Che dirti, io adoro questa bella che ha usato il pugno di ferro sia con jaspi che con eddy, però alla fine è lei che ha portato a casa il risultato visto che è stata riassunta, piano piano eddy si sta aprendo sempre di più, diciamo che la "medicina isabella" gli fa bene, solo mi dispiace che jaspi abbia litigato con alice, chissà se bella riuscirà a salvare capra e cavoli???? io credo di si, credo che quello che ha telefonato era il fratello di bella, che inconsapevolmente ha riaperto una vecchia ferita,Jasper è arrivato puntuale alle cinque e cinque minuti ieri, ha guardato di sottecchi Edward e ci siamo scambiati alcune informazioni prima che potessi andarmene. Non so bene come sia stato il loro tempo insieme, ma sono sicura che lo scoprirò tra poco quando varcherò la porta della camera di Edward. Jasper mi ha mandato solo un messaggino con l’ora in cui farmi trovare lì, non mi ha detto niente di più.
Mi sono organizzata come al mio solito, ma dovendo affrontare anche la cena con un lamentone come Edward mi sono attrezzata con alcune cose per mascherare il cibo d’ospedale. Busso e la voce di Jasper mi invita a entrare. Edward si guarda i piedi mentre il mio amico è fisso davanti alla finestra.
«Ciao» Mi intrometto con voce chiara in quel silenzio assurdo, la tensione nella stanza si può tagliare a fette.
Mi rispondono entrambi con un borbottio che pare un saluto, ma di cui non sono certa.
«Bene, ottima accoglienza per quella che ha portato viveri a sufficienza per un plotone! E pensare che ho anche portato una torta con biscotti e cioccolato che farebbe gola anche a chi odia le calorie!» Cerco di buttarla sullo scherzo ma Jasper mi lancia un’occhiataccia che mi fa quasi tremare.
«Okaaaay» Mormoro appoggiando le mie cose. «Jasper forse è meglio che vai. Riposati che fra qualche ora inizia il turno.»
«A che ora devi essere al lavoro domattina?»
«Alle sei.» Storce il naso con aria incazzata e sospira.
«Edward rimarrà da solo per qualche ora. Non preoccuparti. A quanto pare non ha bisogno di nessuno e se la cava alla grande da solo!» Prende la giacca e il telefono e mi bacia la guancia. «Sabato sera sono libero. Avevo chiesto ad Alice di andare a bere una cosa fuori ma non me la sento di vederla. Possiamo uscire io e te?» Sento puzza di cazzate grosse come un rifugio antiatomico.
«Che è successo?» Ci ha messo settimane intere per farsi dire di sì ed ora rinuncia così a cuor leggero perché non ne ha voglia? E’ strano.
«Niente!» Mi volta le spalle e si avvia verso la porta ma non sono disposta a lasciarlo andare senza una spiegazione. Lo strattono per il braccio e lo faccio voltare verso di me.
«Che diavolo hai combinato?»
«Niente!» Sono lì, lì per dirgli che il suo comportamento da donnicciola non funziona con me, quando Edward interviene a voce bassa.
«Non ti conviene insistere con lei, è meglio che cedi. Sa farti parlare come nessun altro!» Entrambi ci voltiamo verso di lui, Jasper lo osserva incazzato mentre io mi concentro sul dispiacere che si intravede negli occhi di Cullen.
«Avanti, dimmelo!» Insisto ancora e lui sbuffa sonoramente prima di rispondermi.
«Mi ha mandato una serie infinita di messaggi in questi giorni per sapere come stavo e come stava andando con Rosalie, prima me ne ha mandato un altro in cui mi diceva che sabato non riusciva a spostarsi con l’auto perché sarebbe stata dal meccanico e se potevo passare a prenderla io. Mi sono incazzato e le ho detto che ho cose ben peggiori a cui pensare ora rispetto a una serata con lei.»
Non posso crederci. Sgrano gli occhi e scuoto la testa.
