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Autore: _Alcor    11/01/2024    7 recensioni
Lamenti di dolore arrivano dalle viscere della terra. Nel caso migliore si tratta di un serpente mitologico in attesa di vendetta, nel caso peggiore si tratta di un cavaliere che ha vissuto per mille anni in totale isolamento.
Armato di spada e una buona dose di sprezzo del pericolo, Caelum si immerge in una grotta vicino alla città dove presta servizio. L’unica cosa che sa è che, qualsiasi cosa si trovi là sotto, non può essere umano.
{ispirata a Survival dei TesseracT}
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Warden of humanity'
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[Caelum Rothschild]







Una mano fresca mi accarezza la tempia.

Aspetto il dolore, ma non arriva. Il peso di un lenzuolo mi scalda la pelle e un lieve tepore pervade un’orecchio. Quasi rende sopportabile essere sdraiati sulla nuda roccia.

Dischiudo gli occhi, incontro le iridi screziate di bianco di Yelena a malapena nascoste dai riccioli neri. Ha le palpebre gonfie, fresche di un pianto che sarà durato parecchio.

Accenna un sorriso. «Sei vivo.»

«Complimenti per le doti d’osservazione, Shaw.» La voce esce roca, ho la gola secca.

«Non riemergi per quattro giorni e fai il saccente per prima cosa? Sei orribile!» Fa una risata debole, mi picchietta indice e medio sulla fronte. Mi è seduta accanto a gambe incrociate, i pantaloni bucherellati e strappati. Calarsi qui dentro non le sarà stato facile.

La sala sotterranea è a malapena rischiarata dalla luce aranciata della lanterna abbandonata accanto al mio orecchio. Anche se è sparito lo strato spesso di ottone e il sangue, non credo ci siamo spostati da quella in cui erano sigillati il linnormr e Mons. Non me la vedo tentare di trascinarmi in giro con la poca energia che ha. Alzo il braccio, nessuna traccia degli artigli o graffi. Dannatamente conveniente dopo tutto quello che è successo.

Yelena tira fuori da una tasca interna del mantello bianco l’unico gufo di legno che ho intagliato fino in fondo. Me lo porge, è caldo al tatto, gli occhietti scuri scintillano alla luce del fuoco.

Il legno per rappresentare la mia famiglia d’origine, una scultura intagliata per rappresentare il mestiere che ho lasciato, il gufo per rappresentare il nome che ho abbandonato prima di prendere Caelum.

Ho speso una quantità allucinante di tempo solo per incidermi addosso anche quest’anno che avrei donato la mia vita alla protezione delle altre persone. E intanto Mons ha speso ogni singolo istante di veglia degli ultimi mille anni a prestare fede a quel giuramento, senza essere visto o riconosciuto da nessuno.

Yelena sospira, come se si preparasse a discutere. «È già passato il giorno per il giuramento, ma nessuno avrà da ridire se lo fai con me ora.»

«È la Guardiana a decidere se accettare o meno.»

«Lo farà. Puoi fidarti?»

Certo! Dopo la tua svista ne ho proprio voglia di farlo.

Stringo la base della statuetta, il legno cede leggermente sotto le mie dita. Ho usato del tiglio per farla, è morbido e non si scheggia… Avrei fatto meglio ad usarlo come legna da ardere. «Lascio il nome Rainer ai tuoi piedi e prendo Caelum; prometto di utilizzare le quattro parole solo nei casi necessari a preservare l’umanità e a prendere le armi contro chiunque rompa le palle.»

Lancio la statuetta a Yelena che colta alla sprovvista la prende al volo, il legno si accartoccia in una stellina azzurra che rimane inerte tra le sue dita. La stringe al petto.

La Guardiana ha davvero accettato il giuramento anche così. Schiocco la lingua, non so cosa mi irrita davvero. La dea non interferisce, posiziona i pezzi sulla scacchiera che si offrono di essere utilizzati e fa accadere le cose.

Yelena mi accarezza la tempia, il gesto ammorbidisce la morsa di un mal di testa di cui non mi ero reso conto. Mi porge un fiaschetta aperta, odora come una tisana qualsiasi per far rilassare. «Bevi, ti aiuterà a buttare fuori lo schifo dal tuo corpo.»

Sposto la coperta e mi metto a sedere, so per certo che non mi è rimasta addosso nessuna influenza del linnormr ma me lo porto alle labbra perché è un’abitudine farlo senza pensare.

Ma mi ha mentito.

