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Autore: BabaYagaIsBack    02/05/2021    0 recensioni
Re Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano.
Alchimista.
In una fredda notte, in quella che ora chiameremmo Gerusalemme, stringe tra le braccia il corpo di Levi, come se fosse il tesoro più grande che potesse mai avere. Lo stringe e giura che non lascerà alla morte, il privilegio di portarsi via l'unico e vero amico che ha. Chiama a raccolta il coraggio e tutto ciò che ha imparato sulle leggi che governano quel mondo sporcato dal sangue ed una sorta di magia e, per la prima volta, riporta in vita un uomo. Il primo di sette. Il primo tra le chimere.
Muovendosi lungo la linea del tempo, Salomone diventa padrone di quell'arte, abbandona un corpo per infilarsi in un altro e restare vivo, in eterno. E continuare a proteggere le sue fedeli creature; finchè un giorno, una delle sue morti, sembra essere l'ultima. Le chimere restano sole in un mondo di ombre che dà loro la caccia e tutto quello che possono fare, è fingersi umani, ancora. Ma se Salomone non fosse realmente morto?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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capitolo ventesimo
§ Stesso Sangue §
parte seconda

 

"Say you want me one more time
Say you need me one more time
Before I go, you're all I know
I feel you inside of my bones
So say you want me one last time, yeah"

Bones, Mod Sun

Innsbruck, primavera del 1743

Poteva sentire il cuore dolergli nel petto ad ogni nuova falcata, eppure non avrebbe saputo dire, con certezza, per quale ragione si sentisse tanto destabilizzato; in vita sua aveva assistito a scene simili decine di volte, ma quella, come poche altre in precedenza, parve scuoterlo fin nelle viscere - il perché, però, oscillava tra due motivazioni differenti e quasi equamente valide. Così, correndo come un forsennato per riuscire a tenere il passo con Levi, Salomone cercò di raggiungere la Contessa Varàdi prima che questa potesse accasciarsi al suolo.
L'avevano scorta per pura fortuna, o meglio, Nakhaš aveva cercato di non perderla di vista per un solo istante nel momento in cui, del tutto inaspettatamente, l'aveva scoperta fuggire dalla propria festa. Voleva dirle qualcosa, forse della loro scommessa e chissà cos'altro, per quello lo aveva seguito nei giardini dove Alexandria, sola, si era addentrata protetta dalle tenebre serali. Ed era stato per colpa sua se, a un certo punto, gli occhi della Chimera avevano cambiato traiettoria. In quei pochi minuti, giusto il tempo di qualche domanda e vaga risposta, la tragedia era avvenuta, cogliendoli alla sprovvista. Era stato il verso soffocato di lei a riportarli con violenza al presente e, in quell'esatto istante, avevano entrambi visto il suo corpo piegarsi in avanti, rigido, rivelando davanti a sé una figura scura, difficile da riconoscere.

I loro cuori, di fronte a quella scena, dovevano essersi fermati all'unisono, paralizzandoli. Nemmeno i pensieri sembravano voler collaborare. Salomone avrebbe voluto capire, realizzare prima ciò che stava succedendo a pochi metri da loro, ma la sua mente si era inaspettatamente trasformata in una tabula rasa - e solo al levarsi in aria di una lama la realtà lo aveva colpito.
Levi era scattato in avanti. Non gli aveva nemmeno dato tempo di decidere come comportarsi che, esattamente come il predatore che era, aveva riconosciuto la minaccia, il nemico, la preda. E gli si era scagliato addosso con il chiaro intento di eliminarlo.

Lekhal harukhott! Lo hi, lo hi... si era detto stringendo i denti e correndo dietro al proprio migliore amico; peccato che fosse sempre troppo lento. Vide la schiena di Nakhaš allontanarsi sempre più, tendersi fino allo spasmo per poi chinarsi di colpo a terra e raccogliere tra le braccia la Contessa. E più gli si era fatto vicino, più, per la prima volta, nella tensione delle sue spalle aveva scoperto qualcosa di nuovo. Dolore? Rabbia? Non avrebbe saputo dirlo, così esitò.

