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Autore: nitro    02/05/2011    1 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Schierarsi

 

La luce del camino creava riflessi dorati sulla pelle diafana, rivoli infuocati si rincorrevano sulla superficie liscia del corpo di Asteria.

Draco era appoggiato su un fianco e osservava la ragazza dormire.

Da quella sera in cui gli aveva confessato i suoi sentimenti, non era più riuscito a dormire senza di lei. Era diventata indispensabile, come se il letto fosse totalmente inutile senza la sua presenza.

Rimaneva per ore a fissare il suo corpo acerbo ma curvilineo nei punti giusti, adorava il modo in cui il suo petto si alzava e si abbassava, cullato dal suo respiro sereno.

La tranquillità di quella che era diventata la loro stanza, non più la stanza del prefetto Malfoy, lo aiutava a svuotare la mente dalle sue giornate frenetiche.

La situazione a Hogwarts era andata sempre più peggiorando, i Carrow avevano preso totalmente il controllo della scuola e Piton, come preside, si limitava a stare in dispare, come se cercasse di mimetizzarsi con il gargoyle che dimorava fuori dal suo studio.

L’atmosfera si era fatta sempre più tesa; gli studenti Grifondoro erano sempre più schivi e sospetti.

La resa dei conti era vicina. Suo padre continuava a dargli istruzioni sempre più concitate su come gestire la situazione e Bellatrix si infilava spesso nella sua mente per gridargli gli ordini del Signore Oscuro.

Era preoccupato per la sorte dei suoi famigliari. Voleva riscattare l’onore ormai dimenticato del suo casato, ma voleva anche proteggerli dalla sorte misera che li aspettava se la guerra fosse andata perduta.

Finire ad Azkaban era un prezzo che lui era disposto a pagare, ma sua madre non avrebbe mai resistito, e Lucius non poteva tornarci senza perdere completamente il senno.

Per questi motivi Draco doveva combattere e fare in modo che l’Oscuro Signore riuscisse a sconfiggere Potter definitivamente.

Avrebbero vinto. Erano in ballo troppe esistenze per contemplare l’idea della sconfitta.

I suoi occhi si posarono sulle labbra socchiuse di Asteria. La ragazza era una delle esistenze che più gli stavano a cuore.

Non avevano mai parlato dell’imminente battaglia che si prospettava nel loro futuro.

Si avvicinò lentamente al suo viso e le posò un dolce bacio sulla bocca. Un mugolio di risposta riempì il silenzio della stanza.

Asteria aprì gli occhi e gli sorrise. Si tirò su sui gomiti, coprendosi il corpo nudo con le lenzuola in un modo che sembrò quasi pudico, ma Draco sapeva bene che ormai non c’era più alcun imbarazzo tra loro.

Istintivamente la abbracciò per proteggerla dal freddo.

I suoi occhi grigi brillavano di una luce intensa quando si specchiavano in quelli scuri di Asteria.

- Mi piace essere svegliata così…-

Draco ghignò compiaciuto. – Lo so. –

Poi gli occhi di Draco s’incupirono di colpo.

- Ho paura che la resa dei conti tra Potter e il Signore Oscuro sia vicina. Credo che dovremmo discutere della tua posizione. -

Asteria sgranò gli occhi e si ritrasse dalla stretta delle sue braccia. Sapeva che alla fine avrebbero dovuto affrontare l’argomento.

- Io non credo di voler prendere una posizione. Se devo essere sincera, non voglio schierarmi dalla parte di nessuno. -

Le sopracciglia bionde del ragazzo si incresparono.

- Non intendevo questo. Non devi scegliere con chi stare, è ovvio che non potresti mai schierarti dalla parte di Potter. Credo che dovremmo trovare il modo per farti rientrare nelle grazie della tua famiglia e del nostro Signore. Per quanto impossibile possa sembrare ci deve essere un modo…se vinciamo la guerra, devi assicurarti un posto tra la schiera dei vincenti, altrimenti… -

Una risatina nervosa lo interruppe.

