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Autore: Ode To Joy    31/10/2021    4 recensioni
[Kageyama x Hinata]
[Iwaizumi x Oikawa]
[Atsumu x Hinata one-side]
Qualunque cosa accada, non smettere mai di guardare il cielo.
Dieci anni - o poco più - di Tobio e Shouyou raccontati in momenti.
[Spoiler!]
[Raccolta partecipante al Writober 2021 di Fanwriter.it]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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#29 Hiraeth

 

Voglio farti un regalo

qualcosa di dolce qualcosa di raro

non un comune regalo

di quelli che hai perso o mai aperto

o lasciato in treno o mai accettato

di quelli che apri e poi piangi

che sei contenta e non fingi

e in questo giorno di metà settembre

ti dedicherò...

il regalo mio più grande


-Karasuno High School 2024-

 

A una prima occhiata, sembrava che al liceo Karasuno il tempo si fosse fermato.

Tobio parcheggiò la Ducati proprio davanti al cancello chiuso e aspettò che Shouyou smontasse per primo per abbassare il cavalletto. 

Shouyou strinse la mano intorno a una delle sbarre di ferro e lasciò andare un sospiro, come per farsi coraggio. Si tolse il casco - nero come la moto e il suo giubbotto - e si voltò verso il marito. “Fa un certo effetto, vero?”

No, se Tobio doveva essere sincero, si era immaginato qualcosa di diverso.

“Chissà se la famiglia del coach Ukai ha ancora quel piccolo alimentari in fondo alla strada,” Tobio pensò che se le generazioni di pallavolisti che le avevano succeduti erano cresciuti a palloni e pasti fuori orario come loro, non c’era pericolo che avesse chiuso. Si appoggiò il casco sulla testa: aveva passato anni a temere di rivedere quel posto e ora non sentiva niente di particolare.

“Che stai facendo?” Domandò Shouyou.

“Il cancello è chiuso,” Tobio gli fece notare l’ovvio. “Siamo venuti di domenica e qui non c’è nessuno. Non possiamo andare oltre.”

“Oh, un po’ di fantasia!” Shouyou sbuffò, appoggiò il casco sul marciapiede e prese ad arrampicarsi. 

Tobio si allontanò dalla moto correndo. “Che diavolo fai, idiota?!” 

Troppo tardi, Shouyou era già atterrato all’interno del cortile della scuola. “Passami il casco,” disse, sollevando le mani. “Poi passami il tuo e vieni qui.”

“Così ci arrestano tutti e due e ci sospendono dal campionato!” 

“Hinata e Kageyama fanno irruzione nel loro vecchio liceo, il luogo in cui si sono innamorati. Kuro ne tirerebbe fuori interviste fino al prossimo anno.”

“E Hajime ci prenderebbe a testate.”

“No, quello lo fa solo con Tooru,” Shouyou lo guardò con un broncio da cucciolo implorante. “Dai, Tobio, facciamo questa follia insieme!”

“Come se non ne avessimo mai fatte…” Tobio afferrò il casco lasciato a terra. “Attento a non farti male.” Non fu difficile raggiungerlo.

Fu una strana passeggiata nei ricordi.

“Di là c’era la macchinetta automatica.” Shouyou indicò la strada interna che collegava la scuola alla palestra. Loro dovettero salire le scale interne per raggiungerla. 

“Abbiamo festeggiato il nostro primo anniversario di fronte a quella macchinetta,” ricordò Tobio.

Shouyou, che lo precedeva, rise. “E adesso stiamo per festeggiare il primo anniversario di matrimonio… Magari in qualche luogo esotico in giro per il mondo.” Salì gli ultimi scalini ridendo. “Guarda!”

Il portone laterale della palestra - quello da cui Daichi e Suga li avevano buttati fuori il loro primo giorno - era ancora lì, con la fontana di fianco. L’edificio dello spogliatoio era appena dieci metri più in là. Tobio dovette fermarsi e passare gli occhi su ogni dettaglio. Rivedere la scuola non gli aveva fatto alcun effetto, ma rimettere piede lì, dove entrambi avevano imparato a volare…

“Non è cambiato nulla,” disse Shouyou in un mormorio emozionato. 

Tobio esaurì la breve distanza che li separava e gli afferrò la mano. “Vieni…”

Si accomodarono sui due gradini fuori dal portone della palestra, come solevano fare da ragazzini nelle giornate di sole. Per un po’ non parlarono, le dita intrecciate e gli occhi persi in ricordi lontani.

Shouyou simulò un colpo di tosse per spezzare il silenzio: l’atmosfera si era fatta un po’ pesante. “Solo a me viene da piangere?” Domandò.

“Sì, perché sei scemo.”
Shouyou sbuffò, esasperato. “Non devi fingere di avere ancora quindici anni ed essere senza cuore.”

“Oh, ero addirittura senza cuore.”

“Più stronzo, te lo concedo.”

“Perché non ti ricordi quanto eri rompipalle.”

Shouyou appoggiò la guancia alla spalla del marito, osservando le le due fedi in bella vista sulle loro mani congiunte. “Eppure, hai alzato per me.”

Tobio non riuscì a mantenere il suo tono sarcastico. “Te lo eri meritato,” ammise.

“Lo so,” disse Shouyou con un sorrisetto, poi qualcosa cambiò la luce nei suoi occhi.

Tobio se ne accorse. “Ehi, tutto bene?”

“Quella volta…” Rammentò Shouyou con una nota di nostalgia. “Sei stata la prima persona a giocare a pallavolo con me.”

Tobio aggrottò la fronte. “No, non è vero. Hai avuto degli amici prima di me.” Era lui a non poter dire lo stesso.

“Amici che mi volevano troppo bene per dire di no, ma che non avevano alcuna voglia di allenarsi con me.” Shouyou gli diede un bacio sul collo, poco sopra il colletto del giubbotto da biker. “Grazie per aver giocato con me,” mormorò, lasciando che i capelli corvini di suo marito gli solleticassero il naso.

Tobio si lasciò andare in una risata che non aveva nulla a che fare col divertimento. Fu un suono strano da decifrare, un po’ malinconico, ma non triste.

“Che cosa c’è?” Shouyou si allontanò per guardarlo.

“Anni fa, prima di conoscerti, mio nonno mi aveva fatto una promessa: se fossi diventato il più forte nessuno mi avrebbe tolto la pallavolo e, prima o poi, qualcuno più bravo di me sarebbe riuscito a trovarmi. Al tempo non lo capii - forse nemmeno m’interessava - ma penso fosse il suo modo per rassicurarmi che non sarei rimasto solo… Che là fuori c’era qualcuno in grado di capirmi, anche se io ero il primo a non riuscire a comprendere me stesso.” Tobio fece una smorfia che assomigliava a un sorriso triste. “Avrei voluto che tu conoscessi mio nonno.”

Shouyou sorrise dolcemente. “Sì, lo avrei voluto anche io.” Si guardò intorno. “Siamo arrivati così lontano che ora tutto questo appare così distante.”

“Tutto quello che poteva darci questo luogo ce lo ha già dato.” Fu la spiegazione di Tobio. “Ora che abbiamo imparato a volare da soli, non dobbiamo fare altro che farlo.”

Non sarebbero mai tornati a Karasuno, lo compresero allora. Il luogo per cui provavano nostalgia non era uno in cui si potesse tornare, non era raggiungibile in alcun modo. Era una stagione della vita di cui rimanevano solo ricordi preziosi e che, a ripensarci, avrebbe sempre provocato un dolce dolore al cuore.

“Eravamo entrambi soli, a modo nostro,” disse Shouyou. “Karasuno ci ha messi insieme.”

E lì, quattordici anni dopo il loro primo incontro, si chiudeva un cerchio.

“ Torniamo a casa?”

“Sì.”

Ma la loro storia era tutto meno che conclusa.


Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché

di notte chi la guarda possa pensare a te

per ricordarti che il mio amore è importante

che non importa ciò che dice la gente e poi

amore dato, amore preso, amore mai reso

amore grande come il tempo che non si è arreso

amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte

e sei tu....

...il regalo mio più grande

[Tiziamo Ferro - “Il regalo più grande”]

 
   
 
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