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Autore: sihu    28/04/2011    5 recensioni
La loro non era mai stata una vita facile, mai.
Fin da quando erano venuti al mondo avevano dovuto fare i conti con la crudeltà delle persone, sperimentando fin da subito l’isolamento e l’abbandono. Per gli altri non erano altro che rifiuti della società, i figli del demonio.
Trovare un motivo per tirare avanti ogni santo giorno, magari sorridendo, non per niente facile. A volte neppure per un tipo vulcanico come Rufy.
Era lui il vero fulcro del trio. Nei momenti peggiori ai due fratelli più grandi bastava guardarlo ridere, ingenuo come quando era bambino, per trovare il coraggio di continuare a sfidare il mondo. Tutto sommato si era sempre trattato di uno scambio piuttosto equo: i due fratelli più grandi insegnavano al piccolo a vivere, lui li faceva ridere e li metteva di buon umore.
Ora però, ogni cosa è andata persa; il trio è distrutto.
Tre uomini sull’orlo del baratro incontrano tre donne destinate ad influenzare le loro vite, sia nel bene che nel male. Riusciranno i tre fratelli a tenere fede alla promessa?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO SETTE
ANNIVERSARI E RICORDI: CHIUDERE CON IL PASSATO

- Due anni esatti dopo gli avvenimenti di Marineford -

La ciurma di Cappello di Paglia navigava per i mari della Rotta del Grande Blu da abbastanza tempo per averne ormai assorbito a pieno le dinamiche. Dopo lo smarrimento iniziale delle prime ore tutto era diventato normale, talmente prevedibile da essere quasi noioso. Da quando avevano ripreso il viaggio, verso l’isola degli uomini pesce, niente era cambiato rispetto a due anni prima. Nami era in grado di prevedere le tempeste, forse ancora meglio di come aveva sempre fatto. Franky ed Usop erano sempre all’opera per inventare qualcosa di nuovo, spesso in gran segreto, portando gli altri all’esasperazione. Zoro e Sanji, quando non litigavano, passavano il tempo allenandosi o cucinando. Il loro rapporto era sensibilmente migliorato, eppure discutere per le sciocchezze rimaneva sempre il loro sport preferito. Chopper e Robin, invece, passavano lunghe ore sul ponte, giocando o leggendo libri che avevano portato con sé dalle isole in cui erano stati. Quei due avevano l’abitudine di stare a lungo in silenzio, con la mente altrove, riuscendo tuttavia a capirsi alla perfezione. Rufy passava molto tempo insieme ai compagni, destreggiandosi tra i giochi con Usop e Chopper, i battibecchi con Nami e gli allenamenti con gli altri. Non voleva lasciare nessuno indietro, i suoi amici gli erano mancati troppo durante quel lungo periodo di separazione. Certo, aveva incontrato Keira, ma la donna non si poteva definire a pieno titolo una sua amica. Con lui era stata criptica, assente e decisamente molto vaga. Insomma, una presenza quasi inquietante a dirla tutta. La cosa che il capitano preferiva in assoluto, tuttavia, era starsene sul ponte ad ascoltare Brook che suonava. Era una delle poche cose che riusciva a rilassarlo davvero dopo una lunga giornata passata a correre ed a giocare. Persino gli attacchi dei pirati, all’inizio frequenti e violenti, si erano fatti rari, complici anche le forti correnti e la pressione esterna alla bolla. Ad ogni modo, era ormai chiaro a tutti che a bordo della Sunny, nonostante l’aspetto non particolarmente spaventoso, navigavano veri e propri demoni appena tornati dall’inferno. Pirati feroci, con taglie da capogiro e abbastanza fegato per fronteggiare gli scocciatori. Dalla loro avevano anche il vantaggio che parte della marina e buona parte del resto del mondo li credeva ormai morti a causa di quei due anni durante i quali non avevano fatto parlare di loro. Certo, la loro partenza dall’arcipelago Sabaody era stato abbastanza caotica ma la notizia non aveva ancora fatto in tempo a fare il giro del mondo. Per ora erano soprattutto voci quelle che si rincorrevano, che avevano finito per alimentare ancora di più le leggende che giravano sul loro conto. Insomma, tutto era tornato alla normalità. Persino Rufy, un primo tempo silenzioso e schivo, era tornato ad essere il solito casinista di sempre, con gran sollievo della ciurma. Tutti quanti temevano che gli avvenimenti svoltisi sull’isola della marina avessero indelebilmente segnato il loro capitano, ma erano stati ben felici di sbagliarsi. Almeno, fino a quel momento era sembrato essere così. Dopo la breve chiacchierata con Nami, Zoro e Sanji, Rufy era tornato quello di sempre. Sorrideva spesso, senza mai stare un momento fermo. Non aveva più parlato di quello che aveva passato nella prigione o sull’isola della marina. Rideva, pescava con Usop, combinava danni con Brook e faceva impazzire Nami. Il solito vecchio capitano. Quella mattina, tuttavia, nessuno sapeva bene che fine avesse fatto. Lui ed il suo cappello di paglia sembravano essere scomparsi.

- Ehi, capitano.

Chiamò Franky sbuffando, guardandosi intorno alla ricerca dell’amico che sembrava improvvisamente sparito. 
Nei giorni precedenti non era mai stato fermo nemmeno un minuto, contribuendo a fare spesso perdere la pazienza e fare sorridere gli altri. Quella mattina, invece, tutto era sembrato diverso. Aveva finito la colazione controvoglia, quasi per non turbare Sanji, poi aveva dichiarato di voler fare quattro passi da solo sul ponte. A tutti era parso strano, persino per uno come Rufy, ma avevano preferito non dire nulla.

- Sono qui.

Rispose Rufy piano, dall’alto dell’albero maestro.
Franky alzò la testa e guardò meglio, incuriosito, per poi alzare le spalle, deciso a non fare commenti. Una giornata no, dopo tutto, poteva capitare a tutti. Fare continuamente domande poteva solo servire a peggiorare le cose.

