CAPITOLO SETTE
ANNIVERSARI E RICORDI: CHIUDERE CON
IL PASSATO
- Due
anni esatti dopo gli avvenimenti di Marineford -
La
ciurma di Cappello di Paglia
navigava per i mari della Rotta del Grande Blu da abbastanza tempo per
averne
ormai assorbito a pieno le dinamiche. Dopo lo smarrimento iniziale
delle prime
ore tutto era diventato normale, talmente prevedibile da essere quasi
noioso. Da
quando avevano ripreso il viaggio, verso l’isola degli uomini
pesce, niente era
cambiato rispetto a due anni prima. Nami era in grado di prevedere le
tempeste,
forse ancora meglio di come aveva sempre fatto. Franky ed Usop erano
sempre
all’opera per inventare qualcosa di nuovo, spesso in gran
segreto, portando gli
altri all’esasperazione. Zoro e Sanji, quando non litigavano,
passavano il
tempo allenandosi o cucinando. Il loro rapporto era sensibilmente
migliorato,
eppure discutere per le sciocchezze rimaneva sempre il loro sport
preferito.
Chopper e Robin, invece, passavano lunghe ore sul ponte, giocando o
leggendo
libri che avevano portato con sé dalle isole in cui erano
stati. Quei due
avevano l’abitudine di stare a lungo in silenzio, con la
mente altrove,
riuscendo tuttavia a capirsi alla perfezione. Rufy passava molto tempo
insieme
ai compagni, destreggiandosi tra i giochi con Usop e Chopper, i
battibecchi con
Nami e gli allenamenti con gli altri. Non voleva lasciare nessuno
indietro, i
suoi amici gli erano mancati troppo durante quel lungo periodo di
separazione. Certo,
aveva incontrato Keira, ma la donna non si poteva definire a pieno
titolo una
sua amica. Con lui era stata criptica, assente e decisamente molto
vaga. Insomma,
una presenza quasi inquietante a dirla tutta. La cosa che il capitano
preferiva
in assoluto, tuttavia, era starsene sul ponte ad ascoltare Brook che
suonava. Era
una delle poche cose che riusciva a rilassarlo davvero dopo una lunga
giornata
passata a correre ed a giocare. Persino gli attacchi dei pirati,
all’inizio
frequenti e violenti, si erano fatti rari, complici anche le forti
correnti e
la pressione esterna alla bolla. Ad ogni modo, era ormai chiaro a tutti
che a
bordo della Sunny, nonostante l’aspetto non particolarmente
spaventoso,
navigavano veri e propri demoni appena tornati dall’inferno.
Pirati feroci, con
taglie da capogiro e abbastanza fegato per fronteggiare gli
scocciatori. Dalla
loro avevano anche il vantaggio che parte della marina e buona parte
del resto
del mondo li credeva ormai morti a causa di quei due anni durante i
quali non
avevano fatto parlare di loro. Certo, la loro partenza
dall’arcipelago Sabaody
era stato abbastanza caotica ma la notizia non aveva ancora fatto in
tempo a
fare il giro del mondo. Per ora erano soprattutto voci quelle che si
rincorrevano, che avevano finito per alimentare ancora di
più le leggende che
giravano sul loro conto. Insomma, tutto era tornato alla
normalità. Persino
Rufy, un primo tempo silenzioso e schivo, era tornato ad essere il
solito
casinista di sempre, con gran sollievo della ciurma. Tutti quanti
temevano che
gli avvenimenti svoltisi sull’isola della marina avessero
indelebilmente
segnato il loro capitano, ma erano stati ben felici di sbagliarsi.
Almeno, fino
a quel momento era sembrato essere così. Dopo la breve
chiacchierata con Nami,
Zoro e Sanji, Rufy era tornato quello di sempre. Sorrideva spesso,
senza mai
stare un momento fermo. Non aveva più parlato di quello che
aveva passato nella
prigione o sull’isola della marina. Rideva, pescava con Usop,
combinava danni
con Brook e faceva impazzire Nami. Il solito vecchio capitano. Quella
mattina,
tuttavia, nessuno sapeva bene che fine avesse fatto. Lui ed il suo
cappello di
paglia sembravano essere scomparsi.
- Ehi,
capitano.
Chiamò
Franky sbuffando, guardandosi intorno
alla ricerca dell’amico che sembrava improvvisamente
sparito.
Nei giorni
precedenti non era mai stato fermo nemmeno un minuto, contribuendo a
fare
spesso perdere la pazienza e fare sorridere gli altri. Quella mattina,
invece,
tutto era sembrato diverso. Aveva finito la colazione controvoglia,
quasi per
non turbare Sanji, poi aveva dichiarato di voler fare quattro passi da
solo sul
ponte. A tutti era parso strano, persino per uno come Rufy, ma avevano
preferito non dire nulla.
- Sono qui.
Rispose
Rufy piano, dall’alto
dell’albero maestro.
Franky alzò la testa e guardò meglio,
incuriosito, per poi alzare le spalle, deciso a non fare commenti. Una
giornata
no, dopo tutto, poteva capitare a tutti. Fare continuamente domande
poteva solo
servire a peggiorare le cose.
- Usop
ha avvistato una specie di
grotta dove possiamo fermarci prima di raggiungere l’isola
degli uomini pesce.
Nami dice di non averne mai vista una prima e che ci fermiamo. Insomma,
tra
poche ore sbarchiamo.
Spiegò
il cyborg, curioso di vedere
la reazione del capitano.
Tutti quanti, persino Zoro che di solito era il meno
interessato ai posti in cui finivano, erano eccitati all’idea
di vedere un
posto del genere. Nessuno di loro ne aveva mai sentito parlare prima,
neppure
Nico Robin. Tutti erano stati concordi nel dichiarare che sicuramente
il
capitano avrebbe perso la testa e avrebbe finito con il mettere tutti
nei guai.
Chissà quali strani esseri abitavano un posto simile. Con
tutta probabilità Rufy
avrebbe cercato di reclutare qualche nuovo membro della ciurma, un uomo
pesce o
una sirena nel migliore dei casi, un mostro marino da tenere come
animaletto
domestico in quello peggiore.
Rufy
annuì, poi tornò a guardare di
fronte a sé. Sembrava quasi non gliene importasse un gran
che delle notizie
portate dal compagno. Franky si grattò la testa, perplesso,
poi tornò
velocemente dai compagni.
-
Allora? Lo hai avvisato?
Chiese
Nami, frenetica e impaziente
di sapere le impressioni del capitano per poter prendere tutte le
precauzioni
del caso per evitare danni troppo grossi. L’idea era
ricominciare la loro
avventura insieme, rischiare la pelle non era nei piani di nessuno.
- Io..
Beh, si.
Rispose
Franky, confuso.
Il cyborg si
grattò perplesso la testa, incerto su come proseguire.
- E
allora?
Insistette
la navigatrice, eccitata
all’idea di sbarcare, vedere posti nuovi e vivere strane
avventure con il suo
capitano.
I due anni sull’isola metereologica erano stati belli, utili
ma
soprattutto noiosi. Circondata da tutta quella prudenza e da tutta
quella
sicurezza aveva cominciato a rimpiangere l’avventatezza di
Rufy e la sua
abitudine a cacciarli sempre in qualche strano ed assurdo guaio.
- Non
ha detto nulla, ha solo
annuito.
Rispose
il cyborg, alzando le spalle.
-
Impossibile.
Decretò
Zoro fino a quel momento
profondamente addormentato.
Sanji, al suo fianco, seguiva la discussione
interessato, senza intervenire. Sapeva che il compagno aveva ragione,
mai fino
a quel momento Rufy si era dimostrato annoiato all’idea di
vedere un posto
nuovo. Normalmente riusciva a trovare interessante e curioso persino un
oggetto
o un posto all’apparenza banale.
- Ti
assicuro che è così.
Disse
Franky, infastidito dal fatto
che i compagni mettessero in dubbio le sue parole.
- Ha
ragione lui- disse Nami,
indicando lo spadaccino - Conosco Rufy da una vita, praticamente da
quando ha
preso il mare-
Continuò
la ragazza, stizzita.
Quella
discussione era assurda, Franky doveva per forza essersi sbagliato. In
alternativa
voleva dire che il loro capitano aveva un grosso problema.
- Che
vorresti dire?
Chiese
Chopper, confuso, passando lo
sguardo in modo frenetico dalla ragazza al cyborg.
- Ogni
volta che Rufy vede un’isola
si mette a fare il matto e insiste per sbarcare subito.
Spiegò
Zoro, sospirando.
Il suo tono
era tornato calmo, pacato. Sanji invece si era acceso una sigaretta. Lo
spadaccino sembrava avere capito che doveva trattarsi di qualcosa di
serio, ma
non voleva preoccupare i compagni inutilmente. Avrebbe parlato con il
capitano
più tardi, da solo. Qualunque cosa avesse questa volta lo
avrebbe convinto a
tornare quello che era, lasciando da parte i brutti ricordi e le
sconfitte. Doveva
trattarsi per forza di quello, non c’erano molte altre
alternative.
-
Sarà, ma questa volta è diverso.
Concluse
Franky, scuotendo la testa.
Usop
aprì la bocca per dire la sua, ma venne zittito da Robin che
aveva intravisto
il capitano che si stava avvicinando. Rufy passò davanti ai
compagni senza
vederli davvero, senza dire nulla. Sembrava stanco, esausto. Ridotto
persino
peggio di quando aveva affrontato l’uomo con il piccione,
tanto tempo prima.
- Credi
che riesco a dormire qualche
ora prima che sbarchiamo?
Chiese
Rufy, guardando Nami e facendo
del suo meglio per ignorare le occhiate preoccupate degli
altri.
Non aveva
bisogno di alzare la testa per vedere lo sguardo triste e deluso di
Zoro o
quello terrorizzato di Usop e Chopper.
Alle
parole del capitano gli sguardi
dei compagni si fecero ancora più cupi. Il fatto che il
ragazzo di gomma fosse
disposto a rimandare lo sbarco rendeva quella situazione decisamente
più
problematica ed oscura. Doveva essergli preso qualcosa, ma nessuno
riusciva a
capire di che si trattava.
- Bhe,
suppongo di si.
Rispose
la navigatrice, confusa.
Era
la prima volta che Rufy faceva una richiesta del genere. Di solito il
suo
problema era l’opposto, vale a dire affrettare lo sbarco
anche a costo di
arrivare su un’isola sconosciuta in piena notte e senza avere
idea dei pericoli
nei quali sarebbero incorsi o degli avversari che si nascondevano
nell’ombra.
- Non
vuoi mangiare qualcosa prima di
sbarcare? Non si sa mai cosa troveremo sull’isola.
Insistette
Sanji, eccitato all’idea
di vedere un posto nuovo ed allo stesso tempo preoccupato per il suo
capitano.
La richiesta di un lauto pasto prima di sbarcare normalmente veniva da
lui. Una
buona scusa per un pranzo extra.
-
Giusto, buona idea.
Esclamò
Chopper, cercando di
coinvolgere Rufy nell’entusiasmo generale.
Di fronte al cibo il ragazzo di
gomma non diceva mai di no, qualsiasi cosa stesse accadendo.
- Ho
una fame da lupi.
Aggiunse
Usop, pregustando i
manicaretti che il cuoco avrebbe preparato per loro.
Nei due anni che erano
stati lontani Sanji aveva imparato nuove ricette, diventando se
possibile
ancora più bravo. Ormai si poteva affermare senza paura di
sbagliarsi che il
miglior cuoco che solcasse i mari navigava con loro. Nei giorni
precedenti Rufy
aveva insistito perché lui cucinasse tutte le sue
specialità, sia quelle
vecchie che quelle nuove, per poter stabilire una graduatoria delle
migliori.
Sanji all’inizio aveva protestato, poi lo aveva accontentato.
Anche a lui era
mancato parecchio cucinare per i compagni.
- Io
potrei suonare qualcosa..
Propose
Brook, lasciandosi prendere
dall’euforia.
