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Autore: drisinil    26/08/2022    2 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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9 - Sumimasen


12 ottobre 2012

L'inquadratura è quella di un cellulare montato sul cavalletto.

Di fronte, Yamamoto Taketora, in estremo imbarazzo, sposta il peso da un piede all'altro. Alle sue spalle, lo sfondo dei muri chiari della palestra, i riflessi dei tubi a led, l'orologio con la griglia per proteggerlo dalle pallonate, una pila di logori materassini blu accatastati vicino alla porta del magazzino. L'ultima luce del pomeriggio piove in diagonale da un finestrone laterale, di cui è inquadrato solo un angolo.

«Devo proprio?» sussurra Yamamoto, come se parlare a bassa voce potesse eludere l'occhio della telecamera.

«Devi. Subito» replica una voce dura, fuori campo e lontana rispetto al microfono.

Taketora si schiarisce la voce, si gratta il mento glabro, si passa entrambe le mani sui capelli, ai lati della cresta colorata.

Prende un grande respiro e poi si inchina. «Sumimasen!» esclama, con piglio militare.

«Io... » si strofina la nuca, storce la bocca. Poi inizia a sparare parole a raffica: «Io chiedo scusa a tutti i miei compagni di squadra, per aver approfittato della loro fiducia e riferito informazioni che dovevano restare private.»

Si interrompe, imbarazzato, vaga con lo sguardo oltre la telecamera, come se qualcuno stesse dandogli informazioni. Annuisce. Poi torna a guardare l'obiettivo. «Davvero, mi dispiace. Per giunta, non ho capito nulla di quello che ho sentito e quello che ho riferito era falso e tutto sbagliato. Sono stato un pessimo esempio per i miei kohai. Chiedo scusa anche al Capitano, che non ha nessuna ragazza e ci tiene che lo sappiano tutti...» si interrompe, sempre guardando oltre la telecamera.

Si sentono dei rumori di fondo, un cigolio, una serie di passi ritmati, fruscii nei pressi del microfono.

«Hey, hey, hey! Sei pronto Kuroo? Ma che succede? Che state facendo? » la voce fuori campo è riconoscibilissima. Anche la risata che segue.

«Shhhh» lo zittisce qualcuno. Un mugolio soffocato fa pensare a una bocca tappata con la mano.

Taketora arrossisce visibilmente davanti alla telecamera, in profondo imbarazzo per via di quell'imprevisto ampliamento della sua platea.

«Ma devo continuare davanti a loro?» bisbiglia, sospirando.

«Tanto lo vedrà mezzo mondo. Te lo sei meritato!» è la risposta bisbigliata da fuori campo. Risate soffocate, fruscii vari.

Taketora esita. «Almeno tagliate questi pezzi»

«Muoviti!» lo incitano sottovoce.

«Non succederà più» riprende Tora. «Mi sforzerò di essere discreto e rispettoso della privacy degli altri. Se qualcuno è stato offeso dalle mie parole, o ne ha sofferto, mi dispiace tanto, non volevo.»

Una breve pausa, parole sussurrate che non si riescono ad afferrare.

«Chiedo scusa!» conclude Taketora, scattando in un altro inchino formale.

Il video si chiude all'improvviso, lo schermo nero del tablet restituisce a Kei il proprio riflesso, il viso magro, le labbra sottili, gli occhiali.

Il link è stato postato un'ora prima da Tanaka, sulla chat della squadra. Kei lo ha guardato almeno dieci volte, per cogliere tutti i dettagli.

E' la nuova mossa di Kuroo, un tentativo creativo, visto che dal giorno dopo la sua visita, Kei ha smesso di rispondere ai suoi messaggi. Ha cancellato undici mail senza leggerle. Ha bloccato il numero sul telefono. Eppure, adesso, sta guardando quel video al rallentatore per l'ennesima volta. Ingrandendo molto, sulla finestra si coglie il riflesso del cavalletto e due figure sgranate: Kuroo e Kozume. Le tocca con le dita sullo schermo.

L'intromissione di Bokuto lo fa sorridere tutte le volte. Può immaginarsi, come se lo vedesse, Kuroo che gli tappa la bocca e lui che mugola interdetto in cerca di spiegazioni, che poi gli darà Akaashi. 

Per un attimo, Kei allenta il controllo e il suo cervello gli propone a tradimento un ricordo del ritiro, così netto da poterne sentire i contorni con tutti i sensi: loro quattro insieme, sulla soglia della palestra tre, che bevono litri d'acqua e sali minerali dopo l'allenamento. Kei è esausto, seduto sul gradino d'ingresso ascolta gli altri che chiacchierano. Non gli va di ammetterlo ma sono uno spasso, una compagnia piacevole e incredibilmente rilassante. Avverte la presenza di Kuroo in piedi dietro di sé, solido, ingombrante, protettivo. Si sente avvolto dal suo sguardo, stupidamente al sicuro, stupidamente contento.  Bokuto parla a vanvera, come sempre. Akaashi finge che sopportarlo sia uno sforzo, ma è abbastanza ovvio chi sia a far girare il suo mondo. E' una scena calda, che odora di sudore e asciugamani puliti e che Kei può rigirarsi nella mente da tutte le angolazioni, crogiolandosi nella dolcezza tossica dei piccoli dettagli. E' durata pochi minuti nella realtà, ma potrebbe star lì a contemplarla per ore.

Si sorprende a proiettare quel ricordo in un futuro immaginario in cui escono tutti insieme, loro quattro: ascoltano musica, bevono, ridono, parlano, guardano un film; in cui sono amici. Ma non lui e Kuroo, loro non sono amici. Non solo amici.

Fa male. Un dolore acuto e interno che toglie il respiro.

Kei scaglia il tablet in fondo al letto e tira su le cuffie. L'unica concessione a se stesso, assolutamente necessaria per sopravvivere al rigore delle proprie scelte, è il regalo di compleanno. Quattro ore di musica assortita senza alcun criterio, se non l'entusiasmo di Kuroo, sparata nelle orecchie per migliaia di volte, di continuo. Una sorta di veleno a lento rilascio, uno di quei farmaci palliativi, con effetti collaterali letali, da somministrare a pazienti già condannati.

Al fatto che Kuroo abbia una ragazza, Kei non ci ha mai creduto. Non ha idea da dove Yamamoto possa aver tirato fuori le sciocchezze che ha riferito a Tanaka, ma era sicuro che fosse un fraintendimento di qualche tipo. Yamamoto, proprio come Tanaka, non è lucido in tema di femmine.

Non è per quello che ha chiuso le comunicazioni, che sta cercando di tagliare i ponti. Cosa che poi è molto difficile quando dall'altra parte c'è un ottimismo sfrenato, una determinazione incrollabile. Ma quanto a testardaggine, Kei sa di essere in vantaggio.

Kuroo non ha una ragazza, va bene. Ma le parole dello stupido Yamamoto hanno ribadito a Kei una verità che non si può ignorare: a Kuroo le ragazze piacciono (che lui piaccia a loro è una penosa ovvietà). Kei lo sapeva, lo ha sempre saputo, ma lo stordimento di quel sabato sera glielo ha fatto dimenticare per una manciata di ore.

Gli piacciono le ragazze. Non smetteranno mai di piacergli. E se c'è una cosa che Kei ha imparato a sue spese, è che combattere le proprie inclinazioni è una guerra di logoramento senza vittoria, una causa persa dal principio. 

Va a riprendersi il tablet e cancella il video. Andato. Anche quello.

Sa che non è finita, però. Kuroo non si arrenderà così facilmente.

Ciò che si sono concessi sabato, ovvero all'atto pratico nulla, ha messo radici velocissime e tenaci e adesso sradicarlo è un'impresa tutt'altro che indolore. Ma necessaria.

Solo la distanza è un valido alleato. E anche il cattivo tempismo. Prima o poi Kuroo mollerà la presa. Si offenderà. Penserà male di lui. Troverà altri svaghi. Allora non avranno più nulla da dirsi. E potranno affrontarsi sul campo come rivali, separati da dieci metri di rete. 

Le ferite di Kei saranno più dure a guarire: pagherà a lungo averci creduto, anche solo per poche ore. Si formeranno cicatrici chiare, di quelle che restano silenti, e poi si fanno sentire all'improvviso, bruciando quando cambia il tempo: la nostalgia per un futuro impossibile.

A Bokuto, tutta la faccenda dovrà spiegarla Akaashi. E a pensarci, fa un po' piangere e un po' ridere.

 

   
 
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