Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Ricorda la storia  |       
Autore: kannuki    27/08/2010    5 recensioni
Amitiele è un Arcangelo. Uno di quello con le palle. E' mancina, fotofobica e stende Caduti con una Remington Ultra-Tech 870. Si è messa in testa di dare la caccia a Lucifero per movimentare le giornate sempre uguali, fregandosene dei divieti.
Adrien Lebeau non è un sant'uomo. Ha perso l'anima nella lotta contro il Demone che cercava di possedere la bella Safyia. Adrien è un eroinomane autolesionista. Per questo ha deciso di buttare tutti i rasoi e si è lasciato crescere la barba.
“Mia nonna diceva sempre che era meglio darsi alla fuga, se ti trovavi di fronte un Angelo del Signore. Che i motivi, di solito, erano due: portare messaggi o strappare qualche anima prima del tempo. Tu perché sei qui?”
Gabriele ghignò come un folle, soppesò un coltello da caccia dalla lama brunita e lo infilò nella cintura dei pantaloni. “Ho l'aria di uno che reca una missiva?"
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'La Mano Sinistra di Dio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Amitiele aveva poche certezze nella vita. Una di questa, la teneva saldamente stretta fra le dita della mano sinistra. La canna della Remington Ultra-Tech 870 carezzò dolcemente la sua gamba sinistra, scivolando subito dopo sul cemento divelto del muro crollato anni prima della sua venuta. Amitiele guardò nel mirino e inquadrò il Caduto e il suo servo di 'scena', come lo chiamava lei. Scostò gli occhialini sulla testa e strinse gli occhi di un azzurro stupefacente.

Amitiele era un Arcangelo. Uno di quello con le palle, mica bruscolini.

Amitiele era mancina e questo la faceva sogghignare. La mano del Diavolo.

Amitiele pensava che il rock and roll non fosse un'invenzione del Demonio. Steve Tyler lo era.

Amitiele aveva deciso che il pollo alla Diavola era il suo piatto preferito. Quel condimento era demoniaco.

Tirò un sospiro divertito e seguì il Caduto con la sua vista perfetta. Peccato fosse fotofobica. E quello sì che faceva ridere, pensò premendo il grilletto e ricaricando in fretta. Il primo per il Caduto, il secondo per il servo di scena, lo schiavetto deputato ai lavori più sporchi che nemmeno i Demoni volevano fare.

Il Caduto urlò quando il colpo lo raggiunse e si voltò dalla sua parte, mentre Amitiele usciva dal suo nascondiglio e camminava decisa verso di lui, il giubbotto aperto a mostrare un top che avrebbe scandalizzato quel vecchio bacchettone di San Pietro. Beh, è vero, pensò indossando bene l'arma fra le braccia e scaricando al petto e alla testa una serie veloci di colpi che lo fecero volare contro il muro. Amitiele lo raggiunse per assicurarsi che fosse morto, lo cosparse di acqua benedetta e si alzò sulle gambe. L'acqua evaporava e la carne si liquefaceva nei punti in cui era caduta. Con un sorriso seducente, Amitiele baciò la punta delle dita e soffiò verso il corpo esanime che si incendiò illuminandole il volto e costringendola ad abbassare gli occhialini sul nasino alla francese. Posò la canna della Remington sulla spalla sinistra e sospirò contenta. Uno in meno. Altri ne verranno, pensò muovendo il collo indolenzito. Ma per stasera, aveva fatto il suo dovere. Doveva solo dire le preghierine, fare rapporto al Capo e infilarsi sotto le coperte.

- - -

Amitiele vuole fare cosa?!”

Una Voce tuonò nei Cieli e il Principato tappò metaforicamente un orecchio. Almeno, se l'avesse avuto, l'avrebbe fatto. Il suo compito era portare i messaggi che gli Arcangeli inviavano quotidianamente per posta pneumatica. Compito che si era fatto piuttosto ingrato, da quando Amitiele era stata inviata sulla Terra.

Rileggilo!”

