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Autore: Grouper    22/09/2011    18 recensioni
Harry cominciò il suo assolo verso la fine della canzone; già troppi sguardi erano stati scambiati tra i due, ma in quel momento la cosa diventò ovvia: quelle parole erano rivolte a lei, a lei soltanto. La spalla che l'aveva sostenuta durante tutto questo tempo, i riccioli con cui aveva giocato tante sere, gli occhi in cui poteva sempre rifugiarsi e la voce avvolgente che le dava la sicurezza per andare avanti... tutto ciò si tramutò in un incubo: per Harry era tutta una farsa per poter arrivare a qualcosa di più che un'amicizia, amicizia che per Vittoria era la cosa più bella che potesse esserle capitata.
Il suo cuore traboccava d'ansia e panico, e gli occhi ne erano la limpida riflessione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel frattempo era cominciato a piovere e il vento si era fatto più pungente. Né la grandine né il gelo invernale sarebbero riusciti a fermare Vittoria dalla sua corsa. Non chiuse nemmeno la porta dopo essersi precipitata fuori di casa: lasciò che il vento la facesse sbattere più volte alle sue spalle senza darle troppo peso. Vittoria si stava infilando la giacca in fretta e furia mentre correva fuori della staccionata, quando Rebecca si affacciò all'entrata di casa e urlò il suo nome: “Vittoria! Dove stai andando? Sta diluviando!” Ma fu come se non avesse mai detto niente: nella testa di Eff echeggiavano le parole del padre e nient'altro. Rebecca sospirò e scosse la testa dopo aver chiuso la zanzariera della porta mentre osservava la sorella correre via lungo il viale di tigli illuminato dalla luce tenue dei lampioni. “Cosa devo fare io con te...?” disse a bassa voce in un sospiro e abbassando la testa; una mano le si posò sulla spalla: alzò lo sguardo e il sorriso del padre le stava dicendo chiaramente di fidarsi e di lasciarla andare. “Sta facendo la cosa giusta” disse Alexander togliendo la mano dalla spalla e posandola sulla testa della figlia poco più bassa di lui.
Vittoria stava percorrendo di corsa l'intero viale che separava casa sua dalla Central High: circa una decina di minuti a piedi, qualcosa di più forse, ma Eff correva talmente veloce che in pochi minuti che sembrarono secondi riuscì ad entrare nel parcheggio di scuola. Si fermò subito dopo il grande cancello arancione: era deserto, non c'era nessuno. Vittoria non aveva il fiatone, ma, nonostante ciò, le mancò il respiro per qualche secondo: non c'era un motivo preciso, lo avrebbe trovato il giorno dopo e gli avrebbe parlato a scuola, o fuori, da qualche parte. Non in quel momento, ma l'avrebbe fatto. Restò a guardare il parcheggio desolato per un po', mentre la pioggia le cadeva pesante sui capelli crespi. L'adrenalina che aveva acquistato dopo le parole del padre sembrava andarsene lentamente: avrebbe avuto di nuovo queste certezze la mattina? Conosceva troppo bene se stessa: sapeva che si sarebbe fatta sommergere di nuovo dalle sue infinite domande.

Vittoria alzò la testa in alto e lasciò che le gocce le cadessero sul viso e le portassero via un po' della tristezza che aveva cominciato a riempirle il petto. Deglutì quel boccone amaro, e si avviò verso casa, mentre la luce cominciava a lasciar spazio all'ombra tanto in cielo quanto nel suo cuore.
Era strano, ma la sua mente non aveva ancora realizzato il motivo della corsa appena fallita: era stato sì un gesto istintivo, e ormai c'aveva fatto anche l'abitudine, ma il perchè di quel gesto ancora non le era balenato in testa. Si fermò per un attimo quando questo pensiero le si accese come una lampadina. Guardava poco più avanti di sé: le sopracciglia aggrottate, la bocca rivolta verso giù. Stava pensando intensamente, stava cercando di mettere insieme i pezzi e fare quella benedetta addizione. Distese i muscoli facciali e lasciò che il suo viso prendesse un'espressione di meraviglia, di stupore: socchiuse la bocca e rilassò le sopracciglia. Il labbro inferiore tremò leggermente e poi sussurrò a se stessa qualcosa di incomprensibile.
