardo” le fece notare David, con un leggero ghigno “Arrivi in anticipo e fai sentire sempre gli altri in perenne ritardo anche se non lo sono.”
“Spiritoso” sbuffò lei, provando un vago sollievo nel notare che i tre emoor non erano circondati da libri e pergamene come sempre nell'ultimo mese: i GUFO erano ufficialmente conclusi. Finalmente.
 “David ha ragione” intervenne Artemius, lo sguardo sempre vacuo, ma un sorriso accennato “Sei sempre fin troppo perfetta, Emma”
 La Corvonero sorrise dolcemente nella direzione dell'amico.
 Da quando si era aperto con loro, parlando del presunto sacrificio che avrebbe dovuto fare per difenderla, Artemius sembrava metterci un maggiore sforzo per provare a comunicare con loro.
 “Come sono andati i tuoi GUFO?” intervenne Emily ed era pallida, con le guance screziate di rosa che tradivano la sua agitazione “Io credo bene, ma in Erbologia temo di aver fatto un disastro”
 “Esagerata” disse David in un soffio gentile, scoccandole un bacio dolce sulla fronte, un braccio intorno alle sue spalle magre.
 “Voi due siete sempre molto teneri” notò Emma, con un sorriso compiaciuto, mentre le guance di Emily viravano al rosso.
“Mai quanto tu e Malfoy, Emma” subito la prese in giro David e Artemius sembrò lottare per reprimere un sorrisetto “da quel che si dice fate passeggiate mano nella mano e lui addirittura sorride.”
“Idiota” ridacchiò leggera l'emoor, ma avvertì qualcosa di tiepido e leggero agitarsi nel petto. 
Era così soddisfacente ridere e punzecchiarsi su cose così normali. L'emoor si voltò verso Emily, ancora pallida e tesa.
 “Credo comunque che i miei GUFO siano andati abbastanza bene” sorrise all'amica “Sono contenta soprattutto di Pozioni”
 “Ovvio” sillabò Artemius, scambiando uno sguardo con David, mentre Emily agitata sussurrava invece un “Buon per te”
“Non so però se sono riuscita ad ottenere l'Eccezionale che mi serviva in Trasfigurazione” ammise la Corvonero.
 “La McGranitt sa della tua ambizione come Artigiana di bacchette, l'ho sentita mentre parlava con Vitious, ricordi?” le fece notare David “Non ha nessuno motivo per metterti il bastone tra le ruote.”
 “Sarà” rispose Emma, vaga, non osando sperare troppo in un gesto magnanimo della rigida donna.
 Tirò fuori il libro di costruzione di bacchette e lo mostrò ai tre, indicando il capitolo della Bacchetta di Sambuco che aveva riletto con attenzione la sera prima. C'era qualcosa nella fama e nella storia di quella bacchetta che la affascinava irrimediabilmente.
Non sapeva perché, ma continuava a pensarci e il sottile disegno di come doveva apparire quello strumento leggendario le stuzzicava la memoria, senza però che riuscisse a fare il giusto collegamento. 
I tre emoor si chinarono sul libro per leggere con interesse.
 “La conoscete?” chiese Emma, ma loro scossero la testa.
 “Mai sentita nominare” disse Emily e la Corvonero pressò appena le labbra in una linea delusa.
 “Perché ti interessa?” insistette la ricciolina ed Emma scosse il capo, risistemando con un sospiro il libro nella borsa, e mormorando un sincero “Non so”
“Che cos'è quello?” chiese David, indicando invece il librone di Arte Oscura che spuntava leggermente. L'emoor trasalì.
 “Oh, solo un libro che mi ha regalato Severus” rispose in fretta “Tratta anche di applicazione di magia oscura e ho pensato che potessero esserci degli elementi sui Vinculum, o qualcosa di utile, ma è roba davvero pesante e non ho ancora avuto modo di leggerlo.”
 “In che senso non hai ancora avuto modo?” chiese Emily, sdegnata.
“Beh non è il libro che puoi mettere con leggerezza sul tavolo della colazione. Ho sempre qualcuno intorno” rispose l'altra.
La ricciolina inarcò di molto un sopracciglio, con aria incredula.
“Potresti trasfigurarlo, no?” sibilò “Al posto che sperare di trovare il momento perfetto. Non ci hai pensato?”
In risposta Emma sbatté solo una volta le ciglia, colpita.  No, non ci aveva affatto pensato. Emily era sempre stata più sveglia e pragmatica di lei, ma la semplicità di quel consiglio le bruciò l'orgoglio e capì perché l'amica, pur con la sua acuta intelligenza, fosse finita a Serpeverde e non a Corvonero.
 “Hai ragione avrei potuto farlo” disse con tono spento, richiudendo un po' piccata la borsa, mentre arrossiva “Voi invece avete trovato qualcosa?” domandò subito per cambiare discorso, ma David scosse la testa, imitato da Artemius ed Emily fece un piccolo sbuffo che le fece svolazzare in aria uno dei riccioli sfuggiti alla sua crocchia.
“Oggi mi vedo con Joanne, dice che ha trovato in un libro qualche riferimento poco utile, ma succoso”
 “Ovvero?” chiese Emma interessata.
 “Pettegolezzi, in realtà. Lettere personali dei fondatori, in cui fanno riferimenti ai fratelli. Nulla di centrale nelle nostre ricerche, ma dato che non abbiamo modo di sapere cosa si sono promessi nel Vinculum tanto vale scoprire quali erano i rapporti tra loro.” rispose pacata la Serpeverde, con un sorriso complice, forse dispiaciuta per essere stata troppo rigida sui suoi commenti sul libro poco prima e anche Emma parve cogliere quel tentativo di condivisione e rispose pacata al sorriso dell'altra. 
 “Sì, mi sembra un'idea ottima. Cosa abbiamo sul piatto per ora?”
“Grifondoro e Corvonero da un lato e Serpeverde e Tassorosso dall'altro” snocciolò Artemius, con il tono annoiato di chi aveva ripetuto quel concetto mille volte.
 “Ma Serpeverde e Corvonero si amavano e Tassorosso e Grifondoro erano molto amici.” borbottò David.
“Alicia era anche molto legata al fratello, Salazar, che però a sua volta aveva problemi con Godric” ricordò Emma.
 “E sappiamo che tutte e quattro le ombre mantennero sempre ottimi rapporti e che per qualche motivo temevano per l'incolumità della scuola dopo la loro morte.” concluse Emily.
 “Già” mormorò David, grattandosi il capo con aria assorta e aggrottando appena la fronte “Chissà perché hanno ritenuto di dover esporre loro e addirittura tutte le generazioni future in difesa della scuola. Voglio dire, che bisogno c'era? Per delle persone che non volevano essere notate è una scelta piuttosto forte.”
 “Forse le cose tra Godric e Salazar erano più tese di quel che ipotizziamo” tentò Emily, scrollando le spalle “Forse erano spaventati all'idea di creare una spaccatura troppo profonda.”
 “Probabile” assentì David “Di quei tempi la magia non è che fosse molto regolamentata, da una faida famigliare a una guerra il passo doveva essere piuttosto breve”
 “Bravo, Dav. Hai studiato Storia della Magia, infine” sorrise Emily.
 “È solo perché abbiamo fatto il GUFO poco fa.”
 Risero tutti e quattro, ma avevano un'aria affranta e concentrata, compreso Artemius, che era stato silenzioso fino a quel momento.
 “Secondo voi, visto il Vinculum e le mie visioni e percezioni a riguardo del mio ruolo, potrebbe essere che Andrew abbia deciso di proteggere Alicia con la sua stessa vita anche a dispetto degli altri due?” domandò il ragazzo e cadde un silenzio scomodo.
“Voglio dire, perché avrebbe dovuto?” chiese David mesto, ma Emma strinse le labbra e improvvisamente ricordò l'istinto bollente e feroce che l'aveva colta quando si era resa conto di quanto Draco fosse spezzato. Quel desiderio violento improvviso di farla pagare a tutti, senza remore, radendo al suolo qualunque cosa ferisse il ragazzo che amava: era qualcosa di molto forte.
“Forse Andrew era innamorato di Alicia” disse ad alta voce, colta di sorpresa da quella rivelazione “Forse c'era qualcosa che non sappiamo, che lo ha spinto a non prendere lo stesso Vinculum degli altri due. Forse ha cambiato le carte in tavola di sua volontà”
 Tre paia d'occhi la fissarono attentamente, sgranati.
 “Ma Alicia stava con Thomas Corvonero. Abbiamo trovato più prove a riguardo” mormorò Emily “Erano molto innamorati”
 Emma annuì lentamente, scrollando le spalle con fare arreso.
 “Ma dopo aver avuto Honor sappiamo che i due si sono lasciati e hanno avuto altre storie, ma sono rimasti amici, no? Tutti e quattro. Questa è l'unica certezza. E non è detto che Alicia conoscesse il motivo per cui Andrew voleva proteggerla a tutti i costi.”
 Annuirono tutti di nuovo, David si grattò la testa spaesato, un braccio a stringere delicatamente le spalle di Emily.
“È un bel caos.” bofonchiò contrariato.
“I sentimenti sono sempre un caos” disse Artemius con semplicità, chiudendo la discussione ed Emma sorrise amara, lo sguardo rivolto a Draco e Zabini che stavano entrando in quel momento in Sala Grande e sentì le viscere stringersi e il calore invaderle le guance, mentre il suo sguardo scorreva sul moro per poi fermarsi sul profilo spigoloso e pallido di Malfoy.
 “È vero” sussurrò dolcemente “Sono sempre un caos”