Nei giorni precedenti ogni sera i ragazzi trovavano un pretesto
per fare festa. Era proprio Rufy il primo a proporre un po’
di baldoria,
riuscendo alle volte a trascinare con sé anche Zoro. La
musica dello scheletro,
a volte malinconica ed a volte allegra, aveva sempre accompagnato
quelle feste.
-
Super, si fa festa!
Esclamò
Franky, pregustando la cola
che avrebbe bevuto.
Si trattava di una riserva speciale, una delle migliori di
tutti i mari, che aveva messo da parte in quei due anni per poterla
bere
insieme ai compagni.
-
Allora capitano? Cosa vuoi che
prepari?
Chiese
Sanji, felice che sulla nave
fosse tornata la normalità.
Tutti erano allegri, su di giri. L’unico in
silenzio era Zoro. Lo spadaccino non aveva mai smesso di fissare Rufy,
ancora
immobile nella posizione di prima. Gli altri potevano illudersi che
tutto fosse
tornato alla normalità, lui sapeva che non era
così. Lo conosceva troppo bene.
- Per
me nulla, vado a sdraiarmi.
Sussurrò
appena il capitano,
voltandosi verso le cabine.
Le sue parole furono come una doccia fredda.
Gelarono l’entusiasmo di tutti.
- Non
hai fame?
Chiese
Robin, preoccupata, prendendo
a fissare Rufy con insistenza.
Il ragazzo si voltò, quasi quello sguardo lo
facesse sentire a disagio. Non voleva preoccupare i compagni, ma voleva
starsene un po’ da solo. Loro non sapevano tutta la storia,
non avrebbero capito.
- Stai
male?
Si
preoccupò Chopper, pronto ad
afferrare la sua borsa per visitare l’amico.
Rufy sorrise e scosse appena la
testa, cercando di tranquillizzare il dottore.
- No,
sto bene.
Disse
Rufy, sorridendo malinconico,
voltandosi verso i compagni che non avevano ancora staccato gli occhi
da lui.
-
Tranquilli.
Aggiunse
vedendo i visi spaventati
degli amici.
Pensò di dire qualche sciocchezza che avrebbe li avrebbe
convinti
a lasciarlo in pace, ma non gli venne in mente niente. La sua mente era
svuotata,
pensava solo al giornale che aveva intravisto sulla mensola della
cucina di
Sanji quella mattina. Era bastata un’occhiata per farlo a
sentire perso,
smarrito ed inutile. Quelle parole e quelle immagini continuavano a
rincorrersi
nella sua mente.
- Sei
strano capitano.
Dichiarò
Sanji alla fine, lanciando
lontano la sigaretta ormai consumata.
-
Perché?
Chiese
Rufy, ingenuamente, fissando
intensamente il cuoco.
- Beh,
non mangi per prima cosa.. E
non insisti nemmeno per sbarcare.
Rispose
Sanji, pensieroso.
Non
riusciva proprio a capire cosa gli fosse preso. Solo la sera prima
rideva e
scherzava, persino quella notte aveva fatto il suo solito macello
parlando
addirittura nel sonno. Quella mattina poi, improvvisamente, era
diventato
strano. L’ombra di se stesso. Prima era sparito, poi era
ricomparso solo per
dire ai compagni che voleva stare solo senza spiegare altro. Se
c’era una
spiegazione logica dietro a tutto questo, a lui sfuggiva. Sembrava solo
una
cosa assurda ed insensata.
-
È quasi sera, forse è meglio aspettare
domani mattina. Nami, cosa dici?
Mormorò
Rufy, voltandosi verso la
ragazza che fissava la scena incredula.
Solo in un sogno sarebbe potuta
accadere una cosa del genere. La navigatrice fissò il
capitano e nei suoi occhi
non trovò il solito entusiasmo, ma solo tanta
preoccupazione. Se non avesse
conosciuto meglio Rufy avrebbe detto che l’idea di sbarcare
lo terrorizzava.
- Credo
di si..
Balbettò
la navigatrice, interdetta,
cercando l’aiuto dei compagni.
Sbarcare con il buio era certamente un azzardo,
ma mai prima si erano posti un problema del genere. Anzi, di solito la
parte
difficile era costringere quella massa di teste dure alla prudenza. Per
la
prima volta il suo capitano si stava comportando in modo assennato,
mettendo al
primo posto la sicurezza ed il bene della ciurma. Lei in quanto
navigatrice
avrebbe dovuto esserne felice, invece era solo preoccupata. Come gli
altri, del
resto.
- Bene,
è deciso. Vado a sdraiarmi,
Sanji dopo mi cucini qualcosa?
Chiese
ancora Rufy, stringendo la
mano sulla maniglia della porta della cabina che divideva con gli altri
ragazzi.
- Si,
certo.
Rispose
Sanji, confuso quanto i
compagni.
-
Grazie.
Mormorò
il capitano, sparendo dalla
vista della ciurma.
I ragazzi si guardarono tra loro, increduli. Quello che era
appena accaduto era assolutamente assurdo, senza senso. Probabilmente
se
avessero dovuto raccontarlo a qualcuno non avrebbero saputo da che
parte
iniziare.
- Forse
vuole solo essere lasciato un
po’ in pace.
Suggerì
Robin, alzando le spalle.
Il
comportamento di Rufy le era parso strano, ma era evidente che
c’era qualcosa
sotto. Doveva essere successo qualcosa, forse quella mattina, che era
sfuggito
a tutti loro. Il capitano prima di colazione aveva gettato
un’occhiata al giornale
e magari vi aveva intravisto qualcosa che lo aveva preoccupato. I
ragazzi
annuirono appena. Nessuno di loro sembrava davvero convinto, tuttavia
decisero
che doveva essere così. Dopo tutto avevano pochi elementi
per poter capire
quello che passava nella testa del capitano. Forse si trattava solo di
una
giornata storta.
Nessuno
vide Rufy fino a sera,
neppure per cena. Decisi a non disturbarlo, i ragazzi finirono con il
dedicarsi
alle loro solite attività fingendo che tutto fosse normale.
