Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    28/03/2021    3 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Primo sangue
 
La terra tremò e lei faticò per restare in piedi. Guardò Ballard temendo che ne approfittasse per attaccarla, ma l’uomo guardava in alto, verso il cielo alle sue spalle.
Valya si voltò per un attimo e poi tornò a guardarlo, ma negli occhi le rimase impressa la figura enorme che si stagliava sopra la piazza.
Tornò a voltare la testa e sgranò gli occhi.
Non l’aveva sognata.
Non stava sognando.
Era sveglia e stava guardando, eppure non credeva a ciò che vedeva.
In mezzo alla piazza, una creatura alta come un palazzo di tre o quattro livelli si muoveva su gambe sgraziate e tozze. Una coda da lucertola spazzava la piazza sollevando e scagliando via gli incauti che capitavano sulla sua strada. Il corpo era coperto di scaglie dai colori vivaci, mentre due Lunghe braccia che terminavano in altrettante zampe munite di tre artigli erano calate verso il basso nel tentativo di afferrare quelli che sciamavano terrorizzati in tutte le direzioni.
Una afferrò una donna e la scagliò via come se fosse una bambola di pezza. Valya seguì affascinata il volo della donna finché non atterrò su di una catasta di legno e li giacque.
Il corpo del mostro era sormontato da una testa dal muso lungo e affusolato da cui sporgevano denti lunghi come lance da un bianco candido.
Una mano le afferrò la spalla costringendola a voltarsi. Per un attimo pensò si trattasse di Ballard, ma incontrò gli occhi di Bazon.
“Vieni con me se vuoi vivere.”
Valya si scosse e lo seguì fuori dall’arena. La porta era spalancata e di Ballard non vi era traccia.
“Dov’è andato?”
“Non lo so” disse Bazon. “Quando l’attacco è iniziato è corso verso la tribuna ma l’ho perso di vista.”
Valya guardò il mostro, in quel momento con la schiena rivolta verso di loro. Era a due o trecento passi ma aveva l’impressione che gli sarebbero bastati pochi balzi per raggiungerli.
“Che cos’è? Da dove viene? Non ho mai visto una cosa del genere.”
Bazon la condusse verso i confini della piazza, dove centinaia di persone si stavano ammassando cercando scampo nelle vie laterali.
“Evocazione” disse il guerriero.
Valya scosse la testa. “Non capisco.”
“È l’opera di uno stregone” rispose Bazon. “O di una strega. Ce ne sono altri.”
Indicò la parte opposte della piazza. Da quel punto partì qualcosa che attraverso il cielo e terminò la sua corsa contro la facciata di un palazzo facendola esplodere.
Una pioggia di calcinacci investì i soldati e le persone che si trovavano sotto l’edificio. La gente che era lì attorno gridò e si ammassò ancora di più lungo il confine della piazza.
“Proiettile di fuoco” gridò Bazon. “Ne lanceranno altri.”
“Chi sono?”
“Non lo immagini?”
“No” esclamò lei disperata.
“È l’orda” disse Bazon. “Malag sta attaccando Ferrador.”
Valya scosse la testa. “Ma come è possibile? Dicevano che era a centinaia di miglia da qui.”
“Il rinegato ama sorprendere i suoi nemici. O forse l’hanno fatto solo credere.” Bazon fece un ghigno. “Ormai non ha importanza. Sono qui e non se ne andranno prima di aver causato una ferita mortale a questa città e alla guerra. Guarda.”
Il guerriero indicò un punto a oriente.
Valya alzò la testa e vide un pennacchio di fumo alzarsi da un edificio dall’aspetto massiccio e squadrato. Conosceva quel posto. Era il palazzo della governatrice. Era lì che viveva.
“Stanno attaccando il palazzo della governatrice” esclamò.
“L’attacco alla piazza serviva solo a distrarre i difensori della città e farli accorrere qui mentre il vero obiettivo era il palazzo.” Bazon Scosse la testa. “Se non fosse un dannato rinnegato, quel Malag avrebbe la mia ammirazione.”
Due soldati passarono sfiorandole il fianco e proseguirono in direzione del palazzo.
“Hanno attaccato la porta principale” gridò uno di loro.
“L’ordine è di rinforzare le difese del palazzo.”
Un boato giunse dalla piazza. Valya alzò la testa di scatto e vide il mostro colpire uno dei palazzi abbattendone la facciata. Una pioggia di massi investì un gruppo di soldati proprio sotto di esso.
Il guerriero cercò di trascinarla verso la strada più vicina dove altre persone stavano correndo ma Valya puntò i piedi.
“Non possiamo restare qui” gridò Bazon.
“Devo andare al palazzo” disse Valya liberandosi della presa con uno strattone.
A palazzo ci sono Doryon, Rann, la governatrice, pensò. E Olethe e Ferg. E mio padre.
“Non è affare nostro.”
“Invece sì” disse Valya.
Bazon scosse la testa. “Allora vai, dannata ragazzina. Vai a farti ammazzare.”
Il guerriero corse verso il vicolo.
Valya lo osservò finché non sparì tra la folla, quindi girò di scatto e corse nella direzione presa dai due soldati. Anche con la spada sguainata e la forza che le trasmetteva, faceva fatica ad avanzare con il peso dell’armatura. Muoversi nello spazio limitato dell’arena era stato facile, ma lì, all’aperto, iniziava a sentire la stanchezza.
Ogni tanto guardava in alto, verso il fumo che si levava alto da due o tre incendi e sceglieva la strada cercando di mantenere quella direzione.
Due donne le passarono accanto correndo. Una di esse trascinava una ragazzina che gridava. Valya li ignorò, ma dovette arrestarsi quando trovò la stradina invasa dal fumo e dai detriti. Uno dei palazzi che la fiancheggiavano era crollato sollevando polvere e detriti che avevano invaso la strada.
Valutò se cercare una strada parallela a quella, ma non aveva idea di che giro avrebbe dovuto fare. Trasse una boccata d’aria e si gettò nel fumo. Nel candore latteo della polvere il contorno dei palazzi era sfocato e le dava l’impressione di muoversi come in un sogno. Anche i rumori sembravano giungere attenuati dalla distanza. Dopo un centinaio di passi sentì i polmoni bruciarle e dovette respirare. Ala prima boccata aspirò il fumo e la polvere che le bruciarono nel petto come se avesse bevuto del vino rovente.
Tossì e sputacchiò per il resto del percorso e solo quando vide la nebbia diradarsi accelerò il passo. Quasi inciampò nei corpi ammassati uno accanto all’altro. Quando guardò in basso riconobbe uno dei due soldati che l’avevano preceduta. Uno di essi aveva gli occhi sbarrati, non seppe dire se per il dolore o per la sorpresa, forse per entrambe e due fori all’altezza del fianco e del petto. Entrambe avevano delle bruciature lungo il contorno.
Non aveva mai visto quel tipo di ferite ma qualcosa le diceva che non erano state fatte da una spada o da una freccia.
“Aiuto” gridò qualcuno alla sua destra facendola sussultare.
Si voltò in direzione della voce e vide un uomo di mezza età mezzo sepolto dai calcinacci. Corse verso di lui e si chinò.
“Aiutami” supplicò l’uomo tendendo le braccia verso di lei.
“Aspetta” disse Valya. “Cerco di liberarti.
Una grossa pietra squadrata copriva le gambe dell’uomo. Valya ne afferrò il bordo con le mani e la sollevò senza alcuno sforzo.
L’uomo si trascinò fuori e lei appoggiò la pietra di lato.
L’uomo respirava a fatica e sembrava sofferente. Valya esaminò la gamba e vide che era piegata in due e dai pantaloni inzuppati di sangue si intravedeva uno spuntone di osso.
“È grave?” chiese l’uomo.
“No” rispose Valya con un groppo in gola.
“Allora perché mi fa così male?”
“È stata la botta. Tra poco starai meglio.”
L’uomo guardò verso il palazzo crollato. “La mia casa” disse.
“Non pensare a quella” disse Valya. Guardò verso la strada. La polvere si era depositata e ora poteva vedere i particolari. Metà dei palazzi era crollata come se qualcuno si fosse divertito a colpire le loro facciate per distruggerle. C’erano decine di corpo sparpagliati sul selciato e una dozzina di persone che si muovevano tra di essi. Alcuno piangevano, altri erano solo chini e altri ancora si aggiravano come spettri tre le rovine.
“È passato gridando” disse l’uomo.
“Come ti chiami?”
“Hurran.”
“Chi è passato gridando?”
“Il mantello grigio. Lo stregone che ha fatto tutto questo.”
Valya si accigliò.
“Gridava e lanciava sfere infuocate contro i palazzi. E non era solo. Altri due lo seguivano. Uccidevano quelli che uscivano di casa per salvarsi dalle fiamme.” Scosse la testa. “Io sono rimasto dentro. Pensavo di essere al sicuro, finché non ha deciso di colpire la mia casa.”
Una donna si avvicinò. “Hurran” gridò. “Sei vivo.”
“Clotine” esclamò l’uomo. “Hai visto la mia Ingra?”
La donna scosse la testa. “Era in casa con te?”
