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Autore: Star_Rover    16/05/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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Ringrazio i fedeli lettori che stanno continuando a seguire questa storia.
Un ringraziamento speciale ai gentilissimi recensori per il prezioso supporto^^
 

19. La retata
 

Hart riprese a camminare avanti e indietro nello studio del capitano Kerney. Ormai non si sforzava più di contenere il nervosismo e l’impazienza. Percorse più volte lo stesso tratto con lo sguardo fisso a terra e le braccia incrociate al petto.  
Alla fine si fermò davanti alla scrivania del comandante manifestando il suo disappunto.
«Che cosa stiamo aspettando ad intervenire? Stiamo solo perdendo tempo!»
L’ufficiale irlandese cercò di esporre le sue motivazioni.
«Dobbiamo recuperare il maggior numero di informazioni a riguardo di quella casa, è opportuno sapere a chi appartiene e chi ci vive prima di presentarci con le pistole puntate…»
«Di quanto tempo hanno bisogno i suoi investigatori?»
«Solitamente qualche ora. Non si preoccupi, c’è una nostra pattuglia a sorvegliare la zona, chiunque tenterà di entrare o uscire prima del nostro arrivo sarà prontamente intercettato»
L’inglese gli rivolse uno sguardo contrariato con la pretesa di ricevere spiegazioni esaustive per quell’assurda negligenza.
Kerney si sentì in dovere di esaudire la sua richiesta.
«D’accordo tenente, le dirò come stanno realmente le cose. Deve sapere che gli uomini dell’Unità Speciale sono noti per le loro azioni…diciamo irruente. Hanno già causato il fallimento di diverse operazioni del G2, è per questo che tra noi non corre buon sangue. La collaborazione tra i servizi segreti e la polizia militare non è così semplice. Data l’importanza di questo caso è meglio programmare per bene ogni dettaglio prima di procedere ed entrare in azione»
«Sarà essenziale una certa discrezione. Una squadra ben addestrata sarà sufficiente»
Il capitano scosse la testa, convinto che l’inglese non avesse compreso la complessità e la delicatezza della questione.
«Ho accettato di assegnare a lei il comando dell’operazione, ma dovrà attenersi alle nostre regole»
«Il sovrintendente Whelan ha già dimostrato di essere disposto a collaborare con i suoi uomini»
Kerney rimase perplesso: «dovrà ricordare loro che non si tratta di una retata come tutte le altre»
Hart si stupì: «ritiene che sia necessario?»
«Quegli agenti sono abituati ad avere a che fare con i militanti dell’IRA, hanno il grilletto facile. Suppongo che lei abbia bisogno di prigionieri da interrogare e non di cadaveri»
Il tenente non poté contraddirlo.
«Crede davvero che quello sia il rifugio della spia tedesca?» chiese Kerney con vivo interesse.  
«Non posso affermarlo con certezza, ma ci sono buone probabilità. L’informatore ha detto che i militanti utilizzano quel nascondiglio soltanto in “occasioni speciali”»
«A cosa pensa che si possa riferire quell’espressione?»
«Non lo so, ma un agente dell’Abwehr è un ospite importante per l’IRA. Sono certo che per lui i repubblicani abbiano riservato il meglio»
Il capitano Kerney concordò con quell’affermazione, poi tornò ad esaminare il rapporto con attenzione.
«Mi sorprende che quel soldato abbia deciso di parlare…» commentò.
«Non era un soldato, ma soltanto un ragazzino spaventato» specificò Hart esprimendo umana compassione nei suoi confronti.  
«La sua testimonianza sarà fondamentale per condannare gli assassini dell’agente Ryan»
L’inglese si limitò ad annuire senza particolare trasporto, sapeva bene che per i servizi segreti non sarebbe stato semplice ritrovare i responsabili dell’attentato di Drumcondra. La questione però non rientrava nel suo interesse, sarebbe stato diverso se il ragazzo avesse fatto il nome del comandante, ma egli era l’unico che ancora si ostinava a proteggere, forse per conservare l’ultimo residuo di fedeltà, oppure per timore delle conseguenze.
 