«Du musst mich ansehen, Alexandria, ich bitte dich.» La voce di Levi non fu più di un sussurro, eppure Salomone l'udì chiaramente, tanto che per un attimo si domandò se lo avesse fatto di proposito, per fargli capire quello che ormai era fin troppo ovvio. «Alles wird gut, vertrau mir.» Seppur in modo lieve, all'uomo parve di vederlo cullarla: «Nakhonn, hamelekhe sheli?» E quando, di fronte a quella domanda sì ridestò, si accorse degli occhi del fratello puntati su di sé, pesanti come macigni e penetranti come spade. Di che stava parlando?
«Mah zott omerett, Levi?»
Sul viso impallidito della Chimera la pelle prese a mutare, lasciando spazio a una trama squamosa che, nella luce della luna, sembrò diventare una sorta di armatura.
«Atah yode'a.»
Stava scherzando, vero? Non poteva stargli realmente chiedendo di infrangere la promessa fatta agli altri per... cosa? Una ragazza conosciuta nemmeno due settimane prima?
«Lo» gli rispose, stringendo i pugni con forza. Non poteva venir meno alla sua stessa parola, men che meno poteva permettersi il lusso di esporsi a quel modo. Compiere un hazerikhah lì, nei giardini di un palazzo pieno di gente, in fretta e furia e senza avere tutto ciò che gli serviva era semplicemente una follia.

«Bevaqashah, akh.»
«Ani lo yakhol, atah tsarikhe lada'att ett zeh.» Mosse un passo indietro, valutando l'idea di voltarsi e tornare alla festa, ma per qualche motivo non ci riuscì. Sapeva che se lo avesse fatto, abbandonando Levi, le conseguenze sarebbero state disastrose. Nel migliore dei casi Alexandria Orsòlya Vàradi sarebbe morta di lì a qualche minuto, convincendo Levi ad andarsene, nel peggiore, lo avrebbero trovato col lei tra le braccia, rendendolo così l'unico sospettato di quell'omicidio.
Digrignando i denti, Nakhaš gli si rivolse con più rabbia. In qualche angolo recondito di sè, lo sapeva bene, lo stava accusando del crimine peggiore del mondo. «Atah rotseh sheani kore'a berekhe leragelayikhe? Ett rotseh sheetekhanenn? Tagid li mah-» ma le parole gli morirono in gola nell'istante in cui, con un tossito, la Contessina gli sputò addosso del sangue, rischiando inoltre di soffocarsi. Stava morendo, era ovvio, e lo stava facendo con una lentezza agghiacciante, aggrappandosi alla vita con tutta la forza che aveva in corpo - peccato che con quella ferita fosse tutto inutile.
«Ruhig, ruhig. Ich hab es dir gesagt...» ancora una volta la voce di Levi sembrò bloccarsi, incapace di concludere la frase. In punta di dita provò a pulirle l'angolo della bocca, peggiorando la situazione. «Kol mah shetiretseh, akh. Tisheal oti hakol, ani atsayett
«Levi...»

«Ani raq mevaqesh zeh. Bemeshekhe hashanim me'olam lo shaaleti otekha shum derishott, ey pa'am... aval 'akheshav ani shoel otekha hi, ett khayayv.»
Con la coda dell'occhio, Salomone vide Nakhaš stringere la presa su Alexandria che, d'un tratto, forse sentendosi ormai sul punto di svanire, alzò una mano nel tentativo di sfiorargli il viso, di aggrapparsi alla realtà - ma lui non lo notò, o forse lo fece, ma s'impedì di distogliere lo sguardo per impedirgli di fuggire via, di trovare la forza per negargli quella speranza. E se il Re fosse stato sincero, in quel momento avrebbe dovuto ammettere di aver paura. Per la prima volta dal giorno della loro nascita, Levi sembrò desiderare stare al fianco di qualcuno più di quanto desiderasse restare al suo.
«Ani lo... mah sheani tsarikhe» ma non servì a nulla. Quello fu lo spiraglio da cui la speranza di Nakhaš trapelò.

«Ani assiyg lekhe oto. Ani... tagid li mah atah tsarikhe. Ba'al khayim, nakhonn? Veaz mah? Kessef?» E con la mano con cui aveva pulito il viso della Contessa la Chimera si mise a frugare nelle tasche della giacca. La foga fu tale che Salomone sentì lo stomaco stringersi e quando Levi tirò fuori ciò che aveva cercato, seppe di non potersi più tirare indietro. Doveva salvarla, altrimenti la cosa peggiore di quella notte non sarebbe stata l'accusa di omicidio, piuttosto la perdita di un fratello.
Avanzò. Poi, senza badare ai propri abiti eleganti, si inginocchiò accanto ad Alexandria. Buttando a terra la maschera che ancora stringeva in mano, si concesse finalmente modo di osservare la ferita di lei. Il bustino dell'abito era stracciato e dal foro sgorgava, copioso, il sangue. La stoffa ormai aveva assunto tutt'altro colore e, di quel passo, l'emorragia avrebbe presto messo fine alla sua vita - ma doveva farlo in fretta se voleva dargli modo di riportarla in vita prima che qualcuno li scoprisse.

Levi gli porse qualcosa.
Mordendosi la lingua, Salomone spostò lo sguardo dalla ferita alla mano di lui e lì, luminosa, vide la moneta con cui avevano decretato il vincitore della loro scommessa.

