Sono da fustigare a vita!
Chiedo venia e perdono, ma (e questo è
un segreto di stato) ho un bel po’ di casini da mandare avanti e mi stavo
totalmente dimenticando di questa cosa…me si
inginocchia davanti a voi tutti.
Ok, capitolo che fa pena, ma diciamo che
ci vuole….
Capitolo 6:e ora quanto resisti?
“Nami-chan hai
bisogno di aiuto?” se non fosse stata per la situazione assai assurda, Nami si
sarebbe anche divertita a vedere Roronoa alle prese con il biondo.
Ma la situazione era quello che era.
“Va al diavolo!” si spiaccicò per l’ennesima
volta la mano sul volto nel sentire la sequela di bestemmie che lo spadaccino
lanciava contro il cuoco.
Almeno avevano ripreso il mare. Quell’isola
le dava il voltastomaco, ma soprattutto, erano i sorrisi idioti che le
bruciavano. Tutti gli abitanti dell’isola sembravano essersi accorti del
disastro avvenuto e ridevano come idioti ogni volta che li vedevano.
Alcuni, soprattutto giovani, arrivavano
fino al porto per poter fissare loro, i due poveri idioti che si erano beccati
la maledizione.
“M-ma Nami-chan. Mia adorata…” aprendo
le dita della mano guardò il grazioso siparietto che le si parava davanti al
naso.
Sanji non si era accorto di nulla, ma
anzi, continuava la sua corte spietata.
Sbuffando lievemente si chiese quanto
tempo Zoro avrebbe impiegato a prenderlo a calci. Ma lo spadaccino era diverso
da lei, lei lo avrebbe già steso al suolo a suon di pugni, o magari adulato
riuscendo così a toglierselo dalle scatole.
Ma Zoro…
“Devi imparare ad adularlo” lo
rimproverò non appena lo spadaccino la raggiunse.
“Fallo tu” le ringhiò contro l’altro
andando a nascondersi dietro il suo corpo, aehm,
scusate mi sono sbagliata, il corpo dello spadaccino. “Giuro che non appena
torno ad essere me stesso lo affetto!” brontolò spiando il ponte sotto di loro.
La navigatrice sbuffò ancora.
“Guarda che per la prossima isola ci
vorranno almeno due settimane di navigazione”
lo avvisò poi. Voltando di poco il capo guardò se stessa posarsi al suo
fianco. Accidentaccio se era bassa.
“E col tempo?” Zoro si sedette a terra
scivolando lentamente esausto.
“Per ora tutto tranquillo” rispose stringendosi
nelle spalle.
Quella almeno era una cosa positiva. E con
la scusa che Roronoa era sempre sul ponte poteva controllare la rotta ed i
cambiamenti climatici.
Guardando la figura, che era Zoro nel
corpo della navigatrice, seduta a terra, Nami si accorse che probabilmente
quello a cui stava avendo più problemi era proprio lo spadaccino. Non se ne era
mai accorta prima, forse era diventata immune alla corte di Sanji o forse era
così abituata a stendere a suon di pugni il biondo, ma la corte del cuoco era
davvero pesante.
Certo che quel babbeo poteva pure difendersi.
E pensare che erano più le volte che menava le mani contro il cuoco che le
volte che parlava.
“Perché non ti difendi?” chiese abbassandosi
ai livelli di Zoro e guardandolo in faccia.
Zoro di tutta risposta scosse le spalle.
“Il tuo corpo è debole.” Mormorò poi
atono facendo saltare una vena sulla fronte di Nami.
Maledetta Dea e maledetto il giorno che
aveva conosciuto Rufy.
“Vedi di criticare di meno” sbottò
risentita stringendo le mani sui pantaloni.
Picchiare lo spadaccino era il suo
desiderio più grande al momento, probabilmente anche più grande del voler
tornare nel suo corpo. Ma forse, no!
“E che intendi fare, scappare ogni volta
che Sanji ti vede?” lo stuzzicò puntandogli un dito su di un braccio e
continuando a premere divertita dalla situazione.
“Tu suggerisci qualcosa di diverso?”
sbottò l’altro risentito.
Cercò di spintonare il proprio corpo,
tanto, lui non era di certo fatto di carta velina, ma niente. Era fermo
immobile nella stessa posizione di prima e sul suo volto vedeva spuntare un sorriso
vittorioso.
Inalberato come una iena si alzò per poi
andarsene come era arrivato. In silenzio per non farsi beccare dal cuoco.
Nami lo guardò andarsene e sospirò
ancora.
Se fosse stata ancora nei suoi panni
avrebbe messo su una scommessa: quanto ancora lo spadaccino avrebbe resistito
prima di avere una crisi di nervi?