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Autore: LondonRiver16    08/05/2022    0 recensioni
“Ho solo cercato di proteggere delle vite innocenti, quel giorno” fremetti, ancora nudo dalla cintola in su, ancora scosso per una punizione che ormai mi era entrata sottopelle e sarebbe sempre stata parte di me. “Un amore.”
La sua esitazione durò solo un battito di ciglia.
“Erano le vite sbagliate. Un amore sbagliato” decretò lapidario. “Tu fai parte di una famiglia privilegiata, Arlen. Questo comporta sacrifici. Comporta non poter scegliere chi amare. Ti rendi conto di quanto sia grave ciò che è successo? Questo tipo di scosse politiche può risolversi in un’onda come in un maremoto. Se vogliamo che l’Accademia e assieme a lei l’intero Continente rimanga stabile, questi errori da principianti non possono e non devono essere commessi. Un abbaglio può costarci ogni cosa.”
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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III. Dovere

 

Malgrado il cielo fosse coperto e la stagione delle nevicate pesanti avesse lasciato spazio a quella delle fioriture solo da qualche settimana, si preannunciava una giornata calda. Nostro padre ci accolse nel chiostro a braccia conserte, con i capelli rossi mossi dalla lieve brezza, un abbigliamento essenziale e leggero, una sacca di pelle a tracolla e gli occhi blu accesi da un’energia implacabile. Era più che mai somigliante a Kenneth nei suoi giorni no.

“Alla buon’ora” commentò una volta che tutti e tre fummo approdati al suo cospetto con le nostre sacche più robuste appese alle spalle.

Quando ci fece cenno di seguirlo, tutti e tre obbedimmo in silenzio. Affiancati, proseguimmo dietro di lui ignorando il cortile di addestramento e superando ognuno degli edifici sparsi che costituivano la cittadella per inerpicarci lungo i prati a nord. Eravamo in cammino da un quarto d’ora e avevamo appena svoltato verso est per affiancare le prime macchie d’alberi quando mi resi conto di essere l’unico di noi ragazzi a non rischiare di essere fatto tacere malamente per una semplice domanda. Morven aveva chiarito di non ritenermi colpevole di nulla di quanto accaduto la notte precedente.

“Padre?”

Dimmi, Arlen.”

“Dove stiamo andando, se posso chiedere?”

All’ansa del torrente” rispose lui, continuando a macinare metri lungo il leggero pendio, con lo sguardo puntato in avanti. “Riempirete le vostre sacche con il numero di pietre che riterrò consono e faremo un’escursione fino all’Altopiano degli Olmi. Una volta lì, valuterò i vostri progressi.”

Alle sue spalle, io e i miei fratelli ci scambiammo delle occhiate consapevoli. Per salire all’Altopiano degli Olmi si impiegavano tre ore, con un buon passo e nessun bagaglio. Nessuno di noi era estraneo a quel tipo di marcia, quindi tutti sapevamo che il carico di pietre avrebbe quasi raddoppiato i tempi di percorrenza. Era da almeno quattro anni che ci allenavamo per essere in grado di sopportare il peso di un’eventuale armatura.

In un’altra manciata di minuti raggiungemmo l’acqua che scorreva tra le radici degli abeti e, come nostro padre, ci fermammo accanto alla sponda del torrentello che in quel punto attraversava il bosco. Già istruiti in merito a ciò che ci si aspettava da noi, ci accucciammo e cominciammo a caricare rocce di ogni dimensione senza che nostro padre dovesse aggiungere altro. Kenneth, però, si fermò poco dopo per raddrizzarsi e rivolgersi a lord Morven dopo avermi scrutato per un istante.

Col vostro permesso, padre” intervenne. “Arlen non ha nessuna colpa in tutto questo. Vi prego di permettergli di unirsi ai nostri compagni per l’addestramento ordinario.”

Che cosa? Neanche per sogno” mi opposi d’istinto, abbandonando a mia volta la ricerca di ciottoli adatti per lanciargli un’occhiata offesa.

Nostro padre valutò la mia indignazione dall’alto per un paio di secondi, quindi si rivolse al suo primogenito con serenità, come se fosse stato chiamato a mediare tra noi.

Non dovresti sottovalutare tuo fratello.”

Io non lo sottovaluto” si difese Kenneth, che evidentemente si era mosso con l’intento di proteggermi e non di insultarmi. “Ma siamo stati io e Devin a contravvenire alle regole, siamo noi a meritarci… tutto questo.”

Nostro padre si accigliò appena di fronte a quell’interpretazione.

Saprò separare l’allenamento dalla punizione, Kenneth. Di questo non dubitare. E ora forza con quelle pietre, il sole si sta alzando.”

A conferma delle sue parole, io ricevetti prima dei miei fratelli l’ordine di smettere di incastrare pietre nel mio zaino. Nostro padre lasciò che Devin e Kenneth si caricassero di qualche chilo in più, prima di annunciare l’inizio della marcia.

L’escursione venne consumata in doveroso silenzio. Mantenendo gli scambi di parole al minimo e concentrandoci sul ritmo dei nostri respiri, raggiungemmo la meta in poco più di cinque ore senza che nessuno di noi rimanesse indietro. Stavo proprio riflettendo su come Devin e Kenneth avessero fatto un ottimo lavoro, trattenendosi dal bisticciare per l’intera mattinata, quando, approfittando del fatto che Kenneth si era fermato a riprendere fiato sull’ultima curva scoscesa prima dell’altopiano, Devin gli si affiancò superandomi con uno scatto.

Sei al limite, ah?” chiese a Kenneth per stuzzicarlo.

“Niente affatto” replicò nostro fratello, secco. “Stavo solo pensando che avremmo passato una giornata più comoda, se non fosse per la boccaccia che ti ritrovi e che non tieni mai chiusa.”

Mi sembra che tu abbia risposto alle mie provocazioni con fin troppa facilità, fratello. Non molto onorevole, per un aspirante cavaliere” ribatté Devin, gongolando mentre lo oltrepassava con soddisfazione lungo il sentiero.

Kenneth non fece in tempo a rimettersi in marcia con passo raddoppiato che nostro padre sbucò dal valico che separava la ripidità del sentiero dal prato pianeggiante dell’altopiano e mise fine al battibecco con uno schiocco delle dita.

Voi due” li ammonì. “Sento che avete ancora fiato in abbondanza.”

Se non mi fossi trovato tre metri più indietro rispetto ai miei fratelli, li avrei visti sbiancare e loro avrebbero avuto occasione di accorgersi che stavo sorridendo sotto la mano che mi portai al volto per asciugare una parte del sudore che lo irrorava.

Kenneth ebbe l’ardire di provare a metterci una pezza.

Veramente, noi…”

“È davvero un’ottima notizia, dato che vi spettano ancora tre giri del perimetro dell’altopiano, prima di poter posare quegli zaini. Di corsa” aggiunse dopo un attimo di riflessione.

Il perimetro dell’altopiano doveva corrispondere a due o tre chilometri, stimai a occhio.

Ma…”

La debole protesta di Devin venne spenta dal grido marziale con cui nostro padre mise fine alla questione.

Muoversi!”

Mentre i miei fratelli si affrettavano ad obbedire per non incorrere in conseguenze peggiori, io ricevetti il permesso di svuotare il mio zaino dal peso delle pietre e di abbandonarlo non appena ebbi messo piede sull’altura. Lo avremmo recuperato sulla via del ritorno, mi spiegò mio padre mentre lo seguivo placidamente attraverso il terreno erboso. Per un po’ i nostri sguardi seguirono la corsa di Kenneth e Devin – lord Morven non si sarebbe certo dimenticato di controllare che facessero come aveva comandato. Poi mi disse che avrei potuto andare a rinfrescarmi presso la cascata una volta che il calore della salita si fosse dissipato. Nel laghetto ai piedi di quella cascata, io e i miei fratelli avevamo imparato a nuotare da bambini.

Prima che Devin e Kenneth completassero la corsa, io ero già a mollo nelle acque fresche, immerso fino al collo. La posizione di quella piccola oasi offriva una vista senza eguali della pianura verde dell’altipiano, perciò li osservai da lontano mentre, a missione compiuta, raggiungevano nostro padre accanto all’unica quercia che dominava il prato, un albero secolare che si era sviluppato ampiamente in larghezza, e finalmente abbandonavano a terra le loro sacche zeppe di sassi del torrente.

Appoggiatomi con le braccia sulle pietre piatte che facevano da sponda al laghetto, rimasi a guardarli, pur non potendo udirli, mentre lasciavo che il gelo dell’acqua mi sciogliesse i muscoli tesi dalla camminata. Potei soltanto intuire quanto, più tardi, Kenneth mi avrebbe raccontato. A quanto pare, Devin stava per dirigersi verso la cascata quando lord Morven lo frenò.

Torna sui tuoi passi, Devin. Non avete ancora finito.”

Mio fratello si voltò nuovamente verso di lui con la consueta guerra negli occhi.

Siamo esausti e stiamo morendo di fame” protestò.

“Eccellente” replicò l’uomo, studiando la struttura della quercia sotto la quale aveva deposto la sua borsa a tracolla. “Così forse imparerete qualcosa da questa esperienza. Per esempio, a usare le vostre notti per dormire, invece di tentare il fratricidio, e le vostre colazioni per nutrirvi, invece di tenervi il muso a vicenda.”

Ma Devin non si arrese, con buona pace di Kenneth e di tutte le occhiatacce che gli stava lanciando mentre riprendeva fiato con più impegno del fratello, piegato in due.

Intendete farci allenare affinché possiamo migliorare o semplicemente sfiancarci come bestie da soma?”

Lord Morven lo gelò con lo sguardo da sopra la spalla.

Questo dipende da voi. Ora scegliete un ramo e badate bene di rimanere appesi fino al mio comando. Se uno di voi si lascerà cadere prima del tempo, dovrete ricominciare” illustrò, voltandosi per poterli tenere d’occhio. “Entrambi.”

Da lontano, li vidi arrampicarsi sull’albero quel tanto che gli consentì di ritrovarsi ben presto a penzolare dallo stesso ramo robusto, uno vicino all’altro. Dal racconto di Kenneth so che per almeno due minuti nessuno parlò, ma che infine il primo a cedere alle lamentele fu Devin. Entrambi erano già provati dalla marcia, ma lui era anche una vittima del suo istinto a ribellarsi a tutto quanto percepiva come ingiusto.

Mi si stanno per slogare le spalle. O per staccare le braccia” borbottò tra i denti, mentre cercava di accomodare meglio le dita che stavano per cedere attorno alla corteccia.

“Resisti” si affrettò a incoraggiarlo Kenneth a mezza voce. “Pensa a qualcos’altro.”

“Tipo a che cosa, genio?”

Kenneth alzò gli occhi al cielo.

“Magari a qualcuna delle decine di fanciulle per cui hai perso la testa dai dieci anni in su?”

Fra noi tre, Devin era l’unico a essersi costruito una fama di seduttore, malgrado tutte le restrizioni a cui eravamo sottoposti in ambito relazionale e sentimentale la rendessero vuota di fatti. O perlomeno così credevo a quei tempi. Se non altro, l’allegra provocazione di Kenneth riuscì a farlo sogghignare mentre si sforzava di non pensare al dolore alle braccia.

“Oh be’, fantastico” commentò, rivolgendo la cosa più simile a un ghigno complice che si sentiva di offrire al fratello. “Non riesco a decidere se potrebbe rivelarsi utile o del tutto controproducente, in questo caso.”

Trascorse un altro minuto di silenzio e immobilità, prima che una delle mani sudate di Kenneth perdesse la presa da un secondo all’altro. Con uno scatto istintivo, la mano sinistra di Devin abbandonò a sua volta il ramo per correre ad afferrare il braccio tremante del fratello e alzarlo in tempo affinché potesse recuperare l’appiglio prima che il ragazzo rovinasse sul prato e li condannasse entrambi a ricominciare l’esercizio daccapo.

Con le labbra strette e il volto madido di sudore, Kenneth si accertò di essere stabile prima di voltarsi verso Devin con una traccia di imbarazzata riconoscenza.

Grazie.”

Dovere” mormorò di rimando Devin, tenendo lo sguardo saldo davanti a sé.

Stava fissando l’uomo che a sua volta li studiava entrambi a braccia conserte dall’inizio di quello che Devin considerava un inutile teatrino. Lord Morven non evitò l’astio di quegli occhi uguali ai suoi, ma dopo qualche altro momento sciolse il nodo delle proprie braccia, soddisfatto.

“È sufficiente. Lasciatevi cadere.”

I miei fratelli non se lo fecero ripetere e abbandonarono immediatamente il sostegno dell’albero per crollare carponi a terra. Una volta che si furono rimessi in piedi col fiato corto, nostro padre li trattenne mettendo una mano sulla spalla di ognuno per impedirgli di allontanarsi l’uno dall’altro alla velocità della luce.

Vedete quanto riuscite a essere migliori quando collaborate, invece di saltarvi alla gola a vicenda?” gli fece notare, e attese di aver ricevuto almeno un cenno di assenso da parte di entrambi prima di sospirare e lasciarli andare. Raggiungete Arlen, forza.”

Dopo che anche Devin e Kenneth si furono rinfrescati sotto la cascata, entrambi immersi in una quiete meditabonda, ci riunimmo sotto la quercia per pranzare con quanto nostro padre aveva portato, caricandoselo sulla schiena al posto dei massi del torrente. Trascorremmo una mezz’ora serena nel silenzio immacolato dell’altopiano, asciugandoci al sole che faceva capolino tra le nubi, e io, da osservatore nato qual ero, potei rallegrarmi tra me e me di vedere i tratti del viso di Kenneth rilassarsi e perfino Devin abbandonare qualche briciola del rabbioso amor proprio che ultimamente sembrava seguirlo come un’ombra. A volte, tra un addestramento e l’altro, capitava che riuscissimo a sentirci soltanto dei sedicenni senza turbamenti di sorta. Erano momenti rari e preziosi, per noi, e di quei ricordi faccio tesoro ancora oggi.

“Trenta minuti di riposo, poi vorrò vedere cosa avete ricavato dall’addestramento delle ultime settimane” ci informò nostro padre dopo che il pane d’avena e il pesce salato furono terminati.

Duelli?” chiese allora Devin, con gli occhi accesi da un nuovo moto di speranza.

Almeno per qualche tempo puoi toglierti dalla testa che dia in mano una spada a te o a tuo fratello” lo frenò l’uomo, fulminandolo con lo sguardo. “E non pensare neppure che ti consentirò di fronteggiare Kenneth, in alcun modo, né quest’oggi né per molti giorni a venire.”

“Quindi corpo a corpo, signore?” domandò Kenneth per spezzare il momento di tensione.

Lord Morven assentì col capo.

Corpo a corpo.”

Dopo che avemmo riposato a sufficienza, allungammo i muscoli in vista dei combattimenti. Devin mi lanciava continuamente occhiate di ostentata rivalità che io mi sforzavo di ricambiare con pari slancio nonostante quella parte del codice d’onore cavalleresco non fosse mai stata una mia priorità, mentre per una volta era Kenneth a osservarci preoccupato.

Ma malgrado conoscessi la potenza dirompente degli attacchi di mio fratello, non avevo intenzione di rimangiarmi la parola, e non solo perché ciò avrebbe significato perdere la stima di Devin. Non ero un semplice aspirante soldato o cavaliere come chiunque frequentasse le lezioni dell’Accademia, ma un discendente diretto del suo fondatore e non avevo il diritto né il benché minimo desiderio di disonorare la mia famiglia.

Mentre mi avvicinavo a nostro padre per proporgli uno scontro tra me e Devin, riflettei sul fatto che nonostante tutto mio fratello si era sempre dimostrato il più affezionato alla tradizione cavalleresca di famiglia. Anche se sapeva bene che sarebbe stato Kenneth a ereditare tutto in quanto primogenito e che noi figli minori ci saremmo sempre dovuti accontentare di posizioni di poco rilievo rispetto a nostro fratello, lui non demordeva e almeno in ambito militare si teneva stretto ai principi con cui nostro padre ci aveva cresciuti: rispettare il codice, sempre e comunque.

Kenneth poteva avere una predisposizione fisica che lo avvantaggiava leggermente e il suo stesso entusiasmo, ma non era un combattente capace e resiliente quanto Devin.

In quanto a me, ero l’ultima ruota del carro. Non solo il figlio minore, non solo il meno portato per l’arte della guerra in senso fisico, ma anche il più morigerato e giudizioso: tutte caratteristiche che i più consideravano inadatte ai fuochi della battaglia.

Padre” chiamai una volta riemerso dai miei pensieri. “Vorrei essere il primo e sfidare Devin, se siete d’accordo.”

L’uomo, più alto di me di una trentina di centimetri, mi scrutò in viso come a voler scoprire del loro velo le mie sottili menzogne.

Non si tratta di sfide, Arlen, ma di incontri di addestramento” mi fece notare, marcando il mio palese errore.

“Sì, era quello che intendevo dire. Vorrei solo… misurarmi con Devin.”

“Sei tu o è Devin a volerlo?” continuò a pressarmi lui, lanciando un’occhiata a mio fratello, che si stava allungando pazientemente i muscoli dei polpacci a una decina di metri da noi. “Te lo sto chiedendo solo perché conosco bene le sue brame di onnipotenza, e con ciò che è successo ieri notte…”

Sono io” replicai a quel punto in tono determinato. “Con il vostro permesso, desidero migliorare. E Devin è uno dei migliori dell’intera Accademia.”

Dovetti sottostare a quello sguardo implacabile ancora per qualche istante prima che l’uomo annuisse, almeno superficialmente convinto dal pretesto che avevo imbastito sul momento.

D’accordo. Kenneth, lascia il campo libero ai tuoi fratelli.”

   
 
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