- Usop ha avvistato una specie di grotta dove possiamo fermarci prima di raggiungere l’isola degli uomini pesce. Nami dice di non averne mai vista una prima e che ci fermiamo. Insomma, tra poche ore sbarchiamo.

Spiegò il cyborg, curioso di vedere la reazione del capitano. 
Tutti quanti, persino Zoro che di solito era il meno interessato ai posti in cui finivano, erano eccitati all’idea di vedere un posto del genere. Nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare prima, neppure Nico Robin. Tutti erano stati concordi nel dichiarare che sicuramente il capitano avrebbe perso la testa e avrebbe finito con il mettere tutti nei guai. Chissà quali strani esseri abitavano un posto simile. Con tutta probabilità Rufy avrebbe cercato di reclutare qualche nuovo membro della ciurma, un uomo pesce o una sirena nel migliore dei casi, un mostro marino da tenere come animaletto domestico in quello peggiore.

Rufy annuì, poi tornò a guardare di fronte a sé. Sembrava quasi non gliene importasse un gran che delle notizie portate dal compagno. Franky si grattò la testa, perplesso, poi tornò velocemente dai compagni.

- Allora? Lo hai avvisato?

Chiese Nami, frenetica e impaziente di sapere le impressioni del capitano per poter prendere tutte le precauzioni del caso per evitare danni troppo grossi. L’idea era ricominciare la loro avventura insieme, rischiare la pelle non era nei piani di nessuno. 

- Io.. Beh, si.

Rispose Franky, confuso. 
Il cyborg si grattò perplesso la testa, incerto su come proseguire.

- E allora?

Insistette la navigatrice, eccitata all’idea di sbarcare, vedere posti nuovi e vivere strane avventure con il suo capitano. 
I due anni sull’isola metereologica erano stati belli, utili ma soprattutto noiosi. Circondata da tutta quella prudenza e da tutta quella sicurezza aveva cominciato a rimpiangere l’avventatezza di Rufy e la sua abitudine a cacciarli sempre in qualche strano ed assurdo guaio.

- Non ha detto nulla, ha solo annuito.

Rispose il cyborg, alzando le spalle.

- Impossibile.

Decretò Zoro fino a quel momento profondamente addormentato. 
Sanji, al suo fianco, seguiva la discussione interessato, senza intervenire. Sapeva che il compagno aveva ragione, mai fino a quel momento Rufy si era dimostrato annoiato all’idea di vedere un posto nuovo. Normalmente riusciva a trovare interessante e curioso persino un oggetto o un posto all’apparenza banale.

- Ti assicuro che è così.

Disse Franky, infastidito dal fatto che i compagni mettessero in dubbio le sue parole.

- Ha ragione lui- disse Nami, indicando lo spadaccino - Conosco Rufy da una vita, praticamente da quando ha preso il mare-

Continuò la ragazza, stizzita. 
Quella discussione era assurda, Franky doveva per forza essersi sbagliato. In alternativa voleva dire che il loro capitano aveva un grosso problema.

- Che vorresti dire?

Chiese Chopper, confuso, passando lo sguardo in modo frenetico dalla ragazza al cyborg.

- Ogni volta che Rufy vede un’isola si mette a fare il matto e insiste per sbarcare subito.

Spiegò Zoro, sospirando. 
Il suo tono era tornato calmo, pacato. Sanji invece si era acceso una sigaretta. Lo spadaccino sembrava avere capito che doveva trattarsi di qualcosa di serio, ma non voleva preoccupare i compagni inutilmente. Avrebbe parlato con il capitano più tardi, da solo. Qualunque cosa avesse questa volta lo avrebbe convinto a tornare quello che era, lasciando da parte i brutti ricordi e le sconfitte. Doveva trattarsi per forza di quello, non c’erano molte altre alternative.

- Sarà, ma questa volta è diverso.

Concluse Franky, scuotendo la testa. 
Usop aprì la bocca per dire la sua, ma venne zittito da Robin che aveva intravisto il capitano che si stava avvicinando. Rufy passò davanti ai compagni senza vederli davvero, senza dire nulla. Sembrava stanco, esausto. Ridotto persino peggio di quando aveva affrontato l’uomo con il piccione, tanto tempo prima.

- Credi che riesco a dormire qualche ora prima che sbarchiamo?

Chiese Rufy, guardando Nami e facendo del suo meglio per ignorare le occhiate preoccupate degli altri. 
Non aveva bisogno di alzare la testa per vedere lo sguardo triste e deluso di Zoro o quello terrorizzato di Usop e Chopper.

Alle parole del capitano gli sguardi dei compagni si fecero ancora più cupi. Il fatto che il ragazzo di gomma fosse disposto a rimandare lo sbarco rendeva quella situazione decisamente più problematica ed oscura. Doveva essergli preso qualcosa, ma nessuno riusciva a capire di che si trattava.

- Bhe, suppongo di si.

Rispose la navigatrice, confusa. 
Era la prima volta che Rufy faceva una richiesta del genere. Di solito il suo problema era l’opposto, vale a dire affrettare lo sbarco anche a costo di arrivare su un’isola sconosciuta in piena notte e senza avere idea dei pericoli nei quali sarebbero incorsi o degli avversari che si nascondevano nell’ombra.

- Non vuoi mangiare qualcosa prima di sbarcare? Non si sa mai cosa troveremo sull’isola.

Insistette Sanji, eccitato all’idea di vedere un posto nuovo ed allo stesso tempo preoccupato per il suo capitano. 
La richiesta di un lauto pasto prima di sbarcare normalmente veniva da lui. Una buona scusa per un pranzo extra.

- Giusto, buona idea.

Esclamò Chopper, cercando di coinvolgere Rufy nell’entusiasmo generale. 
Di fronte al cibo il ragazzo di gomma non diceva mai di no, qualsiasi cosa stesse accadendo.

- Ho una fame da lupi.

Aggiunse Usop, pregustando i manicaretti che il cuoco avrebbe preparato per loro. 
Nei due anni che erano stati lontani Sanji aveva imparato nuove ricette, diventando se possibile ancora più bravo. Ormai si poteva affermare senza paura di sbagliarsi che il miglior cuoco che solcasse i mari navigava con loro. Nei giorni precedenti Rufy aveva insistito perché lui cucinasse tutte le sue specialità, sia quelle vecchie che quelle nuove, per poter stabilire una graduatoria delle migliori. Sanji all’inizio aveva protestato, poi lo aveva accontentato. Anche a lui era mancato parecchio cucinare per i compagni.

- Io potrei suonare qualcosa..

Propose Brook, lasciandosi prendere dall’euforia. 
Nei giorni precedenti ogni sera i ragazzi trovavano un pretesto per fare festa. Era proprio Rufy il primo a proporre un po’ di baldoria, riuscendo alle volte a trascinare con sé anche Zoro. La musica dello scheletro, a volte malinconica ed a volte allegra, aveva sempre accompagnato quelle feste.

- Super, si fa festa!

Esclamò Franky, pregustando la cola che avrebbe bevuto. 
Si trattava di una riserva speciale, una delle migliori di tutti i mari, che aveva messo da parte in quei due anni per poterla bere insieme ai compagni.

- Allora capitano? Cosa vuoi che prepari?

Chiese Sanji, felice che sulla nave fosse tornata la normalità. 
Tutti erano allegri, su di giri. L’unico in silenzio era Zoro. Lo spadaccino non aveva mai smesso di fissare Rufy, ancora immobile nella posizione di prima. Gli altri potevano illudersi che tutto fosse tornato alla normalità, lui sapeva che non era così. Lo conosceva troppo bene.

- Per me nulla, vado a sdraiarmi.

Sussurrò appena il capitano, voltandosi verso le cabine. 
Le sue parole furono come una doccia fredda. Gelarono l’entusiasmo di tutti.

- Non hai fame?

Chiese Robin, preoccupata, prendendo a fissare Rufy con insistenza. 
Il ragazzo si voltò, quasi quello sguardo lo facesse sentire a disagio. Non voleva preoccupare i compagni, ma voleva starsene un po’ da solo. Loro non sapevano tutta la storia, non avrebbero capito.

- Stai male?

Si preoccupò Chopper, pronto ad afferrare la sua borsa per visitare l’amico. 
Rufy sorrise e scosse appena la testa, cercando di tranquillizzare il dottore.

- No, sto bene.

Disse Rufy, sorridendo malinconico, voltandosi verso i compagni che non avevano ancora staccato gli occhi da lui.

- Tranquilli.

Aggiunse vedendo i visi spaventati degli amici. 
Pensò di dire qualche sciocchezza che avrebbe li avrebbe convinti a lasciarlo in pace, ma non gli venne in mente niente. La sua mente era svuotata, pensava solo al giornale che aveva intravisto sulla mensola della cucina di Sanji quella mattina. Era bastata un’occhiata per farlo a sentire perso, smarrito ed inutile. Quelle parole e quelle immagini continuavano a rincorrersi nella sua mente.

- Sei strano capitano.

Dichiarò Sanji alla fine, lanciando lontano la sigaretta ormai consumata.

- Perché?

Chiese Rufy, ingenuamente, fissando intensamente il cuoco.

- Beh, non mangi per prima cosa.. E non insisti nemmeno per sbarcare.

Rispose Sanji, pensieroso. 
Non riusciva proprio a capire cosa gli fosse preso. Solo la sera prima rideva e scherzava, persino quella notte aveva fatto il suo solito macello parlando addirittura nel sonno. Quella mattina poi, improvvisamente, era diventato strano. L’ombra di se stesso. Prima era sparito, poi era ricomparso solo per dire ai compagni che voleva stare solo senza spiegare altro. Se c’era una spiegazione logica dietro a tutto questo, a lui sfuggiva. Sembrava solo una cosa assurda ed insensata.

- È quasi sera, forse è meglio aspettare domani mattina. Nami, cosa dici?

Mormorò Rufy, voltandosi verso la ragazza che fissava la scena incredula. 
Solo in un sogno sarebbe potuta accadere una cosa del genere. La navigatrice fissò il capitano e nei suoi occhi non trovò il solito entusiasmo, ma solo tanta preoccupazione. Se non avesse conosciuto meglio Rufy avrebbe detto che l’idea di sbarcare lo terrorizzava.

- Credo di si..

Balbettò la navigatrice, interdetta, cercando l’aiuto dei compagni. 
Sbarcare con il buio era certamente un azzardo, ma mai prima si erano posti un problema del genere. Anzi, di solito la parte difficile era costringere quella massa di teste dure alla prudenza. Per la prima volta il suo capitano si stava comportando in modo assennato, mettendo al primo posto la sicurezza ed il bene della ciurma. Lei in quanto navigatrice avrebbe dovuto esserne felice, invece era solo preoccupata. Come gli altri, del resto.

- Bene, è deciso. Vado a sdraiarmi, Sanji dopo mi cucini qualcosa?

Chiese ancora Rufy, stringendo la mano sulla maniglia della porta della cabina che divideva con gli altri ragazzi.

- Si, certo.

Rispose Sanji, confuso quanto i compagni.

- Grazie.

Mormorò il capitano, sparendo dalla vista della ciurma. 
I ragazzi si guardarono tra loro, increduli. Quello che era appena accaduto era assolutamente assurdo, senza senso. Probabilmente se avessero dovuto raccontarlo a qualcuno non avrebbero saputo da che parte iniziare.

- Forse vuole solo essere lasciato un po’ in pace.

Suggerì Robin, alzando le spalle. 
Il comportamento di Rufy le era parso strano, ma era evidente che c’era qualcosa sotto. Doveva essere successo qualcosa, forse quella mattina, che era sfuggito a tutti loro. Il capitano prima di colazione aveva gettato un’occhiata al giornale e magari vi aveva intravisto qualcosa che lo aveva preoccupato. I ragazzi annuirono appena. Nessuno di loro sembrava davvero convinto, tuttavia decisero che doveva essere così. Dopo tutto avevano pochi elementi per poter capire quello che passava nella testa del capitano. Forse si trattava solo di una giornata storta.

Nessuno vide Rufy fino a sera, neppure per cena. Decisi a non disturbarlo, i ragazzi finirono con il dedicarsi alle loro solite attività fingendo che tutto fosse normale. Solo Zoro rimase sul ponte, deciso a parlare a Rufy ad ogni costo. Era il suo vice, toccava a lui prendersi la responsabilità dei compagni e di affrontare quel discorso.

- Ehi capitano..

Chiamò lo spadaccino, vedendo il cappello del ragazzo di gomma comparire dalla porta. 
Alle parole del suo secondo Rufy si bloccò per qualche istante, valutando l’idea di tornare dentro. Sicuramente Zoro avrebbe insistito per parlare con lui e testardo come era avrebbe finito con il capire facilmente ogni cosa.

- Anche tu sei preoccupato per me?

Chiese Rufy, innocentemente, avvicinandosi al compagno che era appoggiato alla balaustra del ponte. 
Le tre spade gli pendevano dal fianco, avvolte con cura nei loro foderi.

- No, ma dovresti davvero mangiare qualcosa.

Mormorò Zoro, nascondendo a mala pena la sua preoccupazione. 
Doveva arrivare al centro del problema per gradi. Rufy era ingenuo, ma anche testardo. Era lui a dover parlare, non Zoro a metterlo alle strette. Non avrebbe ottenuto nulla, altrimenti.

- Più tardi..

Sospirò il capitano, voltandosi verso il mare per sfuggire allo sguardo indagatore di Zoro. 
Lui capiva tutto, sempre. Forse sapeva già tutto, ma fingeva e aspettava. Sapeva che di lì a poco lui avrebbe finito con il cedere.

- Credo che Sanji impazzirà prima.

Insistette lo spadaccino, sorridendo appena. 
Una scenata del cuoco sarebbe anche stata divertente, ma non era sicuro che Rufy l’avrebbe apprezzata come al solito nello stato in cui si trovava.

- Se non sei preoccupato, perché sei qui?

Chiese Rufy, spazientito, voltandosi verso il suo vice. 
Andare dritti al punto, senza girarci intorno, era una cosa che aveva imparato proprio da lui. Ancora una volta Zoro sorrise, alla fine il capitano aveva perso la pazienza. Stava per raccontargli tutto.

- Vuoi parlarne?

Chiese Zoro, discreto come al solito. 
Rufy sospirò, non si poteva nascondere nulla all’amico. Aveva bisogno di parlare con qualcuno e lo spadaccino era discreto abbastanza per ascoltare le sue preoccupazioni senza peggiorare le cose.

- Credevo di averlo superato, davvero, invece..

Sospirò Rufy, alzando gli occhi al cielo per nascondere le lacrime che sentiva scendere lungo le sue guancie.

- Invece passa un anno, ne passano due ma tu ci stai male ancora come quando la persona a cui volevi bene ti ha lasciato.

Completò Zoro per lui. 
Rufy sospirò, ed annuì. Doveva avere letto il giornale, oppure semplicemente ricordava che la notizia della morte di Ace Pugno di Fuoco era stata data proprio in quel giorno. Erano passati due anni precisi da che Ace gli era morto tra le braccia e quella stupita cicatrice non faceva altro che ricordarglielo. Il sole era sorto e tramontato per settecentotrenta volte, eppure il dolore era ancora tutto lì come il primo giorno. Una semplice occhiata ad un titolo dai caratteri cubitali che celebrava quella tragedia aveva avuto il potere di farlo sentire di nuovo piccolo, stupido e debole. Persino il medaglione che gli aveva dato Keira gli pesava al collo. Lo avrebbe volentieri buttato via, lontano, magari in mare, ma temeva la reazione della ragazza. Mai contrariare una donna gli aveva detto una volta Ace, specie se ha dei poteri di cui non conosci la natura.

- Lo ha fatto per me, voleva difendermi..

Mormorò Rufy, singhiozzando piano. 
Non voleva che il compagno capisse che stava piangendo. Lui era il capitano, doveva essere forte. Zoro si avvicinò appena, lasciando tuttavia qualche metro tra loro.

- Che differenza fa perché è morto?

Chiese Zoro, alzando le spalle. 
Rufy si fermò a riflettere e si trovò a dare ragione allo spadaccino. Se Ace fosse morto per un raffreddore o per un incidente del quale nessuno avesse avuto colpa sarebbe stato lo stesso, forse peggio. Almeno così gli restava la vendetta. Prima o poi avrebbe ucciso quell’ammiraglio, facendogli pagare quel colpo che aveva messo fine alla vita del suo adorato fratello maggiore.

- Tu come hai fatto a non soffrire più?

Chiese Rufy, dopo un po’ che i due erano in silenzio. 
Zoro non rispose subito, rimase per un po’ a pensare. Quella era una strana domanda, che nessuno gli aveva mai fatto. Forse non aveva mai smesso di soffrire per la morte della sua amica, oppure semplicemente aveva preso a non farci più caso.

- La mia promessa. Quina non sarà veramente morta fino a che io non mi arrendo e smetto di seguire il mio sogno.

Raccontò lo spadaccino, parlando di sé come non aveva mai fatto prima.

Per un po’ i due rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri ricordi. Fu il ragazzo di gomma a rompere quell’incanto carico di sofferenza.

- Ho paura, Zoro.

Confessò Rufy alla fine, mentre Sanji si univa alla conversazione in modo discreto. 
Senza dire nulla il cuoco appoggiò un piatto di fronte al proprio capitano e si accese una sigaretta, soffiando il fumo nella direzione opposta. Zoro non disse nulla, lasciando che il capitano avesse il tempo di sfogarsi ancora per qualche minuto.

- Dovresti mangiare qualcosa.

Disse alla fine. 
Rufy lo ignorò e andò avanti.

- Vorrei fare l’idiota come al solito, scendere ed esplorare questa maledetta isola ma ho paura che se lo farò allora succederà qualcosa di brutto a qualcuno di voi,  ed io non sarò in grado di proteggervi.

Continuò Rufy, lo sguardo fisso al pavimento. 
Non riusciva a guardare negli occhi i suoi due compagni perché sapeva di averli delusi. Nessuno avrebbe voluto un capitano che ammetteva le sue paure, passando così per idiota.

- Come non hai protetto tuo fratello?

Chiese Sanji, pensieroso, ripensando a quello che diceva il giornale.

- Proprio così. Ace è morto, Sabo è morto.. Siete voi la mia famiglia ora.

Disse alla fine il capitano, prendendosi la testa tra le mani. 
Quel pensiero lo faceva stare male e bene allo stesso tempo. Aveva perso Ace e Sabo, ma aveva ancora qualcosa. Una famiglia, dei compagni da difendere. Quello che non sapeva era se sarebbe riuscito a proteggerli. L’idea di fallire ancora e di perdere anche loro lo rendeva uno straccio.

- Anche io ho paura, capitano.

Disse il cuoco, cogliendo il capitano e lo spadaccino di sorpresa.

- Io ho paura di un sacco di cose.

Ammise Zoro, inclinando appena la testa. 
Al riparo dal resto del mondo, nascosti dalla luce della luna i tre guerrieri avevano alla fine trovato il coraggio di essere sinceri almeno con se stessi, confessando i propri timori ai compagni di lotta.

- Ti guardi intorno, vedi tutto così grande e ti senti lontano anni luce dal tuo sogno.

Continuò Sanji, accendendosi subito una seconda sigaretta.

- Proprio così.

Annui lo spadaccino, senza fare commenti. 
In quel momento Sanji non era un suo rivale da deridere ma un compagno da appoggiare e sostenere.

- E poi? Che fate quando state così?

Alzando lo sguardo sui due compagni, aspettando con ansia una risposta che potesse aiutarlo a stare meglio.

- Mi ricordo che anni fa stavo per morire, ed un ragazzino mi ha salvato. Mi hai dato un nuovo motivo per andare avanti, per apprezzare la vita. Ho trovato degli amici, una famiglia. Non avrei creduto che uno come me potesse essere adatto a fare il pirata in una ciurma, sai..

Spiegò Zoro sorridendo, fissando negli occhi Rufy. 
Il ragazzo di gomma in quello sguardo vide gratitudine, commozione e vi trovò una famiglia. Un silenzioso fratello che gli era sempre stato accanto fin dal primo giorno.

- Fatico a crederlo anche io..

Commentò Sanji, ironico, riferendosi alla scelta di Zoro di cercare dei compagni.

- Hai da dire?

Sbottò Zoro, deciso a non farsi mettere i piedi in testa dal cuoco. 
Non in un momento simile e davanti al suo capitano. Per un breve istante i due sembrarono pronti a iniziare una delle loro infinite discussioni, ma poi abbandonarono entrambi l’idea.

- Zitto, idiota. Ad ogni modo, ha ragione lui. Noi guardiamo te per andare avanti. Ci hai insegnato a non combattere solo per noi stessi, ma anche per difendere gli amici. Anzi, i fratelli.

Disse Sanji, lanciando lontano la sigaretta ormai finita. 
Rufy fissava i due compagni attonito, senza sapere cosa dire. Il bene che provava per loro non si riusciva ad esprimere con le parole. Nulla sarebbe bastato.

- Grazie, ragazzi.

Mormorò Rufy, commosso. 
Non sapeva che altro dire, per la prima volta nella sua vita era senza parole. O forse, non c’erano altre parole davvero necessarie in quel momento.

- Mangia, si sta raffreddando la cena.

Si raccomandò Sanji, sospirando ed indicando al proprio capitano un piatto di minestra fumante. 
L’aveva preparato con cura, per lui. Accanto al piatto c’era un grosso cosciotto. Rufy guardò entrambe le pietanze e si illuminò. Come al solito Sanji era il migliore.

- È buona lo stesso.

Rispose Rufy, alzando le spalle. 
I due compagni videro che sorrideva. Finalmente era tornato il solito capitano di sempre. In pochi istanti pulì il piatto e si voltò verso Sanji, bramoso, chiedendone ancora. Il cuoco sospirò e riempì ancora il piatto del capitano.

- Vuoi aspettare domani per sbarcare?

Chiese Zoro, pensieroso, mentre Rufy continuava imperterrito a mangiare.

- Neanche per sogno. GENTE, SI SBARCA!

Urlò Rufy ancora con la bocca piena, ignorando il fatto che era notte e che molto probabilmente gli altri erano già andati a letto. 
Sanji e lo spadaccino sorrisero, si strinsero nelle spalle e si prepararono a seguire il capitano nella sua esplorazione. Non potevano di certo lasciarlo solo. La mattina successiva gli altri si sarebbero preoccupati e forse anche arrabbiati, ma andava bene così. In fondo tutti sapevano quanto fosse incosciente Rufy.

-Tu non vieni con noi?

Chiese Zoro, voltandosi verso il cecchino che aveva ascoltato tutta la conversazione nascosto dietro l’albero maestro. 
Sanji e Rufy si voltarono di scatto verso l’amico, imbarazzato per essere stato sorpreso a spiare i compagni.

- Ehi, Usop.. Da quanto sei lì?

Domandò Rufy, ingenuamente, fissando intensamente il suo migliore amico. 
Non era arrabbiato, solo stupito.

- Da un po’..