«Sei un cretino!» Mi lascio sfuggire. «Non so perché continuo a parlarti invece che prenderti a pugni. Sei proprio un deficiente!»
«Ero incazzato, non sapevo cosa dirle, avevo altro per la testa!»
«Non mi interessa! Cretino! Stupido!» Cerco il cellulare dentro la borsa, in modo frenetico nel mezzo del caos che noi donne abbiamo sempre appresso, quando lo trovo compongo il numero di Alice. Squilla a vuoto per un bel po’ prima che riesca a rispondermi.
«E’ colpa mia.» Mormora Edward dal letto, nel frattempo.
«Non mi interessa di chi è la colpa.» Parlo verso Jasper. «Non hai nessun diritto per parlare così a Alice solo perché sei incazzato per i fatti tuoi. Tu non hai idea di cosa voglia dire per lei aver accettato il tuo invito. Che deficiente! E pensare che ci hai anche perso un sacco di tempo per farti dire di sì. Non riesco a credere che tu sia stato così tanto stupido da rovinare tutto. Hai appena friendzonato Alice. Non c’è modo per tornare indietro.»
Finalmente sento la voce della mia amica dall’altro lato del telefono.
«Ehi Alice, ciao! Come va al lavoro?» Vorrei buttare la domanda che mi preme, ma conoscendola devo farle avere il tempo di rendersi conto che ci sono io all’altro capo del telefono e non una persona qualsiasi.
«Bene, oggi Angela ha fatto firmare un contratto a due clienti e c’è un clima di festa meraviglioso in ufficio. Tu sei da Cullen?»
«Sì, sono appena arrivata, sarà felice di conoscere questa novità. Ieri ha messo fuoco al culo di Angela dicendole che contava su di lei. Mi ha mandato un messaggio stamattina alle tre chiedendomi se la caffetteria era aperta per fare colazione alle quattro. Non me la sono sentita di mandarla a quel paese e le ho detto di passare da me. Ma non è venuta ed ha preferito andare in ufficio. Dici che impazzirà prima di Natale?» Lei ridacchia appena e poi torna seria di colpo.
«Sai che Seth si vede con un’altra?»
«NO! E’ scemo?»
«Probabile. Tutti gli uomini lo sono! Ne abbiamo già discusso, ricordi?»
«A proposito. Ho saputo. Vuoi passare nell’orario di visita a parlare?»
«No, credo che me ne starò a casa sul divano a sgranocchiare le mie cialde di riso soffiato e una tazza di centrifuga!»
«Alice!» La sento ridere e mi rendo conto di quanto la conosco bene, questa è solo una maschera ma dentro sta affondando ed ha la necessità di avere qualcuno a fianco che non la lasci sola.
«Sto scherzando!»
«No, ti conosco. E’ così che andrà la tua serata. Lascia stare il polistirolo e vai casa di tuo padre, sono sicura che Sue ha preparato le lasagne. Portamene un pezzetto per domani!»
«Bella non c’è problema! Stai facendo risultare la cosa più grande di quella che è.»
«Sì che è un problema. Ora ti devo lasciare. Tengo il cellulare in vibrazione, se hai bisogno di parlare sai dove trovarmi. Chiamerò Ryan per sapere se sei tornata a casa per cenare con loro, se non l’hai fatto giuro che la prossima volta vai da sola a fare shopping. Buona serata.» Chiudo la telefonata prima che possa ribattere e con le braccia incrociate fulmino Jasper che mi sta osservando.
«Non uscirò con te sabato, puoi scordartelo! Alice è come una sorella per me e dovresti imparare a comportarti meglio, davvero!» Mi volto verso Edward con lo sguardo furente. «Quanto a te, ti avevo detto di riallacciare i rapporti, non di farlo incazzare. Se credi di non avere bisogno di nessuno allora sei proprio un cretino. E io con i cretini non ci parlo.»