Donnelly si recò nuovamente negli uffici della Sezione britannica per consegnare altre scartoffie.
«Come stanno proseguendo le indagini con gli inglesi?» domandò l’agente Flanagan.
Il sottotenente alzò lo sguardo dalle sue carte: «forse abbiamo trovato una buona pista da seguire»
Il suo compagno assunse un’aria pensierosa.
«Quell’agente dell’MI5 deve essere un tipo in gamba, ma ormai temo che per l’Inghilterra sia troppo tardi»
Il giovane non capì: «di che stai parlando?»
«Non leggi i giornali? I tedeschi stanno vincendo la guerra!»
Donnelly non seppe come reagire a quella notizia, avrebbe dovuto temere per il destino dell’Inghilterra? Probabilmente sì, poiché la questione riguardava anche l’Irlanda.
In quel momento però non aveva tempo per altre preoccupazioni.
«È meglio che vada adesso, devo occuparmi di questa faccenda per il tenente» affermò recuperando i suoi documenti.
Flanagan non riuscì a trattenere una risatina ben poco professionale.
«Che c’è di così divertente?» domandò James mostrandosi alquanto irritato da quella reazione.
«Oh, non te la prendere…solo che è strano vederti obbedire come un cagnolino a quell’ufficiale britannico»
Egli cercò di non dare troppa importanza a quelle parole.
«Rispetto il tenente Hart perché è un mio superiore, non perché è un inglese» puntualizzò prima di andarsene.
 
***
 
Era da poco passata la mezzanotte, tutto sembrava tranquillo. James poggiò le mani sul volante, pur essendo consapevole che non si sarebbero mossi da lì. Erano fermi da più di un’ora a lato della strada con il compito di controllare quella via deserta, in attesa del permesso dell’Unità Speciale per entrare in azione.
Hart si sistemò comodamente sul sedile, il suo sguardo si soffermò sul livido sul viso del sottotenente.
«Lei che cosa ha detto?»
James ebbe un lieve sussulto, non si era ancora abituato ad essere interpellato in modo così improvviso dal suo compagno.
«Chi?» domandò con aria confusa.
«La tua ragazza…immagino che abbia voluto sapere che cosa ti è successo»
Egli sospirò: «no, non mi ha chiesto nulla. Sa che sono un agente del G2, ha accettato il fatto che nasconda i miei segreti, anche se in fondo credo che abbia capito»
«Le donne sanno sempre molto più di quanto vogliano far intendere»
James si domandò se il suo collega stesse parlando per esperienza, egli era sicuramente un abile conoscitore dell’animo umano, ma non era quel che si poteva definire uno spirito romantico.
«Dunque si tratta di una cosa seria» continuò il tenente.
Donnelly arrossì leggermente, si sentiva a disagio nel trattare certi aspetti della sua vita privata con il suo superiore.
«Io…credo di sì» ammise.
Hart mostrò un’insolita sensibilità di fronte a quel giovane innamorato.
«Posso darti un consiglio?»
«In ogni caso farai quello che vuoi, come sempre» si rassegnò James.
L’inglese rimase serio: «il nostro è un mestiere che non permette di avere una vita semplice, se riesci a trovare qualcosa di buono al di fuori di tutto questo non dovresti lasciartelo sfuggire»
James rifletté su quelle parole.
Il tenente offrì una sigaretta al suo sottoposto, egli accettò. Per un po’ i due restarono a fumare in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
«Hai già partecipato ad azioni come questa?»
Donnelly negò: «non ho avuto molte occasioni per scendere in campo»
«L’importante è mantenere il sangue freddo e non lasciarsi sopraffare dall’istinto. Se eseguirai gli ordini e rispetterai il tuo dovere andrà tutto bene»
James tentò di ricordare al meglio quelle raccomandazioni.
Hart tornò ad osservare gli agenti appostati sul fondo della strada. Il sovrintendente Whelan si distaccò dal gruppo e si avvicinò all’auto dirigendosi verso il lato del tenente.  
«È tutto pronto» disse il comandante dell’Unità Speciale.
«Proceda con cautela. Ricordi ai suoi uomini di non sparare a meno che non sia assolutamente necessario»
«Cercherò di fare il possibile, dopo quello che è successo i ragazzi sono piuttosto tesi»
Hart rispose con tono severo: «dica loro che se non rispetteranno gli ordini andranno dritti davanti alla corte marziale!»
Egli annuì: «questo dovrebbe essere un buon avvertimento»
Il tenente rimase immobile sul sedile mentre Whelan tornò dai suoi. In breve gli agenti si disperdettero e scomparvero dietro l’angolo.
James poggiò una mano sulla maniglia, stava per uscire dall’auto quando avvertì una presa sul braccio. Si voltò verso il suo superiore con aria interrogativa, aspettandosi un ordine o un rimprovero.
«Cerca di stare attento» disse Hart con inaspettata apprensione nei suoi confronti.
Donnelly rispose con un lieve cenno del capo e uno sguardo d’intesa, poi spalancò la portiera per raggiungere i suoi compagni.
 