*

Emma osservava immobile il profilo scuro della foresta proibita con attenzione, una leggera pelle d'oca che le ricopriva le braccia magre a causa della brezza serale. Adorava la torre di Astronomia, quel silenzio compatto e il cielo che si tingeva di blu sempre più scuro, tanto da sembrare velluto. Si voltò, lanciando uno sguardo a Draco, anche lui distratto dai suoi pensieri mentre guardava l'orizzonte
L'emoor si perse a osservare il profilo chiaro del ragazzo, che conosceva come le sue tasche. I lineamenti spigolosi dell'adolescenza che si erano fatti più armoniosi, il pallore che non gli dava più l'aria di un ragazzino smunto, ma appariva quasi nobile e il fisico, pur sempre asciutto, ora tonico e nervoso, temprato da ore inquiete di volo sulla scopa e probabilmente, anche se non le piaceva ammetterlo, dall'allenamento fisico imposto dai Mangiamorte.
 Draco Malfoy si stava trasformando da un dinoccolato e fragile adolescente a un giovane uomo affascinante. Anche i capelli, tanto biondi da sembrare bianchi, che per primi avevano colpito l'emoor, erano cresciuti e ora li portava più scomposti tanto che cadevano in ciocche disordinate davanti agli occhi chiari e il sorriso, anche se sempre irriverente, si era fatto più sbieco e vissuto.
 Emma trattenne a stento una smorfia dolce nel rendersi conto, una volta di più, che era stata attirata e affascinata da quel ragazzo ombroso dal primo momento.
 Quel ragazzo che contro ogni logica gli era entrato sotto la pelle senza che fosse in grado di resistergli.
 Da qualche tempo aveva anche smesso di chiedersi “
perché?”.
 
Aveva smesso di cercare una logica nell'attrazione che provava per lui e nella calma che la invadeva quando stavano insieme. 
 Anche se le cose si fossero messe molto male, in fondo, anche se le posizioni di lei e Draco si fossero tese agli estremi di una guerra insensata, Emma non era più sicura di volersi tirare indietro. Non era più sicura di voler rinunciare al Serpeverde.
 Lui si voltò a guardarla, facendosi sfuggire un sorriso sghembo che le fece battere il cuore, nel coglierla sul fatto. Si fece avanti di un passo, mettendosi al suo fianco con movimenti misurati, come se temesse di invadere uno spazio non suo. 
 “Che fai? Mi spii?” chiese con dolcezza.
 “Forse” rispose lei, concedendogli un sorriso.
Si avvicinò a sua volta, gli circondò la vita in un abbraccio morbido, mettendosi sulle punte per appoggiare le labbra sulla base del collo di lui. Gli accarezzò la schiena in gesti lenti, tracciando con le dita piccoli cerchi e Draco sembrò cedere a quelle attenzioni, senza irrigidirsi sulla difensiva come faceva in presenza di altri. 
 Perché se c'era una cosa a cui un rampollo del suo rango non sapeva affatto resistere, erano le carezze. Quei gesti di una dolcezza tanto semplice ed esclusiva di cui lui, in tutta la sua esistenza era stato privato. Gesti diversi nella loro fragilità da un abbraccio passionale, da una stretta di mano, o da uno schiaffo. 
 Le carezze erano sempre state il punto debole di Draco Malfoy per l'intimità che imponevano tra i due soggetti. Perché attraverso la pressione dei polpastrelli era un po' come se a forza di tocchi delicati si spogliassero a vicenda di ogni scudo e menzogna, fino alle ossa.
 Narcissa era stata l'unica ad aver accarezzato Draco prima di allora. Sul capo biondo, o su una guancia, con il freddo distacco di una madre Purosangue che ama, ma conosce il suo ruolo. 
 
