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Autore: Espero    31/05/2005    2 recensioni
ritratto di un eroe fallito da giovane
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero giovane

Ero giovane. Non ero un Dio nello sport. Non ero il primo della classe. I risutati li ottenevo con fatica. La mia mente si stiracchiava assonnata tra le nubi della mia esistenza inconsistenze e di repentino cambiamento. Vivevo sfrecciando annoiato tra il vivere altrui. Mai un gruppo fisso. Ero appestato dal tragico afflato virulento dell’incostanza e del non voler essere. Non volevo essere limitato. Non volevo sentirmi obbligato. Non volevo annoiarmi. Non volevo annoiare. Paranoie e paradossi di apparente oscurità saettavano nel mio ego. Così mi sentivo un spirito libero. Oltre umana l’ambizione di indipendenza. Infine ricadevo sempre nella stessa contraddizione. Abbiamo bisogno degli altri per vivere. Le mie manie di solitudine erano vere. Dei miei spazi non potevo fare a meno ma fino a che punto? A che prezzo? Rendendomi conto che la dolorosa solitudine non faceva parte di me dovevo ammettere che gli altri hanno un senso e hanno un ruolo nella nostra vita. Cosa porta allora noi a pensare che il giudizio degli altri non abbia valore? Non è forse la pietra del confronto? Del giudizio non dobbiamo vivere però dal giudizio dobbiamo apprendere di noi e degli altri. Innanzi tutto la sincerità con se stessi è fallace. Non siamo mai realmente sinceri fino a che non esteriorizziamo il nostro pensiero. Quando una fantasia, un ragionamento entra allo stridente impatto e attrito con il reale fuori che ci circonda allora inizia ad assumere una forma, una concretezza. Come un preparato sospeso che si deposita. Solo con molta più violenza e dolore. In questo contatto quello che fatto pensato e immaginato acquista un peso, quello del confronto con gli altri. Ho sempre detto di non avere problemi a dire le cose in faccia. Calato nel ruolo del giusto smisi di accorgermi la selezione che inconsciamente facevo tra cosa doveva appartenere alla mia sincerità e cosa cadere nel dimenticatoio tra scuse, attenuanti, rancori. Nuovi volti per voi spettatori, nuovi volti per me attore. Di rappresentazione in rappresentazione decadevo nello squallore. Ha veramente senso pensare di essere liberi? Quando riconosciamo che dagli altri non possiamo prescindere cosa ci può ancora dare l’illusione di poter sopravvivere nella nostra essenza? Quale forza è richiesta? Se ti rendi conto di non possederla o di non averla mai posseduta? Uno smacco netto. Un’epifania schizofrenica di una nottata di primavera. L’accavallarsi di immagine cangianti e oniriche. Alcol, sonno, droga, troppi ricordi, troppi dolori, troppi pensieri e persone che giocano a nascondino dentro di te tra i tuoi sentimenti. Socchiudi gli occhi e prende il trip. Tenti di artigliarti alla terra con le unghie, ai flebili fili d’erba con i polpastrelli ma troppo stanco e troppo forte è il delirio che ti aspetta. Persa ogni presa del fenomeno slanciato dal mio masochismo naufrago nel deliquio lancinante dei miei sogni. Un incubo lungo una notte. Privo di senso. Colmo di significati. Paura, rabbia, frustrazione, amore. Ma non è questo il momento. Sono stanco.

  
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