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Autore: _Alcor    16/11/2023    6 recensioni
Quando Ashley riceve la possibilità di tornare indietro nel tempo per impedire la morte della sua migliore amica, la afferra senza esitazione. Ma deve riuscirci nei minori tentativi possibili, perché ogni reset le strapperà una parte della sua umanità.
Eppure, si dice, diventare un demone pur di salvare quella ragazza non sembra così male.
{ho un debito creativo enorme verso il kagepro | e per la cover di fight song di Izuru | angst&loop temporali}
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Warden of humanity'
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XVII.
[Ronye Brionac]

Lazerin | Registrata singolarità mnemonica | EINHERI A�h!∅y St�rl1n∅ ( ▪ ▪ ▪ ▪ ▪ errori) | Si consiglia di interrompere le operazioni di manutenzione di “LAZERIN”, per disfarsi dell’entità che lo rallenta.



Una folata rabbiosa alza la sabbia e me la schiaffeggia sugli occhi, mollo la lattina tiepida sul telo e soffoco un ringhio. La risata di Palo mi echeggia nelle orecchie, quasi fa sparire i sussurri viscidi per un istante. «Fazzoletto?»

Scuoto la testa e mi sfrego le palpebre, le scaglie grattano la pelle come carta vetrata. «Cos’ha il tempo, oggi?»

Ashley scrolla le spalle, sposta lo sguardo sullo sdraio dove Yelena dorme, coperta da un paio di giacchette che abbiamo raccattato in giro. Alza il naso: il cielo è una macchia scura di nuvole grigie.

Raccatto la lattina. «Piove sul bagnato.»

«Succede.» La melodia di decine di violini arriva dalla tasca dei pantaloncini di Ash, tira fuori il cellulare. Sotto la ragnatela di fratture del display brilla il viso arruffato di Limy, ha una macchia di inchiostro lungo la guancia.

Il vento sgarbato le sposta la frangetta rossa, corruga la fronte.

Le tendo la mano. «Vuoi che faccio io?»

Batte le nocche sulla gamba e si alza. «Me la caverò bene.»

Ne dubito. Le prendo un lembo della maglia. «Palo.»

Ashley blocca lo schermo: il trillo dei violini svanisce, il vento freddo e i sussurri gorgoglianti mi sfiorano le orecchie. Si accuccia con le braccia appoggiate sulle cosce e mi fissa negli occhi; vicino all’attaccatura dei capelli ha decine di puntini rossi lì dove si è strappata le piume di dosso.

«Me la caverò bene,» dice.

Allungo le mano per tirarle uno scappellotto, ma mi blocca il polso. Si arroventa come se me l’avessero stretto con un ferro caldo. Le unghie si allungano, una membrana sottile collega le dita. Me la scrollo di dosso.

Mi lascia andare senza proteste, arriccia le labbra in un sorriso sarcastico. «Queste reazioni da tsundere poi, da te, non me le aspettavo.»

Ashley salta indietro e le tiro un calcio istintivo, mi afferra la caviglia. Brucia! Sulla pelle affiorano decine di quelle scagliette. Si stacca e ricade sulla sabbia di culo, scrocchia le nocche e torna a guardare lo schermo.

Stava schivando ancora prima che la colpissi. Che diamine–

Mi porto le gambe al petto, mi tremano le spalle ma mi trattengo dal chiederle cosa sei diventata? Ho paura della risposta. «Questa situazione è ingestibile.»

Il vento ruggisce, mi schiaffeggia la faccia e trascina via le giacchette di Yelena. Si perdono tra i mulinelli di sabbia e gli ombrelloni chiusi, un paio si sono inclinati e spezzati di netto.

Sorride, quieta. «Io la trovo gestibilissima. Yelena ci lascia fare quello che vogliamo e, guarda, questa volta non ci siamo fatti neanche una ferita!»

«Che la Guardiana dell’umanità ci lasci fare questo casino è strano!»

«Sono convincente.» Allarga le braccia, si alza con un saltello energico. «E tu ti preoccupi troppo, ora scusami… Ho una telefonata da fare.» Infila le ciabatte e si incammina per la battigia, le voci striscianti si perdono nello sciabordio delle onde.

L’ennesima folata gelida mi frusta la faccia, raggiunge Ashley e le gira intorno come uno scudo. Porta il cellulare all’orecchio e calcia un’onda, schizza spuma ovunque. È terrificante quanto sia rilassata.

Se continua a negare la realtà, parlerò con l’unica che può costringerla.

Vado allo sdraio, riposino o meno almeno lei dovrà darmi ragione. La Guardiana dorme come una bambina beata, le metto una mano sulla spalla. È ferma, il petto non si muove neanche di una virgola. Una morsa d’ansia mi stringe lo stomaco, la scuoto. «Oi!»

Yelena apre gli occhi e prende una grossa boccata d’aria, si accartoccia contro il mio petto e tira una scarica di tosse. Non mi sono sbagliata, non stava respirando fino a un attimo fa. Mi afferra il braccio, un filo di sudore le cola giù dalla tempia. La membrana che collega le dita retrocede, le scaglie si riassorbono alla pelle.

Le stringo la mano. «Ashley non è normale.»

«Ah, Ashley, sì.» Tira su il viso, gli occhi punteggiati di stelle sono dilatati e rossi. «Cosa… cosa c’è?»

Che ha? Accidenti. «Hai capito quel che ti ho detto?»

Annuisce. «Senti, rimani indietro… Stai direttamente fuori dalla spiaggia finché non ho finito.»

Non mi piace come l’ha detto. Seguo il suo sguardo, spaccature profonde si irradiano intorno ai piedi di Ashley. Sabbia e acqua cadono nelle profondità della terra. «Ti aiuterò.»

«Oh, nonono.» Si mette in piedi, le gambe le tremano e mi finisce addosso. Stringe i denti e accende i palmi di azzurro. È penosa, una dea non dovrebbe essere così. «Non ha più coscienza di sé, non ne usciresti bene.»

Non stiamo parlando di un animale. «Cambio di programma. Ci parlo io, tu tornatene pure a dormire.»

«Ronye, per favore, no.»

La terra trema, un boato risale le fratture e si distorce in un grido. Una rampa di roccia si impenna di fronte a noi e sale, sale, sale fino a far sparire la schiena immobile di Ashley. Mollo Yelena e la risalgo di corsa, la guardiana si sfaccia con un «ow!»

Una raffica raccoglie l’acqua verdastra e la fa turbinare intorno a Palo, che rimane immobile con il telefono all’orecchio.

Mi sporgo dalla rampa, saranno nemmeno tre metri di discesa ripida che terminano in una sottile passerella di sabbia bagnata circondata da entrambi i lati dal baratro. L’acqua marina si rovescia nei buchi come una cascata.

Deglutisco. Yelena è l’unica che può fermare Palo con la forza, ma se la lascio fare rischio di lasciare che venga fatta fuori. Fatti coraggio, non tremare! Mi lascio scivolare giù, il fondoschiena gratta sul ruvido. Tocco terra e mi avvicino a passi leggeri.

Le raffiche mi smuovono i capelli, sono un bel cambio dal solito freddo crudele del ghiaccio ma ne farei a meno. L’uragano racchiude Ashley come uno scudo; il misto di acqua, conchiglie e alghe cela il suo profilo. Prendo fiato. «Cretinetti!»

L’idiota sussulta. Gira la testa e mi tende la mano, gliela stringo. Uno strattone mi trascina dentro l’occhio del ciclone, arpiono le spalle di Ashley e mi premo contro di lei per non essere trascinata via.

Vado a fuoco.

La febbre di alza e gli occhi mi si appannano; l’urlo del vento si attutisce, sostituito dai sussurri. Sono vocette sottili e malevole, ridono. Mi avvolge con un solo braccio. «Scusa, mi sono fatta prendere dai pensieri.»

«Te l’avevo detto che ti avrei dato una mano.» Scaglie mi affiorano sulle mani una dopo l’altra, i canini mi pungono la lingua.

«Ma dovrei sapermela cavare da sola con una cosa così facile.» Mi accarezza la schiena. «È che… mi ha chiesto come sto.»

«Scusa?»

«Non sapevo come risponderle.»

Ashley allarga le braccia e la spingo, ancora una volta ho l’impressione che si sia fatta indietro ancora prima che la allontanassi. Stringo i denti; bile mi si accumula in gola, la mando giù a fatica.

«Non stai bene, su questo dovremmo essere tutti d'accordo.»

«Suppongo che si possa dire così…»

«Testona…» Un ringhio basso mi risale la gola, serro gli occhi. «Più che fare la spavalda, dovresti chiedermi aiuto.»

«Perché?»

«Perché sono la tua migliore amica.»

«Perché?»

Siamo amiche, che c’è tanto di difficile da capire? «Ci siamo conosciute in terza elementare, quando ti sei trasferita con i tuo–»

Mi tira un colpetto sulla fronte. «Ci possiamo anche conoscere da tanto tempo ma guardarti in faccia mi innervosisce.»

«Guarda che è reciproco in questo momento.»

Un fulmine si abbatte in mezzo al mare, il rombo mi spacca la testa e alza una colonna d’acqua. Scariche le avvolgono le braccia e mi addormentano i muscoli. Mi posa una mano sulla spalla, l’elettricità si pianta a terra e asciuga la piattaforma di sabbia che ci sostiene. La scarica mi paralizza, brucia ogni briciola di coraggio di cui dispongo. «Palo fai male.»

Stringe. «Dovrei volerti bene, sei la mia migliore amica.»

Qualcuno mi aiuti. Scintille che le vorticano intorno esplodono come una bomba, mi arroventano la pelle e bruciano gli occhi.

Non voglio morire così.