«Ehi, allora è tua la brillante idea!» Jasper fa un passo avanti verso di me. «Dovevi startene per i fatti tuoi invece che impicciarti delle nostre vite! Nessuno ti ha chiesto di metterti in mezzo e farti gli affari nostri.» La sua rabbia mi sconvolge abbastanza, meno delle sue parole però. Ora devo starmene per i fatti miei, però gli ha fatto comodo che ci fosse qualcuno qui per il suo amico. Dovevo saperlo, dovevo immaginare che sarebbe andata così, una delusione dietro l’altra, l’ennesima da aggiungere alla lista. Sto per rispondere quando il telefono vibra tra le mie mani, il numero è privato ma risponNon mi rendo conto di dove sono fino a che non sento una mano maschile appoggiarsi sulla spalla. Alzo gli occhi e il volto preoccupato di Jasper è vicinissimo al mio.
«Bella, tutto bene?»
No, non va bene niente in questo momento. In questo preciso istante è tutto un grosso casino attorno a me. E io me ne sto seduta come una pazza psicopatica su una sedia, al capezzale di un uomo che mi ha distrutto la carriera, per fare un favore a un tizio che credevo fosse un amico. Sono una cretina.
«Sai che c’è Jasper? Sono stanca di essere la buona di turno che la prende sempre in quel posto. Mi sono offerta di aiutarti, poi tu hai calcato la mano, ti sei permesso di parlare con il mio capo mettendo a rischio il mio lavoro. E nonostante io abbia tenuto la bocca chiusa e mi sia fatta andare bene il tuo comportamento ora sei qui a dirmi che devo farmi gli affari miei!» Raccolgo le mie cose e abbottono la giacca. «Me li faccio i fatti miei, a partire da questo momento! Edward è amico tuo, non mio. Io non c’entro niente con voi, ero qui solo per fare un favore. Ma siete entrambi troppo orgogliosi e troppo cocciuti per passare anche solo un minuto di più in questa stanza. Non sprecare tempo a cercare di chiamarmi Jasper, perché non ti risponderò. Mi faccio i fatti miei, a partire da adesso.» Esco dalla camera senza voltarmi e senza preoccuparmi di niente. Avrei dovuto fare così fin dal primo momento, non avrei dovuto propormi per aiutarlo, era da tempo che non mi capitava di fare errori di questo tipo, sicuramente da oggi imparerò la lezione. Non ci si guadagna nulla a essere buoni e gentili, finisci sempre e solo per star male.
Esco dall’ospedale di fretta, raggiungo l’auto e mezzora più tardi sono a casa. Poppy mi salta sulle gambe appena mi vede, scodinzola e mi gira attorno finché mi infilo la tuta.
Non mi pento di essermene andata, non mi pento neppure di aver allontanato Jasper, sono diventata brava a tenere chiusa la porta agli invasori e ad allontanare chi commette qualche errore. Anni ed anni di esperienza.
Per fortuna non ricevo telefonate per tutta la sera, solo Alice mi ha mandato una foto della tavola preparata da Sue a casa di suo padre, per darmi la conferma che aveva seguito il mio consiglio, io le ho risposto con la foto dei miei piedi sul tavolino e con lo sfondo della tv illuminata. Non mi ha chiesto nulla se non “Stai bene?” a cui ho risposto “Mai stata meglio!” per non farla preoccupare. Sono sicura che domani insisterà per venire a pranzo alla caffetteria, così lei e Emmett potranno farmi il terzo grado.
Mi addormento guardando una replica di un quiz televisivo, Poppy è accoccolata in fondo al divano, sopra ai miei piedi e il suo pelo morbido me li tiene caldi. Mi sveglio attorno alle tre e mezzo infreddolita e con le ossa rotte, prendo Poppy tra le braccia e mi fiondo sotto le coperte in camera da letto.
Quando apro gli occhi è perché la sveglia suona insistentemente, ricordandomi che oggi devo affrontare un’altra giornata di lavoro.
