Sono arrivata anch'io!
Bene bene, capitolo fantastico che non mi aspettavo per niente così angst, come avrai tu stessa capito. Quando ho letto l'anticipazione della scena mi ero aspettata tutto un altro sviluppo, ma mi sono accorta solo più tardi che, in effetti, questa scelta era decisamente inclusa nel pacchetto di possibili conseguenze delle parole e dei gesti dell'uno e dell'altro. Ti dirò che questa variante mi è piaciuta molto di più rispetto a quella più soft e vagamente romantica che avevo pensato all'inizio, perciò meriti davvero tanti complimenti anche per questo!
Torniamo a ragionare con ordine o presunto tale. Sono già partita da lui per gli altri due capitoli, dunque continuerò a farlo: John. E' facile iniziare da questo personaggio perché è il narratore, perché siamo pervasi come lettori dalle sue parole e perché è lui che ci guida nei meandri delle reazioni di Sherlock, e delle sue, ovviamente. Watson è cieco, concordo pienamente con il narratore che si trova a qualche anno di distanza rispetto alla vicenda trattata. Non solo cieco, ma completamente inconsapevole (ma lo è poi davvero?) di come il suo corpo reagisca al solo pensiero di Sherlock. Gli basta credere che sia saltato giù da una finestra per chissà quale motivo per sorridere dolcemente, come se fosse normale una cosa del genere. Il corpo di Watson, in ogni sua parte, reagisce con una sorta di chiarezza che la sua mente non riesce a distinguere, e questo lo colloca perfettamente nel suo tempo. Londra lo condannerebbe, lo metterebbe in carcere, dunque lui fa prima il lavoro sporco e incarcera il suo cervello e il suo cuore. Tutto ciò che gli ricorda di essere stato un uomo "normale" e di aver vissuto una vita convenzionale, che nessuno potrebbe mai rinfacciargli, almeno da un punto di vista sessuale, è la sciarpa della moglie defunta. Non ci fai sapere nulla su Mary in questa vita, ma non è rilevante. Non conta chi sia Mary, ma solo che ci sia stata. Non metto in dubbio la purezza dei sentimenti del dottore nei confronti della donna (è una parte di vita che mi piace immaginare così, quindi rispondente alle parole dell'ex soldato, per puro gusto personale, ma dubito che abbia una qualche rilevanza ai fini della storia o dell'innamoramento per Sherlock), solo che nel preciso momento in cui ci troviamo il ricordo di Mary mi sembra solo un modo per convincersi dell'eterosessualità di John, eterosessualità che viene buttata a terra con noncuranza da Sherlock in persona, l'uomo che lo fa dubitare di se stesso. E qui non può che scattare. E' per questo che la scena è adorabile, nonostante il colpo al cuore. E' per questo che è molto meglio così che come avevo pensato che sarebbe stata. Ottimo lavoro, perché in quest'epoca John ha un problema veramente tanto grande e non è fuori dagli schemi come il suo amico al punto tale da accettare il fatto che sia attratto da un uomo. John accusa Holmes di operare mascherate, ma l'unica che riesco a notare qui è proprio quella del dottore, che scappa perché sente di essere uno sciocco, di aver avuto una reazione che non sa spiegarsi fino in fondo. E' un personaggio tragico, mi piace tantissimo.
Veniamo a Holmes. Tenerissimo il fatto che abbia deciso di seguire un caso assolutamente semplice solo per far contento John. Tralasciando questo particolare, è un uomo assolutamente insano che crea rapporti insani! Si assolutizza abbastanza nel sentimento che prova per John. Essendo il POV quello di Watson, non sappiamo con precisione cosa passi nella testa (e nel cuore) di Sherlock, ma sicuramente ciò che ricerca è approvazione, se non amore già adesso, e la vuole dall'unico uomo che gli stia accanto, che lo ammiri spudoratamente ogni volta che ne ha l'occasione. Sherlock vuole essere amato, non necessariamente in senso romantico. Ha fatto una cosa carina (realtivamente, perché quello che ha fatto con il caso delle scommesse non è che fosse "carino" come il mondo intero a parte lui lo intende) e non è stato ripagato, non ha ricevuto il plauso di John, non gli ha strappato un commento sinceramente ammaliato, non ha fatto colpo. Tutto per una stupida sciarpa. E poi, il colpo di grazia. Le parole di John sono forti, troppo forti. Mi sono sentita sprofondare io, perciò posso solo immaginare cosa abbia provato Sherlock. Si sarà sentito un rifiuto, un essere da buttare via al pari dei brutti indumenti che ha addosso. Normalmente non ci farebbe nemmeno caso, ma lì è stato John a diglierlo. John, l'unica persona che gli abbia mai voluto veramente bene, che è rimasto con lui dopo aver capito che tipo fosse. Sta così male e allo stesso tempo è così malato nel suo amore per John da dirgli che rimarrà a prendersi cura di lui per sempre, anche se dovesse essere rifiutato. Lo fa in un abitacolo che rende tutto più intimo, più soffocante, più opprimente. E' la disperazione di un uomo che parla, non più la logica del grande Holmes. La figura del consulente investigativo torna quando non ha il coraggio di ascoltare la risposta. Ma io sì, ho questo coraggio e spero proprio che nel prossimo capitolo John abbia modo di replicare qualcosa! Potrei morirne!
Sul finale osserviamo un nuovo personaggio che non vedo l'ora di vedere all'opera.
Sullo stile ripeto i miei soliti complimenti: è fluido, scorrevole, si adatta a tutto e a tutti, è vivido, estremamente immaginifico, perciò davvero lavoro eccellente!
La situazione si fa sempre più intrigante e io sono sempre più curiosa. Direi che sia un ottimo punto di partenza per un giallo!
Alla prossima,
Menade Danzante |