Solo Zoro rimase sul
ponte, deciso a parlare a Rufy ad ogni costo. Era il suo vice, toccava
a lui
prendersi la responsabilità dei compagni e di affrontare
quel discorso.
- Ehi
capitano..
Chiamò
lo
spadaccino, vedendo il cappello del ragazzo di gomma comparire dalla
porta.
Alle
parole del suo secondo Rufy si bloccò per qualche istante,
valutando l’idea di
tornare dentro. Sicuramente Zoro avrebbe insistito per parlare con lui
e
testardo come era avrebbe finito con il capire facilmente ogni cosa.
- Anche
tu sei preoccupato per me?
Chiese
Rufy, innocentemente,
avvicinandosi al compagno che era appoggiato alla balaustra del
ponte.
Le tre
spade gli pendevano dal fianco, avvolte con cura nei loro foderi.
- No,
ma dovresti davvero mangiare
qualcosa.
Mormorò
Zoro, nascondendo a mala pena
la sua preoccupazione.
Doveva arrivare al centro del problema per gradi. Rufy
era ingenuo, ma anche testardo. Era lui a dover parlare, non Zoro a
metterlo
alle strette. Non avrebbe ottenuto nulla, altrimenti.
-
Più tardi..
Sospirò
il capitano, voltandosi verso
il mare per sfuggire allo sguardo indagatore di Zoro.
Lui capiva tutto, sempre.
Forse sapeva già tutto, ma fingeva e aspettava. Sapeva che
di lì a poco lui
avrebbe finito con il cedere.
- Credo
che Sanji impazzirà prima.
Insistette
lo spadaccino, sorridendo
appena.
Una scenata del cuoco sarebbe anche stata divertente, ma non era sicuro
che Rufy l’avrebbe apprezzata come al solito nello stato in
cui si trovava.
- Se
non sei preoccupato, perché sei
qui?
Chiese
Rufy, spazientito, voltandosi
verso il suo vice.
Andare dritti al punto, senza girarci intorno, era una cosa
che aveva imparato proprio da lui. Ancora una volta Zoro sorrise, alla
fine il
capitano aveva perso la pazienza. Stava per raccontargli tutto.
- Vuoi
parlarne?
Chiese
Zoro, discreto come al solito.
Rufy sospirò, non si poteva nascondere nulla
all’amico. Aveva bisogno di
parlare con qualcuno e lo spadaccino era discreto abbastanza per
ascoltare le
sue preoccupazioni senza peggiorare le cose.
-
Credevo di averlo superato,
davvero, invece..
Sospirò
Rufy, alzando gli occhi al
cielo per nascondere le lacrime che sentiva scendere lungo le sue
guancie.
-
Invece passa un anno, ne passano
due ma tu ci stai male ancora come quando la persona a cui volevi bene
ti ha
lasciato.
Completò
Zoro per lui.
Rufy sospirò,
ed annuì. Doveva avere letto il giornale, oppure
semplicemente ricordava che la
notizia della morte di Ace Pugno di Fuoco era stata data proprio in
quel
giorno. Erano passati due anni precisi da che Ace gli era morto tra le
braccia
e quella stupita cicatrice non faceva altro che ricordarglielo. Il sole
era
sorto e tramontato per settecentotrenta volte, eppure il dolore era
ancora
tutto lì come il primo giorno. Una semplice occhiata ad un
titolo dai caratteri
cubitali che celebrava quella tragedia aveva avuto il potere di farlo
sentire
di nuovo piccolo, stupido e debole. Persino il medaglione che gli aveva
dato
Keira gli pesava al collo. Lo avrebbe volentieri buttato via, lontano,
magari
in mare, ma temeva la reazione della ragazza. Mai contrariare una donna
gli
aveva detto una volta Ace, specie se ha dei poteri di cui non conosci
la
natura.
- Lo ha
fatto per me, voleva
difendermi..
Mormorò
Rufy, singhiozzando piano.
Non voleva che il compagno capisse che stava piangendo. Lui era il
capitano,
doveva essere forte. Zoro si avvicinò appena, lasciando
tuttavia qualche metro
tra loro.
- Che
differenza fa perché è morto?
Chiese
Zoro, alzando le spalle.
Rufy
si fermò a riflettere e si trovò a dare ragione
allo spadaccino. Se Ace fosse
morto per un raffreddore o per un incidente del quale nessuno avesse
avuto
colpa sarebbe stato lo stesso, forse peggio. Almeno così gli
restava la
vendetta. Prima o poi avrebbe ucciso quell’ammiraglio,
facendogli pagare quel
colpo che aveva messo fine alla vita del suo adorato fratello maggiore.
- Tu
come hai fatto a non soffrire
più?
Chiese
Rufy, dopo un po’ che i due
erano in silenzio.
Zoro non rispose subito, rimase per un po’ a pensare. Quella
era una strana domanda, che nessuno gli aveva mai fatto. Forse non
aveva mai
smesso di soffrire per la morte della sua amica, oppure semplicemente
aveva
preso a non farci più caso.
- La
mia promessa. Quina non sarà
veramente morta fino a che io non mi arrendo e smetto di seguire il mio
sogno.
Raccontò
lo spadaccino, parlando di
sé come non aveva mai fatto prima.
Per un
po’ i due rimasero in
silenzio, ognuno immerso nei propri ricordi. Fu il ragazzo di gomma a
rompere
quell’incanto carico di sofferenza.
- Ho
paura, Zoro.
Confessò
Rufy alla fine, mentre Sanji
si univa alla conversazione in modo discreto.
Senza dire nulla il cuoco
appoggiò un piatto di fronte al proprio capitano e si accese
una sigaretta,
soffiando il fumo nella direzione opposta. Zoro non disse nulla,
lasciando che
il capitano avesse il tempo di sfogarsi ancora per qualche minuto.
-
Dovresti mangiare qualcosa.
Disse
alla fine.
Rufy lo ignorò e
andò avanti.
-
Vorrei fare l’idiota come al
solito, scendere ed esplorare questa maledetta isola ma ho paura che se
lo farò
allora succederà qualcosa di brutto a qualcuno di voi, ed io non sarò
in grado di proteggervi.
