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Autore: G4s15    17/01/2012    4 recensioni
1979 e 1980: James Potter viene spinto insieme ai suoi inseparabili Malandrini su una via più oscura e tenebrosa rispetto alla vita perfetta che conduceva qualche mese prima, pensando, però, di poter compiere il bene. Il bene della donna che ama e di un altra persona a lui molto cara. Eppure, i misteri sono tanti ed irrisolti. Perché? Perché sono stati scelti i Malandrini e, soprattutto, James Potter? Chi sono questi strani Auror che lavorano in incognito dal Ministero e dall'Ordine? Quale e come sarà la vita di James Potter ora che è stato allontanato dalla sua amata Lily Evans?
Prima mi sentivo davvero l’uomo più felice sulla faccia della terra. Ma, purtroppo, lo stupido sono stato io. Quando ero con lei, non passava momento in cui non mi chiedevo come avrei vissuto se Lily se ne fosse andata. Ed ora, eccomi qui! Imbucato, insieme a Sirius, Remus e Peter, ad una festa di non so chi per festeggiare il figlio che ha fatto non so cosa. Siamo tutti e quattro seduti ad un tavolo e stiamo bevendo per evitare di parlare. Ma, per capire, bisogna partire dall’inizio. Precisamente a quattro settimane prima. Ergo… un mese…
Da parte mia, posso solo assicurarvi che sarebbe un grosso errore giudicare questa fanfiction triste e deprimente al solo leggere l'introduzione e il prologo! Spero, invece, che riesca ad incuriosirvi abbastanza! Vi aspetto numerosi :)!
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ok, gente! La mia vita è cambiata totalmente in un batter d’occhio. Mi dispiace che io non abbia aggiornato per così tanto tempo. Proprio oggi sono andata a vedere la data del mio ultimo capitolo e sono rimasta letteralmente così O.O davanti allo schermo: non aggiorno dal 27/03/11… in altre parole, se avessi aspettato altri due mesetti, avrei fatto un anno intero di mancato aggiornamento. Incredibile! Non era mai successa una cosa del genere prima d’ora!

Però, credetemi, il cambiamento delle scuole superiori e dell’università è micidiale e se non ti adatti subito, sei morto! Vorrei semplicemente dirvi che, in tutti questi mesi, ho affrontato i miei ultimi mesi da liceale, ho dato gli esami di maturità che sono una vera cavolata (-.-‘), mi sono goduta la mia ultima estate da libera persona, sono partita per la Spagna, per il Montenegro e per la Croazia… e poi mi sono trasferita a Torino! Ebbene si, signori mie, questi nuovi ultimi aggiornamenti per concludere finalmente questa storia non avverranno più dal caldo e bellissimo meridione, ma dal freddo e caotico settentrione. Ora vivo a Torino e sono una studentessa universitaria da quattro lunghissimi ed interminabili mesi. Sto uscendo pazza perché sto preparando l’esame di Analisi Matematica e dopo anche quello di Chimica, ma tutto sommato il resto procede abbastanza bene.

Dall’altro lato, però, sono piuttosto amareggiata: mi mancano i miei amici, la mia famiglia, la mia città che prima non vedevo l’ora di lasciare. Ora non vedo l’ora di tornarci ogni volta. Pensavo che l’università era una delle esperienze più belle della propria vita (e mio padre alimentava ogni volta questa convinzione), ma non pensavo che fosse così dura. Alla fine, tra le tante cose che mi hanno buttato un po’ il morale a terra, sono stata spinta indietro a vecchi ricordi… fino a EFP e al conto in sospeso che ho con questo sito e con voi, se ancora ci siete, se ancora avete voglia e pazienza di seguirmi. Ma non ci vorrà molto… giusto il tempo di arrivare ai cinquanta capitoli e abbiamo finito :)
Per ora vi auguro solo una buona lettura e tante bellissime cose! :)
Spero possiate di nuovo apprezzare il mio lavoro nonostante il mio essere incorreggibile con gli appuntamenti :S
P.S. Appena avrò tempo, risponderò ad ognuna delle vostre recensioni precedenti :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo Matrimonio Non s’Ha Da Fare

Capitolo Quarantasettesimo –  Risposte e Soluzioni

 

[«Altri invece ci hanno creduto, vero?» completo la sua frase.

Lo osservo asserire con il capo.

«Dove vuoi arrivare, James?» mi chiede Remus abbastanza confuso.

...

«Altri come i McCullen, vero, professor Silente?».]

 

Si.

Altri come loro.

Proprio come loro.

Perché dopo tutti gli attacchi contro me e Lily susseguitisi dopo la sconfitta dei McCullen in quella stramaledettissima chiesa, non posso assolutamente pensare che Jason e figlio fossero stati gli unici nella grande schiera di seguaci che Lord Voldemort può vantare di avere al suo fianco.

Ma, a parte quei quattro deficienti che non sanno neanche tenere una bacchetta decentemente in mano, la questione più importante è proprio incentrata sui McCullen.

Per quanto quei due insieme al loro assistente siano stati ridotti in cenere dalla stessa Lily, non posso dire di aver dimenticato tutto il periodo precedente alla battaglia finale.

E, intanto, intorno a me regna lo sgomento più totale.

Remus ha spalancato gli occhi incredulo, mentre Peter si morde nervosamente le unghia.

Lily è rimasta muta.

Sirius... beh, Sirius comincia a fumare di rabbia.

«Ecco perché non è mai intervenuto, vero signore?» domanda a voce alta Felpato.

Silente rimane in silenzio col capo poco chino e gli occhi semichiusi.

Da una piccola parte fa quasi pena.

Insomma, lui può essere anche Merlino in persona ma sarà sempre e comunque un uomo e un uomo non è mai perfetto.

Le sviste e gli sbagli capitano anche ai migliori.

Forse, in un modo bizzarro, questi capitano soprattutto ai migliori.

Ciò che li rende “migliori” è il modo in cui affrontano queste sviste e questi sbagli e la responsabilità che si addossano e che pagano, puntualmente, in caso di errore.

Come sta accadendo in questo momento.

«Ha pensato bene di restare in disparte ed osservare come si evolvano i fatti, mentre quattro ragazzi e sempre più persone rischiavano la vita ogni giorno?!» continua a sbraitare Sirius.

«Sirius, forse non...».

«Forse, cosa, Remus? Forse non dovrei usare questo tono e queste parole? Ma che cazzo volete allora? Eh? Forza, Remus, dimmelo!».

«Adesso basta, Sirius! Stai esagerando!» interviene, decisa, Lily guardandolo seria.

Felpato strabuzza per un secondo gli occhi.

Poi allarga le braccia esasperato e volta le spalle a noi solo per un attimo, ridendo sommessamente.

Alla fine torna a fissarci con uno sguardo più furioso di prima.

«Quindi sarei io quello che sta esagerando? Quello che è stato colpito di meno da questa merda di periodo che abbiamo trascorso tutti? Tra James che ha perso te, Lily, Remus che ha perso definitivamente sua madre e Peter che non sembrava nemmeno tanto Peter, io, al loro confronto, ho vissuto da vero re, lo sai?!?!» sbotta irato, esternando tutta la sofferenza che più gli ha dato fastidio in quei mesi di reclusione a casa sua, «Tu non te ne sei nemmeno resa conto di quanto abbiamo sofferto noi, chiusi in quella casa!».

E, a questo punto, mi accorgo da solo, senza neanche osservare tutta l’azione, che la mia piccola Bibi è stata irrimediabilmente provocata.

Di fatti, fulminea (nonostante il grande peso che ha sul ventre) si alza e fronteggia Felpato, sprizzando fulmini da tutti i pori.

«Come osi, Sirius?!» gli urla in faccia, «Credi che tra noi due, il povero piccolo James sia stata l’unica vittima di tutto questo macello?! Credi che sia stato solo il tuo caro amichetto a soffrire come un cane bastonato?! Pensi davvero questo?!» continua gesticolando in modo forsennato.

