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Autore: Thumbelina    06/08/2011    8 recensioni
E’ veramente lì fuori, è così? Dobbiamo essere in grado di difenderci da soli. E se la Umbridge si rifiuta di insegnarcelo ci serve qualcuno che lo faccia.
Ok, questa idea mi è venuta guardando questa sera stessa il film hp5, e al sentire questa frase mi è parso che sullo schermo comparisse la scritta "e se non si stesse riferendo ad Harry?" e da lì è stata tutta un'ispirazione! Quindi mi sono subito tuffata a scrivere (dopo aver visto la fine del film, ovviamente!) ed ecco qua la mia piccola introduzione. Che dirvi, penso che sia un'idea molto originale, probabilmente non avete mai letto niente, niente di simile, o almeno spero, ecco tutto! Spero di avervi quantomeno incuriosito, e che quindi leggerete il mio primo ed insulso capitolo (è una stupida, semplice introduzione, nulla di che) per poi appassionarvi alla storia, quando questa sarà pronta per essere scritta, cosa che avverrà molto presto, temo. Forse è la storia più geniale che mi sia venuta in mente, e di certo è qualcosa di totalmente diverso rispetto al mio genere e quindi... non c'è che dire, sono molto incuriosita anch'io. Prima di finire le parole a disposizione vi lascio. Bacioni. Buona Lettura. Giulia.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dolores Umbridge, Il trio protagonista, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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P.P.P. Professor Piton, Perfavore!

- Sai, Hermione - fece Ron mentre lui, Harry ed Hermione sostavano in attesa che le scale decidessero dove diamine fermarsi – quel tuo discorso su qualcuno che doveva aiutarci, quello tutto ispirato su come gli insegnamenti della Umbridge probabilmente non ci avrebbero portato da nessuna parte, quello dell’altra sera, alla finestra, proprio quello, beh, sai, francamente pensavo che ti riferissi ad Harry!
- Che razza di idiozia è mai questa, Ronald! – gli rispose lei – Harry ha solo quindici anni, diavolo, gli è già andata di culo la scorsa volta, è vivo per miracolo e dovrebbe essere lui ad allenarci? Che assurdità!
- Grazie, Hermione – commentò sarcastico Harry – grazie davvero.
- No, scusa, non volevo essere brutale – fece lei – è solo che lo trovo assurdo, insomma, a chi potrebbe mai venire la malaugurata idea che possa essere tu ad insegnarci?? [alla zia Row, probabilmente… -.-‘’’] Che roba!
- Ok, riguardo a questo hai ragione, – commentò Ronald, quando le scale si furono finalmente fermate e ai tre fu quindi consentito di scendere velocemente i gradini che li avrebbero portati ai sotterranei – quello che non capisco è come diavolo ti sia venuto in mente di poter chiedere aiuto proprio a… lui!
- Io appoggiò Ron – confermò Harry – insomma, chiunque, ma non Piton!
- Avanti, Harry! – esclamò lei fermandosi sul pianerottolo per pararsi dinnanzi ai due ragazzi – Piton fa parte dell’Ordine, quindi a conti fatti deve essere buono, e poi Silente si fida di lui, ed odia la Umbridge, e questo è un bene, e se è stato un mangiamorte ben venga, così possiamo sperare che conosca il modo di agire del Signore Oscuro e ci aiuti a difenderci da lui. Senza contare poi che è da ben 15 anni che fa richiesta per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure…
- E ci sarà un motivo se Silente non ha mai voluto dargliela, tu non credi? – la interruppe Ron.
- E finiscila di fare lo scemo! – lo zittì lei – Sentite, battute a parte tutti sanno che il professor Piton è un grande mago, ed inoltre è l’unico qui disposto ad aiutarci, insomma, lo odio anch’io ma non mi sembra che abbiamo molta scelta…
- E se chiedessimo a Remus? – propose Harry – Non ha un’altra faccia che gli cresce parassitariamente dietro la nuca e non è un mangiamorte che si dopa di polisucco fingendosi un auror: è senza dubbio il migliore insegnante che abbiamo mai avuto!
- Oh, sì, ottima idea, io voto per Remus! – l’appoggiò Ronald
- Oh, che idea brillante, geni! Non pensate che voterei per Remus anche io se solo ci fosse il modo di farlo entrare?! – replicò Hermione – Insomma, ovviamente Remus non può smaterializzarsi qui dentro, e la Umbridge tiene sotto sorveglianza tutti i camini, come credete di farlo arrivare qui?? No, no, ci serve qualcuno che sia già dentro la scuola, e Piton è indiscutibilmente il nostro uomo. Sarà pure uno stronzo, non lo voglio negare, ha un carattere del cavolo e ci odia tutti, ma almeno è un bravo insegnante, un ottimo mago e probabilmente vuole davvero aiutarci. E poi non mi pare che ci sia molto da discutere: o lui o la Umbridge.
