“Mi chiamo Harry, ed è l’unica cosa che saprai su di me.” Mi strattonò per il polso, facendomi salire su una macchina con i vetri oscurati. Era piuttosto strano quel ragazzo.
Mi dimenai, ma lui mi ‘legò’ con la cintura di sicurezza, per poi mettere in moto e dirigersi verso il centro abitato.
Si fermò davanti casa mia, facendomi un cenno col capo.
“Come sai dove abito?” lui accennò quella che doveva essere una risata, per poi tornare immediatamente serio.
“Io so molte cose su di te.” Detto ciò, mi aprì lo sportello. Scesi, correndo sotto il portico ed aprendo svelta la porta. In che guaio mi ero cacciata?

''Esci con me, non te ne pentirai'' disse Harry bloccandomi ancora una volta
''Mi dispiace Styles, ho già dato'' dissi esasperata ''Non uscirò mai con un cantante viziato, che non sa neanche cosa vuol dire l'umiltà'' gli rispondo prima di andare via
''Allora imparami ad essere un ragazzo normale, insegnami ad essere come tutti gli altri'' disse facendomi fermare di colpo continuando a dargli le spalle ''Insegnami cosa vuol dire essere umili'' continua deciso mentre sul mio volto compariva un ghigno che lui non poté vedere
''Ci sto'' rispondo decisa ad umiliarlo davanti a tutti ''Ci vediamo domani a scuola alle 8. Inizia con lo studiare Leopardi, il prof domani interroga'' dissi allontanandomi da lui convinta di poter prendere in giro la star del momento
''Ma io...'' mi risponde da lontano facendomi voltare un'ultima volta
''I ragazzi normali vanno a scuola Styles, primo punto della lista per diventare un ragazzo normale'' dissi mentre sul suo volto compariva un sorriso di sfida
''Okay ma aggiungiamoci una scommessa... Non dovrai innamorarti di me'' Mi sfidò sorridente
''Ho già la vittoria in tasca'' dissi fiduciosa mentre lui sorrideva
''A domani White'' mi rispose sorridente prima di tornare sui suoi precedenti passi

'Non saprai come fare da sola
E non mostrerai il tuo timore di lasciarti andare.
Suppongo stia ancora soffrendo se è finita
Ma vuoi realmente stare da sola?'

Con un solo colpo spense la luce che avevo dentro. Avevo 16. Avevo gli studi da finire, una famiglia che mi voleva bene, dei polsi puliti, e tantissimi amici.
Dopo quel giorno ho mollato tutto. Mi facevo schifo.

mi dicevano
'è pericoloso'
'picchia'
'spaccia'
'si droga'
'non avvicinarti'
io rispondevo
'gli starò lontana'
sapete una cosa?
non andò cosi.
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-Sai...- inizio a dire guardandomi in modo malizioso
-Sei...sexy- concluse vicino al mio orecchio e baciandomi il collo
gemetti,merda aveva trovato il mio punto debole
sapevo che sarebbe stato un problema
o meglio,il mio problema.

Dal primo capitolo:
Mi infilo i tacchi, mi alzo in piedi e impongo a me stessa di fare ciò per cui sono uscita questa notte. Inizio a camminare, slacciandomi il cappotto e lasciando il vestitino di pelle in bella vista.
Dopo dieci minuti una macchina accosta.
Il mio cuore balza in gola e le mie mani prendono a tremare, non per il freddo.
Mi giro lentamente verso il finestrino e una macchina nera e grossa mi appare davanti.
Il finestrino scende lentamente e scorgo al suo interno un uomo riccio e moro, con occhi verdi e stanchi, con un viso magro, ma è dannatamente bello e... familiare.
No, non può essere lui.