Melbourne, Australia 2016.
Arriva in città Jeamin de Tourbay, un noto ballerino di burlesque francese che presenta il suo nuovo spettacolo in un teatro di poco conto di Melbourne. Yoongi è l'unico spettatore avvolto da un velo di tristezza.
- Min Yoongi nel ruolo di un ragazzo distrutto e corroso dall’amore, con il cuore ridotto in cenere, amante del dolore fisico che per un po’ gli fa dimenticare del silenzioso inferno in cui vive.
- Park Jimin nel ruolo di un ballerino di burlesque provocante e senza pudore, con l’animo corrotto e la sete di fama, con la mano sinistra adornata di anelli, uno in particolare che segna il suo destino infelice.

Perdere le chiavi di casa potrebbe per molti risultare una grande seccatura, per alcuni un motivo in più per disdegnare la propria esistenza e per pochi altri individui, un pretesto per una scarpinata notturna. Le strade di Daejeon sono costantemente affollate, chiassose e luminose al punto tale da far rabbrividire un qualsiasi individuo fotosensibile; le vie della Quinta sembrano avere vita propria a tutte le ore del giorno e della notte, straripanti di bancarelle, locali con insegne da crisi epilettica, soggetti imbacuccati nei loro caldi indumenti e indecisi sul posto nel quale cenare. Era una rigida e anonima sera di novembre quando Yoongi decise di lasciare le chiavi di casa sui sedili sporchi e imbrattati di pennarello di un vagone della metropolitana e di camminare per le strade della sua città, senza sciarpa e un minimo di coscienza.

Jimin amava il fatto che un uomo potente e spaventoso come Yoongi diventasse solo un turbinio di affetto quando lo sfiorava. E tutti gli orrori che avevano commesso quelle mani si riducevano ad un qualcosa di tanto insignificante quanto un misero pulviscolo atmosferico nel momento in cui si posavano sul suo corpo.
[Yoonmin] [emperor!Yoongi]

La domanda invadente del moro lo fece alterare abbastanza da rispondere a denti stretti:“Chiuderai mai quella fottuta bocca?”
Lo vide ammiccare dallo specchietto retrovisore, leggermente ammaccato, ma non meno dannatamente bello, ed avrebbe tanto voluto fermare di nuovo l’auto, scaraventarlo in mezzo alla strada, ed investirlo ripetute volte, ma si sforzò di reprimere quella necessità impellente, spingendola in fondo allo stomaco come se fosse un veleno tossico.
“Credevo che la volesse spalancata, agente Min,” cantilenò con voce suadente e fin troppo innocente per combaciare con le parole che avevano appena lasciato le labbra del ragazzo.
[Yoonmin] [police officer!Yoongi]

Come previsto, l’estate finì. Il sole smise di bruciare sulla pelle, del mare rimase solo il profumo di salsedine ad inondare le narici e Yoongi non vide più l’alba con Jimin sul tetto di un palazzo.
La consapevolezza che tutto quello non sarebbe potuto durare per sempre era lancinante, svilente, un rimbombo continuo nel suo subconscio, che iniziava a torturarlo più intensamente ogni volta che le parole “vorrei che fosse per sempre” gli solleticavano la lingua, gli occhi di Jimin fissi sul mare, bellissimo; quelli di Yoongi fissi su Jimin, bellissimo.
 
 
[Yoonmin]