Decise di fermarsi a metà strada e di sedersi su un muretto per riprendersi un attimo: passarono minuti interminabili, durante i quali Vittoria pensò letteralmente a tutto e a niente. In certi momenti tutto quello che riusciva a sentire e a decifrare era il silenzio; altre volte invece ripeteva quella frase in continuazione, per poi immaginarsi i suoi occhi trasparenti. Chiudeva gli occhi e vedeva lui, in qualche modo non si sentiva sola ma infondo lo era: era sola con il suo pensiero e la sua immagine, ma non poteva toccargli i capelli, non poteva sentire le sue mani fredde, e non sentiva il rimbombo della sua risata impacciata. Poteva immaginarsi tutto ciò, ma poi riapriva gli occhi e davanti a sé si apriva una grande strada bagnata e una piccola caffetteria che sembrava essere vuota. Non c'era traccia di lui, non era seduto al suo fianco come aveva promesso di fare sempre. Vittoria aveva bisogno del suo custode, e lui non c'era.
Guardò verso la caffetteria una volta in più e, quando si stava cominciando ad alzare per riavviarsi verso casa, lo vide. Vittoria rimase incantata, e mentre stava spegnendo il motore della sua Toyota, tutto ad un tratto il cuore cominciò a bruciarle di nuovo, ma per la felicità. Lo vide scendere dalla macchina lentamente: i ricci erano perfetti anche sotto la pioggia, e cadevano morbidi sopra all'occhio destro, così che non riuscì a vedere la mora dall'altra parte della strada, che nel frattempo era rimasta immobile, in piedi, a fissarlo. Harry fece per girare attorno alla macchina e mentre stava chiudendo la Toyota, alzò lo sguardo e incontrò quello di Vittoria. Si guardarono per alcuni secondi, poi Harry tornò sui suoi passi e si avviò verso la caffetteria.
Vittoria sgranò gli occhi, incredula: non poteva andarsene, l'aveva cercato fino a pochi minuti fa e ora che l'aveva trovato lui la ignorava? Scosse la testa arrabbiata, ma con una gioia recondita infondo al cuore: si mise a correre, di nuovo, e non passarono cinque secondi che era già arrivata alla macchina blu. Harry sentì i passi sull'asfalto bagnato e quando si girò trovò il corpo di Vittoria avvinghiato al suo e non solo: le labbra di Vittoria spingevano forte su quelle di Harry, come per scaricare tutta l'adrenalina che in mezzo minuto le era tornata a galla. Poco dopo Vittoria allontanò il viso e fissò quegli occhi verdi e quel sorriso angelico che piano piano cominciò ad aprirsi davanti a lei. Vittoria si sentì improvvisamente strana: i battiti del cuore erano sperduti in ogni millimetro del suo corpo, la testa girava lentamente; sentiva di doversi riavvicinare a quel viso, di nuovo, come una calamita, ma restò a fissarlo e si perse in quel mare caraibico nonostante fosse una piovosa giornata di novembre. Tutto attorno a lei si era magicamente annullato. Riusciva forse a sentire il ticchettio della pioggia sulla strada, ma nient'altro: c'era solo il suo sorriso, più luminoso che mai, mentre la testa continuava a girarle imperterrita. I pensieri di Vittoria si fermavano di colpo, poi riprendevano a correre vorticosamente nella sua mente, senza una logica ben precisa, ma infondo non dovevano avercela. Quello era puro istinto: niente logica, niente ragione. Quella era l'apice di emozioni che Vittoria potesse mai raggiungere: era inebriante, tuttavia la confondeva, le faceva perdere l'equilibrio, ma tutto questo le dava una sicurezza e una felicità mai provata prima. Non avrebbe mai pensato di trovare una risposta a tutte le sue domande nella più totale confusione; eppure era così. Era dunque quello l'amore? Era confusione? Era istinto allo stato puro? Vittoria non lo sapeva, e in realtà non le importava nemmeno. Ogni singola parte del suo corpo sembrava essere staccata dall'altra, le sembrava quasi di volteggiare, eppure stava semplicemente osservando lo stesso viso di sempre: le stesse ampie fossette, gli stessi occhi trasparenti, le stesse labbra rosa e lo stesso sorriso smagliante. Era sempre lui, il suo custode, ma in quel momento era qualcosa di più: era ciò che la teneva salda a terra, era la sua risposta, era confusione, era ciò che stava cercando, era Harry. Era amore.