Continuò
Rufy, lo sguardo fisso al
pavimento.
Non riusciva a guardare negli occhi i suoi due compagni
perché
sapeva di averli delusi. Nessuno avrebbe voluto un capitano che
ammetteva le
sue paure, passando così per idiota.
- Come
non hai protetto tuo fratello?
Chiese
Sanji, pensieroso, ripensando
a quello che diceva il giornale.
-
Proprio così. Ace è morto, Sabo è
morto.. Siete voi la mia famiglia ora.
Disse
alla fine il capitano,
prendendosi la testa tra le mani.
Quel pensiero lo faceva stare male e bene
allo stesso tempo. Aveva perso Ace e Sabo, ma aveva ancora qualcosa.
Una
famiglia, dei compagni da difendere. Quello che non sapeva era se
sarebbe
riuscito a proteggerli. L’idea di fallire ancora e di perdere
anche loro lo rendeva
uno straccio.
- Anche
io ho paura, capitano.
Disse
il cuoco, cogliendo il capitano
e lo spadaccino di sorpresa.
- Io ho
paura di un sacco di cose.
Ammise
Zoro, inclinando appena la
testa.
Al riparo dal resto del mondo, nascosti dalla luce della luna i tre
guerrieri avevano alla fine trovato il coraggio di essere sinceri
almeno con se
stessi, confessando i propri timori ai compagni di lotta.
- Ti
guardi intorno, vedi tutto così
grande e ti senti lontano anni luce dal tuo sogno.
Continuò
Sanji, accendendosi subito una
seconda sigaretta.
-
Proprio così.
Annui
lo spadaccino, senza fare
commenti.
In quel momento Sanji non era un suo rivale da deridere ma un
compagno da appoggiare e sostenere.
- E
poi? Che fate quando state così?
Alzando
lo sguardo sui due compagni,
aspettando con ansia una risposta che potesse aiutarlo a stare meglio.
- Mi
ricordo che anni fa stavo per
morire, ed un ragazzino mi ha salvato. Mi hai dato un nuovo motivo per
andare
avanti, per apprezzare la vita. Ho trovato degli amici, una famiglia.
Non avrei
creduto che uno come me potesse essere adatto a fare il pirata in una
ciurma,
sai..
Spiegò
Zoro sorridendo, fissando
negli occhi Rufy.
Il ragazzo di gomma in quello sguardo vide gratitudine,
commozione e vi trovò una famiglia. Un silenzioso fratello
che gli era sempre
stato accanto fin dal primo giorno.
-
Fatico a crederlo anche io..
Commentò
Sanji, ironico, riferendosi
alla scelta di Zoro di cercare dei compagni.
- Hai
da dire?
Sbottò
Zoro, deciso a non farsi
mettere i piedi in testa dal cuoco.
Non in un momento simile e davanti al suo
capitano. Per un breve istante i due sembrarono pronti a iniziare una
delle
loro infinite discussioni, ma poi abbandonarono entrambi
l’idea.
-
Zitto, idiota. Ad ogni modo, ha
ragione lui. Noi guardiamo te per andare avanti. Ci hai insegnato a non
combattere solo per noi stessi, ma anche per difendere gli amici. Anzi,
i
fratelli.
Disse
Sanji, lanciando lontano la
sigaretta ormai finita.
Rufy fissava i due compagni attonito, senza sapere cosa
dire. Il bene che provava per loro non si riusciva ad esprimere con le
parole. Nulla
sarebbe bastato.
-
Grazie, ragazzi.
Mormorò
Rufy, commosso.
Non sapeva
che altro dire, per la prima volta nella sua vita era senza parole. O
forse,
non c’erano altre parole davvero necessarie in quel momento.
-
Mangia, si sta raffreddando la
cena.
Si
raccomandò Sanji, sospirando ed
indicando al proprio capitano un piatto di minestra fumante.
L’aveva preparato
con cura, per lui. Accanto al piatto c’era un grosso
cosciotto. Rufy guardò entrambe
le pietanze e si illuminò. Come al solito Sanji era il
migliore.
-
È buona lo stesso.
Rispose
Rufy, alzando le spalle.
I
due compagni videro che sorrideva. Finalmente era tornato il solito
capitano di
sempre. In pochi istanti pulì il piatto e si
voltò verso Sanji, bramoso,
chiedendone ancora. Il cuoco sospirò e riempì
ancora il piatto del capitano.
- Vuoi
aspettare domani per sbarcare?
Chiese
Zoro, pensieroso, mentre Rufy
continuava imperterrito a mangiare.
-
Neanche per sogno. GENTE, SI
SBARCA!
Urlò
Rufy ancora con la bocca piena,
ignorando il fatto che era notte e che molto probabilmente gli altri
erano già
andati a letto.
Sanji e lo spadaccino sorrisero, si strinsero nelle spalle e si
prepararono a seguire il capitano nella sua esplorazione. Non potevano
di certo
lasciarlo solo. La mattina successiva gli altri si sarebbero
preoccupati e
forse anche arrabbiati, ma andava bene così. In fondo tutti
sapevano quanto
fosse incosciente Rufy.
-Tu non
vieni con noi?
Chiese
Zoro, voltandosi verso il
cecchino che aveva ascoltato tutta la conversazione nascosto dietro
l’albero
maestro.
Sanji e Rufy si voltarono di scatto verso l’amico,
imbarazzato per
essere stato sorpreso a spiare i compagni.
- Ehi,
Usop.. Da quanto sei lì?
Domandò
Rufy, ingenuamente, fissando
intensamente il suo migliore amico.
Non era arrabbiato, solo stupito.
- Da un
po’..
Rispose
il cecchino, fissando le assi
della nave nelle speranza che queste si aprissero per inghiottirlo e
toglierlo
così da quella situazione tanto imbarazzante.
Si sentiva sporco, quasi un
ladro. Aveva origliato tutta la conversazione senza trovare il coraggio
di
avvicinarsi. Che poteva dire uno come lui?
- Beh,
avresti potuto parlare.
