Valutazione del contest “Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)!”
Grammatica: 7.95/10
La grammatica è buona, ho ravvisato solo alcune sviste:
“eppure s’erano trovati lo stesso e incuranti di tutto continuavano a baciarsi in segreto”: -1; “avevano continuato” anziché “continuavano”, perché le frasi rette da “s’erano trovati” e “continuavano” sono tra loro coordinate, di conseguenza il tempo verbale deve essere lo stesso.
“quel gioco di labbra e carne durò per settimane”: -1; “era durato” anziché “durò”, perché il tempo del periodo è il trapassato prossimo.
“morire - morire”: -0.05; ti è sfuggito un trattino breve in luogo di quello lungo.
Stile e lessico: 6.5/10
Ho riletto diverse volte la tua storia per valutare questo parametro e sono stata a lungo indecisa sul punteggio da assegnare, cercherò di spiegarti il mio punto di vista. Iniziando dal lessico, fai uso di un registro linguistico medio, che in alcuni punti crea immagini evocative (ad esempio, usi l’espressione “dito accusatore verso quel macabro disegno nero” per descrivere il Marchio Nero). La differenza tra dialogato e discorso indiretto si avverte poco, complice il fatto che i momenti dialogati sono pochi e brevi, quindi non hai necessità di differenziare i piani linguistici. Sei stata brava nel non cadere in ripetizioni, né in termini scorretti. Gli unici due piccoli appunti lessicali riguardano la scelta del termine “schifato”, che trovo inadatto al registro del tuo testo perché più colloquiale, e dell’uso di “suoi” anziché “propri” in “Lesse negli occhi di Regulus l’abbandono che vedeva riflesso ogni sera nei suoi” (utilizzare la variante “propri” azzera qualsiasi possibilità di fraintendimento circa il referente del possessivo). Per il resto, come già detto, il lessico è perfetto!
Passando allo stile, la mia impressione è stata quella di avere dinanzi una struttura molto interessante che non è riuscita a esprimersi del tutto. Scrivi in terza persona e al passato, scegliendo in apparenza l’associazione imperfetto-trapassato prossimo per dare l’idea di un passato in continuo divenire – tecnica molto funzionale a un tipo di racconto come il tuo, che sceglie di non collocarsi in una dimensione spazio-temporale specifica. La sensazione è che il narratore sia esterno e onnisciente, tuttavia vi sono momenti in cui pare che il punto di vista slitti verso l’uno o l’altro personaggio, e ciò accade in alcune sequenze in corsivo introdotte dalla lineetta: a riguardo, trovo che un problema sia il fatto che non vi è coerenza nel ricorso al mix “lineetta-corsivo”, perché non è un insieme che va ad identificare uno specifico momento della narrazione, ma ne identifica diversi e questo rende meno efficace il ricorso all’escamotage stilistico (sia perché non si identifica con un momento specifico, sia perché il lettore non sa come interpretare queste informazioni marcate). Ricorro al testo per spiegarmi meglio:
• “Si erano scontrati per la prima volta in un gelido giorno di febbraio – alle scale piace cambiare.// Lui non l’aveva mai vista – oppure sì? Era la puzza di cane bagnato di suo fratello quella che emanava?”: le due espressioni in grassetto sono identiche dal punto di vista stilistico, entrambe in corsivo e introdotte dalla lineetta in aggiunta alla frase principale. Tuttavia, non sono sullo stesso piano a livello di significato e punto di vista: la prima di fatto non aggiunge nulla né alla trama né alla caratterizzazione, e lo strano uso del presente sembra sottolineare che la voce narrante è sempre quella del narratore esterno; la seconda, di contro, è molto significativa, perché esprime il pensiero di uno dei personaggi (Regulus), potrebbe addirittura essere letta come un discorso indiretto libero, va da sé quindi che il punto di vista qui passi dal narratore esterno a quello interno. Il problema è che due espressioni così diverse, per punto di vista e significato, sono presentate al lettore con la stessa tecnica stilistica, che dal punto di vista formale le equipara. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è quello di associare sempre “intento” e “tecnica stilistica”, soprattutto quando si ricorre a costruzioni così marcate di messa in evidenza; altrimenti si incorre nella possibilità di mettere tutto sullo stesso piano.
Con riferimento al solo uso della lineetta, invece, trovo che il testo ecceda nel suo utilizzo. Il discorso è simile a quello fatto in precedenza: ricorri in varie occasioni ad aggiunte tramite lineetta, ma non tutte hanno lo stesso impatto sul testo, il che confonde circa l’importanza di queste frasi messe in evidenza tramite questa tecnica stilistica. Ricorro sempre al testo per chiarire il mio punto di vista:
• “Regulus non chiese nemmeno scusa, non la aiutò a raccogliere i libri – si girò appena e la vide china sui fogli: capelli rossi, occhi verdi. // Lily lo sfiorò con lo sguardo e a Regulus quegli occhi fecero male, più degli incubi notturni, più delle urla della madre, più degli insulti del fratello – la sincerità lascia sempre il segno, ti marchia più del fuoco”: la situazione è simile alla precedente. Anche qui, l’espressione evidenziata anche dal corsivo presenta lo strano uso del tempo presente (lo definisco “strano” perché la tua storia è narrata al passato) e sembra essere una considerazione del narratore esterno. La prima espressione, diversamente, non è in corsivo, tuttavia non vi sono elementi per credere che il punto di vista sia slittato verso il narratore interno, né per capire per quale ragione la frase “si girò appena e la vide china sui fogli: capelli rossi, occhi verdi” necessiti della messa in evidenza tramite lineetta; il fatto che non sia in corsivo sembra suggerire che sia su un piano di importanza inferiore rispetto alle altre rette dalla stessa sintassi, ma per quale ragione il testo non lo spiega. La questione è dunque simile a quella detta per il punto precedente: non è chiaro cosa il testo voglia comunicare con questi escamotage stilistici.
Chiusa questa parentesi, mi soffermo su quell’aspetto che mi ha lasciata più titubante, ossia l’utilizzo dei verbi. Non ti ho segnalato le situazioni che ti farò notare ora in “Grammatica” perché ho ritenuto che riguardassero la struttura stilistica (mentre le due citate nel parametro precedente, pur volendo interpretare la tua scelta, non potevano avere altra spiegazione che quella di sviste). Come anticipato, il testo è narrato all’imperfetto e al trapassato prossimo (è questo il tempo principale), tuttavia vi sono sia momenti in cui scrivi al presente e momenti in cui scrivi al passato remoto. Per quanto riguarda il presente, ho interpretato quello espressioni come considerazioni generali del narratore esterno – e se non fosse stato per il discorso fatto in precedenza sull’utilizzo non chiaro dell’escamotage stilistico “lineetta-corsivo/non corsivo”, non mi avrebbe affatto stranita l’uso che ne fai, che di per sé non è errato. Per quanto riguarda il passato remoto, invece, a mio parere risulta poco coerente nel tuo contesto narrativo:
• “Lei lo riconobbe subito – occhi spenti, divisa verde e sguardo truce, schifato: Black fino al midollo.[…] Lesse negli occhi di Regulus l’abbandono che vedeva riflesso ogni sera nei suoi”: questo blocco è narrato al passato remoto, pur facendo parte del primo paragrafo di testo che si apre al trapassato prossimo (“Si erano scontrati”). La domanda è per quale ragione il tempo verbale cambi il corso d’opera. Se non avessi voluto fare un distinguo tra grammatica e stile, avrei dovuto considerare i tempi verbali di questo intero blocco di testo errati, però ho voluto fare un ragionamento diverso: la mia impressione è che in questo punto della narrazione tu abbia voluto “spostarti nel tempo” e “attualizzare” il tempo del racconto, dando al lettore l’idea di leggere dei momenti nel momento in cui essi si svolgono. Nel caso sia stato questo il tuo intento, la struttura stilistica temo sia inefficace, perché è necessario separare questo momento della narrazione dagli altri, così da segnalare al lettore il passaggio da un tempo all’altro. Nel caso in cui il tuo intento non sia stato questo e ci troviamo sempre nello stesso tempo di narrazione, allora i verbi al passato remoto sono errati.
• “Si era spento in un giorno qualunque, in un luogo qualunque. E mentre annegava solitario nell’oblio, si fece inverno. E finalmente, dopo anni, mentre moriva riconobbe il suo odore: // profumo di rose”: anche qui c’è il ricorso improvviso al passato remoto (“si fece” che dovrebbe essere “si era fatto”), però in questo caso credo che a essere poco efficace sia la costruzione del periodo, perché prima narri la morte del personaggio (“Si era spento in un giorno qualunque, in un luogo qualunque. E mentre annegava solitario nell’oblio, si fece inverno”), poi torni indietro nel tempo e narri la sensazione provata da Regulus mentre moriva (“E finalmente, dopo anni, mentre moriva riconobbe il suo odore: profumo di rose”). Credo che a dare l’impressione di mancata consequenzialità sia la frase “E mentre annegava solitario nell’oblio, si fece inverno” che dà l’idea di azione conclusa, quando invece l’apice emotivo del racconto non è stato ancora raggiunto (“profumo di rose”). Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di riorganizzare l’espressione seguendo la consequenzialità degli eventi e chiarendo quel tempo verbale in apparenza estraneo.
