
Grazie e buona lettura 🥰
Ophelia si trovava nel parco, stretta nel suo cappotto nero e parte del viso coperto dalla sciarpa grigio fumo, girava tra le dita guantate un anello argentato. Erano le sei e mezza del pomeriggio e, tutt'intorno, le luci soffuse di alcuni lampioni prendevano il posto di quelle del crepuscolo.
"Come sono potuta arrivare fino a questo punto?" si chiese mentalmente, per l'ennesima volta, quasi rimproverandosi.
Provava diverse emozioni in quel momento, però predominavano la rabbia e la delusione.
Una leggera vibrazione, proveniente dalla borsetta, riportò a Ophelia quel po' di lucidità che aveva, era sua prozia Nadia che la chiamava per sapere a che ora sarebbe arrivata, lei però non rispose, invece si alzò dalla panchina, su cui sedeva da circa un'ora, e si incamminò sulla strada verso quella che avrebbe chiamato casa. Non era molto distante da dove Ophelia si trovava e la zona era piuttosto trafficata: c'erano un bistrot, in quel momento pieno di giovani che si godevano la serata in compagnia di amici, poi c'era una farmacia, vicina all'ora di chiusura, qualche metro più in là si trovava una cartoleria, la cui proprietaria stava abbassando la serranda, e una lavanderia-sartoria, da cui erano uscite un paio di persone proprio nel momento in cui Ophelia ci era passata vicino, una ventina di passi più avanti, invece, si trovava anche la fermata dell'autobus.
Ophelia camminò per circa una quindicina di minuti e arrivò davanti a un cancello grigio chiaro, che non lasciava vedere nulla di ciò che c'era dall'altra parte; lei sospirò e suonò, una manciata di secondi dopo sentì un piccolo schiocco, il cancello automatico si aprì per farla entrare, Ophelia attraversò il vialetto e notò quanto fosse curato.
"Tipico di zia Nadia" pensò.
Lei arrivò davanti alla porta color nocciola, colpì un paio di volte il picchiotto, dal motivo floreale, e pochi istanti dopo Nadia aprì.
«Ciao mia cara» la prozia accompagnò il saluto con un sorriso fugace e invitò la pronipote a entrare.
«Stavo per richiamarti» continuò una volta che Ophelia varcò la soglia.
«Scusami se prima non ti ho risposto» si affrettò a dire la pronipote.
Nadia le accarezzò una spalla e la invitò a mettersi comoda.
«Ti ho preparato dei toast» nel frattempo Nadia si soffermò un momento a guardare la pronipote liberarsi di cappotto, sciarpa e guanti «Ti aspetto in cucina» annunciò, guardandola da sotto le sopracciglia, ciò significava che non erano ammesse proteste, non che Ophelia le avrebbe fatte, in ogni caso sapeva già che il pasto sarebbe rimasto intatto, non era in vena di niente in quel momento.
«Sto preparando una bella tisana a base di camomilla e valeriana, dormirai come una neonata» disse Nadia, una volta che la pronipote la raggiunse in cucina.
Ophelia andò verso il tavolo, situato in una posizione angolare, prese posto all'angolo nella panca di legno, il suo preferito sin da bambina, sistemò i cuscini nella parte dello schienale, e restò a guardare come Nadia si muoveva in quello spazio e ricordò di quando lei, dopo il lavoro, tornava a casa per preparare la cena, in modo che il suo ex compagno trovasse tutto pronto.
Quello era il loro momento come coppia, si raccontavano com'era andata la giornata, poi scherzavano e ridevano su piccoli aneddoti successi nel trascorrere del giorno. E dopo, dopo c'era la serata sul divano a guardare qualcosa in tv, mentre di tanto in tanto ci si abbandonava a qualche carezza e qualche bacio appassionato.
«Spero davvero che stando qui, tu possa trovare la serenità che meriti» le accarezzò la guancia e la strinse in un abbraccio, intanto Ophelia ricorse a tutta la forza di volontà che aveva per non scoppiare in lacrime.
Durante la serata, Nadia cercò di intrattenere Ophelia con vari discorsi divertenti sulla sua vita e la pronipote poté confrontarsi e capire cosa loro due avevano in comune, nel frattempo si erano pure spostate in salotto, per stare più comode e creare un ambiente più rilassato.
Per un po' Ophelia aveva dimenticato il disordine che aveva dentro, per un po' aveva riso spensierata e tutto le era parso al suo posto.
«Perché crescere è così difficile?» bisbigliò Ophelia con voce un po' tremante «È curioso come quando da piccoli abbiamo fretta di diventare grandi, ma una volta che succede capisci che non è poi questa gran cosa. E forse si stava meglio da bambini»
Nadia bevve un sorso del suo vino e sospirò «Immagino sarai stanca» continuò e l'orologio iniziò a battere i ritocchi: mezzanotte.
«Lo sono, però non ho sonno. Mi basta stare un po' da sola con me stessa e non faccio che pensare e farmi mille domande» Ophelia si mise a sedere su un lato e stese il braccio sinistro sullo schienale del divano, per potervi poggiare il capo.
«Lo sai che molti sono convinti che la mezzanotte sia l'ora in cui il nostro mondo e quello dell'aldilà si incontrano? Non hanno tutti i torti, perché è comunque un nuovo inizio, un nuovo giorno sta nascendo»
«E mi dici questo perché qualche tuo amico potrebbe farmi visita?»
Nadia rigirò quel poco di vino che era rimasto nella coppa e alla fine lo bevve.
«Oppure dovrei spaventarmi?» chiese scherzosamente Ophelia
«So benissimo che queste cose non ti spaventano come agli altri e in tutta franchezza non so se sia un bene o un male. Da una parte dovresti avere paura, perché non tutti gli spiriti sono benevoli, dall'altra invece è confortante tu sia consapevole di quest'altra realtà» Nadia si voltò per guardare negli occhi la pronipote e le sorrise
«Va' a riposare, la tisana farà il suo effetto, credimi» si alzò e tese la mano alla sua adorata pronipote. Lei accettò l'invito ed entrambe salirono al piano di sopra.
Ophelia non era una ragazza facilmente impressionabile, però chiacchierare con la sua prozia qualche brivido glielo faceva venire sempre, Nadia rendeva tutto il mondo occulto più reale.
Ophelia entrò in camera sua e si guardò ancora un attimo intorno: il buio pareva inghiottire ogni cosa lì vicino, sembrava un abisso inquietante quanto attraente. Un brivido le attraversò la spina dorsale fino a farle venire la pelle d'oca, allora si affrettò a chiudere la porta alle sue spalle.
"È solo soggezione" si disse mentalmente per calmarsi e andò verso il letto, accorgendosi dello specchio poco lontano da lei.
«Non specchiarti dalla mezzanotte in poi, soprattutto se è buio» le raccomandava sempre sua nonna quando era bambina. «Quegli oggetti sono un portale tra il nostro mondo e il loro, potresti vedere cose spiacevoli», ecco uno dei motivi per cui Ophelia non teneva specchi in camera da letto.
Cercò di non guardare il proprio riflesso, però ne era come attratta, così si avvicinò, con un leggero timore, apparentemente non c’era nulla di diverso, era la stessa, allora fece ancora qualche passo e altri ancora, fino a trovarsi faccia a faccia con se stessa. I capelli biondo ramati parvero scurirsi con la luce quasi inesistente, l’incarnato roseo appariva grigiastro, Ophelia avvicinò il viso a pochi centimetri dalla superficie e per un attimo i suoi occhi azzurri sembrarono diventare sempre più scuri, voleva distogliere lo sguardo ma il tremolio che l’attraversò glielo impediva, in qualche modo le piaceva.
"È tutta soggezione" si ripeté ancora mentalmente "È impossibile che queste cose siano vere" disse una vocina lontana, nell'angolo più remoto della sua mente "Il riflesso non può mutare come per magia", Ophelia sbatté le palpebre.
«È solo frutto della mia immaginazione» ma l'istinto non mentiva e le stava dicendo qualcosa.
Tolse gli stivaletti neri con plateau, che toccando terra produssero un tonfo, e si stese sul letto, non aveva nemmeno voglia di mettere il pigiama, sentiva le palpebre pesanti e desiderava solo abbandonarsi al sonno.
"Una cosa è certa, le tisane di zia Nadia sono miracolose", si mise in posizione fetale e si addormentò.
N.d.A.
Ciao a te che leggi ☺️
Siamo solo all'inizio e mi rendo conto che possa sembrare noiosino, ma poco per volta vedrai che la storia inizierà ad ingranare.
Spero che il capitolo ti sia piaciuto ☺️
Se vuoi ci vediamo nel prossimo ♡
As 💫