La stacco senza aver bevuto un sorso. «Come sapevi che era lì?» Yelena tiene il cappuccio calato sul viso. Parecchi viaggiatori lo fanno quando sono lontani da casa, un modo per ricordare a chi incontrano che sono un’immagine della Guardiana, ma l’associazione ora mi dà fastidio.

«L’hai visto quindi…» Il sussurro echeggia intorno a noi. «Come stava?»

«Ti ho fatto una domanda.»

Yelena arriccia il naso, contrariata. «Che hai?»

«Perché mi volevi convincere che fosse Mons a chiedere aiuto? Quella che sentivamo era la voce del linnormr. Vuoi dirmi che tra i tuoi studi c’è perfino la lingua di mostri?»

Sussulta. «Che ne sai tu–»

«Aveva i polmoni pieni di piante. Non poteva parlare.»

Yelena dischiude le labbra, un lampo di orrore le attraversa lo sguardo; si fa più piccola ma non può andarsene ed evitare la conversazione quando ci sono tonnellate di pietra sopra la nostra testa.

Si tortura le dita. «C’erano testi…»

Attendo, la rabbia mi ribolle nello stomaco. Ho condotto Mons alla morte con le mie mani, se avessi saputo la situazione di partenza senza giochetti avrei potuto fare qualcosa. Trascinare la Guardiana giù dai cieli e costringerla a salvarlo!

Yelena prende un lembo del cappuccio e lo cala un poco di più sul volto, le posso vedere solo le labbra premute in una linea sottile. Tremano. «Glaciator riportava in una delle sue lettere che uno degli schermitori aveva preso giuramento perpetuo e di quanto lo ammirasse, Lunae in uno dei suoi diari aveva un riferimento astruso a…»

Parla a macchinetta, fa una lista di nomi leggendari per l’ordine e qualche citazione che solo lei può capire. Vorrei crederle come al solito, ma quella pietra nera avrebbe potuto risolvere tutto. È più logico pensare che l’ordine abbia chiuso qualcuno qui giù per puro spirito di tortura o che Mons sia stato vittima di una trappola di qualcuno di esterno?

Il respiro mi si incastra in gola, lancio un’occhiata alla fiaschetta aperta con il suo odore floreale innocuo.

…non è questione di logica. È semplicemente che la seconda opzione mi fa meno male. Chiunque abbia ingannato Mons è già morto da secoli, non ci sono colpevoli da trascinare ai piedi della bilancia argentea per giudicarli.

«Yel… l’hai sigillato tu qua sotto?»

«Sei impazzito!?» L’urlo pieno di sdegno si distorce ed echeggia nella sala.

È la risposta ovvia, ma l’orrore che le vena la voce è una rassicurazione che non sia stata lei. È pur sempre Yelena. Sospiro e mi porto alle labbra la fiaschetta, per una qualsiasi ragione lei non si fida abbastanza di me ma voglio fidarmi di lei. Il liquido è freddo e fa schifo, come tutti gli infusi a base di erbaccia.

Lo scolo fino all’ultima goccia e gliela rendo, i morsi della fame mi aggrediscono lo stomaco. «La prossima volta che hai sospetti di qualcosa di simile in corso, vieni da noi subito. Non stare a inventarti richieste di aiuto.» O carteggi tra gente leggendaria.

Yelena si alza e scrolla la polvere dai pantaloni lisi. «Non pensavo mi avresti creduto.»

«Ardens l’avrebbe fatto per entrambi.»

Rimane impalata come se l’avessi schiaffeggiata. Soffia, rassegnata e mi tende la mano. La accetto, mi tiro su con la coperta da piegare.

«Scusami,» dice.

«Sì, Caelum. Se ci sarà qualcun altro da salvare, lo dirò chiaramente. Anche se l’unica prova che ho della cosa è un sogno premonitore donato dalla Guardiana.»

Trattiene una risata. «Sì, Cael.»

«Sì, cosa?» Gli angoli della bocca mi si piegano verso l’alto, raccolgo la lanterna da terra. Pesante com’era diventata la pietra nera da spostare, sarà qui a terra da qualche parte. Chissà dove… Un colpetto di nocche contro la spalla risveglia una serie di acciacchi che mi avvolgono tutto il corpo. Yelena sbuffa. «Non ripeterò quella filastrocca.»

«Va bene.» Se voglio che mi dica le cose chiaramente devo diventare affidabile per primo. «Fammi cercare una cosa e andiamo.» Giro l’intera sala sotto lo sguardo stralunato della mia compare, non ce n’è traccia della pietra. Non c’è nemmeno la polvere lasciata dalla morte del mostro. «Yel, hai preso qualcosa da qui?»