La strada era silenziosa, nelle abitazioni circostanti le luci alle finestre erano tutte spente, i cittadini dormivano nella quiete della notte. Sopra di loro brillava un cielo stellato, sui tetti si rifletteva il chiarore argenteo della luna.
Il tenente Hart, al comando della sua squadra, avanzava in testa con passo cauto, ma deciso.
Dopo aver superato un muretto di pietra gli agenti raggiunsero una casa più isolata. I poliziotti avevano già circondato l’intera zona, il sovrintendente e i suoi uomini invece avevano raggiunto il retro dell’edificio.
Hart si avvicinò all’entrata principale, fu costretto a forzare la serratura per aprire il pesante portone di legno. L’ufficiale si infilò all’interno e rapidamente salì le scale per raggiungere il primo piano. Donnelly lo seguì senza esitazione.
L’inglese aprì la porta trovandosi di fronte a un uomo armato. Il tenente ebbe un istante di esitazione, poi il suo sguardo si soffermò sulla divisa dell’Unità Speciale. Entrambi abbassarono le pistole.
«Signore, qui non c’è nessuno» dichiarò l’agente.
Hart si guardò intorno, quell’abitazione non era stata abbandonata da troppo tempo, probabilmente erano trascorsi solo pochi giorni. Sembrava che gli ultimi inquilini avessero lasciato l’appartamento con una certa fretta.
Hart entrò in cucina, sul tavolo trovò una bottiglia di brandy ormai vuota accanto a due bicchieri. Quel particolare poteva rivelarsi interessante.
Il tenente tornò nel piccolo salotto, con una rapida occhiata notò una sedia posizionata vicino alla finestra. Affacciandosi scoprì un’ampia vista sulla strada, quello era un buon punto di osservazione per una postazione di guardia.
Attraversando la stanza percepì qualcosa di strano, pestò gli stivali su un’asse sconnessa, segnalando la presenza di una cavità nel pavimento.
«Che cos’è?» chiese Donnelly avvicinandosi con curiosità.
«Una botola» rispose Hart sollevando l’asse di legno.
All’interno era stato riposto un mitra Thompson con una buona quantità di munizioni.
«Adesso non abbiamo dubbi sul fatto che questo sia stato un nascondiglio dell’IRA» affermò l’inglese.
«Già, ma non c’è alcuna traccia della spia» constatò James.
Il tenente dovette ammettere di non aver alcuna prova, il suo istinto però non l’aveva mai tradito: era certo che il tedesco avesse trovato rifugio in quella casa. Poteva ipotizzare che il secondo uomo fosse un esperto militante dell’IRA, il quale aveva il compito di aiutare e proteggere la spia.
Al termine di quell’ispezione il sovrintendente Whelan richiamò i suoi uomini, pian piano gli agenti abbandonarono l’edificio.
Dopo aver varcato i cancelli il tenente Hart si rivolse al comandante dell’Unità Speciale.
«Dovremo interrogare i vicini, anche se dubito fortemente che potranno rivelarci qualcosa di utile»
Whelan si mostrò efficiente e collaborativo.
«Sì, certamente. Lascerò anche alcuni agenti a sorvegliare la zona»
«Mi creda, lui non tornerà» concluse Hart con rassegnazione.
 