- Perfetto. – commentò Ron – Quanti per la Umbridge? – chiese poi alzando la mano.
Hermione sbuffò, Harry sorrise.
- Per quanto odi il professor Piton – cominciò Harry – ossia in misura inimmaginabile, - precisò – devo pur sempre ammettere che preferirei avere anche una sola possibilità su cento di non morire la prossima volta che combatterò contro Voldemort, e temo che se continueremo con solo e soltanto gli insegnamenti della Umbridge probabilmente non avrò neppure quella. Quindi,
, penso che il professor Piton sia il nostro unico estremo rimedio per venir fuori da questa diamine di situazione. Che Piton sia!
- Fantastico, Harry – esclamò Hermione dandogli euforica uno strattone al braccio – è davvero magnifico sapere che almeno uno di voi due – disse guardando accigliata Ronald Weasley – abbia un po’ di sale in zucca. Perfetto! – continuò cominciando a camminare, o meglio a saltellare, per il corridoio subito seguita dai due ragazzi - Ora andremo dritti nello studio del professor Piton e tu gli dirai…
Harry si bloccò all’istante, facendo inciampare anche Ron, ed Hermione si girò a guardarli.
- Io che??? – le chiese Harry guardando l’amica con tono interrogativo.
Lei si paralizzò all’istante, guardandolo a sua volta, mentre gli sguardi di Ron saettavano ora verso l’uno, ora verso l’altra.
- Beh, lo davo per scontato, Harry – rispose poi Hermione, senza muovere un muscolo – insomma, non posso mica andarci io: non mi ascolta mai quando gli parlo…
- Oh, hai ragione, Hermione, – rispose lei Harry – io invece gli sto così simpatico!
- E se ci andasse Ronald? – propose la ragazza puntando lo sguardo verso il rosso.
- Ma neanche per tutto l’oro del mondo! – rispose lui – io qui manco ci volevo venire! E poi tua l’idea tua la grana, - disse rivolgendosi ad Hermione – quindi a Piton gli parli tu.
- E dai, ragazzi, non scherziamo, - rispose lei – non posso mica andarci io per davvero. Insomma, immaginate la scena, una studentessa che entra nel suo studio alle quattro del mattino, la cosa potrebbe essere alquanto equivocabile, voi che dite?
- Potrebbe andar peggio, - rispose lei Harry – se entrassi io mi accuserebbe di essere un maiale come mio padre, cosa che fa praticamente un giorno sì e l’altro pure fin dallo sventurato momento in cui ci siamo conosciuti, e poi mi rispedirebbe in camera mia dicendomi che non dovrei certo andar girovagando in giro a quest’ora di notte sottraendo un numero di punti alla nostra casata tali da far crepare d’infarto la McGranit.
- Perfetto, - commentò Ronald – niente compito di Trasfigurazione per domandi allora!
- BASTA RON! – gridarono insieme gli altri due, cosa che, ovviamente, provocò l’aprirsi di una porta e l’immancabile sbucare fuori del professor Piton che li osservava severo dalla soglia del suo ufficio.
I tre ragazzi impallidirono.
È tipico di lui, pensò Harry preparandosi mentalmente alla ramanzina di un’ora e qualcosa in presenza del preside che Piton stava sicuramente per fargli, è tipico di lui comparire sempre e solo nel momento e nel luogo più opportuni. Insomma, pensava ancora, non c’è mai quando uno ha davvero bisogno di lui, e lo pensava per caso, dato che nella sua vita non aveva mai pensato di aver davvero bisogno di lui, ma c’è sempre e soltanto nel momento in cui, dannazione, dovrebbe far tutto fuorché esserci.
- Cosa ci fate voi tre qui? – scandì il professor Piton uscendo a passi lenti dal suo ufficio, ed estromettendo il povero Harry dai propri pensieri.
Pensò di dire qualcosa, qualcosa di diverso dal fantastico “perché non si fa i cazzi suoi, professore?” che gli era appena salito in gola, qualcosa di non compromettente che non andasse a gravare ancora di più sulla loro già drastica situazione.
Mise insieme, con incredibile sforzo, le parole “scusi”, “professore”, “Umbridge”, “allenamento”, “volevamo” e “per favore” ed era molto fiero di se. Ora doveva solo lavorarci un poco per renderle qualcosa di più presentabile e simile ad una frase di senso compiuto. Un gioco da ragazzi, pensò il ragazzo.
Fortunatamente per tutti, non fu lui ma Hermione a parlare.
- Ci scusi, professore, – fu svelta a rispondere la ragazza – eravamo venuti a cercarla, volevamo parlare con lei.