- Altrimenti? Mi ucciderà? Allora forse dovrei sperare che vincano i buoni. Ma sinceramente non vedo beneficio per me neanche in questo caso; sì, potrei vivere, ma la mia famiglia sarebbe spedita ad Azkaban. Perderei te. Sarei sola. -

A quelle parole seguì un lungo silenzio. Draco strinse le lenzuola con forza, a causa della rabbia che stava montando dentro di lui. Non riuscì a trattenersi dall’urlare.

- Speri che Potter vinca? Combatteresti al suo fianco? Rischieresti di essere uccisa…-

- Draco mi ascolti quando parlo? Non voglio morire per nessuno dei due. Non mi schiererò. Nel caso scoppi una battaglia, credo che cercherò un modo per fuggire. Potrò sembrare una codarda, ma non voglio essere coinvolta. –

Le iridi del ragazzo ritornarono ad assumere quella trasparenza celeste che avevano solamente quando guardavano Asteria. La abbracciò nuovamente e si scusò per la reazione eccessiva. Rimasero in silenzio per tutta la notte, stretti l’uno all’altra, e il silenzio su quell’argomento rimase tra loro come uno spettro anche nelle settimane successive. Draco imparò a convivere con la sua preoccupazione e Asteria continuò a rifiutare il pensiero della fine imminente che si prospettava, perché di fine si trattava; in qualunque modo la storia si fosse evoluta, qualcuno ci avrebbe rimesso.

Quando quel giorno arrivò, Asteria si trovava nei pressi delle serre. Stava completando un lavoro di ricerca sulle Mandragole, quando improvvisamente il cielo si oscurò.

Alzò il viso e vide il Marchio Nero spiccare sulle alte guglie del castello; il suo stomaco si serrò immediatamente per il panico. Gettò a terra i suoi strumenti e corse verso il castello, era decisa a trovare Draco e convincerlo a scappare con lei, ma appena entrò nell’atrio, vide che tutti gli studenti si stavano raccogliendo nella Sala Grande.

Daphne intercettò la sorellina e la sospinse verso la tavolata della loro casa.

Asteria chiese a tutti se avessero visto Draco, ma nessuno sembrava sapere dove fosse.

Seguirono molti minuti di concitati preparativi. I ragazzi più piccoli urlavano per la paura, i più grandi protestavano perché volevano rimanere a combattere. I Serpeverde rimasero in silenzio, non condividevano le proteste. Pansy urlò addirittura di consegnare Potter a Voldemort, ma fu zittita da un esercito di insulti.

I professori discussero animatamente e quando giunsero a una conclusione, si voltarono tutti con uno sguardo di preoccupazione verso i Serpeverde.

La McGrannit annunciò che gli studenti sarebbero stati tutti evacuati, a eccezione dei maggiorenni che avessero desiderato rimanere per combattere, e poi disse una frase che fece raggelare il sangue nelle vene ad Asteria. Si rivolse a Lumacorno ma tutti udirono le sue parole.

- Se gli studenti della tua Casa si schiereranno con il Signore Oscuro, saranno uccisi. -

Quella era la guerra. Nessuno sarebbe stato risparmiato. Nessuna pietà.

Draco non si vedeva ancora e la McGrannit gli aveva appena promesso battaglia.

Il cervello di Asteria si annebbiò per molti minuti, quando si risvegliò, si scoprì incolonnata dietro a sua sorella. Erano nei pressi del sentiero che portava a Hogsmeade.

Si guardò ancora intorno, ma di Draco non c’era traccia.

Il suo istinto si impossessò di lei e la guidò lontano da quel gruppo di fuggitivi.

Corse come mai aveva fatto nella sua vita, senza voltarsi indietro.

Si gettò nell’inferno che era diventato il castello con la bacchetta stretta nel suo pugno nervoso.

Lampi e bagliori illuminavano l’aria di colori cupi, sinistri e i rumori strazianti, che colpivano le orecchie sentibili di Asteria, non erano meno agghiaccianti.

I Mangiamorte combattevano con crudeltà e masochismo, gli abitanti del castello sottoassedio si difendevano bene, ma peccavano di troppa bontà verso l’avversario. Ai fasci verdi delle maledizioni mortali, rispondevano con dei miseri Schiantesimi.