Tentenna. «Qualcosa cosa?»

«Una pietruzza nera, grande come una moneta.»

Si morde il labbro, una smorfia preoccupata le distorce l’espressione. Rivolge un’occhiata all’unica uscita, arrivando avrà visto i picchetti a terra e le corde. Scuote la testa. «Non ne so niente.»

Con le braccia sottili che ha, non riuscirebbe nemmeno a trascinarla in giro.

Do un’altra occhiata, niente da fare. «Fa nulla. Usciamo.»





Fare il tragitto per uscire dalle grotte è stato peggio di scenderci, butto il braccio fuori dal varco d’uscita e mi isso. Solo pochi raggi di sole filtrano dall’intreccio fitto delle fronde, ma chi se ne frega!

Gonfio il petto d’aria, l’odore di muschio, umido e piante è un miglioramento netto dall’aria malata che ho respirato negli ultimi giorni. Alzo le braccia, niente più roccia sopra la mia testa.

Yelena, ammaccata e con la mantella bianca ancora più sbrindellata di prima, mi attende già in piedi appoggiata a un albero. «Hai finito?»

Scuoto la testa. «Lasciamelo assaporare ancora per un minuto.» Annuisce, tira fuori dalla tasca uno dei nostri fischietti segnalatori. Sarà quello di Ardens? Ma uno schermitore non se ne separa mai. L’improvviso dubbio che sia scesa a recuperarmi senza dire niente al suo ragazzo mi coglie; se è successo davvero ci aspetta una ramanzina da record al nostro ritorno.

La raggiungo e le prendo il braccio. «Meglio muoversi.»

«Ma possiamo ancora aspettare, se ne hai bisogn–»

«Nono, figurati. Sai com’è.»

«So com’è e tu sei rimasto giorni sottoterra!»

«Ho più paura di lui.» Non voglio avere a che fare con Ardens agitato, è peggio di una mamma quando ci si mette.

Raggiungiamo il santuario; non appena poggiamo un piede sulla piattaforma di pietra i passi si accendono uno dopo l’altro di un bagliore azzurro.

La statua del linnormr è aumentata di stazza: le scaglie a malapena accennate sono state sostituite da grosse placche metalliche. Davanti a lui un cavaliere brandisce la spada dorata, colto nell’atto di corrergli incontro.

Ai loro piedi decine di ibisco decorano il sostegno.

Rimango impalato. «Per-perché?»

«Ha restituito l’onore al legittimo proprietario.» Yelena mi mette le mani sulle spalle e si sporge per guardare il complesso.

«Poteva salvarlo prima, più che…»

«E il suo nome sarebbe rimasto nell’ignominia di aver “rifiutato” di continuare il giuramento.» Il tono amareggiato mi coglie alla sprovvista. «Alla morte agli umani non rimane altro che le loro gesta.»

La stoccata arriva chiara e forte.

«Avrebbe voluto vivere,» protesto.

«E io avrei voluto salvarlo prima.» Alza gli occhi, come se attraverso i rami verdi potesse vedere la collezione di stelle che veglia sull’umanità. Tira fuori dalla tasca la gemma generata dal mio giuramento e la lascia andare, la pietra si libra e orbita intorno alle due statue come se fosse attirata dalla loro gravità. «Ma ehi, prima o poi la sua stella tornerà di nuovo sulla terra, avrà un’altra occasione. Noi intanto dovremmo assicurarci che tutti sappiano chi era realmente Mons!»

Mi piace l’idea. «Non so neanche da dove iniziare.»

Yelena sogghigna. «Con uno schermitore rimasto tre giorni e tre notti a combattere al suo fianco e una statua spuntata dal nulla, convinceremo i compaesani in fretta. Il resto… lo capiremo.»





[Ronye Brionac]







Sprofondo nel divanetto rosso fuori dalla sala delle esposizioni temporanee, il nuovo catalogo del Granaio stretto tra le dita. Serro le labbra e mando giù lo sbadiglio che mi risale la gola. È la prima mostra da mesi che Ashley aiuta ad allestire, e non ho l’energie per stare un minuto in piedi di più a guardare vecchie fibbie di uniformi e spade arrugginite.

Il cellulare in tasca vibra, sicuramente una notifica dal gruppo per la ranked. Se evitavo di fare le tre del mattino con loro su Galaxies Collide sarei stata meno stronza.