- Con me? – chiese lei il professor Piton guardandola con interrogativo – Non vedo davvero la benché minima ragione per cui voi tre dovreste andare in giro per i corridoi a quest’ora di notte per parlare con me…
- Riguarda la Umbridge – si affrettò a dire la Granger – la vita qui a scuola è insostenibile da quando c’è lei, e Voldemort probabilmente è alle porte e noi…
- Silenzio! – le intimò il professor Piton tappandole la bocca con una mano – Non qui fuori, venite dentro! - disse poi spingendo Ron ed Harry dentro il suo ufficio con la mano che gli restava libera.
Quando tutti e quattro furono dentro il professore lasciò andare la Granger. Ignorò pressoché totalmente i nuovi arrivati e si mise a confabulare qualche strano incantesimo di protezione in direzione del lucchetto della porta. Pronunciò a bassa voce quello che Hermione Granger, se lo avesse sentito, avrebbe potuto facilmente catalogare come un incantesimo insonorizzante, poi ripose la bacchetta nel fodero, circumnavigò il tavolo e si posizionò dinnanzi agli sventurati tre.
- Ricominci daccapo, signorina Granger – ordinò poi facendo saettare lo sguardo ora all’uno, ora all’altro ed ora all’altro ancora dei tre ragazzi – cosa siete venuti a fare qui, cosa c’entra la Umbridge e, soprattutto, cosa c’entrerei mai io in tutta questa storia.
Hermione Granger deglutì. In quel momento, sebbene sapeva benissimo che il professor Piton fosse la loro unica possibilità di sopravvivenza, le venne in mente la quanto mai folle idea di non parlare. Non perché avesse cambiato idea, perché non l’aveva davvero cambiata, è solo che erano così tanti anni che la ragazza cercava di farsi ascoltare dal suo professore, durante le lezioni, per rispondere alle sue domande, o per porgli lei qualche quesito, e lui non l’aveva mai, mai ascoltata. Era come se la sua voce non arrivasse alle sue orecchie, eppure Hermione sapeva di parlare a voce piuttosto alta. La cosa aveva compromesso la sua autostima per un bel po’. Ma adesso, beh, adesso la cosa era totalmente differente. Il professor Piton, proprio lui, stava lì in piedi, nel suo ufficio, alle quattro del mattino, le aveva appena chiesto qualcosa, ed ora stava in attesa di una sua, sua risposta. Era come se, per la prima volta dopo cinque fottutissimi anni, il suo professore le stesse dando il dannatissimo permesso di parlare. E se lei non avesse accettato? Insomma, lui l’aveva sempre ignorata fino a quel momento, perché avrebbe dovuto rispondergli adesso? Ecco, forse quella sarebbe stata la sua punizione, la punizione per il suo insegnante che alla ragazza sarebbe sempre piaciuto infliggergli. Lui, lui che l’aveva sempre ignorata, lui, beh, lui ora non avrebbe avuto nessuna, nessunissima risposta, la brillante Hermione Granger sarebbe stata assolutamente irremovibile su questo punto.
- Allora? – incalzò il professore – signorina Granger?
Hermione trattenne il respiro, sostenne il suo sguardo.
- Si tratta delle lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure, – rispose poi crucciandosi della propria resa – la professoressa Umbridge non ci insegna praticamente nulla, in vero, e noi sappiamo che ora più che mai dovremmo essere in grado di difenderci. Non credo che lei possa darci torto quando dico che…
- Si limiti ad elencare i fatti, signorina Granger – l’interruppe il professore con aria di rimprovero – deciderò io poi cosa posso o non posso fare.
La ragazza si morse le labbra. Un enorme nube di dubbio le oscurò la mente mentre ingoiando un’abnorme quantità di saliva si preoccupava adesso del modo migliore per chiedere scusa al suo insegnante: insomma, era davvero sicura che quell’uomo fosse un’alternativa migliore alla Umbridge?
- Scusi, professore, – sbiascicò poi - quello che volevo dire è che noi ragazzi di Hogwarts comprendiamo benissimo dell’immenso pericolo a cui stiamo andando incontro, e ci rendiamo anche perfettamente conto di non essere minimamente preparati ad affrontarlo. Quindi ci chiedevamo se lei, professore, se lei potesse aiutarci, ecco.
Il professor Piton li squadrò torvo. Mosse qualche parte in direzione ora dell’uno ora dell’altro, li scrutò attentamente.
- Aiutarvi? – chiese poi fermando il suo sguardo sulla ragazza – Ed in che modo, di grazia, dovrei aiutarvi?
Hermione respinse con tutta la forza che aveva in corpo la malaugurata idea di stampargli un pungo in faccia come aveva fatto con Malfoy all’alba del terzo anno e si preparò a rispondere.
- Quello che volevamo dire di preciso, professore, – scandì la ragazza – è che avremmo davvero bisogno di…
- Ci serve un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure – l’interruppe Harry tagliando corto il filo del discorso.
Gli occhi del suo insegnante saettarono dalla sua compagna a lui.
