Recensioni per
Il mistero dell’uomo invisibile
di Koa__

Questa storia ha ottenuto 105 recensioni.
Positive : 105
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/09/16, ore 21:56
Cap. 4:

ovviamente, un altro capitolo fantastico!
quello che mi è piaciuto tantissimo è stato il caratterista, Hanry, che già ha un nome "sbagliato", come se l'avessero registrato male all'anagrafe ^^
E' estremamente difficile far parlare un personaggio in un dialetto non della propria lingua natale. E non è questione di slang americano, più riproducibile, ma inglese... fantastiche le sue espressioni "ci ho detto", etc, l'ho adorato.
Il mistero si fa sempre più fitto: una stanza sorvegliata da otto uomini, chiusa, mi farebbe pensare che il ladro sia sceso da un camino (ma non è babbo natale)o che ci sia l'ausilio di qualcosa non umano, sì... hai presente un racconto (credo di Edgar Allan Poe) dov'è una scimmia che compie i furti?
Oppure è davvero un fantasma, il complice di Lupin? mi piacerebbe enormemente...
Sui nostri eroi, c'è una considerazione: non ce la fanno a stare davvero divisi, dico mentalmente, affettivamente. Si percepisce che ognuno dei due vorrebbe fare un passo, ma la lite per motivi di orgoglio è fresca..
non vedo l'ora che arrivi il prossimo!
baci dai docks,
Setsy

Recensore Veterano
23/09/16, ore 12:28
Cap. 4:

Ciao, con questo capitolo veniamo accompagnati da Watson e Holmes sulla scena del crimine. Il sipario si è alzato al British Museum e Sherlock è già freneticamente al lavoro.
L'atmosfera è perfetta, leggendo non ho il dubbio di quale sia l'epoca, né faccio fatica a immaginare l'ambientazione, o John e Sherlock in costumi vittoriani.

Il loro rapporto fa tenerezza, perché Watson sa quello che sente ma non riesce a venire a patti con se stesso, cerca di scusarsi con Holmes, ma lui lo evita e restano in questo limbo, costante.

Non riesco a capire, da alcuni commenti o accenni del narratore in prima persona John Watson, se al momento in cui narra le avventure, sono riusciti a superare questo limbo o meno, cosa che rende l'attesa del prossimo capitolo ancora più interessante...per cui lo scoprirò solo leggendo :)

Peccato che Sherlock abbia cambiato idea sul girare al museo insieme, al buio, sarebbe stato intrigante ;)

Alla prossima!

Recensore Junior
22/09/16, ore 23:14
Cap. 4:

Ciao! Mi sono accorta soltanto adesso di questa tua nuova storia.
Devo essere sincera, di solito non sono molto attratta dalle cross-over, perché spesso si utilizzano personaggi che non amo particolarmente. Lupin, per esempio, non è un personaggio che mi fa proprio impazzire, ma inserito in questo contesto e in questa storia, devo dire che mi sta piacendo parecchio. 
Lo stile è perfetto. Sembra di leggere realmente un racconto del nostro caro e vecchio Watson del canone. Per questo non posso che farti i miei complimenti, perché questo stile non è per niente facile da seguire e, sinceramente, non credo che ne sarei capace. Bravissima!
Per quanto riguarda la storia la trovo molto intrigante e non vedo l'ora di leggere il seguito.
I personaggi, inoltre, li ho trovati abbastanza IC (nonostante tu abbia messo l'OOC tra le note) e la cosa non può che farmi piacere. 
Ciò che mi incuriosisce particolarmente di tutta la storia è il fatto che tu voglia inserire una Johnlock in un contesto del genere. Sarà davvero interessante vedere l'approcciarsi dei due personaggi e l'evoluzione del loro rapporto in quest'epoca.
Aspetto con ansia il prossimo capitolo. Ancora complimenti per questa originale e intrigante storia. Alla prossima ;) 
(Recensione modificata il 22/09/2016 - 11:20 pm)

Recensore Veterano
18/09/16, ore 23:00
Cap. 3:

Sono arrivata anch'io!
Bene bene, capitolo fantastico che non mi aspettavo per niente così angst, come avrai tu stessa capito. Quando ho letto l'anticipazione della scena mi ero aspettata tutto un altro sviluppo, ma mi sono accorta solo più tardi che, in effetti, questa scelta era decisamente inclusa nel pacchetto di possibili conseguenze delle parole e dei gesti dell'uno e dell'altro. Ti dirò che questa variante mi è piaciuta molto di più rispetto a quella più soft e vagamente romantica che avevo pensato all'inizio, perciò meriti davvero tanti complimenti anche per questo!
Torniamo a ragionare con ordine o presunto tale. Sono già partita da lui per gli altri due capitoli, dunque continuerò a farlo: John. E' facile iniziare da questo personaggio perché è il narratore, perché siamo pervasi come lettori dalle sue parole e perché è lui che ci guida nei meandri delle reazioni di Sherlock, e delle sue, ovviamente. Watson è cieco, concordo pienamente con il narratore che si trova a qualche anno di distanza rispetto alla vicenda trattata. Non solo cieco, ma completamente inconsapevole (ma lo è poi davvero?) di come il suo corpo reagisca al solo pensiero di Sherlock. Gli basta credere che sia saltato giù da una finestra per chissà quale motivo per sorridere dolcemente, come se fosse normale una cosa del genere. Il corpo di Watson, in ogni sua parte, reagisce con una sorta di chiarezza che la sua mente non riesce a distinguere, e questo lo colloca perfettamente nel suo tempo. Londra lo condannerebbe, lo metterebbe in carcere, dunque lui fa prima il lavoro sporco e incarcera il suo cervello e il suo cuore. Tutto ciò che gli ricorda di essere stato un uomo "normale" e di aver vissuto una vita convenzionale, che nessuno potrebbe mai rinfacciargli, almeno da un punto di vista sessuale, è la sciarpa della moglie defunta. Non ci fai sapere nulla su Mary in questa vita, ma non è rilevante. Non conta chi sia Mary, ma solo che ci sia stata. Non metto in dubbio la purezza dei sentimenti del dottore nei confronti della donna (è una parte di vita che mi piace immaginare così, quindi rispondente alle parole dell'ex soldato, per puro gusto personale, ma dubito che abbia una qualche rilevanza ai fini della storia o dell'innamoramento per Sherlock), solo che nel preciso momento in cui ci troviamo il ricordo di Mary mi sembra solo un modo per convincersi dell'eterosessualità di John, eterosessualità che viene buttata a terra con noncuranza da Sherlock in persona, l'uomo che lo fa dubitare di se stesso. E qui non può che scattare. E' per questo che la scena è adorabile, nonostante il colpo al cuore. E' per questo che è molto meglio così che come avevo pensato che sarebbe stata. Ottimo lavoro, perché in quest'epoca John ha un problema veramente tanto grande e non è fuori dagli schemi come il suo amico al punto tale da accettare il fatto che sia attratto da un uomo. John accusa Holmes di operare mascherate, ma l'unica che riesco a notare qui è proprio quella del dottore, che scappa perché sente di essere uno sciocco, di aver avuto una reazione che non sa spiegarsi fino in fondo. E' un personaggio tragico, mi piace tantissimo.
Veniamo a Holmes. Tenerissimo il fatto che abbia deciso di seguire un caso assolutamente semplice solo per far contento John. Tralasciando questo particolare, è un uomo assolutamente insano che crea rapporti insani! Si assolutizza abbastanza nel sentimento che prova per John. Essendo il POV quello di Watson, non sappiamo con precisione cosa passi nella testa (e nel cuore) di Sherlock, ma sicuramente ciò che ricerca è approvazione, se non amore già adesso, e la vuole dall'unico uomo che gli stia accanto, che lo ammiri spudoratamente ogni volta che ne ha l'occasione. Sherlock vuole essere amato, non necessariamente in senso romantico. Ha fatto una cosa carina (realtivamente, perché quello che ha fatto con il caso delle scommesse non è che fosse "carino" come il mondo intero a parte lui lo intende) e non è stato ripagato, non ha ricevuto il plauso di John, non gli ha strappato un commento sinceramente ammaliato, non ha fatto colpo. Tutto per una stupida sciarpa. E poi, il colpo di grazia. Le parole di John sono forti, troppo forti. Mi sono sentita sprofondare io, perciò posso solo immaginare cosa abbia provato Sherlock. Si sarà sentito un rifiuto, un essere da buttare via al pari dei brutti indumenti che ha addosso. Normalmente non ci farebbe nemmeno caso, ma lì è stato John a diglierlo. John, l'unica persona che gli abbia mai voluto veramente bene, che è rimasto con lui dopo aver capito che tipo fosse. Sta così male e allo stesso tempo è così malato nel suo amore per John da dirgli che rimarrà a prendersi cura di lui per sempre, anche se dovesse essere rifiutato. Lo fa in un abitacolo che rende tutto più intimo, più soffocante, più opprimente. E' la disperazione di un uomo che parla, non più la logica del grande Holmes. La figura del consulente investigativo torna quando non ha il coraggio di ascoltare la risposta. Ma io sì, ho questo coraggio e spero proprio che nel prossimo capitolo John abbia modo di replicare qualcosa! Potrei morirne!
Sul finale osserviamo un nuovo personaggio che non vedo l'ora di vedere all'opera.
Sullo stile ripeto i miei soliti complimenti: è fluido, scorrevole, si adatta a tutto e a tutti, è vivido, estremamente immaginifico, perciò davvero lavoro eccellente!
La situazione si fa sempre più intrigante e io sono sempre più curiosa. Direi che sia un ottimo punto di partenza per un giallo!
Alla prossima,

Menade Danzante

Recensore Master
18/09/16, ore 18:46
Cap. 3:

carissima,
immagino che sommergerti di complimenti "fluff" non sia proprio una gioia per te, per cui... manterrò una dignità!
La dolcezza di John... mi farai innamorare di lui, tra poco. E dire che i dottori mi ispirano una certa fobia ^^
E' bellissimo come sia insieme - sinceramente - arrabbiato per quella sciarpa trattata come uno straccio vecchio, e squarciato nel petto dal Nome Impronunciabile dei suoi sentimenti.
Una cosa dovrebbe escludere l'importanza dell'altra, invece no. E' come se la sua capacità affettiva fosse doppia, non divisa, tra due generi d'amore forte e duraturo. Un piccolo miracolo, come lo mostri chiaramente.
Tutto è di un IC perfetto, anche se Sherlock si è aperto un pochino facilmente rispetto al solito; immagino che la paura di aver ecceduto sia stata grandissima: calpestare, anche al 100% involontariamente, la memoria della sposa defunta, comprende che è troppo.
Comprende è naturale, volevo dire SENTE
Il violino che canta parole di scuse mi ha dato i brividi, la voce vera come una frustata, altri.
Sono già asservita a questa storia, e non siamo che all'inizio!
tua deliziata Setsy
p.s e dopo 5 minuti - perché sono bella sveglia - mi sono ricordata una cosa fontamentale. A volte non è malato amare tanto da annullarsi. Dipende per chi, dipende cosa perdi di te, cosa riceverai da questa scelta che potrebbe essere la più coraggiosa, non solo la più debole... la forza della resa può essere meravigliosa.
(Recensione modificata il 18/09/2016 - 06:53 pm)

Recensore Veterano
18/09/16, ore 11:04
Cap. 3:

Ciao, capitolo meravigliosamente introspettivo.
La battaglia interna di Watson tra quello che prova, quello che non vorrebbe provare, l'amore e la morale, fornisce al personaggio una descrizione a 360 gradi.
"Mi duole ammettere che impiegai davvero troppo tempo per realizzare cosa provasse". Queste parole, secondo me centrali in questo capitolo, perchè fungono da spartiacque tra quello che pensa, quello che poi esprime e quello su cui riflette, sono adatte anche a descrivere in generale il rapporto tra i due, fatto di fraintendimenti e parole non dette.
Sherlock è uno spirito libero, ragiona secondo la sua testa se le cose sono giuste o sbagliate, John, soprattutto in epoca vittoriana, è comunque influenzato dalla morale.
Watson lo ferisce, ed io lettrice soffro con Sherlock, che prima segue il consiglio di John nonostante l'iniziale ritrosia e poi si ritrova ad essere "colpito" da quelle parole.
Watson riflette, è coscente che la vita che ha con Holmes gli piace, che "ama" Sherlock, ma non fa altro che ferirlo e a sua volta si ritrova ferito da quanto eprime Sherlock alla fine.
E' una pugnalata che il detective creda di meritare il suo odio ma al contempo dichiari di volersi prendere cura di lui.
Davvero emozionante, complimenti.

Recensore Veterano
15/09/16, ore 07:50
Cap. 2:

Il cuore di Watson che si riscalda, nella chiusura del capitolo, riscalda anche me.
Mi ripeto ma La storia è scritta in stile talmente Canon vittoriano, che mentre leggevo sentivo la voce di John de L'abominevole sposa.
La prima persona qui ci consente di vedere tutto dagli occhi di Watson, ogni dettaglio del 221b con la cara Mrs Hudson, con Sherlock che non si allontana dai suoi esperimenti lasciando John a gestire le visite, con Lestrade che chiede aiuto.
È un preludio dell'indagine che, come da tua introduzione alla storia, vedrà coinvolte due grandi personaggi, l'uno contro l'altro.
La storia continua intrigante, ma quello che più mi piace sono tutte le emozioni che traspaiono da John, ogni volta che posa gli occhi o rivolge i suoi pensieri a Sherlock.
Molto bene, attendo il prossimo aggiornamento:)

Recensore Veterano
14/09/16, ore 22:29
Cap. 2:

Eccomi qua!
Oggi parto dalle note: non c'è davvero niente di cui ringraziarmi, sul serio! Per me è un piacere e un divertimento. Sono molto lusingata dall'opportunità che mi hai dato, perciò sono io che devo ringraziare te e non il contrario!
Detto ciò, passo al capitolo primo. Entusiasmante, intrigante, davvero ben fatto. Analizzerei subito Watson. Mi è piaciuto tantissimo questo inizio quasi brutale. La scena è già stata aperta nel prologo, perciò non c'è niente che non vada nella situazione, eppure questo incipit così ex abrupto inchioda il lettore che si domanda che cosa sia mai accaduto di tanto sconvolgente, nonostante lo sappia già: un furto al British Museum. Fin qui, una cosa che quasi ci aspettiamo, ordinaria amministrazione: c'è un museo con tante ricchezze all'interno. Un furto non è un fatto tanto strano o inusuale, soprattutto in un'epoca in cui non esistevano i metodi di sicurezza attuali. Eppure siamo tutti catturati dal racconto di John, dettagliato e preciso, ma che di tanto in tanto divaga, si allontana dal punto della questione e serve la voce di Mrs Hudson per ridestarlo. La vicinanza con Holmes gli ha fatto acquisire un po' del suo metodo deduttivo: nel resconto si vede chiaramente (e hai davvero grande stima da parte mia per questo): John torna indietro con la mente e la scrittura per rivedere tutti i momenti che hanno visto Lestrade protagonista: John sta scandagliando emozioni e gesti per cercare di capire da solo l'importanza del caso, magari valutando effettivamente se disturbare o meno il suo amico così impegnato con un cadavere.
Il suo amico, appunto, perno di tante riflessioni supplementari che non c'entrano assolutamente niente con quanto sta accadendo nel salotto di Baker Street ma che John non può impedirsi di fare. Di nuovo, vediamo Sherlock che agisce, che gli lascia il lavoro (relativamente) sporco di accogliere i clienti, che si isola nel suo mondo di morti ammazzati, ma lo vediamo attraverso le parole e l'introspezione di Watson.
Anche la signora Hudson ha ricevuto la grande influenza dei due eroi e si lancia in credibili deduzioni sul conto di Lestrade. Agisce per poco (povera signora Hudson! Non è la sua epoca fortunata, purtroppo, e da lei non dipende la salvezza dell'Inghilterra, almeno per ora), ma l'ho trovata perfettamente IC. Non c'è niente che non sia nel suo stile, dal modo di porsi alle esclamazioni in cui si lancia. E' lei in tutto e per tutto, e lo conferma a chiare lettere con la battuta finale del paragrafo a lei dedicato.
E' così tenero John che per qualsiasi cosa ritorna col pensiero a Sherlock! Tutto gli ricorda Sherlock, tutto è paragonabile a Sherlock perché Sherlock è tutto per lui e John si sente quasi in dovere di difenderlo da un'eventuale perdita di tempo. La dolcezza in carne ed ossa, il nostro dottore.
"«Questo non dovrebbe dirlo a me, ispettore?»" E niente, mi sono sciolta. Attendevo con ansia il momento in cui sarebbe arrivato - perché qui lui avrebbe fatto la sua comparsa, avrebbe accettato il caso, avrebbe abbandonato il cadavere non annegato ma assassinato per questo furto apparentemente insignificante. E' entrato in scena nel migliore dei modi e si è subito fatto riconoscere. Quando ho visto le virgolette, per un attimo, ho creduto fosse John a parlare, ma lui non ha questo modo di fare. Non poteva che essere Sherlock, tra l'altro stupendo. Questo mio commento è puramente soggettivo e personale, me ne rendo conto, ma ho potuto vedere chiaramente tutte le sue mosse e tutta la fascinazione esercitata su John e non posso che pensare esattamente questo: è bello. Watson lo sa particolarmente bene, cosa di cui sono felicissima. I loro battibecchi sembrano spudorati flirt nella serie e tu li hai riportati benissimo. Sono troppo divertenti lì seduti a discutere di pettegolezzi come il Cuore dell'Oceano!
Come già sai, ho apprezzato tantissimo i fantasmi e i sospetti degli addetti alla sorveglianza. Sciocchezze, invenzioni, superstizioni, ma in grado di muovere una macchina grande come il pensiero comune. Ma John e Sherlock non sono dotati di pensiero comune. John, a dirla tutta, non pensa nemmeno: rinuncia nel momento in cui vede che Sherlock ha cominciato a mettere insieme i pezzi del puzzle. Rinuncia perché guardare Sherlock è un'occupazione migliore e sicuramente più proficua del mettersi a risolvere il caso del fantasma - o dell'uomo invisibile, come teatralmente afferma Sherlock.
Rinnovo i miei complimenti sullo stile che si adatta senza sforzo all'epoca, ai pensieri dei personaggi e alla narrazione in sé. Ripeto che non ho trovato nessuna parte ridondante nemmeno dopo averlo letto più volte. Secondo me, è perfetto così com'è. Il linguaggio è elevato dove è richiesto (d'altronde John è un letterato oltre che un dottore, e non dimentichiamoci che sta scrivendo non tanto per piacere, quanto per pubblicare il racconto, dunque la cura dello stile è essenziale per lui e i vocaboli rientrano tutti nelle sue competenze). L'introspezione è fantastica e fluida, il capitolo scorre senza incidenti.
Che altro dire se non che attendo il prossimo capitolo?!
Di nuovo, tanti tanti complimenti e alla prossima!

Menade Danzante

Recensore Master
14/09/16, ore 17:30
Cap. 2:

Mia cara, che bello trovare il secondo capitolo... come se avessi bisogno di affascinarmi, again! ^-^
La storia procede lentamente, senza balzi e vuoti, prendendo subito il sapore di un vero romanzo; torno a dirti quanto Sherlock vittoriano resti per me superiore al moderno
Watson ormai è tra i personaggi che considero "pulcini indifesi"; il suo moderato perbenismo, le convinzioni sociali di un'epoca nella quale Sua Maestà si occupava di mettere i mutandoni alle 'gambe dei tavoli' gli deve rendere durissimo accettare la reale natura di quel qualcosa che lo ipnotizza se Holmes tamburella le dita sulla sedia, che gli fa notare ogni dettaglio dell'abigliamento, e che lo fa scomodare ad intrattenere relazioni pubbliche in vece sua.
Anche la parte di trama da giallo classico mi piace da morire: stanze con finestre e porte chiuse, venite a me! sono curiosissima!
Il Cuore dell'Oceano è un simbolo, non solo un gioiello. In effetti è il Diamante blu di Maria Antonietta quello che era anche chiamato "diamante maledetto". Se non sbaglio morirono 4 o 5 reali che lo possedettero.
fantastica, questa storia è il vero gioiello!
baci Blu,
Setsy

Recensore Veterano
13/09/16, ore 23:52
Cap. 1:

Ciao, Koa!
Ultimamente mi intriga particolarmente l'AU vittoriano. Sarà che io adesso non sarei capace di riadattarlo in chiave Johnlock, per cui mi limito a leggere. :)
Ciò che si nota subito è l'atmosfera perfettamente resa che riconduce al canone. Siamo nella mente di Watson, insieme al suo ormai caratteristico modo di narrare le vicende e di delineare l'affascinante figura di Holmes. Devo dire che mi ha veramente colpito la bravura con la quale hai saputo gestire le sue riflessioni, ho trovato il suo modo di raccontare pressoché uguale ai romanzi, cosa davvero non scontata, considerando anche l'epoca e la gamma di termini e maniere galanti con cui si esprimono. Sei riuscita a farmi immergere nella stessa atmosfera dei romanzi di Doyle, complice anche il tuo stile preciso e corretto. Non ho trovato una singola nota stonata o fuori posto, per cui non posso che farti i complimenti. :)
Altra cosa che ho trovato decisamente intrigante è la trama. Dovrei avere conservato da qualche parte il gioco per PC chiamato "Sherlock Holmes e il re dei ladri", ci ho giocato molti anni fa, quindi l'idea non mi è nuova. Resta il fatto che sono decisamente incuriosita da come introdurrai il personaggio di Arsenio Lupin, e sopratutto come gestirai le interazioni tra due menti geniali quali il detective più intelligente e il ladro più furbo. :)
L'IC dei personaggi è perfettamente rispettato, anche se per certi versi mi ricordano più gli Holmes e Watson di TAB piuttosto che quelli del canone (e mi sembra giusto così), non tanto per il modo in cui Watson rimbrotta Holmes sulle sue maniere indecorose davanti a un cadavere, quanto al suo soffermarsi a riflettere sull'essere in errore nel fare notare sempre quanto in certi momenti il suo amico dimostri poca umanità. Anche Holmes l'ho trovato canonico ma dalle sfumature "Mofftissiane", sempre sicuro di se stesso, coinvolge John nel caso e lo redarguisce con praticità, ma è cristallino il fatto che porti una maschera e che non rimanga indifferente ai rimproveri di Watson.

Insomma, ho trovato questo capitolo ben scritto e decisamente interessante. Sono curiosa di scoprire cosa sia stato sottratto dal British Museum e gli intrecci che si dipaneranno intorno al furto. 

Alla prossima. :)

Chappy_

Recensore Master
13/09/16, ore 22:40
Cap. 1:

Mia cara, non sai quanto in questo momento io possa essere amareggiata di non aver potuto accettare long nel contest, ma chiaramente questo avrebbe voluto dire stravolgere la costruzione del medesimo...
Però eccolo qui il prpmpt, nella versione sfolgorante di cura e bellezza che già è chiara dal capitolo1.
Sono morbosamente curiosa di sapere come avrà fatto Lupin ad effettuare "quel furto" che sappiamo ^_^, e soprattutto come lo tratteggerai!
Fisicamente Lupin lo immagino come l'attore di un teleflm bianco e nero molto vecchio che mi è capitato di vedere, un elegante - come vuole il suo soprannome - Gentiluomo.
L'ambientazione vittoriana è la mia preferita, visto che molto prima del telefilm ero amante dei classici col fantastico Peter Cushing, quindi quello è Sherlock, per me. Festa, insomma!
Inutile dire come il testo sia disseminato di perle: Watson che "sarebbe il dottore" eppure tra i due è il solo ad essere dispiaciuto dallo stato del cadavere, qualcosa che per lui dovrebbe essere poco più di un disegno su un testo di anatomia.
Invece è Sherlock ad essere estraneo a sentimenti inutili, che ostacolano l'azione o la riflessione. Almeno, così pare.
Devo anche dirti che amo ttantissimo i capitoli non lunghi, ma pubblicati spesso...*cof, cof* *questo è un messaggio subliminale*
come mi aspettavo, meravigliosa!
a presto,
Setsuna

Recensore Master
13/09/16, ore 14:52
Cap. 1:

Questa storia mi incuriosisce molto. Amo particolarmente gli Au come ricorderai, e vederli alle prese con Arsenio Lupin, sebbene non ne sia una gran conoscitrice, sembra interessante come idea e l'ambientazione vittoriana mi affascina sempre molto. Seguirò con piacere gli sviluppi di questa storia.
Un saluto,
lady dreamer

Recensore Veterano
08/09/16, ore 12:33
Cap. 1:

Ciao! L'idea del cross over con Lupin è particolare; esiste un videogioco proprio con un'avventura Lupin vs Sherlock, proprio a sottolineare che è particolare ma non così strano da destare perplessità, anzi credo si possano amalgamare bene i due personaggi e sono sicura sarà così.

L'epoca vittoriana l'apprezzo molto, non si vede spesso nelle storie ed un è peccato, perché offre tanti spunti. in ogni caso, l'hai resa benissimo.

Qui ci proponi un prologo canonico rispetto al lavoro di A.C. Doyle, con la narrazione di Watson in prima persona. Le descrizioni sono complete ed evocative, i dialoghi decisamente IC, soprattutto avendo in testa lo special vittoriano.

Sono curiosa di vedere cosa accadrà.
Brava, alla prossima!

Recensore Master
08/09/16, ore 00:34
Cap. 1:

All'interno di tante storie ambientate in epoca contemporanea, l'idea di riportare i personaggi al tempo a cui appartengono è veramente interessante.
Inoltre, io adoro Arsenio Lupin (mi riferisco a quello di una vecchia serie televisiva) e sono curiosissima di vedere come lo farai interagire con Sherlock.
Lo stile mi piace molto.
Watson che racconta le proprie memorie in prima persona fa calare il lettore nella storia.
Ci sono alcune considerazioni di Watson su Holmes che sono deliziose, ma mi è piaciuto moltissimo il passaggio in cui John ammette che avrebbe provato la droga creata da Sherlock solo per il gusto di smentirlo!