Io, invece, stringo i pugni, imponendomi silenziosamente la calma.

Questa notizia assurda ha parecchio innervosito tutti quanti e il litigio che stanno facendo Sirius e Lily ne è la prova.

Se adesso mi ci metto anche io semplicemente perché mi ha dato fastidio il modo schizzinoso con il quale Lily si è riferita a me poco fa, come se neanche fossi presente in questa stanza, qui si scatena davvero il putiferio.

Devo restare calmo.

«Si! Penso davvero questo! Perché tu non c’eri a vederlo deprimersi ogni santo giorno nella sua stanza solo perché il pensiero di te con quell’altro coglione era insopportabile!» gridò, quasi istericamente, Felpato.

Osservo Lily stringere furiosa i pugni e incenerire con lo sguardo mio fratello.

«Tu non sai un accidente di ciò che è successo a me, Black! Non osare giudicare avendo ascoltato, come al solito, solo la campana del tuo compare! Come alcuni in questa stanza hanno già scoperto tempo fa, il mondo non gira solo intorno a loro!».

Stai calmo, James.

Devi solo respirare.

«Ragazzi, non credo che sia una buona idea arrabbiarsi così tanto con...».

«Sta zitto, Remus!!!» urlano in coro Sirius e Lily, ammutolendo una volta per tutte Lunastorta.

Lo guardo acquattarsi, arrabbiato e ottenebrato, nel suo angolino di divano e borbottare qualcosa sottovoce sulla maleducazione di certa gente.

È ovvio che non ne vuole più sapere.

È ovvio che anche lui comincia a sentirsi stufo di questa situazione, di questa litigata.

È ovvio che si sta arrabbiando proprio come me.

E, inevitabilmente, dopo aver lasciato la figura di Lunastorta scossa da energici borbottii, i miei occhi cadono dentro quelli blu profondo di Silente.

Restiamo a scrutarci a lungo.

Dal suo sguardo mi accorgo che ha capito perfettamente le mie intenzioni sul volergli urlare contro proprio come sta tentando di fare Sirius, se non fosse per l’intervento di Lily.

Intanto, la discussione continua e il salotto si è riempito velocemente di urla e insulti pesanti.

Ci stanno andando giù pesantemente e, se ogni tanto presto attenzione alle loro parole, mi accorgo che stanno ancora parlando di chi ha sofferto di più tra me e Lily.

Ecco perché non sto ascoltando la loro conversazione.

Il modo in cui mi aggettiva Lily mi da incredibilmente fastidio perché mi ricordano le spregevoli risposte che ricevevo da lei ad Hogwarts in periodo di guerra fredda tra di noi.

Ma non solo...

Non li sto dando corda anche (e, sicuramente, soprattutto) perché mi sto concentrando solamente sugli occhi fissi di Silente nei miei.

Come i miei lo sono nei suoi.

So che sta cogliendo tutta la mia delusione nei suoi confronti.

Mi chiedo come abbia potuto restare fermo a non fare niente dopo che noi quattro abbiamo lasciato e trascurato l’Ordine per così tanti mesi.

Come ha potuto non fare niente dopo aver saputo che eravamo ricercati dal Ministero e perseguitati dalla legge.

Non si è posto degli interrogativi?

Non si è chiesto perché o cosa può averci spinto a fare una mossa del genere?

Proprio come ha fatto Frank.

Frank che, adesso, starà vivendo il mio stesso incubo dato che si è incerti sull’identità del futuro vincitore contro Lord Voldemort.

Sarà un Paciock o un Potter a trionfare su Voldemort?

Ma sono più che certo che loro siano al sicuro adesso.

Silente gli avrà già avvertiti di questo possibile pericolo e, insieme, avranno preso provvedimenti.

Proprio quello che faremo anche noi ora.

Però...

«Come ha potuto, signore?» gli chiedo in un soffio, ben consapevole che questo sia sentito solo da me, Remus, Peter e Silente che non stanno urlando ad ottave micidiali, «Come ha potuto? Non si è accorto che ad un certo punto siamo scomparsi tutti e quattro? Non si è posto delle domande? Non ha cercato delle risposte? Perché?» non mi fermo trafiggendolo con lo sguardo.

Silente rimane fermo e muto a fissarmi.

Poi, abbassa il capo ancora di più e si limita in un:

«Mi dispiace, James».

«“Mi dispiace” non basta, Silente!!! Non ha idea a che cosa ci ha condannato con questa sua stupidaggine!» s’intromette Sirius.

Probabilmente non dovrei essere così stupito che mi abbia sentito, dato la sua abitudine con un udito piuttosto fine.

«Sirius! Finiscila di fare la vittima! Ormai è passato! È successo, ok? Basta! Chiuso!».

«Taci, Lily! Facile per te dire una cosa del genere, visto che non hai vissuto quello che abbiamo vissuto noi!».

«Tu a me taci non lo dici, chiaro?! E poi io ho vissuto un periodo peggiore del vostro! Almeno voi non eravate costantemente a contatto con un Mangiamorte che voleva squarciarvi la pancia per uccidere vostro figlio!!».

Stai calmo, James.

«Hai scoperto che era un assassino solo dopo e grazie a noi! Se non fosse stato per noi, a questo punto saresti davvero stata sbudellata!!!».

«Questo non giustifica niente!!».

«Oh, certo! Come no?! Dopotutto hai sempre ragione tu, vero Lily?! Infondo, eri tu quella inseguita e ricercata sia dai Mangiamorte che dagli Auror, eri tu quella che doveva stare perennemente nascosta, eri tu quella che doveva sorbirsi le critiche di chi poco tempo prima ti stava accanto!!».

«Cosa vorresti insinuare?! Io non ho mai criticato nessuno e tanto meno gli altri l’hanno fatto con voi!».

«Certo che no!» risponde con palese tono ironico mio fratello, «Infatti me li sono solo sognati l’incontro al Ministero la prima volta, l’appuntamento all’Hotel tra te e James per chiedere l’affidamento di Harry; oppure le minacce e le urla che hanno lanciato Mary e la sua assistente quel giorno a Diagon Alley o quelle da parte di Alice. E le ramanzine spregevoli da parte di Frank? Anche di quelle ci siamo dimenticati, eh?! Troppo comodo, Evans!».

«Ma quelli erano...».

«ORA BASTA!!!» scoppio infine, gli occhi di tutti i presenti puntati su di me, «Finitela immediatamente tutti e due!!! Non ci interessa niente sapere chi è stata la parte che ha sofferto di più in questi mesi!! Siamo tutti stati male e purtroppo è successo! Ora non si può cambiare niente e, cosa più importante, tutta questa assurda discussione che state facendo non ci aiuterà a non finire ammazzati da Voldemort!!!!!».

Riprendo velocemente fiato dopo aver fatto una tirata colossale contro mio fratello e la mia futura moglie che, ora, insieme a tutti gli altri mi stanno fissando stralunati.

Sento di avere il collo in fiamme tanto ho alzato la voce.

Perché era impossibile sostenere ancora per un po’ quell’assurda discussione.

A parte che era già snervate di per se, ma qui siamo tutti impazienti ed indispettiti per ciò che è successo.

Perciò, vittima o non vittima del passato, è ora di metterci una pietra sopra e di provvedere per il futuro, visto che non è neanche sicuro che ce ne possa essere uno per noi.

Eppure, i miei cari li conosco fin troppo bene; e, infatti, non mi sorprende constatare il repentino cambio d’umore di Lily che, all’istante, riprende a incenerirmi con gli occhi.

Oltraggiata per il tono crudo che ho osato usare contro di lei, si gira verso di me e mi scruta arrabbiata con quei suoi due smeraldi mozzafiato.

