Era lì da mezz’ora e continuava a fissare le due lastre di marmo che aveva davanti: identiche, legate da un filo di parentela e accomunate dallo stesso nome che le identificava. Ciò che le distingueva era la data sotto i nomi e il disegno di un aquilone che decorava la lapide più recente.

Sono tornati.
Devono affrontare ancora una volta una minaccia che potrebbe distruggere New York e il mondo, oltre a loro.
Ce la faranno a scoprire chi é il nuovo, misterioso nemico prima che lui prenda loro?
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Dal secondo capitolo:
“Sono nove quadri in tutto. Sette raffigurano noi, da soli o in più persone, con quest’ombra nera mentre…”
Matt tentennò un attimo, probabilmente per cercare le parole.
“Veniamo uccisi”
Finì Gabriel per lui.
"Si, mentre veniamo uccisi. (...)"

Ci avevano messo tre mesi solo per trovarlo, e trecentocinquantasette ore di inseguimento in ogni angolo della città. Avevano perso le tracce di Sylar finchè gli speciali non avevano cominciato a morire uno dopo l'altro con una velocità impressionante.
"Ma cosa gli è successo?"
"Crediamo abbia continuato ad assorbire poteri finchè una dose sbagliata, chiamiamola così, è arrivata dritta al centro della fame iperstimolandola. Ha sviluppato un potere tutto nuovo, una derivazione del mutaforma. Quando abbiamo provato ad iniettargli l'inibitore, la sua pelle diventava dura come la pietra e l'ago si spezzava. Ha imparato ad adattarsi per proteggersi. Claire, nel suo attuale stato, è come prendersela con un cucciolo innocente. Cerca di approcciarti a lui con un po' più di dolcezza, per favore..."
Dolcezza? Con Sylar?! "Se non ha controllo di se, non è neppure responsabile degli omicid, il dritto!"
"Lo psicologo la chiama 'negazione dell'Io'. Fa finta di avere un bambino problematico di cui occuparti."
"Non puoi costringermi, Pete..."
"Sta scritto sul contratto. Clausola 27, interventi straordinari. All'agente può essere richiesto occasionalmente di svolgere compiti che esulino le normali missioni."
“Scordatelo! Non glielo gratto, il pancino... e tu smettila di sbavare! Fa la cuccia!”