Narcissa e ora Emma Piton O'Shea, che aveva sostituito le parole e le domande con quei gesti muti e forse più significativi.
 L'emoor sospirò appena quando sentì i muscoli di Draco distendersi e sciolse la stretta, mettendosi davanti a lui, di nuovo rivolta verso l'esterno della torre, il capo posato mollemente sul petto del ragazzo, lo sguardo diretto alla Foresta Proibita. 
 Il Serpeverde si fece più vicino, cingendole la vita con dolcezza, il viso che affondava nei capelli di lei. Aveva una presa calda e gentile e l'emoor si lasciò andare, cercando di placare i pensieri che le si attorcigliavano nella testa, per nulla infastidita dal silenzio tra loro.
 Era agitata. 
Questo sì. Sentiva che stava per succedere qualcosa e si fece sfuggire un sospiro sibilante dai denti, mentre disponeva in ordine i pensieri, cercando di racimolare il coraggio di parlare lui.
Con Draco le cose stavano andando maledettamente bene e in quei giorni, il ritrovato affetto e la dolcezza in cui si erano avvolti le avevano quasi tolto il respiro. Era come se avessero abbassato gli scudi, smettendo di ferirsi inconsapevolmente a vicenda, ma anzi trasformandosi nel conforto silenzioso l'uno dell'altra.
 Emma si era abituata ai silenzi del ragazzo e persino al marchio nero. Si era abituata all'attesa, alle sue sparizioni, ai suoi attacchi d'ansia. Aveva smesso di fare domande, concedendo più baci e strette disperate, trascinando Draco fuori dalla sua angoscia ogni volta che lo vedeva affondare e aveva preso la decisione sempre più netta e consapevole di provare a scavarsi uno spazio in quella guerra di terrore per trovare il modo di stare insieme a lui, ma mancava ancora la sincerità. Su 
tutto. E lei la anelava.
 Emma si sporse per un momento verso di lui, scrutandone il volto diafano, poi tornò a guardare le cime degli alberi e ispirò aria di nuovo, mordendosi le labbra in un gesto di insicurezza.
 “Draco, ti è stato ordinato di uccidere qualcuno?” chiese con tono neutro, le parole che le erano scivolate dalle labbra più naturalmente di quanto avesse temuto, quasi in un sussurro, senza che lei se ne rendesse realmente conto.
 Le braccia di Malfoy, che la stringevano delicatamente in vita, si irrigidirono appena e l'emoor lo sentì trattenere il respiro, ma non reagì in altro modo, così rimase tranquilla, gli occhi chiusi, la brezza serale particolarmente fresca che ora le accarezzava il volto e le scompigliava i lunghi capelli e la frangia a boccoli, mentre il respiro lento di Draco contro la sua schiena scandiva il tempo. 
 Per un lungo istante ci fu un silenzio tanto teso, che lei si chiese quasi se il ragazzo avesse sentito la sua domanda e fu tentata di ripeterla, ma poi sentì la guancia di lui depositarsi arresa sulla sua testa e subito dopo il suo abbraccio si fece più dolce e disperato.
Emma raccolse di nuovo coraggio che non sapeva di avere e sgusciò gentile nella sua stretta, per poterlo osservare meglio e prendergli il volto tra le mani, con estrema attenzione, mentre tendeva le labbra in un sorriso il più possibile ottimista.
 “Draco... parlami.”
 “Speravo non mi facessi mai questa domanda.”
 “Lo so.” mormorò piano.
 “E allora perché me la stai facendo?” chiese il ragazzo, gli occhi grigi ridotti a due fessure attente. L'emoor ricambiò lo sguardo.
 “Perché ho bisogno di sapere. So che sta succedendo qualcosa e sono pronta a proteggerti, ma non possiamo più mentirci”
 “Da quanto ci stai pensando?” chiese lui flebile.
 Ed Emma lo osservò, stupita di come non si fosse chiuso a riccio, né si fosse allontanato da lei. Draco era arreso e la guardava. Sembrava semplicemente fragile e stanco, come se davvero non riuscisse più a gestire da solo tutto quel peso che portava sulle spalle e fosse in parte sollevato dalla testardaggine di lei nello scoprire la verità.
 “Ci ragionavo da un po'” ammise “Sei terrorizzato. Non dormi. Mi hai detto di un compito terribile. Mi rimanevano poche possibilità”
 “E nonostante questo non sei fuggita” sussurrò lui e come al solito la sua non era affatto una domanda, ma Emma scosse comunque la testa in risposta. Osservò il volto di lui, pallido e smunto, le occhiaie marchiate, le labbra piegate in una smorfia rassegnata e quegli occhi ormai sempre velati di una distaccata tristezza.
 “Non giudicarmi” si difese il Serpeverde come a intuire i suoi sentimenti, la voce tremante “Non ho scelta, Emma”
 “Regola n2: Non ti giudicherò” sussurrò lei con un sorriso amaro.
 “Lo farai.”
 “Sono preparata. Mi hai già detto che è un compito terribile”
 “Non sai quanto orribile però. Io non ho scelta” ripeté.
Emma rimase in silenzio. Avrebbe potuto facilmente rispondere che una scelta c'era sempre e che potevano andare insieme a parlarne con qualcuno, con Silente, per esempio. Anzi, ogni cellula del suo corpo le diceva di combattere, di provare a convincerlo del fatto che c'era una possibilità, ma sapeva perfettamente che ogni discorso con Draco sarebbe stato inutile. 
 C'erano troppi silenzi e differenze tra loro e lui non l'avrebbe ascoltata e non solo: si sarebbe chiuso violentemente con muri compatti, trincerandosi dietro una rabbia e una rassegnazione che stonavano sul suo volto giovane, nel tentativo inutile di tenerla al sicuro, lontano da quegli obblighi a cui lui non poteva dir di no.
 Emma provò il desiderio di confortare il ragazzo e si avvicinò lui.
 “Tu sei importante Draco, lo sai?” chiese di istinto, cambiando bruscamente discorso “Sei importante e sei forte.”
 “Come?” chiese lui rauco e confuso.
 “Sei importante, Draco” ripeté lei risoluta, scostandogli ciocche chiare dal volto “Non dovresti dare la tua esistenza per scontata”
 Voleva dare a Malfoy un motivo per stare a galla, per combattere. Voleva fargli sapere che lei c'era e ci sarebbe sempre stata e gli occhi grigi di lui ebbero un guizzo di vitalità e le labbra si piegarono in un ghigno.
 “Sono un pezzo di carne con un missione, O'Shea.”
 “Tutti a modo nostro lo siamo. Io, te, Potter, gli emoor.”
 “Sì, forse hai ragione.” mormorò lui, facendo una leggera smorfia infastidita a sentire il nome del Grifondoro ed Emma sentì sotto i suoi palmi i suoi avambracci tendersi appena.
 “Impara a contare su di me.” disse seria, asciutta, scostando lo sguardo per non sembrare troppo sentimentale.
 “Per quanto mi starai intorno 
Mezzosangue?” la punzecchiò lui.
 “Per quanto serve” e per l'ennesima volta glissò su quell'appellativo che lui amava usare e lei non riusciva a comprendere.
“Mi starai intorno per sempre?” chiosò  lui, divertito. 
 Emma lo guardò e scavò oltre il suo atteggiamento sornione e lo scherno che aleggiava sulle labbra sottili del ragazzo. Vide una tenue speranza nei suoi lineamenti contratti e capì che Draco voleva essere rassicurato. Si difendeva con i suoi modi freddi, composti, la stuzzicava e giocava con i suoi sentimenti, ma in fondo sperava solo che lei rispondesse che '
Sì, gli sarebbe rimasta intorno per sempre'.
 “Diciamo per un tempo indefinito Malfoy” disse secca, arricciando il naso in una smorfia buffa e Draco fece un ghigno stanco, ma soddisfatto e una folata di vento gli scompigliò i capelli chiari, rendendolo ancora più giovane e arruffato, poi sciolse l'abbraccio in cui si erano stretti e si passò una mano sul volto in un gesto arreso che colpì Emma come uno schiaffo.
 “Draco...” mormorò.
 “Sapere che la mia vita potrebbe essere solo una sequela di ordini orribili da eseguire non mi permette di gioire spensieratamente dell'idea di averti intorno tanto a lungo, Emma” ammise piano lui, improvvisamente di nuovo cupo e triste “Ho visto cose al Manor, ho dovuto 
fare cose, che credo mi rimarranno addosso per sempre.”
 L'emoor si sentì sopraffatta da quell'immeritata amarezza e accarezzò con dolcezza la guancia destra del Serpeverde, sfiorandolo appena con le nocche e poi il palmo della sua mano. 
 Lui la fissò e nel suo sguardo c'era qualcosa di fermo e gelido che la fece tremare mentre lasciava scivolare la carezza lungo il collo di lui e poi verso l'incavo vicino alle spalle, come se volesse studiarne con attenzione ogni singolo centimetro. 
 Qualcosa le diceva che non avrebbe avuto la possibilità di averlo sempre così vicino,
 qualcosa la stava già mettendo in allarme.
 “Io sono qui solo per aiutarti Draco” mormorò lentamente “Se solo tu mi permettessi di...”
“Nemmeno per scherzo. Non mi aiuterai in questo. No ti voglio in mezzo” disse lui serio e alla luce tenue del tramonto parve improvvisamente adulto, sicuro e bello, ma Draco Malfoy era sempre bello ai suoi occhi “Ti voglio il più al sicuro possibile, Emma. Questo vuol dire niente gesti da eroina.”
 “Non sono Potter” si difese lei con aria perentoria “Vorrei solo che tu ti fidassi di me Draco, per una volta e che mi dessi modo di continuare a fidarmi di te”
 Il ragazzo annuì di rimando, amaro e frastagliato.
 “È probabilmente l'unica cosa che mi tiene vivo, O'Shea”
 “Cosa?”
 “Tu” disse lui, con struggente sincerità ed Emma in risposta esalò un sospiro, si chinò in avanti e si appoggiò al parapetto della torre di Astronomia, imitata subito dopo dal Serpeverde.
 Tenevano entrambi le spalle incassate come due vecchi ricurvi e guardavano verso l'orizzonte buio in silenzio, godendosi quello strano momento di quiete e calma.
 C'era una strana tensione nell'aria. 
C'era da giorni. Una paura sottile e persistente che li circondava e li rendeva tesi e fragili.
 
Solo il giorno prima Harry aveva quasi perso il controllo per il nervoso di non riuscire a comunicare con Emma a comando, come Silente aveva consigliato, dimostrando peraltro la stessa duttilità che aveva per l'Occlumanzia.  Erano tutti al limite.

*

Inutile non ci riesco.” sbottò Potter, spingendosi gli occhiali lungo il naso con un gesto secco ed esasperato ed Emma sospirò lentamente, cercando di mantenere la calma di fronte a Ron ed Hermione che li fissavano corrucciati. 
 Avevano trovato un'aula vuota dove esercitarsi al terzo piano ed erano chiusi lì da almeno un'ora con risultati praticamente nulli. 
Emma riusciva quasi a gestire la connessione con un po' di sforzo, provava a entrare in contatto con Potter, ma batteva sempre contro la proiezione di un muro mentale particolarmente ostinato. Senza sapere come, Harry era particolarmente  abile infatti a tenerla fuori dalla sua mente, dimostrando che tra le sue ottime indubbie qualità non figurava l'elasticità.
 “Devi solo abbassare le difese, Harry, è come se tu mi bloccassi.”
 “Non so di che difese parli. Io non sto facendo nulla”
 “Le devi percepire.” disse lei con calma obbligata, cominciando a capire il motivo per cui il suo tutore aveva così poca pazienza con il Grifondoro “L'Occlumanzia è un concetto simile a questo, sei tu che strutturi la tua mente, sei tu che crei le tue difese, è come se tu volessi tenermi a distanza”
 “La fai facile tu” ribatté acido lui.
 “Sì, perché una volta che capisci il meccanismo è facile.” spiegò paziente “Devi visualizzare. Io ho strutturato la mia mente come una biblioteca per esempio. Magari per te potrebbe non funzionare lo stesso, ma devi trovare il...”
 “Sono tutte cose senza senso. Non ha il minimo senso...” esplose lui, nervoso ed Emma si zittì arresa, appoggiandosi allo schienale della sedia con stanchezza improvvisa e occhieggiò in direzione di Hermione in cerca di supporto, ma la grifona sembrava disarmata quanto lei.
 “Come vuoi, Potter. Riproviamo?” chiese quindi mesta, mentre Harry si alzava, cominciando a camminare avanti indietro.
 “Amico mio prendi un respiro.” borbottò Ron, ricevendo in risposta un'occhiata verde omicida “Sembri un'anima in pena.”
 L'emoor sbuffò snervata da quell'atteggiamento, si alzò di scatto, puntando la bacchetta contro Potter con un movimento repentino e sicuro. Gli occhi verdi con ombre sembravano quasi liquidi e pericolosi nella penombra della stanza.
 “Legilimens” disse pacata, a sorpresa e non avrebbe dovuto farlo. Lo sapeva.
 Ci fu un turbinio di immagini, una Sala Comune oro e rosso che non aveva mai visto, i capelli setosi di Ginny, l'aria in faccia mentre volava sulla scopa e il campo di Quidditch dall'alto, insieme a incubi che conosceva.