«James, non ti permettere! L’hai sentito cos’ha detto?! È impazzito! Perché non gli dici niente?!» dice senza preoccuparsi di moderare i toni.

«Perché non mi sembra il caso, adesso!».

«Ma se...!».

«Piantala, Lily!!! Non ho intenzione di ascoltare altre baggianate come queste finché non avrò messo la mia famiglia al sicuro!!! Quando la smetterai di impuntarti su ogni maledettissima cosa che ti uccide l’orgoglio?!?!?!» la interrompo bruscamente, restituendole la stessa occhiata di fuoco.

Il silenzio che segue, però, non mi fa sentire per niente rassicurato.

Dovrei sentirmi sicuro, adesso, perché oltre ad aver messo fine ad una stupida litigata senza senso, potremo anche trovare una soluzione definitiva per la sicurezza nostra e di Harry.

Ma non ce la faccio a sentirmi così.

Se da un lato Silente, Remus e Peter non osano fiatare (nonostante abbia chiaramente sentito Codaliscia trattenere il respiro), dall’altra Lily e Felpato mi guardano con tanto di occhi sbarrati.

Forse... ho esagerato...

Ma, nel caso, non sarebbe giusto comunque!

Non sono solo loro due gli unici ad essersi sentiti come delle povere vittime in tutti questi mesi e anche io vorrei sedermi e lamentarmi di tutto questo, ma è solo una perdita di tempo in questo momento.

Ed io non lo accetto.

Mi giro verso Silente e provo a riprendere l’importante conversazione, ma un veloce spostamento d’aria mi blocca.

Con la coda dell’occhio noto Lily voltare le spalle a tutti i presenti e salire su, al piano di sopra con la testa alta e un silenzio carico di colpe... tutte indirizzate a me.

Fantastico!

Ci mancava solo questa, Porca Puzzola!

Ad una grande notizia come quella che ci ha appena comunicato Silente, aggiungiamo una bella palata di senso di colpa!

Grazie, Merlino!

In un momento come questo non potevo chiedere niente di meglio!

Sbuffo, scocciato.

Ora mi toccherà sicuramente continuare la litigata con Lily non appena tutti se ne saranno andati e non è che tutto questo appaia in una buona prospettiva.

In così poco tempo, sto già accusando una stanchezza assurda.

È come se la guerra fosse davvero un enorme macigno che, in questo momento, devo sorreggere da solo per colpa di questa profezia che ci rovinerà la vita.

Perché, da come Silente ha impostato la cosa, saremo costretti a nasconderci e a camuffarci di più d’ora in poi.

O, almeno, fino a che qualcuno non sconfigga Lord Voldemort e ponga fine a questo conflitto inesorabilmente insensato.

Ah, già!

Questo qualcuno sarà proprio mio figlio, che idiota che sono!

Un’idea ancora più eccitante della prima, devo dire.

Sapere che, prima o dopo, tuo figlio dovrà scendere sul campo di battaglia per fronteggiare il mago più oscuro e malvagio che sia mai esistito, è talmente entusiasmante!

Soprattutto se questo figlio sta per nascere a breve e il suo destino, quindi, sembra già essere segnato.

Molto sommessamente ringhio fra i denti, stringendo i pugni.

Sto davvero per perdere la calma e, valutando dalle occhiate che continua a lanciarci Silente, sembra che il tempo delle belle notizia non sia ancora terminato.

Di fatti, ecco che si alza immediatamente dal divano, austero.

«James, ti devo pregare di andare a richiamare Lily. Questa è una cosa che interessa entrambi».

Con il mio vastissimo repertorio, mi ritrovo a maledire con tutte le parolacce che conosco ogni singolo grande mago che ci ha preceduto, prima di rilassarmi e poter rispondere in modo pacato e quantomeno civile.

«Con tutto il rispetto, signore. Non penso che scenderà di nuovo, soprattutto adesso che la litigata è “fresca”» spiego mimando le virgolette, «E, anche se non lo fosse, se andassi proprio io a chiamarla, a questo punto, la casa e tutti gli abitanti dell’intero quartiere esploderebbero».

Un piccolo accenno di sorriso si dipinge immediatamente sulle labbra del vecchio Preside, allietandomi per un istante.

«Le riferirò tutto quanto, quando avremo finito di parlare...» sospiro, «... e di litigare».

Silente guarda tutti e quattro i Malandrini, soffermandosi leggermente di più a scrutare proprio me.

Poi, annuisce e si rimette comodo invitando me e Sirius a fare lo stesso.

«Beh, James, allora ti consiglio di sederti. La questione è tutt’altro che conclusa».

Fulminei, sia io che mio fratello ci avviciniamo al divano e ci lasciamo cadere sopra, accanto a Remus, mentre Peter riprende a mangiucchiarsi le unghie agitandosi sulla poltrona.

Albus Silente prende un altro grosso respiro e alza deciso il suo sguardo su di me.

«Come ho già detto, questa profezia non è stata molto chiara sul vero prescelto che sconfiggerà l’Oscuro Signore» annuisco assecondando il suo discorso, «Ha predetto che questo bambino nascerà “da chi tre volte lo ha sfidato” e “all’estinguersi del settimo mese”. Il problema, quindi, sarebbe questo: vostro figlio non è l’unico che nascerà alla fine di Luglio e da due genitori che hanno affrontato Voldemort per tre volte».

«C’è anche il figlio di Frank ed Alice Paciock» completa Sirius volenteroso di arrivare al dunque della situazione, «ce lo avete detto» aggiunge velocemente con un tono più gentile dopo essere stato violentemente fulminato da un’occhiata assassina di Lunastorta.

«Esattamente, Sirius» conferma l’anziano Preside, «Vi ho anche detto che c’è stata una spia, ancora non ben identificata ma che credo di aver perfettamente individuato, che ha sentito solo parte della profezia. È stato scoperto ad origliare dall’oste della Testa di Porco ed è stato quindi cacciato via».

«Cosa?!» domando shoccato.

«Lei ha assistito a questa profezia alla Testa di Porco?!» continua a dar voce al mio stesso pensiero mio fratello.

Alla Testa di Porco?

Cosa diamine ci faceva li Albus Silente?

E come cavolo ha fatto a sentire una profezia proprio in quel luogo?

Insomma, è un locale, un bar, un luogo di raduno anche abbastanza logoro e, qualche volta, mal frequentato.

Il Preside della Prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts... è andato alla Testa di Porco per ascoltare una Profezia?

Osservo il mio ospite asserire con il capo.

«Ero li per un colloquio di lavoro. La vecchia professoressa di Divinazione è andata in pensione. Ho dovuto cercare una nuova collega e, proprio durante il suo colloquio, Sibilla Cooman mi ha reso partecipe di questa profezia» spiega Silente.

«Sibilla Cooman?» domanda Sirius scavando nella sua “celebre” memoria in fatto di donne e delle loro relative identità.

...

«Non mi pare di averne mai sentito parlare» asserisce infine, mentre Remus, quasi inavvertitamente, alza gli occhi al cielo.

Le mie labbra, altrettanto involontariamente, si piegano in un sorrisino sghembo.

Tipico di Sirius.

Anche Silente si lascia sfuggire un leggerissimo sorrisetto.

«Non penso che voi l’abbiate potuta conoscere, ragazzi. Ha concluso Hogwarts proprio l’anno prima del vostro arrivo».

Accanto a me, con la coda dell’occhio, sto attento al movimento di Felpato che, con la sua solita eleganza che fa invidia a tutti, si sistema meglio sul divano.

So perfettamente cosa sta pensando.

Effettivamente, l’età per mio fratello era forse l’ultimo dei non problemi.

Al secondo o terzo anno se la intendeva già con ragazze del settimo.

E ho detto tutto...

