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Autore: Signorina Granger    26/11/2023    3 recensioni
The leaves are all falling, and they’re falling like they’re falling in love with the ground
🍁🍂
I. Cinnamon Rolls
II. Cinnamon Butter
III. Cosy night
IV. Coffee date
V. Reading date
VI. Trick or Treat
VII. Movie night
VIII. Corn maze
IX. Caramelized apples
X. Football match
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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X. Football match  


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Orion stava iniziando a pentirsi seriamente di essersi unito ai vicini recandosi allo stadio per assistere ad una delle ultime partite di football della stagione – sport che a dire la verità, in un atteggiamento molto poco patriottico, non aveva mai seguito con particolare interesse –, disputata nel New Jersey tra i New York Giants e i Philadelphia Eagles. Si era stupidamente fatto traviare dalla prospettiva di tutti quei bei ragazzi in pantaloncini, ma aveva presto finito col ritrovarsi a patire il freddo pentendosi della decisione presa mentre se ne stava seduto su una di quelle gelide seggiole di plastica rossa, il colore dei Giants, con le mani guantate sprofondate nelle tasche e stretto tra Kei, che sembrava essere sul punto di trasformarsi in un ghiacciolo a sua volta, e un Mathieu al contrario alquanto rilassato mentre seguiva la partita.
“Cazzo, fa freddissimo…”, mormorò Kei battendo i denti e agitandosi leggermente sulla sedia nel vano tentativo di non stare fermo troppo a lungo nella stessa posizione e contrastare così il gelo di fine novembre, stretto nel pesante cappotto nero che indossava. Orion non poté far altro che annuire, sprofondando sempre di più con il viso nella sciarpa blu notte mentre un boato esplodeva sugli spalti a seguito di un touchdown.
“Davvero? Io sto benissimo.” Mathieu, che stava seduto stando leggermente in avanti, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il cappotto aperto, con sommo orrore dei due vicini, parlò con una stretta di spalle mentre si guardava attorno con pacata aria perplessa, come chiedendosi per quale motivo tutti i tifosi attorno a lui fossero tanto vestiti. Quando i suoi occhi azzurri indugiarono sui volti di Orion e Kei vide che entrambi lo stavano fissando come se gli fossero improvvisamente spuntate un paio di antenne sulla testa.
“Ma tu dove sei cresciuto?! Perché io sono stato persino in Russia diverse volte e il freddo qui lo sento eccome!”, balbettò Orion prendendo a dondolare leggermente su se stesso mentre si pentiva di non essersi unito a Gabriel, Carter e Moos, che avevano declinato l’invito a seguire la partita in diretta molto più saggiamente di loro. Mathieu invece si esibì in una debole stretta di spalle mentre si sfilava la sciarpa dal collo che aveva iniziato a dargli fastidio, facendo sì che Kei lo guardasse con i bulbi oculari sempre più sul punto di schizzare fuori dalle orbite.
“In Québec fa freddissimo, non so se quanto in Russia, ma di sicuro più di qui… Di norma la temperatura a dicembre gira attorno ai 10° sotto zero.”
Ma la gente come sopravvive?”, domandò Kei rivolgendosi all’amico con un sopracciglio inarcato mentre Jackson, accanto a lui, agitava stizzito il suo contenitore vuoto di patatine unendosi ai cori di protesta a seguito di un punto mancato.
“Che cazzo ne so, mi sto gelando il culo anche in New Jersey. Ah, meno male, c’è Esteban con il cibo. Finalmente una buona notizia.” Ed ecco che improvvisamente Orion ricordò l’altro motivo che l’aveva spinto nel New Jersey. Il cibo e i giocatori di football.
L’unica buona notizia”, borbottò Jackie con aria cupa mentre fissava torvo i giocatori in campo, metà vestiti di verde e l’altra metà di rosso e bianco, ed Esteban si riuniva al gruppo munito del suo indissolubile sorriso e un enorme vassoio carico di patatine, hot dog e salse.
“È stata un’impresa, al prossimo giro si sacrificherà qualcun altro.”, asserì il cubano prima di rimettersi seduto accanto a Jackson, un tantino esausto nonostante fosse temprato da anni di pratica di sport estremi dopo aver dovuto patire la fila e la calca per prendere da mangiare. Tutti i vicini sembrarono ben felice di sporgersi verso di lui e di passarsi i loro preziosi snack, e Kei versò una quantità industriale di ketchup sulle patatine esibendosi in una pigra stretta di spalle e in un commento che Orion decise di ignorare, troppo preso dalla fame:
“Io vorrei tanto, ma se mi perdete poi dovrete sopportare Orion da soli, impresa ancora più ardua.”
“Siamo sotto di troppi punti, perderemo di sicuro.”, mormorò Jackson sconsolato tenendosi il capo tra le mani, la schiena china in avanti e i gomiti piantati sulle ginocchia mentre fissava tetro la partita in corso e che al momento vedeva la squadra newyorkese in svantaggio: riusciva quasi a sentire le imprecazioni che suo padre, a casa, stava pronunciando davanti alla televisione ignorando gli inutili richiami indignati della moglie.
Però quelli vestiti di verde sono più carini dei nostri.”
“I verdi sono gli Eagles, Orion, noi tecnicamente tifiamo per i Giants.”
“Parla per te, io non sono newyorkese, io tifo per la figaggine! Ma gli altri perché non sono venuti, si perdono i fighi in pantaloncini.”
“A me piace quello rosso di capelli.”, sentenziò Esteban indicando uno dei giocatori usando la sua bottiglia di birra mentre Jackson, oltre a trovarsi d’accordo con il vicino, si prendeva qualche istante per riflettere brevemente sui vicini assenti e sulle motivazioni che li avevano portati a non unirsi a loro in quella gelida mattina di fine novembre, quando ancora erano tutti pieni da scoppiare di tacchino dopo il Thanksgiving.
“Gabriel doveva portare i suoi nipoti da qualche parte, Moos lavorava e Carter… Carter non lo so.”
“A me ha detto che doveva scrivere, ma scommetto tutte le proprietà dei miei genitori che in realtà in questo momento se ne sta svaccato sul divano con una birra a guardare una serie tv in mutande.”
Mathieu si strinse nelle spalle prima di prendere un sorso di birra pensando all’amico che di certo stava facendo lo stesso, solo seduto comodamente sul divano e di certo non davanti ad una partita: malgrado le apparenze Carter non si poteva considerare affatto un tipo sportivo. Ma di certo avrebbe gradito la vista dei giocatori in pantaloncini, e il canadese suggerì ai vicini di scattare delle foto da tramandare agli assenti.




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Dopo due mesi siamo alla fine di questa Raccolta e ormai alle porte dell’inizio del periodo natalizio, che con mio gran dispiacere un po’ costringe a mettere da parte le vibes autunnali. Ringrazio tutte le persone che hanno commentato i vari aggiornamenti, chi ha semplicemente letto e naturalmente coloro che mi hanno mandato i personaggi di cui ho scritto nel corso delle settimane, spero abbiate gradito queste dieci piccole OS.
A presto,
Signorina Granger
   
 
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