Wow!!! La parte che adoro è questa:
Si alzò per avvicinarsi al pentolone e prenderne ancora, quando Libi lo prese in disparte, afferrandolo per il braccio. “Ehi, calma, calma” ridacchiò Andres, lasciandosi trascinare con un sorrisetto, lontano da occhi indiscreti. “Non capisci!” sibilò arrabbiata, mollando la presa e fermandosi dietro una tenda debolmente illuminata dal falò. “Non capisco cosa?” chiese il giovane, divertito. “Smettila di ridere! Come fai a fidarti di Maxi? Non sappiamo chi è, da dove viene…non sappiamo niente di lui. Potrebbe essere una spia. E quella spada nera…” tentò di spiegare la ragazza, gesticolando eccessivamente. “Ne abbiamo già parlato. Ti ho detto che non c’è da preoccuparsi, Maxi è a posto” ribatté tranquillo l’altro, guardandola dritta negli occhi. “Andres, non ti riconosco, pensavo che fossi un vero leader…” mormorò Libi, non riuscendo a reggere quegli occhi scuri che la scrutavano impazienti. “Ti piace Maxi, non è così?” domandò improvvisamente, senza riuscire a trattenersi. “Ma cosa ti inventi?! Non mi dire che sei gelosa del nuovo arrivato!” disse, senza riuscire a trattenere una risata. Libi, gli diede una spintonata amichevole: “Ridi pure, scemo”. Sembrava molto più rilassata ora che era sicura che tra Andres e Maxi non ci fosse nulla. Non sapeva nemmeno come avesse potuto equivocare così tanto la situazione. “Libi, non mi potrei innamorare di nessuno, il mio cuore appartiene già a qualcun altro” disse, accarezzandole la guancia, estremamente vicino. “D-davvero?” balbettò la ragazza, che ringrazio l’oscurità perché nascondeva il rossore del suo viso. Andres annuì con il capo, facendo sfiorare il naso con il suo, creandole una piacevole sensazione di solletico. Si allontanò di scatto, lasciandola profondamente delusa. “Non avrai davvero pensato che si trattasse di te? Sei più uomo di Maxi!” esclamò, facendole la linguaccia. Libi scoppiò a ridere, una risata amara che nascondeva la sofferenza per quelle parole. Lei sentiva qualcosa di profondo per Andres, ma sembrava che i suoi sentimenti fossero destinati a rimanere sepolti dentro di lei: “Vedi che sei proprio scemo?! Torna dalla tua donna, allora, il cui nome è avvolto da mistero”. “Alla fine di questa guerra, potrei anche dichiararmi” le sussurrò all’orecchio, soddisfatto per averla fatta innervosire. “Attenderò con ansia quel giorno” sbuffò, per niente allegra della cosa. Pensava solo a chi potesse essere la fortunata che aveva avuto la possibilità di ottenere lo spazio nel cuore del giovane, spazio che aveva sempre agognato. Ma per il leader dei ribelli, lei era solo un maschiaccio, un guerriero, un’amica fidata, niente di più. “Quant’è carina quando fa la gelosa” disse tra sé e sé Andres allontanandosi. Era Libi la ragazza per cui provava un forte sentimento, ma si era fatto una promessa: fino a quando quell’incubo non fosse finito non le avrebbe detto nulla. Non era quello il tempo per pensare all’amore. Aveva delle responsabilità, aveva la vita di numerosi ragazzi nelle mani, e non intendeva sacrificarne nemmeno una. “Ti amo, Libi” sussurrò prima di entrare nella sua tenda, mentre sentiva il suono della tromba per il cambio della veglia.
Dopo che Libi e Andres si furono allontanati Maxi consumò silenziosamente il suo pasto, senza farsi coinvolgere in nessuna discussione. In quel momento desiderava chiudersi dentro la sua tenda e dormire per dimenticare. Dimenticare tutto e tutti. Voleva solo ricordare i momenti spensierati passati con la madre e il nonno. Quando si trascinò nella tenda, e si mise sotto le coperte sorrise al ricordo dei momenti in cui era solito dormire nel letto della madre, abbracciandola. Un tepore immaginario lo cullò anche quella notte, perché in fondo lui non sarebbe mai riuscito a separarsi dal passato. Era troppo duro, e c’era qualcosa che non gli permetteva di andare avanti: la vendetta.