Il Principato si schiarì la voce. Se avesse avuto delle corde vocali, essa sarebbe risultata vagamente isterica. Spiegò la pergamena e annunciò l'intenzione dell'Arcangelo di sfidare Lucifero per 'dare un taglio a quelle stronzate senza fondo.'

E' un nuovo modo di dire?” domandò incuriosito.

La Voce parlò e il Principato 'prese appunti'. Poi pensò che 'ci sarebbe stato da ridere', come dicevano gli umani e sorvolò veloce i Cieli portando il Messaggio.

- - -

You got me runnin' wild and free”. Amitiele ballava per la stanza roteando la maglietta in ampi cerchi sulla testa. Saltò sul letto, mimò una immaginaria chitarra e scosse i lunghissimi capelli neri che le arrivavano alla vita. Si esaurì in un grido di tutto rispetto, e si inchinò al pubblico sentendo la testa leggera. Sbuffò per eliminare una ciocca di capelli che le era finita sul naso e sulla bocca e si distese sul letto a braccia aperte. Spense la musica e sentì subito bussare dal piano superiore. Che palle, pensò facendo una linguaccia al proprietario dell'appartamento. Dire una parolaccia ogni tanto era un peccato veniale, no? Lei era lì per stendere Caduti e il Buon Dio non se la sarebbe presa... no?, pensò tirando in fuori il labbro inferiore. Si guardò attorno con fare comico e sogghignò uno 'scusa Capo' diretto al soffitto. Si addormentò di colpo e come tutte le notti fece sogni felici.

- - -

Cadere non era mai divertente. Il giorno prima sei lì a farti gli affari tuoi, a cantare con le schiere di Angeli, ad inebriarti della Luce e il giorno dopo ti schiantano sulla Terra dopo uno schifoso volo di miliardi di chilometri. Pretendono che impari a camminare nel giro di pochi minuti, prima che non dannato avvoltoio ti pisci sulla testa, e quando finalmente sei in piedi, il peso del corpo umano ti fa sentire goffo e lento. Soprattutto con un corpo come il suo. Centoventi chili di muscoli distribuiti su un metro e ottantacinque di altezza. Il termine giusto era ingombrante. Gabriele si guardò le mani e i piedi e grugnì di disappunto. Un attimo prima sei essenza celeste e un attimo dopo carne e sangue... e sporcizia, pensò lustrando i palmi delle mani fra loro. Si mise in ginocchio e provò ad alzarsi, un millimetro alla volta. Faceva male. Non gli avevano detto che sarebbe stato così doloroso il suo cammino. Cammino che non avrebbe potuto a compiere se non imparava alla svelta! Posò le mani a terra e si tirò su, goffo come un neonato che impara i primi passi. Dopo un minuto di quello strazio, perse la pazienza e decise che sapeva camminare. Spostò i muscoli rigidi delle gambe e sospirò alzando gli occhi al Cielo. Perché non li rifornivano anche di abiti, quei geni dell'Attico?! Gabriel pensò che quel deserto non era proprio deserto, quando intravide un'abitazione alle sue spalle. Poteva sempre chiedere un prestito di abiti. Non rubare, si ricordò camminando deciso verso il bucato steso ad asciugare. Il cielo era bigio e stavano già cadendo le prime gocce di pioggia. Sbirciò le nuvole che chiudevano il Cielo come un tappo gonfio di pioggia e un ghigno si formò all'angolo della bocca. Allungò il braccio e si rifornì di quello che aveva bisogno.