«E' argento puro, lo hai detto tu. Dovrebbe andare bene, no?»
Aumentando la stretta dei denti, il Re valutò con minuzia quell'oggetto. Non ne aveva mai usato così poco, non aveva alcuna idea di come sarebbe potuto andare l'hazerikhah con materie prime tanto limitate. E se non ci fosse riuscito? E se gli effetti collaterali avessero colpito anche lui? Cosa sarebbe potuto succedergli?

«Io non...»
Senza dargli ascolto, Nakhaš sollevò la Contessina a sufficienza per poterla mettere tra le sue braccia: «Voi... voi restate qui, va bene? Io... devo trovare un'altra vita» e appena fu certo di aver assicurato per bene la giovane alla presa del Re, si gettò alla ricerca di una bestia.
«Akh...!» Ma gli fu ovvio sin da subito che, pur sentendolo, non si sarebbe mai fermato - in quel momento l'unica priorità di Levi era... lei.
Nuovamente abbassò lo sguardo su Alexandria e, con un sussulto, si accorse che lo stava fissando a sua volta. Gli occhi le si erano fatti umidi, ma nonostante le lacrime poté scorgere fin troppo facilmente la patina opaca che di lì a poco l'avrebbe accecata - e doveva esserne consapevole anche lei, visto l'evidente il terrore.

Lo stomaco gli si strinse maggiormente.
Per quanto fosse avvezzo alla "fine" di una vita, Salomone si ritrovò improvvisamente incapace di dire o fare qualsiasi cosa. Nel ritrovarsi tra le braccia quella ragazza si rese conto di quanto, in fondo, il desiderio di Levi non fosse del tutto errato. Sì, forse non poteva capirlo appieno, ma di certo poté immaginare qualcosa. Anche lui aveva provato una sorta di curiosità per lei, una predilezione rispetto a tutte le persone incontrare durante quel secolo e, certamente, quella morte non sarebbe mai stata degna di un'anima dolce come la sua - innamorarsi di Alexandria Orsòlya Vàradi, dopotutto, non doveva essere cosa tanto difficile, così la strinse a sé.

 

«Willst du leben, Gräfin?»  Chiese, chinandosi su di lei col busto: «Möchtest du für immer bei mir bleiben, kleine Alexandria?»

Lei gli afferrò il colletto della giacca, portandosi il viso del Re più vicino - e quello che gli sussurrò tra un rantolo e l'altro fu sufficiente a fargli prendere una decisione definitiva.
 

 

Lekhal harukhott! Lo hi, lo hi... : Maledizione! non lei, non lei...
Du musst mich ansehen, Alexandria, ich bitte dich: Devi guardarmi, Alexandria, te ne prego. (tedesco)
Alles wird gut, vertrau mir: andrà tutto bene, fidati di me. (tedesco)
Nakhonn, hamelekhe sheli: Vero, mio Re?
Mah zott omerett, Levi?: Che vuoi dire, Levi?
Atah yode'a: Lo sai.
Lo: No.
Bevaqashah, akh: Ti prego, fratello.
Ani lo yakhol, atah tsarikhe lada'att ett zeh: Non posso, tu dovresti saperlo.

Atah rotseh sheani kore'a berekhe leragelayikhe? Ett rotseh sheetekhanenn? Tagid li mah-: Vuoi che mi inginocchi a te? Che ti supplichi? Dimmi cosa-

Ruhig, ruhig. Ich hab es dir gesagt...: Tranquilla, tranquilla. Ti ho detto che...

Kol mah shetiretseh, akh. Tisheal oti hakol, ani atsayett: Qualsiasi cosa tu voglia, fratello. Chiedimi ogni cosa, ti obbedirò.

Ani raq mevaqesh zeh. Bemeshekhe hashanim me'olam lo shaaleti otekha shum derishott, ey pa'am... aval 'akheshav ani shoel otekha hi, ett khayayv: Ti sto solo chiedendo questo. In tutti questi anni non ti ho mai fatto alcuna richiesta, mai... ma ora ti chiedo lei, la sua vita.

Ani lo... mah sheani tsarikhe: Io non... ho ciò che serve.
Ani assiyg lekhe oto. Ani... tagid li mah atah tsarikhe. Ba'al khayim, nakhonn? Veaz mah?Kessef?: Te lo procuro io. Io... dimmi cosa ti serve. Un animale, giusto? E poi cosa? Argento?

Willst du leben, Gräfin?: Volete vivere, Contessa?
Möchtest du für immer bei mir bleiben, kleine Alexandria?: Vorreste restare con me per sempre, piccola Alexandria?

   
 
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