Sfoglio le pagine patinate: una fila di foto di documenti risalenti a prima della fioritura degli aster, una solo dipinto di un Ardens ragazzo con il resto della famiglia del reggente e alcuni bozzetti dei membri dell’ordine dalla matita di Aer.

L’ultima pagina ha una foto del vecchio santuario in mezzo alla montagna con la statua di Mons e il linnormr. Sento ancora la voce esaltata di Ashley nelle orecchie che ripete tutto ciò che sono riusciti a trovare su ogni singola persona.

Immagina provare a convincere tutti che un essere umano abbia vissuto per mille anni! Non so neanche come gli sia venuto in mente, ma alla fine sono riusciti a convincere abbastanza la popolazione che il reggente ha dovuto cedere. Anche se molte delle prove che han portato sappiamo con sicurezza che sono dei falsi prodotti con l’aiuto di qualche esperto. Tipo, ti immagini!?

E poi ridacchiava, esaltata all’idea di qualche complotto. Richiudo il catalogo; per quel che mi riguarda che gli abbiano creduto è un miracolo o una mossa politica.

Le gambe lunghe di Ashley spuntano dalla sala delle esposizioni temporanee, l’orecchino votivo al suo orecchio cattura la luce delle ampie finestre e scintilla. Accanto a lei, Yelena si abbraccia i gomiti e distende le labbra, malinconica. I ciuffi rossi incorniciano un viso da trentenne, a cui non riesco a mettere una data precisa; gli occhi punteggiati di bianco, simili a un cielo stellato, sono immersi in un altro tempo. Non sono nemmeno sicura che stia davvero ascoltando Ash.

Mi alzo. «Round due?»

Ashley fa una smorfia. «Credo che faresti meglio a sdraiarti, dai l’idea di cadere da un momento all’altro.»

«Esagerata.» Mi cedono solo le gambe, nulla di ingestibile. Tu sei quella con occhiaie tali da sembrare un panda.

Yelena fa un passo indietro, in direzione della sala. «Meglio che vi riposiate entrambe. La gelateria dovrebbe essere appena aperta.»

Mi scambio uno sguardo con Ashley, la proposta è allettante. Recuperare zuccheri per ricaricare le batterie, un giro nel fresco per svegliarmi e la possibilità di parlare di qualcosa di diverso da vecchi eroi morti e complotti. Ruoto l’anello intorno al pollice. «Tu vieni?»

Yelena scuote la testa.

«Vi raggiungo dopo, rimango un altro po’.»





[.note a fine pagina]



La storia è uno spin off del demone di Laplace ambientato suppergiù duecento anni prima, nessuna delle due richiede l’altra per essere compresa perché sono entrambe complete in sé stesse (Almeno, l’obiettivo era quello!) Leggere entrambe dovrebbe essere solo un modo per sapere qualcosa di extra dei personaggi.

Per la questione delle ispirazioni, stavolta sarò più sintetica.

-Sono stata vittima come tutti quelli cronicamente online del flood di video su incidenti nelle grotte, ma l’ispirazione maggiore è stato Floyd Collins, in merito c’è un video bello lungo di Internet Historian.

(https://www.youtube.com/watch?v=bNm-LIAKADw)

-Il diritto di guida, detenzione, interrogazione e punizione per conto della guardiana è ispirata ai giudici della Ten-Lords Commission di Star Rail. Essere più specifica e comprensibile mi richiederebbe cinquecento parole, ma di base si tratta di giudici che si dividono i quattro compiti essenziali per occuparsi della gente che sta per soccombere alla fantasy!malattia della lore.

-L’idea di Mons soldato-albero è un riferimento all’aspetto base dei Mara-Struck di Star Rail (https://static.wikia.nocookie.net/houkai-star-rail/images/a/ab/Enemy_Mara-Struck_Soldier.png/revision/latest/scale-to-width-down/1000?cb=20230501074659), ma ho inserito una dose di hanahaki disease (https://fanlore.org/wiki/Hanahaki_Disease) perché è il massimo che riuscirò mai a scrivere sul trope.

Grazie per essere arrivati alla fine! Come al solito, la storia che pensavo di scrivere non è sopravvissuta all’effettiva pubblicazione. Le impressioni preziose che mi sono state lasciate mi hanno portato ad espandere alcuni dettagli e fatto capire di più dei personaggi. Al punto che so con sicurezza che mi scapperanno un altro paio di spinoff su elementi meno importanti.

Quindi grazie in particolare a Mixxo, NonLoSo_18, CASTORE, fiore di pesco, Tubo Belmont, Slane999new, Kirbo e Glenda.

Y’all made my day.

  
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