Un'antica leggenda cinese racconta di una carpa coraggiosa e perseverante che riuscì a risalire la cascata situata sulla Porta del Drago, lungo il Fiume Giallo, superando ostacoli e spiriti malvagi. Gli dei, impressionati da tanto coraggio, la trasformarono in un grande drago.

Ogni parola contiene diverse facce, sfumature, un piccolo universo.
Lasciarmi ispirare anche dalla parola meno articolata, all'apparenza più insignificante, questo è il mio obiettivo.

Ho sempre cercato l'irraggiungibile, sognato l'impossibile, così tanto, così intensamente. Ciò che avevo a portata di mano era sempre incolore, blando, non abbastanza.

Sentirlo cantare mi tiene a galla, ma fa così male che forse sarebbe meglio lasciarsi ingoiare dai flutti.

Una delle tante poesie che ho scritto in questi anni che parlano del mio rapporto con la musica, di quanto mi aiuti a dare una forma al caos di emozioni e negatività che mi sconvolgono le giornate.

Credevo di aver bisogno di raggiungere vette straordinarie, spaziali, per abbracciare l'impossibile.
Mi resi conto che non avevo bisogno di guardare verso l'alto per capire che l'impossibile e l'irraggiungibile erano a due passi da me; così dolorosamente vicino, così terribilmente fuori portata.

Ho sognato di vagare, senza meta, perso nell'immensità del cosmo.
Mi sono visto bruciare, e poi esplodere, come una stella morente.
E in quell'esplosione, ho portato l'intero universo via con me.

Cercare di intrappolare la bellezza, renderla immortale, rende il concetto stesso di bellezza meno speciale, banale.
La bellezza è tale perché breve ma intensa, fragile e preziosa.

Sospeso tra la realtà e mondi lontani, intrappolati in pagine di libri e tratti di pennello, una bellezza che non posso raggiungere. E fluttuo tra i due mondi, troppo distante da entrambi.

Questo corpo non lo sento mio, non è mai stato mio. Sogno di potermelo sfilare di dosso come una pelle da cambiare, un bozzolo di cui liberarsi.
Cerco rifugio dalla mia disforia di genere così, con versi un po' banali.

Ho provato a mettere a parole l'impotenza, l'angoscia che provavo quando ho buttato giù queste poche righe. Non sono ancora sicuro dell'effetto che volevo ottenere, forse volevo solo provare a dare un senso al caos nella mia testa.

La cosa che più mi farebbe sentire realizzato in questo mondo è poter dare a coloro che amo tutto quello che più desiderano. A costo di dover aspettare anni, secoli, per poterlo ottenere per loro.

Secondo il buddhismo, il samsara è il ciclo vitale al quale ogni essere vivente è sottoposto; la morte non è mai la fine, finché si accumulerà karma durante la propria esistenza ci sarà sempre un nuovo inizio, si sarà sempre incatenati a questo ciclo infinito.

In un luogo come la fredda Marinder in cui la distinzione tra nobile e povero, umano e non-umano, è ancora forte, l'aspirante paladino Moriarty è costretto a fare i conti con l'alto lignaggio conferitogli dalla famiglia del nonno e la sua natura di tiefling. Nascondere ciò che non lo rende umano non gli riesce pesante, dopotutto avere a che fare con gli altri giovani eredi che fanno parte del suo ordine non gli interessa granché. Almeno finché non incontra Keith, ragazzo mezz'orco di umili origini, che per la prima volta gli fa pesare la spessa corazza di bugie che ha dovuto costruirsi, per proteggere il buon nome della sua famiglia.

Ho deciso di pubblicare la piccola serie di poesie che ho scritto durante il periodo del lockdown iniziato a marzo 2020. Sono perlopiù esercizi di scrittura, soprattutto la prima, e ho cercato di esprimere al meglio quello che provavo con parole semplici. Non è stata una cosa giornaliera, ma è stato comunque un esperimento interessante.