- - -

Amitiele emerse dal sonno chiedendosi se quel pizzicore alle labbra volesse dire qualcosa. Ci passò la mano sopra e voltò nel letto sospirando. La maglietta che indossava si alzò sullo stomaco e lei la tirò giù lentamente. Poi mosse le gambe sotto le lenzuola e aprì gli occhi. Era notte o giorno? Ecosistema di merda, pensò adocchiando il cielo gonfio di pioggia che rovesciava la sua furia sulla città dannata. Di nuovo, le labbra pizzicarono e le mordicchiò senza pensarci. Un vecchio racconto diceva che quando un Angelo ti sussurrava un segreto all'orecchio, posava un dito sulle tue labbra e diceva 'shh'. Una specie di giochino innocente. Amitiele pensò che prima o poi, un bambino dispettoso gli avrebbe dato un morso come si doveva, all'Angelo che si prendeva la libertà di fare lo scemo in quel modo. Infilò la mano nei capelli neri e lunghi che ornavano il cuscino e si stirò come una gatta, pensando che un corpo agile e veloce come quello che aveva inconsciamente scelto mentre cadeva, era quanto di più sexy ci fosse sulla piazza. Un metro e settanta per cinquantacinque chili di agilità sovrumana. Il resto era tessuto adiposo ben distribuito per fare impazzire gli uomini, pensò guardando la grandezza del seno che aveva scoperto essere classificabile come una 'terza'. Quando sei essenza e luce, non hai bisogno di reggiseno e vestiti. Non avevi le vesciche ai piedi per colpa delle scarpe, non dovevi lavarti i capelli e nessuno ti fischiava dietro facendo commenti osceni.

Ancora impigrita dal sonno, grattò il naso che prudeva. Era come se qualcuno la stesse infastidendo. Veloce, come sono la luce poteva esserlo, infilò la mano sotto il cuscino, agguantò la pistola e la puntò all'indietro, sopra la sua testa contro il mento dell'essere che ghignava appollaiato sulla sponda del letto. Subito, Amitiele ricordò i versi di una poesia che aveva letto tempo prima.

Riverso sul cuscino il capo avvampato affonda,
Esanimi dal letto pendon candide membra;
Con ansiti repentini già cessa di fluttuare
Nel soffocato afflato il palpito di quel cuore”

Tirò indietro il grilletto e storse la bocca piegando la testa per guardarlo meglio. Era un Incubo. Che diavolo voleva da lei, quell'essere abominevole?

L'Incubo graffiava il legno su cui era seduto con lunghi artigli ricurvi, soffiava dai buchi che aveva al posto delle narici sul muso e rantolava, un gorgoglio orribile che faceva venire i brividi lungo la schiena. Mai, mai un Incubo si era permesso di avvicinarsi ad un Angelo del Signore di sua spontanea volontà. Amitiele voltò sullo stomaco e si mise in ginocchio, sempre tenendolo sotto tiro. I testi di Demonologia si azzeccavano parecchio: un Incubo non si accoppiava mai volentieri con un umana. Provavano ribrezzo nei confronti della carne e reputavano l'atto osceno e degradante. Se era lì, aveva un messaggio da consegnare.

Sto aspettando” disse a bassa voce fulminandolo con i suoi occhi azzurri. Il Demone lasciò cadere una specie di pergamena sul cuscino. Riconobbe il sigillo di Lucifero e alzò un sopracciglio. Fece segno alla bestia di andarsene e ben volentieri quella acconsentì. Quando fu certa di essere sola, Amitiele usò la canna della pistola per raccogliere la pergamena e la posò sul tavolo, stando ben attenta a non toccarla. Si diede della sciocca: era solo carta e ceralacca rossa. Spezzò il sigillo lasciando che una fumata rossa e nera salisse verso l'alto. Zolfo, pensò annusando l'aria. Il Vecchio Caprone stava scherzando o cosa?, si domandò con una smorfia comica sulle labbra quando terminò la lettura.

- - -

Aveva bisogno di scarpe, pensò affondando i piedi nella terra bagnata mentre si dirigeva presso la città. Qualcosa gli diceva che sua Sorella stava per mettersi nei guai, ma di quelli con la G maiuscola. Non che fossero veramente imparentati, era un modo di dire. Lassù sono tutti Fratelli e Sorelle. Gabriele si infilò nei vicoli sordidi della città e quasi calpestò un topo. Scarpe e un'arma potente, decise sentendo la pioggia che colava nel colletto della maglia che indossava. Aveva anche bisogno di un soprabito con un cappuccio. Si guardò attorno quando un rantolo lo costrinse ad inginocchiarsi presso un vagabondo morente. L'uomo lo guardò e lo riconobbe, vide la sua vera essenza e un minuscolo sorriso si disegnò sulle labbra. Spirò e Gabriele lo benedì osservando la sua anima salire lentamente verso l'alto. Mille anni di Purgatorio se avrai fatto il bravo, pensò chiedendo perdono per il gesto che si apprestava a compiere.