Emma annaspò nella mente del ragazzo, molto più vivida e contorta di quanto si fosse immaginata, sbatté contro il volto di Sirius che cadeva dietro il velo sottile, vide la Tana e i suoi colori accessi e poi Hermione e Ron che ridevano insieme.
 Harry la espulse con rabbia percepibile dalla sua mente, lo sguardo tradito e un'espressione stupita sul volto che si tramutò subito in furia.
 “Che cosa stai facendo?” le gridò contro.
 “Mi hai percepito ora Potter?” chiese Emma, a sua volta furente e stanca.
 Lui annuì secco, gli occhi ancora pieni di offesa.
 “Bene.” sibilò lei “Quella che hai sentito sono io dentro la tua fottuta testa. Riconoscimi e non bloccarmi e fammi la cortesia di smetterla di piangerti addosso. Siamo sulla stessa barca se non l'hai notato e fa schifo”
 Il moro rimase ancora un istante a osservarla come in cerca di un insulto, poi serrò le labbra e uscì dalla stanza, sbattendo con violenza la porta alle sue spalle, dopo aver mormorato un secco e nervoso “Ricevuto”.
 “Miseriaccia.” sbuffò Ron “Meno male che hai preso in mano la situazione. Credevo di mettere radici qui.”
 Emma fece al rosso una smorfia stancamente divertita e scambiò un mezzo sorriso con Hermione, tremula e spaventata.
 “Un po' drastico forse” disse mite la grifona “Ma è servito.”

*

E non era solo il nervosismo di Harry.
Era anche Ginny particolarmente accigliata e tesa e gli altri emoor frenetici come se anche loro avvertissero qualcosa che incombeva.
 Era la tesa agitazione che percorreva anche la Sala comune di Corvonero, con Emma stessa che aveva la fastidiosa sensazione che tutto stesse sfuggendo loro di mano, che qualcosa stesse per accadere senza che nessuno, tantomeno lei potesse fare nulla per fermarlo e il solo pensiero le stringeva lo stomaco.
Tutto era in tensione. Tutto era in attesa di qualcosa.

  Emma si girò verso Draco con un movimento secco e inaspettato, si aggrappò di istinto ai vestiti di lui con le dita gelide e si impossessò delle sue labbra chiare, cercando riparo tra le braccia del ragazzo come se fossero il posto più sicuro al mondo. 
 E Malfoy sbatté le ciglia chiare, vagamente stupito, ma rispose al bacio immediatamente, stringendosi a lei come se non aspettasse altro. Corpo contro corpo, respiro contro respiro.
 Si baciarono piano, in silenzio, aggrappati l'un all'altra con dolcezza e rabbia insieme. Erano diventati intimi, con naturalezza, abbassando le difese e i blocchi, lasciandosi più liberi di esplorare.
 Era terribile per Emma accorgersi di non poter più fare a meno di Draco Malfoy, la faceva sentire fragile ed esposta, ma la realtà era che non le importava del marchio, né del sangue puro e limpido del Serpeverde, delle difficoltà e di tutte le cose orribili che avrebbero dovuto fare e delle bugie che avrebbe continuato a dire pensando di proteggerla: ne sarebbero usciti insieme.
Posò un bacio sulla base del collo del ragazzo e guardò la pelle d'oca formarsi dove passavano le sue labbra con una sottile soddisfazione e per la prima volta desiderò essere libera davanti a lui, senza la divisa e tutti gli indumenti che sembravano una barriera inutile tra loro. Come sarebbe stato stare pelle contro pelle con lui?
Ti va di dormire insieme a me stanotte? Non dormo bene da mesi” ammise Malfoy in un sussurro “Vorrei averti vicina”
 Emma lo guardò curiosamente, ancora aggrappata a lui. Lei e Draco non avevano mai passato la notte insieme e improvvisamente una curiosità bruciante di sapere come fosse il suo volto addormentato le strinse lo stomaco.
 “Certo, sto con te” rispose sicura e lo vide fare un sospiro sollevato e questo le bastò per cancellare ogni dubbio.

Draco la prese per mano e camminarono giù dalla torre fino al settimo piano senza fiatare, insieme. Si mossero attenti a cogliere passi in movimento e i rumori notturni del castello, ma tutto pareva stranamente tranquillo. Le ombre della notte quiete e prive di pericoli in agguato, i quadri del castello addormentati. 
Arrivati a un muro vuoto e compatto Draco rallentò il passo e insieme camminarono per tre volte davanti a quella che era la Stanza della Necessità, pensando semplicemente di trovare al di là della parete scura un posto dove poter stare tranquilli, dove sentirsi una volta tanto al sicuro.
 “Dovrai andartene?” mormorò l'emoor.
 Sentiva il cuore tempestarle nel petto e una strana paura stringerle la gola. Lui si accigliò a quelle parole e la guardò con dolcezza. 
 “Intendi dalla stanza?” chiese
 “No. Intendo da Hogwarts”
 Rimasero un secondo in silenzio mentre davanti ai loro occhi si formava una porta scura in legno. Emma sentiva i muscoli contratti, la sensazione di allarme che le seccava la bocca, mentre una strana consapevolezza nasceva dentro di lei: erano gli ultimi giorni di scuola, se doveva succedere qualcosa, come le ricordavano sempre Fred e George, sarebbe successo a breve.
“Forse sì” mugugnò Draco, facendola sobbalzare, mentre con le dita catturava un ricciolo ribelle di lei.
 “Ci aspetteremo?” chiese l'emoor con serietà.
 “Ovvio, O'Shea. Sempre” rispose Draco sicuro, avvicinandosi un po' di più e c'era in quella parola una solennità tale che Emma non ebbe alcun dubbio e per un attimo scacciò la paura.
 Tenendosi sempre per mano attraversarono la porta ed entrarono nella stanza, cercando entrambi di non pensare alla sensazione che quello fosse quasi un addio.

