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Autore: Mikoru    14/03/2012    3 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 04 – La Battaglia

A svegliarla fu il fracasso che esplose fuori della tenda. «Ma cosa...?» Si mise a sedere, sfregandosi gli occhi, e cercò di capire cosa fosse successo.

«STUPIDO ELFO!» sentì gridare.

Blandamente curiosa, si alzò e uscì dalla tenda con indosso soltanto la tunica da notte. Un uomo incombeva su un servitore elfo insultandolo a più riprese, mentre l'altro stava muto a capo chino; sparsi a terra, intorno ai suoi piedi, giacevano i pezzi di una pesante armatura. Probabilmente la sua, visto che non ne aveva alcuna indosso.

«Incapace! Ma di cosa le hai fatte, le mani? Di formaggio? Non sei nemmeno in grado di trasportare un'armatura! Inutile imbecille!»

«Mi dispiace...» esalò l'altro.

«Impara ad essere meno stupido invece di dispiacerti!»

Luniel sbuffò. «E tu impara a portarti da solo le tue cose» non si trattenne dall'intervenire. «E fa' silenzio, sei rumoroso.»

Il soldato si voltò di scatto verso di lei e la raggiunse in due falcate. «Cos'hai detto?»

«Sei pure sordo, umano?» rincarò la ragazza, irritata per il pessimo risveglio dopo una notte in bianco; si era assopita solo dopo l'alba, e aveva pure dormito male.

«Come ti permetti, miserabile elfa?!» Alzò un braccio, probabilmente per sferrarle uno schiaffo, ma qualcuno appena sopraggiunto al fianco di Luniel gli afferrò il polso. Contemporaneamente il ringhio di Ascher risuonò basso alle spalle della dalish.

«Ehi! Vi pare il modo di rivolgervi a una fanciulla?»

Oh, la zecca. Ci mancava solo lui per peggiorare il risveglio. Luniel guardò in giro per accertarsi che non sbucasse fuori anche l'eterno ottimista. Ma no, per fortuna Nevan pareva non essere in zona. Appoggiò una mano sulla testa di Ascher, per calmarlo.

«Chiedetele scusa» intimò il giovane all'iracondo soldato.

L'altro si divincolò e si sottrasse alla presa. «Nemmeno per sogno!» Sputò a terra e si girò, tornando dall'elfo che nel frattempo aveva raccattato i pezzi dell'armatura. «Muoviti!» gli sbraitò allontanandosi, e quello lo tallonò di corsa senza neppure voltarsi.

«Bah, che grosso idiota» commentò Alistair.

Senti chi parla... Luniel girò sui tacchi e tornò nella tenda, facendo un fischio al lupo che la seguì. Si mise l'armatura, allacciò la cintura dei pugnali e perse i soliti minuti a coccolare e chiedere scusa al suo fedele amico a quattro zampe. Infine uscì di nuovo. E gemette. «Cosa ci fate qui?» domandò ad Alistair, ritto in piedi presso l'ingresso.

Lui fece spallucce e rispose allegramente: «Non potevo certo lasciare una damigella sprovvista di protezione. Con tutti i bruti che ci sono qui...»

Lo guardò stranita e corrucciata. «Ve l'ha mai detto nessuno che siete insopportabile?»

«E a voi che diventate ancora più carina quando vi arrabbiate? Avete quel modo di piegare il labbro inferiore...»

«C-che cosa?» Presa in contropiede, Luniel si trovò a balbettare. Per lo meno non era anche arrossita; sarebbe stato davvero troppo umiliante.

«Oh, bene. Duncan mi ha chiesto di venirvi a prendere.»

Luniel sbatté le palpebre a quel repentino cambio di argomento. «Perché?»

«Non ho idea.» Alistair iniziò a incamminarsi e lei fece lo stesso. «Dite un po', siete sempre così dormigliona? Ormai è quasi l'ora di pranzo, non credevo di trovarvi ancora addormentata. O forse è una conseguenza del rituale? Vi sentite ancora frastornata, per caso?»

«Ho solo dormito poco e male. Comunque non sono fatti vostri» ribatté lei.

«Uh, pessima sveglia, eh?» Le lanciò una rapida occhiata. «Va bene, va bene. Non vi disturberò più. Su, andiamo.»

In silenzio, con la testa quasi sempre sollevata a guardare il cielo azzurro, Luniel seguì il giovane Custode, il quale la condusse fino alle rovine del tempio dove si era svolta l'Unione. Lì si trovavano Duncan, Nevan e gli altri Custodi Grigi. Era la prima volta che li vedeva tutti raccolti in un unico punto. O meglio, era la prima volta che si soffermava a guardarli; quando era arrivata con Duncan aveva ostinatamente tenuto la testa bassa, rifiutandosi di prestare attenzione a chicchessia, e i pasti, l'unica altra occasione in cui si radunavano, li aveva sempre consumati da sola. Fu con notevole sconcerto che si rese conto che il numero dei Custodi Grigi raggiungeva a malapena la trentina.

«Siete così pochi?» domandò in un sussurro. Com'era possibile? Duncan le aveva spiegato che l'importanza dell'Ordine era andato diminuendo, fino ad un incidente che ne aveva provocato l'esilio dal Ferelden, e che aveva avuto il permesso di tornare soltanto vent'anni prima, per intercessione di Re Maric. Le aveva detto che nel Ferelden non erano molti, ma non aveva precisato che si trattava di un numero tanto esiguo.

«Sì» confermò Alistair, in tono serio. «Siamo così pochi.» Calcò particolarmente sul verbo.

Giusto, pensò la ragazza con una smorfia. Ora sono anch'io un Custode Grigio.

Duncan era impegnato a discutere con alcuni dei Custodi più anziani. Tutti gli altri parlavano fra di loro, cupi in volto. C'era un clima di evidente nervosismo.

Nevan raggiunse lei e Alistair, con un sorriso piuttosto tirato. «Siete in ritardo.»

«Le belle dame si fanno sempre attendere» scherzò l'umano biondo.

«E si perdona loro tutto» gli diede corda il compagno, accennando un inchino verso di lei.

Luniel, per tutta risposta, assottigliò gli occhi.

Nevan si raddrizzò. «Anche quando vorrebbero ucciderti con il solo sguardo.» Poi abbandonò il sorriso. «Visto che non arrivavate, Duncan ci ha già fatto il suo discorso.» Emise un sospiro e diede una rapida occhiata a Luniel. «In breve: ormai è evidente che né i nani né gli elfi arriveranno...»

Alistair spalancò gli occhi. «Ma avevano...»

«...promesso?» lo anticipò il mago. «Già. Però non si sono ancora visti, e avrebbero dovuto essere già qui. I nani di sicuro, gli elfi non so... se dovevano cercare di radunare i clan...» Guardò Luniel, in cerca di conferma.

Lei si strinse nelle spalle e si sforzò di rispondere: «Nessun clan ha mai molti contatti con gli altri, prima dell'arlathvhen. Difficilmente si sa dove si trovino.»

«E l'arlaath... insomma, quella cosa lì sarebbe...?» chiese Alistair.

«Un raduno di tutti i clan, si svolge ogni dieci anni» spiegò sbrigativa, poi si accigliò. «Però è strano che non siano arrivati almeno i guerrieri promessi da Marethari e da Zathrian...»

L'altro scosse piano la testa. «Per la differenza che farebbero...»

Non si sentì di dargli torto. Cos'avrebbe mai potuto cambiare la presenza di forse una cinquantina di guerrieri in più quando si prospettava un attacco nemico su vasta scala? L'esercito nanico, invece, avrebbe avuto un peso ben diverso.

«Ci hanno abbandonati» commentò ancora il biondo umano.

Nevan gli posò una mano sulla spalla. «Ce la caveremo lo stesso, vedrai» affermò. E riuscì anche a farlo con convinzione.

Luniel si domandò se ci credesse sul serio e, in tal caso, da dove ricavasse tanto ottimismo.

«Alistair, Luniel, eccovi finalmente.» Duncan, accortosi di loro, li raggiunse e guardò l'elfa. «Dove ti eri nascosta, questa volta?» le domandò con un sorriso, malgrado la situazione.

Lei lanciò un'occhiata cupa al giovane al suo fianco, quasi sfidandolo a rivelare che si era appena svegliata; l'altro tuttavia si limitò ad un sorrisetto divertito e tacque. Fece spallucce e non rispose.

«Nevan vi ha informati?» domandò poi il Capo dei Custodi, e tutti e tre annuirono. L'uomo sospirò piano. «Allora non ho molto da aggiungere. Lo scontro avverrà stanotte, ormai è certo.»

Luniel spalancò gli occhi, preoccupata; inconsciamente, aveva sperato che non sarebbe successo. Come tutti, probabilmente. Fissò lo sguardo su Duncan, che aveva ripreso a parlare.

«Mi raccomando: controllate armi e armature, e badate che sia tutto a posto. Avete l'intero pomeriggio, ma una volta che sarà calato il tramonto dovrete essere pronti.»

Alistair annuì. «Li saremo» affermò con fierezza.

Luniel era seduta sul solito terrazzamento isolato, con la scodella di zuppa in mano, quando sentì un rumore di passi in avvicinamento. Due persone. Oh, no... Numi, fate che non siano... Si girò. ...loro... Alistair e Nevan la raggiunsero, con le proprie ciotole di cibo, e si sedettero accanto a lei, uno per fianco. La ragazza sbuffò platealmente.

«Te l'avevo detto» iniziò il mago, «che non avrebbe apprezzato.»

«Dici anche che bisogna sempre tentare» ribatté l'altro.

Nevan gli agitò contro il cucchiaio, allegramente ammonitore. «Be', sì, ma quando ci sono buone probabilità di riuscita, non quando è impossibile.»

«Fenedhis...» Luniel affondò la posata nel brodo, picchiando contro il fondo della scodella. «Perché siete venuti qui?» domandò in tono astioso.

«Be'» iniziò Alistair, «mangiate sempre da sola... e ci dispiace.»

Lei gli lanciò un'occhiataccia colma d'irritazione. «A me no» rispose a denti stretti.

Lui la fissò. «Oh, ora capisco come faccia a comunicare tanto bene col suo lupo» commentò, ma sembrava stesse rispondendo ad una precedente domanda. «Ringhia come lui.»

Nevan canticchiò a bocca chiusa, poi disse: «Amico mio, prega che non azzanni come lui.»

Alistair la fissò ancora più insistentemente, mentre lei mangiava. «No» disse poi. «I suoi denti sono normali.»

«Il che non le impedirebbe di affondarteli comunque nella carne» sentenziò il mago, divertito.

Luniel faceva del suo meglio per ignorarli, ma era piuttosto difficile con quel loro continuo chiacchiericcio dritto nelle orecchie. E di alzarsi e andarsene non se ne parlava, sarebbe stato inutile, poiché di sicuro l'avrebbero seguita.

«Che dire?» continuò Nevan. «Farebbe anche bene, visto quanto la infastidisci.»

La cornacchia che dice al corvo: "Quanto sei nero"... La ragazza scosse piano il capo.

«Ehi!» reagì Alistair. «Guarda che ci sei pure tu, qui.»

Nevan canticchiò di nuovo a bocca chiusa, prima di ribattere: «Di chi è stata l'idea?»

Sconfitto, l'umano biondo si zittì e si mise a mangiare, e Luniel ringraziò i Numi.

Per qualche minuto rimasero in silenzio, poi il mago domandò: «Non vi sentirete mica in colpa perché nessuno della vostra gente è giunto, vero?»

Luniel sbuffò, la pace era già finita. «Dovrei, per caso?»

«Ovvio che no» ribatté l'altro. «Non siete certo responsabile delle loro scelte.»

«Quindi» intervenne Alistair, «perché avete quell'espressione così cupa?» Lei non gli rispose e lui insistette: «Non sarà perché siete diventata un Custode Grigio, vero?»

Nevan sospirò. «Amico mio, quand'è che ti riconcilierai con la sensibilità?»

«Che ho detto, stavolta?»

«Sembri dare per scontato che tutti debbano apprezzare il fatto di essere entrati nell'Ordine» rispose l'altro, paziente. «Ma non è esattamente così.»

«Non mi pare che tu ti lamenti» lo rimbeccò l'amico, mentre lei se ne stava zitta tentando di fingere che i due non esistessero.

«Fra il "non lamentarsi" e l'"essere contenti" ne passa...» precisò il mago. «Tu sei stato ben felice di lasciare i templari, ma io stavo bene alla Torre, malgrado tutto. E ci sarei rimasto, se non fosse scoppiato quel gran...»

Tentennò qualche istante e Alistair concluse per lui: «...pasticcio.»

«Ti piacciono gli eufemismi, eh?» Nevan sospirò di nuovo. «In questo vi capisco, Luniel» aggiunse poi, e l'elfa lo degnò di un'occhiata perplessa. «Diciamo che, se Duncan non fosse ricorso al Diritto di Coscrizione, anche a me sarebbe aspettata una brutta fine. E se siamo così invadenti è per questo, perché vorremmo cercare di esservi d'aiuto.»

Luniel abbassò il cucchiaio, che stava portando alla bocca. «Volete essermi d'aiuto?» domandò in tono secco. «Allora statemi alla larga. Io odio voi shemlen.» E dopo quella recisa affermazione, si alzò e si allontanò, mangiando mentre camminava.

Mezzogiorno era trascorso da poco. Luniel, di fronte alla propria tenda e con Ascher accanto, si era appena messa a controllare le frecce, quando un Custode piuttosto giovane venne a domandarle se avesse visto Alistair, scrutando timoroso il grosso lupo. Il primo impulso fu di rispondere in malo modo che sì, l'aveva visto, e che non aveva la minima intenzione di ripetere l'esperienza entro tempi brevi. Si morse la lingua e bofonchiò soltanto: «Sì.»

Evidentemente l'altro non fu soddisfatto, poiché, sempre occhieggiando Ascher, insistette chiedendo se sapesse anche dove fosse in quel momento. Luniel sentì il livello di pazienza precipitare bruscamente e il "sì" che pronunciò riuscì a sembrare un ringhio.

«E... potreste andare a chiamarlo?»

Lei si accigliò, guardandolo malissimo. «Perché accidenti dovrei-»

«L'ha chiesto Duncan!» fu la tattica che si giocò il Custode. «Ha detto che vuole vedervi.»

E Luniel si quietò, perplessa. «Come mai?»

L'altro sollevò le mani. «Non ne ho idea. Recuperate Alistair e andate da Duncan, così lo saprete. Vi aspetta nel salone d'ingresso.»

«E quale sarebbe il...?» Interruppe la domanda perché il Custode stava già correndo via. «Ah, seth'lin» lo insultò, poi si rivolse ad Ascher. «A quanto pare non ho scelta, mi tocca andare a cercare lo shem.» Gli arruffò il pelo sulla testa con un'energica carezza e ricevette in cambio un breve verso di protesta, il che le permise di allontanarsi con un sorriso malgrado il compito che le spettava. Camminando, continuò a domandarsi la ragione per cui non era andato quel Custode a cercare Alistair per riferirgli il messaggio; si era lasciata incastrare per bene, accidenti.

Il vago barlume di buonumore svanì e, quando finalmente trovò colui che stava cercando, doveva avere un'espressione particolarmente burrascosa, perché perfino Nevan evitò di salutarla. O forse dipendeva dalla sua ammissione d'odio di poco prima.

Rhianan, che in quel momento si trovava con loro, la fissò inarcando perplessa un sopracciglio.

Luniel si fermò davanti ad Alistair, ignorando gli altri. «Duncan vuole che lo raggiungiamo nel salone d'ingresso» gli riferì seccamente.

«E per–?»

«Non lo so! Fate strada, io non ho capito dove sia.»

Lui fece spallucce, salutò gli altri due e s'incamminò. L'elfa, come quel mattino, si mise a seguirlo e nessuno dei due fiatò per tutto il percorso. Il luogo dell'incontro, che in origine doveva essere stato un ampio salone, aveva forma rettangolare; il soffitto e parte delle pareti erano crollati e ciò che ne restava giaceva in cumuli di macerie ammucchiati qua e là, fra le alte colonne che un tempo avevano sorretto il tetto. Trovarono Duncan presso un lungo tavolo massiccio, in compagnia di Re Cailan nella sua scintillante armatura dorata e di un altro uomo pallido e smunto, dai capelli scuri, intento a discutere animatamente con il sovrano.

Quest'ultimo scosse la bionda testa. «Ora basta, Loghain, è inutile che continuiate a protestare. La mia decisione è definitiva: combatterò insieme ai Custodi Grigi nell'assalto di questa notte.»

L'altro uomo ebbe un moto di stizza e i suoi occhi incavati si restrinsero, mentre ribatteva: «La vostra passione per la gloria e le leggende vi condurrà alla rovina, Cailan.»

A Luniel quel tono suonò piuttosto velenoso, ma il sovrano non parve accorgersene; sentendoli arrivare, si voltò verso di loro nello stesso momento in cui anche Duncan lo faceva.

«Ben arrivati» li salutò Cailan. «Dunque siete voi i prescelti.» Abbassò gli occhi celesti su di lei, sorridendo. «Da quel che mi ha riferito Duncan, ritengo doveroso farvi le mie congratulazioni, Custode.»

Luniel incrociò le braccia. «Non ce n'è motivo, non ho fatto nulla» rispose brusca. «E non è neppure stata una mia scelta.»

Oltre le spalle del re, Duncan roteò gli occhi al cielo e sospirò. Aveva reagito così anche due giorni prima, quando l'aveva presentata a Cailan su richiesta di quest'ultimo e lei non era stata esattamente riguardosa nei suoi confronti.

«Ebbene» replicò il giovane sovrano, riuscendo a mantenere intatto il sorriso malgrado quel momento di imbarazzo, «immagino che nessuno di noi abbia davvero scelta. Quel che è certo è che abbiamo bisogno di ogni Custode Grigio disponibile, e ogni nuovo acquisto nell'Ordine è doppiamente benvenuto.»

«Cailan, se non è troppo disturbo...» intervenne Loghain. Era palesemente scocciato e non cercava in alcun modo di nasconderlo. «Dobbiamo occuparci della realtà. Dobbiamo terminare di definire le tattiche per lo scontro. Non possiamo lasciare nulla al caso.»

Luniel diede un rapido sguardo a quell'uomo e fece una smorfia; c'era qualcosa che glielo rendeva più sgradevole di quanto già non trovasse quasi ogni shemlen. Forse era l'astio con cui scrutava Duncan. D'altro canto, riusciva a capire che fosse irritato con Cailan, poiché il giovane sovrano dava l'idea di essere più avventato che assennato, perso com'era nei suoi sogni di gloria.

Il re si girò. «Devo darvi ragione, quando l'avete» commentò, tornando a guardare la mappa stesa sul tavolo. «Ma resto dell'idea che l'unica linea d'azione sia quella di cui abbiamo già parlato.»

Mentre Loghain mormorava qualcosa a Cailan, Alistair lanciò all'elfa un'occhiata di disapprovazione. «Per il Creatore! Ma il rispetto non ve l'hanno insegnato?» le domandò a bassa voce. «Stavate parlando con il re!»

Lei scrollò le spalle, indifferente. «I re degli shemlen non contano nulla per me.»

Duncan li raggiunse. «Sei un caso senza speranza, figliola» sospirò benevolo, e scosse la testa. «Porta pazienza, Alistair. Dopotutto, tu sei l'ultimo che può criticarla.» Gli tirò la frecciata con l'amabilità di un padre che conosce e tollera i piccoli difetti del figlio.

«Almeno io non sono insolente con il sovrano» borbottò il giovane, avendo comunque la buona grazia di arrossire.

«Duncan.» Cailan richiamò il Custode. «Sarà il caso di mettere al corrente i vostri due ragazzi dell'incarico che spetta loro.» L'altro annuì e arretrò di un passo, lasciando al sovrano il compito di esporre la sua decisione. «Avremo due schieramenti. Il grosso dell'esercito, insieme ai Custodi Grigi e ai maghi, sarà schierato nella gola, mentre le forze di Loghain rimarranno nascoste fra gli alberi, fuori della gola. Voi due dovrete assicurarvi che il fuoco di segnalazione della Torre di Ishal venga acceso al momento giusto. Servirà a segnalare a Loghain quando dovrà intervenire per cogliere i prole oscura sul fianco mentre noi reggeremo l'assalto frontale. È fondamentale, quindi, che il fuoco venga acceso senza ritardi.»

«E voi, naturalmente» intervenne Loghain guardando Cailan con gli occhi socchiusi, «sarete là in mezzo, vero? Non c'è modo di farvi cambiare idea?» Dava l'impressione di aver esposto quel dissenso più volte.

«Il mio posto è con i miei soldati, Loghain» ribatté il sovrano con fierezza. «Non intendo restare al riparo come un coniglio impaurito mentre loro combattono e muoiono.» Guardò Luniel e Alistair. «Bene, miei prodi Custodi, sapete cosa dovete fare.»

Loghain serrò le labbra, lanciando loro un'altra occhiata astiosa. «Vi affidate troppo a questi Custodi Grigi. Mi domando se sia davvero saggio.» Senza attendere una replica, voltò le spalle e se ne andò a passo svelto.

Cailan sospirò. «Devo recarmi a sovrintendere agli ultimi preparativi. Ci rivedremo dopo la battaglia.» Si allontanò a sua volta.

«Avete sentito il piano» disse Duncan. «Dalla cima della torre potrete sorvegliare l'intera valle e controllare l'andamento degli scontri, capirete facilmente quando sarà il momento giusto.»

«Devo per forza farlo con lui? Non posso occuparmene da sola?»

Alistair emise un sonoro sbuffo. «Almeno su questo siamo d'accordo. Avrei preferito partecipare alla battaglia!» protestò. «Perché non mandate Nevan con Luniel? O Rhianan?»

«Avrei mandato anche loro due» ribatté Duncan, «ma Rhianan combatterà con l'esercito, lo sai. Quanto a Nevan ha scelto di combattere insieme ai suoi vecchi compagni maghi e non ha voluto intendere ragioni. Non avevo motivo di impedirglielo, del resto, e le sue abilità magiche saranno più utili a noi che a voi. A parte ciò... Ricordati, Alistair, che è nostro dovere fare tutto il necessario per distruggere la Prole Oscura. Ogni cosa. Anche ciò che non è di nostro gradimento» lo rimproverò. «Inoltre ve l'ha ordinato il re personalmente.»

«Difatti non intendo rifiutarmi» mise in chiaro il giovane, quasi a denti stretti. «Ma se un giorno dovesse chiedermi di ballare il remigold indossando un vestito adatto all'occasione, allora lo informerò di quali siano i miei limiti.»

E mentre Duncan si portava una mano sul volto, scuotendo la testa, Luniel guardò Alistair in tralice. «Che razza di idee vi passano per la testa...»

«Sarei alquanto attraente se indossassi un vestito da ballo» ribatté l'altro con convinzione.

«Puntate a uccidere i prole oscura facendoli morire dal ridere?» ironizzò lei.

«Voi, in compenso, potreste utilizzare la vostra acidità.»

«Adesso basta, voi due» li rimise in riga Duncan. «Forza, dobbiamo terminare di organizzarci anche noi Custodi. Torniamo all'acquartieramento.»

Luniel diede un'ultima occhiata al cielo scuro, squarciato da continue folgori. Durante il pomeriggio grossi nuvoloni carichi di pioggia si erano addensati e ora sembravano sul punto di voler scaricare il loro contenuto da un momento all'altro. Come se i difensori di Ostagar avessero bisogno di essere ulteriormente demoralizzati... Il crepuscolo era ormai calato e la battaglia era imminente, poiché era certo che la Prole Oscura avrebbe attaccato una volta calata la notte, più congeniale a quei mostri.

Per tutta la giornata c'era stato un continuo andirivieni di soldati – uomini di Cailan e di Loghain, Custodi Grigi, Guerrieri della Cenere, maghi... – e nessuno era riuscito a nascondere interamente l'agitazione per quel che li aspettava; nemmeno lei, del resto, era davvero tranquilla, malgrado facesse di tutto per mostrarsi tale. Adesso, invece, gli schieramenti si erano disposti per la battaglia, nella vallata e lungo le fortificazioni, e l'accampamento era quasi del tutto svuotato. Regnava una quiete oltremodo sinistra, spezzata soltanto dal fragore dei tuoni, che di certo non contribuivano a migliorare l'atmosfera.

Era talmente tesa che la prima goccia che le colpì il viso la fece sobbalzare. «Fenedhis...» imprecò sottovoce. Prese un respiro profondo e si impose di calmarsi.

«È il momento.»

Luniel portò lo sguardo su Duncan. Era rimasto indietro per verificare che tutto fosse a posto, ma ora avrebbe raggiunto Cailan, per combattere al suo fianco insieme agli altri Custodi Grigi. La ragazza si assestò la faretra sulla schiena e l'arco a tracolla. Ascher, seduto lì accanto, la raggiunse all'istante.

«Appena me ne sarò andato» continuò l'uomo, «muovetevi in fretta. Non c'è tempo da perdere. E siate prudenti.»

I due giovani Custodi annuirono.

«Che il Creatore vegli su di voi, Duncan» augurò Alistair. Era teso e preoccupato, e la sua inquietudine si trasmise a lei.

«Che possa vegliare su tutti noi» replicò il Comandante dei Custodi. Li fissò entrambi negli occhi, con espressione ferma e decisa, poi se ne andò, quasi sparendo nella pioggia sempre più fitta.

Luniel lo guardò allontanarsi, mentre un brutto presentimento si faceva strada in lei. Poi Alistair le batté una mano sulla spalla e lei ricacciò quella sensazione. Annuì e disse: «Sì, andiamo.»

Sotto l'acqua che ormai scrosciava, alla luce intermittente dei lampi, raggiunsero rapidi il ponte e lo imboccarono. Fradici, con i capelli che si incollavano al viso e rivoli gelidi che si insinuavano sotto le armature, si fermarono sulla piattaforma centrale per osservare l'esercito schierato sul fondo del canalone. Anche Duncan si trovava laggiù, pensò Luniel.

Stavano per rimettersi in movimento quando l'elfa chiamò Alistair con voce instabile.

Gli indicò in lontananza, verso il fitto delle Selve, quello che sembrava un fiume di fuoco che avanzava inesorabile alla volta della gola. Intorno a loro, sotto di loro, si levarono esclamazioni e imprecazioni, e i difensori iniziarono a correre presso le catapulte e le baliste. Dal confine di alberi fuoriuscì e si diffuse una bassa nebbia innaturale... seguita dall'avanguardia brulicante della Prole Oscura. Centinaia di mostri spietati, il cui unico scopo era annientare e distruggere.

Luniel rabbrividì, una morsa di paura le afferrò la bocca dello stomaco. Ascher inarcò la schiena, il pelo irto, e si mise a ringhiare.

«Oh, Creatore...» esalò Alistair, diventato pallido quanto doveva esserlo lei stessa. «Presto! Raggiungiamo la torre!»

Ripartirono a rotta di collo, rischiando più volte di scontrare gli altri difensori o di scivolare a causa del suolo bagnato, e raggiunsero l'altro lato della gola. Avevano appena abbandonato il ponte che una massa fiammeggiante precipitò a pochi passi da loro. Subito Alistair piroettò su se stesso e si stagliò davanti a Luniel per ripararla da una raffica di scintille. Non si fermò ad attendere un improbabile ringraziamento – e in quel momento lei era troppo scossa per stabilire se rivolgerglielo o no – e riprese a correre con l'elfa al seguito, cercando di ignorare i proiettili infuocati lanciati dalle catapulte nemiche che precipitavano tutt'intorno a loro. Si diressero verso l'ingresso della torre, ma quando giunsero nel cortile d'accesso videro alcuni soldati e un mago impegnati a lottare contro un manipolo di hurlock e genlock.

Si fermarono sbigottiti e Alistair trasecolò. «Ma cosa...?»

Un uomo armato di balestra, a pochi passi da loro, si voltò; era la guardia della torre, l'elfa lo riconobbe. «Custodi, l'hanno presa!» gridò sconvolto. «I prole oscura hanno preso la torre!! Sono dappertutto!»

«Com'è possibile? Cosa ci fanno qui?» esclamò Alistair.

Luniel, recuperato il sangue freddo, impugnò l'arco e prese una freccia. «Provate a dir loro che sono nel luogo sbagliato» disse incoccandola. «Magari se ne andranno.»

«Perché no? Questo è solo un malinteso, ovvio!» ribatté il Custode con pesante sarcasmo, sfoderando la spada. «Avanti, facciamoci strada! Dobbiamo raggiungere la cima della torre e accendere quel fuoco in tempo, o saremo tutti finiti!» Si lanciò nella mischia con un urlo potente.

«Vai, Ascher!» Luniel aizzò il lupo e rimase indietro con la guardia, a bersagliare i prole oscura ogni qual volta venivano spinti lontani dalla mischia.

Per fortuna i nemici non erano molti e lo scontro si concluse in pochi minuti. I soldati erano rimasti in sei perciò, contando anche il mago, il balestriere e i due Custodi, il loro numero saliva a dieci. Non molti per nutrire certezze di sopravvivenza, ma abbastanza per nutrire una speranza. Alistair si mise a parlare con il capo dei soldati per stabilire rapidamente una tattica d'assalto e Luniel ne approfittò per recuperare più frecce che poteva. Una volta che furono pronti, poco dopo, entrarono nella torre con tutti i sensi all'erta, tuttavia nel cortile interno non trovarono alcuna resistenza. Senza abbassare la guardia, superarono una serie di barricate in fiamme e raggiunsero la porta del piano terra, Alistair vi si accostò e rimase qualche istante come in ascolto.

«Via libera» assicurò, aprendo la porta e facendo strada.

Salirono al primo piano e lì il Custode li fece fermare, in una sala circolare non molto grande; dalla parte opposta di fronte a loro, un largo passaggio dava su un corridoio piuttosto ampio.

«Nove prole oscura» sussurrò Alistair. «Nell'anello esterno, a destra.»

La guardia della torre imprecò sottovoce. «Dobbiamo passare da lì per salire.»

«E allora togliamoli di mezzo» sentenziò un soldato.

Si mossero il più silenziosamente possibile per attraversare la stanza, ma non fecero nemmeno in tempo a superarne il centro; che i prole oscura li avessero sentiti o avessero avvertito la presenza dei Custodi Grigi, fatto sta che i mostri girarono l'angolo e si scagliarono su di loro con urla furiose. Una sfera di fuoco esplose dinanzi agli aggressori gettandone una buona metà a terra, e di questa metà tre vi rimasero ad agonizzare, avendo preso in pieno tutta la potenza dell'incantesimo.

Luniel e il balestriere provvidero a finire quelli che si stavano rialzando, prima di dare man forte ai compagni insieme al mago, che ovviamente era rimasto indietro come loro. Tuttavia dovettero rinunciare e lasciar fare solo ai guerrieri e al lupo, che si erano assiepati a circondare i quattro prole oscura rimasti.

Al termine dello scontro si concessero un paio di minuti per riprendere fiato poiché, eccetto Ascher e i tre che combattevano a distanza, gli altri erano piuttosto pesti e sanguinanti, poi corsero a raggiungere le scale. Alistair continuava a guidare la carica insieme al capo dei soldati, onde sfruttare la sua capacità di percepire la Prole Oscura in anticipo. Anche se, come aveva ammesso lui stesso, ce n'era una tale concentrazione lì a Ostagar da creargli non poche difficoltà.

Quando furono quasi in cima alle scale, il giovane Custode imprecò. «Stavolta sono parecchi!» avvertì, ma non precisò la quantità, e forse era meglio così. Raggiunse la porta e posò la mano sulla maniglia. «Tenetevi pronti. Al mio tre. Uno... due... tre!» Spalancò la porta e si lanciò dentro, subito seguito dai soldati.

Una serie di furiosi latrati si levò da tre gabbie sul lato della stanza.

I nemici, circa una quindicina, erano sparpagliati, ma convergettero subito verso gli aggressori. Tutti tranne un hurlock che non aveva armi, soltanto un bastone simile a quello dei maghi.

«Un Emissario...» sibilò Luniel, ricordando le spiegazioni di Duncan. Prese la mira e lo colpì appena prima che terminasse un incantesimo, facendogli perdere la concentrazione. L'Emissario si spostò per mettersi al riparo di una delle grosse colonne che si ergevano nella stanza.

«Occupatevene voi!» le disse il balestriere. «Io corro a liberare i mabari, ci saranno d'aiuto!»

Luniel cercò di portarsi in una posizione che le permettesse di colpire l'Emissario, ma quello continuava a spostarsi e tenersi nascosto. D'improvviso vacillò e si sentì mancare progressivamente le forze. Ma cosa...? Ah, ma certo! Quel maledetto doveva averle lanciato un incantesimo! «Mago, aiutatemi!» urlò la giovane. Se fossero riusciti a prenderlo fra due fuochi...

Un fulmine crepitante, partito dalle mani del mago, raggiunse l'Emissario paralizzandolo per qualche istante. Luniel colse l'occasione e prese la mira, malgrado le braccia le tremassero a causa della debolezza: la freccia lo raggiunse in pieno petto, facendolo barcollare. È resistente! pensò contrariata. Incoccò un altro strale e lo colpì allo stomaco, nello stesso momento in cui addosso gli esplodeva una sfera infuocata.

L'Emissario stramazzò al suolo e Luniel si voltò a guardare la situazione: due soldati di Ostagar erano morti, un terzo cadde in quel momento con la testa spaccata dall'ascia di un hurlock, a sua volta abbattuto dal balestriere. Tuttavia le cose stavano volgendo a loro favore grazie all'apporto dei tre mabari liberati. Uno dei cani si avventò alla gola di un hurlock, squarciandogliela con ferocia.

Alistair sferrò un potente colpo di scudo contro un genlock, lo scaraventò a terra e si girò per parare con la spada il fendente di un hurlock. Il genlock iniziò a rialzarsi e Luniel lo atterrò con una freccia nella spalla, Ascher gli balzò addosso per finirlo.

L'elfa si guardò intorno, accorgendosi che non c'erano più nemici. Preceduto dal lupo, Alistair la raggiunse sfregandosi via del sangue che gli colava dalla fronte. «State bene?» le domandò.

«Io sì. Pensate per voi, piuttosto.»

«Non c'è tempo» ribatté l'altro, scuotendo il capo. «Dobbiamo proseguire.»

Luniel si strinse nelle spalle. «Finché vi reggete in piedi...» commentò distaccata. «Datemi una mano a recuperare le frecce ancora intere, o rimarrò senza.»

«Vi precediamo!» li avvisò il capo dei soldati, avanzando con il mago, il balestriere e quanti restavano dei suoi uomini. I mabari li seguirono.

La ragazza sbuffò. «È un'imprudenza.»

«Sbrighiamoci» fu tutto ciò che disse Alistair.

Erano a metà dei gradini che portavano all'ultimo piano quando udirono un ruggito e degli urli.

«Numi, ma cosa...?» iniziò Luniel.

Alistair accelerò il passo e lei dovette fare altrettanto. Quando oltrepassarono la porta, lui si fermò di colpo e l'elfa gli sbatté contro la schiena.

«Oh, Creatore! Un ogre!»

Luniel si spostò per guardare e desiderò di non averlo mai fatto. La creatura che Alistair aveva chiamato "ogre" era enorme, alta almeno tre volte un uomo normale, con pelle bluastra, muso belluino e lunghe corna contorte sulla testa deforme. Una delle sue grosse mani artigliate teneva un soldato, completamente afflosciato; doveva averlo stretto in una morsa d'incredibile potenza, spezzandogli la schiena. Gli altri uomini e i tre mabari si stavano rialzando, con l'aria di essere rimasti storditi da una botta poderosa.

La dalish fece un istintivo passo indietro, invece Alistair caricò l'ogre.

«Che accidenti fate?!» Maledicendo l'avventatezza dell'umano, Luniel scagliò una freccia contro il petto del mostro, un bersaglio abbastanza ampio da non essere mancato. Tuttavia, pensò, non doveva avergli provocato che un vago fastidio, poco più che una puntura. «Ascher, fermo!» richiamò il lupo, timorosa a mandarlo contro quel bestione. Se quell'idiota biondo ci teneva tanto a farsi ammazzare, che andasse; lei non intendeva rischiare la vita del suo amico animale così stupidamente.

Una scarica di fiamme raggiunse il mostro poco prima di Alistair, il quale lo colpì con un fendente alla coscia. L'ogre bruciacchiato ruggì e gli scaraventò il cadavere addosso. Luniel continuò a bersagliare la creatura mentre seguiva le azioni degli altri con la coda dell'occhio. I soldati caricarono a loro volta, forse sperando di confonderlo con un assalto proveniente da più lati, ma rischiando di venir scagliati via dalle furiose manate dell'ogre; nel frattempo il mago e il balestriere persistevano con lei negli attacchi a distanza.

Uno dei mabari fu afferrato al volo e stritolato come fosse stato di terracotta; un soldato fu sbattuto contro un muro, scivolò al suolo e non si mosse più.

Poi l'ogre abbassò la testa e caricò due soldati, che vennero sbalzati diversi passi più in là e si rialzarono a fatica, storditi. Un fulmine lo raggiunse e il mostro ruggì di dolore. Allora si mise a correre verso il mago, forse ritenendolo il più pericoloso, e il mago non poté far altro che cominciare a scappare in cerchio.

Bene, pensò Luniel. Se si concentra su un solo obiettivo, noi saremo più liberi di attaccare. «Vai, bello, ma fai attenzione» ordinò ad Ascher.

Finalmente, sotto una pioggia di frecce, quadrelli e incantesimi, di fendenti e di morsi feroci, l'ogre iniziò a mostrare segni di cedimento. Ricoperto di ustioni, tagli e squarci grondanti sangue, smise d'inseguire il mago – che ormai privo di fiato quasi si accasciò contro una parete – e traballò all'indietro.

Con un urlo stentoreo, Alistair prese la rincorsa, balzò e si puntellò con un piede contro l'addome del mostro, conficcandogli poi la spada nella gola. L'ogre cadde sulla schiena con un tonfo sonoro che fece tremare il pavimento. Alistair si rialzò ed estrasse la spada, rinfoderandola.

«Esibizionista» trovò la forza di commentare Luniel, rimettendosi l'arco in spalla. Poi corse ad una delle finestre della torre, da dove vide che il grosso dell'orda era ormai penetrato nella gola. «Il segnale, presto! Accendete il segnale!» strillò. Non si voltò a guardare chi o come l'avrebbe fatto, ma tenne gli occhi fissi sulla lontana battaglia. Era tutto talmente confuso, a causa della pioggia e dei fumi dei fuochi, che nemmeno con la sua vista acuta riusciva a distinguere qualcosa; scorgeva soltanto innumerevoli luci di fiaccole che si facevano sempre più strada nella gola, simili a un fiume fiammeggiante. I rumori degli scontri le giungevano come echi indistinti, frammisti allo scrosciare della pioggia e al fragore dei tuoni.

Il brutto presentimento tornò a farsi sentire con prepotenza e lei si ritrovò a trattenere il respiro.

«È acceso!» gridò Alistair.

Luniel rilasciò il fiato con un sospiro, ma la preoccupazione non si attenuò. Appoggiò le mani sul davanzale bagnato e le strinse a pugno, pregando tra sé e sé che i rinforzi arrivassero in tempo. E non soltanto perché da quello dipendevano le sorti dell'intero esercito e, ancor di più, del Ferelden. Era una, la cosa che le stava davvero a cuore.

«Prole oscura!» urlò qualcuno.

La dalish si voltò di scatto, in tempo per intravedere un nutrito manipolo di mostri riversarsi oltre la porta e per sentirsi trafiggere da alcune frecce. Fiammate di dolore esplosero nella spalla destra, nel ventre, nel petto, poi lei scivolò all'indietro e picchiò violentemente la testa sul bordo della finestra. Le grida scemarono e davanti ai suoi occhi ogni cosa venne inghiottita da una nera, terrificante oscurità...

Allora, due note linguistiche, a proposito delle due parole in elfico che ho usato.

  • Mythal’enast: L'ho trovato in un brano di presentazione a proposito di Merrill in Dragon Age 2. Non c'è il significato, ma a giudicare dal contesto si suppone sia un'imprecazione.
  • Seth'lin: Questo l'ho trovato nella sezione sul linguaggio elfico della Wikia di Dragon Age, nella parte degli insulti. XD La traduzione letterale è "sangue sottile".

Sperando che la lettura sia stata di vostro gradimento, ringrazio di nuovo tutti quanti, chi ha recensito e chi ha soltanto letto.



EDIT:

A seguito di novità da Inquisition, ho sostituito l'esclamazione Mythal'enast (che credo si traduca con qualcosa tipo "favore di Mythal") con il termine fenedhis, che vale come un generico "dannazione".

Comunicazione di servizio

Mercoledì prossimo non ci sarà l'aggiornamento, in quanto starò via per l'intera settimana (vado in Olanda) e non avrò il pc a disposizione. Se non ci risentiamo dopo il 26, sarà perché sono caduta nei canali di Amsterdam! XD

Bye bye!

  
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