Uno squillo di tromba notturno e il rumore di passi e grida svegliò il ragazzo di soprassalto. Era ancora notte fonda, eppure c’era un trambusto incredibile. Sentiva alcuni dare ordini a destra e a manca, urlando a squarciagola. Si alzò a mezzo busto e si stropicciò gli occhi, mentre le fiamme delle torce emanavano barlumi rossastri sul tessuto della sua tenda. “Che cosa…” mormorò, ancora mezzo assonnato, quando qualcuno aprì con forza la tenda: era Serdna. “Sono arrivati” esclamò il ragazzo, con in mano una spada. Stava tremando e il suo volto esprimeva solo terrore. “Arrivati chi?” chiese il ragazzo, non avendo messo a fuoco la situazione. “Siamo stati localizzati. Siamo sotto attacco. Le truppe di Cuori ci stanno attaccando” esclamò. Maxi scattò in piedi, e si fiondò sulla sua spada di neranio, gelosamente custodita. “Andres dov’è?” chiese a Serdna, che in tutta risposta scosse le spalle. “Nel disordine generale, non ho idea di che fine abbia fatto. Non so se riusciremo a resistere all’attacco. Sono troppi, dannazione!”. “Devo andare da lui per aiutarlo” esclamò Maxi, sguainando la sua arma e correndo fuori dalla tenda.
La confusione e il panico regnavano sovrani. Ragazzi ancora non del tutto equipaggiati correvano da una parte all’altra, cercando armi o chiedendo spiegazioni come lui. Un attacco del genere in piena notte non era stato minimamente previsto, anche perché finora non erano mai stati localizzati da nessuno. La loro era sempre stata un’azione di rallentamento e indebolimento delle truppe nemiche che attraversano la foresta, con degli attacchi lampo. Colpivano e poi scomparivano, aiutati dalla natura selvaggia. Ma non si erano mai dovuti trovare a fronteggiare una situazione del genere, e non erano pronti, psicologicamente e strategicamente parlando. Maxi cominciò a correre, senza fermarsi in nessun caso fino a quando non raggiunse le palizzate in legno. In cima ad una torretta Andres stava controllando la situazione. Gli arcieri scoccavano frecce in continuazione nel tentativo di assottigliare il numero di nemici, ma dall’espressione del giovane leader non doveva essere abbastanza efficace. Maxi salì alcune scale in legno e raggiunse la sommità, affiancandosi ad Andres. “Com’è la situazione?” chiese, cercando di mantenere il sangue freddo. “Sono tanti, troppi…” rispose con occhio attento Andres, dopo aver fatto una breve stima. “Continuate con le frecce! Organizziamo un gruppo di resistenza, prima che distruggano completamente le nostre difese!” ordinò il giovane, estraendo la spada e portandola in alto per farsi notare dai suoi compagni. Rimase con l’arma a mezz’aria mentre i suoi occhi si colorarono di odio. In mezzo alle file nemiche sul suo destriero, e una torcia in mano, Leon spronava i suoi uomini, con urla fredde e impartendo ordini ovunque: “Non ci devono essere sopravvissuti, né prigionieri. Solo morti”.
Andres serrò i denti, non riuscendo a muovere nemmeno un muscolo. Eccolo lì, il suo rivale, che irrompeva ancora una volta nella sua vita, cercando di distruggere ciò che aveva con tanta fatica creato. “Non te lo permetterò. Non di nuovo, ti ucciderò” sussurrò, sotto lo sguardo impaziente di Maxi, che attendeva ordini. “Organizziamo una truppa di resistenza per tenerli a bada” urlò, scendendo velocemente dalla torretta e dirigendosi di fronte all’entrata principale. Un gruppo di ragazzi, male armati e con sguardo determinato gli venne incontro preparandosi. Le porte in legno tremavano sotto il rumore dei colpi di spada e delle botte che continuavano a dare i soldati nemici nel tentativo di farle cedere. “Tutti pronti?” chiese il giovane, indossando un elmetto, per darsi un minimo di protezione. “Andres!” esclamò Maxi, mettendosi al suo fianco. “Non sei costretto a combattere” esclamò lui, con un sorriso di gratitudine. “ E poi chi ti tira fuori dai guai?” ribatté l’altro, dandogli una pacca sulla spalla. Andres scoppiò in una risata secca: “Ma per favore! Il novellino crede davvero di saperci fare!”. Maxi abbassò lo sguardo, cercando di non pensare a quel che stava per fare. Il suo primo combattimento. Il rumore sordo del cancello in legno che dava i primi segni di resa si fuse con il battito del suo cuore, con l’adrenalina che gli scorreva nel sangue liberamente, con il tremolio delle mani. Strinse più forte l’elsa per farsi coraggio: voleva davvero aiutare Andres, l’unico che l’aveva fatto sentire amato e stimato. Voleva dimostrargli il suo valore, voleva combattere. Lui era un rivoluzionario, inconsapevolmente, ma lo era diventato, e quella era appena diventata la sua famiglia. “Lasciami Leon, però, quello lo voglio fare fuori con le mie mani, se non crepo prima” scherzò Andres, mentre dalla sua espressione chiaramente si intuiva la paura che lo stava cogliendo. Erano tra le prime file del gruppo di resistenza, il che voleva dire una sola cosa: sarebbero certamente morti.
Un fracasso allucinante annunciò la rottura della barriera, e l’irrompere dei primi nemici. Maxi mosse la sua spada nera scintillante, e colpì il primi soldato, trapassandogli l’armatura e uccidendolo all’istante. Andres gli rivolse un’occhiata eloquente, quindi fu troppo occupato con due soldati piuttosto abili per poterlo valutare nuovamente in battaglia. Leon irruppe con il suo destriero, e al suo passaggio mieteva vittime come se niente fosse, gettando l’intero accampamento nel panico più totale. “Serrate i ranghi! Non rompete le file per nessun motivo!” ordinò Andres, mentre il suo sguardo era puntato sul cavaliere; anche la spada di Leon era nera, come quella di Maxi. Neranio, la sua spada è di neranio!, pensò Andres, mentre evitava un fendente letale. Cercò di avvicinarsi sempre di più al suo unico obiettivo: improvvisamente le urla dei suoi compagni erano solo un suono ovattato, e a lui non importava affatto di quello che stava succedendo. Sentiva solo le parole che gli aveva rivolto Leon durante il loro primo incontro. Il principe scese da cavallo, e si gettò nella mischia, colpendo senza pietà. Ogni volta che muoveva la sua spada, si sentiva il tonfo di un corpo cadere a terra. Finalmente l’aveva raggiunto, finalmente l’avrebbe ucciso, e avrebbe posto fine alla sua vendetta. “Andres! Andres!” lo chiamò ripetutamente Maxi, messo alle strette da alcuni nemici. Per essere alle prime armi Maxi se la cavò abbastanza bene, tranne quando venne assalito da un energumeno, il doppio di lui. Solo il suo collo era scoperto, mentre tutto il resto del corpo era protetto da un’armatura metallica piuttosto resistente. Maxi riuscì a scalfirla come se fosse di plastica, ma il soldato mosse l’ascia in alto pronto a colpirlo, approfittando della sua difesa scoperta. Prima che potesse anche solo chiudere gli occhi pronto a morire, l’uomo si accasciò a terra, con una freccia conficcata nella giugulare. Libi lo guardò da lontano con l’arco ancora teso, poi si voltò e continuo a combattere tirando fuori un pugnale.
Andres si mosse sempre lentamente, come ipnotizzato, fino ad arrivare di fronte al principe, che aveva steso un altro dei suoi compagni. Leon si voltò di scatto, pronto a fare fuori l’ennesimo avversario, quando ghignò divertito. “Ci rivediamo” esclamò con freddezza, preparandosi per il combattimento. Solo un fendente e la spada del leader dei ribelli fu ridotta in frammenti. Quella spada magica era troppo forte, e lui non poteva nulla. Notò che anche l’armatura era nera. Quel guerriero era imbattibile, non poteva essere nemmeno scalfito. E ancora una volta Andres si sentì impotente, completamente impotente. “Ti avevo promesso che ti avrei ucciso” lo risvegliò Leon, con voce impassibile. Alzò la spada pronto a colpire, ma all’improvviso la riabbassò con una smorfia di dolore. Andres nella confusione generale cercò di capire cosa fosse successo, e vide Maxi dietro Leon con il fiatone per la corsa che aveva fatto. L’armatura di Leon era stata incrinata ferendolo superficialmente. “Tu, bastardo!” strillò il principe, voltandosi di scatto, per fronteggiare il nuovo nemico. Quello che successe fu completamente improvviso e inaspettato. Andres raccolse l’elsa della spada frantumata, e di slancio infilzò Leon di spalle, all’altezza della scapola destra, dove vi era l’apertura nell’armatura creata da Maxi. Un urlo disumano riempì l'aria circostante, e un rivolo di sangue uscì dalla bocca di Leon, che cadde a terra, privo di sensi. I soldati delle truppe di cuori, non appena videro il loro leader in quelle condizioni, presi dal panico, organizzarono una ritirata. Due soldati recuperarono il corpo di Leon trascinandolo via, protetti da una sorta di scudo umano. Uno squillo di trombe risuonò, diffondendo ancora più terrore tra le truppe nemiche. Tra il fuggi fuggi generale, e il sospiro di sollievo dei rivoltosi, emerse una figura imperiale, che avanzava sul suo destriero bianco dalle macchie grigie.
Non vedo l'ora di continuare a leggere il resto!!!
Un bacio💋 |