Siamo chiusi!”

Gabriele spalancò la porta dell'armaiolo con aria stupita. In quella città peccaminosa e ignobile, come era possibile che un mercante di morte avesse un orario di chiusura? “Buon uomo, mi serve un'arma.”

Serve a tutti un arma, qual è la tua?”

L'Arcangelo studiò il gestore, un vecchietto canuto e rattrappito che si reggeva a stento in piedi. Stava morendo lentamente.

A cosa ti serve?”

A stendere Caduti, pensò con un sorrisetto interno. “Difesa personale” rispose appoggiando le mani sul bancone e rimirando le armi in mostra. “Vorrei provarle” disse indicando col dito. Alzò lo sguardo e si accorse che il vecchio lo stava fissando. Forse per via degli occhi che risplendevano di luce angelica. Batté le palpebre smorzando il bagliore che emanavano.

Mh” grugnì il vecchio posando le armi accanto alle sue mani. Gabriele le soppesò una ad una e le scartò. Dopo mezz'ora trovò quello che faceva per lui: si trattava di un vecchio fucile d'assalto M16A2 Carabine M723. Roba che scottava, come dicevano sulla Terra.

Li hai, i soldi?”

Certo” disse infilando una mano nella giacca e traendo fuori del denaro che prima non c'era. “Bastano?”

L'armaiolo lo fissò negli occhi per un breve istante e annuì senza dire una parola “dono della casa” borbottò posando sul bancone pallottole e una Walther P99 con tanto di silenziatore. L'uomo le guardò con una smorfia “quella la può usare anche una donna”. Lo disse con un tono di disprezzo che non capì.

Grazie, buon uomo.”

Salutami quella piccola disgraziata e dille di passare a trovarmi ogni tanto...” borbottò distraendolo dalle sue manovre di occultamento delle armi. L'armaiolo sorrise di fronte la sua espressione di stupore. “Tu quale sei, sei Sette?”

Gabriele” rispose a mezza bocca.

Ah”rispose mettendosi a sedere con molta difficoltà su una sedia malconcia ma solida. “Quello che mancava.”

Altri sono venuti qui prima di me?”

Praticamente tutti” rispose ghignando “tranne Michele. Da quello che dice la piccola, ha un debole per le armi bianche.”

Dov'è Amitiele?”

L'uomo scrollò le secche spalle e scosse la testa, le mani appoggiate al bastone che portava sempre con se. “Un po' qua, un po' la. ”

Gabriele lo fissò in silenzio “come hai fatto a riconoscermi?”

Quando sei molto vicino alla morte, come me, ti accorgi subito se un Emissario di Dio ti entra nel negozio” mormorò in tono che sembrava ironico “gli occhi, ragazzo. Gli occhi.”

Gabriele spostò lo sguardo su una superficie rilucente e vide che brillavano “non posso farci niente.”

Mia nonna diceva sempre che era meglio darsi alla fuga, se ti trovavi di fronte un Angelo del Signore. Che i motivi, di solito, erano due: portare messaggi o strappare qualche anima prima del tempo” borbottò sovrappensiero “tu perché sei qui?”

L'Arcangelo ghignò come un folle, soppesò un coltello da caccia dalla lama brunita e lo infilò nella cintura dei pantaloni. “Ho l'aria di uno che reca una missiva?” domandò facendo un saluto con la mano ed uscendo in strada. Era più o meno vero, pensò cercando di captare la presenza di Amitiele nella città. Si nascondeva bene, brava. Doveva stanarla prima che la scema cadesse nella dannazione eterna. Un brusco malumore lo aggredì. Spera che arrivi in fretta, o ti strapperò personalmente le piume una ad una, Sorella!


  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: kannuki