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Autore: Shoshin    01/09/2021    2 recensioni
Pezzetti di infanzia, di adolescenza, disordinati e caotici come la vita stessa.
Le promesse che vanno mantenute, che non vanno sottovalutate mai, che si mescolano in modo semplice o più solenne in mezzo al tempo che scorre.
{Missing Moments dell'infanzia di Sari e Oji e altri personaggi della serie Ticking Away}
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Misako Kurata, Nuovo Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Sari Hayama
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ticking Away'
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II.


Guardava l’altalena che Akito aveva installato nel loro cortile oscillare con il vento, la tazza di caffè fumante davanti a lei, le dita che si scaldavano a contatto con la ceramica calda. Aveva soffiato sulla bevanda osservando il fumo disperdersi davanti a lei, il sole che cominciava a salire nel cielo, colorandolo di rosa con sfumature azzurre. Bevve il caffè, continuando a guardare davanti a sé.
Sospirò appoggiando la tazza vuota dentro il lavandino.
Salì le scale piano, cercando di non fare rumore. C’era uno scalino che scricchiolava, doveva stare attenta a non colpirlo per non fare rumore. Avrebbe voluto rimettersi nel letto, coprirsi, chiudere gli occhi e svegliarsi alle undici, o forse alle dodici. Non sei più una ragazzina, si disse, sentendo lo scalino produrre un leggero rumore. «Shhh.» sussurrò, guardandolo, come se quel pezzo di legno avesse potuto rispondergli.
Cinque, quattro, tre, due, uno…
«Mamma?» una manina era appoggiata alla porta, una mano chiusa a pugno sopra un occhio per grattarlo. Piedi nudi che calpestavano il pavimento.
«È presto. Dormi, Oji.» sussurrò, per non svegliare anche Sari, ma lei aveva il sonno più pesante, molto più pesante. Come quello di Sana, prima della nascita dei bambini. Avrebbe potuto continuare a dormire anche se fuori fossero scoppiati i fuochi d’artificio. Non era più così da qualche anno e, ultimamente, aveva preso l’abitudine di alzarsi con Akito, prima che andasse a correre. Andava in cucina, beveva il caffè seduta a tavola o, come quella mattina, guardando il cielo tingersi di colori pastello. Le cose nella vita cambiavano in continuazione. Se glielo avessero detto anni prima, avrebbe riso, pensando fosse una battuta. Io che mi sveglio all’alba? Mai!, invece quello era diventato il momento solo per lei. Non c’erano vocine di bambini che la chiamavano incessantemente, non c’erano i suoi figli che cercavano la sua attenzione, che le chiedevano di guardare un balletto, o un disegno, o di giocare insieme. L’alba, in quel periodo, era diventato il momento soltanto per lei.
«Ho sentito rumore.» le rispose Oji, togliendo la mano dagli occhi e staccandosi dalla porta per andarle incontro con le braccia aperte.
Sana sorrise, accucciandosi per prenderlo in braccio. Non si sarebbe più addormentato.
Non dormiva mai. Non stava fermo mai. Cantava. Parlava. Chiedeva. La chiamava, sempre.
Avevano dovuto mettere un cancello sulle scale per far sì che non cadesse giù. Oji si svegliava la notte e girovagava per casa. Saliva sul loro letto, oppure cercava la sorella che cominciava a urlare anche lei, spaventata che fosse qualcosa di strano. E poi litigava con lui nel buio.
Si svegliavano spesso, nel cuore della notte, quando Oji gridava rivolto a Sari «Letto mio!» e lei rispondeva dicendo che era in camera sua, che non doveva spaventarla così.
Tutto era suo. Il letto di Sari, i giochi di Sari, i capelli di mamma, le mani di papà, gli oggetti sopra il tavolo troppo lontani da lui. Si sporgeva dal seggiolone, rischiando di cadere e rompersi di nuovo la testa per prendere il lettore mp3 del padre che utilizzava durante le corse, o una mela, o qualsiasi cosa ci fosse.
«Andiamo a fare colazione.» disse Sana, aprendo il cancelletto bianco e scendendo le scale con lui in braccio. «Se ti metto nel seggiolone stai un attimo fermo mentre scaldo il latte?» Gli accarezzò i capelli castani, vedendolo annuire.
«Se non litigano.»
«Chi litiga?»
«Prima litigavano. Urlavano, e mi sono svegliato.» Alzò le spalle, battendo i piedini gli uni con gli altri, prima che la mamma lo mettesse seduto. «Io!» Sana mise il latte sul fuoco, poi lo versò dentro il biberon. «No! Io!»
«Che stai facendo, Oji?»
«Litigano di nuovo.» Sana si voltò, guardando i piedi del figlio battere gli uni sugli altri. «Io, io! No, io! Litigano sempre, mamma.»
«Mh.» Lo prese di nuovo tra le braccia, sorridendo. «Quindi i tuoi piedini sono come te e Sari.»
Oji annuì. «Tutto io.» disse, prima di stringere il biberon con la bocca, cominciando a succhiare.
Sana guardò di nuovo fuori dalla finestra. Era finito il suo momento, non avrebbe più potuto far nulla senza la voce di Oji chiamarla. Il silenzio era durato il tempo della colazione.
«Mamma, anche io ho fame!» Sari fece un piccolo saltello per evitare gli ultimi due gradini della scale. «Oggi che facciamo, mamma? Disegnamo? Coloriamo? Andiamo fuori? Mamma? Voglio il latte con i cereali. Me lo compri un nuovo unicorno, eh, mamma?»
«Zitta, Sari!» Esclamò Oji, portandosi una mano sulla fronte, di nuovo dentro il seggiolone. Sana si chiedeva dove avesse visto fare quel gesto. Forse dal padre, o dalla nonna.
«Zitto tu!»
«No! Tu!»
«Tu! Io sono più grande e posso parlare, tu no!»
«Zitta! Zitta! Zitta!»
«Mamma! Oji mi dà fastidio e non vuole che parlo!»
«Mamma, litigano di nuovo!» I piedi di Oji avevano ricominciato a battere tra di loro. «Non vogliono sentire Sari parlare, mamma!»
«Zitti tutti e due!» Esclamò, quasi urlando, senza riuscire a frenarsi. Accidenti. «Sari, fai colazione. Poi ti prometto che decidiamo cosa fare oggi… Oji, stai fermo… I piedini si vogliono bene, non vogliono prendersi a botte tra di loro.» Li prese tra le mani, Sana, accarezzandoli, prima di baciare il dorso di tutti e due. «Visto?» sorrise, ascoltando finalmente il silenzio.
Quando è l’ora della nanna? Pensò, sentendo la porta aprirsi e sentire urlare da tutti e due: «Papà!»
Forse, ora, avrebbe potuto riposare un po’.




Buonsalveh! \0/
Eccoci con il secondo racconto di questa raccolta. Torniamo un po’ indietro nel tempo, Oji ha circa 2 anni, Sari circa 6.
Vediamo come Sana vive ora nell’avere due figli e di come le cose siano cambiate con un uragano di nome Oji… A differenza di quando era più giovane e dormiva come un ghiro in qualsiasi momento della giornata, adesso non può più farlo. Ma si sa che i bambini cambiano la vita di chiunque :3
Come abbiamo detto altre volte, quando scriviamo traiamo ispirazione non soltanto dalla nostra fantasia, ma ciò che ci accade intorno, prendiamo pezzetti di vissuto proprio e degli altri, qualsiasi cosa ci possa ispirare per scrivere e questo racconto è un po’ biografico. Racconti di una Gabry mamma che ispirano un po’ Debbina che ci scrive sopra :,D
Speriamo che questo racconto senza pretese vi sia piaciuto e via abbia strappato un sorriso ♥
Lov iuh
Shoshin




   
 
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