A parte la questione dell’uso della lineetta, la punteggiatura è utilizzata bene, i tuoi periodi sono articolati, non semplici da gestire, eppure a livello di ritmo il testo non presenta problemi. In particolare, ho molto apprezzato la scelta di concludere un capoverso con i punti di sospensione in occasione di “gli esami erano vicini, la guerra alle porte…”, perché riesci a comunicare efficacemente la sensazione di sospensione, di continuo divenire, in cui sono incastrati i personaggi; quella sospensione a fine frase comunica ansia, aspettativa, attesa. Anche la scelta di allineare l’intero testo al centro è singolare, ho immaginato fosse da attribuire a una scelta di impaginazione più che stilistica, ma di certo è in grado di caratterizzare il tuo racconto. La suddivisione in blocchi, in ultimo, segnalata dall’interlinea marcata usata come elemento divisore, è funzionale al testo e riesce a creare piccole unità narrative che insieme vanno a comporre il puzzle della tua trama.
Concludendo, mi riallaccio a ciò che ho scritto inizialmente per ribadire quanto sia stato complicato assegnare un punteggio in questo parametro. Il racconto è scritto bene, nell’insieme ha un ritmo coerente a se stesso e la lettura è scorrevole; il lessico – salvo quelle piccolissime note – è ottimo. Il problema è stato dato dalla gestione dei tempi verbali e degli escamotage stilistici di messa in evidenza, che a mio parere eccedono un po’ e non hanno una loro coerenza interna. Come avevo anticipato, l’impressione generale è che le indubbie qualità della tua struttura stilistica siano rimaste in parte inespresse. Facendo una media dei pro e contro spiegati ho scelto di assegnare 6.5/10 in questo parametro, spero comunque di essere riuscita a spiegarti le mie perplessità.
Titolo: 2.5/5
Profumo di rose è un titolo oggettivamente bello, perché associa due termini che richiamano immagini positive, che ispirano bellezza: il profumo e, ovviamente, le rose. Il profumo delle rose stesso è associato a una fragranza gradevole. In più, la rosa è il fiore iconico dell’amore e di tutte le sue sfumature, quindi ha sempre ragione d’essere nel contesto di una storia che tratta l’amore, la passione e i sentimenti. Le immagini di bellezza evocate dal titolo immagino possano attrarre lettori, nella gran parte dei casi anche interessati a leggere una storia a tema amoroso. Tuttavia, malgrado i pregi detti, il punteggio non è superiore a 2.5/5 perché non trovo una coesione tra titolo e contenuto del racconto: salvo il riferimento finale (dove scopriamo che Lily profuma di rose), non c’è nessun legame tra il concetto ispirato dal titolo e il testo – né il profumo né il fiore sono elementi della trama, c’è sì quel riferimento iniziale che citi nelle note alla “puzza di cane bagnato”, ma il concetto è lasciato lì senza essere approfondito, inoltre in quel punto si cita una puzza e non un profumo, quindi il legame è difficile da notare senza una nota esterna. A ciò aggiungo che quella narrata è una storia d’amore dalle tinte drammatiche, mentre il titolo a primo impatto ne evoca una dalle tinte meno cupe. Mi dispiace, e probabilmente è stato un mio limite, ma arrivata a fine lettura non sono riuscita a cogliere il legame tra titolo e testo, per questo motivo, facendo una media dei pro e contro espressi, ho optato per la metà del punteggio totale.
