“[...]Tu
hai avuto in dono da me soltanto il tuo stesso essere e null'altro; e
dunque le creature della tua mano e della tua mente possono vivere
soltanto in virtù di tale essere, muovendosi quando tu pensi
di
muoverle e restando immobili quando il tuo pensiero è
altrove. E'
questo ciò che desideri?”
Allora
Aulë
rispose:”Non desideravo una simile signoria. Desideravo cose
diverse da me per amarle e per istruirle, così che anch'esse
potessero percepire la bellezza di Eä, del cui essere tu sei
la
causa. Mi è parso infatti che in Arda vi sia grande spazio
per molte
creature che in essa possano gioire, eppure che sia per la maggior
parte ancora vuota e sorda. E nella mia impazienza sono caduto preda
della follia. Tuttavia la creazione di cose è nel mio cuore
per come
sono stato creato da te; e il figlio con poco intelletto che riduce
in gioco gli atti di suo padre può farlo senza pensare di
deriderlo
ma solo perché è suo padre. Ma che cosa
farò ora io affinché tu
non resti in collera con me per sempre? Come un figlio a suo padre,
io ti offro queste cose, opera delle mani che tu hai creato. Fanne
ciò che vuoi. Ma non è forse meglio che distrugga
l'opera della mia
presunzione?”
E
Aulë sollevò un grande martello onde colpire i
Nani; e pianse.
Gli
scrittori non hanno forse la stessa presunzione di poter essere Dio
che ha Aulë?
Per
questo ho deciso di chiamarmi così.
(Per
chi non mi riconoscesse prima ero TheAkaiBookFrog)