«Ad ogni modo, nonostante la spia sia stata cacciata nel bel mezzo della predizione, pensiamo abbia riferito tutto quello che ha potuto a Voldemort e alla sua lunga schiera. Naturalmente, la vostra sparizione con quanto successo né sono le prove, giusto?».

Dall’altro mio fianco, osservo Remus annuire, mentre io e Felpato rimaniamo muti.

È un argomento ancora abbastanza scottante per noi, soprattutto in questo momento per il sottoscritto data la furia Rossa che dovrò affrontare tra poco.

«Io, invece, ho potuto ascoltare la Profezia per intero».

Improvvisamente, l’anziano Preside si blocca lasciando vagare un grande e pesante silenzio nella stanza.

«Quindi?» lo incalzo, ansioso.

«Beh, per quanto si credeva nell’Ordine che questo avrebbe favorito la comprensione di chi sia il vero prescelto, la cosa è rimasta del tutto sul vago».

«Perché?» domanda Lunastorta.

«Perché la Profezia ha annunciato che sarà proprio Voldemort a designare il prescelto come suo pari» conclude sommessamente Silente.

E, a questo punto, lo sgomento è quasi un obbligo tra di noi.

Siamo tutti ammutoliti davanti questa frase assurda.

Nessuna ha parlato e nessuno osa proferire parola.

Quello che... che ha detto... è davvero... davvero quello che ho sentito?

Cioè... sarà Voldemort a decidere chi, tra i due bambini che stanno per nascere, sarà il suo degno rivale?

...

Ma questa è pazzia!

Pazzia allo stato puro!

Come può essere vera una cosa del genere?!

È assurdo!!!

«Sta... sta dicendo che sarà Lord Voldemort a scegliere tra i due “candidati” chi sarà il prescelto?» parla Sirius, dando voce ai miei stessi pensieri.

Silente, con gli occhi tristi ma sicuri al tempo stesso, annuisce con il capo.

«Ma... ma... com’è possibile?» chiede Remus, a bocca aperta.

«Come farà a sceglierlo?» si aggiunge Peter, tremolante e pallido... estremamente pallido.

Albus sospira.

«Decidendo quale delle due famiglie, tra i Potter e i Paciock, attaccare. È per questo che stiamo tentando ogni minimo incantesimo di protezione su tutt’e due le case. Proprio ieri abbiamo finito di tracciare sulla proprietà dei Paciock l’ultimo incantesimo di protezione» guardo Silente fissare i suoi occhi nei miei, «E la stessa cosa deve essere fatta qui. Se non, addirittura, di più».

«Di più?» domando, restituendogli lo stesso sguardo.

Annuisce.

«Di più» ripete convinto, «Ho sbagliato una volta, James. Non lo farò di nuovo. Usiamo la vicenda dei McCullen come esperienza» afferma, «Sinceramente, non sono sicuro di conoscere il perché i McCullen abbiano attaccato te e Lily, invece di Frank ed Alice, oppure tutti e quattro».

«Non lo sapevano, signore» risponde prontamente Remus, ««Quando Frank, quel giorno in chiesa, ha detto loro in faccia la loro situazione simile a quella dei Potter, tutti e tre i Mangiamorte sono sbiancati. Non sapevano che anche il figlio dei Paciock fosse un possibile “candidato”» spiega Lunastorta mimando le virgolette, mentre gli occhi di tutti sono posati su di lui.

Silente trae un lungo sospiro, desolato.

«Ero al corrente del loro sbaglio. Ma se è vero che i McCullen fossero delle semplici cavie, non penso che Voldemort li abbia lasciati vagare alla cieca. In qualche direzione deve averli indirizzati, sicuramente. Ed è questo che mi preoccupa di più, perché, se i miei sospetti sono veri, i Potter saranno i primi obiettivi dell’Oscuro» parla uccidendomi il cuore ad ogni parola di più.

Dato che quello che sta dicendo questo maledetto genio è dannatamente vero.

Qualsiasi Mangiamorte è mosso da ordini precisi di Lord Voldemort prima di una missione.

E, a meno che il Signore Oscuro non è diventato uno scemo bacato tutto d’una volta, allora è estremamente logico che i McCullen, prima di agire, abbiano parlato con lui, ricevendo un minimo di istruzioni.

E quelle istruzioni... miravano a me...

A noi.

«Quindi...» intervengo con una voce che inizio a non riconoscermi più, «... Quindi cosa consigli di fare, Silente?» gli domando.

Lui ricomincia a fissarmi, triste.

Credo che abbia intuito che mi ha appena lanciato contro una bomba.

Una bomba che mi sta distruggendo tutte le più piccole basi di certezze sulle quali mi appoggiavo per dare forza sia a me sia a lei.

Alla nostra famiglia.

Per assicurarci quella forza necessaria a tirare avanti contro questo mondo che spinge nella direzione opposta.

Cosa possono due semplici ragazzi, in attesa di un bambino, contro una schiera di eserciti armati di ogni possibile incantesimo di Magia Nera?

Credevo di potercela fare... io volevo crederlo!

Perché...?

Perché mi si devono distruggere i sogni proprio davanti ai miei occhi?

In questo modo, oltretutto!

«Per adesso, cominceremo a tracciare i primi incantesimi di protezione, James. E, da parte vostra, ci deve essere anche un piccolo sacrificio».

Alzo gli occhi su di lui.

Un piccolo sacrificio?

Perché pensa che tutto questo, invece, sia un grande regalo?

«Che sacrificio?».

«Non potete rischiare più di tanto. Anche perché mi sembra di aver capito che sia quasi arrivato il momento di partorire per Lily, no?».

Annuisco, abbassando nuovamente gli occhi.

Non riesco a sostenere più nessuno per ora.

Mi sento solo incredibilmente sconfitto.

Vorrei solo stendermi in un qualsiasi letto, divano, o anche semplicemente pavimento, chiudere gli occhi e scoprire che questo non sia mai successo.

Che sono ancora a casa mia, con una bella e piccola Lily, allegra e non incinta, che mi aspetta e mi sgrida ogni volta che faccio ritardo dall’Ordine o che la faccio escludere dalle missioni più pericolose per mantenerla al sicuro.

Sospiro.

«Perciò credo che sia necessario evitare di uscire di casa, d’ora in avanti. Escluso per le evenienze più urgenti».

Incasso l’ennesimo colpo ed annuisco.

«Naturalmente, ritornerò qui anche nei prossimi giorni in modo che possiamo aumentare la sicurezza di casa vostra con incantesimi nuovi e potenti. Sono certo di avere un buon manuale e un ottimo amico che ci possano consigliare i giusti provvedimenti» lo sento respirare quasi a fatica in questa brevissima pausa, prima di chiedermi, «Va bene, James?».

Distrutto, faccio di nuovo segno di si con il capo.

«E noi che cosa faremo?» domanda Sirius, nervoso.

Silente li fissa brevemente da sopra gli occhiali a mezzaluna.

«Credo che sparire dalla circolazione sarà necessario anche per voi, ragazzi» dice, sostenendo gli occhi furenti di mio fratello, «Voldemort non avrà mezze misure e potrebbe usare chiunque per arrivare ai Potter... o ai Paciock».

Con la coda dell’occhio, guardo prima Sirius, poi Remus ed infine Peter.

Tutti e tre incredibilmente abbattuti, proprio come me.

Sembra quasi essere tornati a tanti mesi fa... quando eravamo tutti e quattro seduti di fronte a un tizio assai strano.

Un uomo biondiccio dagli occhi blu elettrico che ci stava “professionalmente” chiedendo di accettare la sua assurda proposta di lavoro che ci obbligava ad abbandonare chiunque.

Sia colleghi, sia le persone che più ci erano vicine e che amavamo.

...

Cosa devo fare adesso?

Alla fine, mesi fa, accettai quell’assurdità.

Un’assurdità che mi era stata proposta da un uomo che non avevo mai visto prima di allora.

Questa, invece, mi viene suggerita da lui, la persona che ogni anno accoglie sempre tutti nella sua prestigiosa scuola.

Nuovi arrivi e vecchi ritorni.

Nessuno è escluso dal grande abbraccio di Albus Silente.

Il primo a schierarsi contro Lord Voldemort e una di quelle poche persone nelle quali mani affiderei totalmente la mia vita.

...

«D’accordo» asserisce Lunastorta, al mio fianco.

Silente annuisce, adesso più deciso e con un veloce colpo di reni si alza, guardandoci dall’alto.

«Andiamo» ci comanda, ponendosi davanti a tutti come grande e saggia guida che garantisce sicurezza e aiuto a chiunque, dei suoi piccoli discepoli, servisse, «Dobbiamo circondare questa casa di qualsiasi tipo di incantesimo di protezione che ci viene in mente ora. Poi, passeremo alle vostre, ragazzi» continua, spostando i suoi occhietti azzurri sugli altri tre Malandrini, «Naturalmente, andremo solo noi. James, tu devi restare qui...» mi lancia un’occhiata lunga ed intensa, «... qualcuno qui, molto più di noi, ha bisogno della tua presenza...» e sorridendo, aggiunge per concludere, «... che, sono certo, sarà sempre costante d’ora in poi».

Immediatamente Sirius, Remus e Peter si alzano dal divano e dalla poltrona per raggiungere la hall e uscire fuori in giardino.

Rispettivamente uno sbuffando e infilando le mani in tasca, l’altro sospirando sconfitto, e l’ultimo tremolando ancora tutto.

Alla fine, mi scomodo anche io dal sofà e mi dirigo verso la hall avanzando verso l’anziano Preside.

Quest’ultimo, ancora sorridendomi gentilmente, mi poggia una mano sulla spalla e mi dice, sereno:

«Andrà tutto bene, ragazzo mio» sorrido, grato, «Non temere».

 

...

 

Ah... !

Sono esausto!

Stiracchiandomi per bene e sbadigliando, chiudo la porta con un piccolo calcio alle mie spalle.

Mi volto verso l’armadio e ci appendo immediatamente la giacca, abbandonandoci dentro anche le scarpe.

Sono veramente stanco.

E pensare che il lavoro è tutt’altro che finito!

Silente vuole la massima sicurezza.

A momenti questa casa potrebbe diventare addirittura più sicura di Hogwarts stessa... il che è tutto dire!

Con un ultimo scatto della maniglia, chiudo a chiave la porta d’ingresso.

Una delle prime e più banali norme che mi ha imposto il Preside in questo pomeriggio di intensa magia.

Certo, i Mangiamorte non ci impiegherebbero niente a far esplodere l’entrata.

Eppure Silente mi ha garantito che, anche un piccolo gesto come questo, poteva significare molto.

E, infatti, per quanto possa sembrare assurdo, mi sento sollevato.

So, ovviamente, che intorno alla casa sono appena stati tracciati molteplici incantesimi potenti e che, nonostante questo, ancora necessità di aggiunte e perfezionamento; ma il semplice fatto di aver chiuso la porta a chiave mi da un’ulteriore sicurezza nel complesso.

Come se, con quel conclusivo giramento di chiavi e meccanismi che serrano l’entrata, si fosse trattato del colpo finale.

Quello che assicura la stabilità e la certezza dell’intero lavoro.

Strano.

Infondo è solo una piccola chiave.

Come può infondermi una tale fiducia?

È solo un oggetto che può essere fatto saltare in aria in meno di un secondo...

Mah!

Questi sono gli strani misteri legati agli oggetti Babbani che mi perseguiteranno a vita e che nemmeno con le spiegazioni della mia piccola Bibi me ne libererò tanto facilmente.

Lily...

Chissà come sta in questo momento...

Non ho ancora avuto occasione di parlare dal momento in cui si è rifugiata al piano superiore.

Sicuramente, adesso, sarà più che addormentata.

È fin troppo tardi, infatti, e io sto ufficialmente per crollare a terra sfinito.

Magari, con una bella dormita, riuscirò a schiarirmi meglio le idee e a risolvere anche questo litigio con lei.

Domani...

Sonnecchiando in piedi, m’incammino come uno straccio nel corridoio.

Tutto intorno a me è spento e buio, il ché mi fa ancora più voglia di accasciarmi sul pavimento e addormentarmi proprio qui, in questo preciso istante.

Alla mia sinistra intravedo la cucina: ordinata e pulita come è sempre stata quando regnava Lily Evans prima della catastrofe “mcculleniana”.

Alla mia destra, invece, esattamente come l’ho lasciato prima...

«Lily?».

Sbalordito la fisso seduta sulla poltrona del salotto.

Anzi!

Più che seduta è semi sdraiata su di essa e si massaggia lentamente la testa, proprio come se avesse un fortissimo emicrania che le sta spaccando il cervello in due metà.

 «Cosa ci fai qui?» le domando ancora attonito.

Pensavo sinceramente che fosse a letto, più che addormentata.

E, invece...

Entro nel salotto e comincio a scrutarla preoccupato.

Perché non da segno di dire o fare altro che massaggiarsi le tempie sempre negli stessi punti laterali, con gli occhi chiusi e corrucciati.

È arrabbiata.

Molto.

Lo capisco subito proprio dal suo sguardo, seppur serrato dalle palpebre.

«Lil...».

«Sto tentando di impedirmi di cruciarti in questo preciso momento per come mi hai risposto prima...» mi blocca, anticipando il mio richiamo apprensivo, «... visto che penso che tu l’abbia fatto solo perché sei stressato e spaventato come me e tutti gli altri» continua non osando aprire gli occhi e staccare le mani dalla sua fronte.

Punto nel vivo, sento l’orgoglio montarmi all’istante.

Lei ha capito che anche io sono terrorizzato dagli eventi e da come si stanno attorcigliando fra di loro certificando solo morte e devastazione nei nostri futuri.

Ma è proprio qui che sta il coraggio.

Dove sarebbe altrimenti, se non nelle persone spaventate?

Quelle stesse che, proprio per grande coraggio, nonostante la loro paura, sono più che in grado di sbattere in faccia al nemico o al pericolo la loro condizione e di farla anche rispettare.

Io sono così.

Non posso garantire vittoria e gloria eterne.

Ma se sono sicuro di una cosa, quella è il fatto che non mi arrenderò.

Non adesso che il gioco si fa più duro.

Non scapperò con la coda infilata in mezzo alle gambe.

Dimostrerò che, nonostante la mia grande paura di perdere tutto quello che ho faticosamente costruito in tutti questi anni, non mi lascerò dominare e bloccare da lei.

La paura non fa fare niente.

Un concetto che mio padre si premurava di ripetermi una continuazione.

Raccogliendo, poi, i suoi frutti.

Frutti che sono rappresentati da me... da Sirius.

Da tutte quelle persone che gli sono state attorno e che l’hanno sentito pronunciare una verità del genere.

Una verità della quale si fa portavoce tutta quella gente rimasta a vivere e combattere.

Come me.

Come mio fratello.

Come Remus.

Come Peter.

E come la mia stessa piccola Bibi.

Eppure non mi posso assolutamente permettere di mostrarmi spaventato davanti a lei che tanto ha sofferto e tanto deve ancora sopportare.

Ha bisogno di qualcuno che l’aiuti e quel qualcuno sono proprio io.

«Io non sono affatto spaventato» ribatto col petto rigonfio d’orgoglio ferito.

Infatti, nonostante tutto e per quanto sia una cosa ben lontana da me, questi giorni sono serviti molto per farmi anche solo immaginare il grosso peso che sta subendo Lily in questi mesi di gravidanza.

Ho tentato di avvicinarmi a lei maggiormente... di capirla di più.

Sul perché del suo continuo stress e del suo incessabile nervosismo.

Un giorno, quindi, l’ho osservata ancora meglio e ho provato a comprenderla.

Il ventre è diventato molto grande(come è logico che sia); la pelle si è allargata tantissimo mostrando qualche prima smagliatura che la fa lamentare per ore allo specchio mentre fissa la sua immagine riflessa; le gambe e, soprattutto, le caviglie sono più gonfie di due meloni e due arance, costringendola a passare più tempo seduta invece che in piedi, come lei ama stare; i seni si sono ingranditi (un elemento che, effettivamente, non mi dispiace affatto, ma se contribuiscono a farla stare peggio, non posso egoisticamente godere e basta) in quanto il piccolino sta per arrivare e deve essere successivamente allattato dalla mamma; il peso, per quanto lei lo neghi, la infastidisce impedendole movimenti ordinari come stare ai fornelli per cucinare una semplice cena; è continuamente forzata ad andare in bagno dato che, mi ha spiegato, il bambino schiaccia la sua vescica facendola riempire più spesso...

La lista, in effetti, potrebbe continuare e durare per molto altro tempo ancora.

Una lista che elenca cose all’apparenza futili.

Il vero problema è che, nell’insieme, tutti questi aspetti della gravidanza la stressano e la rendono più irascibile e infastidita.

E, ad un certo punto, non ho potuto fare altro che sentirmi inutile.

È vero che, tra i due, la persona che ha più sofferto è stata proprio lei dato che, non solo doveva sopportare gli eventi esterni, ma anche tutto quello che accadeva dentro il suo corpo.

La trasformazione di una giovane mamma.

Ecco spiegato, di conseguenza, il mio comportamento più pacato e quasi tranquillo.

Ho sempre amato farla arrabbiare visto che è la parte più divertente del nostro rapporto.

Ma questo non è assolutamente il momento giusto.

Lei ha bisogno di aiuto e io sono qui apposta per questo.

Anche se mi dovesse sbattere in faccia la porta, io tornerò sempre e comunque pronto solo per lei e per Harry.

«Comunque sono contento che tu stia provando a calmarti» aggiungo, quindi, frettolosamente, depistando sul nascere il battibecco.

«Si, ma questo non significa che io ti abbia già perdonato» si affretta ad informarmi Lily non osando muoversi dalla sua statuale posizione.

Mi avvicino alla poltrona sulla quale è semi sdraiata a massaggiarsi le tempie.

Poi, sorridendole incoraggiante, per quanto lei ad ogni modo non mi possa vedere, mi siedo di fronte a lei, sul basso tavolino posto al centro del salotto.

Aspettando.

E poi, restiamo così.

Per qualche piccolo minuto immobili in silenzio: io a fissare lei e lei a tentare di ignorarmi bellamente.

Alla fine, forse incuriosita dal misterioso silenzio che aleggiava tra di noi, apre gli occhi per controllare se fossi ancora nella stanza oppure no.

I nostri occhi si scontrano di nuovo.

Amo questo contatto distante.

Eppure, questa volta, è piuttosto strano.

Io la guardo sorridente, lei alza un sopracciglio interrogativa.

«Beh? Cosa fai ancora qui?».

Amplio il mio sorriso.

«Sto aspettando il tuo perdono».

«Oh, non credere che lo avrai così facilmente, Potter» afferma lei, glaciale, chiudendo nuovamente gli occhi e riprendendo a massaggiarsi la testa, «Te lo puoi scordare!» conclude lasciandomi spiazzato.

Con due sole, piccole battute mi ha messo K.O. in un istante.

Il mio sorriso, infatti, si è spento subito, accasciandosi; gli occhi li sento quasi vitrei...

Sono troppo attonito.

Insomma, io capisco che sono stato veramente duro con lei questo pomeriggio, ma da qui a prendersela così tanto.

Soprattutto se lei sa che io sono davvero spaventato.

Per quanto io possa negare questa sacrosanta verità, so per certo che lei non mi crederà mai.

Dunque, non capisco.

Se sai che sono spaventato come te, Lily, che bisogno c’è di litigare? Di dividerci quando, invece, dobbiamo stare ancora più uniti? penso distrutto.

Senza contare che, periodo di guerra o no, si tratta comunque di una risposta glaciale.

Una di quei tipi che mi lanciava contro quando ancora eravamo ad Hogwarts, quando ancora ero pieno di speranze che lei, un giorno, capisse e uscisse con me, mi conoscesse...

In quegli anni avevo forza a sufficienza per incassare tutti i colpi che lei mi dirottava contro.

Oggi... non sono più certo di avere quella forza...

Non sono nemmeno sicuro di volerla avere, quella forza.

Cavolo!

Il fatto di aver ammesso che, tra i due, lei sia stata quella che ha sofferto di più, non significa che io, invece, abbia passato una vacanza alle Hawaii.

Sono stato male, malissimo, anche io.

E con tutto quello che ancora devo passare, devo anche riprendere quella vecchia maschera con la quale mi lasciavo scivolare via tutto l’acidume che lei mi sparava addosso ad Hogwarts?

Ma se lo può scordare!

Io ammetto di aver sbagliato... ma mi abbasso fino ad un certo punto.

Alla fine, mi rompo anche io.

«Ok.» esalo, infatti, secco, «Sai una cosa, Lily?» le domando alzandomi in piedi e scrutandola truce, «È inutile che continui a fare l’acida con me, perché non ci sei solo tu in questa equazione. Anche io sono immischiato in questa storia in quanto anche io sono il genitore del bambino che porti in grembo!» le dico, trovandomi ad alzare anche la voce.

E ci risiamo!

Si, dai!

Continuiamo a girare il coltello nella piaga... o il dito... o quel cavolo che è!

Come se la litigata di questo pomeriggio non fosse bastata..

Ma come ho già detto, ora come ora non m’interessa.

Sono anche stanco e non posso pensare semplicemente a tutto.

Quindi, dopo un ultimo sospiro che si perde all’istante nel pesante silenzio che ci ha avvolti, borbotto all’aria:

«Me ne vado a letto... sono stanco».

Così, mi volto dall’altra parte ed esco dal salotto lasciandola lì.

Salgo le scale senza preoccuparmi di fare il minimo rumore a causa del mio cattivo umore.

Odio litigare con lei così profondamente.

Un conto sono i nostri battibecchi dove, ad ogni modo, alla fine ci ritroviamo a riderci su, insieme.

Un altro, invece, sono queste litigate crude e spietate.

Porca Puzzola.

Sospiro di nuovo, mentre entro nella nostra camera da letto.

Con uno sbuffo infastidito, mi tolgo la maglia e mi fiondo nel bagno.

Una bella doccia calda mi aiuterà a riposare meglio, ne sono sicuro.

O, almeno, ci spero.

 

...

 

Cacchio!

È proprio vero che l’acqua calda fa miracoli per il sonno.

Gli occhi mi si chiudono automaticamente.

Sto letteralmente camminando ad occhi chiusi.

Cioè, veramente me li sto strofinando alla grande, mentre esco dal bagno e mi dirigo spedito verso il letto.

Con mia grande sorpresa, vedo che Lily non è ancora salita su per venire a dormire.

...

Oh, beh!

Peggio per lei!

Ho detto che non ne voglio sapere più per oggi.

Ora tutto quello che ho nel cervello inizia con la lettera L e finisce con ETTO.

Letto.

Letto.

Letto.

Letto.
Letto.

Non so pensare ad altro.

E, mentre mi siedo, sono certo di aver sentito un urlo di gioia nella mia testa.

Sorrido ebete al vento e mi pregusto la dolce sensazione del materasso sotto la schiena distrutta e le morbide coperte che accarezzano e fasciano il resto del corpo altrettanto stanco.

Eppure, prima ancora che potessi girarmi verso il cuscino e sdraiarmici sopra, con la coda dell’occhio mi accorgo di una presenza sul ciglio della porta.

So che è lei...

Ma è immobile li... e questo non mi piace.

Per questo volto la testa nella sua direzione e tento di guardarla, combattendo duramente contro le palpebre che si vogliono solo serrare.

«Lily?» la chiamo serio e frastornato allo stesso tempo.

Silenzio.

Lei non risponde.

Sta li, sulla soglia della porta e con gli occhi bassi.

Il pancione che sporge verso la camera e le braccia mollemente abbandonate sui fianchi, mentre le spalle sono abbattute... esattamente come lo sembra lei.

Improvvisamente sento un briciolo di panico salirmi in petto.

Che si senta male?

Velocemente, inforco gli occhiali che non mi ero neanche messo per percorrere quel piccolo tratto di strada dal bagno al letto e li indosso, potendo osservarla meglio.

Prendo fiato per parlare di nuovo, per chiederle come sta, cosa succede... ma lei mi anticipa.

«Sai...» parla con un tono piatto che non mi piace neanche un po’, «... credo di aver sbagliato ad averti incontrato quel giorno per chiederti l’affidamento di Harry» continua, non osando muoversi.

«Cosa?» soffio sconcertato.

E, prima che mi rispondesse, la guardo alzare un braccio e portarsi il polso agli occhi, asciugandoseli.

Stai piangendo, Lily?

«Ho sbagliato perché avrei dovuto abortire prima».

In un attimo, mi ritrovo a spalancare gli occhi shoccato da quel pensiero.

Lei, invece, tira su con il naso e mi da le spalle andando via.

«Che cosa? Abortire?» ripeto senza fiato, mentre la guardo scendere le scale e tornarsene da dove era venuta, «Un momento! Lily!» la richiamo ad alta voce.

Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza ritrovandomi vicino alle scale.

La stanchezza, di colpo, dimenticata...

Lei sta ancora scendendo, lentamente, nel contempo che si asciuga gli occhi e tira rumorosamente su col naso.

«Aspetta!» la chiamo ancora, seguendola giù, «Fermati!» dico, infine, dopo averla finalmente afferrata per un polso e costretta a girarsi nuovamente verso di me.

Entrambi abbiamo raggiunto la hall e, adesso che me la ritrovo davanti, mi sento il cuore stringersi in una morsa bruttissima.

Quanto detesto vederla piangere, per quanto lei possa trattenersi oppure no.

È una cosa che mi fa salire la bile; qualcosa che mi fa dimenticare tutto quello che c’è intorno per potermi concentrare solo su di lei.

Sono questi i momenti in cui Lily Evans vince su di me perché, ora come ora, con queste lacrime lei mi può manovrare come diavolo vuole.

«Che diamine ti ha preso?» le chiedo, invece, severo, «Sei impazzita?».

Le prendo, nell’altra mano, anche l’altro polso e li tiro verso di me... verso il mio viso, in un muto ordine di alzare gli occhi e guardarmi in faccia.

Già...

Perché lei non fa altro che tenerli bassi, in questo istante.

Il perché... facile da capire.

Non riesce a respingere le lacrime e, per questo, tenta di nasconderle.

«Lily...» la chiamo, ancora, dolcemente.

Mi da così fastidio, vederla in questo stato.

«Io...» dice, improvvisamente, con la voce rotta dal pianto, «Io... non... non ce la faccio più, James!» esplode, alzando i suoi due smeraldi su di me ed uccidendomi del tutto, «Amo da impazzire questo bambino... » continua, distrutta, «... ma le sofferenze che ci ha causato e i problemi che ancora dobbiamo affrontare... siamo soltanto due ragazzi senza alcuna esperienza e un bambino non era nemmeno nei nostri programmi! Come possiamo...?»

«Ehi, ehi...» la blocco, dolcemente, spostando le mie mani sulle sue guance bagnate «... ascoltami» le ordino, tranquillizzando lo sguardo e le carezze, «Hai ragione: ho sbagliato a risponderti male prima» confesso, un po’ impacciato, forse, mentre la osservo guardarmi con un’attenzione quasi disperata.

Effettivamente, mi sono comportato proprio da stronzo con lei, oggi.

Certo, è vero che c’è un limite a tutto e, soprattutto, alla mia pazienza.

Ma io ho capito l’enorme peso che la mia piccola Bibi deve portare da tempo, ormai.

E come la ripago?

Sospiro...

«Il fatto è che è vero:» continuo, accarezzando con i pollici le sue lacrime per spazzarle via, «... ho paura» ammetto, mentre lei alza le sue piccole ed affusolate mani fino a stringere i miei polsi «... e sono incredibilmente confuso su quello che sono venuto a sapere e su quello che dovremo fare d’ora in avanti...».

«James...».

«Ma una cosa è sicura, Bibi» la interrompo sul nascere, rinforzando il mio sguardo, «Noi sopravvivremo! Ce la faremo! Vedrai...» le assicuro, deciso e fiero, «Andrà tutto bene: adesso la casa è ben protetta e dobbiamo ancora finire di circondarla dei migliori incantesimi. Voldemort potrà venire a sbattere il suo stesso naso contro la finestra del nostro salotto e non riuscire a trovarci in ogni caso. Siamo al sicuro qui. Harry è al sicuro qui e, per ora, questo è tutto quello che conta... il resto lo prenderemo come verrà. Andrà tutto bene, Amore Mio. Vedrai...» le dico, tranquillo ma sicuro al tempo stesso.

Mi avvicino a Lily e poggio la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi, proprio come lei.

Per quanto io voglia essere il pilastro sul quale Lily potrà sempre appoggiarsi, salvarsi, questo non significa che le debba tenere nascosto quello che provo dentro.

Altrimenti che razza di matrimonio sarà il nostro?

Pieno di segreti e bugie?

Ma non penso proprio!

Noi saremo la coppia vincente, il binomio della vittoria in questo mondo di pazzi.

Io l’ho sempre detto... addirittura dai tempi di Hogwarts.

Sorrido, divertito.

Quelli erano i tempi dei latrati di Sirius, delle urla della “Evans”, dei sospiri esasperati di Remus e degli squittii eccitati di Peter.

Era il tempo del mio glorioso impero a Quidditch.

Era il tempo delle risate, degli scherzi, delle malandrinate.

Era il tempo del nostro “pseudo” studio.

Era il tempo dei nostri progetti, dei nostri sogni... tutti quanti sfumati in un niente.

Era il nostro tempo.

E, per quanto questi quattro pazzi deficienti mascherati sotto il nome di Voldemort stiano tentando di portarcelo via, noi lo riconquisteremo.

Vinceremo e ritorneremo ad avere il nostro tempo.

Quello fatto di sogni e speranze.
Quello che, nel momento in cui siamo scesi dall’Espresso di Hogwarts e dal nostro ultimo viaggio della nostra carriera scolastica, abbiamo visto distruggere in un attimo.

In un istante.

Sfumato.

Spazzato via.

Finito.

Per sempre.

O, almeno, così vogliono loro e così lo impedirò io!

«Lily...» la chiamo di nuovo, rompendo il silenzio.

Lei si stacca di poco dalla mia fronte ed apre gli occhi.

Poi, si avvicina nuovamente e incolla le sue labbra alle mie.

Naturalmente, come sempre, per quanto mi è possibile cerco di stringerla a me sentendo il cuore battere a ritmi pazzeschi.

Ma quanto cavolo amo questa ragazza?

A volte non credo di saperlo nemmeno io.

Eppure, secondo la solita routine, Lily sa perfettamente il fatto suo e mi disintegra le aspettative sul nascere.

Si allontana e mi fa provare un minimo vuoto solo in quel preciso secondo.

Sorride, leggermente confortata e rimane appoggiata sulla sua pancia a me.

Anche io sorrido.

Questa posizione mi fa ridere.