Qualcosa di imperscrutabile immerse la mente del suo professore, cullandolo un poco in un oceano trasparente. Lo avvolse completamente, abbracciandolo come un’amante, fermandogli i polsi e tappandogli la bocca, come un ostaggio. Lo portò a un attimo dall’affogare, lo immerse nella fine della sua storia e lì lo trattenne fino a che l’uomo non se ne rese conto e non si rassegnasse a quel tragico epilogo. Quando fu abbastanza soddisfatto del effetto ottenuto, rise beffardo del proprio risultato, prima di sganciarlo da quella presa letale e lasciar che si allontanasse fluttuando in quel mare in tempesta dei suoi miti pensieri. Tutto questo avvenne nell’arco di pochi secondi.

- Che cosa intendi dire, Potter?? – chiese poi Severus al ragazzo, sporgendosi verso di lui.

Il ragazzo sostenne il suo sguardo di quell’uomo e fece mentalmente il calcolo di quanto diamine lo odiasse. Tanto. Lo odiava proprio tanto. Probabilmente era una delle persone che odiava di più al mondo, dopo Lord Voldemort, ovviamente. No, aspetta, a pensarci bene, se non fosse stata per tutta quella storia della morte dei suoi genitori, Voldemort gli sarebbe stato molto più simpatico. Sì, decisamente più simpatico. Ma forse, invece che a questo, sarebbe stato molto meglio se Harry in quel momento avesse pensato a cosa rispondere al suo professore. Beh, certo, Harry pensò anche a quello, in minima parte, ma non gli venne in mente nulla. Tentò di improvvisare, tanto peggio di così non poteva andare. E poi, non scordiamolo lui era sempre stato il mago delle improvvisazioni, aveva sempre improvvisato davanti a Lord Voldemort, del resto, e non gli era mai andata così male.

Peccato che, sfortunatamente per lui, Severus Piton non era certo Lord Voldemort.
- Sappiamo che Voldemort si avvicina, probabilmente presto dovremo affrontarlo e ci serve che lei ci insegni come fare, ecco.
Che discorso di merda, pensò il ragazzo, ed intuì dalla faccia del suo insegnante che anche il caro Severus Piton stava pensando, a modo suo, all’incirca la stessa cosa.
Un discorso stupido, troppo corto, poco convincente ed assolutamente inconcludente, pensò ancora il ragazzo, impossibile che il professor Piton accettasse di aiutarli, sarebbe già stato molto se non li avesse fatti espellere da Hogwarts, quel verme rimbambito. E gli avrebbe tolto dei punti, questo era bello che sicuro. Cinquanta, probabilmente, forse cento, se gli girava male. Piton lo guardava ancora con aria alquanto accigliata. Probabilmente, pensò Harry, al momento quell’uomo stava lavorando al suo stesso calcolo.
Merda, avrebbe dovuto far parlare Hermione.
- Quello che Harry voleva dire, - scandì la ragazza tentando di salvarlo in corner – …
- Mi sembra abbastanza chiaro quello il signor Potter volesse dire, signorina Granger – la interruppe Piton senza degnarla di uno sguardo, continuando semmai a fissare lui – continua pure, Potter.
Harry deglutì. Piton gli aveva appena concesso l’inestimabile privilegio di parlare, fantastico! Ora avrebbe dovuto di nuovo pensare a cosa dire.
- Non c’è nient’altro da dire, professore. – si limitò a concludere Harry – A noi serve un insegnante e lei è un insegnante, non mi sembra una cosa molto difficile da capire, a dirla tutta.
- Harry! – lo rimproverò Hermione assestandogli una gomitata in pieno petto.
Severus Piton continuava a guardarli torvo. Harry ed Hermione tornarono a ricomporsi.
- Sai, Potter, dopo la scuola – fece guardandoli divertito – ti consiglio le pubbliche relazioni.
- È un sì? – chiese timidamente Harry.
- No. – rispose lui bruscamente il professore – No che non lo è!
I tre ragazzi si guardarono interdetti. E, che dire, alquanto delusi.