*

Emma si sentiva frastornata. Un ragazzino di Tassorosso durante la cena l'aveva convocata con urgenza da Silente e lei si era quasi precipitata nello studio dell'uomo, immaginando un'emergenza.
 Aveva però trovato il preside seduto tranquillo alla sua scrivania, pronto, semplicemente, per una lezione non prevista, ma almeno all'apparenza per nulla preoccupato.
 Emma aveva osservato stranita il mago mentre tirava fuori il pensatoio, come qualche lezione prima e preso una boccetta polverosa, invitandola a guardare e se ora lei chiudeva gli occhi riusciva ancora a vedere l'immagine di Alicia Serpeverde davanti a sé. Riusciva ancora a percepire qualcosa di strano che il ricordo mostratole dal preside le aveva lasciato addosso.
 “Allora come è stato?” chiese mite Silente.
 “Molto...” iniziò la ragazza, sciogliendo la mandibola che aveva tenuto contratta  “molto interessante”
 L'uomo sorrise, estremamente compiaciuto, ma cauto nel porsi.
 “Ero abbastanza certo che avresti apprezzato.”
 L'emoor annuì in risposta, distratta. Si sentiva tutto il corpo percorso da una piaceva eccitazione e tensione, ancora incredula per ciò che aveva appena visto: 
un ricordo unico.Un ricordo consumato, poco definito, con aloni che ne rovinavano la visione, ma chiaro.
 Un ricordo appartenente ad Angela Grifondoro, che secoli prima lo aveva riposto in una boccetta con l'etichetta '
Io e i ragazzi' ormai troppo sbiadita per leggerne totalmente le lettere. 
 Un ricordo che testimoniava che le quattro Ombre di Hogwarts non erano semplicemente una leggenda: ma che erano esistiti, che 
avevano vissuto, provato emozioni, proprio come lei e gli altri.

*

La ragazza riccia e bionda, gli occhi verdi brillanti e il sorriso perfetto, rise con forza reclinando la testa all'indietro. Era molto bella, snella e sottile, con la pelle abbronzata e i lineamenti delicati e graziosi.. 
 Il ragazzo basso e moro, accanto a lei, la imitò nella sua risata, stringendo gli occhi scuri in un'espressione buffa e quasi nello stesso momento riabbassarono entrambi la testa di scatto e ripresero a ridacchiare incontrollati.
 Emma pensò a lei e Ginny al campo di Quidditch e si rese conto che lei e la sua migliore amica non erano poi così diverse da Angela Grifondoro ed Andrew Tassorosso che di fronte a lei semplicemente si divertivano.
 Le due Ombre attraversarono il parco lentamente. Angela aveva un passo deciso ed elegante, mentre Andrew sembrava procedere dondolando, quasi più lento dell'amica. Si vedeva che si conoscevano da molto ed erano a loro agio l'un con l'altra, si muovevano nello spazio con naturalezza, vicini, come se avessero fatto quella strada molte volte insieme.
 “Avete fatto un ottimo lavoro per la vostra Sala Comune” si complimentò lei.
 “Anche secondo me, credo che gli studenti saranno contenti di essere vicino alle cucine è molto accogliente. Tosca la adora.”
 “Beh certo, hanno le cucine, ma manca loro una bella vista”
 “Ma hanno una bella serra solo per loro”  
 “Andy, quale ragazzino di undici anni può essere felice di una serra? ”
 Lui scrollò le spalle con gentile noncuranza e fece per ribattere, ma si bloccò improvvisamente, con la bocca aperta e l'espressione stranita, guardando qualcosa oltre la spalla dell'amica. Un momento dopo si sciolse in un sorriso e riprese a ridacchiare sommessamente, scuotendo la testa.
 “Quei due non riescono proprio a stare lontani nemmeno un secondo”
 La Grifondoro ed Emma si voltarono quasi nello stesso momento.
 “Oh, Merlino, sono svenevoli” rispose la ragazza divertita.
 'I due' erano seduti sull'erba vicini. 
 Il ragazzo aveva capelli scuri, portati lunghi fino alle spalle e una pelle chiara su cui risaltavano penetranti occhi azzurri. 
Le labbra sottili erano piegate in un sorriso gentile che ad Emma ricordò un poco James, ma l'emoor scostò lo sguardo da lui quasi all'istante e lo portò sulla ragazza verso cui era chinato e sentì un improvviso vuoto nello stomaco.
 Sapeva esattamente chi fossero: Thomas Corvonero e Alicia Serpeverde che amoreggiavano come una normale coppia sui prati di Hogwarts, ridacchiando e osservandosi innamorati.
 Anche se seduta a terra Alicia Serpeverde era evidentemente molto alta. I capelli corvini, lunghissimi, le accarezzavano la schiena in morbide onde e incorniciavano un viso a cuore, dai lineamenti delicati, anche se leggermente imbronciati. Era sottile, altera ed elegante, di una bellezza quasi magnetica e sembrava a suo agio, mentre con le mani affusolate carezzava dolcemente il braccio del ragazzo di fronte a lei, parlando a voce bassa. 
 Come Angela poco prima, anche lei rise, le labbra carnose che andavano a scoprire denti perfettamente bianchi, allineati tra loro come per magia, che contrastavano con la pelle olivastra.
 Emma faticava a trovare con lei un solo tratto distintivo che le accomunasse e giustificasse la loro relazione sanguigna.  Erano l'opposto evidente l'uno dell'altra: ad esclusione degli occhi.
 Gli occhi di Alicia erano identici ai suoi.
 Nonostante il fumo che annebbiava il ricordo, risaltavano di un verde quasi liquido e innaturale. Occhi verdi macchiati da ombre e nonostante quelli della ragazza fossero più a mandorla e circondati da folte ciglia scure, rispetto a quelli più grandi e contornati di ciglia chiare di Emma, l'emoor vi si riconobbe.  Quella era la sua antenata: Alicia Serpeverde.
 Angela e Andrew raggiunsero i due amici, si sedettero accanto a loro sul manto erboso, mentre Thomas e Alicia sorridevano, voltandosi per accoglierli. 
 I loro gesti erano automatici e coordinati: Angela si chinò verso l'amica e le disse qualcosa nell'orecchio che fece brillare lo sguardo della ragazza e Thomas la liberò dolcemente dal suo abbraccio, in modo che le due potessero sedersi in disparte a parlare a bassa voce, le teste vicine, mentre i ragazzi si voltavano in silenzio a guardare il castello con aria pensierosa.
“È bellissimo vero?” chiese il Corvonero dopo poco, con una voce stranamente profonda e l'amico annuì, un mezzo sorriso a illuminargli il volto.
 “Stasera festeggiamo?” domandò Alicia, tornando a rivolgersi agli altri due.
 “Dobbiamo” rincarò allegra Angela “Avete avvisato gli altri?”
 “Salazar non verrà” ribatté l'amica e Thomas si rabbuiò un istante, guardando la piega triste delle labbra di lei.
 “Ancora problemi con Godric?” chiese mite e la ragazza si strinse nelle spalle, facendo un gesto con la mano, come a dare poca importanza alla cosa.
 “Passerà a tutti e due” ribatté pragmatica la Grifondoro, sorridendo a tutti e tre “Sono due idioti, ma si vogliono bene e soprattutto non credo che vogliano portare avanti questo stupido litigio per molto tempo”
 “Dici?” chiese perplesso Andrew “L'ultima volta Salazar era piuttosto incazzato e Godric non ha detto cose piacevoli.”
 “Sal è sempre incazzato” ribatté Angela con tono spiccio “e concordiamo tutti che le sue idee sul limitare l'accesso ad Hogwarts siano estreme”
 Alicia, leggermente piccata, fece una smorfia nervosa a quell'affermazione.
 “Però devi ammettere che anche tuo fratello Godric è davvero uno spaccone borioso quando ci si mette e io sono stufa di far l'ago della bilancia tra tutti”
 “Questo è vero” ammise la bionda con tranquillità, posando una mano su quella dell'amica, in modo dolce e protettivo.
 “Credo siano sono affari loro” concluse Thomas, circondando di nuovo le spalle della sua ragazza con affetto “ormai la scuola è completa e sarebbero davvero da incoscienti rovinare quello che hanno fatto insieme. Che si ignorino piuttosto, non sono costretti a parlarsi.”
 “Io sono convinto che potrebbero trovare un punto di incontro” fece notare Andrew “Salazar potrebbe limitare l'accesso ai Nati Babbani alla sua Casa”
 “Sarebbe un peccato però” sussurrò Alicia, la fronte aggrottata, evidentemente in disaccordo con il fratello. Concordarono tutti e Andrew alleggerì l'atmosfera facendo una battuta che Emma non capì perché riferita a qualcuno che loro conoscevano e lei no, ma le quattro Ombre di Hogwarts risero.
Risero allegri tutti insieme ed Emma riuscì quasi a sovrapporre loro la sua immagine e quella degli altri emoor. Quattro amici con grandi responsabilità.
Quattro amici che passavano il tempo insieme, complici, allegri, felici.