“No, era al mercato. Spero non stia venendo qui.”
Un boato li fece sussultare.
“Sta ritornando” gridò qualcuno.
“Eccolo.”
Valya si raddrizzò e guardò verso l’altra parte della strada. Una figura stava emergendo da una nuvola di detriti. Un uomo dall’aspetto imponente vestito con una tunica grigia e pantaloni marroni. Un mantello di un grigio stinto gli scendeva fino alle ginocchia.
“Uno di voi ha ferito uno dei miei soldati” stava gridando. “So che si è nascosto in una di queste case e che voi lo state proteggendo. Se mi direte dove si nasconde vi lascerò in pace. In caso contrario, tirerò giù tutti i palazzi e vi seppellirò sotto di essi.”
Tra le sue mani apparve qualcosa di luminoso, come un piccolo fuoco che ardeva.
Un uomo zoppicò al centro della strada. “Chi stai cercando non è qui. Lasciaci in pace.”
Il tizio col mantello lo squadrò con aria severa. “Stai mentendo.”
Le sue mani si protesero in avanti e il fuoco che ardeva tra i palmi saettò verso l’uomo al centro della strada, avvolgendolo tra le fiamme.
L’uomo si gettò a terra dimenandosi e gridando mentre le fiamme gli consumavano la carne.
“Allora? Dove si nasconde il vigliacco?”
Clotine gemette. “Ha ucciso Nokon” disse con voce tremante. “Era un uomo buono. Aveva due figli.”
Valya sentì crescere la rabbia dentro di sé. Fece per scattare verso il centro della strada ma Hurran la trattenne. “Non lo fare. Quello stregone è pericoloso.”
“Anche io” disse Valya sfuggendo alla presa.
L’ho detto davvero? Si chiese. Ho davvero detto che sono pericolosa e che non ho paura di affrontare quello stregone? Perché non ho paura?
La spada sembrò emanare energia più di quanto avesse mai fatto prima. Il cuore le batteva all’impazzata e sentiva i muscoli delle gambe e delle braccia già pronti a scattare verso lo stregone dall’altra parte della strada.
Il mantello grigio prese forma nella nuvola di detriti e ne riemerse come un fantasma, l’espressione severe dipinta sul viso.
Valya si piazzò al centro della strada dove lui l’avrebbe vista di sicuro.
I suoi occhi si posarono su di lei e la sua espressione si accigliò.
“Sei stato tu?”
“No” disse Valya
L’uomo fece una smorfia come se trovasse fastidiosa quella interruzione. “Allora vattene da qui.”
“No” ripeté Valya, la mano serrata sull’elsa della spada.
Lo stregone annuì solenne. “Non sei un soldato di Ferrador, quindi immagino fossi al torneo. Vuoi davvero immischiarti in faccende che non ti riguardano?”
“Mi chiamo Val” disse mostrandogli la spada. “E questa faccenda mi riguarda. Hai ucciso persone che non c’entravano niente.”
“Hanno scelto loro di schierarsi contro di noi.”
“E io ho scelto di schierarmi contro di te.” Alzò la spada mettendosi nella posizione di attesa che Ferg le aveva insegnato.
Lo stregone scosse la testa. “Mi stai solo facendo perdere tempo qui. Ho altro a cui pensare.”
“Ora dovrai pensare a me.” Valya si gettò di corsa verso lo stregone, la spada alzata e pronta a colpire.
L’avversario giunse le mani e quando le separò, tra i palmi era apparso il fuoco di poco prima. Valya lo vide un attimo prima di esserne avvolta.
Il fuoco le lambì la pelle del viso e delle braccia e una forza poderosa la spinse all’indietro. Andò a sbattere con la schiena contro qualcosa e rotolò di lato.
Con un balzo si raddrizzò e voltando la testa di lato trovò lo stregone, che ora si era mosso di qualche passo verso di lei.
Strinse i denti e si gettò di nuovo di corsa verso di lui.
Lo stregone si accigliò e dopo aver giunto le mani liberò di nuovo le fiamme, che come prima avvolsero Valya e la scagliarono all’indietro.
Stavolta il calore fu più intenso e si lasciò sfuggire un grido quando urtò contro il muro di un’abitazione e pietre e calcinacci le piovvero addosso.
Ignorando il dolore causato dalla botta raddrizzò la schiena e individuò lo stregone, che ora si era mosso di lato e la stava osservando incuriosito.
Barcollò in avanti e quasi inciampò in una grossa pietra che superò con un piccolo salto.
“Non dovresti essere in piedi” stava dicendo lo stregone. “Non dovresti nemmeno essere vivo.” Scosse la testa. “Ti ho lanciato contro un incantesimo che avrebbe potuto abbattere un palazzo di due piani.”
