La Collina
Dove sono Bartemius, Regulus, Aberforth, Nicholas e Tom,
il rigido, il secondogenito, l’originale, il dotto e l’arrogante?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno trapassò per mano della sua progenie,
uno fu arso tra le fiamme del dolore per aver tradito il suo eterno padrone,
uno fu ucciso da una malattia che lui stesso aveva sperimentato,
uno morì per mancanza di un elisir prezioso,
uno cadde nel suo salotto, colpito dall’odio di un figlio rinnegato –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Amelia, Berta, Rita, Dolores e Ginevra,
la realizzata, l’ingenua, la perfida, la stolta e la pungente?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di mancata protezione in una sera d’estate,
una di stupro della mente e dei ricordi per mano di un mostro tornato dagli Inferi,
una sotto le pressioni del mondo che la indusse a togliersi la vita con quella pozione,
una di sorda ignoranza della forza dei propri avversari,
una inseguendo l’amore suo fuggito, lontano, in Roma e Parigi,
ma fu riportata alla fine di tutto qui nel suo piccolo posto con Amelia, con Berta, con Rita –
tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Lily e James,
e i buoni Alice e Frank Paciock,
e il vecchio, saggio preside Albus che aveva conosciuto
le origini del mondo magico e i suoi fondatori?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Portarono qui i loro corpi in diverse epoche ma con eguale tristezza,
e avrebbero presto seguito quei fiori recisi nelle dimore di pietra
dove gli orfani delle donne e degli uomini morti in guerra
piangevano e piangono tutt’ora –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov’è quell’ormai vecchio mago Harry
che giocò con una rete di vite per tutti i suoi lunghi anni,
stando impavido di fronte al nemico, sanguinante,
gridando, uccidendo, non pensando né a dolore né a paura,
né all’amore, né alla vita, né all’oblio?
Eccolo! Cammina silenzioso tra i nomi incisi su pietra, pensando ai sorrisi di tanto tempo addietro,
alle regole infrante di notte con amici perduti,
a ciò che il suo incubo
sussurrò morendo.