ATTENZIONE: Fanfiction che non verrà portata a termine. Leggere ultimo capitolo per chiarimenti.
"[...] schiacciai la fronte contro il finestrino ed osservai con aria assente il paesaggio. Perché ero lì? Soprattutto, come avevo potuto permettere che la situazione degenerasse sino a questo punto? Come avevo potuto permettere che la vita di mio padre s’incasinasse così? Il mio pensiero tornò verso mia madre: un pensiero misto ad angoscia ed odio. Odio soprattutto: se lei non fosse stata così cieca non mi troverei qui. Se lei non fosse stata così stupida da farsi abbindolare dalle parole di un uomo io non avrei quasi rischiato la mia innocenza, se non la mia vita." -Rebecca-
Rebecca ha 18 anni ed è costretta a trasferirsi a Seattle a causa di un passato doloroso a cui è dovuta sfuggire.
Attenzione: sono trattate tematiche forti. Presenza di scene erotiche. La storia del personaggio si svilupperà man mano nei capitoli. I personaggi di dolce flirt compariranno nel 2°/3° capitolo.
Spero vi piaccia. :)

In un giorno come tanti altri, i maghi della Gilda più forte di Fiore si ritrovano tra le mani un incarico in apparenza molto semplice: aiutare due maghi appartenenti ad una Gilda dei paesi nordici, detta Moon Wolf, a ritrovare una persona scomparsa per mano di una misteriosa Gilda Oscura chiamata Bloody Wyvern. Ma sarà davvero così? Oppure c'è qualcosa di più grande dietro le intenzioni di costoro, considerati i più sanguinari fra tutti i Maghi? Unendo le loro forze, riusciranno le Fate e i Lupi a fermare la terribile avanzata da parte delle Viverne?

Mi svegliai d'improvviso, spaventata, in un letto non mio. Mi misi a sedere, e iniziai a guardarmi intorno impaurita, e il simbolo del Centro Pokèmon appeso al muro, mi fece intuire dove mi trovassi. Mi lasciai abbandonare sul letto, tranquilla. Non sapevo come fossi arrivata lì. Effettivamente, non sapevo neanche chi fossi. Ricordavo solo il mio nome, Vivian, e due enormi occhi viola che mi guardavano come se sapessero che quella sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbero vista.
« Chi sono io? Chi sono io? »
Ripeteva la mia mente, come un registratore, consapevole che quelle non erano parole mie. Non sentivo il bisogno di sapere chi fossi. Sentivo invece, che era meglio non ricordare ciò che era la mia vita fino a quel momento, e che invece dovevo trovare uno scopo, qualcosa per andare avanti. E quel qualcosa, erano quegli occhi viola.