Valya strinse i denti. “Allora dovrai fare di più.”
Lo stregone fece due ampi cerchi con le braccia e venne avvolto da alone infuocato. Le fiamme ardevano così alte e forti che poteva sentirne il calore anche a distanza di dieci passi.
Mi sto gettando tra le fiamme, pensò mentre balzava di nuovo in avanti con la spada pronta a colpire.
E quel pensiero non la spaventava, anzi la rendeva ancora più desiderosa di farlo, come se la prospettiva di lasciarsi avvolgere da quella tremenda energia l’allettasse. Come se non avesse mai desiderato altro che quello in tutta la sua vita. Come se fossero anni che…
Il fuoco arrivò insieme alla tremenda spinta che la sfera infuocata aveva generato.
Stavolta Valya si inginocchiò e alzò la spada. Non fu un gesto a cui aveva pensato. Lo fece e basta perché qualcosa le disse che avrebbe funzionato.
Le fiamme le danzarono attorno e l’avvolsero, ma la spada le tagliò separandole in due rivoli di fuoco liquido che si dispersero in entrambe le direzioni.
La pressione contro il suo corpo e contro di lei divenne insopportabile e pensava che avrebbe ceduto davanti a quel potere, ma la stretta sulla spada le diede la forza di resistere fino a che le fiamme non si attenuarono e si dissolsero.
Attorno a lei tutto era in fiamme, comprese le case e i corpi che erano rimasti schiacciati nei crolli. Ovunque si voltasse vedeva solo distruzione e macerie fumanti.
E lo stregone dal mantello grigio che incredulo la stava osservando.
“Non è possibile” stava dicendo. “Questo è assolutamente imprevedibile. Fuori da ogni regola.”
Ne ho abbastanza di regole, pensò Valya. Voleva solo alzarsi e colpire lo stregone, ma era così stanca che non riusciva a muoversi. La spada doveva aver consumato tutte le forze che le restavano per arrestare quel singolo attacco devastante e ora non era rimasto niente a cui attingere.
A parte la spada.
La spada, si disse. È lei che può darmi la forza che mi serve. È sempre stato così, nell’arena e quando ho combattuto contro Rezan, ormai una vita intera fa. Senza di lei non sono niente.
Niente.
Affidati a lei.
Niente.
Sii lei.
Niente.
Una cosa sola.
Niente.
È facile.
Valya si mosse come in un sogno, le forze che rifiorivano all’improvviso. Non aveva idea di cosa dovesse fare e come colpire lo stregone, ma sapeva che ci sarebbe riuscita.
Con un balzo fu davanti a lui. Cercò di proteggersi con le braccia da quell’attacco incrociandole di fronte al corpo.
Troppo lento, si disse.
Era come vedere qualcuno camminare nell’acqua, con movimenti rallentati, mentre lei poteva muoversi senza risentire di alcun impedimento.
Danzò attorno allo stregone cercando il punto migliore per colpirlo e lo trovò, proprio sotto la scapola.
Fu la spada a guidare la sua mano.
La lama attraversò il tessuto sottile della tunica e affondò nella carne morbida, spezzò le ossa che incontrò ad emerse dalla parte opposta.
Il sangue gocciolò sulla lama e proseguì la corsa sull’elsa e infine macchiò la sua mano. Valya si concesse qualche istante per osservare compiaciuta le gocce di liquido che danzavano incerte sulla sua pelle.
Poi ritrasse la mano con un movimento deciso, sfilandola dal corpo dello stregone.
L’uomo si afflosciò al suolo, gli occhi e la bocca spalancati per la sorpresa e il dolore. Al tempo stesso il mondo riprese a scorrere alla sua consueta velocità.
Valya si concesse qualche istante per osservare il corpo ai suoi piedi.
Non si muove, pensò. Deve essere morto. L’ho ucciso io.
Quel pensiero la colpì più forte di quanto avessero fatto gli incantesimi dello stregone.
L’ho ucciso io.
Quella frase la fece vacillare.
L’ho ucciso.
Lasciò la presa sulla spada e si piegò in avanti, rigettando quello che aveva mangiato la mattina.

Note
Salve! Entriamo in un periodo festivo e di solito mi prendo una vacanza...
Ma questa volta no!
Da oggi e per tutto il prossimo mese, Valya diventa un appuntamento quotidiano.
Ciò vuol dire un capitolo al giorno (o almeno finché reggo il ritmo :p ) e se l'esperimento avrà successo, proseguirà anche a Maggio e Giugno!
Prossimo Capitolo Lunedì 29 Marzo!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor