Ok, gente!
La mia vita è cambiata
totalmente in un batter d’occhio. Mi dispiace che io non
abbia aggiornato per
così tanto tempo. Proprio oggi sono andata a vedere la data
del mio ultimo
capitolo e sono rimasta letteralmente così O.O davanti allo
schermo: non
aggiorno dal 27/03/11… in altre parole, se avessi aspettato
altri due mesetti,
avrei fatto un anno intero di mancato aggiornamento. Incredibile! Non
era mai
successa una cosa del genere prima d’ora!
Però,
credetemi, il cambiamento delle
scuole superiori e dell’università è
micidiale e se non ti adatti subito, sei
morto! Vorrei semplicemente dirvi che, in tutti questi mesi, ho
affrontato i
miei ultimi mesi da liceale, ho dato gli esami di maturità
che sono una vera
cavolata (-.-‘), mi sono goduta la mia ultima estate da
libera persona, sono
partita per la Spagna, per il Montenegro e per la Croazia… e
poi mi sono
trasferita a Torino! Ebbene si, signori mie, questi nuovi ultimi
aggiornamenti
per concludere finalmente questa storia non avverranno più
dal caldo e
bellissimo meridione, ma dal freddo e caotico settentrione. Ora vivo a
Torino e
sono una studentessa universitaria da quattro lunghissimi ed
interminabili
mesi. Sto uscendo pazza perché sto preparando
l’esame di Analisi Matematica e
dopo anche quello di Chimica, ma tutto sommato il resto procede
abbastanza
bene.
Dall’altro
lato, però, sono piuttosto
amareggiata: mi mancano i miei amici, la mia famiglia, la mia
città che prima
non vedevo l’ora di lasciare. Ora non vedo l’ora di
tornarci ogni volta.
Pensavo che l’università era una delle esperienze
più belle della propria vita
(e mio padre alimentava ogni volta questa convinzione), ma non pensavo
che
fosse così dura. Alla fine, tra le tante cose che mi hanno
buttato un po’ il
morale a terra, sono stata spinta indietro a vecchi ricordi…
fino a EFP e al
conto in sospeso che ho con questo sito e con voi, se ancora ci siete,
se
ancora avete voglia e pazienza di seguirmi. Ma non ci vorrà
molto… giusto il
tempo di arrivare ai cinquanta capitoli e abbiamo finito :)
Per ora vi auguro solo una buona lettura e tante bellissime cose! :)
Spero possiate di nuovo apprezzare il mio lavoro nonostante il mio
essere
incorreggibile con gli appuntamenti :S
P.S. Appena avrò tempo, risponderò ad ognuna
delle vostre recensioni precedenti :)
Questo
Matrimonio
Non
s’Ha
Da
Fare
Capitolo
Quarantasettesimo – Risposte
e Soluzioni
[«Altri invece ci hanno creduto,
vero?» completo la sua frase.
Lo osservo asserire con il capo.
«Dove vuoi arrivare, James?» mi
chiede Remus abbastanza confuso.
...
«Altri come i McCullen, vero,
professor Silente?».]
Si.
Altri
come loro.
Proprio
come loro.
Perché
dopo tutti gli attacchi contro me e Lily susseguitisi dopo la sconfitta
dei
McCullen in quella stramaledettissima chiesa, non posso assolutamente
pensare
che Jason e figlio fossero stati gli unici nella grande schiera di
seguaci che
Lord Voldemort può vantare di avere al suo fianco.
Ma,
a parte quei quattro deficienti che non sanno neanche tenere una
bacchetta
decentemente in mano, la questione più importante
è proprio incentrata sui
McCullen.
Per
quanto quei due insieme al loro assistente siano stati ridotti in
cenere dalla
stessa Lily, non posso dire di aver dimenticato tutto il periodo
precedente
alla battaglia finale.
E,
intanto, intorno a me regna lo sgomento più totale.
Remus
ha spalancato gli occhi incredulo, mentre Peter si morde nervosamente
le
unghia.
Lily
è rimasta muta.
Sirius...
beh, Sirius comincia a fumare di rabbia.
«Ecco
perché non è mai intervenuto, vero
signore?» domanda a voce alta Felpato.
Silente
rimane in silenzio col capo poco chino e gli occhi semichiusi.
Da
una piccola parte fa quasi pena.
Insomma,
lui può essere anche Merlino in persona ma sarà
sempre e comunque un uomo e un
uomo non è mai perfetto.
Le
sviste e gli sbagli capitano anche ai migliori.
Forse,
in un modo bizzarro, questi capitano soprattutto
ai migliori.
Ciò
che li rende “migliori” è il modo in cui
affrontano queste sviste e questi
sbagli e la responsabilità che si addossano e che pagano,
puntualmente, in caso
di errore.
Come
sta accadendo in questo momento.
«Ha
pensato bene di restare in disparte ed osservare come si evolvano i
fatti,
mentre quattro ragazzi e sempre più persone rischiavano la
vita ogni giorno?!»
continua a sbraitare Sirius.
«Sirius,
forse non...».
«Forse, cosa, Remus? Forse non dovrei
usare questo tono e queste parole? Ma che cazzo volete allora? Eh?
Forza,
Remus, dimmelo!».
«Adesso
basta, Sirius! Stai esagerando!» interviene, decisa, Lily
guardandolo seria.
Felpato
strabuzza per un secondo gli occhi.
Poi
allarga le braccia esasperato e volta le spalle a noi solo per un
attimo,
ridendo sommessamente.
Alla
fine torna a fissarci con uno sguardo più furioso di prima.
«Quindi
sarei io quello che sta esagerando? Quello che è stato
colpito di meno da
questa merda di periodo che abbiamo trascorso tutti? Tra James che ha
perso te,
Lily, Remus che ha perso definitivamente sua madre e Peter che non
sembrava
nemmeno tanto Peter, io, al loro confronto, ho vissuto da vero re, lo
sai?!?!»
sbotta irato, esternando tutta la sofferenza che più gli ha
dato fastidio in
quei mesi di reclusione a casa sua, «Tu non te ne sei nemmeno
resa conto di
quanto abbiamo sofferto noi, chiusi in quella casa!».
E,
a questo punto, mi accorgo da solo, senza neanche osservare tutta
l’azione, che
la mia piccola Bibi è stata irrimediabilmente provocata.
Di
fatti, fulminea (nonostante il grande peso che ha sul ventre) si alza e
fronteggia Felpato, sprizzando fulmini da tutti i pori.
«Come
osi, Sirius?!» gli urla in faccia, «Credi che tra
noi due, il povero piccolo
James sia stata l’unica vittima di tutto questo macello?!
Credi che sia stato
solo il tuo caro amichetto a soffrire come un cane bastonato?! Pensi
davvero
questo?!» continua gesticolando in modo forsennato.
Io,
invece, stringo i pugni, imponendomi silenziosamente la calma.
Questa
notizia assurda ha parecchio innervosito tutti quanti e il litigio che
stanno
facendo Sirius e Lily ne è la prova.
Se
adesso mi ci metto anche io semplicemente perché mi ha dato
fastidio il modo
schizzinoso con il quale Lily si è riferita a me poco fa,
come se neanche fossi
presente in questa stanza, qui si scatena davvero il putiferio.
Devo
restare calmo.
«Si!
Penso davvero questo! Perché tu non c’eri a
vederlo deprimersi ogni santo
giorno nella sua stanza solo perché il pensiero di te con
quell’altro coglione
era insopportabile!» gridò, quasi istericamente,
Felpato.
Osservo
Lily stringere furiosa i pugni e incenerire con lo sguardo mio fratello.
«Tu
non sai un accidente di ciò che è successo a me,
Black! Non osare giudicare
avendo ascoltato, come al solito, solo la campana del tuo compare! Come
alcuni
in questa stanza hanno già scoperto tempo fa, il mondo non
gira solo intorno a
loro!».
Stai calmo, James.
Devi solo respirare.
«Ragazzi,
non credo che sia una buona idea arrabbiarsi così tanto
con...».
«Sta
zitto, Remus!!!» urlano in coro Sirius e Lily, ammutolendo
una volta per tutte
Lunastorta.
Lo
guardo acquattarsi, arrabbiato e ottenebrato, nel suo angolino di
divano e
borbottare qualcosa sottovoce sulla maleducazione di certa gente.
È
ovvio che non ne vuole più sapere.
È
ovvio che anche lui comincia a sentirsi stufo di questa situazione, di
questa
litigata.
È
ovvio che si sta arrabbiando proprio come me.
E,
inevitabilmente, dopo aver lasciato la figura di Lunastorta scossa da
energici
borbottii, i miei occhi cadono dentro quelli blu profondo di Silente.
Restiamo
a scrutarci a lungo.
Dal
suo sguardo mi accorgo che ha capito perfettamente le mie intenzioni
sul
volergli urlare contro proprio come sta tentando di fare Sirius, se non
fosse
per l’intervento di Lily.
Intanto,
la discussione continua e il salotto si è riempito
velocemente di urla e
insulti pesanti.
Ci
stanno andando giù pesantemente e, se ogni tanto presto
attenzione alle loro
parole, mi accorgo che stanno ancora parlando di chi ha sofferto di
più tra me
e Lily.
Ecco
perché non sto ascoltando la loro conversazione.
Il
modo in cui mi aggettiva Lily mi da incredibilmente fastidio
perché mi
ricordano le spregevoli risposte che ricevevo da lei ad Hogwarts in
periodo di
guerra fredda tra di noi.
Ma
non solo...
Non
li sto dando corda anche (e, sicuramente, soprattutto)
perché mi sto
concentrando solamente sugli occhi fissi di Silente nei miei.
Come
i miei lo sono nei suoi.
So
che sta cogliendo tutta la mia delusione nei suoi confronti.
Mi
chiedo come abbia potuto restare fermo a non fare niente dopo che noi
quattro
abbiamo lasciato e trascurato l’Ordine per così
tanti mesi.
Come
ha potuto non fare niente dopo aver saputo che eravamo ricercati dal
Ministero
e perseguitati dalla legge.
Non
si è posto degli interrogativi?
Non
si è chiesto perché o cosa può averci
spinto a fare una mossa del genere?
Proprio
come ha fatto Frank.
Frank
che, adesso, starà vivendo il mio stesso incubo dato che si
è incerti
sull’identità del futuro vincitore contro Lord
Voldemort.
Sarà
un Paciock o un Potter a trionfare su Voldemort?
Ma
sono più che certo che loro siano al sicuro adesso.
Silente
gli avrà già avvertiti di questo possibile
pericolo e, insieme, avranno preso
provvedimenti.
Proprio
quello che faremo anche noi ora.
Però...
«Come
ha potuto, signore?» gli chiedo in un soffio, ben consapevole
che questo sia
sentito solo da me, Remus, Peter e Silente che non stanno urlando ad
ottave
micidiali, «Come ha potuto? Non si è accorto che
ad un certo punto siamo
scomparsi tutti e quattro? Non si è posto delle domande? Non
ha cercato delle
risposte? Perché?» non mi fermo trafiggendolo con
lo sguardo.
Silente
rimane fermo e muto a fissarmi.
Poi,
abbassa il capo ancora di più e si limita in un:
«Mi
dispiace, James».
«“Mi
dispiace” non basta, Silente!!! Non ha idea a che cosa ci ha
condannato con
questa sua stupidaggine!» s’intromette Sirius.
Probabilmente
non dovrei essere così stupito che mi abbia sentito, dato la
sua abitudine con
un udito piuttosto fine.
«Sirius!
Finiscila di fare la vittima! Ormai è passato! È
successo, ok? Basta! Chiuso!».
«Taci,
Lily! Facile per te dire una cosa del genere, visto che non hai vissuto
quello
che abbiamo vissuto noi!».
«Tu
a me taci non lo dici, chiaro?! E poi io ho vissuto un periodo peggiore
del
vostro! Almeno voi non eravate costantemente a contatto con un
Mangiamorte che
voleva squarciarvi la pancia per uccidere vostro figlio!!».
Stai calmo, James.
«Hai
scoperto che era un assassino solo dopo e grazie a noi! Se non fosse
stato per
noi, a questo punto saresti davvero stata sbudellata!!!».
«Questo
non giustifica niente!!».
«Oh,
certo! Come no?! Dopotutto hai sempre ragione tu, vero Lily?! Infondo,
eri tu
quella inseguita e ricercata sia dai Mangiamorte che dagli Auror, eri
tu quella
che doveva stare perennemente nascosta, eri tu quella che doveva
sorbirsi le
critiche di chi poco tempo prima ti stava accanto!!».
«Cosa
vorresti insinuare?! Io non ho mai criticato nessuno e tanto meno gli
altri
l’hanno fatto con voi!».
«Certo
che no!» risponde con palese tono ironico mio fratello,
«Infatti me li sono
solo sognati l’incontro al Ministero la prima volta,
l’appuntamento all’Hotel
tra te e James per chiedere l’affidamento di Harry; oppure le
minacce e le urla
che hanno lanciato Mary e la sua assistente quel giorno a Diagon Alley
o quelle
da parte di Alice. E le ramanzine spregevoli da parte di Frank? Anche
di quelle
ci siamo dimenticati, eh?! Troppo comodo, Evans!».
«Ma
quelli erano...».
«ORA
BASTA!!!» scoppio infine, gli occhi di tutti i presenti
puntati su di me,
«Finitela immediatamente tutti e due!!! Non ci interessa
niente sapere chi è
stata la parte che ha sofferto di più in questi mesi!! Siamo
tutti stati male e
purtroppo è successo! Ora non si può cambiare
niente e, cosa più importante,
tutta questa assurda discussione che state facendo non ci
aiuterà a non finire
ammazzati da Voldemort!!!!!».
Riprendo
velocemente fiato dopo aver fatto una tirata colossale contro mio
fratello e la
mia futura moglie che, ora, insieme a tutti gli altri mi stanno
fissando
stralunati.
Sento
di avere il collo in fiamme tanto ho alzato la voce.
Perché
era impossibile sostenere ancora per un po’
quell’assurda discussione.
A
parte che era già snervate di per se, ma qui siamo tutti
impazienti ed indispettiti
per ciò che è successo.
Perciò,
vittima o non vittima del passato, è ora di metterci una
pietra sopra e di
provvedere per il futuro, visto che non è neanche sicuro che
ce ne possa essere
uno per noi.
Eppure,
i miei cari li conosco fin troppo bene; e, infatti, non mi sorprende
constatare
il repentino cambio d’umore di Lily che,
all’istante, riprende a incenerirmi
con gli occhi.
Oltraggiata
per il tono crudo che ho osato usare contro di lei, si gira verso di me
e mi
scruta arrabbiata con quei suoi due smeraldi mozzafiato.
«James,
non ti permettere! L’hai sentito cos’ha detto?!
È impazzito! Perché non gli
dici niente?!» dice senza preoccuparsi di moderare i toni.
«Perché
non mi sembra il caso, adesso!».
«Ma
se...!».
«Piantala,
Lily!!! Non ho intenzione di ascoltare altre baggianate come queste
finché non
avrò messo la mia famiglia al sicuro!!! Quando la smetterai
di impuntarti su
ogni maledettissima cosa che ti uccide
l’orgoglio?!?!?!» la interrompo
bruscamente, restituendole la stessa occhiata di fuoco.
Il
silenzio che segue, però, non mi fa sentire per niente
rassicurato.
Dovrei
sentirmi sicuro, adesso, perché oltre ad aver messo fine ad
una stupida
litigata senza senso, potremo anche trovare una soluzione definitiva
per la
sicurezza nostra e di Harry.
Ma
non ce la faccio a sentirmi così.
Se
da un lato Silente, Remus e Peter non osano fiatare (nonostante abbia
chiaramente sentito Codaliscia trattenere il respiro),
dall’altra Lily e
Felpato mi guardano con tanto di occhi sbarrati.
Forse...
ho esagerato...
Ma,
nel caso, non sarebbe giusto comunque!
Non
sono solo loro due gli unici ad essersi sentiti come delle povere
vittime in
tutti questi mesi e anche io vorrei sedermi e lamentarmi di tutto
questo, ma è
solo una perdita di tempo in questo momento.
Ed
io non lo accetto.
Mi
giro verso Silente e provo a riprendere l’importante
conversazione, ma un
veloce spostamento d’aria mi blocca.
Con
la coda dell’occhio noto Lily voltare le spalle a tutti i
presenti e salire su,
al piano di sopra con la testa alta e un silenzio carico di colpe...
tutte
indirizzate a me.
Fantastico!
Ci
mancava solo questa, Porca Puzzola!
Ad
una grande notizia come quella che ci ha appena comunicato Silente,
aggiungiamo
una bella palata di senso di colpa!
Grazie,
Merlino!
In
un momento come questo non potevo chiedere niente di meglio!
Sbuffo,
scocciato.
Ora
mi toccherà sicuramente continuare la litigata con Lily non
appena tutti se ne
saranno andati e non è che tutto questo appaia in una buona
prospettiva.
In
così poco tempo, sto già accusando una stanchezza
assurda.
È
come se la guerra fosse davvero un enorme macigno che, in questo
momento, devo
sorreggere da solo per colpa di questa profezia che ci
rovinerà la vita.
Perché,
da come Silente ha impostato la cosa, saremo costretti a nasconderci e
a
camuffarci di più d’ora in poi.
O,
almeno, fino a che qualcuno non sconfigga Lord Voldemort e ponga fine a
questo
conflitto inesorabilmente insensato.
Ah,
già!
Questo
qualcuno sarà proprio mio figlio, che idiota che sono!
Un’idea
ancora più eccitante
della prima,
devo dire.
Sapere
che, prima o dopo, tuo figlio dovrà scendere sul campo di
battaglia per
fronteggiare il mago più oscuro e malvagio che sia mai
esistito, è talmente entusiasmante!
Soprattutto
se questo figlio sta per nascere a breve e il suo destino, quindi,
sembra già
essere segnato.
Molto
sommessamente ringhio fra i denti, stringendo i pugni.
Sto
davvero per perdere la calma e, valutando dalle occhiate che continua a
lanciarci Silente, sembra che il tempo delle belle notizia non sia
ancora terminato.
Di
fatti, ecco che si alza immediatamente dal divano, austero.
«James,
ti devo pregare di andare a richiamare Lily. Questa è una
cosa che interessa
entrambi».
Con
il mio vastissimo repertorio, mi ritrovo a maledire con tutte le
parolacce che
conosco ogni singolo grande mago che ci ha preceduto, prima di
rilassarmi e
poter rispondere in modo pacato e quantomeno civile.
«Con
tutto il rispetto, signore. Non penso che scenderà di nuovo,
soprattutto adesso
che la litigata è “fresca”»
spiego mimando le virgolette, «E, anche se non lo
fosse, se andassi proprio io a chiamarla, a questo punto, la casa e
tutti gli
abitanti dell’intero quartiere esploderebbero».
Un
piccolo accenno di sorriso si dipinge immediatamente sulle labbra del
vecchio Preside,
allietandomi per un istante.
«Le
riferirò tutto quanto, quando avremo finito di
parlare...» sospiro, «... e di
litigare».
Silente
guarda tutti e quattro i Malandrini, soffermandosi leggermente di
più a
scrutare proprio me.
Poi,
annuisce e si rimette comodo invitando me e Sirius a fare lo stesso.
«Beh,
James, allora ti consiglio di sederti. La questione è
tutt’altro che conclusa».
Fulminei,
sia io che mio fratello ci avviciniamo al divano e ci lasciamo cadere
sopra,
accanto a Remus, mentre Peter riprende a mangiucchiarsi le unghie
agitandosi
sulla poltrona.
Albus
Silente prende un altro grosso respiro e alza deciso il suo sguardo su
di me.
«Come
ho già detto, questa profezia non è stata molto
chiara sul vero prescelto che
sconfiggerà l’Oscuro Signore» annuisco
assecondando il suo discorso, «Ha
predetto che questo bambino nascerà “da chi tre
volte lo ha sfidato” e
“all’estinguersi del settimo mese”. Il
problema,
quindi, sarebbe questo: vostro figlio non è
l’unico che nascerà alla fine di
Luglio e da due genitori che hanno affrontato Voldemort per tre
volte».
«C’è
anche il figlio di Frank ed Alice Paciock» completa Sirius
volenteroso di
arrivare al dunque della situazione, «ce lo avete
detto» aggiunge velocemente
con un tono più gentile dopo essere stato violentemente
fulminato da
un’occhiata assassina di Lunastorta.
«Esattamente,
Sirius» conferma l’anziano Preside, «Vi
ho anche detto che c’è stata una spia,
ancora non ben identificata ma che credo di aver perfettamente
individuato, che
ha sentito solo parte della profezia. È stato scoperto ad
origliare dall’oste
della Testa di Porco ed è stato quindi cacciato
via».
«Cosa?!»
domando shoccato.
«Lei
ha assistito a questa profezia alla Testa di Porco?!»
continua a dar voce al
mio stesso pensiero mio fratello.
Alla
Testa di Porco?
Cosa
diamine ci faceva li Albus Silente?
E
come cavolo ha fatto a sentire una profezia proprio in quel luogo?
Insomma,
è un locale, un bar, un luogo di raduno anche abbastanza
logoro e, qualche
volta, mal frequentato.
Il
Preside della Prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts...
è andato
alla Testa di Porco per ascoltare una Profezia?
Osservo
il mio ospite asserire con il capo.
«Ero
li per un colloquio di lavoro. La vecchia professoressa di Divinazione
è andata
in pensione. Ho dovuto cercare una nuova collega e, proprio durante il
suo
colloquio, Sibilla Cooman mi ha reso partecipe di questa
profezia» spiega
Silente.
«Sibilla
Cooman?» domanda Sirius scavando nella sua
“celebre” memoria in fatto di donne
e delle loro relative identità.
...
«Non
mi pare di averne mai sentito parlare» asserisce infine,
mentre Remus, quasi
inavvertitamente, alza gli occhi al cielo.
Le
mie labbra, altrettanto involontariamente, si piegano in un sorrisino
sghembo.
Tipico
di Sirius.
Anche
Silente si lascia sfuggire un leggerissimo sorrisetto.
«Non
penso che voi l’abbiate potuta conoscere, ragazzi. Ha
concluso Hogwarts proprio
l’anno prima del vostro arrivo».
Accanto
a me, con la coda dell’occhio, sto attento al movimento di
Felpato che, con la
sua solita eleganza che fa invidia a tutti, si sistema meglio sul
divano.
So
perfettamente cosa sta pensando.
Effettivamente,
l’età per mio fratello era forse
l’ultimo dei non problemi.
Al
secondo o terzo anno se la intendeva già con ragazze del
settimo.
E
ho detto tutto...
«Ad
ogni modo, nonostante la spia sia stata cacciata nel bel mezzo della
predizione, pensiamo abbia riferito tutto quello che ha potuto a
Voldemort e
alla sua lunga schiera. Naturalmente, la vostra sparizione con quanto
successo
né sono le prove, giusto?».
Dall’altro
mio fianco, osservo Remus annuire, mentre io e Felpato rimaniamo muti.
È
un argomento ancora abbastanza scottante per noi, soprattutto in questo
momento
per il sottoscritto data la furia Rossa che dovrò affrontare
tra poco.
«Io,
invece, ho potuto ascoltare la Profezia per intero».
Improvvisamente,
l’anziano Preside si blocca lasciando vagare un grande e
pesante silenzio nella
stanza.
«Quindi?»
lo incalzo, ansioso.
«Beh,
per quanto si credeva nell’Ordine che questo avrebbe favorito
la comprensione
di chi sia il vero prescelto, la cosa è rimasta del tutto
sul vago».
«Perché?»
domanda Lunastorta.
«Perché
la Profezia ha annunciato che sarà proprio Voldemort a
designare il prescelto
come suo pari» conclude sommessamente Silente.
E,
a questo punto, lo sgomento è quasi un obbligo tra di noi.
Siamo
tutti ammutoliti davanti questa frase assurda.
Nessuna
ha parlato e nessuno osa proferire parola.
Quello
che... che ha detto... è davvero... davvero quello che ho
sentito?
Cioè...
sarà Voldemort a decidere chi, tra i due bambini che stanno
per nascere, sarà
il suo degno rivale?
...
Ma
questa è pazzia!
Pazzia
allo stato puro!
Come
può essere vera una cosa del genere?!
È
assurdo!!!
«Sta...
sta dicendo che sarà Lord Voldemort a scegliere tra i due
“candidati” chi sarà
il prescelto?» parla Sirius, dando voce ai miei stessi
pensieri.
Silente,
con gli occhi tristi ma sicuri al tempo stesso, annuisce con il capo.
«Ma...
ma... com’è possibile?» chiede Remus, a
bocca aperta.
«Come
farà a sceglierlo?» si aggiunge Peter, tremolante
e pallido... estremamente
pallido.
Albus
sospira.
«Decidendo
quale delle due famiglie, tra i Potter e i Paciock, attaccare.
È per questo che
stiamo tentando ogni minimo incantesimo di protezione su
tutt’e due le case.
Proprio ieri abbiamo finito di tracciare sulla proprietà dei
Paciock l’ultimo
incantesimo di protezione» guardo Silente fissare i suoi
occhi nei miei, «E la
stessa cosa deve essere fatta qui. Se non, addirittura, di
più».
«Di
più?» domando, restituendogli lo stesso sguardo.
Annuisce.
«Di
più» ripete convinto, «Ho sbagliato una
volta, James. Non lo farò di nuovo.
Usiamo la vicenda dei McCullen come esperienza» afferma,
«Sinceramente, non
sono sicuro di conoscere il perché i McCullen abbiano
attaccato te e Lily,
invece di Frank ed Alice, oppure tutti e quattro».
«Non
lo sapevano, signore» risponde prontamente Remus,
Silente
trae un lungo sospiro, desolato.
«Ero
al corrente del loro sbaglio. Ma se è vero che i McCullen
fossero delle semplici
cavie, non penso che Voldemort li abbia lasciati vagare alla cieca. In
qualche
direzione deve averli indirizzati, sicuramente. Ed è questo
che mi preoccupa di
più, perché, se i miei sospetti sono veri, i
Potter saranno i primi obiettivi
dell’Oscuro» parla uccidendomi il cuore ad ogni
parola di più.
Dato
che quello che sta dicendo questo maledetto genio è
dannatamente vero.
Qualsiasi
Mangiamorte è mosso da ordini precisi di Lord Voldemort
prima di una missione.
E,
a meno che il Signore Oscuro non è diventato uno scemo
bacato tutto d’una
volta, allora è estremamente logico che i McCullen, prima di
agire, abbiano
parlato con lui, ricevendo un minimo di istruzioni.
E
quelle istruzioni... miravano a me...
A
noi.
«Quindi...»
intervengo con una voce che inizio a non riconoscermi più,
«... Quindi cosa
consigli di fare, Silente?» gli domando.
Lui
ricomincia a fissarmi, triste.
Credo
che abbia intuito che mi ha appena lanciato contro una bomba.
Una
bomba che mi sta distruggendo tutte le più piccole basi di
certezze sulle quali
mi appoggiavo per dare forza sia a me sia a lei.
Alla
nostra famiglia.
Per
assicurarci quella forza necessaria a tirare avanti contro questo mondo
che
spinge nella direzione opposta.
Cosa
possono due semplici ragazzi, in attesa di un bambino, contro una
schiera di
eserciti armati di ogni possibile incantesimo di Magia Nera?
Credevo
di potercela fare... io volevo crederlo!
Perché...?
Perché
mi si devono distruggere i sogni proprio davanti ai miei occhi?
In
questo modo, oltretutto!
«Per
adesso, cominceremo a tracciare i primi incantesimi di protezione,
James. E, da
parte vostra, ci deve essere anche un piccolo sacrificio».
Alzo
gli occhi su di lui.
Un
piccolo sacrificio?
Perché
pensa che tutto questo, invece, sia un grande regalo?
«Che
sacrificio?».
«Non
potete rischiare più di tanto. Anche perché mi
sembra di aver capito che sia
quasi arrivato il momento di partorire per Lily, no?».
Annuisco,
abbassando nuovamente gli occhi.
Non
riesco a sostenere più nessuno per ora.
Mi
sento solo incredibilmente sconfitto.
Vorrei
solo stendermi in un qualsiasi letto, divano, o anche semplicemente
pavimento,
chiudere gli occhi e scoprire che questo non sia mai successo.
Che
sono ancora a casa mia, con una bella e piccola Lily, allegra e non
incinta,
che mi aspetta e mi sgrida ogni volta che faccio ritardo
dall’Ordine o che la
faccio escludere dalle missioni più pericolose per
mantenerla al sicuro.
Sospiro.
«Perciò
credo che sia necessario evitare di uscire di casa, d’ora in
avanti. Escluso
per le evenienze più urgenti».
Incasso
l’ennesimo colpo ed annuisco.
«Naturalmente,
ritornerò qui anche nei prossimi giorni in modo che possiamo
aumentare la
sicurezza di casa vostra con incantesimi nuovi e potenti. Sono certo di
avere
un buon manuale e un ottimo amico che ci possano consigliare i giusti
provvedimenti» lo sento respirare quasi a fatica in questa
brevissima pausa,
prima di chiedermi, «Va bene, James?».
Distrutto,
faccio di nuovo segno di si con il capo.
«E
noi che cosa faremo?» domanda Sirius, nervoso.
Silente
li fissa brevemente da sopra gli occhiali a mezzaluna.
«Credo
che sparire dalla circolazione sarà necessario anche per
voi, ragazzi» dice,
sostenendo gli occhi furenti di mio fratello, «Voldemort non
avrà mezze misure
e potrebbe usare chiunque per arrivare ai Potter... o ai
Paciock».
Con
la coda dell’occhio, guardo prima Sirius, poi Remus ed infine
Peter.
Tutti
e tre incredibilmente abbattuti, proprio come me.
Sembra
quasi essere tornati a tanti mesi fa... quando eravamo tutti e quattro
seduti
di fronte a un tizio assai strano.
Un
uomo biondiccio dagli occhi blu elettrico che ci stava
“professionalmente”
chiedendo di accettare la sua assurda proposta di lavoro che ci
obbligava ad
abbandonare chiunque.
Sia
colleghi, sia le persone che più ci erano vicine e che
amavamo.
...
Cosa
devo fare adesso?
Alla
fine, mesi fa, accettai quell’assurdità.
Un’assurdità
che mi era stata proposta da un uomo che non avevo mai visto prima di
allora.
Questa,
invece, mi viene suggerita da lui, la persona che ogni anno accoglie
sempre
tutti nella sua prestigiosa scuola.
Nuovi
arrivi e vecchi ritorni.
Nessuno
è escluso dal grande abbraccio di Albus Silente.
Il
primo a schierarsi contro Lord Voldemort e una di quelle poche persone
nelle
quali mani affiderei totalmente la mia vita.
...
«D’accordo»
asserisce Lunastorta, al mio fianco.
Silente
annuisce, adesso più deciso e con un veloce colpo di reni si
alza, guardandoci
dall’alto.
«Andiamo»
ci comanda, ponendosi davanti a tutti come grande e saggia guida che
garantisce
sicurezza e aiuto a chiunque, dei suoi piccoli discepoli, servisse,
«Dobbiamo
circondare questa casa di qualsiasi tipo di incantesimo di protezione
che ci
viene in mente ora. Poi, passeremo alle vostre, ragazzi»
continua, spostando i
suoi occhietti azzurri sugli altri tre Malandrini,
«Naturalmente, andremo solo
noi. James, tu devi restare qui...» mi lancia
un’occhiata lunga ed intensa,
«... qualcuno qui, molto più di noi, ha bisogno
della tua presenza...» e
sorridendo, aggiunge per concludere, «... che, sono certo,
sarà sempre costante
d’ora in poi».
Immediatamente
Sirius, Remus e Peter si alzano dal divano e dalla poltrona per
raggiungere la
hall e uscire fuori in giardino.
Rispettivamente
uno sbuffando e infilando le mani in tasca, l’altro
sospirando sconfitto, e
l’ultimo tremolando ancora tutto.
Alla
fine, mi scomodo anche io dal sofà e mi dirigo verso la hall
avanzando verso
l’anziano Preside.
Quest’ultimo,
ancora sorridendomi gentilmente, mi poggia una mano sulla spalla e mi
dice,
sereno:
«Andrà
tutto bene, ragazzo mio» sorrido, grato, «Non
temere».
...
Ah...
!
Sono
esausto!
Stiracchiandomi
per bene e sbadigliando, chiudo la porta con un piccolo calcio alle mie
spalle.
Mi
volto verso l’armadio e ci appendo immediatamente la giacca,
abbandonandoci
dentro anche le scarpe.
Sono
veramente stanco.
E
pensare che il lavoro è tutt’altro che finito!
Silente
vuole la massima sicurezza.
A
momenti questa casa potrebbe diventare addirittura più
sicura di Hogwarts
stessa... il che è tutto dire!
Con
un ultimo scatto della maniglia, chiudo a chiave la porta
d’ingresso.
Una
delle prime e più banali norme che mi ha imposto il Preside
in questo
pomeriggio di intensa magia.
Certo,
i Mangiamorte non ci impiegherebbero niente a far esplodere
l’entrata.
Eppure
Silente mi ha garantito che, anche un piccolo gesto come questo, poteva
significare molto.
E,
infatti, per quanto possa sembrare assurdo, mi sento sollevato.
So,
ovviamente, che intorno alla casa sono appena stati tracciati
molteplici
incantesimi potenti e che, nonostante questo, ancora
necessità di aggiunte e
perfezionamento; ma il semplice fatto di aver chiuso la porta a chiave
mi da
un’ulteriore sicurezza nel complesso.
Come
se, con quel conclusivo giramento di chiavi e meccanismi che serrano
l’entrata,
si fosse trattato del colpo finale.
Quello
che assicura la stabilità e la certezza
dell’intero lavoro.
Strano.
Infondo
è solo una piccola chiave.
Come
può infondermi una tale fiducia?
È
solo un oggetto che può essere fatto saltare in aria in meno
di un secondo...
Mah!
Questi
sono gli strani misteri legati agli oggetti Babbani che mi
perseguiteranno a
vita e che nemmeno con le spiegazioni della mia piccola Bibi me ne
libererò
tanto facilmente.
Lily...
Chissà
come sta in questo momento...
Non
ho ancora avuto occasione di parlare dal momento in cui si è
rifugiata al piano
superiore.
Sicuramente,
adesso, sarà più che addormentata.
È
fin troppo tardi, infatti, e io sto ufficialmente per crollare a terra
sfinito.
Magari,
con una bella dormita, riuscirò a schiarirmi meglio le idee
e a risolvere anche
questo litigio con lei.
Domani...
Sonnecchiando
in piedi, m’incammino come uno straccio nel corridoio.
Tutto
intorno a me è spento e buio, il ché mi fa ancora
più voglia di accasciarmi sul
pavimento e addormentarmi proprio qui, in questo preciso istante.
Alla
mia sinistra intravedo la cucina: ordinata e pulita come è
sempre stata quando
regnava Lily Evans prima della catastrofe
“mcculleniana”.
Alla
mia destra, invece, esattamente come l’ho lasciato prima...
«Lily?».
Sbalordito
la fisso seduta sulla poltrona del salotto.
Anzi!
Più
che seduta è semi sdraiata su di essa e si massaggia
lentamente la testa,
proprio come se avesse un fortissimo emicrania che le sta spaccando il
cervello
in due metà.
«Cosa ci fai
qui?» le domando ancora attonito.
Pensavo
sinceramente che fosse a letto, più che addormentata.
E,
invece...
Entro
nel salotto e comincio a scrutarla preoccupato.
Perché
non da segno di dire o fare altro che massaggiarsi le tempie sempre
negli
stessi punti laterali, con gli occhi chiusi e corrucciati.
È
arrabbiata.
Molto.
Lo
capisco subito proprio dal suo sguardo, seppur serrato dalle palpebre.
«Lil...».
«Sto
tentando di impedirmi di cruciarti in questo preciso momento per come
mi hai
risposto prima...» mi blocca, anticipando il mio richiamo
apprensivo, «...
visto che penso che tu l’abbia fatto solo perché
sei stressato e spaventato
come me e tutti gli altri» continua non osando aprire gli
occhi e staccare le
mani dalla sua fronte.
Punto
nel vivo, sento l’orgoglio montarmi all’istante.
Lei
ha capito che anche io sono terrorizzato dagli eventi e da come si
stanno
attorcigliando fra di loro certificando solo morte e devastazione nei
nostri
futuri.
Ma
è proprio qui che sta il coraggio.
Dove
sarebbe altrimenti, se non nelle persone spaventate?
Quelle
stesse che, proprio per grande coraggio, nonostante la loro paura, sono
più che
in grado di sbattere in faccia al nemico o al pericolo la loro
condizione e di
farla anche rispettare.
Io
sono così.
Non
posso garantire vittoria e gloria eterne.
Ma
se sono sicuro di una cosa, quella è il fatto che non mi
arrenderò.
Non
adesso che il gioco si fa più duro.
Non
scapperò con la coda infilata in mezzo alle gambe.
Dimostrerò
che, nonostante la mia grande paura di perdere tutto quello che ho
faticosamente costruito in tutti questi anni, non mi lascerò
dominare e
bloccare da lei.
La paura non fa fare niente.
Un
concetto che mio padre si premurava di ripetermi una continuazione.
Raccogliendo,
poi, i suoi frutti.
Frutti
che sono rappresentati da me... da Sirius.
Da
tutte quelle persone che gli sono state attorno e che l’hanno
sentito
pronunciare una verità del genere.
Una
verità della quale si fa portavoce tutta quella gente
rimasta a vivere e
combattere.
Come
me.
Come
mio fratello.
Come
Remus.
Come
Peter.
E
come la mia stessa piccola Bibi.
Eppure
non mi posso assolutamente permettere di mostrarmi spaventato davanti a
lei che
tanto ha sofferto e tanto deve ancora sopportare.
Ha
bisogno di qualcuno che l’aiuti e quel qualcuno sono proprio
io.
«Io
non sono affatto spaventato» ribatto col petto rigonfio
d’orgoglio ferito.
Infatti,
nonostante tutto e per quanto sia una cosa ben lontana da me, questi
giorni
sono serviti molto per farmi anche solo immaginare il grosso peso che
sta
subendo Lily in questi mesi di gravidanza.
Ho
tentato di avvicinarmi a lei maggiormente... di capirla di
più.
Sul
perché del suo continuo stress e del suo incessabile
nervosismo.
Un
giorno, quindi, l’ho osservata ancora meglio e ho provato a
comprenderla.
Il
ventre è diventato molto grande(come è logico che
sia); la pelle si è allargata
tantissimo mostrando qualche prima smagliatura che la fa lamentare per
ore allo
specchio mentre fissa la sua immagine riflessa; le gambe e,
soprattutto, le
caviglie sono più gonfie di due meloni e due arance,
costringendola a passare più
tempo seduta invece che in piedi, come lei ama stare; i seni si sono
ingranditi
(un elemento che, effettivamente, non mi dispiace affatto, ma se
contribuiscono
a farla stare peggio, non posso egoisticamente godere e basta) in
quanto il
piccolino sta per arrivare e deve essere successivamente allattato
dalla mamma;
il peso, per quanto lei lo neghi, la infastidisce impedendole movimenti
ordinari come stare ai fornelli per cucinare una semplice cena;
è continuamente
forzata ad andare in bagno dato che, mi ha spiegato, il bambino
schiaccia la
sua vescica facendola riempire più spesso...
La
lista, in effetti, potrebbe continuare e durare per molto altro tempo
ancora.
Una
lista che elenca cose all’apparenza futili.
Il
vero problema è che, nell’insieme, tutti questi
aspetti della gravidanza la
stressano e la rendono più irascibile e infastidita.
E,
ad un certo punto, non ho potuto fare altro che sentirmi inutile.
È
vero che, tra i due, la persona che ha più sofferto
è stata proprio lei dato
che, non solo doveva sopportare gli eventi esterni, ma anche tutto
quello che
accadeva dentro il suo corpo.
La
trasformazione di una giovane mamma.
Ecco
spiegato, di conseguenza, il mio comportamento più pacato e
quasi tranquillo.
Ho
sempre amato farla arrabbiare visto che è la parte
più divertente del nostro
rapporto.
Ma
questo non è assolutamente il momento giusto.
Lei
ha bisogno di aiuto e io sono qui apposta per questo.
Anche
se mi dovesse sbattere in faccia la porta, io tornerò sempre
e comunque pronto
solo per lei e per Harry.
«Comunque
sono contento che tu stia provando a calmarti» aggiungo,
quindi,
frettolosamente, depistando sul nascere il battibecco.
«Si,
ma questo non significa che io ti abbia già
perdonato» si affretta ad
informarmi Lily non osando muoversi dalla sua statuale posizione.
Mi
avvicino alla poltrona sulla quale è semi sdraiata a
massaggiarsi le tempie.
Poi,
sorridendole incoraggiante, per quanto lei ad ogni modo non mi possa
vedere, mi
siedo di fronte a lei, sul basso tavolino posto al centro del salotto.
Aspettando.
E
poi, restiamo così.
Per
qualche piccolo minuto immobili in silenzio: io a fissare lei e lei a
tentare
di ignorarmi bellamente.
Alla
fine, forse incuriosita dal misterioso silenzio che aleggiava tra di
noi, apre
gli occhi per controllare se fossi ancora nella stanza oppure no.
I
nostri occhi si scontrano di nuovo.
Amo
questo contatto distante.
Eppure,
questa volta, è piuttosto strano.
Io
la guardo sorridente, lei alza un sopracciglio interrogativa.
«Beh?
Cosa fai ancora qui?».
Amplio
il mio sorriso.
«Sto
aspettando il tuo perdono».
«Oh,
non credere che lo avrai così facilmente, Potter»
afferma lei, glaciale,
chiudendo nuovamente gli occhi e riprendendo a massaggiarsi la testa,
«Te lo
puoi scordare!» conclude lasciandomi spiazzato.
Con
due sole, piccole battute mi ha messo K.O. in un istante.
Il
mio sorriso, infatti, si è spento subito, accasciandosi; gli
occhi li sento
quasi vitrei...
Sono
troppo attonito.
Insomma,
io capisco che sono stato veramente duro con lei questo pomeriggio, ma
da qui a
prendersela così tanto.
Soprattutto
se lei sa che io sono davvero spaventato.
Per
quanto io possa negare questa sacrosanta verità, so per
certo che lei non mi
crederà mai.
Dunque,
non capisco.
Se sai che sono spaventato come
te, Lily, che bisogno c’è di litigare? Di
dividerci quando, invece, dobbiamo
stare ancora più uniti?
penso distrutto.
Senza
contare che, periodo di guerra o no, si tratta comunque di una risposta
glaciale.
Una
di quei tipi che mi lanciava contro quando ancora eravamo ad Hogwarts,
quando ancora
ero pieno di speranze che lei, un giorno, capisse e uscisse con me, mi
conoscesse...
In
quegli anni avevo forza a sufficienza per incassare tutti i colpi che
lei mi
dirottava contro.
Oggi...
non sono più certo di avere quella forza...
Non
sono nemmeno sicuro di volerla avere, quella forza.
Cavolo!
Il
fatto di aver ammesso che, tra i due, lei sia stata quella che ha
sofferto di
più, non significa che io, invece, abbia passato una vacanza
alle Hawaii.
Sono
stato male, malissimo, anche io.
E
con tutto quello che ancora devo passare, devo anche riprendere quella
vecchia
maschera con la quale mi lasciavo scivolare via tutto
l’acidume che lei mi
sparava addosso ad Hogwarts?
Ma
se lo può scordare!
Io
ammetto di aver sbagliato... ma mi abbasso fino ad un certo punto.
Alla
fine, mi rompo anche io.
«Ok.»
esalo, infatti, secco, «Sai una cosa, Lily?» le
domando alzandomi in piedi e
scrutandola truce, «È inutile che continui a fare
l’acida con me, perché non ci
sei solo tu in questa equazione. Anche io sono immischiato in questa
storia in
quanto anche io sono il genitore del bambino che porti in
grembo!» le dico,
trovandomi ad alzare anche la voce.
E
ci risiamo!
Si,
dai!
Continuiamo
a girare il coltello nella piaga... o il dito... o quel cavolo che
è!
Come
se la litigata di questo pomeriggio non fosse bastata..
Ma
come ho già detto, ora come ora non m’interessa.
Sono
anche stanco e non posso pensare semplicemente a tutto.
Quindi,
dopo un ultimo sospiro che si perde all’istante nel pesante
silenzio che ci ha
avvolti, borbotto all’aria:
«Me
ne vado a letto... sono stanco».
Così,
mi volto dall’altra parte ed esco dal salotto lasciandola
lì.
Salgo
le scale senza preoccuparmi di fare il minimo rumore a causa del mio
cattivo
umore.
Odio
litigare con lei così profondamente.
Un
conto sono i nostri battibecchi dove, ad ogni modo, alla fine ci
ritroviamo a
riderci su, insieme.
Un
altro, invece, sono queste litigate crude e spietate.
Porca
Puzzola.
Sospiro
di nuovo, mentre entro nella nostra camera da letto.
Con
uno sbuffo infastidito, mi tolgo la maglia e mi fiondo nel bagno.
Una
bella doccia calda mi aiuterà a riposare meglio, ne sono
sicuro.
O,
almeno, ci spero.
...
Cacchio!
È
proprio vero che l’acqua calda fa miracoli per il sonno.
Gli
occhi mi si chiudono automaticamente.
Sto
letteralmente camminando ad occhi chiusi.
Cioè,
veramente me li sto strofinando alla grande, mentre esco dal bagno e mi
dirigo
spedito verso il letto.
Con
mia grande sorpresa, vedo che Lily non è ancora salita su
per venire a dormire.
...
Oh,
beh!
Peggio
per lei!
Ho
detto che non ne voglio sapere più per oggi.
Ora
tutto quello che ho nel cervello inizia con la lettera L e finisce con
ETTO.
Letto.
Letto.
Letto.
Letto.
Letto.
Non
so pensare ad altro.
E,
mentre mi siedo, sono certo di aver sentito un urlo di gioia nella mia
testa.
Sorrido
ebete al vento e mi pregusto la dolce sensazione del materasso sotto la
schiena
distrutta e le morbide coperte che accarezzano e fasciano il resto del
corpo
altrettanto stanco.
Eppure,
prima ancora che potessi girarmi verso il cuscino e sdraiarmici sopra,
con la
coda dell’occhio mi accorgo di una presenza sul ciglio della
porta.
So
che è lei...
Ma
è immobile li... e questo non mi piace.
Per
questo volto la testa nella sua direzione e tento di guardarla,
combattendo
duramente contro le palpebre che si vogliono solo serrare.
«Lily?»
la chiamo serio e frastornato allo stesso tempo.
Silenzio.
Lei
non risponde.
Sta
li, sulla soglia della porta e con gli occhi bassi.
Il
pancione che sporge verso la camera e le braccia mollemente abbandonate
sui
fianchi, mentre le spalle sono abbattute... esattamente come lo sembra
lei.
Improvvisamente
sento un briciolo di panico salirmi in petto.
Che
si senta male?
Velocemente,
inforco gli occhiali che non mi ero neanche messo per percorrere quel
piccolo
tratto di strada dal bagno al letto e li indosso, potendo osservarla
meglio.
Prendo
fiato per parlare di nuovo, per chiederle come sta, cosa succede... ma
lei mi
anticipa.
«Sai...»
parla con un tono piatto che non mi piace neanche un po’,
«... credo di aver
sbagliato ad averti incontrato quel giorno per chiederti
l’affidamento di
Harry» continua, non osando muoversi.
«Cosa?»
soffio sconcertato.
E,
prima che mi rispondesse, la guardo alzare un braccio e portarsi il
polso agli
occhi, asciugandoseli.
Stai piangendo, Lily?
«Ho
sbagliato perché avrei dovuto abortire prima».
In
un attimo, mi ritrovo a spalancare gli occhi shoccato da quel pensiero.
Lei,
invece, tira su con il naso e mi da le spalle andando via.
«Che
cosa? Abortire?» ripeto senza fiato, mentre la guardo
scendere le scale e
tornarsene da dove era venuta, «Un momento! Lily!»
la richiamo ad alta voce.
Mi
alzo dal letto ed esco dalla stanza ritrovandomi vicino alle scale.
La
stanchezza, di colpo, dimenticata...
Lei
sta ancora scendendo, lentamente, nel contempo che si asciuga gli occhi
e tira
rumorosamente su col naso.
«Aspetta!»
la chiamo ancora, seguendola giù,
«Fermati!» dico, infine, dopo averla
finalmente afferrata per un polso e costretta a girarsi nuovamente
verso di me.
Entrambi
abbiamo raggiunto la hall e, adesso che me la ritrovo davanti, mi sento
il
cuore stringersi in una morsa bruttissima.
Quanto
detesto vederla piangere, per quanto lei possa trattenersi oppure no.
È
una cosa che mi fa salire la bile; qualcosa che mi fa dimenticare tutto
quello
che c’è intorno per potermi concentrare solo su di
lei.
Sono
questi i momenti in cui Lily Evans vince su di me perché,
ora come ora, con
queste lacrime lei mi può manovrare come diavolo vuole.
«Che
diamine ti ha preso?» le chiedo, invece, severo,
«Sei impazzita?».
Le
prendo, nell’altra mano, anche l’altro polso e li
tiro verso di me... verso il
mio viso, in un muto ordine di alzare gli occhi e guardarmi in faccia.
Già...
Perché
lei non fa altro che tenerli bassi, in questo istante.
Il
perché... facile da capire.
Non
riesce a respingere le lacrime e, per questo, tenta di nasconderle.
«Lily...»
la chiamo, ancora, dolcemente.
Mi
da così fastidio, vederla in questo stato.
«Io...»
dice, improvvisamente, con la voce rotta dal pianto, «Io...
non... non ce la
faccio più, James!» esplode, alzando i suoi due
smeraldi su di me ed
uccidendomi del tutto, «Amo da impazzire questo bambino...
» continua,
distrutta, «... ma le sofferenze che ci ha causato e i
problemi che ancora
dobbiamo affrontare... siamo soltanto due ragazzi senza alcuna
esperienza e un
bambino non era nemmeno nei nostri programmi! Come
possiamo...?»
«Ehi,
ehi...» la blocco, dolcemente, spostando le mie mani sulle
sue guance bagnate
«... ascoltami» le ordino, tranquillizzando lo
sguardo e le carezze, «Hai
ragione: ho sbagliato a risponderti male prima» confesso, un
po’ impacciato,
forse, mentre la osservo guardarmi con un’attenzione quasi
disperata.
Effettivamente,
mi sono comportato proprio da stronzo con lei, oggi.
Certo,
è vero che c’è un limite a tutto e,
soprattutto, alla mia pazienza.
Ma
io ho capito l’enorme peso che la mia piccola Bibi deve
portare da tempo,
ormai.
E
come la ripago?
Sospiro...
«Il
fatto è che è vero:» continuo,
accarezzando con i pollici le sue lacrime per
spazzarle via, «... ho paura» ammetto, mentre lei
alza le sue piccole ed
affusolate mani fino a stringere i miei polsi «... e sono
incredibilmente
confuso su quello che sono venuto a sapere e su quello che dovremo fare
d’ora
in avanti...».
«James...».
«Ma
una cosa è sicura, Bibi» la interrompo sul
nascere, rinforzando il mio sguardo,
«Noi sopravvivremo! Ce la faremo! Vedrai...» le
assicuro, deciso e fiero,
«Andrà tutto bene: adesso la casa è ben
protetta e dobbiamo ancora finire di
circondarla dei migliori incantesimi. Voldemort potrà venire
a sbattere il suo
stesso naso contro la finestra del nostro salotto e non riuscire a
trovarci in
ogni caso. Siamo al sicuro qui. Harry è al sicuro qui e, per
ora, questo è
tutto quello che conta... il resto lo prenderemo come verrà.
Andrà tutto bene,
Amore Mio. Vedrai...» le dico, tranquillo ma sicuro al tempo
stesso.
Mi
avvicino a Lily e poggio la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi,
proprio come
lei.
Per
quanto io voglia essere il pilastro sul quale Lily potrà
sempre appoggiarsi,
salvarsi, questo non significa che le debba tenere nascosto quello che
provo
dentro.
Altrimenti
che razza di matrimonio sarà il nostro?
Pieno
di segreti e bugie?
Ma
non penso proprio!
Noi
saremo la coppia vincente, il binomio della vittoria in questo mondo di
pazzi.
Io
l’ho sempre detto... addirittura dai tempi di Hogwarts.
Sorrido,
divertito.
Quelli
erano i tempi dei latrati di Sirius, delle urla della
“Evans”, dei sospiri
esasperati di Remus e degli squittii eccitati di Peter.
Era
il tempo del mio glorioso impero a Quidditch.
Era
il tempo delle risate, degli scherzi, delle malandrinate.
Era
il tempo del nostro “pseudo” studio.
Era
il tempo dei nostri progetti, dei nostri sogni... tutti quanti sfumati
in un
niente.
Era
il nostro tempo.
E,
per quanto questi quattro pazzi deficienti mascherati sotto il nome di
Voldemort stiano tentando di portarcelo via, noi lo riconquisteremo.
Vinceremo
e ritorneremo ad avere il nostro
tempo.
Quello
fatto di sogni e speranze.
Quello che, nel momento in cui siamo scesi dall’Espresso di
Hogwarts e dal
nostro ultimo viaggio della nostra carriera scolastica, abbiamo visto
distruggere in un attimo.
In
un istante.
Sfumato.
Spazzato
via.
Finito.
Per
sempre.
O,
almeno, così vogliono loro e così lo
impedirò io!
«Lily...»
la chiamo di nuovo, rompendo il silenzio.
Lei
si stacca di poco dalla mia fronte ed apre gli occhi.
Poi,
si avvicina nuovamente e incolla le sue labbra alle mie.
Naturalmente,
come sempre, per quanto mi è possibile cerco di stringerla a
me sentendo il
cuore battere a ritmi pazzeschi.
Ma
quanto cavolo amo questa ragazza?
A
volte non credo di saperlo nemmeno io.
Eppure,
secondo la solita routine, Lily sa perfettamente il fatto suo e mi
disintegra
le aspettative sul nascere.
Si
allontana e mi fa provare un minimo vuoto solo in quel preciso secondo.
Sorride,
leggermente confortata e rimane appoggiata sulla sua pancia a me.
Anche
io sorrido.
Questa
posizione mi fa ridere.
Però
c’è una cosa che lei deve sapere a tutti i costi.
«Lily...»
la chiamo di nuovo.
«Si?».
«Stai
bene così» le dico alludendo, ovviamente, al suo
pancione.
Ed
è vero!
Insomma,
è un insieme di ansie, paure e problemi... ma, in confronto,
a tutto l’amore
che ci racchiude dentro, il resto è una barzelletta.
E
per me, questo è tutto, rendendola meravigliosa in ogni
momento.
Lei
ghigna, inaspettatamente.
«Anche
se ultimamente si è fin troppo messa tra me e te?».
Resto
per qualche attimo in un silenzio rimuginante, poi, naturalmente, le
restituisco lo stesso sorrisetto sghembo di sempre.
Ho
capito a cosa allude lei, in risposta.
«Forse
sarà proprio quest’astinenza
che ci
rende così irascibili» rispondo con il mio ghigno
furbetto costantemente
stampato in faccia.
Ma,
per quanto possa essere una battutina del momento, è ad ogni
modo un piccolo
contenitore di verità.
La
condizione di Lily, il suo essere incinta degli ultimi mesi, ci
impedisce di
compiere il nostro “ordinario movimento”... quello
che facevamo regolarmente
ogni giorno della nostra vita prima del problema – McCullen.
Quello
che rendeva la giornata ogni volta sempre più noiosa per
l’incontenibile attesa
che entrambi dovevamo vivere prima di vederci la sera e prenderci
letteralmente
d’assalto sul nostro letto.
Quindi,
la momentanea astinenza dal mio sport preferito, collauda
scientificamente
(almeno, secondo le strampalate teorie di Sirius) il nostro nervosismo
gratuito
di questi ultimi tempi.
Lei
ride di gusto, assottigliando gli occhi per allargare ancora di
più quel suo
meraviglioso sorriso.
Infine,
mi passa le mani e le braccia dietro il collo e comincia a fissarmi,
maliziosa
ma divertita.
«Forse
hai ragione, Buch: non poter toccare tua moglie
per così tanto tempo deve essere talmente frustrante per
te» sussurra, di
fatti, a pochi centimetri dalla mia bocca, giocando un ruolo
mostruosamente
cospiratore.
È,
appunto, a questa minima distanza che io perdo il controllo.
Il
momento, lo spazio giusti per svuotarmi la mente da tutto il resto che
diventa
celermente inutile e superfluo, invadendola solo di due colori: il
rosso e il
verde.
Il
rosso, colore dei suoi capelli, colore della passione e della forza del
nostro
amore.
Il
verde, colore dei suoi occhi, colore dell’autostima e della
speranza che
nascerà di qui a poco dal nostro stesso amore.
Quella
speranza proclamata da una stupidissima Profezia che potrebbe decretare
la
nostra fine da un momento all’altro.
Una
fine, però, compensata o, nel caso più
ottimistico, addirittura evitata da
questa stessa speranza.
Harry.
Tuttavia,
all’improvviso, il mio cervello rivive la frase detta poco fa
da Lily:
Non poter toccare tua moglie per
così tanto tempo deve essere talmente frustrante per te.
Ha
detto veramente così?
Interdetto,
mi allontano quanto basta dal suo piccolo visino per guardarla meglio
in
faccia.
Quella
stessa che, adesso, mi restituisce uno sguardo del tutto interrogativo.
«Moglie?»
le chiedo, frastornato.
Lei
arrossisce leggermente e abbassa gli occhi per osservarsi i piedi (per
quanto
le sia possibile con questa pancia).
«Beh...
si» ammette un po’ impacciata, prima di
ricominciare «Sai...» inizia, passando
le sue morbide mani dalle mie spalle giù sui miei pettorali,
«... ultimamente
ho pensato che, con tutto quello che ci è successo e con
quello che siamo
venuti a sapere oggi, sarà ancora più difficile
riuscire a sposarsi per noi
due».
Sospiro.
Ha
ragione.
Non
ci avevo pensato.
Lily
alza di nuovo lo sguardo verso di me e sorride.
«Quindi,
a questo punto, cosa ci può importante delle
carte?» dice, serena, «Se
cominciamo a considerarci tali, alla fine potremo accantonare il nostro
matrimonio più facilmente per preoccuparci solamente di
Harry».
Mmh...
Devo
concedere che non è un piano del tutto macabro e da buttare
via.
Anche
perché, proprio come ha ben capito Silente, ormai il momento
del parto è quasi
arrivato... quanto mancherà?
Un
mese o poco di più?
Come
facciamo a trovare un posto dove sposarci, un prete disposto ad
unirci...
Senza
contare tutto il resto: invitati, organizzazione, vestiti...
E,
se non erro, le cose tralasciate in questo minimo elenco sarebbero pure
tante.
Lily,
infatti, mi ha solamente accennato a quello che hanno fatto e che
devono ancora
fare Alice e Frank che si sposeranno tra poco.
Loro
hanno organizzato una cosa in grande, nonostante il periodo
così duro e poco
adatto... ma, conoscendo Alice, mi sarei stupito del contrario,
effettivamente.
Eppure,
ci deve essere un altro modo.
Per
quanto difficile possa essere, non voglio posticipare il nostro
matrimonio e
non voglio che Harry nasca da due persone non ancora unite.
Che
cosa troverebbero scritto nei libri i posteri e i nostri futuri nipoti
e pronipoti
sul mago che salverà il Mondo Magico dalla più
terribile minaccia oscura?
“Ecco
Harry Potter, colui che è riuscito a sconfiggere Lord
Voldemort e a liberare la
società dalla sua costante ondata di morte. Nato
illegalmente da James Potter e
Lily Evans poiché i due non ebbero occasione di sposarsi e
per questo si
lasciarono in seguito alla nascita del pargoletto che venne
esclusivamente
affidato a Potter, il quale lo abbandonò pochi mesi
più tardi alla madre per le
continue crisi di nervi che i piagnistei del bambino gli
procuravano...”.
È...
è... orrido!
Un
incubo...
Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooo....
!!
La
mia famiglia, di certo, non avrà un futuro del genere.
Io
non lo permetterò!
«Invece...»
prorompo, con una voce, forse, un po’ troppo roca per il
terrificante sogno ad
occhi aperti che ho appena fatto e vissuto, «... è
un vero peccato, Bibi» le
confesso, abbassando gli occhi, come lei prima, e nascondendo un
sorrisino di
vittoria.
Si.
Perché
proprio in questo preciso istante sono stato colto da un colossale
colpo di
genio... e dopo questa voglio proprio vedere chi avrà le
palle di non
riconoscermi come tale.
«Proprio
ora che volevo farti sapere del mio pensiero» continuo, di
fatti, maligno.
Lei,
sospettosa, soppesa la mia frase ed assottiglia lo sguardo tanto quanto
basta
per scrutarmi critica.
«Il
tuo pensiero?» chiede, infine, curiosa.
Eh...
la curiosità... brutta bestia!
Ma,
in questo caso, è la mia più grande amica e
alleata dato che mi permette di
tenere la mia piccola Bibi in pugno.
«Già»
confermo con un debole gesto del capo e il mio solito ghigno perfido e
geniale,
«Ho riflettuto parecchio e sono arrivato alla conclusione
che, effettivamente,
quello che hai appena detto è vero:» continuo,
sicuro, «... sarà durissima
trovare qualcuno che ci sposi e il luogo dove celebrare il tutto. Anche
se di
modeste dimensioni, si tratta pur sempre di un matrimonio.
Però, invece di
accantonare l’idea di sposarci, ho pensato... ».
Alzo
gli occhi su di lei, deciso.
La
scopro fissarmi ansiosa, ma brava custode della sua malefica
curiosità.
Porto,
di nuovo, le mie mani sulle sue piccole guance e addolcisco lo sguardo
perdendomi, a mia volta, in quel mare verde.
«Perché
non ci sposiamo qui?».
ANTICIPAZIONE:
«James» mi chiama il mio dolce
Giglio dal piano di sotto. […]
No, ti prego, Lily... non dirlo...
Non darmi quell’ordine... N...
«Scattare!».
Eccolo là!
Maledetti matrimoni!!
Primo punto da fissare: la nostra cerimonia dovrà
assolutamente essere di sera.