Carissima, ci metto un po’. Arrivo sempre con calma.
Capitolo completamente incentrato su Mordhen e che ci permette di apprendere moltissimo su di lui.
E’ come se le catene che lo tengono imprigionato sul piano fisico, mano a mano inizino a sciogliersi pure su quello emotivo, almeno per quanto gli è possibile nella situazione in cui è coinvolto. E tu sei stata magistrale nel condurre il lettore in questo “viaggio”.
E’ incatenato all’inizio dicevano Mordhen, non ne sa ancora nulla né di Thoan né di come potrà proseguire la sua vita, se essa proseguirà, tra l’altro. E’ nell’incertezza più assoluta che si fa strada un iniziale turbinio di pensieri, fumosi, pesanti.
Adoro la figura affascinante di questa tua… guaritrice? Questa donna ha effettivamente qualcosa di divino o comunque magico nel suo essere. O per lo meno sembra tale il suo aspetto quando lo vediamo attraverso gli occhi di Mordhen. Eppure in questo capitolo tradisce anche lei molti sentimenti. Compassione, pietà… una donna decisamente eclettica e completa.
Certo, quando chiede le informazioni pattuite a Mordhen è ancora la donna bellissima ed inarrivabile, che potrebbe farti fuori con un gesto.
Adoro soprattutto come descrivi i gesti dei personaggi, lo svolgersi degli eventi attraverso le loro azioni. Sembra di scardinare appena gli anelli delle catene dal muro insieme a Mordhen, mentre egli cerca di carpire le parole dei suoi carcerieri in modo da discernere cosa pensano ed hanno intenzioe di fare con lui, di lui.
Un po’ so intuiva dal trattamento comunque buono che gli avevano riservato che, sotto sotto, difficilmente l’avrebbero ammazzato a sangue freddo. Insomma, chi è che tratta così bene un prigioniero: cibo, vestiti, caldo, addirittura medicazioni?
Si non lo trattano in modo troppo amichevole ma parliamo sempre di un prigioniero. Non è che quelle catene fossero una costrizione così pesante, se siamo concreti, paragonate poi a quelle di Rowen, sono quasi nastri di seta.
E’ interessante poi apprendere di quella che è la situazione politica di questi esseri umani dissidenti nei confronti del tiranno. Insomma, c’è una resistenza, umana. Segno che non tutti gli uomini sono sottomessi al ricettacolo di Kyr, anzi. E la cosa, ammetto che non può che farmi piacere.
Mi pare di capire che sia una sorta di resistenza tra i boschi, una guerriglia? Non so se si può definire così. DI gente che ha sofferto comunque a causa dei nemici contro cui lottano, per cui non certo abituata ad una vita agiata. Nello stesso tempo, almeno per la guaritrice (di cui sapientemente non ci sveli neppure il nome… e la cosa intriga ancora di più il lettore, almeno me sicuramente) si parla anche di gente comunque istruita. Non certo il primo bifolco sfuggito dalla campagna. A giudicare non solo dalle competenze in ambito medico (se non magico ma su questo non posso ancora pronunciarmi. Di certo qualcosa saprà se, come mi pare di capire, è pure abituata a fronteggiare demoni. Non credo si possa affrontare nemici simili senza un minimo di attitudine/resistenza a ciò che non è tangibile) ma pure dalla raffinatezza e compostezza dei modi mi da l’idea di qualcuno pure nobile. Si si pulisce le mani su pantaloni lisi dopo la medicazione a Morden, quindi tanto delicata non è, ma credo che pure il nobile più raffinato, dopo un po’ di vita nei boschi e senza pecunia si adatti a vivere in modo molto più spiccio e spartano.
Resta comunque una libertà non assoluta quella di Morden. Una libertà acquisita a cui, però, deve dire grazie non una ma mille volte. Sarà che tengo sempre il povero Rowen come metro di paragone. :)
L’altro pezzo importante di questo capitolo è doloroso nella sua presenza come anche nell’assenza. Perchè Thoan ce lo mostri solo alla fine. Ma è presente da subito nei pensieri di Mordhen. E’ l’amico, il fratello, l’altra metà della propria anima addirittura. Forse, e qui magari sbaglio interpretando male il tuo scritto, non è tanto l’altra metà della sua anima letteralmente, quanto il suo passato, tutto ciò che Morden è stato ed ha compiuto. Radici, casa. Perchè tutti abbiamo bisogno del nostro passato, anche se brutto, per definire noi stessi. Per avere una ragione d’essere, nel bene quanto nel male. E’ straziante e chiara l’immagine di Thoan. Si intuisce dalle primissime battute che non abbia scampo. Sembra un cadavere che respiri ancora, flebilmente, a mala pena. Davvero, sembra di vederlo ed ascoltarlo, nell’attesa che smetta di respirare.
Commovente davvero l’immagine di Morden che implora, piange e supplica nella speranza atroce di riaverlo indietro, che la guaritrice possa davvero tentare qualcosa. Li per li, in effetti, mi era venuto il dubbio che lei stesse per tentare qualcosa… almeno dai l’idea che il pensiero l’abbia sfiorata per bene. Per qualche motivo, però, poi ci ha ripensato. Davvero perché si tratta di un tentativo inutile? O c’è dell’altro? A primo impatto, in situazioni così immagino sia per via di un prezzo troppo alto da pagare. Thoan ne uscirebbe pericoloso, snaturato? Qualcuno dovrebbe dare la vita per lui? Ma sono solo supposizioni di chi ha visto troppi cartoni animati e anche da vecchio li riguarda volentieri.
Alla fine, però, Mordhen è costretto comunque ad accomiatarsi da Tohan. Non sempre si ha scelta e, quando succede, si può solo accettare. Con tutto lo strazio che una condizione del genere comporta.
Sarà interessante vedere come intreccerai il futuro di Mordhen, dei suoi carcerieri, insieme poi a quello di Rowen e Mano. Non so, ma credo che presto o tardi si rincontreranno, vista la natura degli avversari dei carcerieri di Mordhen. Magari, per allora Mordhen sarà un combattente ancora più valido...o forse Rowen sarà riuscito a sfuggire a Mano&co. E potranno vivere non solo come consanguinei ma pure come alleati.
Insomma, mia cara, hai aperto molte porte. Mi hai intrigato con la magia delle tue parole, come al solito.
Tantissimi complimenti. A presto <3 |