Rispose il cecchino, fissando le assi della nave nelle speranza che queste si aprissero per inghiottirlo e toglierlo così da quella situazione tanto imbarazzante. 
Si sentiva sporco, quasi un ladro. Aveva origliato tutta la conversazione senza trovare il coraggio di avvicinarsi. Che poteva dire uno come lui?

- Beh, avresti potuto parlare.

Commentò Sanji, serio, raccogliendo i piatti della cena del capitano.

- Non hai ancora risposto, vieni con noi?

Ripeté Zoro, tranquillo. 
Il cecchino sembrò stranito da quella domanda.

- Cosa centro io? Non sono nemmeno lontanamente forte, coraggioso e determinati come voi. Io sono un codardo, un buono a nulla..

Mormorò Usop, senza staccare gli occhi dal pavimento.

- Smettila di dire idiozie. Ti sei dimenticato di tutte le volte che ci hai salvato la pelle?

Lo zittì Sanji, trascinandolo insieme a loro giù dalla nave. 
Nessuno dei tre oppose resistenza. Zoro era zitto, come sempre, Rufy rideva ed Usop piangeva di gioia. Una bella squadra, tutto sommato. Nami fissava i tre compagni ai quali si era appena aggiunto Usop da lontano, sorridendo. Non poteva sapere cosa si stessero dicendo, ma sicuramente le parole di Sanji e Zoro avevano fatto stare meglio Rufy, che adesso sorrideva. Usop invece sembrava imbarazzato come suo solito. Probabilmente doveva essersi messo in una situazione strana.

La ragazza rimase per un po’ a pensare se andare o meno da loro. Quando aveva aperto il giornale aveva capito cosa turbava Rufy: la morte del fratello maggiore. Subito ne aveva parlato con i compagni, indecisa sul da farsi. Zoro era uscito dalla stanza, borbottando qualcosa tra sé. L’articolo che aveva letto conteneva un’intervista di un abitante dell’isola da cui proveniva Rufy nel quale si parlava dell’infanzia del loro capitano. Nami aveva così scoperto l’esistenza di un terzo fratello, morto tanti anni prima, di cui Rufy non aveva mai parlato. Leggendo quella notizia Nami aveva iniziato a piangere silenziosamente. Doveva essere triste essere l’ultimo sopravvissuto di tre fratelli, ma almeno il capitano adesso era di nuovo felice. Anche Robin aveva letto a lungo il giornale, sfogliando nervosamente le pagine senza dire nulla. Ad un certo punto la ragazza era anche impallidita, ma non aveva voluto dare spiegazioni ai compagni.

La mattina successiva la prima cosa che notarono i ragazzi appena svegli fu l’innaturale silenzio e la strana sparizione della colazione. Nessun rumore proveniva dalla cucina, né nessun odore invitante che lasciasse pensare che Sanji stesse preparando la colazione.

- Allora, tutti pronti a sbarcare?

Chiese Chopper, guardandosi intorno frenetico. 
Il ponte era stranamente vuoto e silenzioso e per di più sembravano scomparsi alcuni dei loro compagni. Non vi era traccia del loro chiassoso capitano, ne dello spadaccino perennemente addormentato, del cecchino bugiardo o del cuoco marpione. Che fine potevano avere fatto tutti e quattro?

- Ma sono spariti tutti?

Chiese la piccola renna, guardandosi intorno deluso. 
Dopo la tristezza che si respirava il giorno prima si era aspettato come minimo un po’ di entusiasmo. Certo, l’umore del capitano  non era alle stelle ma loro stavano lo stesso per sbarcare in un posto da sogno.

- A quanto pare..

Commentò Franky, stupito, guardandosi intorno meglio. 
All’appello oltre a Rufy mancavano anche Sanji, Zoro, Nami ed Usop. Neanche la ragazza si era ancora fatta viva.

- Scendiamo?

Chiese Nami, comparendo dalla sua cabina e gettando la scala oltre la fiancata. 
Era seria, tesa, quasi stesse pensando ad altro.

- E gli altri?

Protesto Chopper, preoccupato, continuando a guardarsi intorno. 
Aveva chiamato gli amici molte volte, senza ottenere risposta. Dove potevano essere finiti?

- Sono andati avanti.

Rispose Nami, tranquilla. 
I compagni guardarono la navigatrice. Sembrava sapere quello che stava dicendo, così decisero di fidarsi di lei. Visto che di Rufy e Zoro non c’era traccia il comando era passato a lei.

- I soliti idioti.

Sussurrò Franky, scuotendo la testa.

- Almeno il capitano si è ripreso.

Commentò Brook, allegro.

- Pare di sì.

Commentò Nami, asciutta, guardandosi intorno. 
Vista dalla nave la grotta non sembrava particolarmente grande, eppure una volta entrati nell’interno dovettero ricredersi. Pochi metri più avanti si snodava un infinito ed intricato dedalo di cunicoli, alcuni enormi altri più piccoli. Uno spettacolo da sogno. Trovare i compagni non fu certo difficile. Bastò seguire l’odore di cibo per trovare uno spiazzo dove Sanji aveva preparato una abbondante colazione. Non appena li scorse iniziò a saltare, attirando la loro attenzione ed indicando una lunga serie di dolci che aveva preparato per le sue belle. Tutti iniziarono subito a mangiare, tranne Nami. La ragazza aveva una cosa da fare, prima della colazione.

- Ehi Rufy..

Disse Nami, avvicinandosi al capitano. 
Il ragazzo, troppo preso dal cibo, non la sentì nemmeno. Continuò a mangiare, ignorando la presenza della ragazza.

- Brutto idiota, mi hai sentito?

Urlò la ragazza, scuotendo il compagno con violenza. 
Il ragazzo non fece un piega. Appoggiò la fetta di torta che teneva in mano, si voltò e fissò la compagna a lungo, perplesso di trovarla lì a quell’ora insieme al resto della ciurma.

- Scusa Nami.

disse Rufy con fare innocente, avvicinandosi alla ragazza

- Sei ancora arrabbiata con me?