Commentò
Sanji, serio, raccogliendo i
piatti della cena del capitano.
- Non
hai ancora risposto, vieni con
noi?
Ripeté
Zoro, tranquillo.
Il cecchino
sembrò stranito da quella domanda.
- Cosa
centro io? Non sono nemmeno
lontanamente forte, coraggioso e determinati come voi. Io sono un
codardo, un
buono a nulla..
Mormorò
Usop, senza staccare gli
occhi dal pavimento.
-
Smettila di dire idiozie. Ti sei
dimenticato di tutte le volte che ci hai salvato la pelle?
Lo
zittì Sanji, trascinandolo insieme
a loro giù dalla nave.
Nessuno dei tre oppose resistenza. Zoro era zitto, come
sempre, Rufy rideva ed Usop piangeva di gioia. Una bella squadra, tutto
sommato. Nami fissava i tre compagni ai quali si era appena aggiunto
Usop da
lontano, sorridendo. Non poteva sapere cosa si stessero dicendo, ma
sicuramente
le parole di Sanji e Zoro avevano fatto stare meglio Rufy, che adesso
sorrideva. Usop invece sembrava imbarazzato come suo solito.
Probabilmente
doveva essersi messo in una situazione strana.
La
ragazza rimase per un po’ a
pensare se andare o meno da loro. Quando aveva aperto il giornale aveva
capito
cosa turbava Rufy: la morte del fratello maggiore. Subito ne aveva
parlato con
i compagni, indecisa sul da farsi. Zoro era uscito dalla stanza,
borbottando
qualcosa tra sé. L’articolo che aveva letto
conteneva un’intervista di un
abitante dell’isola da cui proveniva Rufy nel quale si
parlava dell’infanzia
del loro capitano. Nami aveva così scoperto
l’esistenza di un terzo fratello,
morto tanti anni prima, di cui Rufy non aveva mai parlato. Leggendo
quella
notizia Nami aveva iniziato a piangere silenziosamente. Doveva essere
triste
essere l’ultimo sopravvissuto di tre fratelli, ma almeno il
capitano adesso era
di nuovo felice. Anche Robin aveva letto a lungo il giornale,
sfogliando
nervosamente le pagine senza dire nulla. Ad un certo punto la ragazza
era anche
impallidita, ma non aveva voluto dare spiegazioni ai compagni.
La
mattina successiva la prima cosa
che notarono i ragazzi appena svegli fu l’innaturale silenzio
e la strana
sparizione della colazione. Nessun rumore proveniva dalla cucina,
né nessun
odore invitante che lasciasse pensare che Sanji stesse preparando la
colazione.
-
Allora, tutti pronti a sbarcare?
Chiese
Chopper, guardandosi intorno
frenetico.
Il ponte era stranamente vuoto e silenzioso e per di più
sembravano
scomparsi alcuni dei loro compagni. Non vi era traccia del loro
chiassoso
capitano, ne dello spadaccino perennemente addormentato, del cecchino
bugiardo
o del cuoco marpione. Che fine potevano avere fatto tutti e quattro?
- Ma
sono spariti tutti?
Chiese
la piccola renna, guardandosi
intorno deluso.
Dopo la tristezza che si respirava il giorno prima si era
aspettato come minimo un po’ di entusiasmo. Certo,
l’umore del capitano non
era alle stelle ma loro stavano lo stesso
per sbarcare in un posto da sogno.
- A
quanto pare..
Commentò
Franky, stupito, guardandosi
intorno meglio.
All’appello oltre a Rufy mancavano anche Sanji, Zoro, Nami ed
Usop. Neanche la ragazza si era ancora fatta viva.
-
Scendiamo?
Chiese
Nami, comparendo dalla sua
cabina e gettando la scala oltre la fiancata.
Era seria, tesa, quasi stesse
pensando ad altro.
- E gli
altri?
Protesto
Chopper, preoccupato,
continuando a guardarsi intorno.
Aveva chiamato gli amici molte volte, senza
ottenere risposta. Dove potevano essere finiti?
- Sono
andati avanti.
Rispose
Nami, tranquilla.
I compagni
guardarono la navigatrice. Sembrava sapere quello che stava dicendo,
così
decisero di fidarsi di lei. Visto che di Rufy e Zoro non
c’era traccia il
comando era passato a lei.
- I
soliti idioti.
Sussurrò
Franky, scuotendo la testa.
-
Almeno il capitano si è ripreso.
Commentò
Brook, allegro.
- Pare
di sì.
Commentò
Nami, asciutta, guardandosi
intorno.
Vista dalla nave la grotta non sembrava particolarmente grande, eppure
una volta entrati nell’interno dovettero ricredersi. Pochi
metri più avanti si
snodava un infinito ed intricato dedalo di cunicoli, alcuni enormi
altri più
piccoli. Uno spettacolo da sogno. Trovare i compagni non fu certo
difficile.
Bastò seguire l’odore di cibo per trovare uno
spiazzo dove Sanji aveva
preparato una abbondante colazione. Non appena li scorse
iniziò a saltare,
attirando la loro attenzione ed indicando una lunga serie di dolci che
aveva
preparato per le sue belle. Tutti iniziarono subito a mangiare, tranne
Nami. La
ragazza aveva una cosa da fare, prima della colazione.
- Ehi
Rufy..
Disse
Nami, avvicinandosi al
capitano.
Il ragazzo, troppo preso dal cibo, non la sentì nemmeno.
Continuò a
mangiare, ignorando la presenza della ragazza.
-
Brutto idiota, mi hai sentito?
Urlò
la ragazza, scuotendo il
compagno con violenza.
Il ragazzo non fece un piega. Appoggiò la fetta di torta
che teneva in mano, si voltò e fissò la compagna
a lungo, perplesso di trovarla
lì a quell’ora insieme al resto della ciurma.
- Scusa
Nami.
disse
Rufy con fare innocente,
avvicinandosi alla ragazza
- Sei
ancora arrabbiata con me?
Aggiunse
il capitano, con
un’espressione colpevole.
I compagni lo guardavano, tenendo il fiato, in pena
per lui. La reazione di Nami poteva essere terribile, loro lo sapevano
bene.
