Era solo, Caleb.
Lo era sempre stato. Ma non voleva esserlo e così bruciava le tappe, con tutti.
Aveva bisogno di calore e non riusciva a distinguere l’affetto nato lentamente che lega due persone, dall’atto puramente fisico, che mira ad appagare il desiderio del momento.
Ma si sentiva sempre più vuoto e abbandonato.
Perché le persone, dopo aver dato sfogo al bisogno, sparivano.
D’altronde lo faceva sempre anche lui, con tutti.
Non perché aveva paura di legarsi, ma perché era consapevole di non esserne all’altezza, sapeva che se qualcuno gli avesse guardato dentro, se qualcuno fosse andato oltre il semplice legame fisico, ne sarebbe rimasto deluso.
Quindi fuggiva prima che loro potessero farlo, per proteggersi.

Anno 1937, nella Germania nazista.
Zarin è un 18enne tedesco, figlio di un generale nazista, che sembra detestare la vita in generale.
Noah è un 25enne ebreo, che vive in Germania e di lavoro "vende sogni".
Dalla storia:
Un giorno eravamo in libreria, gli stavo passando dei libri per aiutarlo a tenere in ordine quel posto che odorava di incenso e margheritine, poi entrarono loro. Due uomini in divisa. La campanella tintinnò. Noah mi guardò e bisbigliò « Nasconditi. Qualsiasi cosa accada, nasconditi. Non uscire allo scoperto fino a quando non se ne sono andati. Queste sono le chiavi della mia libreria. Aspettami sotto casa, se dovessi far tardi. Non uscire. Resta nascosto. »
[..] Noah tornò a casa, aveva la camicia rotta e sporca di sangue e un grosso livido sulla fronte. Sua nonna lo abbracciò e lo riempì di baci sulla guancia; era così affettuosa ed io capii cosa significasse avere una famiglia. Con Noah e la signora Maya capii che cosa significasse vivere.