Corse per moltissimo tempo, saliva e scendeva le scale magiche instabili senza sapere in che pieno si trovasse e senza sapere quale fosse la sua meta.

Vide Luna Lovegood combattere con una forza insospettabile e quando incrociò il suo sguardo, le regalò il suo solito sorriso sghembo.

Quando decise di abbandonare le scale si ritrovò di fronte ad uno spettacolo terrificante. La parete del castello era crollata addosso al ragazzo che le aveva regalato la sua Puffola Pigmea che ora giaceva morto, tra le braccia di un ragazzo che gli assomigliava molto.

Lo scenario di morte la fece sprofondare nel panico, cominciò ad ansimare e dovette premersi le mani al petto per non svenire. I battiti accelerati del suo cuore le annerivano la vista e le facevano girare la testa.

Il suo corpo reagì come uno scudo e mutò in un lupo nero dai riflessi argentati.

Un animale più freddo e razionale avrebbe potuto gestire meglio le emozioni.

Percorse i corridoi irriconoscibili a grandi falcate, cercando con il fiuto l’odore di menta e tabacco del suo Draco, ma non lo trovò.

L’unica cosa che trovò fu un enorme cratere che si apriva sul pavimento del secondo piano e sprofondava molto più in basso, fino ai sotterranei.

Prima che il suo cervello potesse comprendere ciò che le stava succedendo, cadde in quel baratro nero. Quando incontrò le rocce che la attendevano di sotto, svenne immediatamente.

 

Tutto era finito.

Draco percorse con la mente gli avvenimenti delle ultime ore e cercò di capire com’erano arrivati fino a quel punto. I suoi genitori stavano bene, eppure Voldemort era stato sconfitto. Potter gli aveva salvato la vita e Narcissa l’aveva salvata a lui.

Il mondo si era capovolto molte volte. I piatti della bilancia della giustizia avevano oscillato per molto tempo prima di pendere dalla parte di Harry.

Sua madre lo teneva stretto al petto, come se fosse ancora un bambino e avesse bisogno di essere protetto dalla vista della devastazione che li circondava. Ciò che Narcissa non sapeva, era che Draco, il suo bambino, aveva assistito alla maggior parte degli assassini che erano stati commessi quella sera.

Lucius Malfoy stava in piedi accanto a sua moglie e le appoggiava una mano sulla spalla. I suoi occhi di ghiaccio erano palesemente scossi, ma il suo viso era rilassato e calmo. Draco non lo vedeva così da molto tempo, da anni, forse da sempre.

I suoi pensieri corsero ad Asteria. Saperla al sicuro lo aveva aiutato a superare quell’ultima terribile battaglia. Probabilmente era a Hogsmeade con il resto dei Serpeverde.

- Asteria! –

Draco si liberò dalla stretta di sua madre e guardò chi avesse urlato il nome della sua ragazza, speranzoso che Asteria rispondesse al richiamo e si facesse vedere.

Daphne Greengrass correva tra le macerie che ingombravano il giardino e si guardava attorno in maniera concitata.

Perché Daphne cercava sua sorella? Lo stomaco di Draco si contrasse per uno spasmo di nausea.

La sorella maggiore lo vide e corse fino a lui.

- L’hai vista? -

Draco scosse la testa e le rivolse una muta supplica. Non riusciva a parlare, ma desiderava sapere cosa fosse successo.

- È tornata indietro a cercarti! Ha farneticato il tuo nome fin da quando siamo uscite da Hogwarts, poi ha detto delle parole sconnesse sul fatto che doveva trovarti ed è fuggita via. Lumacorno ha cercato di fermarla ma era già scomparsa. Mi ha impedito di correrle dietro – gli occhi di Daphne divennero acquosi – Draco, dov’è? -

I minuti che seguirono furono ancora più strazianti e più intensi delle ore precedenti. I due Serpeverde corsero dentro il castello, cercarono nei sotterranei, al piano terra; arrivarono fino all’infermeria senza avere successo. Poi Draco fece una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare in una situazione normale.

Chiese aiuto alla McGrannit.