- No,
volevo solo parlarti un po’.
Rispose
Nami, calma, sorridendo.
Il
resto della ciurma di stranì di questo improvviso cambio di
umore. Di solito
quando era arrabbiata con qualcuno la navigatrice lo restava a lungo,
facendo
patire al poveretto le pene dell’inferno.
- Sto
bene Nami, te lo assicuro.
Mormorò
Rufy, parlando ad alta voce.
Voleva che anche gli altri sentissero, era stanco dei segreti. Parlare
con
Sanji e Zoro gli aveva fatto veramente bene. Aveva chiuso un capitolo
doloroso
della sua vita. I suoi fratelli erano morti, ripensare a loro e
torturarsi non
li avrebbe riportati da lui. Doveva rassegnarsi, sorridere e guardare
avanti
pensando al bene dei suoi compagni, la sua nuova famiglia.
- Sai..
Ho letto il giornale, anche
gli altri a dire il vero.
Continuò
la ragazza, giocando con una
ciocca dei lunghi capelli.
Era nervosa, non sapeva come avrebbe preso
quell’informazione Rufy. Forse avrebbe urlato che non erano
fatti loro, oppure
sarebbe caduto un’altra volta in depressione.
-
Davvero? Io non lo leggo mai.. ieri
però mi ci è caduto un occhio per sbaglio..
Rispose
lui, alzando le spalle.
Non sembrava
arrabbiato, né distrutto. Solo indifferente. Nami sapeva
bene che si trattava
una maschera, ma non capiva che cosa mascherasse. Dolore o rabbia?
-
C’era un’intervista in cui si
parlava di te, di Ace e di.. Sabo.
Continuò
Nami, incerta.
Rufy prese a fissare
il pavimento, senza dire nulla. Il suo respiro era regolare, nulla
faceva
pensare che fosse agitato o arrabbiato.
-
Perché non ce ne hai mai parlato?
Di Sabo dico..
Mormorò
Nami, attenta a scegliere con
cura le parole.
Rufy sospirò e rimase in silenzio un momento. Sembrava
stesse
cercando le parole.
- Non
c’era nulla da dire. È morto.
Rispose
Rufy, alzando le spalle.
Sembrava tranquillo, quasi rassegnato. Non c’era traccia
della disperazione del
giorno precedente.
-
È strano, voglio dire.. Dragon è
uno dei maggiori ricercati del mondo. È già
strano che abbia avuto un figlio,
tre addirittura.. è incredibile..
Esclamò
Franky, sorpreso.
Quel
pensiero gli girava in mente da quanto aveva letto la notizia. Anche
Robin lo
trovava assurdo, poi si era ricordata che Ace era figlio di Gol D
Roger.
Probabilmente anche Sabo non doveva essere il figlio di Dragon, oppure
non si
sarebbe potuta spiegare la tranquillità dipinta sul volto di
quell’uomo quando
lo aveva incontrato. Chi perde un figlio non è
così tranquillo, al contrario, è
disperato. Non vi era traccia di quella silenziosa disperazione sul
viso di
Monkey D Dragon. La cosa che l’aveva lasciata interdetta,
tuttavia, non era
certo quella. Nell’ultima pagina del giornale c’era
l’intervista ad un vecchio
oste di Logue Town, che giurava che Pugno di Fuoco era vivo e che
viaggiava con
una donna. La marina l’aveva bollata come voce senza senso,
eppure quel vecchio
non sembrava del tutto fuori di testa. Il nome Sabo, inoltre, non le
sembrava
nuovo, doveva averlo già sentito solo non ricordava dove.
- Non
avevamo nessun legame di
sangue.
Spiegò
Rufy, alzando le spalle.
La
spiegazione sorprese i compagni, tranne Robin. Improvvisamente la
ragazza
ricordò: era un rivoluzionario cacciato
dall’armata, forse lo aveva addirittura
intravisto. Possibile che si trattasse della stessa persona e che il
fratello
di Rufy, incredibilmente, fosse ancora vivo? Forse lo stesso doveva
valere per
Ace, in fondo la marina era nota per fare girare voci false.
Quell’idea la
sconvolse, tanto che decise di tenerla per sé. Non aveva
ragione di turbare
ulteriormente il capitano, senza prove.
- Che
differenza fa?
Chiese
Usop, alzando le spalle.
Nemmeno loro avevano legami di sangue, eppure navigavano insieme. Non
erano
parenti, eppure avrebbero volentieri dato la vita uno per
l’altro senza
pensarci troppo su. Un fratello di sangue è la famiglia che
ti trovi, un amico
è quella che vuoi, che ti scegli e che sei pronto a
difendere con il sangue.
- Per
me nessuna, il mondo però non
ci prendeva sul serio.
Rispose
il capitano, fissando il
vuoto.
Si poteva percepire chiaramente la malinconia nella voce del capitano,
insieme ad una voglia di andare avanti che prima non c’era.
- So di
che parli.
Mormorò
Nami, sorridendo tristemente.
Il suo pensiero andò a Nojiko, solo nella loro vecchia casa.
Alcune volte le
capitava di pensarla, addirittura di sognarla. Ogni volta la vedeva
sorridente,
impegnata con il campo di mandarini. Quando si svegliava, poi, era
triste e
malinconica. L’avrebbe voluta più vicina, magari
sulla nave insieme a loro.
- Ti
senti solo? Senza loro due..
Chiese
Chopper, con le lacrime agli
occhi.
Lui aveva sempre voluto una famiglia, dei fratelli. Doveva essere
triste
per Rufy avere perso tutto questo a causa della cattiveria del mondo.
Era
straordinario, tuttavia, che nonostante questo lui trovasse ancora la
forza di
ridere e di guardare al futuro con ottimismo. Anche per questo aveva
così tante
fede nel suo capitano. Lo avrebbe seguito ovunque, anche in capo al
mondo.
- Ogni
tanto, ma ora è diverso.
Rispose
Rufy, voltandosi verso Zoro,
Sanji e Usop.