Aggiunse il capitano, con un’espressione colpevole. 
I compagni lo guardavano, tenendo il fiato, in pena per lui. La reazione di Nami poteva essere terribile, loro lo sapevano bene.

- No, volevo solo parlarti un po’.

Rispose Nami, calma, sorridendo. 
Il resto della ciurma di stranì di questo improvviso cambio di umore. Di solito quando era arrabbiata con qualcuno la navigatrice lo restava a lungo, facendo patire al poveretto le pene dell’inferno.

- Sto bene Nami, te lo assicuro.

Mormorò Rufy, parlando ad alta voce. 
Voleva che anche gli altri sentissero, era stanco dei segreti. Parlare con Sanji e Zoro gli aveva fatto veramente bene. Aveva chiuso un capitolo doloroso della sua vita. I suoi fratelli erano morti, ripensare a loro e torturarsi non li avrebbe riportati da lui. Doveva rassegnarsi, sorridere e guardare avanti pensando al bene dei suoi compagni, la sua nuova famiglia.

- Sai.. Ho letto il giornale, anche gli altri a dire il vero.

Continuò la ragazza, giocando con una ciocca dei lunghi capelli. 
Era nervosa, non sapeva come avrebbe preso quell’informazione Rufy. Forse avrebbe urlato che non erano fatti loro, oppure sarebbe caduto un’altra volta in depressione.

- Davvero? Io non lo leggo mai.. ieri però mi ci è caduto un occhio per sbaglio..

Rispose lui, alzando le spalle. 
Non sembrava arrabbiato, né distrutto. Solo indifferente. Nami sapeva bene che si trattava una maschera, ma non capiva che cosa mascherasse. Dolore o rabbia?

- C’era un’intervista in cui si parlava di te, di Ace e di.. Sabo.

Continuò Nami, incerta. 
Rufy prese a fissare il pavimento, senza dire nulla. Il suo respiro era regolare, nulla faceva pensare che fosse agitato o arrabbiato.

- Perché non ce ne hai mai parlato? Di Sabo dico..

Mormorò Nami, attenta a scegliere con cura le parole. 
Rufy sospirò e rimase in silenzio un momento. Sembrava stesse cercando le parole.

- Non c’era nulla da dire. È morto.

Rispose Rufy, alzando le spalle. 
Sembrava tranquillo, quasi rassegnato. Non c’era traccia della disperazione del giorno precedente.

- È strano, voglio dire.. Dragon è uno dei maggiori ricercati del mondo. È già strano che abbia avuto un figlio, tre addirittura.. è incredibile..

Esclamò Franky, sorpreso. 
Quel pensiero gli girava in mente da quanto aveva letto la notizia. Anche Robin lo trovava assurdo, poi si era ricordata che Ace era figlio di Gol D Roger. Probabilmente anche Sabo non doveva essere il figlio di Dragon, oppure non si sarebbe potuta spiegare la tranquillità dipinta sul volto di quell’uomo quando lo aveva incontrato. Chi perde un figlio non è così tranquillo, al contrario, è disperato. Non vi era traccia di quella silenziosa disperazione sul viso di Monkey D Dragon. La cosa che l’aveva lasciata interdetta, tuttavia, non era certo quella. Nell’ultima pagina del giornale c’era l’intervista ad un vecchio oste di Logue Town, che giurava che Pugno di Fuoco era vivo e che viaggiava con una donna. La marina l’aveva bollata come voce senza senso, eppure quel vecchio non sembrava del tutto fuori di testa. Il nome Sabo, inoltre, non le sembrava nuovo, doveva averlo già sentito solo non ricordava dove.

- Non avevamo nessun legame di sangue.

Spiegò Rufy, alzando le spalle. 
La spiegazione sorprese i compagni, tranne Robin. Improvvisamente la ragazza ricordò: era un rivoluzionario cacciato dall’armata, forse lo aveva addirittura intravisto. Possibile che si trattasse della stessa persona e che il fratello di Rufy, incredibilmente, fosse ancora vivo? Forse lo stesso doveva valere per Ace, in fondo la marina era nota per fare girare voci false. Quell’idea la sconvolse, tanto che decise di tenerla per sé. Non aveva ragione di turbare ulteriormente il capitano, senza prove.

- Che differenza fa?

Chiese Usop, alzando le spalle. 
Nemmeno loro avevano legami di sangue, eppure navigavano insieme. Non erano parenti, eppure avrebbero volentieri dato la vita uno per l’altro senza pensarci troppo su. Un fratello di sangue è la famiglia che ti trovi, un amico è quella che vuoi, che ti scegli e che sei pronto a difendere con il sangue.

- Per me nessuna, il mondo però non ci prendeva sul serio.

Rispose il capitano, fissando il vuoto. 
Si poteva percepire chiaramente la malinconia nella voce del capitano, insieme ad una voglia di andare avanti che prima non c’era.

- So di che parli.

Mormorò Nami, sorridendo tristemente. 
Il suo pensiero andò a Nojiko, solo nella loro vecchia casa. Alcune volte le capitava di pensarla, addirittura di sognarla. Ogni volta la vedeva sorridente, impegnata con il campo di mandarini. Quando si svegliava, poi, era triste e malinconica. L’avrebbe voluta più vicina, magari sulla nave insieme a loro.

- Ti senti solo? Senza loro due..

Chiese Chopper, con le lacrime agli occhi. 
Lui aveva sempre voluto una famiglia, dei fratelli. Doveva essere triste per Rufy avere perso tutto questo a causa della cattiveria del mondo. Era straordinario, tuttavia, che nonostante questo lui trovasse ancora la forza di ridere e di guardare al futuro con ottimismo. Anche per questo aveva così tante fede nel suo capitano. Lo avrebbe seguito ovunque, anche in capo al mondo.

- Ogni tanto, ma ora è diverso.

Rispose Rufy, voltandosi verso Zoro, Sanji e Usop. 
I tre sorridevano. Solo loro riuscivano a capire fino in fondo di cosa stava parlando il capitano.