- Avanti, - disse Severus Piton notando le loro espressioni e prendendo a camminargli intorno – voi tre avete forse la benché minima idea del pasticcio in cui vi state andando a cacciare? Beh, i guai sono il suo forte, signor Potter, dico davvero, ma se la Umbridge dovesse scoprirla non si accontenterà delle torture corporali che suole infliggere a voi studenti e sì – disse interrompendo quella che sarebbe stata una domanda di Hermione Granger se solo lui non l’avesse stroncata sul nascere – sì ne sono consapevole ed è solo me che dovete ringraziare se le vostre cicatrici vanno scomparendo così velocemente. Dubito che ci metterebbero così poco a guarire se non mescolassi ai succhi della colazione della pozione curante… ahime che banda di ottusi e no, signorina Granger, – fece bloccandola di nuovo – non ho la minima intenzione di approfondire il discorso. Ciò che mi chiedo, signor Potter – disse riarrotolando attorno al proprio gomito l’intero filo del discorso – è se lei vuol davvero rischiare di mandare in rovina tutto il lavoro che Albus ha fatto per lei difendendola contro il ministro per non farla espellere per poi farsi sbattere fuori da qui per una cosa simile, cosa che la Umbridge farà sicuramente, in caso dovesse scoprirla. Cornelius Caramel non vede l’ora di togliersela dai piedi, signor Potter, non sarò certo io a servirgli quest’occasione su un piatto d’argento. Sarebbe troppo troppo rischioso per lei se…
- Rischioso? – chiese lui Ron, intervenendo per la prima volta in quella conversazione – Rischioso?? Voldemort è vivo e a piede libero con tutti i suoi mangiamorte, sta cercando Harry e vuole ucciderlo, per l’amor del cielo, ed Harry non ha la benché minima idea di come affrontarlo. Lei era la nostra ultima speranza, professore, e ci sta dicendo che non ha assolutamente intenzione di aiutarci, quindi ok, ce ne andiamo, scusi il disturbo, appena avremo varcato quella soglia sarà libero di toglierci qualche centinaio di punti a testa e tornare alle sue belle pozioni come ha sempre voluto, ma almeno non si permetta di parlarci di ciò che è rischioso, professore, perché, che lei lo voglia o no, che lei ci insegni o no, noi dovremo combattere, alla fine. Quindi cosa crede che sia più rischioso, professore: rischiare di essere puniti dalla Umbridge o affrontare Voldemort senza la giusta preparazione? – il ragazzo sostenne con occhi di pietra lo sguardo immobile e sbigottito del suo insegnante, prima di scandire un semplice - Ma vada a farsi friggere…
E ciò detto, seguito da due piucchè stupefatti Harry Potter ed Hermione Granger, Ronald Weasley si avviò fiero verso la porta di quello studio. Fece ruotare la mano sul pomello d’argento arrugginito, poi lo strinse fra le mani e gli dedicò un quarto di giro a sinistra, per poi dare una spinta alla porta e…
- Fermi!
I tre ragazzi si girarono a guardarlo.
Un paralizzato, pallido Severus Piton li scrutava di nuovo adesso, ma la sua espressione era del tutto cambiata, devo dire. Sembrava meno altezzoso, meno severo, quasi, non so come dire, sconvolto, preoccupato. Probabilmente, fu solo una loro impressione.
- Che c’è? – gli rispose brusco Ron.
L’uomo deglutì.
- Ok, se io avessi intenzione di aiutarvi – scandì Severus Piton – e non canti vittoria, signorina Granger, – si sbrigò ad aggiungere notando il sorriso d’euforica soddisfazione che si andava disegnando sul viso della povera ragazza – ho detto solo se, è una situazione puramente ipotetica e ben difficilmente realizzabile, sono stato chiaro?
- Sì, signore. – rispose lei ridendo, mentre lui la fulminava con uno sguardo.
- Come dicevo, – fece poi riprendendo il discorso – se io avessi mai intenzione di aiutarvi, e sottolineo se, - ripeté per l’ennesima volta, come se la cosa fosse di fondamentale importanza – quale sarebbe il piano?
Harry ed Hermione si scambiarono sorridenti un’occhiata di intesa. Fu la ragazza a parlare, e Severus Piton, almeno stavolta, non si oppose.
- L’idea è quella di una associazione segreta, - spiegò lui Hermione – è stato l’Ordine della Fenice ad ispirarci, il tutto consisterebbe nel raggruppare quelli che vogliono imparare a difendersi, e di vederci segretamente il più possibile, come delle lezioni clandestine, quando le sarebbe più comodo ovviamente, in modo che lei possa istruirci.
- Capisco, - commentò il professor Piton come riflettendo sulle parole che la ragazza proferiva e su tutte le complicazioni che queste avrebbero, inevitabilmente, causato – ed avete già pensato al posto?
- In realtà no – rispose la ragazza – avevamo pensato a qualche luogo all’interno di Hogwarts ma sono tutti sorvegliati, e darebbe troppo nell’occhio se trenta studenti entrassero in fila per due nel suo ufficio quindi…
- Hey, hey, - l’interruppe Piton – frena, frena. Trenta studenti, hai detto? Avete già formato il gruppo, per caso?
- A dir la verità no, professore, – rispose lui Hermione – abbiamo solo fatto un calcolo quanto mai approssimativo delle persona che potrebbero farne parte. Tutto qui.
- Hum… - parve riflettere il professore – trenta studenti… sono un bel numero…
- Quasi quanto una classe ordinaria – commentò fiera la Granger.