***
 
Donnelly guidò senza fretta per le strade deserte, per tutto il tragitto il tenente rimase in silenzio, restando con aria assorta a contemplare il panorama notturno fuori dal finestrino.
«Mi dispiace che le cose non siano andate per il verso giusto»
Egli scosse le spalle: «non è stata una questione di fortuna, sono certo che la spia dell’IRA abbia avuto un ruolo in tutto questo»
«Pensi che sia stato il loro informatore a svelare i progressi delle nostre indagini?»
«È ovvio che i militanti sappiano che siamo sulle tracce del tedesco» intuì l’inglese.
James si preoccupò: «che cosa potremo fare adesso?»
«Ricominciare da capo…anche se sarà tutto più difficile»
«Per quale motivo?»
L’ufficiale abbassò lo sguardo: «l’operazione è stata un fallimento, di certo ci saranno delle conseguenze»
«Il capitano Kerney si fida di te ed è consapevole dell’importanza di questa missione»
«Spero che tu abbia ragione. In ogni caso dubito che sarà entusiasta di riaffidarmi il comando dei suoi uomini»
«Per quel che conta, io ritengo che tu sia stato un ottimo comandante»
Hart apprezzò il supporto del suo collega.
«Adesso è meglio concederci un po’ di riposo, domani torneremo a lavorare al caso»
 
 
Donnelly tornò a casa con la consapevolezza che poche ore di sonno non sarebbero state la soluzione a tutti i suoi problemi. Poteva ancora avvertire l’agitazione accumulata in quella notte di tensione.
Nel tranquillo ambiente domestico, al calare dell’adrenalina, si ritrovò nuovamente tormentato da ansie e preoccupazioni.
Il giovane entrò nella sua stanza, si avvicinò al letto, dove Julia giaceva dolcemente addormentata.
James restò ad ammirarla nella penombra, osservò i lineamenti del suo volto, sul quale riconobbe un’espressione serena e rilassata. Il giovane allungò una mano per sfiorare il suo viso con una tenera carezza.
Ella aprì lentamente gli occhi: «James…»
«Scusa, non volevo svegliarti»
«Non preoccuparti, sono felice che tu sia qui»
Egli sorrise e si chinò dolcemente su di lei per baciarla. Julia ricambiò con passione, esprimendo il forte desiderio con cui aveva atteso quel ricongiungimento.
James si sdraiò al suo fianco trattenendola tra le sue braccia. Julia si strinse a lui poggiando la testa sul suo petto.
Donnelly le accarezzò teneramente i capelli passando le dita tra le ciocche castane.  
«Voglio che tu sappia quanto tutto questo sia importante per me. Il tuo amore è la mia unica certezza»
Lei si sollevò leggermente donandogli uno sguardo colmo di sentimento e speranza.
James l’attirò ancora a sé con un intenso bacio. 
 
