64 d.c.
Roma imperiale.
«Bene, spogliati» ordinò il tribuno.
Lo schiavo sgranò gli occhi senza muoversi di un millimetro.
«Sei sordo? ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard.
Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato, afferrò la sua tunica e lo sollevò fino ad eliminare quei centimetri di altezza che li dividevano, il dolore di Frank si fece risentire, dopo essersi placato per qualche ora.
«Non sei più servo di Nerone, ma mio, e non ti conviene non eseguire i miei ordini, sei di mia proprietà, quindi vedi di muoverti, altrimenti non sarò così benevolo come l'imperatore» ringhiò lasciandolo di botto.
Stava quasi per cadere, ma riuscì a rimettersi in piedi, il tribuno non stava scherzando e Frank capì che era il caso obbedire.

Dicono che se un artista si innamora di te allora non morirai mai, poichè lui continuerà a farti vivere nelle sue opere, ma non ho mai creduto alle dicerie... Nessuno si ricorderà mai di me leggendo un libro o ammirando un quadro o, più semplicemente, nessun artista si innamorerà mai di me e della mia faccia da idiota...
O mi sbaglio?

"Hate me
Break me
I'm a criminal"
In città la gente mi indicava col termine di cacciatore di taglie, ma lo diceva con paura, perché nessuno voleva essere la mia prossima tela, su cui avrei appoggiato forse il pennello, forse il coltello. Ma andava bene, come nome, non era tanto male; il termine di cacciatore mi dava un’importanza che non avevo.
Guardai il nome della mia nuova tela, la mia nuova vittima: Frank Anthony Iero.
E il nome non mi comunicò niente.
Avrebbe dovuto..?
"What have I done?"
[Revisionato 04/07/16]

Aprii gli occhi, ma tutto ciò che vidi fu un impenetrabile buio; mi ricordai della benda che avevo legata agli occhi solo quando sentii premere la morbida seta contro le mie ciglia; feci per alzare le braccia, pronta a slacciare la fascia, ma i miei polsi furono trattenuti da delle corde legate allo schienale della sedia. A che gioco perverso stava giocando? Ma dopotutto me lo sarei dovuta aspettare: avevo firmato un patto col diavolo dai capelli colore dell'inferno.

"Waiting for the end to come, wishing I had strength to stand, this is not what I had planned, it’s out of my control."
Quasi sedici anni erano passati dall'ultima volta che aveva visto quello sguardo, ed in tutti quegli anni non era cambiato. Quello sguardo che non era mai riuscito a decifrare. Quello sguardo che anni prima si era ripromesso di decifrare, ma che non era riuscito nell'impresa nemmeno durante quei momenti in cui erano riusciti ad avvicinarsi come raramente accadeva. Come raramente lui lasciava accadere.
Non avrebbe mai pensato di ritornare a posare i propri occhi su quello sguardo, che fin dal primo giorno di college era riuscito a rapirlo completamente.
E di certo, mai si sarebbe sognato di pensare che avrebbe rivisto Gerard in una situazione del genere.

A volte, dare a qualcuno una seconda possibilità è come dargli un’altra pallottola per la sua pistola. Perché la prima volta ti ha mancato.
“Mi hai tolto la droga, mi hai tolto l’alcool. Mi hai dato l’amore. E poi mi hai tolto anche quello.
Ora non ho più nulla, se non me stesso.
Spero tu capisca che questo è un grosso problema.
-Mi manchi. -"
[Frerard] [Sequel di "I'm not drunk or anything. I'm a little stoned. a sua volta seguito di "Hey You"]

Era lì, in piedi, avvolto nell'accappatoio e con i capelli corvini che gocciolavano sul pavimento. La sue pelle era bianca e le guance arrossate a causa dell'acqua bollente della doccia dalla quale era appena uscito. Non aveva l'espressione che Frank si aspettava. Non sembrava furibondo e non si intravedeva quell'ombra minacciosa negli occhi verdi venati d'oro che lo faceva sentire piccolo e insignificante. Non aveva lo sguardo triste nè deluso. Il chitarrista aveva passato tutta la notte fuori, e Gerard odiava non sapere dove fosse, soprattutto dopo le ultime scappatelle che si era concesso con le fan che si buttavano senza vergogna tra le sue braccia. Era certo che avrebbe dovuto affrontare un'altra sfuriata e che sarebbe stato costretto a scavare nella propria memoria per spiegare cos'era successo la sera prima. Invece Gee stava lì, più bello che mai, illuminato dalla luce del mattino che, filtrata dalla stoffa leggera delle tende, creava un gioco di colori che si proiettavano sul suo viso pallido. Lo guardava con un’espressione amorevole, e con quel sorriso immenso.

Gerard torna a vivere con Mikey. Sta male. Ha lasciato Bert, ma non riesce a camminare con le proprie gambe. Sente qualcosa per Frank, e ancora qualcosa verso Bert.
E' certo di non meritare nulla, e ha paura di far schifo a Frank.
Riusciranno a trovare il loro equilibrio?
"Ma stare con Frank gli piaceva, gli faceva bene, lo distraeva. E… e ora non c’era Frank, cazzo.
Quella distanza tra lui e Frankie era tremenda e non poteva riempierla con un bacio. Non avrebbe potuto neanche se fossero stati vicini, accidenti! Quindi… a mali estremi… e lui aveva i propri mali, da sconfiggere. Forse un giorno, ripensando a tutto questo, ci avrebbe riso su. E forse quel giorno era già arrivato, perché nell’armadietto dell’ingresso, aveva trovato la scatolina con dentro la sua roba." [dal quinto capitolo]
[Frerard] [sequel di Hey You, da leggere se volete saperne di più ma non è indispensabile]