- E non avete un posto dove farli allenare… - continuò Severus – hum… lasciatemi pensare… forse si potrebbe… no, no, nei sotterranei darebbe troppo nell’occhio, con tutti quei Serpeverde intorno poi… no, no è assolutamente escluso. Forse… no, no non posso gestire 30 studenti che si aggirano per la foresta, è fuori discussione. Si potrebbe provare con… ma no, che sto dicendo(?), qualcuno degli elfi farebbe probabilmente la spia se mi trovasse ad allenarvi nelle cucine, dobbiamo assolutamente trovare qualcos’altro. Ecco, ecco forse si potrebbe… no, no, lo spazio è troppo angusto, e mi sarebbe praticamente impossibile far passare ben trenta studenti nel passaggio segreto del Platano Picchiatore, ne perderei uno a lezione, come minimo. Altre idee, altre idee… Forse… no, cioè sì, sì ma… no, no è folle, è…
- Che posto è, professore? – chiese lui Harry – Tanto pure se fosse folle sarebbe l’unica opzione che abbiamo!
- Io ve lo dico è una pazzia, – scandì il professore – vorrebbe dire infrangere non solo le regole della Umbridge, ma anche quelle di Silente, e, per inciso, semmai qualcuno dovesse scoprirci ci toccherà pregare il cielo che quel qualcuno sia lei, perché la reazione di Silente sarà mooolto più terribile, sono stato chiaro?
- Le piace fare il misterioso, vero professore? – fece Harry a metà fra il vero e il sarcastico – Si decide a parlare o cosa?
- Ci sarebbe, ed è assolutamente fuori discussione come ho già detto, - spiegò loro Piton – ci sarebbe… il terzo piano.
- Il terzo piano? – chiese un po’ deluso Ronald – Francamente mi aspettavo qualcosa di peggio visto tutto il suo monologo, professore.
- Il terzo piano è zona proibita, signor Weasley, – lo rimproverò Piton – questo comporta il fatto che non vi girerà anima viva, cosa che lo rende perfetto, ira di Silente a parte. Il problema è che non possiamo allenarci nei corridoi, e dovremmo rifugiarci in un’aula che, seppur per puro caso qualcuno venisse a gironzolare là intorno, non verrebbe aperta. È una stanza in cui, sfortunatamente, voi tre siete già stati… al primo anno
I tre ragazzi si immobilizzarono fissare il professore. Questa volta, fu lui a sorridere del risultato ottenuto.
- Professore lei non sta dicendo…? – cominciò stupefatta Hermione.
- È un luogo nascosto, - elencò Piton - è spazioso, è ben arredato, è…
- È perfetto! – lo interruppe Harry euforico – è semplicemente perfetto. Lei quando può cominciare ad insegnare?
- Hey, hey, - lo smorzò Severus – io non ho detto che lo farò!
- Beh, era fra le righe – rispose lui Hermione.
- No, non lo era, ed io non lo farò, - scandì il professore – non ho intenzione di finire di nuovo ad Azkaban per voi.
Quel di nuovo risuonò nella mente di Harry un numero interminabile di volte, eclissando totalmente i suoi pensieri. Sapeva che Piton fosse stato ad Azkaban, o quantomeno lo immaginava, visto il suo passato da mangiamorte, ma sentirlo parlare così… non so come spiegarvelo, ma gli fece uno strano effetto. Gli suonò come se l’uomo lo avesse detto in modo troppo naturale, presentando la situazione come un dato di fatto, non come un’oscura piaga della sua vita di cui ora era completamente pentito, una cosa da nascondere. Forse, pensò il ragazzo, era perché non gli era mai capitato di parlare con il suo insegnante della sua vita da mangiamorte (beh, in realtà non gli era mai capitato di parlare con il suo insegnante affatto), e quindi gli fece molto effetto quella sua spensierata allusione. Insomma, che Piton fosse stato un mangiamorte ok, che Harry lo sapesse ok, che Piton sapesse che Harry lo sapesse ok, che Harry sapesse che Piton lo sapesse che Harry lo sapesse ok, ma addirittura parlarne… E poi, non so, a partire da tutto il discorso di Ron, da quella storia del pericolo e tutto, l’atteggiamento del professor Piton sembrava quasi esser cambiato totalmente, non solo rispetto a quella che era stata la loro conversazione solo pochi minuti prima, ma soprattutto in relazione a quello che poi era il suo solito comportamento. Era come se fossero amici di vecchia data, adesso. Il modo in cui parlava, in cui li stava a sentire, ed ora quell’allusione… E poi boh, pensò ancora Harry, era incredibile il fatto che stesse pensando così tanto a quell’uomo.
Un’occhiata di rimprovero lanciatagli da Hermione lo portò a distogliere lo sguardo. Solo allora, il ragazzo si rese conto di aver fissato il suo insegnante per tutto il tempo. Si chiese se lui ne fosse accorto.
- Ma avanti, professore, - fece Ronald Weasley – insomma, d’altronde lei ha sempre voluto la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure!
