Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lugxi    07/12/2011    2 recensioni
Non tolleravo l'idea che Harry finisse, così ho deciso di provare a raccontare cosa poteva essere accaduto dopo la morte di Voldemort, di come sarebbe stato il mondo magico dopo la guerra, ma soprattutto come sarebbe continuata la vita di Harry e dei suoi amici. Spero che vi piaccia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! Spero che le persone che stavano seguendo questi capitoli non mi stiano odiando e che si ricordino ancora qualcosina di quello che ho scritto. So di aver lasciato passare mesi e mesi senza dare segni di vita ma a mia discolpa posso dire di aver passato i sei mesi più intensi della mia vita e non ho proprio avuto il tempo e la testa di scrivere. Ma squillino le trombe finalmente mi sono laureata e ora per un po’ sarò libera…libera di scrivere e portare avanti la storia(sperando di non essere totalmente libera ancora per molto però ;p). Vi prometto che non lascerò passare più così tanto tempo senza farmi sentire. Ora bando alle ciance eccovi un nuovo capitolo, vi dico solo due cosette:

 è più breve degli altri, lo so, ma volevo darvi un “aperitivo” prima delle feste J, seconda cosa, questo e il prossimo capitolo saranno un po’ cupi perché ci sarà il processo ma vi prometto che l’estate di Harry sarà piena di avvenimenti alcuni dei quali veramente divertenti, altri commoventi…non vi dico altro se non buona lettura e a prestissimo!!!

 

Hermione quella mattina andò a svegliarli alla solita ora. Aprì piano la porta e si intrufolò dentro la stanza aspettandosi uno dei soliti incantesimi di Ron per tenerla lontana, ma quella mattina non trovò nulla a tenerla impegnata e ne fu quasi delusa. Per qualche secondo rimase a fissare il viso di Ron che dormiva in una posizione assolutamente improponibile e poi con dolcezza svegliò sia lui che il suo migliore amico.
-Harry hai un aspetto orribile!- Era tremendamente pallido e due pesanti occhiaie violacee gli contornavano gli occhi. Harry si passò una mano tra i capelli e si mise a sedere poggiando i gomiti sulle ginocchia . Aveva un forte mal di testa. Strinse per un attimo gli occhi e restituì ad Hermione un grugnito sommesso.  Non sapeva a che punto della notte fosse riuscito ad addormentarsi ma non doveva essere passato molto tempo.
-Non ho dormito bene- rispose con voce roca. Hermione andò a sedersi ai piedi del letto di Ron.
-Non capisco perché tu sia così agitato, del resto il processo non inizia oggi, devi solo andare a parlare con un membro del Wizengamot, nulla di più- si fece una treccia laterale per riuscire a governare il cespuglio informe che le si era formato durante la notte, nel mentre Ron si girò verso il muro e continuò a sonnecchiare.
-Lo so Hermione, ma è l’intera idea del processo a scombussolarmi. Non so perché, forse è il pensiero di rivedere quelle facce o il rivivere quei momenti. E ho una sensazione strana…- Si strofinò la cicatrice, più per abitudine che per altro. Si ritrovò a provare quasi la mancanza di quel pizzicore che gli veniva ogni tanto, era come un campanello d’allarme che lo metteva in guardia dal pericolo. Ora doveva fidarsi solo dei suoi sensi e questo lo rendeva irrequieto.  Si girò e poggiò i piedi a terra mentre inforcava gli occhiali. Strizzò un’altra volta gli occhi e guardò fuori. Era ancora buio pesto.
Dalla porta si affacciò una Ginny piuttosto assonnata, i capelli arruffati. Con gli occhi semi-chiusi si diresse verso il letto di Harry e gli stampò un bacio sulla guancia, si sedette e poggiò la testa sulla sua spalla.
-Come mai già in piedi?- Harry le diede un bacio sul capo e le cinse le spalle con un braccio.
-Hermione parla nel sonno. Non ho chiuso occhio.- Proferì gelida. Hermione arrossì violentemente.
-Veramente?-
-Si!- Rispose Ginny secca –sei anche peggio di Ron!-
-E…cosa, ecco- tossì con finta indifferenza –di cosa parlavo?- chiese rigida. Con tutto il cuore sperò di non aver detto nulla di imbarazzante. Provò con frustrazione a ricordarsi cosa avesse sognato ma nulla, non le veniva in mente neanche il più piccolo particolare. Il problema è che i suoi sogni erano spesso riguardanti Ron e si sarebbe sentita morire se avesse detto qualcosa di compromettente.
-Per di più recitavi formule e ingredienti a voce alta. Dovresti smetterla di ripassare prima di andare a letto!- rispose acida. L’amica tirò un sospiro di sollievo. Salva!
-Perché non provi a tornare a letto. Vengo a salutarti prima di andare- Le disse Harry premuroso, ma Ginny scosse la testa.
-Che ne dite di andare a fare colazione?- a quelle parole Ron, che ancora sonnecchiava con il lenzuolo sopra la testa, schizzò in piedi suscitando l’ilarità generale.
-Che c’è?- disse ingenuamente, provocando un altro scoppio si risa e senza rispondere uscirono dalla stanza e si diressero in cucina.
-Preparo del tè-  Hermione accese il fornello con un movimento della bacchetta e Ginny le si affiancò spaccando delle uova e mettendo della pancetta a cuocere. Sia Harry che Ron ringraziarono che fosse Ginny a cucinare perché entrambi sapevano che Hermione era decisamente negata nel preparare qualsiasi cosa di commestibile e purtroppo l’avevano imparato a loro spese.
Tranne Harry che spizzicò solo una frittella e qualche pezzo di pancetta, giusto per non offendere i sentimenti di Ginny che si era impegnata tanto, gli altri mangiarono in abbondanza uova strapazzate e pancetta, pancakes con sciroppo d’acero, pane tostato con burro salato, tè, biscotti e succo di zucca. Erano settimane che non facevano una colazione decente. Non certo perché la signora Weasley non cucinasse abbastanza, piuttosto perché Hermione li costringeva a correre sui libri dopo il primo morso di pane e un sorso di succo. Era una cosa che a Ron mandava su tutte le furie e contribuiva al suo malumore giornaliero. Ma quel giorno sembrava che tutti avessero a cuore lo stato d’animo di Harry e si erano decisi con un tacito accordo di non mettergli pressione. Dopo la confessione di quella mattina ora potevano capire come doveva sentirsi. Erano stati degli sciocchi e degli insensibili per non aver pensato che scrivere e discutere le deposizioni aveva fatto tornare a galla tutti quei momenti che aveva cercato di reprimere in un angolo buio della sua testa. Col processo tutti gli attimi di tormento e sofferenza sarebbero stati sviscerati e lui si sarebbe sentito nudo davanti a tutto il mondo magico che, ancora una volta, avrebbe avuto gli occhi puntati sul famoso Harry Potter.
-Cosa credi voglia sapere il membro del Wizengamot?- Ron si versò un’altra abbondante porzione di uova.
-Credo voglia accertarsi che ci sia tutto, il Ministero ha gli occhi puntati addosso e non vogliono certo commettere degli errori- allungò il piatto ancora praticamente pieno all’amico che ne trangugiò il contenuto senza fare troppi complimenti e si alzò per versare nel lavandino ciò che rimaneva nella sua tazza.