*

“Anche loro erano solo ragazzi” disse Silente “Volevo mostrartelo per questo. Erano solo ragazzi, anche se tutti dicono che hanno fatto grandi cose. Non vorrei che tu ti caricassi di troppe responsabilità, Emma. Con Severus, la posizione di Draco e la connessione con Harry hai già molto a cui pensare.”
 “Erano così simili a noi” mormorò lei in risposta, alzando poi lo sguardo grata verso il preside e incontrando i suoi occhi chiari e gentili “Sta per succedere qualcosa vero?”
 Silente annuì con aria stranamente solenne e tesa.
 “Credo che questa sia stata la nostra ultima lezione. Sai qual è il passato di Voldemort, hai imparato a vedere con i suoi occhi e a riconoscere i suoi punti deboli. Sai quel è la missione delle Ombre e che tu e Artemius siete più legati alla profezia di Emily e David e oggi hai visto come i vostri antenati fossero semplici ragazzi, proprio come voi quattro. Sai anche cosa puoi fare per aiutare Harry e come distrarre Voldemort e aiutare te e i tuoi amici a sopravvivere e sai quali possono essere le difficoltà in arrivo, ma soprattutto sai che Draco Malfoy ha bisogno di te. Non credo di doverti dire altro.”
 “Lei potrebbe dirmi molte cose” disse Emma con un sorriso “Per esempio: sa se Andrew Tassorosso fosse innamorato di Alicia?” 
 Silente la osservò attento e sembrò sembrò riflettere sulla domanda, poi però scosse la testa e guardò Emma negli occhi.
 “C'erano voci a riguardo, mai confermate. Perché lo pensi?”
 “Mi chiedevo perché volesse a tutti i costi difenderla.”
 “Come sai che voleva difendere la tua antenata?”
“Artemius.” rispose semplicemente l'emoor “Mi ha rivelato il suo ruolo. È convinto di dovermi proteggere. Era convinto di voler morire per proteggermi in realtà, ma lo abbiamo fatto desistere.”
 “Capisco” mormorò l'uomo “Tu e gli altri ipotizzate quindi che possa dipendere dal Vinculum tra loro”
“È l'unica cosa sensata a cui abbiamo pensato” disse l'emoor.
“È un'ipotesi interessante” ribatté l'altro, ma sembrava distratto.
 “Va tutto bene?” chiese cauta Emma.
 Il preside si girò verso di lei con un sorriso cortese, lo sguardo perso in chissà quale ragionamento distante, poi annuì gentile.
 “Harry sta venendo qui, Emma, gli chiederò di seguirmi per andare in cerca di un Horcrux. Questa notte non sarò a scuola”
 La Corvonero fece un cenno di assenso, pensierosa e vagamente a disagio, assorbendo l'informazione, ma non aggiunse nulla.
 “Ed Emma gradirei che tu fossi qui ad attenderci, al sicuro, a Hogwarts, senza fare gesti eroici stasera. Se dovesse succederci qualcosa, sarai l'unica a sapere degli Horcrux”
 “Lo so” rispose la ragazza, ricambiando solennemente lo sguardo. 
 “Bene.” mormorò lui sollevato “E se in mia assenza dovesse succedere qualcosa di strano, qualcosa che ti mette in agitazione per qualunque motivo, vai da Severus, o aspetta il mio ritorno alla Torre di Astronomia, d'accordo?”
 “D'accordo” sussurrò lei.
 “Non sarete lasciati senza protezione, l'Ordine pattuglierà i corridoio, sarete tutti al sicuro” aggiunse il preside e sembrava voler tranquillizzare la ragazza con tutto sé stesso, nonostante l'emoor non fosse affatto agitata, piuttosto incuriosita.
 “Lo so” mormorò infatti, sorridendo appena e per un lungo momento cadde un greve silenzio che si espanse tra loro prima che l'emoor lo rompesse, come faceva sempre.
“Professore, credo che Draco Malfoy stia per fare qualcosa di terribile e io non posso fermarlo.”
 Avvertì il peso che le opprimeva il petto sollevarsi, permettendole infine di respirare. Mentre il senso di colpa per il suo silenzio scivolava via dalle sue spalle.
 “Lo so” rispose il preside.
 “Credo che lo stiano costringendo a uccidere qualcuno”
 “So anche questo”
 “Volevo solo avvisarla”
 “E io ti ringrazio, so che per te costa molto esporti su Draco.”
 L'emoor si sforzò solo di annuire in risposta, vagamente sollevata che Silente fosse al corrente di ogni cosa. Non che sospettasse del contrario, ma era contenta di aver messo sul tavolo tutto quello che sapeva, di non aver nascosto nessun tassello.
 “Emma” la chiamò l'uomo con tono serio e grave “è amore quello che provi per il ragazzo?”
Emma si sentì arrossire terribilmente, colta di sorpresa, ma si costrinse ad annuire di nuovo in risposta, cosciente che una bugia in quel caso sarebbe stata completamente superflua.
 “Nonostante tutto?” insistette il preside.
 “Nonostante tutto.”
“Emma...” mormorò Silente, gli occhi velati da una strana e autentica commozione “mia cara ragazza, così coraggiosa e così giusta. Raramente ho incontrato un cuore così equilibrato e amorevole come il tuo e una mente così arguta. Siamo all'inizio di una grande battaglia, vorrei con tutto me stesso liberarti almeno in parte del fardello che dovrai sopportare, ma non posso.”
 “Lo porterò al meglio delle mie possibilità, professore” disse fiacca lei “non serve liberarmi di nulla.”
 L'uomo sorrise e sembrò farsi fragile come un alito di vento.
“Alla fine di tutto Severus sarà fiero di te. Emma”
 Anche l'emoor sorrise in risposta e annuì in silenzio, il cuore che le tremava appena contro lo sterno.
 Lei non era mai stata coraggiosa, o almeno non si sentiva così, anche se Severus le diceva sempre che aveva il coraggio di una stupida Grifondoro. Lei aveva sempre preferito il ragionamento, la calma, gli incantesimi scudo, le pozioni e le retrovie, ma in quel momento si sentiva come se non avesse scampo, come se qualcosa la stesse spingendo inesorabile verso il suo destino. 
 Aveva la sensazione di star correndo incontro a qualcosa di pericoloso e spiacevole senza poterlo evitare e che quindi non le rimaneva altra scelta se non quella di affrontare il pericolo dignitosamente e a testa alta. Persino Fanny, alle spalle di Silente, sembrò capire la drammaticità della situazione.
L'emoor vide l'uccello chinare il capo, attirando lo sguardo su di sé e facendo rotolare calde lacrime fuori dagli occhi scuri.
 “Hai fatto piangere la mia fenice” disse semplicemente il preside, accarezzando con affetto il piumaggio colorato della creatura, per poi, con un movimento gentile della bacchetta, cristallizzare le sue lacrime e farle galleggiare di fronte alla Corvonero “è molto raro che pianga, sai cosa servono le lacrime della fenice?”
 “Hanno potenti proprietà curative” mormorò l'emoor, incantata.
“Esatto, hai con te qualcosa che ti porti sempre appresso?” chiese il preside con aria assorta ed Emma d'istinto porse lui il ciondolo con il corvo e il serpente che portava sempre al collo e che comunicava con quello regalato a Natale a Severus.
 L'uomo sorrise come davanti a qualcosa di molto divertente.
 “Davvero molto significativo” sussurrò, poi mosse la bacchetta con un gesto ampio ed elegante e le lacrime cristallizzate si riversarono nel ciondolo scomparendo alla vista.
“Penso” disse il preside “che potranno esserti utili un giorno. Consideralo un regalo di Fanny, ha sempre mostrato un certo interesse nei tuoi confronti”
 Emma sorrise senza sapere se ringraziare l'anziano preside, o lo strano uccello con il suo piumaggio cremisi, ma non riuscì ad aggiungere null'altro, perché in quel momento Harry bussò.