Utilizzo del prompt: 8.5/10
Hai scelto il prompt “Erano destinati a perdersi, e non lo capivano. Erano stati destinati a non trovarsi, e s’erano trovati lo stesso”, inserendolo anche fisicamente nel testo, seppure un segmento alla volta. Ho apprezzato il modo in cui hai amalgamato le mie e le tue parole, non c’è forzatura, sembrano anzi espressioni nate per il tuo racconto; da questo punto di vista, quindi, trovo abbia fatto un ottimo lavoro! Per il resto, è innegabile che per strutturare la trama ti sia ispirata al concetto suggerito dalla citazione: un amore destinato a finire, persino a non nascere. I tuoi Lily e Regulus sembrano “trovarsi per non trovarsi mai”, come se ogni passo dell’una verso l’altro fosse un passo indietro e non in avanti. Ciò che a mio parere indebolisce un po’ l’utilizzo del prompt è la poca caratterizzazione della coppia in quanto tale: si ha la sensazione, come detto, che siano stati destinati a non trovarsi e malgrado tutto si ritrovino insieme, ma manca l’altro pezzo del puzzle, vale a dire cosa realmente provino l’una per l’altro, cosa li leghi intimamente, in quale modo siano andati contro un fato contrario, come questo sfidare il destino abbia condizionato le loro vite. A parte questa sfumatura, che incide più sulla caratterizzazione che sull’utilizzo del prompt, i pregi già detti ci sono ed è innegabile che ti sia ispirata alla citazione per scrivere la storia (la coppia stessa è “destinata a perdersi” a priori visti gli schieramenti opposti sul campo di battaglia), motivo per cui malgrado la perplessità espresse ho ritenuto giusto assegnare comunque un punteggio alto: 8.5/10!
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 6/10
Gli unici personaggi della tua storia sono Lily e Regulus, ambedue protagonisti in egual misura, siamo infatti in presenza di un narratore esterno e onnisciente, che non si identifica mai con l’uno o l’altro personaggio. È mia abitudine valutare singolarmente ogni personaggio, nel tuo caso trovo però che le caratterizzazioni si intreccino e abbiamo gli stessi pregi e difetti, per cui farò un unico discorso per entrambi. Sia Lily che Regulus, nelle loro caratteristiche generali, sono coerenti alle controparti cartacee e quindi IC: lui, come scrivi, è un Black fatto e finito, il giovane Serpeverde che si ritrova a essere un Mangiamorte troppo presto e che pagherà questa sua ingenuità con la vita; lei è la Grifondoro che cerca del buono in tutti (“Tu sei diverso da questo”), intimamente ferita dai pregiudizi legati al sangue, tormentata dall’astio di Petunia (mi è parso di leggerlo tra le righe come uno di quei tormenti che l’avvicina a Regulus). Le sorti di entrambi, poi, restano coerenti alla saga: lui perde la vita da Mangiamorte, lei sposa James. La caratterizzazione si indebolisce, a mio parere, quando si affronta la nascita e l’evoluzione del sentimento che li unisce: nelle note mi hai scritto che è stata tua intenzione non definire il rapporto nel tempo – è una tecnica che apprezzo –, il problema è che il rapporto tra i due non è definito affatto. Leggendo, è possibile immaginare che i due si siano sentiti affini a causa delle vicende familiari e si siano avvicinati, ma resta un’ipotesi a cui è impossibile associarne altre. Sappiamo che Lily tradisce James con Regulus, ma è impossibile capire come viva il tradimento, finanche perché scelga di sposare James nonostante provi un sentimento forte per Regulus, dal quale torna ogni volta. Quando si confrontano e Lily cerca di convincerlo di essere una persona migliore, lei non sembra essere una donna legata a un altro, ma una donna libera e pronta a vivere la storia d’amore con Regulus alla luce del sole. Dal lato di Regulus, abbiamo qualche elemento in più per comprenderlo: lui è un Mangiamorte, è legato solo a lei, ma sa che per una “sanguesporco” e un Mangiamorte non c’è futuro. Verso la conclusione, in relazione a Regulus, scrivi che “L’aveva incontrata per salvarla, l’aveva incontrata per morire”, un’espressione molto bella, il cui significato resta però inespresso: perché salvarla e perché morire? Il testo purtroppo è muto dinanzi a queste domande.
Concludendo, trovo che la caratterizzazione della coppia sia rimasta in parte inespressa, che i due protagonisti siano ritratti solo in superficie e restino oscure molte delle loro scelte e del legame che hanno condiviso. Mi rendo conto che la coppia non fosse semplice, sono certa che con più parole a disposizione avresti saputo approfondire ogni sfumatura, ma purtroppo leggendo la mia impressione è stata quella di sbirciare un’immagine senza avere il tempo di comprenderla del tutto. Facendo una media dei pro e dei contro espressi ho optato per 6/10 in questo parametro.
Totale: 31.45/45 |