Un prologo davvero interessante.
Continua così.
Alla prossima!
Ciao! :-)

Recensore Veterano
07/09/16, ore 21:47
Cap. 1:

Che bello vedere il capitolo già pubblicato!
Come accennato, finirò per ripetermi e per dilungarmi su commenti già fatti ma che meriti pienamente.
Partiamo direttamente dal narratore: John Watson, al quale ci riferiremo per cognome e non per nome perché così vuole l'Ottocento, perché così ha voluto Doyle e perché così sarà davvero un gran bel colpo di scena quando Holmes si riferirà a lui chiamandolo semplicemente John (e già posso immaginare il salto che farò quando ciò accadrà - se accadrà, naturalmente). Il POV a prima vista può sembrare quasi semplice da gestire: è il nostro dottore, quello di sempre, l'essere umano della coppia, con un cuore e dei sentimenti che si mostrano automaticamente al mondo. Invece non è per niente semplice: siamo nell'Ottocento, con un linguaggio differente, con una mentalità differente e un modo di articolare i pensieri differente. Sulla questione si era concentrato anche lo special di Natale, e tu hai fatto lo stesso egregio lavoro. Non trovo nessuna frase che sia fuori contesto e fuori dal tempo stabilito. Sei stata coerente con l'epoca e con il personaggio che hai scelto per mostrarci questa storia. Complimenti, perché la bravura è notevole, soprattutto quando per nove episodi lo spettatore ha visto i due nei panni di moderni uomini alle prese con problematiche moderne.
Mi è piaciuta molto la descrizione iniziale, in cui Watson tratteggia il viso di Holmes intento ad esaminare un cadavere. E' minuziosa ma non eccessiva, è perfetta per rendere al meglio questa ammirazione bizzarra del dottore, che si ritrova più volte a dover ammettere di non essere troppo dispiaciuto dalla situazione in cui si muove, cosa che ha lasciato di stucco anche lui durante le prime avventure. Ora il tono è più disteso, John si sente meno in colpa verso se stesso e verso i cadaveri che studiano insieme come se fossero oggetti al microscopio, e arriva persino a considerare esatte le reazioni fredde di Sherlock: non le giustifica da un punto di vista morale, ma le capisce. Watson capisce Holmes come si capisce un bambino che gioca, e lo lascia giocare, divertendosi un po' a sua volta (lo si evince dal tono vagamente scherzoso che usa per tutto il racconto).
Per quanto in questo prologo Sherlock non interagisca eccessivamente con i personaggi, il consulente investigativo è lì, lo si sente costantemente, vive attraverso le parole di Watson che fanno da preludio a quanto accadrà a breve, ovvero il coinvolgimento in un caso apparentemente noioso (cos'è un furto al museo in confronto ad un bel cadavere?) ma che farà scattare alle stelle l'interesse di Holmes. Da quel che vediamo, filtrato dalle considerazioni di John, Holmes è perfettamente IC: è lui nei gesti, nell'espressione, nelle parole che dice, nel piacere infantile che trae da cose semplicemente assurde per i comuni mortali.
A sua volta, Lestrade è un altro personaggio assolutamente centrato. Qui ha una parte minore rispetto ai due protagonisti, ma è sufficiente per vederlo chiaramente, per ritrovare il suo familiare modo di fare e tutta la sua agitazione di fronte a casi tosti e impegnativi. Il suo informarsi gradualmente della presenza dell'altro uomo è credibilissimo, e la reticenza finale è il tocco di classe, il marchio distintivo di Greg di fronte alla grandezza mentale e intellettuale del suo consulente investigativo.
Per quanto riguarda lo stile, si è adattato perfettamente all'epoca in cui il tutto è ambientato. E' fluido, scorrevole, alto nei punti giusti, ma mai appesantito da ridondanti espressioni. Niente da dire, davvero. Ripeto che "così d’avere i ragionamenti più lucidi." è una frase stupenda. Anche rileggendola ho avuto la stessa sensazione di prima.
Rinnovo i miei complimenti e ti assicuro che il lavoro è cominciato nel migliore dei modi! Davvero brava.
Alla prossima,

Menade Danzante

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