Passarono istanti interminabili, poi il sorriso di Harry si spense e lentamente avvicinò il suo viso a quello di Vittoria sfiorando le sue labbra dolcemente. Tutte le convinzioni di Vittoria da una parte crollarono, ma dall'altra vennero confermate ulteriormente; teneva le mani attorno al collo di Harry e poteva sentire in lontananza un suono magico, il battito del suo cuore che andava a fondersi con quello di Vittoria. Venivano cullati dal vento e dalla pioggia grigia d'autunno mentre le loro labbra continuavano a danzare felici.
Vittoria continuava a tremare e a non capire niente; era emozionata e felice: il volto le si era tinto di un rosso tenue dalla gioia. Le loro bocche si staccarono dolcemente come si erano incontrate; una lacrima scese timida dall'occhio destro di Vittoria, ma Harry mise la mano fredda sulla sua guancia bollente, e con una carezza le tolse la lacrima che scendeva lentamente sul viso.
“Penso che potrei amarti anche io, forse...” riuscì a dire Vittoria a mezza voce con il labbro tremante.
Harry le sorrise dolcemente e prese il suo viso tra le mani avvicinandolo lentamente al suo; incatenò i suoi occhi a pochi centimetri di distanza da quelli di Vittoria, e senza staccare lo sguardo dal suo disse: “Ti amo, tigre. E non mi importa se non sei sicura: io ci sarò comunque, per sempre. Che tu lo voglia o meno, sarò sempre il tuo custode.”
Le iridi verdi di Vittoria si inumidirono improvvisamente. Mentre Harry avvicinava le loro labbra con una carezza, Vittoria chiuse gli occhi e cominciò a piangere un fiume di lacrime, che, felici, cominciarono la loro discesa lungo le guance rosate mentre la pioggia iniziò a cadere più violentemente sui loro volti.
Si strinse ancora di più al collo di Harry per assaporare con tutta se stessa quel momento che sembrava essere, in tutto e per tutto, la perfezione.  


Notaaaaaaaaaaaaaare bene: 
Lo so che non è lungo come gli altri, e la cosa è stata fatta apposta(: non chiedetemi perchè, non che non avessi altro da dire.. insomma se fosse per me vi racconterei vita morte e miracoli di questi due, ma in realtà penso che questo sia il finale che merita la storia, bello o brutto che sia(:
Ora, non riesco ancora a realizzare che sia finita questa ff. E' stata la mia prima storia e posso dire di esserne soddisfatta, sia personalmente ( quindi a prescindere dalle recensioni e roba varia ), ma anche da voi ragazze. Alcune di voi hanno seguito questa storia con così tanto affetto e passione che... è davvero commovente! Leggere le vostre recensioni, vedervi emozionare per ogni episodio... E' stato fantastico. 
Non saprei che altro dire... Spero che vi sia piaciuto come finale, ovviamente. Mi ricordo ancora ai primi capitoli che un sacco di ragazze dicevano "Si beh ma io voglio che accada qualcosa" e vi ho fatto aspettare quattordici capitoli per questo benedetto bacio ( corrisposto, ovviamente! ). Ci ho messo il cuore, tutte le emozioni che sono riuscita a tirarci fuori, e spero davvero, DAVVERO, di essere riuscita a trasmettervi tutto l'amore che corre tra questi due ragazzi. 
Vi lascio qua, ma sentirete ancora parlare di me (?) qui su efp, perchè creare una storia è stato davvero meraviglioso, e voglio senza dubbio rifarlo. 
Se volete potete aggiungermi su Twitter: Bufi9o (è una "o" non uno zero xD) , così potete vedere quando mi deciderò a postarne un'altra ( non chiedetemi quando, non ne ho idea xD ) 
Ringrazio ancora tutte le mie lettrici, siete state fantastiche. Vi ringrazierei ad una ad una ma poi faccio casino e se mi dimentico qualcuno son guai! Quindi sappiate solo che vi ringrazio infinitamente ( è la terza volta che lo dico in una riga e mezzo,bene! ) e che vi mando un sacco di baci e abbracci ! ( si e anche Haribo *tira* ) 

Con affetto, vichi. 

  
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