*Angolo Autrice*

Ciao lettori! 
Come state?
Capitolo denso questo. Il mio obbiettivo era solo uno: mettere angoscia. 
Ho cercato di inserire questa tensione e attesa un po' ovunque, anche nei momenti apparentemente distesi tra Emma e Draco. 
Come ci insegnano i gemelli Weasley, siamo alla fine dell'anno e alla fine dell'anno succedono le cose peggiori. 
Ormai Emma se lo aspetta e in parte forse è snervata dal non sapere cosa sta per accadere. 

Per spunti/appunti:
. Discussione molto importante tra il preside e i due ragazzi d'oro, oltre che la prima vera occasione di confronto tra Emma ed Harry. 
Silente è preoccupato che i due, che non hanno mai mostrato una grande simpatia tra loro, non provino sufficiente empatia per l'altro e li spinge a fidarsi del loro istinto e fortificare il loro legame. Emma ed Harry non hanno alcuna ragione di odiarsi, perché come dice Albus stanno affrontando in modo diverso la stessa battaglia, ma trovo saggia la preoccupazione del preside, perché con Voldemort e le sue capacità di manipolazione non si può mai sapere. 
. Il momento tra gli emoor mi fa molta tenerezza per il modo in cui arrancano nel nulla, passando da preoccupazioni più normali come l'esito degli esami, fino a drammi più importanti come il tema del Vinculum Eldest. Tutti e quattro stanno capendo, come insegna il buon Silente, quanto il mischiare magia e sentimenti possa essere pericoloso e si fanno a mio parere domande giuste. Ho sfruttato il momento anche per raccontare un po' la loro amicizia e mettere un po' più in luce Emily, che insieme all'amica Joanne è quella che più si è presa carico di scoprire la verità. 
. Draco ed Emma son più vicini che mai, quasi intimi e pieni di tenera fiducia. Davanti alle difficoltà al posto che fare un passo indietro si stanno gettando l'uno nella braccia dell'altra, in cerca di un porto sicuro. Trovo che sia una reazione molto tenera e umana, visto anche i nervi a pezzi del ragazzo a questo punto dell'anno. I due abbassano completamente le bandiere, trovando inutile opporsi al loro legame e questo ovviamente da loro sollievo, ma li rende allo stesso tempo anche molto fragili e facili bersagli per chi li osserva. Ho voluto appositamente far intuire quanto la loro relazione sia maturata anche dal punto di vista del contatto fisico, lasciando però loro un po' di giusta privacy. 
. Emma ed Harry cercano di imparare a gestire insieme la connessione, pur con difficoltà. Dopo la collaborazione al Ministero è la prima volta che lavorano uniti con consapevolezza da ambo le parti.
. Seconda lezione a sorpresa di Silente, finalmente vediamo le Ombre. Emma scopre quindi che non sono degli esseri potenti e leggendari, ma erano ragazzi proprio come lei e gli altri. Volevo che riuscisse a dimensionare un poco il suo ruolo, che mi sembrava davvero troppo gravoso per una ragazza così giovane. Bisogna ammettere che rispetto a quanto fatto con Harry, Silente non è andato mai per il sottile con lei e l'ha messa al corrente di più elementi e possibili responsabilità. Importante il modo in cui la ragazza rivela dei suoi sospetti di Draco, dimostrando di poter essere fedele a entrambe le parti come è sua peculiare abilità, così come le essenziali sono le lacrime di fenice, regalo molto prezioso. 

Prossimo capitolo, preparate i fazzoletti. 
Grazie infinite per il supporto caloroso che mi date e le recensioni sempre estremamente utili e molto apprezzate.
Un grosso abbraccio. 
vi

  
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