Passarono le ore successive cercando di studiare qualcosa di leggero ma erano visibilmente tutti distratti. Alle dieci Percy insistette perché iniziassero ad andare. Odiava arrivare in ritardo. Una volta George aveva fatto evanescere la porta della stanza di Percy e al suo posto aveva fatto comparire un muro di mattoni di creta fresca ed escrementi di drago, spesso il doppio della parete. Percy che aveva lasciato la bacchetta in cucina aveva dovuto scavare un passaggio con le unghie ed era arrivato a lavoro con un’ora di ritardo e completamente ricoperto di una strana patina color fango. Aveva fatto una sfuriata a George talmente grande che la signora Weasley aveva temuto che la testa gli esplodesse.
Dal canto suo Harry non aveva nessuna fretta ma la petulanza di Percy ebbe la meglio.

Arrivarono alle dieci e un quarto ma Harry dovette ammettere che l’idea di arrivare con largo anticipo non era stata così malvagia. Quando misero piede nell’Atrio furono letteralmente assaliti dai giornalisti bramosi di avere un intervista dal famoso Harry Potter. Il fatto che dopo la fine della guerra Harry si fosse ritirato dal resto del mondo, aveva lasciato non poco scontenti tutti i maghi che non speravano altro in un racconto dettagliato dei fatti. Nessuno aveva ancora capito come Harry fosse riuscito ad uccidere Voldemort .
-Signor Potter, per il “Settimanale del Gufo”: dove è stato in tutti i mesi antecedenti la battaglia alla scuola di Hogwarts?-
Percy si mise davanti ad Harry rispondendo con un acido “no comment”. Si muovevano lentamente facendosi largo tra la folla. –È inammissibile un comportamento del genere. Questo è il Ministero della Magia, c’è gente che lavora, qui-
-Per gli “Spiriti Oggi”: è vero che in realtà Colui-che-non-deve-essere-nominato era il Professor Silente?-
Harry per poco non inciampò nei propri piedi. Come potevano venire in mente certe sciocchezze?
-Perché Severus Piton non è stato sepolto con tutti gli altri cani dei Mangiamorte?- La domanda sovrastò le altre e calò il silenzio, tutti si girarono verso la donna che aveva parlato. Non c’erano dubbi su chi fosse stata, Harry avrebbe riconosciuto quella voce irritante ovunque e ovunque l’avrebbe detestata. Si girò lentamente e sentì la bile andargli di traverso: Rita Skeeter. Come poteva quella donna essere ancora in circolazione a raccontare le sue menzogne?
-Non osare mai più pronunciare il nome di Severus Piton in quel modo!- Avrebbe voluto raccontare tutta la verità in modo che Piton avesse, di fronte al mondo, la gloria che meritava, ma non avrebbe mai permesso che quell’insetto travisasse le sue parole. Ci sarebbe stato il momento adatto e avrebbe fatto di tutto pur di rendergli giustizia.
-Harry andiamo!- Percy lo tirò per la camicia e lo condusse fino all’ascensore. Harry si sentiva ribollire dalla rabbia.

-Non riesco a credere che quell’impostora continui a scrivere sulla Gazzetta del Profeta!-
-L’hai detto tu stesso, è solo spazzatura. Non devi preoccuparti di Rita Skeeter in questo momento- l’ascensore si bloccò annunciando l’arrivo al secondo livello. Passarono davanti al quartier generale degli Auror e Harry non poté fare a meno di deglutire a vuoto. Era stata una cattiveria fargli assaporare i segreti del mestiere più ambito del mondo magico, per poi rispedirlo alla sua vita tanto velocemente da non poter pronunciare neanche “protego”. Sfilarono velocemente davanti all’ufficio del signor Weasley e si fermarono di fronte ai servizi amministrativi del Wizen gamot. La porta era imponente, color porpora con al centro intagliata una grande “W” dorata. Erano in perfetto orario, Percy estrasse un piccolo orologio da taschino e controllò l’ora: mancavano cinque minuti alle undici.
-Ricordi tutto quello che abbiamo preparato?-
-Per l’ennesima volta si, ricordo tutto! È difficile dimenticare chi ha cercato di ucciderti e in che modo!- Harry stava iniziando a innervosirsi. La situazione di per se non era delle più rilassanti, in  più la petulanza  di Percy stava iniziando a dargli sui nervi.
Allo scoccare delle undici bussarono. Attesero qualche secondo finché una donna sulla cinquantina aprì la porta. Era di media altezza,  ben vestita con un viso dai tratti spigolosi e degli occhiali tondi appesi al collo con una catenella d’argento. Si sporse verso Harry e gli fissò il viso.
-Harry Potter- Era difficile capire se avesse fatto una  domanda o un’affermazione. Harry cercò di salvare la situazione stirando la bocca in un sorriso imbarazzato che all’occorrenza sarebbe potuto sembrare una conferma o un saluto cortese. –Da questa parte- lo condusse in un corridoio lungo e stretto che terminava in una stanza circolare con sette porte. La donna bussò sulla seconda a sinistra e senza attendere risposta aprì ed entrò, sulla targhetta dorata riluceva un nome: Adalbert J. Truman. Harry sentiva la tensione aumentare sempre di più, come se avesse dovuto sostenere un esame, le mani gli sudavano e si sentiva irrequieto. Dopo qualche minuto videro la maniglia abbassarsi e davanti a loro si presentò un uomo alto e distinto, a prima vista gli si sarebbero potuti dare quarant’anni ma osservandolo meglio si capiva che probabilmente ne aveva qualcuno in più.

-Signor Potter, che piacere!- si sporse per offrire la mano ad Herry che gliela strinse un po’ impacciato –e lei deve essere Percy Weasley, il figlio di Arthur. Ho conosciuto suo padre solo di recente ma se il buon sangue non mente il Ministero non può che essere fortunato ad avere anche lei- Percy tirò il petto in fuori come un pavone pronto a fare la ruota. –Ma non perdiamo tempo, prego accomodatevi nel mio ufficio. Greta può portarci dell’idromele?-  La donna strinse le labbra come se avesse appena assaggiato un limone particolarmente acido ed uscì senza dire una parola. Non era decisamente una donna cordiale o affabile ma  sembrava efficiente e puntuale, due qualità che lavorativamente parlando, Harry giudicava indispensabili. L’ufficio era grande e ben illuminato. Sulle pareti si potevano ammirare quadri di stili ed epoche diverse, alcuni sembravano appartenere al rinascimento italiano, altri allo stile fiammingo,  altri ancora erano più contemporanei, tutti però raffiguravano persone dall’aria austera. Si accomodarono su delle poltrone in pelle di drago, dovevano essere costate una fortuna –Allora signor Potter, che ne dice se iniziamo?-

Sviscerarono ogni ricordo di Harry a partire dal suo primo anno ad Hogwarts, di come Voldemort  avesse cercato di impossessarsi della Pietra Filosofale, e via via anno per anno. Fu dura parlare della morte di Sirius e dell’ultimo anno passato cercando di vincere una battaglia che ormai sembrava persa. Analizzarono con perizia uno ad uno tutti i fascicoli dei mangiamorte e il signor Truman gli fece una domanda dopo l’altra. Ogni volta Harry doveva fare uno sforzo enorme per riuscire ad andare avanti, ma sapeva che era indispensabile. Dopo parecchie ore trovò uno stratagemma per farsi coraggio, iniziò a fissare la pila dei fogli che mancano alla fine. Ogni volta che una piccola cartelletta veniva tolta dalla pila il groppo che aveva in gola sembrava sciogliersi un pochino. Infine prese l’ultimo fascicolo tra le mani e aspettò qualche secondo prima di aprirlo. –Ecco signor Potter…- l’uomo sembrava imbarazzato –questo è l’ultimo… si tratta del fascicolo sui Malfoy- Harry sbiancò. Nonostante tutto quello che era successo Harry sapeva di non poter condannare Draco, e tantomeno Narcissa, a cui in modo o nell’altro doveva la vita.   

-Qual è il problema?-  cambiò posizione sulla poltrona, si sentiva a disagio e ora più che mai avrebbe desiderato essere altrove.

-Vede, il Wizengamot non è totalmente d’accordo sulla sua versione, crede che lei- si schiarì la voce, sembrava  stesse cercando le parole più adatte - non sia stato… ecco… obiettivo. Loro pensano che  non ci sia nulla di positivo in ciò che hanno fatto i Malfoy e che dovrebbe rivedere la sua deposizione-

Harry sbatté le palpebre per qualche secondo cercando di cogliere al meglio le parole che aveva appena udito. -Cioè lei vuole che io menta?-
-Non la metterei in questi termini signor Potter-
-E come la metterebbe?-
-Lei non capisce! La gente non ammetterà che i Malfoy la facciano franca!-
-Non mi importa di cosa pensa la gente! Mi importa solo di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E lei signor Truman e il Wizengamot siete nel torto!-
-Stiamo parlando di una delle famiglie che è stata più vicina a Voldemort-
-Ha letto le mie deposizioni?-
-Si signor Potter, molto attentamente-
-E?-
-E mi dispiace ma il Wizengamot ritiene che non ci siano prove che sussistano la sua testimonianza-
Harry non poteva credere a ciò che stava accadendo. Si era quasi rilassato, credeva che una volta tanto le cose stessero andando per il verso giusto e che la giustizia stesse finalmente trionfando, ma ancora una volta il Ministero riusciva a deluderlo. Kingsley sapeva quali erano le decisione prese dal Wizengamot ? -Sta dubitando della mia parola? Perché se è così non credo che le mie deposizioni abbiano un senso. Mi chiedo quindi cosa abbiamo fatto fino ad ora!-

-Signor Potter, la prego di non vederla così. Deve capire che abbiamo il fiato sul collo e non sono ammessi errori. È opinione pubblica che…-

-Opinione pubblica? Signor Truman qua stiamo parlando della vita di alcune persone per cui non credo che mi interessi molto l’opinione pubblica!-

-Ma-

-Niente ma. Credo che il nostro incontro sia finito. Arrivederci!- Harry si alzò dalla poltrona

-Signor Potter! Non si dimentichi dove siamo e con chi sta parlando!- L’uomo che aveva ora davanti gli sembrava diverso, come se per tutto il tempo avesse portato una maschera e solo ora riuscisse a vedere con nitidezza il suo volto e percepì la sua ultima frase quasi come una minaccia. Harry stava per rispondere quando Percy lo anticipò e disse qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

-Credo che Harry sappia benissimo dove siamo e con chi sta parlando, forse è lei che lo ha dimenticato, perché se questa discussione sta avvenendo non è per colpa ma grazie al “Signor Potter” perché senza di lui non credo che nessuno di noi sarebbe qua. Forza Harry, abbiamo finito. Andiamo via- Harry era sbalordito, non avrebbe mai potuto immaginare, neanche nei  suoi sogni più assurdi che Percy potesse mancare così tanto di rispetto ad un’autorità come un funzionario del Wizengamot. Cercò di restare il più serio possibile, ma avrebbe voluto volentieri dargli un cinque.

-Mi sono sbagliato signor Weasley, a quanto pare in questo caso il buon sangue ha mentito-

-Non credo signor Truman, mi lasci dire con certezza che in questo caso il buon sangue è stato sincerissimo!-

Quando uscirono dall’ufficio si ritrovarono la segretaria davanti e non ne furono certi ma ad entrambi sembrò che la donna stesse sorridendo.

Era quasi ora di cena quando tornarono a casa ed Harry era più turbato e demoralizzato che mai. Il processo sarebbe stato anche peggio di quel che si era immaginato.


 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lugxi