La professoressa era china su un registro e cercava di fare un censimento approssimativo degli studenti che erano rimasti a Hogwarts.

Draco le posò una mano sul braccio. Gli occhi indagatori della professoressa si posarono su di lui e incredibilmente sorrisero.

- Signor Malfoy, siete vivo! -

- Sì, ma non riesco a trovare Asteria Greengrass – la mano che non era aggrappata alla professoressa era stretta a pugno e le sue nocche erano cadaveriche.

- Sono sicura che sta bene, il professor Lumacorno l’ha personalmente scortata…-

- No! E tornata indietro! È a scuola! –

Il capo della McGrannit oscillò a destra e a sinistra con rassegnazione.

- Oh Merlino! – prese in mano una penna e si avvicinò il registro agli occhi. –Devo metterla nella lista dei dispersi. -

- Cosa? L’unica cosa che deve fare, è aiutarci a cercarla! –

Una mano gentile lo allontanò dalla professoressa. Era Luna Lovegood.

- Credo che la professoressa sia stufa di ricevere cattive notizie. È sotto shock. - con la sua solita calma e con la sua parlata strana diede a Draco una speranza.

- L’ultima volta che l’ho vista era al terzo piano. –

Minerva McGrannit aveva sentito le parole di Luna e si era alzata in piedi, recuperando gran parte del suo vigore.

- Molto bene, signor Malfoy e Luna venite con me al terzo piano. Signorina Greengrass vada a chiamare Hagrid. Abbiamo bisogno del suo segugio. - anche la sua voce autoritaria era ritornata.

- Professoressa non ce ne sarà bisogno. Posso trovarla con l’aiuto dei Nargilli… -

Daphne guardò Luna sbalordita e corse via a cercare Hagrid. Ovviamente non era intenzionata a dare credito a quella pazza.

- Molto bene Luna, portaci dove l’hai vista l’ultima volta – poi si rivolse anche a Draco – se la conosco abbastanza, Asteria avrà preferito trasformarsi. Credo che dobbiamo cercare un lupo nero. Asteria è un Animagus -.

Draco spalancò la bocca e rimase impietrito. Quando si riscosse corse dietro alla gonna sgualcita della professoressa di trasfigurazione.

 

Quando Asteria riaprì gli occhi, vide il viso sorridente della sorella. A uno sguardo più approfondito, però, notò le profonde rughe di stanchezza che rovinavano i suoi lineamenti aristocratici; quel sorriso doveva esserle costato molto.

- Sono quasi morta di paura e tu sei quasi morta! Papà ha rischiato di avere un infarto! -

Asteria si guardò intorno e la sua vista sfocata le restituì uno spettacolo deprimente. Tutti i letti dell’infermeria erano occupati, molte streghe e molti maghi andavano su e giù e piangevano. Le sue orecchie ovattate piano piano le indirizzarono al cervello suoni tristi di urla e pianti disperati.

- Dov’è papà? -

Daphne abbassò lo sguardo.

- È andato a casa… mamma è morta -.

Una lacrima solitaria bagnò le guance della sorella maggiore. Il cuore della sorella minore mancò un battito, ma non ci fu reazione alcuna.

Asteria si alzò dal letto e ammonì la sorella di non seguirla. Doveva uscire da quella stanza.

Camminò fino all’uscita come un automa. Incrociò Madama Chips, che non tentò nemmeno di fermarla; c’erano persone che avevano molto più bisogno di aiuto. Asteria aveva soltanto alcune ossa rotte e sarebbero guarite in un paio di giorni grazie alla pozione che le aveva dato.

Il corpicino esile barcollò fino alla porta dell’infermeria, poi giù dalle scale, fino alla Sala Grande. Lì, il suo cuore mancò un altro battito.

La sala era piena di corpi. Tutti i caduti erano stati deposti sul pavimento.

Un gruppo di persone era radunato attorno al corpo del ragazzo che aveva visto morire schiacciato dalle macerie.