Però c’è una cosa che lei deve sapere a tutti i costi.

«Lily...» la chiamo di nuovo.

«Si?».

«Stai bene così» le dico alludendo, ovviamente, al suo pancione.

Ed è vero!

Insomma, è un insieme di ansie, paure e problemi... ma, in confronto, a tutto l’amore che ci racchiude dentro, il resto è una barzelletta.

E per me, questo è tutto, rendendola meravigliosa in ogni momento.

Lei ghigna, inaspettatamente.

«Anche se ultimamente si è fin troppo messa tra me e te?».

Resto per qualche attimo in un silenzio rimuginante, poi, naturalmente, le restituisco lo stesso sorrisetto sghembo di sempre.

Ho capito a cosa allude lei, in risposta.

«Forse sarà proprio quest’astinenza che ci rende così irascibili» rispondo con il mio ghigno furbetto costantemente stampato in faccia.

Ma, per quanto possa essere una battutina del momento, è ad ogni modo un piccolo contenitore di verità.

La condizione di Lily, il suo essere incinta degli ultimi mesi, ci impedisce di compiere il nostro “ordinario movimento”... quello che facevamo regolarmente ogni giorno della nostra vita prima del problema – McCullen.

Quello che rendeva la giornata ogni volta sempre più noiosa per l’incontenibile attesa che entrambi dovevamo vivere prima di vederci la sera e prenderci letteralmente d’assalto sul nostro letto.

Quindi, la momentanea astinenza dal mio sport preferito, collauda scientificamente (almeno, secondo le strampalate teorie di Sirius) il nostro nervosismo gratuito di questi ultimi tempi.

Lei ride di gusto, assottigliando gli occhi per allargare ancora di più quel suo meraviglioso sorriso.

Infine, mi passa le mani e le braccia dietro il collo e comincia a fissarmi, maliziosa ma divertita.

«Forse hai ragione, Buch: non poter toccare tua moglie per così tanto tempo deve essere talmente frustrante per te» sussurra, di fatti, a pochi centimetri dalla mia bocca, giocando un ruolo mostruosamente cospiratore.

È, appunto, a questa minima distanza che io perdo il controllo.

Il momento, lo spazio giusti per svuotarmi la mente da tutto il resto che diventa celermente inutile e superfluo, invadendola solo di due colori: il rosso e il verde.

Il rosso, colore dei suoi capelli, colore della passione e della forza del nostro amore.

Il verde, colore dei suoi occhi, colore dell’autostima e della speranza che nascerà di qui a poco dal nostro stesso amore.

Quella speranza proclamata da una stupidissima Profezia che potrebbe decretare la nostra fine da un momento all’altro.

Una fine, però, compensata o, nel caso più ottimistico, addirittura evitata da questa stessa speranza.

Harry.

Tuttavia, all’improvviso, il mio cervello rivive la frase detta poco fa da Lily:

Non poter toccare tua moglie per così tanto tempo deve essere talmente frustrante per te.

Ha detto veramente così?

Interdetto, mi allontano quanto basta dal suo piccolo visino per guardarla meglio in faccia.

Quella stessa che, adesso, mi restituisce uno sguardo del tutto interrogativo.

«Moglie?» le chiedo, frastornato.

Lei arrossisce leggermente e abbassa gli occhi per osservarsi i piedi (per quanto le sia possibile con questa pancia).

«Beh... si» ammette un po’ impacciata, prima di ricominciare «Sai...» inizia, passando le sue morbide mani dalle mie spalle giù sui miei pettorali, «... ultimamente ho pensato che, con tutto quello che ci è successo e con quello che siamo venuti a sapere oggi, sarà ancora più difficile riuscire a sposarsi per noi due».

Sospiro.

Ha ragione.

Non ci avevo pensato.

Lily alza di nuovo lo sguardo verso di me e sorride.

«Quindi, a questo punto, cosa ci può importante delle carte?» dice, serena, «Se cominciamo a considerarci tali, alla fine potremo accantonare il nostro matrimonio più facilmente per preoccuparci solamente di Harry».

Mmh...

Devo concedere che non è un piano del tutto macabro e da buttare via.

Anche perché, proprio come ha ben capito Silente, ormai il momento del parto è quasi arrivato... quanto mancherà?

Un mese o poco di più?

Come facciamo a trovare un posto dove sposarci, un prete disposto ad unirci...

Senza contare tutto il resto: invitati, organizzazione, vestiti...

E, se non erro, le cose tralasciate in questo minimo elenco sarebbero pure tante.

Lily, infatti, mi ha solamente accennato a quello che hanno fatto e che devono ancora fare Alice e Frank che si sposeranno tra poco.

Loro hanno organizzato una cosa in grande, nonostante il periodo così duro e poco adatto... ma, conoscendo Alice, mi sarei stupito del contrario, effettivamente.

Eppure, ci deve essere un altro modo.

Per quanto difficile possa essere, non voglio posticipare il nostro matrimonio e non voglio che Harry nasca da due persone non ancora unite.

Che cosa troverebbero scritto nei libri i posteri e i nostri futuri nipoti e pronipoti sul mago che salverà il Mondo Magico dalla più terribile minaccia oscura?

“Ecco Harry Potter, colui che è riuscito a sconfiggere Lord Voldemort e a liberare la società dalla sua costante ondata di morte. Nato illegalmente da James Potter e Lily Evans poiché i due non ebbero occasione di sposarsi e per questo si lasciarono in seguito alla nascita del pargoletto che venne esclusivamente affidato a Potter, il quale lo abbandonò pochi mesi più tardi alla madre per le continue crisi di nervi che i piagnistei del bambino gli procuravano...”.

È... è... orrido!

Un incubo...

Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.... !!

La mia famiglia, di certo, non avrà un futuro del genere.

Io non lo permetterò!

«Invece...» prorompo, con una voce, forse, un po’ troppo roca per il terrificante sogno ad occhi aperti che ho appena fatto e vissuto, «... è un vero peccato, Bibi» le confesso, abbassando gli occhi, come lei prima, e nascondendo un sorrisino di vittoria.

Si.

Perché proprio in questo preciso istante sono stato colto da un colossale colpo di genio... e dopo questa voglio proprio vedere chi avrà le palle di non riconoscermi come tale.

«Proprio ora che volevo farti sapere del mio pensiero» continuo, di fatti, maligno.

Lei, sospettosa, soppesa la mia frase ed assottiglia lo sguardo tanto quanto basta per scrutarmi critica.

«Il tuo pensiero?» chiede, infine, curiosa.

Eh... la curiosità... brutta bestia!

Ma, in questo caso, è la mia più grande amica e alleata dato che mi permette di tenere la mia piccola Bibi in pugno.

«Già» confermo con un debole gesto del capo e il mio solito ghigno perfido e geniale, «Ho riflettuto parecchio e sono arrivato alla conclusione che, effettivamente, quello che hai appena detto è vero:» continuo, sicuro, «... sarà durissima trovare qualcuno che ci sposi e il luogo dove celebrare il tutto. Anche se di modeste dimensioni, si tratta pur sempre di un matrimonio. Però, invece di accantonare l’idea di sposarci, ho pensato... ».

Alzo gli occhi su di lei, deciso.

La scopro fissarmi ansiosa, ma brava custode della sua malefica curiosità.

Porto, di nuovo, le mie mani sulle sue piccole guance e addolcisco lo sguardo perdendomi, a mia volta, in quel mare verde.

«Perché non ci sposiamo qui?».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANTICIPAZIONE:

«James» mi chiama il mio dolce Giglio dal piano di sotto. […]

No, ti prego, Lily... non dirlo... Non darmi quell’ordine... N...

«Scattare!».

Eccolo là! Maledetti matrimoni!! Primo punto da fissare: la nostra cerimonia dovrà assolutamente essere di sera.

  
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