- Sì ma voi non mi state offrendo una cattedra, signor Weasley, – rispose lui Severus Piton – quel che voi mi state offrendo è un lavoro a tempo pieno non salariato e ad alto rischio, il che è differente!
- Sì ma… - balbettò il ragazzo.
- E poi da che pulpito! – continuò l’insegnante – Neanche me lo avessero chiesto tre studenti modello, avrei potuto quanto meno pensarci, ma da voi tre…
- Avanti, professore, - intervenne Harry deciso come in vita sua forse non era mai stato – lei odia me ed io odio lei, questo è risaputo e non cambierà di certo grazie a queste lezioni, e questo lo sappiamo entrambi…
- Harry! – lo rimproverò Hermione dandogli una gomitata.
Ma era troppo tardi per fermarlo. Le iridi verdi del ragazzo s’erano appena incatenate a quelle cupe del suo professore, che lo ascoltava stranamente compiaciuto.
suo Continuò il suo discorso.
- Visti i nostri complicati rapporti, immagino che lei possa benissimo immaginare quanto mi sia costato venire qui a implorare il aiuto, professore, come io immagino bene come sarà dura per lei accettare, ma sono in pericolo, e, umiliazione a parte, sono qui, e le sto chiedendo il suo aiuto e lei, oh beh, lei sta morendo dalla voglia di darmelo. Le si legge in faccia! È il mestiere che ha sempre desiderato, la cattedra dei suoi sogni, ed è pericoloso, sì, ma lei è stato un mangiamorte ed ora è un quanto mai valido membro dell’Ordine, il più fidato alleato di Albus Silente, quindi, a quanto pare, il pericolo non le dispiace. E vuole aiutarci, professore, lo so che lo vuole. Ha avuto così tante occasioni per sbarazzarsi di me ci deve pur essere un motivo se non l’ha mai fatto! Quindi, per favore, potrebbe mettere da parte, almeno per questa sera, vergogna e orgoglio, e, beh, ecco, come posso dire (?), accettare, invece di pentirsi per il resto della sua vita d’aver fatto la scelta sbagliata, per favore?

Lo sguardo sgargiante ed attonito di Hermione vibrò in quel breve lasso d’istanti da Harry e professore, dal professore ad Harry e così via. Gli occhi dei due, nel frattempo, s’erano, come ho già detto, totalmente incatenate. Harry fissava il suo avversario in modo fiero, sicuro, deciso, mentre il professore lo guardava in modo ammirato, divertito, compiaciuto, quasi come, e questo è assurdo, quasi come se in tutto quel tempo non avesse fatto altro che aspettare, e soprattutto sperare, che il suo ragazzo pronunciasse in quel modo quelle strane parole. Forse, pensò la ragazza, forse ce l’avevano fatta.
- Quando si fa una proposta del genere, signor Potter, - scandì in tutta risposta il professore, con aria un po’ divertita – dopo che si è presentato un discorso avvincente come questo, di solito si tende la mano.
Harry, pur non avendo capito bene ciò che il professore avesse in mente, tese il braccio sinistro in sua direzione.
- La destra, Potter! – lo rimproverò il professore – Non ti sto consegnando un diploma!
Pur avendo capito la battuta di dubbio gusto del suo insegnante, Harry si sbrigò a ritirare la mano mostrata e ad esporre l’altra, aspettando una qualche reazione.
Severus Piton tornò a guardarlo torvo. Harry sentì le sue iridi corvine perforarlo da parte a parte, come per un incantesimo, e il ragazzo si chiese davvero se il suo professore non stesse usando della magia oscuro su di lui. L’idea lo fece rabbrividire.
- Mie le condizioni, mie le regole – sancì il professore stringendogli la mano.
Hermione non poté trattenersi da urlare, persino Ron spalancò gli occhi e sorrise, mentre Harry persisteva, stupefatto, nella stretta del suo professore.
- Professore, è fantastico, - fece la Granger euforica – grazie, grazie davvero!
- Non canti vittoria, signorina Granger, - la rimproverò ancora Severus – ho detto che mie condizioni, mie regole siete d’accordo? E se non vi piacciono, ve le farete piacere. Innanzitutto, siete dei miei allievi, non dei miei colleghi, quindi i nostri contatti finiscono qui. Mi aiuterete a gestire la massa in caso io dovessi chiedervelo, ma non vi intrometterete mai e poi mai nelle mie lezioni né contraddirete le mie decisioni. Come ho già detto, le regole sono le mie. Ad ogni studente che si propone d’entrare nel gruppo verrà fatto un test, un interrogatorio, e sarò libero di porre loro tutte le domande che vorrò, sono stato chiaro? In caso per qualsivoglia motivo io abbia il dubbio che qualcuno ci stia per tradire, molto probabilmente sarò costretto a tenere un secondo interrogatorio, chiunque lui sia, e mi riterrò ben libero di usare le mie personali scorte di veritaserum a mio piacimento…
- Ma è una cosa vietata! – l’interruppe la Granger.