Il fratello gemello era chino sul corpo straziato e piangeva. Asteria si accorse che quello era il vero George Weasley. Il ragazzo che le aveva regalato la Puffola era ancora vivo. Si era confusa con il suo gemello. Provò l’impulso di andare da lui e confortarlo, ma non era sicura che fosse una buona idea. C’erano troppe persone addolorate attorno a quel corpo.

Si voltò e uscì in fretta da quella sala, aveva troppa paura di posare gli occhi sul corpo esanime di sua madre.

Fuori dalla sala comune l’aria era meno pesante, ma il suo cuore era ancora provato dalla recente notizia.

Luna Lovegood la vide e corse ad abbracciarla. Il suo abbraccio sincero fece sorridere Asteria.

- Sei sveglia! I Nargilli mi hanno portato da te! Ne ero sicura! Quel buco era molto profondo, sei stata fortunata! -

Asteria ricambiò la stretta.

- Luna… mi hai salvato tu? -

- I Nargilli! –

La sconfinata generosità di quella ragazza commosse Asteria. Affondò il volto nei capelli dorati di Luna e pianse. Il suo pianto disperato la aiutò a liberarsi di tutte le preoccupazioni e di tutti i nodi che si erano formati nella sua vita. Pianse per quella guerra inutile, per quei morti, pianse per tutto ciò che aveva dovuto affrontare negli ultimi due anni; ma soprattutto pianse per sua madre. Calliope Greengrass non c’era più.

Nonostante le incomprensioni e l’atteggiamento che sua madre aveva sempre avuto nei suoi confronti, Asteria era lacerata dal rimpianto di non averle mai parlato apertamente, di essersi sempre chiusa in se stessa. Forse, se fosse stata meno codarda, le cose sarebbero potute andare diversamente.

Asteria si staccò da Luna, le sorrise e si congedò da lei.

- Se cerchi Draco, è sulla scalinata d’ingresso con i sui genitori. -

Le parole di Luna aiutarono il suo cuore, che ricominciò a battere sempre più veloce.

Draco era seduto su uno scalino e parlava con sua madre. Narcissa vide Asteria e le sorrise, poi consigliò a Draco di guardare alle sue spalle.

Il ragazzo si voltò; appena la vide, scattò in piedi come una molla e corse verso di lei.

La sollevò da terra e la baciò ridendo.

Asteria non aveva molta voglia di ridere, doveva dirgli una cosa importante; una cosa che si era prefissata di dirgli fin da quando era ritornata al castello per cercarlo. Si fece rimettere con i piedi per terra e lo guardò seriamente.

- Tempo fa mi hai chiesto di prendere una posizione. Oggi ho finalmente trovato la mia strada. Io sto dalla tua parte, Draco. Per te morirei -.

Gli occhi celesti si illuminarono come il cielo di luglio.

- Asteria, hai fatto bene a non schierarti. Hai sempre avuto ragione. Sei riuscita a fare ciò che io non ho neanche osato immaginare: starne fuori. Tu sei riuscita, dove io ho fallito. Sei la mia forza… - il suo sguardo divenne più intenso. – Ti amo… -

Asteria gli regalò una risata cristallina.

- Lo so! -

Draco sorrise a quelle parole che lui aveva sempre usato con arroganza.

- Mi credi questa volta? -

- Ti credo, perché quando mi guardi, i tuoi occhi cambiano colore. Quando sei con me le tue iridi non sono più grigie, ma diventano di un azzurro che mi lascia senza fiato. Ti amo, Draco! -

Mentre si baciavano teneramente, Draco ricordò le parole che un tempo il professor Lumacorno gli aveva rivolto e finalmente ne capì appieno il significato.

“Quando avrete visto molto di più nella vita come ho fatto io, non sottovaluterete il potere di un’ossessione d’amore…”

 

 

Siamo giunti alla fine di questa storia. Confesso che un po’ sono triste. Abbandonerò Asteria e Draco al loro destino…

Spero di aver dato un senso all’epilogo che la Rowling ci ha offerto.

Ringrazio tutti voi che avete letto fino alla fine, tutti voi che avete recensito e chi ha messo la storia tra le preferite, seguite o ricordate! Grazie per aver sopportato i miei ritardi… Grazie di tutto. A presto!

Nitro

   
 
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