***
 
Il tenente Hart era da poco rientrato nel suo appartamento quando dei rumori sospetti attirarono la sua attenzione. Avvertì l’eco di alcuni passi sulle scale, rapidamente recuperò la pistola e si avvicinò con cautela all’entrata.  
Nel momento in cui percepì la presenza sul pianerottolo spalancò la porta di scatto, afferrò l’intruso per le spalle e lo spinse contro al muro puntando l’arma al suo petto.
«Calmati, Fox! È così che accogli gli ospiti in casa tua?»
L’ufficiale riconobbe la spia britannica, immediatamente mollò la presa rispondendo a tono.
«Non ricevo ospiti, soprattutto a quest’ora»
Barry notò la sua aria stanca e sconvolta: «a quanto pare hai avuto una nottata impegnativa»
L’altro sbuffò senza rispondere.
La spia mosse qualche passo all’interno del modesto alloggio.
«Problemi con il nostro Fritz?» domandò.
Radley fu costretto ad ammettere il suo fallimento.
«Credevo di essere vicino alla sua cattura, ma sono arrivato troppo tardi»
«Ti conosco abbastanza bene da sapere che non ti arrenderai tanto facilmente»
«Dall’esito di questa missione potrebbe dipendere il destino della guerra. Il pericolo dell’invasione è reale e imminente. Inoltre se quella spia dovesse rientrare in Germania con le informazioni fornite dall’IRA ci sarebbero delle gravi conseguenze»
Il suo informatore rimase ad osservarlo con aria assorta.  
«Regnum Defende. Ma non è solo per ragioni patriottiche che hai accettato questo caso, vero Fox
«Smettila di chiamarmi così, non sono più un agente sotto copertura»
«Oh, certo signor tenente!» replicò Barry porgendogli un ironico saluto militare.
«Non è il momento di fare gli spiritosi» lo rimproverò Hart.
Il suo connazionale si ricompose: «d’accordo. Ma prima dicevo sul serio, questa storia potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per te. C’è in gioco anche la tua reputazione all’interno dell’MI5!»
Il tenente rimase impassibile: «ciò non ti riguarda»
«Sono solo preoccupato, non vorrei che questa caccia al tedesco dovesse diventare una questione personale»
Hart non era dell’umore adatto per affrontare quel discorso con il suo vecchio compagno.  
«Spero che tu sia qui per darmi buone notizie» disse riportando l’attenzione sulla ragione di quella visita.
«Temo proprio di no…ma ho pensato che questa avrebbe potuto interessarti» disse estraendo una busta dall’interno della giacca.
«Di che si tratta?» domandò Hart prima di aprirla.
«È una lettera che definirei piuttosto sovversiva»
L’ufficiale iniziò a leggere ad alta voce.
 
La Germania sta vincendo la guerra, le cose stanno cambiando, e questa Nazione non può più restare ferma a guardare. Presto anche il Governo si renderà conto di non avere alternative. In caso di invasione gli inglesi sarebbero costretti a intervenire, e così l’Irlanda entrerebbe nuovamente in guerra. Ma da quale parte converrebbe schierarsi? Il Popolo ha già preso la sua decisione, non potranno rinchiuderci tutti a Tin Town.
Gli inglesi non possono più illuderci con le loro false promesse, è una storia che abbiamo già sentito, una storia di sangue e violenza.
La Germania è una speranza per l’Irlanda, i tedeschi sanno cosa significa vivere in una nazione divisa e frammentata, ma che desidera ardentemente l’Unità. Loro hanno sofferto per il Sudetenland, noi per le Six Counties.
Finalmente ci è stata concessa un’occasione di riscatto, insieme potremo ribellarci all’egemonia britannica per riconquistare non solo le nostre Terre, ma anche la nostra Identità.
Questa guerra potrebbe essere l’ultima per un’Irlanda Libera e Unita.
 
«Sembra un discorso per un comizio del Sinn Féin» commentò il tenente.
«Già, immagino che la censura non salverebbe nemmeno una sillaba di quel testo»
L’ufficiale ripiegò il foglio: «come sei giunto in possesso di questa lettera?»
«Ho un complesso giro di conoscenze nelle reti repubblicane…» disse vagamente la spia.
«Ciò significa che non sai chi l’ha scritta» constatò Hart.
«Non ancora, ma posso scoprirlo» affermò Barry.
«Chi sostiene certi ideali con tanta enfasi di certo non si è limitato alle parole, ma deve essere passato ai fatti. Potrebbe essere un collaboratore dei tedeschi, forse è proprio lui a nascondere e proteggere la spia»
«Indagherò a riguardo»
«Cerca di scoprire il più possibile, questa volta dobbiamo tentare il tutto per tutto» disse il tenente con estrema fermezza. 
Barry fissò i suoi profondi occhi scuri, nel suo sguardo riconobbe la ferrea determinazione che l’aveva sempre contrassegnato.
«Farò del mio meglio» promise.
Hart annuì: «ormai non abbiamo più molto tempo»
   
 
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