- Lo è anche organizzare una classe clandestina, signorina Granger, – le rispose Piton – e queste sono le mie condizioni, quindi, etica o no, veda di farsene una ragione. Come stavo dicendo prima che la signorina Granger ci interrompesse, - riprese l’insegnante – ad ogni studente che verrà scoperto sul punto di tradirci o giù di lì, verrà obliviata la mente dal sottoscritto, che vi piaccia o no. – aggiunse lanciando un’occhiataccia ad Hermione, che stava nuovamente per controbattere – Inoltre, in caso qualcuno di voi, o l’intera congrega, dovesse venir scoperta, nessuno di voi ha il diritto di fare il mio nome. Non vi crederò, se mi direte di aver confessato sotto veritaserum, perché mi occuperò personalmente di contraffare le pozioni che le servirò alla professoressa Umbridge in caso di interrogatori, e dato che farò quanto in mio potere per tenervi fuori dai guai, gradirei che anche voi altri faceste lo stesso con me.
- Può contarci, professore. – rispose lui sorridente Hermione.
Il professor Piton piegò il viso in un cenno di ringraziamento. Continuò a parlare.
- Inoltre, ovviamente, - disse ancora – non tollererò alcuna messa in discussione del mio metodo o delle mie lezioni, voi siete solo dei piccoli studenti e non siete nessuno per giudicare, ok? Inoltre pretendo puntualità schiacciante per le mie lezioni. Distribuirò a voi tre una pergamena stregata contenente date ed orari degli appuntamenti, e voi vi assicurerete di comunicare le informazioni agli altri studenti, non tutte insieme, ma giorno per giorno, man mano che le lezioni andranno avanti, guardandovi dall’avvertire membri che, nel frattempo, il sottoscritto avrà personalmente scelto di eliminare. Chi mancherà per più di tre lezioni, verrà considerato dal sottoscritto cancellato da questa associazione, per mancato interessamento da parte dello studente in questione. Per ora le regole sono finite, ovviamente, mi riterrò quanto mai libero di aggiungerne altre durante tutta la durata della nostra ben forzata collaborazione, e voi le accetterete senza fiatare, sono stato chiaro?
- Ed io chiamavo quella della Umbridge dittatura! – commentò Ron in tono sarcastico.
- Allora, ci state? – ripeté Piton alzando la voce e tentando di soffocare il commento del ragazzo.
Harry si voltò verso Ron ed Hermione. Il primo lo guardava con la faccia di chi pensa te lo avevo detto, mentre la seconda alzava stavolta le spalle, non sapendo neppure lei cosa fare.
Quindi, il ragazzo tornò a concentrarsi, come aveva fatto anche troppe volte in quella sera, sul suo professore.
Le condizioni di Piton erano assurde, e su questo non c’erano dubbi. Insomma, ci mancava solo che il professore chiedesse loro di respirare a ritmo! E il veritaserum, e l’oblivion, e gli orari, e gli interrogatori… insomma, non stavano sfuggendo da una dittatura per rifugiarsi in un’altra, dannazione! Eppure, dittatura a parte, Piton li avrebbe istruiti. Era per quello che si erano rivolti a lui, d’altronde, no? Certo, non avrebbero mai pensato che il professore avesse fatto pagare loro una così alta tassa in cambio della propria collaborazione, ma comunque, in un modo o nell’altro, li avrebbe aiutati, no?
Harry fantasticò per qualche momento sull’ipotesi di contrattare. Tristemente, dovette scartarla ancor prima d’averla anche solo lontanamente assaporata: sapeva benissimo che il professor Piton sarebbe stato irremovibile.
- Come se avessimo un’alternativa! – disse stringendo con vigore la destra del suo professore.
Mentre il ragazzo abbassava scocciato lo sguardo in direzione degli amici, Severus illuminò il suo.
Il patto era appena stato sancito.


Piaciuto il capitolo?? Personalmente, devo dire d'avere impegnato tutta me stessa per scriverlo, e sono molto fiera del mio risultato! Non è così male, non trovate? Povera Hermione, continuamente bruciata dal suo insegnante! E poi Ron, ed il suo discorso che ha salvato la situazione, beh, devo ammetterlo, in primis pensavo che lo avrei fatto restare zitto per tutto il tempo, ma poi la mmia ispirazione mi ha totalmente contraddetto! E che dire del monologo di Harry??? Oh, beh, a mio parere quella è la parte migliore di tutto il capitolo, ne sono più che soddisfatta, è perfetto! E che dire delle condizioni del professore? Un pò rigide, non trovate??? Spero davvero di non avervi deluso. Aspetto con ansia di saper cosa ne pensate. Baci. Giulia.

   
 
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