- Che vuoi dire?

Chiese Brook, stranito, guardando alternativamente i compagni.

- Ci siete voi, non permetterò più a nessuno di farvi del male. Non posso promettere una vita tranquilla, ma farò del mio meglio.

Disse il capitano, sorridendo. 
Aveva parlato sorridendo, determinato. La sera prima aveva chiuso un capitolo della sua vita. Ace e Sabo erano stati importanti per lui, ma ora erano il passato. Il suo presente ed il suo futuro era la sua ciurma, tutto qui. Non avrebbe più permesso alla sua mente di tormentarlo con i ricordi di quando era bambino, né al suo cuore di essere triste per i suoi fratelli. Sarebbe andato avanti per la sua strada, senza più pensare ad Ace e Sabo. Doveva guardare in faccia la realtà: erano morti, non aveva senso cercare il loro viso in ogni sconosciuto che incontrava. Chi è morto non può tornare.

- Non vogliamo una vita tranquilla, vogliamo vivere tante avventure con te. Provare l’emozione del vento tra i capelli, il brivido dell’ignoto. Seguirti in pericolose imprese ed affidarci completamente a te, sicuri che troveresti un modo per risolvere la situazione.

Esclamò Nami, decisa, fissando Rufy negli occhi. 
Il ragazzo sospirò. Ancora una volte le parole dei suoi compagni lo avevano scosso.

- Potremo essere attaccati dalla marina o dal governo mondiale in qualsiasi momento.

Ricordò Rufy, sbuffando. 
La paura di perderli era tanta, ma doveva farsi forza.

- Combatteremo al tuo fianco, so che tu ci proteggerai da ogni pericolo.

Disse Robin, sicura. 
Aveva sfidato il governo già una volta, per lei. Lo avrebbe fatto ancora in caso di bisogno. Tutto per i suoi compagni. Erano una cosa sola, una famiglia.

- Potrei essere colui che vi farà arrabbiare per colpa della mia imprudenza.

Protestò ancora Rufy, cercando di metterli in guardia da quello che sarebbe potuto accadere loro proseguendo quello strampalato viaggio insieme a lui.

- Saresti di sicuro anche colui che poi mi farebbe ridere.

Ribatté Usop, deciso a non dargliela vinta.

- Ragazzi, io..

Protestò Rufy, messo alle strette.

- Allora, vogliamo andare a vedere questa grotta oppure no?

Esclamò Sanji, buttando via la sigaretta e chiudendo il discorso. 
Il capitano sorrise e si lanciò nel buio della foresta, seguito dai compagni. 

ANGOLO DELL'AUTRICE
Grazie mille a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui.. come al solito mi sorprendete e mi date la voglia di andrare avanti. piccola informazione di servizio: in questa settimana avevo qualche giorno libero, quindi ho postato parecchio. da lunedì si riprendono i soliti impegni, quindi vi toccherà sopportare i miei eterni ritardi. Mi spiace davvero tanto! per ora, tuttavia, godetevi il momento! un grazie particolare va a tutti coloro che hanno commentato l'ultimo capitolo di 3D2Y. è sempre triste quando una storia arriva ad essere completa, ma è stupendo che vi sia piaciuta così tanto. ultimamente ho anche riletto "Inseguirsi lungo i sentieri del destino" e non vi nascondo che mi sta passando per la mente l'idea di pubblicare un seguito.. non so.. vedremo..

niki96: grazie mille per le tue parole!  rufy, a differenza dei fratelli ha perso le speranze di trovarli vivi.. almeno per adesso.. chissà, forse nei prossimi capitoli Robin potrebbe fargli cambiare idea!

Vale2910: grazie mille! il personaggio dell'oste non è una mia invenzione, è il vecchio che Rufy incontra a Lugue Town nell'anime. nella storia gli si da poco spazio, ma mi affascinava l'idea che in una città così grande ci fosse un posto che facesse da connettore tra uomini, mondi ed epoche diverse.

Tre 88: grazie mille! trovare una nave non sarà semplice. va bene un log pose, ma non credo che qualcuno abbia una nave che gli avanza nel taschino della camicia..
Sabo ed Ace non possono incontrarsi, ricordati che la storia è sfalsata di sei mesi: Sabo è arrivato da Kaja quando Ace era già partito con Nojiko. inoltre, se si trovavano subito che gusto c'era? ti anticipo una cosa.. il luogo del prologo potrebbe essere una grotta.. chissà!  la storia del log pose me la sono inventata io, una scusa per far capitare i due dal vecchio oste e fargli scoprire che Ace e Rufy sono vivi.

Brando: Grazie mille!!! decisamente l'umore di Sabo ed Ace è migliorato.. hanno appena scoperto che non sono del tutto soli al mondo! la storia dello sfalsamento temporale manda in confusione, ma se ti dico dove sono Ace e Sabo due anni dopo che gusto c'è? mettiamola così, i due fratelli maggiori conoscono bene la Rotta del Grande Blu e potrebbero addirittura aver superato l'isola degli uomini pesce, oppure avrebbero potuto essere ancora indietro.. chissà..

Katy93: Ho idea che questo intrecciarsi aumenterà la confusione generale, ma va bene lo stesso. questa storia mi piace anche per questo. sotto molti punti di vista è una sfida anche per me. il ciondolo come il bracciale? hai detto tutto tu.. :D

Gol D Ann: grazie mille e complimenti per il nick! sono felice che la storia sia di tuo gradimento. spero di continuare ad affascinarti anche nei prossimi capitoli!

Kuruccha: grazie mille per il commento! non ti preoccupare per il ritardo.. sicuramente io non posso dirti nulla! :D da questo capitolo in poi le vicende dei personaggi si intrecceranno sempre di più, specie quelle di Ace e Sabo. i due fratelli stanno facendo lo stesso viaggio a distanza di qualche mese, è normale che trovino tracce del passaggio dell'altro.

Al prossimo, ed intricatissimo, capitolo!

  
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