I tre sorridevano. Solo loro riuscivano a capire fino in fondo di
cosa stava parlando il capitano.
- Che
vuoi dire?
Chiese
Brook, stranito, guardando
alternativamente i compagni.
- Ci
siete voi, non permetterò più a
nessuno di farvi del male. Non posso promettere una vita tranquilla, ma
farò
del mio meglio.
Disse
il capitano, sorridendo.
Aveva
parlato sorridendo, determinato. La sera prima aveva chiuso un capitolo
della
sua vita. Ace e Sabo erano stati importanti per lui, ma ora erano il
passato. Il
suo presente ed il suo futuro era la sua ciurma, tutto qui. Non avrebbe
più
permesso alla sua mente di tormentarlo con i ricordi di quando era
bambino, né
al suo cuore di essere triste per i suoi fratelli. Sarebbe andato
avanti per la
sua strada, senza più pensare ad Ace e Sabo. Doveva guardare
in faccia la
realtà: erano morti, non aveva senso cercare il loro viso in
ogni sconosciuto
che incontrava. Chi è morto non può tornare.
- Non
vogliamo una vita tranquilla,
vogliamo vivere tante avventure con te. Provare l’emozione
del vento tra i
capelli, il brivido dell’ignoto. Seguirti in pericolose
imprese ed affidarci
completamente a te, sicuri che troveresti un modo per risolvere la
situazione.
Esclamò
Nami, decisa, fissando Rufy
negli occhi.
Il ragazzo sospirò. Ancora una volte le parole dei suoi
compagni
lo avevano scosso.
-
Potremo essere attaccati dalla
marina o dal governo mondiale in qualsiasi momento.
Ricordò
Rufy, sbuffando.
La paura di
perderli era tanta, ma doveva farsi forza.
-
Combatteremo al tuo fianco, so che
tu ci proteggerai da ogni pericolo.
Disse
Robin, sicura.
Aveva sfidato il
governo già una volta, per lei. Lo avrebbe fatto ancora in
caso di bisogno.
Tutto per i suoi compagni. Erano una cosa sola, una famiglia.
-
Potrei essere colui che vi farà arrabbiare
per colpa della mia imprudenza.
Protestò
ancora Rufy, cercando di
metterli in guardia da quello che sarebbe potuto accadere loro
proseguendo
quello strampalato viaggio insieme a lui.
-
Saresti di sicuro anche colui che
poi mi farebbe ridere.
Ribatté
Usop, deciso a non dargliela
vinta.
-
Ragazzi, io..
Protestò
Rufy, messo alle strette.
-
Allora, vogliamo andare a vedere
questa grotta oppure no?
Esclamò
Sanji, buttando via la
sigaretta e chiudendo il discorso.
Il capitano sorrise e si lanciò nel buio
della foresta, seguito dai compagni.
Grazie mille a tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a qui.. come al solito mi sorprendete e mi date la voglia di andrare avanti. piccola informazione di servizio: in questa settimana avevo qualche giorno libero, quindi ho postato parecchio. da lunedì si riprendono i soliti impegni, quindi vi toccherà sopportare i miei eterni ritardi. Mi spiace davvero tanto! per ora, tuttavia, godetevi il momento! un grazie particolare va a tutti coloro che hanno commentato l'ultimo capitolo di 3D2Y. è sempre triste quando una storia arriva ad essere completa, ma è stupendo che vi sia piaciuta così tanto. ultimamente ho anche riletto "Inseguirsi lungo i sentieri del destino" e non vi nascondo che mi sta passando per la mente l'idea di pubblicare un seguito.. non so.. vedremo..
niki96: grazie mille per le tue parole! rufy, a differenza dei fratelli ha perso le speranze di trovarli vivi.. almeno per adesso.. chissà, forse nei prossimi capitoli Robin potrebbe fargli cambiare idea!
Vale2910: grazie mille! il personaggio dell'oste non è una mia invenzione, è il vecchio che Rufy incontra a Lugue Town nell'anime. nella storia gli si da poco spazio, ma mi affascinava l'idea che in una città così grande ci fosse un posto che facesse da connettore tra uomini, mondi ed epoche diverse.
Tre 88: grazie mille! trovare una nave non sarà semplice. va bene un log pose, ma non credo che qualcuno abbia una nave che gli avanza nel taschino della camicia..
Sabo ed Ace non possono incontrarsi, ricordati che la storia è sfalsata di sei mesi: Sabo è arrivato da Kaja quando Ace era già partito con Nojiko. inoltre, se si trovavano subito che gusto c'era? ti anticipo una cosa.. il luogo del prologo potrebbe essere una grotta.. chissà! la storia del log pose me la sono inventata io, una scusa per far capitare i due dal vecchio oste e fargli scoprire che Ace e Rufy sono vivi.
Brando: Grazie mille!!! decisamente l'umore di Sabo ed Ace è migliorato.. hanno appena scoperto che non sono del tutto soli al mondo! la storia dello sfalsamento temporale manda in confusione, ma se ti dico dove sono Ace e Sabo due anni dopo che gusto c'è? mettiamola così, i due fratelli maggiori conoscono bene la Rotta del Grande Blu e potrebbero addirittura aver superato l'isola degli uomini pesce, oppure avrebbero potuto essere ancora indietro.. chissà..
Katy93: Ho idea che questo intrecciarsi aumenterà la confusione generale, ma va bene lo stesso. questa storia mi piace anche per questo. sotto molti punti di vista è una sfida anche per me. il ciondolo come il bracciale? hai detto tutto tu.. :D
Gol D Ann: grazie mille e complimenti per il nick! sono felice che la storia sia di tuo gradimento. spero di continuare ad affascinarti anche nei prossimi capitoli!
Kuruccha: grazie mille per il commento! non ti preoccupare per il ritardo.. sicuramente io non posso dirti nulla! :D da questo capitolo in poi le vicende dei personaggi si intrecceranno sempre di più, specie quelle di Ace e Sabo. i due fratelli stanno facendo lo stesso viaggio a distanza di qualche mese, è normale che trovino tracce del passaggio dell'altro.
Al prossimo, ed intricatissimo, capitolo!