Non pensavo che Jasper ascoltasse il mio invito a non chiamarmi, ma per tutta la serata di ieri e per la giornata di oggi non ha mai squillato il telefono. E sono grata anche perché qualcun altro non l’ha fatto. La telefonata ricevuta in ospedale ieri mi ha turbata, parecchio.
Ma devo andare avanti, non ci devo pensare. Devo cancellare quei secondi in cui ho sentito la sua voce e i brividi che ho provato. Se ci fosse un maledetto tasto Reset nella mia testa sarebbe tutto più semplice.
Quando stacco alle cinque e mezza, dopo un’ora di straordinario, ad attendermi fuori dal locale c’è una volante della polizia con Jasper appoggiato al cofano e un collega seduto al posto di guida.
«Bella, possiamo parlare?»
«Le serve qualcosa agente? Ho infranto qualche norma stradale? Ho parcheggiato in divieto di sosta? Ho dimenticato di pagare l’assicurazione? Cosa vuole?»
«Bella non fare così, voglio parlarti dieci minuti, poi dovrò tornare in servizio.»
«Mi dispiace, agente, ma non ho nulla da dire!» Mi volto nella direzione in cui ho parcheggiato e inizio a camminare, ma Jasper mi segue insistendo per parlare.
«Ieri Edward mi ha fatto davvero incazzare. Abbiamo litigato, le infermiere sono venute a dirci di abbassare i toni, è stato un disastro da quando si è svegliato fino a quando non sono andato via. Dopo che sei andata via abbiamo litigato di nuovo. Non facciamo altro che litigare!»
Mi fermo di scatto quando raggiungo l’auto nel parcheggio.
«Perché mi stai raccontando i fatti tuoi, Jasper? A me non frega niente di quel che è successo ieri. Ti ricordi che ti ho esplicitamente detto che mi sarei fatta gli affari miei? Ecco, lo sto facendo. Non voglio saperne più nulla di voi.»
«Bella! Per favore!»
«Oh piantala!» Sbotto. «Per favore di qua, per favore di là. Siete solo capaci di dire per favore. Per favore cosa? Ti dovrei stare a sentire dopo che ieri mi hai placidamente detto che non mi devo impicciare? Lo sto facendo, sto facendo proprio quello che mi hai chiesto. Mi faccio i cazzi miei! Ora lasciami stare!»
«Sei insopportabile quando fai così!» Si passa le mani tra i capelli e mi guarda con gli occhi arrabbiati. Chi se ne frega se sta per esplodergli la testa per colpa del mio comportamento.
«Oh, sarei insopportabile ora? Ve lo chiedo io un favore, quando la gente vi dice di non farvi sentire o di non chiamare o di dimenticarsi di voi… fatelo!»
«Bella! Aspetta!»
«Bella un cazzo!» Sono incazzata, lo ammetto. Ora lo sono tanto e purtroppo non dipende neppure solo dalla situazione con Jasper e Edward. La telefonata di ieri mi ha sconvolta oltre ogni misura, nonostante me lo sentissi che, prima o poi, avrebbe richiamato. Lo fa sempre. Torna sempre a sconvolgermi la vita senza capire quando è il momento di piantarla.
«Devi calmarti. Non volevo dire quelle cose ieri, ascoltami per favore!»
«Jasper ho ventiquattro anni, ho visto di tutto in questo periodo di tempo, cose che forse tu neppure immagini! So quando è il momento di andare e quando è il momento di restare e so benissimo quando una persona dice quello che pensa veramente. Non devo intromettermi e non lo farò. Fatti da parte e lasciami andare!»
«Sei più cocciuta di un mulo!»
Apro la macchina e mi ci infilo dentro in velocità, partendo qualche secondo più tardi. Jasper è ancora fermo sul marciapiede a guardarmi andare via.
Stranamente, non mi sento per niente colpevole come le altre volte che ho ferito qualcuno tramite le mie parole, sarà che do ugualmente. Un bacione grandissimo ciao *____* IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO |