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Autore: EleAB98    01/01/2023    6 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO I



Quel giorno di fine novembre infuriava un violento temporale. Normalmente Amanda ne sarebbe stata entusiasta, ma quella sera non lo era per niente. Non poteva restarsene bella comoda sul divano del soggiorno a sorseggiare un buon gin tonic mentre là fuori si scatenava quell'inferno che, sin da quando era piccola, l'aveva sempre affascinata?

Oddio, sempre! esclamò nella sua testa, roteando gli occhi per un istante. A dire il vero, adorava gustarsi lo scrosciante rumore della pioggia soltanto quando, appunto, se ne stava barricata in casa ad assistere a quel meraviglioso spettacolo della natura, seduta per ore dirimpetto alla finestra, gli occhi sgranati che saettavano qua e là per catturare le infinite gocce d'acqua che si posavano sui vetri per poi unirsi le une con le altre, rincorrendosi in quel gioco che tanto la incuriosiva.

Lo sguardo della ragazza continuava a perdersi tra i piccoli angoli di mondo che riusciva – seppur a malapena – a intravedere dal finestrino, mentre il taxi la conduceva a destinazione. La pioggia era talmente fitta che quasi non riusciva più a scorgere il profilo delle tante palazzine che si stagliavano nel centro della cittadina, come i passanti che inzuppavano il marciapiede. Non era mai stata a Padova, e non avrebbe mai creduto che la sua prima tappa nelle vesti di scrittrice errante sarebbe stata una città tanto diversa rispetto a Monferrato, il paesello di settecento anime in cui era nata e cresciuta.

Si strinse nel cappotto. Per un momento si chiese come sarebbe stato essere accolta da una folla urlante che, smaniosa ed eccitata, faceva di tutto per accaparrarsi un suo autografo. La cosa la spaventò ed entusiasmò nel contempo.

Amanda Benassi, sei proprio tu il nuovo fenomeno editoriale! Ce l'abbiamo fatta! Ce l'hai fatta! aveva esclamato, giusto qualche settimana prima, Alessandro De Dominicis, suo fidato agente letterario da ben cinque anni. A conti fatti, poteva ormai considerarlo un buon amico, o perlomeno Amanda lo trattava come tale. Non che si confidassero troppo, ma qualcosa le diceva che da quel momento, magari, avrebbe potuto conoscere il vero Alessandro.
D'altra parte, non sarebbe toccato a lui farsi carico di tutti gli aspetti burocratici che da quel punto in avanti gli sarebbero piovuti addosso? Come minimo gli doveva un'intera cassa di squisito vino rosso! aveva pensato, soffocando un sorriso sardonico. Alessandro era praticamente astemio. Assai raramente sorseggiava alcolici, non fumava, non si perdeva in chiacchiere inutili. L'uomo perfetto, insomma.

Un leggero tocco sulla spalla la fece sussultare. «Sei nervosa?»

Amanda si voltò di scatto. «Nervosa? Io?! Sto soltanto tremando dall'agitazione!» replicò, rabbrividendo alla constatazione di Alessandro.

L'altro sorrise. «Andrà benissimo, vedrai. Sei il nuovo astro nascente dell'—»

«Editoria italiana degli ultimi dieci anni e bla bla bla... Potresti smetterla di ripeterlo, per favore?» lo supplicò, tra il divertito e lo scocciato.

«Che posso farci se è così?» ribatté lui, scrollando le spalle. «I romanzi non li ho scritti certo io!»

Amanda tornò a guardarlo. Capelli scuri, profondi occhi verdi, labbra sottili, lineamenti delicati. Un leggero accenno di barba. E un sorrisetto che non prometteva niente di buono.

«Dico sul serio», riprese lui, senza scostare lo sguardo dalla ragazza. «Dovresti essere fiera di te stessa.»

«Se sono arrivata fino a qui lo devo soprattutto a te», replicò Amanda, scrollando il capo.

«Se sei arrivata fino a qui è perché hai talento. Accettalo una buona volta!»

«D'accordo, Ale, d'accordo», convenne Amanda. «È merito di entrambi. Contento?»

L'altro incrociò le braccia, la testa riversa all'indietro.

Amanda si trattenne dal ridere.

Sei impossibile! le aveva detto sempre lui in simili circostanze – e lo avrebbe fatto ancora se soltanto non avesse giudicato sin troppo incombente la presenza del tassista, che a quanto sembrava stava origliando con un certo interesse la conversazione tra i due.

Penserà di sicuro che siamo una coppietta in procinto di spassarcela da qualche parte, ma quanto si sbaglia! si disse Amanda con un sorriso.

D'altronde, l'uomo non aveva dato segno di conoscerla; di sicuro non immaginava neppure che fare lo scrittore potesse considerarsi un lavoro paritario agli altri, persino redditizio – per quanto fosse, ai più, un traguardo irraggiungibile.
Amanda sapeva benissimo che il talento non bastava per sfondare in un campo nel quale la concorrenza era più che spietata, e non si faceva problemi ad ammettere candidamente quanto fosse stata fortunata a ritagliarsi un posto tra "i grandi" della narrativa contemporanea. A dirla tutta, la parte più nascosta di sé pensava ancora di non meritarsi un simile titolo. C'erano tanti scrittori esordienti degni di essere scoperti, acclamati o anche solo apprezzati, e Amanda sperava, per quanto il suo fosse un pensiero alla Thomas More¹, che ognuno di loro potesse avere la sua occasione.

Dopo la laurea quinquennale in Architettura, aveva speso tutte le proprie energie per realizzarsi in quel campo lavorando per molti mesi in uno studio privato, e il più delle volte aveva quasi accarezzato l'idea di proseguire la formazione accademica passando per un dottorato di ricerca.
Ma poi, come spesso accade, la verità le era piombata dinanzi agli occhi in maniera del tutto inattesa.

Doveva scrivere un libro. Voleva scriverne uno. 

Durante gli anni universitari aveva accantonato questa forte esigenza a favore di un qualcosa di più concreto e meno favolistico – come lo definiva sempre sua madre –, ritrovandosi persino a sbattere la testa su formule astruse di Fisica e Matematica. D'altra parte... un architetto poteva considerarsi davvero tale se non conosceva a menadito le leggi più importanti della Fisica? Secondo il professor Testaccio – l'insegnante più cinico, odioso e severo che avesse mai incontrato – una persona con un simile bagaglio culturale poteva direttamente iscriversi a Storia dell'Arte o a un'Accademia di Design, dicendo addio per sempre alla Facoltà di Architettura.

Se pensate di venire a studiare qui soltanto perché vi sentite portati per il disegno, avete sbagliato strada! La Fisica, ragazzi! La Fisica è TUTTO!

Amanda rabbrividì. Per un attimo ebbe quasi l'impressione di risentire la sua voce, di rivedere quello sguardo arcigno fisso su di lei; quasi le sembrò di ritrovarsi ancora lì, rannicchiata in una delle tante aulette tristi e anguste insieme agli altri studenti, con l'aria timida e spaesata di chi non ha mai studiato Fisica sul serio perché proveniente da un liceo linguistico, con addosso la costante sensazione di non essere all'altezza, di non riuscire a superare quello scoglio che, a tutti gli effetti, le era parso assolutamente insormontabile.

Eppure ce l'aveva fatta. Aveva affrontato quel cagnaccio con coraggio e prontezza di spirito, strappandogli un misero ventidue che però ad Amanda era suonato come un vero e proprio inno alla libertà. Ma la più grande, assoluta libertà le si era presentata dal momento esatto in cui aveva ripreso in mano carta e penna. E non per abbozzare chissà quale progetto architettonico – nossignore! –, bensì per scrivere... il suo primo romanzo. Il primo di una lunga serie, avrebbe constatato dopo qualche anno.
Da quando aveva ripreso confidenza con le parole, non era più riuscita a smettere di cibarsene. E adesso, contro ogni sua aspettativa, il suo ottavo romanzo aveva scalato tutte le classifiche. Le peripezie del commissario Beltrand avevano avuto un gran successo. E a quanto pareva, erano piaciute proprio a tutti.

«Mozzafiato, Amanda! Semplicemente mozzafiato!»

Queste erano state le parole di Alessandro; parole che, non sapeva perché, le rimbombavano a più riprese nella testa, nelle orecchie e nel petto. Aveva provato una forte emozione a quell'esclamazione così sincera e naturale, malgrado Alessandro l'avesse elogiata sin dagli esordi. «Sei sempre più brava», le aveva detto solo qualche anno prima, riuscendo a stento a contenere l'entusiasmo. Come agente letterario aveva rappresentato moltissimi scrittori, ma con nessuno di loro aveva intrattenuto un rapporto di lunga data com'era invece accaduto per Amanda. «Mi piacerebbe molto occuparmi anche dei tuoi prossimi romanzi. Sempre che tu voglia concedermi questo onore e sia rimasta soddisfatta del mio servizio», aveva poi aggiunto, mentre con calma si sorbivano un caffè nero di fronte al distributore automatico dell'agenzia di Alessandro.
Amanda non ci aveva affatto pensato su. Alessandro era stato un ottimo agente, oltretutto lo trovava un ragazzo a modo, intelligente ed empatico – per certi versi anche piuttosto riservato. Non le sarebbe dispiaciuto proseguire sulla scia di una fruttuosa collaborazione che, tra le altre cose, le aveva regalato innumerevoli soddisfazioni. Proprio per questo gli aveva rifilato un entusiastico .

«Siamo quasi arrivati», proruppe Alessandro, strappandola di nuovo alle sue riflessioni.

Amanda fece un bel respiro.

OkayPosso farcela.

«Saranno in tanti?» domandò, scrutando il tassista con la coda dell'occhio. Sembrava che a quell'uomo corpulento non interessasse più granché di ascoltare cos'avessero da dirsi lei e Alessandro.
Si accasciò sul sedile, sollevata e non meno eccitata.

«Si stima che all'evento parteciperanno almeno duecento persone, se si escludono giornalisti, editori, traduttori, grafici, lettori editoriali e—»

«Qualcun altro?»

Amanda strabuzzò gli occhi. Come avrebbe gestito un simile marasma?

«Credo sia tutto», rispose l'altro, manifestando una calma invidiabile.

«Mi dici come fai a essere così tranquillo?»

Silenzio di tomba.

«Dio, sono così stupida!» riprese Amanda, fintamente scioccata. Si piazzò una mano in fronte in un gesto teatrale. «I romanzi li ho scritti io, di certo non tu!» esclamò sarcastica, parafrasando quanto aveva detto lui pochi minuti prima.

Ad Alessandro scappò un sorriso divertito. «La protagonista della serata sei tu. Cerca di goderti il momento, okay?»

Amanda non replicò e sorrise a sua volta. Nonostante la forte emozione minacciasse di non farle pronunciare neppure una sillaba, avrebbe senz'altro seguito il suo consiglio.

 

[1] Thomas More: filosofo e pensatore inglese, autore del celebre romanzo satirico Utopia, nel quale si dipinge una società ideale, completamente esente dal male e dall’opportunismo.
 
   
 
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