Le risale malefiche si ravvivano, Ashley mi sta parlando ma non riesco a sentirla.

Ho paura.


[A�h!∅y St�rl1n∅]




Riemergo dal baratro.

Una colonna d’acqua statica si allunga verso il cielo, l’odore di bruciato e salsedine mi pizzica il naso. La sabbia intorno a me è diventata una lastra di vetro rovente che mi scalda le suole.

Ho paura.


La voce di Ronye è un piagnucolio penoso nella mia mente. Tra le dita stringo un einheri macchierellato di viola, il colore si diffonde in rivoli disordinati sulla superficie.

Non voglio morire così.

La colonna d’acqua si sfalda e scroscia a terra, mi inzuppa fino alle ossa e irrita gli occhi. Lo sfrigolio del vetro che si raffredda svanisce dopo pochi istanti. Non riesco a togliere gli occhi dall’einheri di Rho, il viola si sta diffondendo così velocemente.

Con ogni secondo che la trattengo la sto avvelenando.

Brucia.


Yelena si ferma all’inizio della passerella di vetro, fradicia da capo a piede e con un’alga verde che le pende dalla spalla. Una sagoma elettrica si stacca da lei, cammina a passi rapidi e avvolge le dita intorno a Ronye. Sbatto le palpebre.

Tempo di un respiro e Yelena si avvicina, mi strappa l’einheri di mano. Non faccio nemmeno resistenza, non voglio più sentire quelle urla. Le sagome elettriche si staccano dal mare e tendono sulla battigia cristallina, cadono nella voragine. Un istante dopo da un’onda le raggiunge e si butta nel vuoto con uno scroscio violento.

Una sagoma elettrica corre in cielo, inseguita da un aeroplano. Decine e decine di sagome si sfalsano dagli ombrelloni, i gabbiani e mi mostrano il futuro prossimo.

Yelena avvicina la pietra al petto, ogni tre rivoli viola che spariscono uno compare e serpeggia tra gli sbozzi. La mia stessa presenza sta rallentando l’influenza benefica della guardiana.

E non mi importa. Perché non mi importa!?

Una sagoma si stacca dai miei piedi, chiude le distanze con la dea e le mette le mani intorno al collo. Serro gli occhi, non si realizzerà. Non è una predizione che voglio, non dopo–

Un singhiozzo frustrato mi chiude la gola, Ronye è di nuovo una pietruzza e non riesco a esserne triste.

Yelena avvolge un panno intorno all’einheri macchiato, lo infila nella tasca dei pantaloni. «Sei d’accordo che è stata passata la misura?»

Annuisco, non mi fido della mia voce in questo momento. Mi punta gli occhi screziati di stelle addosso, quasi si aspettasse di sentirmi dire altro. Che devo dirle? Ha ragione, cambiare il passato non è per esseri umani.

«Non usare quei poteri, dovrebbe bastare a rallentare la degenerazione.» Mi dà la schiena. «Appena mi riprendo torneremo indietro, ti darò modo di salutarla ed eliminerai l’anomalia per me. Poi, ti piazzerò tra le stelle, indipendentemente da quante vittime farai.»

Si aspetta che uccida altre persone, eh. Non che le abbia dimostrato di saper fare di meglio. Mi abbraccio le spalle. «Grazie.»

Si ferma sul posto, ma non mi guarda in faccia. «Di cosa?»

Una sagoma elettrica si stacca da me, stende il braccio e Yelena cade di faccia e scivola giù per il baratro. Succederebbe tutto in meno di un secondo, se lo volessi. Sono così potente rispetto a lei che potrei rubarle il titolo di guardiana. Sussurri e risate mi riempiono le orecchie, se prendessi il suo posto potrei creare un mondo a mio piacimento.

Uno dove Ronye è viva, Yelena è libera dai suoi rimpianti e io…

Io potrei smettere di essere tormentata dai desideri di Ashley Sterling.

Soffio via tutta l’ansia che mi preme sul petto. «Mi lasci la possibilità di rivederla un’ultima volta. È un rischio stupido da prendere.» Faccio una risata senza forze. «Ma molto gentile da parte tua.»

«Non gentile,» ribatte Yelena, tagliente. «Non voglio rimanere con altri sensi di colpa.»

Peccato che importi solo a te di questa cosa.



[.note a margine]

Ad inizio progettazione la morte di Ronye per mano di Ashley era l’unico evento di cui fossi sicura. La scena non è rimasta minimamente come l’avevo progettata. Kirbo e NonLoSo mi ha fatto modificare l’importanza di Ronye nella fic, Tubo mi ha fatto scoprire let it die, che è diventata la OST dell’intero capitolo. Swan e Slaine hanno ugualmente influito sulla gestione dei personaggi.

Laplace è un lavoro bello differente rispetto a quello che avrei potuto fare da sola.

Also Mixxo, compare di scrittura, volevi il breakdown di Rho. Spero che questa alternativa non ti dispiaccia.

Love y’all.

  
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